20 April, 2024
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Si è svolto ieri sera, a Carbonia, il 3° incontro-confronto a #Punta Torretta, sul tema“Ripensare le politiche sociali nella crisi economico-sociale”.

Le relazioni saranno affidate a Remo Siza, sociologo docente a contratto all’Università di Bologna ed ex direttore generale delle Politiche Sociali dell’assessorato regionale della Sanità della Giunta di Renato Soru guidato dalla dottoressa Nerina Dirindin, ed Alessandra Zurru, assistente sociale del comune di San Giovanni Suergiu, su temi rivolti alla non autosufficienza, positività e criticità.

Sono intervenuti, tra gli altri, Maria Marongiu, vicesindaco ed assessore alle Politiche sociali del comune di Carbonia, e Luca Pizzuto, consigliere regionale di Sinistra Ecologia Libertà ed ex assessore delle Politiche sociali della provincia di Carbonia Iglesias.

I lavori sono stati coordinati dal giornalista Giovanni Di Pasquale.

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Luigi Arru e Raimondo Perra.

Si è aperta questa mattina in Sesta commissione la discussione e l’analisi sui dati della #Sanità sarda forniti in audizione dall’assessore regionale, Luigi Arru.

Il presidente Raimondo Perra (Psi) ha illustrato ai colleghi la situazione della spesa al 2013.

«I dati – ha detto Perra – parlano di una spesa che ammonta a 3 miliardi e 90 milioni di euro, di cui 17 milioni per fronteggiare la Blue tongue e 8 per le non autosufficienze, a fronte di una assegnazione stimata dal Ministero di 2 miliardi e 860 milioni di euro. Su questi dati dobbiamo ragionare per programmare la spesa futura.»

L’assessore Arru ha fornito alla commissione i conti dell’assessorato e delle Asl. Dati, dettagliati e complessi, che evidenziano un passivo presunto a dicembre 2013 di 10 milioni e 937. Un passivo che l’assessore Arru prevede di ripianare gradualmente attraverso un piano quinquennale di riduzione del debito. Fondamentale sarà, secondo l’esponente della Giunta e il presidente Perra, ridisegnare la Sanità in Sardegna, offrendo ai cittadini direttamente sul territorio risposte che oggi vengono date in ospedale, attraverso l’aggregazione di medici di base e di medici di comunità. Per Arru in ospedale dovranno essere trattate soltanto le forme acute, mentre le altre patologie dovranno essere gestite sul territorio, con una rivalutazione dell’assistenza a domicilio. Tutto questo garantendo il diritto alla salute di tutti i sardi.

Dato positivo sulla velocità della spesa dell’assessorato, che è stata incrementata del 90% con pagamenti mensili alle Aziende sanitarie, ospedaliere e miste pari al 92% dello stanziamento.

Finita l’audizione la Commissione ha proseguito i sui lavori con l’esame della proposta di legge sulle “norme di prevenzione per la fetopatia alcolica”, primo firmatario Luca Pizzuto (Sel).

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La Sesta Commissione consiliare permanente stamane ha sentito in audizione l’assessore della Sanità, Luigi Arru.

Al termine, il presidente, il socialista Raimondo Perra (Sardegna Vera), ha affermato che che le priorità sono «la continuità assistenziale tra ospedale e territorio con il rafforzamento delle strutture locali, eradicazione della peste suina e rilancio del settore economico, richiesta di tutti i dati in possesso dell’assessorato e  dei conti delle Asl per una programmazione mirata».

L’assessore Arru ha evidenziato che la peste suina e l’assistenza sociale sono state le emergenze che l’assessorato ha dovuto affrontare dal momento dell’insediamento del nuovo governo regionale. In particolare, Arru ha evidenziato le criticità legate alla legge 162 per le disabilità gravi, e poi per analizzare la  recrudescenza della peste suina e predisporre la bozza del piano triennale per l’eradicazione della malattia da sottoporre all’Ue. Secondo l’assessore è necessario un coordinamento tra tutti i servizi veterinari, rafforzando la struttura, e l’insediamento del tavolo interassessoriale tra Sanità e Agricoltura.

Arru ha poi spiegato ai commissari quale sia la sua idea di Sanità: garantire il diritto alla salute di tutti, soprattutto in questo momento di crisi, attraverso reti integrate e creando una cooperazione tra Asl e tutti i professionisti presenti nei territori. «Le sfide della Sanità di oggi sono la popolazione che invecchia e la cronicizzazione delle malattie». Per questo motivo, ha spiegato Arru d’accordo con la linea del presidente Perra, bisogna lavorare sulla continuità assistenziale tra ospedale e territorio e viceversa, stimolando il dialogo tra tutti gli operatori.

Per quanto riguarda la spesa farmaceutica, l’assessore ha rilevato che negli ultimi anni è migliorata, ma la Sardegna è ancora in cima alla classifica delle regioni che spendono di più.

Arru ha poi chiarito alla Commissione Sanità che, d’ora in poi la Regione sarà molto più presente nella Conferenza Stato-Regione e ha auspicato una fattiva collaborazione tra la Giunta e il Consiglio, in particolare la Commissione, garantendo che avrebbe fornito al più presto i dati chiesti.

Anche i commissari, infatti, hanno evidenziato la necessità di avere un filo diretto con l’assessorato, avere i conti delle Asl, il bilancio dell’assessorato stesso e la fotografia dei diversi settori e situazioni delle Aziende ospedaliere per poter analizzare in concreto la situazione (Augusto Cherchi, Soberania e Indipendentzia, Rossella Pinna, Pd, Alberto Randazzo, FI,  Daniela Forma, Pd, Gigi Ruggeri, Pd, Ignazio Locci, FI).

Il Consigliere Edoardo Tocco ha sollecitato l’assessore affinché rivedesse gli atti aziendali delle Asl, delle aziende Miste e del Brotzu e che sentisse i medici e i responsabili ospedalieri «poiché sono coloro che conoscono meglio le problematiche». Richiesta confermata anche da Gigi Ruggeri (Pd), il quale ha anche proposto, per ridurre il deficit della Sanità, di modificare la tipologia di spesa, abbassando quella ospedaliera e aumentando quella della prevenzione sui territori.

Il consigliere Fabrizio Anedda, Rifondazione-Comunisti italiani-Sinistra sarda, ha esortato l’assessore a investire di più sul sociale, aiutando le famiglie che hanno tra i loro cari malati cronici, e a sostituire i vertici delle Asl. Dello stesso avviso anche la collega di maggioranza Daniela Forma (Pd), mentre Rossella Pinna (Pd) ha chiesto di conoscere a che punto sono le leggi di settore, come quella per i talassemici e i nefropatici. Lorenzo Cozzolino (Pd) ha evidenziato che il deficit della Sanità sarda ammonta a 379 milioni di euro e che il Sisar «fa acqua da tutte le parti, a fronte di un costo di circa 44 milioni». Particolare attenzione agli ospedali pscichiatrici giudiziari è stata chiesta, invece, da Anna Maria Busia (Cd), la quale ha proposto all’assessore l’esame dell’ingente stanziamento destinato al San Giovanni Battista di Ploaghe, circa 29 milioni, «una struttura fatiscente e con carenze strutturali». Per Alberto Randazzo (FI) è inutile parlare dei problemi che tutti conoscono se non si hanno i dati in mano, perché soltanto così si potrà fare una programmazione mirata ed efficace. Luca Pizzuto (Sel) ha chiesto all’assessore, in particolare, di riattivare gli Osservatori epidemiologici, mentre Emilio Usula ha affermato la necessità di un Piano sanitario omogeneo, che dia risposte adeguate a tutti gli abitanti della Sardegna, in maniera uguale sia che abitino a  Cagliari sia che abitino in un piccolo centro del nuorese.

Al termine dell’audizione l’assessore si è impegnato a fornire al più presto i dati chiesti.

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12 consiglieri regionali, primo firmatario Emilio Usula, capogruppo di Soberania e Indipendentzia, hanno presentato una mozione sull’emergenza ambientale da diossina a Portoscuso. La mozione «sulla criticità da inquinamento ambientale e in alcuni allevamenti nell’agro di Portoscuso», presentata questa mattina in Consiglio regionale, chiede di fare chiarezza immediata sull’inquinamento da diossina rilevata nei campioni di latte prelevati in alcuni allevamenti nell’agro di Portoscuso, stabilendo la reale natura ed entità dell’inquinamento, strutturale o occasionale, del territorio di  Portoscuso che si trova nel sito di interesse nazionale (SIN) più vasto d’Italia.

Nella mozione si chiede l’immediato accertamento della reale situazione ambientale  anche a difesa della salute  dei consumatori.

«Non si può contrabbandare la salute del cittadino – ha affermato Usula – in cambio di qualche posto di lavoro. Questa logica è da respingere con fermezza. Senza creare allarmismi sulla qualità dei nostri prodotti, che rimane eccellente, bisogna capire quali siano le cause che hanno determinato i parametri così alti di diossina e accertare eventuali responsabilità.» 

Oltre che da Emilio Usula (Rossomori), la mozione è firmata dai consiglieri Daniele Secondo Cocco (Sel Sardegna), Pietro Cocco (Pd), Fabrizio Anedda (Misto), Alessandro Unali (Misto), Paolo Zedda (Soberania e Indipendentzia), Augusto Cherchi (Soberania e Indipendentzia), Piermario Manca (Soberania e Indipendentzia), Gavino Sale (Misto), Francesco Agus (Sel), Luca Pizzuto (Sel Sardegna) ed Eugenio Lai (Centro Democratico Sardegna).

La mozione impegna la Giunta regionale a promuovere la costituzione, con le autorità locali, l’azienda sanitaria, gli assessorati e gli enti competenti, di un gruppo di lavoro per completare la caratterizzazione della realtà ambientale e sanitaria, impostare un adeguato sistema di controllo e monitoraggio e formulare le proposte relative alla gestione di emergenza e a regime per la gestione del problema.

I firmatari della mozione chiedono anche che si accertino eventuali responsabilità per un eventuale risarcimento dei danni di immagine e di potenzialità produttiva e economica dell’agro di Portoscuso e dell’intero territorio isolano e di stabilire, con urgenza, tutte le possibili misure di ristoro e sostegno economico a favore delle aziende che da tale situazione hanno avuto danno.

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Il consigliere regionale Luca Pizzuto, coordinatore regionale di Sinistra Ecologia Libertà, esprime solidarietà ai lavoratori del Consorzio di Bonifica del Basso Sulcis, da alcuni mesi senza stipendio.

«La gestione degli ultimi anni – scrive l’on. Pizzuto in una nota – ha causato gravi deficit nel bilancio dell’ente, il quale ora, in modo sistematico, non riesce a pagare gli stipendi. E’ necessario, in tempi rapidi, modificare la gestione del Consorzio, avviando il recupero dei crediti e riorganizzando il bilancio.»

 

«E’ importante la risposta della Regione, che ha stanziato delle risorse per dare ossigeno ai lavoratori, in questa situazione di criticità. Auspico – aggiunge Luca Pizzuto – che la gran parte di queste risorse venga utilizzata per pagare più mensilità possibili degli stipendi arretrati dei lavoratori.»

«Avvieremo ogni azione utile – conclude il coordinatore regionale di Sel – affinché si possa uscire da questa situazione di instabilità cronica e di malagestione del Consorzio che ricade sulle spalle dei lavoratori.»

 

 

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Il Consiglio regionale ha eletto i segretari dell’Ufficio di Presidenza: Angelo Carta (Psd’Az), Michele Cossa (Riformatori sardi), Michele Azara (Sardegna Vera) e Luca Pizzuto (Sel). I quattro consiglieri si aggiungono ai due vice presidenti, ai tre questori e al segretario già eletti dal Consiglio regionale, come previsto dal comma 2 dell’articolo 4 del Regolamento.

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Il 20 marzo scorso i quattro consiglieri regionali del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà, primo firmatario l’on. Luca Pizzuto, segretario regionale del partito, hanno presentato una proposta di legge per l’istituzione di un fondo regionale a sostegno del reddito di cittadinanza, per contrastare la povertà dilagante in Sardegna.

Questo il testo integrale della proposta di legge.

«Il diritto fondamentale della persona umana a risorse e prestazioni sufficienti per vivere conformemente alla dignità umana e lo strumento del reddito permette di far uscire le persone dalla povertà consentendo loro di vivere dignitosamente», è riconosciuto all’interno della raccomandazione n. 92/441/CEE che è stata adottata dalla Commissione europea nel 1992.

Sono passati ventuno anni da quando l’Unione europea ha dato questa importante indicazione chiedendo agli stati membri di inserire questo fondamentale strumento di welfare state e, ad oggi, gli unici paesi europei che non hanno ancora adottato questa misura risultano essere l’Italia e la Grecia.

Nella nostra regione esistono 147mila famiglie in stato di povertà, oltre il 20 per cento di quelle residenti nell’Isola, cioè più di 400mila individui; considerato che la media nazionale si attesta al 12,7 per cento, possiamo ritenere grave ed allarmante la condizione sarda.

Sulla base di questa analisi è necessario sviluppare una forte azione di ridistribuzione della ricchezza collegata a percorsi lavorativi di formazione professionale e di empowerment socio-culturale.

La presente proposta di legge perciò prevede:
1) il riconoscimento del reddito di cittadinanza, sia per i nuclei familiari di due o più componenti (comprendendo anche le coppie di fatto), sia per famiglia con un solo componente; il reddito viene previsto come disponibilità minima, in favore di ogni persona, per il soddisfacimento dei propri bisogni di base e come garanzia di vita dignitosa e non precaria;
2) che il reddito minimo garantito per nucleo familiare è vincolato alla partecipazione a programmi e progetti formativi e di empowerment socio-culturale e di lavori di pubblica utilità;
3) che la gestione del reddito viene affidata, nel caso di nucleo familiare con più componenti, alla persona da più tempo esclusa dal percorso socio-lavorativo;
4) che la progettazione degli interventi sociali e la presa in carico delle persone che utilizzeranno questo strumento di tutela sociale deve avvenire da parte dei servizi sociali che, congiuntamente ai CSL, devono realizzare dei piani personalizzati di empowerment;
5) l’istituzione in bilancio del “fondo regionale per il reddito minimo di cittadinanza” come luogo di organizzazione e raccolta delle risorse economiche necessarie per consentire di rispondere in modo progressivo alle richieste che saranno presentate.

La grande sfida per il futuro è di abbattere la povertà e le forme di precariato che stanno disgregando ed annientando la società sarda e creare condizioni di sussistenza di base per il diritto alla felicità di tutti/e.

Testo del proponente.

Art. 1
Principi

1. La Regione autonoma dalla Sardegna opera attivamente perché ogni nucleo familiare e persona singola nel territorio isolano superino la condizione di povertà e possano perciò disporre di un reddito di cittadinanza in termini sufficienti a garantire la dignità e il diritto alla felicità della vita.

2. La Regione considera il reddito di cittadinanza quale elemento costitutivo dei diritti sociali fondamentali ed inderogabili dei cittadini.

3. Il reddito di cittadinanza rientra nei livelli essenziali delle prestazioni sociali fondamentali da garantire su tutto il territorio regionale nell’ambito delle politiche di inclusione e coesione sociale dell’Unione europea, e come tale è da affermare in proprio in Sardegna e da rivendicare presso ogni altro potere statale e comunitario.

Art. 2
Destinatari e contenuto

1. Il reddito di cittadinanza è assicurato, come misura di contrasto alla povertà, alla precarietà e come sostegno alle politiche di inclusione e di empowerment sociale, ai residenti da almeno ventiquattro mesi nella Regione, e con decorso immediato per gli emigrati di ritorno che si ritrovino nelle condizioni di cui all’articolo 3.

2. Il reddito di cittadinanza è commisurato nel minimo all’importo di euro 600 al mese per nucleo familiare di due o più componenti e di euro 250 al mese per singolo componente, ed è assicurato nei seguenti modi:
a) erogazione monetaria diretta in favore del nucleo o della persona per i bisogni essenziali della vita, qualora la condizione personale sia tale da escludere l’applicazione di un adeguato percorso lavorativo, formativo e/o scolastico;
b) nel corrispettivo per un’attività lavorativa da svolgere presso ed in favore della comunità locale secondo programmi di intervento programmati dai servizi sociali comunali e dai Centri servizi per il lavoro (CSL) ed attinenti ai lavori di pubblica utilità;
c) nel sostegno ad un percorso mirato di inserimento formativo e/o scolastico.
Nell’ipotesi di cui alla lettera b), all’equivalente monetario in conto dalla prestazione lavorativa così come definita dal presente comma è da aggiungere il costo relativo delle prestazioni assicurative e previdenziali.

Art. 3
Soggetti aventi diritto

1. Hanno diritto al reddito di cittadinanza i nuclei familiari, le coppie di fatto in cui ci sia una convivenza da almeno sei mesi o le persone singole, che ne facciano richiesta al comune di residenza e che abbiano un reddito complessivo netto stimato inferiore ad euro 1.000 al mese per nucleo familiare e di euro 600 al mese per singolo.

2. Entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge la Giunta regionale definisce, con direttive, le modalità specifiche di calcolo del reddito stimato individuando le modalità di utilizzo dell’indicatore di situazione economica equivalente (ISEE), ai fini della individuazione degli aventi diritto, in relazione alle risorse disponibili. Nelle direttive è anche definita una soglia minima di povertà determinata dal reddito ISEE e sono normate le integrazioni in base a questa soglia.

3. Ai fini della presente legge non costituisce reddito familiare riferibile a persone diverse dal titolare, ogni forma di assegno o di servizio pubblico riconosciuto alle persone non autosufficienti.

Art. 4

Doveri dei beneficiari

1. I beneficiari del reddito minimo di cittadinanza hanno l’obbligo di:
a) partecipare alle attività di formazione professionale o di empowerment socio-culturale programmati da CSL e servizi sociali comunali;
b) se minori frequentare, fino al compimento dei 18 anni, la scuola e conseguire buoni risultati;
c) non rifiutare più di due offerte lavorative proposte da CSL e servizi sociali comunali.

2. Il mancato rispetto degli obblighi di cui al comma 1 determina la sospensione per sei mesi dell’erogazione del reddito.

Art. 5
Raccordo con le politiche attive del lavoro e iniziative di moralità pubblica e percorsi di empowerment socio-culturale

1. I titolari del diritto al reddito di cittadinanza, ai sensi dalla presente legge, hanno preferenza, a parità di altre condizioni, nell’accesso ai benefici delle leggi regionali in materia di politiche attive del lavoro e di formazione professionale finalizzata. L’esercizio di tale diritto è opportunamente sostenuto ed agevolato dalla Regione e dagli enti locali anche con specifiche misure informative, formative e di animazione economica.

2. Per il concreto perseguimento delle finalità di cui al comma 1 la Regione finanzia annualmente, con specifica norma nella legge di bilancio, e ad adeguare e specificare le direttive di attuazione dell’articolo 19 della legge regionale 24 dicembre 1998, n. 37 (Norme concernenti interventi finalizzati all’occupazione e allo sviluppo del sistema produttivo regionale e di assestamento e rimodulazione del bilancio), e specifica, con appositi indirizzi applicativi, ogni altra normativa regionale in materia di politica attiva del lavoro da realizzare in sede locale, ivi compresi gli interventi di cui all’articolo 94 della legge regionale 4 giugno 1988, n. 11 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale della Regione – legge finanziaria 1988) e successive modifiche ed integrazioni. Dette specificazioni costituiscono parte integrante delle direttive applicative della presente legge.

3. L’azione amministrativa della Regione è orientata nel suo complesso a favorire misure di moralità pubblica anche attraverso il più adeguato inserimento sociale dei soggetti economicamente svantaggiati, dei soggetti a rischio di emarginazione sociale e dei soggetti diversamente abili in attività di lavoro, di servizio e di sostegno scolastico, accordando perciò a tali soggetti priorità nei diversi ambiti di competenza.

4. La Regione finanzia, con apposite deliberazioni della Giunta regionale, i comuni per la realizzazione percorsi di empowerment sociale e culturale.

Art. 6
Raccordo con le misure comunitarie

1. Attraverso i necessari interventi sono previste misure idonee al conseguimento degli obiettivi della presente legge, avuto riguardo agli indirizzi comunitari in materia di coesione e di contrasto all’esclusione sociale, tramite l’utilizzo delle risorse assegnate alla Regione nell’ambito del sessennio di programmazione comunitaria in corso.

2. Tali misure, predisposte secondo criteri di coerenza, convergenza e misurabilità integrano, anche finanziariamente, le azioni disposte dalla legislazione nazionale e regionale per le finalità indicate dall’articolo 2. L’Amministrazione regionale predispone, partecipa o promuove interventi, a qualunque titolo finanziati dall’Unione europea, per le predette finalità.

Art. 7

Funzioni dei comuni

1. La gestione delle erogazioni relative al reddito di cittadinanza è assicurata dai comuni della Sardegna.

2. L’organizzazione e la gestione degli interventi è contenuta in apposito programma comunale che prevede le procedure unitarie per la pubblicizzazione delle misure di intervento, per la presentazione, la selezione e l’accoglimento delle richieste, la verifica delle condizioni che danno diritto alla prestazione, la possibile integrazione con altri interventi e servizi. Il programma comunale opera per il miglior coordinamento degli interventi tenendo conto di analoghi ed integrativi interventi che possano aversi nel territorio in relazione alle competenze ed ai mezzi disponibili in capo agli enti sovracomunali, alle ASL, ai centri dei servizi per il lavoro, agli enti preposti per il controllo e ad ogni altra istituzione pubblica che possa utilmente concorrere alla finalità generale prevista nella presente legge.

3. I servizi sociali comunali hanno l’obbligo di progettare gli interventi, e di monitorare gli stessi, insieme ai CSL.

4. Ogni comune riceve e seleziona le domande sulla base della verifica delle condizioni dichiarate da ciascun richiedente, definisce l’ordine delle priorità con criterio oggettivo derivante dall’accertato maggior tasso di bisogno, provvede all’erogazione dei fondi assegnati in conto delle diverse finalità di cui all’articolo 2 ed effettua i controlli sulle prestazioni erogate.

5. Il comune si assicura, attraverso protocolli d’intesa stipulati con le forze dell’ordine, dell’effettiva corrispondenza tra redditi dichiarati e stile di vita dei richiedenti.

Art. 8

Istanza del cittadino. Gratuità

1. I cittadini aventi diritto presentano al comune di residenza la richiesta di usufruire del reddito di cittadinanza allegando le dichiarazioni e l’indicazione della relativa documentazione specificate nelle direttive di attuazione di cui all’articolo 3 in relazione agli indicatori di cui allo stesso articolo.

2. La procedura è senza oneri per il cittadino avente diritto ed è perciò cura dell’amministrazione pubblica acquisire direttamente o, comunque, garantire la copertura dei costi eventuali di tutti i certificati relativi al corredo della pratica.

Art. 9

Erogazione degli interventi

1. Il comune, sulla base delle istanze ricevute, seleziona gli aventi diritto e propone, per ciascuno di essi, l’intervento complessivo, prevedendo, oltre il ricorso alla diretta erogazione monetaria quando ciò risulti indispensabile, le misure idonee a perseguire le finalità di cui all’articolo 2, concordando gli opportuni interventi di altri enti istituzionali competenti, costruendo piani di empowerment sociale individualizzati per i componenti di ogni nucleo familiare.

2. Possono, in particolare, essere previste le seguenti misure:
a) accesso ai dispositivi delle politiche attive del lavoro in materia di occupazione e di formazione finalizzata;
b) sostegno personalizzato per l’emersione dal lavoro irregolare;
c) avvio all’autoimpiego attraverso l’utilizzazione dei percorsi previsti dalla legislazione in materia;
d) accesso compensativo ai servizi sociali e socio-sanitari;
e) sostegno al percorso scolastico e formativo in ogni ordine e grado;
f) sostegno alla scolarità nella fascia dell’obbligo;
g) accesso ai trasporti pubblici regionali e locali;
h) sostegno alle spese di affitto;
i) sostegno al percorso scolastico e formativo in ogni fascia d’età;
j) sostegno a percorsi culturali e sociali;
k) percorsi di educazione al bilancio familiare;
l) sostegno a percorsi di accesso alla cultura;
m) sostegno di percorsi di educazione alla lettura;
n) percorsi di educazione al consumo locale;
o) tutto ciò che possa garantire un incremento degli interessi e dell’emancipazione di ogni singolo individuo.

3. Le risorse erogate non sono utilizzate per il consumo di tabacco, alcool e qualsiasi prodotto legato al gioco d’azzardo.

 

Art. 10
Risorse

1. In sede di legge finanziaria e di bilancio la Regione stanzia e adegua, ogni anno, l’ammontare complessivo delle risorse da destinare alle finalità della presente legge in ragione del fabbisogno che emerge nel contesto sociale della Sardegna.

2. Le risorse disponibili sono immediatamente attribuite ai comuni in ragione e proporzionalmente al fabbisogno concretamente rappresentato.

3. Al fine dell’accertamento del fabbisogno, in sede di prima applicazione, i comuni, entro trenta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, selezionano le domande e comunicano alla Regione il numero e l’ammontare complessivo delle erogazioni richieste e ritenute ammissibili.

4. Per gli anni successivi, entro il 30 maggio di ogni anno, i comuni presentano alla Regione, oltre al prospetto aggiornato delle richieste in atto, un rendiconto dettagliato dell’utilizzo delle risorse assegnate per l’esercizio precedente, dal quale risultino le erogazioni, le misure che le hanno accompagnate, il periodo di erogazione e l’esito dell’intervento.

Art. 11
Monitoraggio, valutazione e verifica

1. Alla Regione, sulla base delle relazioni annuali dei comuni e di verifiche anche a campione, competono il monitoraggio, la valutazione e le verifiche degli interventi di cui alla presente legge.

Art. 12

Fondo regionale per il reddito minimo di cittadinanza

1. Ai fini del completo realizzo delle finalità della presente legge è istituito un apposito Fondo regionale per il reddito minimo di cittadinanza destinato a raccogliere, oltre ai diretti interventi finanziari che la Regione definisce, anno per anno, nel proprio bilancio, anche le ulteriori devoluzioni a tal fine stabilite da altri soggetti pubblici e privati.

2. Analogamente, in sede locale, è specificata, curata e tenuta la gestione di analogo fondo comunale costituito dalla quota parte di devoluzione regionale e dagli incrementi che autonomamente stabiliscono altri soggetti pubblici e privati, a partire dal medesimo ente locale.

Art. 13

Iniziativa di partecipazione solidale

1. La Regione agevola, nell’ambito dei propri programmi ordinari di intervento in materia promozionale delle attività culturali e sociali, le iniziative rivolte alla raccolta di risorse private che valgano ad integrare il fondo regionale di solidarietà sociale di cui all’articolo 11.

Art. 14

Norma finanziaria

1. Agli oneri previsti dalla presente legge si provvede attraverso lo stanziamento nel bilancio della Regione dalla somma di euro 400.000.000 annui a partire dall’esercizio finanziario 2014, da iscrivere in apposita UPB della Presidenza della Regione, comprensiva sia degli apporti diretti di risorse proprie della Regione, sia dei proventi statali e comunitari in materia.

2. Ogni anno, in sede di bilancio previsionale, detto stanziamento è adeguato in aumento od in diminuzione, in ragione del concreto fabbisogno rappresentato dal progressivo soddisfacimento del diritto riconosciuto ai soggetti destinatari.

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«Questi bambini nascono due volte. Devono imparare a muoversi in un mondo che la prima nascita ha reso più difficile. La seconda dipende da voi.»

Ha citato Giuseppe Pontiggia, in apertura del suo intervento in Aula, nel corso del dibattito sulle dichiarazioni programmatiche del presidente della Giunta, l’on. Luca Pizzuto (Sel) per descrivere la situazione della Sardegna in attesa di una rinascita e in lotta per un futuro migliore. Il segretario regionale di Sel ha rivolto l’attenzione alle fasce più deboli della società sarda: precari, cassaintegrati, emigrati, nuovi poveri. Servono politiche serie per costruire strumenti che consentano ai cittadini sardi di «mettere insieme un pranzo e una cena senza dover chiedere favori». Per Pizzuto è necessario dare gambe alla proposta di legge sul “Reddito di cittadinanza” presentata dal gruppo Sel nella seduta d’insediamento della nuova legislatura.

Luca Pizzuto copiaLuca Pizzuto 2 copiaLuca Pizzuto e Francesco Pigliaru copia

Nel nuovo Consiglio regionale insediatosi questa mattina nell’Aula di Via Roma, ci sono tante piccole grandi storie da raccontare. Una di questa è quella di Luca Pizzuto, 30 anni, in 4 anni dalla candidatura con elezione al Consiglio provinciale (283 preferenze con l’11,67% nel collegio di Carbonia 2), alla nomina ad assessore delle Politiche sociali nella Giunta guidata da Tore Cherchi; alla più recente elezione alla segreteria regionale di Sinistra Ecologia Libertà e quindi alla candidatura con elezione in Consiglio regionale, con 1.709 preferenze.

Stamane Luca Pizzuto era visibilmente emozionato tra i banchi dell’Aula di Via Roma. La giovane età (è più giovane di lui solo il compagno di partito Eugenio Lai, 28 anni) lo ha portato a ricoprire l’incarico di segretario d’Aula ma tra una pausa e l’altra ha salutato tutti: il presidente Pigliaru, gli assessori, i consiglieri di maggioranza e quelli di opposizione. Sa bene che il compito che lo attende non sarà facile, ma come ha bruciato la tappa della carriera politica nei primi quattro anni, molto probabilmente riuscirà a farlo anche in Consiglio regionale, rispettando lo spirito che lo ha accompagnato fin qui, sia in politica sia nel sociale, campo che lo vede impegnato anche nel lavoro quotidiano.

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Centro direzionale ASL 7

Sei consiglieri comunali della maggioranza di centrosinistra del comune di Carbonia, Giuseppe Casti, Gianluca Arru, Francesco Cicilloni, Cinzia Grussu, Marco Murru, Luisa Poggi e Matteo Sestu, hanno preso posizione sulle vicende polemiche legate alla gestione della ASL n. 7 e al contenzioso in atto tra la Direzione generale e i dipendenti, chiedendo le dimissioni del Direttore generale della ASL n. 7, Maurizio Calamida, «per manifesta incapacità nella gestione dell’Azienda e delle risorse umane, in ottemperanza agli artt. 7, 8 della legge regionale n.21/2012 secondo cuiI direttori generali delle aziende sanitarie […] al fine di procedere alla proposta di ristrutturazione della rete ospedaliera aziendale, assicurano la consultazione: dei rappresentanti degli enti locali del territorio della ASL […]. Il mancato rispetto […] comporta la decadenza del legale rappresentante dell’azienda” e, se ciò non avvenisse, si appellano al neo-eletto Presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru, ed ai consiglieri regionali eletti nel collegio di Carbonia Iglesias (Pietro Cocco, Luca Pizzuto, Gianluigi Rubiu e Ignazio Locci, n.d.r.), «affinché questi pongano in essere un’inversione di rotta nella gestione dell’Azienda Sanitaria attraverso segni di discontinuità che passino anche tramite la revoca dell’incarico all’attuale Direttore Generale a causa dell’inottemperanza al dettato della legge e procedano  all’individuazione dei nuovi vertici aziendali».

In una nota, i sei consiglieri comunali contestano le scelte del Direttore generale e sottolineano che «non può essere ritenuto “non sostanziale” il contenuto della recente delibera adottata Direzione Generale n. 342 del 27 febbraio 2014, con la quale le strutture complesse di Traumatologia, Lungodegenza e Chirurgia Pediatrica di Iglesias nonché la struttura complessa di Ortopedia del “Sirai” di Carbonia vengono trasformate in strutture semplici dipartimentali».

«A scanso di equivoci – si legge ancora nella nota -, il contenuto delle direttive circa il riassetto dei servizi ospedalieri territoriali va contestato alla Regione Sardegna, che dimostra ancora una volta la volontà di depotenziare e di impoverire la Sanità sui livelli locali per favorire l’accentramento dei servizi verso le strutture di Cagliari. Al Direttore Generale della ASL n. 7 contestiamo invece le modalità con cui si prende atto di tali direttive, sistematicamente eludendo la consultazione obbligatoria ex lege degli Enti Locali. Preoccupazioni analoghe alle nostre, nell’approcciarsi all’analisi delle direttive regionali e della gestione dell’ASL n. 7, devono avere avvertito anche la Provincia e l’Assemblea dei Sindaci, se è vero che, come anche appreso dagli organi di stampa regionali, queste hanno dapprima espresso forti perplessità sul piano di riassetto dei servizi sanitari sul territorio e poco dopo bocciato il bilancio consuntivo 2011 della ASL n. 7. Anche in relazione all’ Atto Aziendale 2012, diversi Comuni del territorio hanno motivato il mancato parere sull’Atto medesimo attraverso un documento parallelo, in cui si evidenziano punti condivisibili e criticità.»

«Vogliamo inoltre ricordarescrivono ancora i sei consiglieri comunali – il “ridimensionamento” (ma noi preferiamo parlare più concretamente di chiusura) del reparto di Pediatria dell’Ospedale “Sirai” di Carbonia: i posti letto per ricovero azzerati, gli utenti (i bambini e le loro famiglie) rinviati presso altre strutture, anche con episodi di “rimbalzo” presso strutture non facenti capo alla ASL n.7 . Diverse segnalazioni di disagi ci pervengono da famiglie che, rivoltesi al “Sirai”, specie nelle ore notturne, si sono viste dirottate presso altre strutture dopo visite mediche effettuate da medici in reperibilità, spesso dopo attese non esattamente celeri. Il tutto foscamente coerente con il tentativo di accentrare i servizi presso le strutture cagliaritane, anche attraverso il depotenziamento della Chirurgia Pediatrica di Iglesias.

Possiamo ancora citare gli episodi relativi alle “chiusure estive” di diversi reparti delle strutture ospedaliere locali (reparto Ortopedia del “Sirai” e Chirurgia Pediatrica presso le strutture iglesienti), motivate dalla Direzione Generale con la necessità di concedere le ferie al personale medico. Ci chiediamo se una gestione più accorta del personale non avrebbe potuto evitare la concessione di ferie per tutto il personale medico indispensabile proprio nei mesi di luglio-agosto.

Ancora possiamo citare – concludono i sei consiglieri comunali – la temporanea interruzione degli esami istologici disposti a seguito della campagna di screening gratuiti relativamente al carcinoma della cervice uterina, il taglio dei fondi utili al mantenimento delle Commissioni per l’accertamento delle invalidità, la persistenza di interminabili liste d’attesa relativamente ad alcune specialità mediche (ad esempio le visite fisiatriche domiciliari), le difficoltà a reperire anestesisti per cui la ASL n. 7 si avvale di prestazioni di professionisti operanti presso altre strutture (solo oggi, con notevoli ritardi, si procede all’indizione del bando di concorso per anestesisti).»