30 April, 2024
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In verde i Comuni dove si voterà il 31 maggio 2015.

In verde i Comuni dell’ex Provincia di Carbonia Iglesias nei quali si voterà il 31 maggio 2015.

In Sardegna si voterà il 31 maggio per il rinnovo dei Consigli comunali. L’eventuale turno di ballottaggio si svolgerà il 14 giugno. Lo ha deciso la Giunta regionale, su proposta dell’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu.
I Comuni chiamati alle urne nell’Isola saranno 169, 6 nell’ex Provincia di Carbonia Iglesias: Giba, Piscinas, Santadi, Sant’Anna Arresi, Tratalias, Villamassargia.
Le trattative per la composizione delle liste sono ancora in corso ma è già certa la ricandidatura di 3 dei 6 sindaci uscenti: Learco Fois a Giba, Mariano Cogotti a Piscinas e Marco Antonio Piras a Tratalias. Non saranno candidati Cristiano Erriu, assessore regionale degli Enti locali, a Santadi; Paolo Luigi Dessì a Sant’Anna Arresi, per raggiunto limite dei tre mandati; Franco Porcu a Villamassargia. E’ probabile la candidatura di un ex sindaco a Santadi, Elio Sundas, già presidente del Consiglio della Provincia di Carbonia Iglesias.

Municipio Piscinas 4 copia

I consiglieri di minoranza Anna Licia Curreli, Gina Piotti, Roberto Muscas e Fabrizio Pintus, hanno presentato un’interrogazione urgente a risposta scritta al sindaco di Piscinas, Mariano Cogotti, e all’assessore dei Lavori pubblici, sui lavori di recupero della Piazza San Giorgio.

«Considerato che il giorno 20 febbraio 2014 è stata trasmessa la petizione sottoscritta da 348 cittadini per la modifica del progetto con lo stralcio della fontana ubicata in Via A. Locci, che a tutt’oggi, 21 maggio 2014, non c’è stato nessun riscontro, che sono stati consegnati i lavori alla ditta aggiudicatrice e che non risultano adottati atti per la modifica del progetto – si legge nell’interrogazione – chiediamo di sapere quali siano le intenzioni dell’Amministrazione in merito all’eliminazione della fontana e chiarimenti in merito alla mancata risposta alla richiesta sottoscritta da tanti abitanti di Piscinas.»

La petizione chiede che «lo spazio destinato alla fontana venga lasciato libero per le attività che sono state sempre svolte da diversi decenni e in ogni caso nel rispetto delle norme contenute nel Piano Particolareggiato per il centro storico del Comune, così come regolarmente approvato in Consiglio comunale».

Secondo i consiglieri di minoranza «la fontana, ubicata nella piazza dietro la Chiesa, non ha nessuna sintonia con l’architettura tipica sarda esistente, non rispetta la prospettiva di recupero del centro storico su cui, oltre alla tipologia delle edificazioni esistenti, dovrebbe influire anche la tradizione e l’utilizzo storico dell’area. Inoltre, il Piano particolareggiato per il recupero del centro storico, strumento indispensabile per poter beneficiare dei finanziamenti per il recupero dei centri storici, non prevede la realizzazione di tale opera».

La Soprintendenza per i Beni architettonici, interpellata in merito, ha sottolineato di avere espresso parere favorevole alla realizzazione delle opere previste dal progetto, ritenute congrue al contesto storico-architettonico e paesaggistico, restando salva la possibilità, ove l’Amministrazione lo ritenesse opportuno, di sottoporre all’esame della Soprintendenza e degli altri uffici competenti, eventuali proposte di variante che prevedevano l’eliminazione, lo spostamento o la ridefinizione architettonica della fontana o di altre opere previste nel progetto.

L’associazione degli amministratori locali dei Riformatori sardi (di cui fanno parte, tra gli altri, il vice sindaco di Quartu Gabriele Marini, il sindaco di Burcei Pino Caria, di Masainas Mariano Cogotti, di Musei Francesco Loi, di Siurgus Donigala Danilo Artizzu, di Luogosanto Antonio Scampuddu, di Samugheo Antonello Demelas, di San Giovanni Suergiu Federico Palmas), ha presentato un ricorso alla Corte europea contro la legge elettorale che nega l’assegnazione di seggi alla Sardegna.

«La legge elettorale europea – si legge nel ricorso – è discriminante perché non assegnando neppure un seggio alla Sardegna viola le più elementari regole poste a fondamento della Costituzione della Repubblica Italiana e della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (giuridicamente vincolante con l’entrata in vigore del trattato di Lisbona) che riunisce in un unico testo tutti i diritti personali, civici, politici, economici e sociali di cui godono le persone nell’UE.»

«Il Popolo Sardo – si legge ancora nel ricorso – nell’ambito del processo di sviluppo delle libertà democratiche, ha riconquistato il 26 febbraio del 1948 le sue libere istituzioni di autogoverno. Sono tre gli elementi fondamentali che lo caratterizzano: la Sardegna è una Nazione con proprio territorio, propria storia, propria lingua, proprie tradizioni, propria cultura, propria identità ed aspirazioni distinte da quelle della Nazione italiana e assomma in sé tutte le culture e le civiltà che si sono succedute nell’Isola dal prenuragico ad oggi. Nel rispetto delle libertà religiose e di pensiero dei suoi cittadini. Per queste ragioni vuole gestire e coltivare in sovranità la propria eredità culturale, materiale e immateriale. La Sardegna è l’Isola più periferica nel Mediterraneo, è parte integrante della Repubblica italiana e per questo rivendica una effettiva, illimitata continuità territoriale con la parte continentale della Repubblica e con l’Europa. La Sardegna rappresenta il caposaldo istituzionale dell’attuale Stato italiano, il quale secondo la Dottrina: “… non è altro che l’antico Regno di Sardegna ampliato nei suoi confini…” nato il 19 giugno del 1324.»

La Sardegna – secondo i Riformatori sardi – ha diritto, quindi, «ad essere rappresentata nell’ambito delle Istituzioni Europea. Viceversa, tale diritto le viene negato da una legge elettorale discriminante che viola le più elementari regole poste a fondamento della Costituzione della Repubblica Italiana e della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (giuridicamente vincolante con l’entrata in vigore del trattato di Lisbona) che riunisce in un unico testo tutti i diritti personali, civici, politici, economici e sociali di cui godono le persone nell’UE. Per di più, con il trattato di Lisbona, l’UE aderisce alla Convenzione per la salvaguardia europea dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali che attribuisce alla Corte europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo la competenza per la valutazione critica degli interventi dell’UE. Queste sono le ragioni che consentono al Popolo Sardo di rivolgersi alla Corte per la tutela dei propri diritti».