19 March, 2024
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Sono 1.618 i nuovi positivi al Covid-19 in Sardegna su 8.948 tamponi eseguiti, 170 diagnosticati da molecolare, 1.448 da antigenico.

I pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva sono 15 (+2).

I pazienti ricoverati in area medica sono 302 (-1).

Sono 28.812 le persone in isolamento domiciliare (-76).

Si registrano 4 decessi: due donne di 81 e 86 anni ed un uomo di 95, residenti nella provincia di Sassari, e una donna di 86 anni, residente nella provincia del Sud Sardegna.

Mercoledì 27 aprile scorso, nell’Ufficio del sindaco di Santadi Massimo Impera, la Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara ha sottoscritto una convenzione con i signori Ignazio Atzori, Bruno Atzori Langiu e Giorgetto Sais che consentirà di garantire il transito dei pellegrini/escursionisti presso i terreni di loro proprietà con l’impegno della Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara di assicurare la manutenzione ordinaria e straordinaria dei percorsi.

Con il positivo contributo dell’Amministrazione comunale di Santadi, i proprietari dei terreni attraversati dal Cammino Minerario di Santa Barbara hanno consolidato la crescente consapevolezza e sensibilità nei confronti del Cammino Minerario di Santa Barbara che viene sempre più percepito come una grande opportunità per lo sviluppo dei territori attraversati.

Anche a seguito dell’ottenimento delle necessarie autorizzazioni amministrative, la Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara potrà ora dare avvio agli interventi di manutenzione dei percorsi che consentiranno in pochi mesi di rendere fruibile un itinerario di straordinaria bellezza paesaggistica finora impercorribile che consentirà di ammirare a passo lento la Tomba dei giganti di Barrancu Mannu, una delle più belle ed imponenti della Sardegna.

Si è potuto arrivare a questo risultato grazie alla disponibilità dei proprietari dei terreni, ma anche grazie all’impegno dedicato dal Sindaco e dell’assessore del Turismo del comune di Santadi Veronica Impera, anche nel suo ruolo di vice presidente della Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara.

 

Nel lungomare di Sant’Antioco, il sindaco Ignazio Locci ed il consigliere della Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara ed assessore del Turismo del comune di Tratalias Michele Pirosu, hanno consegnato i Testimonium agli 11 ciclopellegrini bolognesi che, organizzati da una cicloguida locale, hanno percorso oltre 300 km lungo la Ciclovia del Cammino Minerario di Santa Barbara.

Grande gioia e stupore sono stati espressi dai bikers emiliani per l’organizzazione e la bellezza dell’itinerario percorso che, nel transito nell’isola di Sant’Antioco, trova la sintesi spirituale tra il culto per Santa Barbara diffuso lungo il Cammino Minerario di Santa Barbara e la destinazione religiosa rappresentata dal Santuario dedicato a Sant’Antioco, il santo patrono del comune sulcitano e di tutta la Sardegna.

Il titolo del libro “L’Europa al bivio” riguarda una pubblicazione, curata da Salvatore Cherchi e Gian Giacomo Ortu, che raccoglie gli scritti dello stesso Ortu, di Christian Rossi, Benedetto Barranu e Omar Chessa, introdotti da Cherchi. Complessivamente, offre ben più che un pamphlet informativo e di un insieme di stimoli importanti per una discussione. Per quanto preceda la guerra in corso che obbliga a ripensamenti non da poco e non solo sul piano politico-istituzionale, storico-giuridico ed economico-finanziario. Impegna, soprattutto, verso nuovi percorsi di pace nelle relazioni non solo fra gli Stati, ma anche dentro ogni Stato. A mio avviso questo testo rappresenta uno sviluppo rispetto al manifesto di Ghilarza che determinò il raggruppamento Sinistra Autonomia Federalismo (SAF). Pertanto, offre una più ampia base di riferimento, per successivi e auspicabili aggiornamenti. Anche nell’immediato questa pubblicazione stimola profonde riflessioni che riguardano ogni gruppo progressista nello schieramento di sinistre sarde, italiane ed europee, per andare oltre l’Europa al bivio, compreso il bivio della guerra nucleare, in un impegno di pace e di giustizia sociale fra gli Stati e negli Stati.

Ho imparato molto da tutti i saggi e anche dalla pregevole introduzione di Tore Cherchi. Ringrazio tutti. In particolare, noto che Tore Cherchi, rispetto al passato, presenta innovative convinzioni e nuove determinatezze con una propria e straordinaria forza culturale e politica che, purtroppo, non emerge nella palude precongressuale del Pd in Sardegna. È utile leggerlo con particolare attenzione politica, per cogliere i suoi nuovi orientamenti. Forse, bisogna pensare a quali associazioni possono promuovere qualche dibattito precongressuale, per conoscere meglio le attuali posizioni in campo nel Pd sardo.

Dico subito che ho attraversato questo testo, come antropologa, con la mia “cassetta degli attrezzi” che verifica vecchie e nuove disumanizzazioni e vecchi e nuovi assoggettamenti, insieme a certe capacità di farsi soggetti autonomi a vari livelli, più o meno istituzionalizzati: individuali e collettivi, di classe e di genere, socio-etnici e della specie umana. Leggendo questo libro ho tenuto conto, in particolare, di una certa antropologia economica e di un suo percorso. Per dirla in breve su questo settore, nel quadro del sistema-mondo, l’antropologia economica alla quale mi sono riferita è diventata antropologia della globalizzazione finanziaria, analizzando processi ed effetti del neoliberismo con innovativi approcci. Appadurai per esempio, con il suo percorso biografico e di ricerca, illustra anche un recente tragitto di questo settore. Egli studiava nel 2011 le aspirazioni democratiche che producono futuro e che richiedono riconoscimenti (Le aspirazioni nutrono la democrazia). Nel 2016, giungeva ad approfondire il filone di studi antropologici che riguarda i fallimenti tecnici, finanziari e di mercato (Scommettere sulle parole. Il cedimento del linguaggio nell’epoca della finanza derivata). Nel 2020 egli passava allo studio dei fallimenti del “finanziarismo” (Fallimento). In questo percorso considerava anche angosce e tossicità che accompagnavano la gig economy, compresi gli investimenti sul rischio e la frammentazione dei soggetti che subivano le crisi.

Di lavori precari e di dequalificazione delle persone e di certi lavori si è occupato, inoltre, David Graebner (Bullshit Jobs, A Theory 2018), antropologo americano alla London School of Economics, morto in Italia ai tempi iniziali del coronavirus. Incoraggio fortemente a osservare la più attuale e innovatrice antropologia, anche nelle riflessioni sul federalismo che vogliamo sostenere.

Vorrei, pertanto, indicare e richiamare ora alcune tematiche che riguardano i processi finanziari e gli impoverimenti dei soggetti umani fino al loro indebolimento, depotenziamento e annichilimento, insieme alle loro esperienze di resistenza e per un cambiamento democratico. Si tratta di temi che Appadurai affronta soprattutto nel suo saggio del 2016. Riguardano esperienze della frammentazione dei soggetti che per certi versi lo avvicinano ad Amartya Sen e ad Antonio Gramsci. Sono questioni presenti nel testo in discussione. Ne parla in un certo modo Giangiacomo Ortu, citando proprio Amartya Sen a proposito di Libertà individuale come impegno sociale. Non a caso si tratta di un’opera particolarmente vicina al Federalismo italiano ed europeo, a partire da Eugenio Colorni e dal Manifesto di Ventotene, in cui il rapporto problematico fra soggettività individuale e collettiva è assai consapevole e ben considerato. Si tratta di un tema di straordinaria importanza che merita di essere approfondito perché, a mio avviso, un nuovo federalismo deve chiamare in causa e implicare la vita di ogni persona, la dimensione soggettiva individuale nella creazione di un soggetto collettivo federale.

Tore Cherchi sostiene che bisogna ritornare a quel pensiero. Condivido tale affermazione, fatte salve, ovviamente, le opportune storicizzazioni su cui dovremmo avviare oggi qualche approfondimento ed effettuare qualche necessaria sottolineatura.

Parto dalle sottolineature. Riprendo due punti, fra i commenti del 1974 di Noberto Bobbio al Manifesto federalista di Ventotene. Uno riguarda la pace e il pacifismo transnazionale. Sono contenuti nella critica, propria del federalismo, alla sovranità assoluta. Questo punto concerne, inoltre, il rapporto fra il federalismo europeo e il federalismo mondiale, in attesa del quale pare a me che non ci si possa limitare alla sola cooperazione europea, per quanto importantissima, come soluzione funzionale e generatrice automatica di pace mondiale (Bobbio 2014:102):

In questo senso il pacifismo europeo non è propriamente una dottrina pacifista, non tanto perché a rigore se è valido il suo sillogismo – la causa delle guerre è la sovranità assoluta, per limitare le guerre bisogna limitare la sovranità – la conseguenza necessaria dovrebbe essere non la federazione europea ma la federazione mondiale (ideale che rimaneva, sì, sullo sfondo, ma non era diventata ancora un programma politico), ma perché la pace non viene considerata in seno al movimento federalista sin dai suoi inizi come il fine ultimo ma come il presupposto, la conditio sine qua non, per la realizzazione di altri fini considerati come preminenti, quali la libertà, la giustizia sociale, lo sviluppo economico e via discorrendo. (sottolineatura mia)

Si tratta di un punto che merita più che una sottolineatura. Per certi aspetti, ci rinvia a Piketty e a certe sue domande che precedono certe sue risposte, utili anche per precisare ora la nostra rotta. Quale federalismo? Per fare che cosa? Si tratta di domande contenute in un suo testo del 2015 che ha per titolo una principale domanda: Si può salvare l’Europa?

Prima di riprendere alcune proposte di Piketty, vale la pena di sottolineare un altro punto importante, indicato da Bobbio. Egli rimarca come il federalismo nasca nel crogiuolo della crisi e della risposta alla crisi con la Resistenza, volta a un nuovo assetto sociale. Egli, affermando il carattere storicamente inventivo della Resistenza e del federalismo, dice così (Bobbio 2014:108).

L’ideale federalistico si pone su questo terzo livello: la resistenza non come restaurazione ma come innovazione. La resistenza che deve chiudere e aprire, distruggere per costruire, essere negazione non in senso formale ma in senso dialettico. Che non deve limitarsi a vincere il presente ma deve inventare il futuro. Il federalismo fu, ed è tuttora una di queste invenzioni storiche. Per questo è legato a quel momento creativo della storia che fu la Resistenza europea. Una delle più alte coscienze della Resistenza italiana, Piero Calamandrei, scrisse: «Tutte le strade che un tempo conducevano a Roma conducono oggi agli Stati Uniti d’Europa». (sottolineatura mia)

Per quanto riguarda la crisi e il rilancio delle istituzioni europee tutti gli autori Rossi, Barranu e Chessa offrono con Tore Cherchi importanti riflessioni critiche e positivamente ponderate, senza autolesionismi. Le condivido con qualche più accentuata preoccupazione, già presente nei loro scritti. Per esempio, Benedetto Barranu mette in luce le importanti attenzioni europee ai parametri finanziari a fronte, tuttavia, della disattenzione verso gli obiettivi di integrazione economica, sociale e civile delle diverse regioni europee. Egli si riferisce a Piketty, ma se ne discosta in certa misura nell’ordine delle proposte. Sull’incremento della pressione fiscale, infatti, mi pare più forte in Piketty l’esplicitazione della progressività fiscale, sia come ordine prioritario e sia come ordine qualitativo, ordine che nello scritto di Benedetto Barranu risulta al quarto posto delle proposte. Mi pare, invece, che questo elemento della progressività fiscale sia considerato cruciale per poter combattere le disuguaglianze partendo dalla distribuzione, sia da Piketty e sia dal suo maestro Antony Atkinson.

Giungo a un punto democraticamente cruciale. Nelle diseguaglianze – come notano questi due autori e come sappiamo – quelle di genere hanno una particolare rilevanza. Tuttavia, particolare attenzione deve essere dedicata anche alle disuguaglianze interne ai generi. Infatti, debbono essere ora considerate con una nuova attenzione, che scientificamente riguarda le “intersezioni”. Detto semplicemente, si tratta di considerare i fili delle condizioni e delle posizioni non solo sociali, ma anche locali, per esempio infrastrutturali e ambientali, specialmente per le donne. Tali intersezioni sono anche individuate come socio-geo-culturali, per esempio considerando le relazioni di genere secondo il colore della pelle e secondo i contesti locali, anche di spopolamento o di abbandono o d’inquinamento. La questione delle disuguaglianze, in particolare di genere ma anche interne al genere, a mio avviso, è un punto dirimente per un nuovo federalismo democratico e partecipativo.

Nelle egemonie vecchie e nuove, considerate dal federalismo che si sta elaborando in Sardegna, pare rimanere in ombra il nesso con le nuove subalternità, generazionali e di genere, determinate dal neoliberismo, imperante anche nelle complessive politiche europee non solo con le politiche di austerità. Negli approcci federalistici finora da noi pubblicati, gli aspetti delle “nuove subalternità” sembrano ancora sottaciuti o impliciti, oscurati o fuori da ogni interesse programmatico di nuovo federalismo. Ovviamente la realtà non è sempre quella che appare e ciò vale anche in questo caso. I ritardi e gli offuscamenti, di cui sono anche io responsabile, sono di varia natura e riguardano anche vari impedimenti personali. Tuttavia, non possiamo restare insufficienti su tali aspetti.

Dobbiamo, evidentemente, fare qualcosa in più e di diverso, per promuovere, specie con studentesse e studenti, nuovi protagonismi di donne e di giovani che siano non conformistici verso chicchessia, ma seriamente rigorosi nei pensieri, nelle iniziative e nelle relazioni. In ogni caso, non possiamo essere soddisfatti di una nostra cornice concettuale generale, fatta in casa, che lascia nella stagnazione e nell’opacità tali aspetti delle nuove subalternità e delle nuove inuguaglianze, specie di genere, diffuse nel mondo ultraliberistico, incontrollato e diventato imperante.

Il federalismo che Sinistra Autonomia Federalismo (SAF) richiede, a mio avviso, proprio nel piano delle nuove subalternità e delle nuove inuguaglianze, una specifica connessione con il pensiero gramsciano sulle subalternità, operante nella cultura politica globale. Vale la pena di affermarlo proprio oggi 27 aprile, in modo non celebrativo a 85 anni dalla sua morte, ma per rivelare la vitalità concettuale e operativa di parti importanti del suo pensiero.

Forse, ma non vorrei mettere troppa carne al fuoco, la nostra riflessione può giovarsi anche di una parte del pensiero berlingueriano. Egli, infatti, guardava all’eurocomunismo e al rapporto fra democrazia e socialismo in un suo orizzonte riformista dell’Europa dei popoli, e della stessa Nato. Posso solo auspicare una riflessione collettiva su tali aspetti di rilettura dell’eurocomunismo berlingueriano. Tuttavia, è necessario ponderare ora su che cosa si può fare di più e meglio in merito alle nuove subalternità e alle nuove inuguaglianze di genere e nei generi, nel nostro progetto di un “democratico federalismo sociale”.

Vorrei tornare ora alle inuguaglianze, perché credo che queste debbano essere declinate non solo a scale limitate in Sardegna, in Italia e in Europa. Penso che le inuguaglianze debbano essere inserite anche in più ampie scale transnazionali, cercando di individuare legami tematici trasversali, dalle politiche di genere a quelle ambientali. A mio avviso, infatti, è necessario far emergere un federalismo sociale, nuovo e avanzato democraticamente, in cui le nuove subalternità e le nuove inuguaglianze siano individuate e connesse fra loro secondo specifiche trasversalità e in cui la pace sia, non presupposta, ma un obiettivo permanente e mai definitivamente compiuto. Penso a un federalismo sociale europeo, gramscianamente aperto al mondo

Nel quadro delle nuove subalternità, credo che tutte e tutti noi dobbiamo dare continuità e sviluppo a un altro versante dell’impegno di Sinistra Autonomia Federalismo, avviato con Laura Pennacchi il 26 novembre 2018, per ripensare la crisi capitalistica, la socializzazione degli investimenti e la lotta agli impoverimenti attraverso la promozione del buon lavoro per tutte e tutti. L’iniziativa del novembre 2018 corrispondeva in parte, sul piano scientifico, al titolo del libro dell’economista keynesiano Hyman Philip Minsky, edito nel 2014, Combattere la povertà. Lavoro non assistenza, in cui Laura Pennacchi pubblicava un saggio introduttivo. In questo testo, come in altri impegni di questa studiosa, si affermava con particolare forza l’importanza dell’autonomia culturale nelle esperienze lavorative in cui i soggetti diventavano autonomamente protagonisti attivi di un cambiamento democratico.

Vorrei, mantenendo il focus sul lavoro, metter l’accento sul fare, sul fare immediatamente possibile che sia Piketty e sia Atkinson rendono evidente per realizzare un’Europa caratterizzata dalla democrazia ugualitaria e dal federalismo sociale. In questa Europa il buon lavoro per tutte e per tutti è un obiettivo fondamentale. Si tratta, infatti, di promuovere un democratico federalismo sociale in cui il lavoro viene garantito a chi lo chiede.

Parto da Atkinson (2015:307-308). Il titolo Sulla disuguaglianza ha come sottotitolo la domanda Che cosa si può fare? La parte finale del testo indica La strada che ci sta davanti. In questa parte egli delinea vari percorsi per andare avanti ed esplicita 15 proposte che è ora impossibile riportare o riassumere. Ne vorrei selezionare alcune, a titolo esemplificativo.

La proposta n. 3 recita: Il governo deve adottare un obiettivo esplicito per prevenire e ridurre la disoccupazione e deve sostenere tale obiettivo offrendo un impiego pubblico garantito a salario minimo a quanti lo cercano.

La proposta 8 dice: Dobbiamo tornare a una struttura di aliquote più progressiva per l’imposta sui redditi delle persone fisiche, con aliquote marginali crescenti per scaglioni di reddito imponibile, fino a un’aliquota massima del 65%, il tutto accompagnato da un ampliamento della base imponibile.

I due punti sono evidentemente connessi, ma vado in fretta e richiamo ancora qualche punto dell’elenco, rinunciando alle esplicitazioni. Per fare progressi democratici egli prevede: al punto 9 uno sconto sui redditi da lavoro; al punto 10 eredità e donazioni con imposta progressiva; al punto 11 l’imposta progressiva sugli immobili, basata sulla valutazione catastale aggiornata; al punto 15 l’assistenza allo sviluppo dei Paesi poveri da parte di quelli ricchi, elevata all’1% del reddito nazionale lordo. Si tratta di questioni all’ordine del giorno anche in Italia.

L’approccio dinamico di Atkinson, teso realisticamente al fare possibile, si riscontra anche nel suo allievo Piketty. Quest’ultimo, con altri studiosi, nel 2017 pubblicò un pamphlet: Democratizzare l’Europa! Per un Trattato di democratizzazione dell’Europa. Egli considerava la fattibilità politica di tale trattato, per la governance economica dell’eurozona. Valutava i possibili cambiamenti dell’assemblea dell’eurozona, anche di fronte a un rifiuto di vari partner. Prospettando un’alleanza fra Francia, Spagna e Italia, forniva una bozza di tale trattato di 22 articoli, che merita indubbiamente un’attenzione particolare, ora impossibile.

Successivamente, nel suo libro edito nel 2020, Capitale e ideologia, Piketty (2020:61) affermava che intendeva «delineare i contorni di un socialismo partecipativo e di un socialfederalismo basato sulle lezioni della storia». Ciò richiedeva, a suo avviso, una ridefinizione radicale dei fondamenti programmatici che sostengono le attuali categorie politiche, intellettuali, ideologiche. Si tratta di affermazioni che hanno per noi un particolare interesse, in questa occasione e in questo clima politico-culturale. Soffermandosi sulle esperienze antidiscriminatorie in India e analizzando l’esperienza delle quote sociali e di genere, egli affermava (Piketty 2020: 414).

Quando un gruppo sociale è vittima di pregiudizi e di stereotipi antichi e consolidati, come le donne un po’ in tutto il mondo o come gruppi specifici nei diversi paesi (per esempio, le caste inferiori in India), di fatto risulta insufficiente organizzare la redistribuzione unicamente in funzione del reddito, del patrimonio o del titolo di studio. In questi casi può essere necessario introdurre sistemi di accesso preferenziale e apposite quote (come le “quote riservate” in ambito indiano) basate sulla pura e semplice appartenenza a specifici gruppi. (sottolineatura mia)

Egli considerava che nel 2016 erano 77 i Paesi che utilizzavano sistemi di quote specifiche per aumentare la rappresentanza femminile nelle assemblee legislative, mentre le democrazie elettorali dei Paesi ricchi registravano la forte diminuzione dei deputati che appartenevano alle classi popolari, in particolare operai e impiegati. Altri problemi di inuguaglianza riguardavano, a suo avviso, gli accesi preferenziali all’istruzione secondaria e universitaria. Idealmente, nella sua concezione il sistema di quote dovrebbe includere e contemplare anche le condizioni del proprio superamento. Comunque, direi che tali problemi di disuguaglianza di genere, in quanto questioni di alto profilo democratico, riguardano anche un nuovo e democratico sociale federalismo della Sardegna, nella disuguaglianza compiuta e nell’uguaglianza incompiuta che caratterizza il XXI secolo. Le inuguaglianze di genere riguardano, fra l’altro, divari salariali occultati in vari modi, ancora persistenti perché le sinistre politiche e sindacali, specialmente in Italia, a mio avviso non le hanno affrontate in modo storicamente adeguato.

Le possibilità di un innovativo e democratico federalismo sociale europeo sono reali e di ampia portata, per Piketty (2020: 1009). Indurre certi Stati alla perdita del privilegio del diritto di veto non sarà facile. Tuttavia, secondo questo studioso, si può insistere sulla regola della maggioranza qualificata per le deliberazioni sui temi fiscali e di bilancio.

Nel raccordo fra sovranità parlamentare europea e sovranità parlamentari nazionali, egli sostiene, bisogna pensare a un vero e proprio trattato per democratizzare l’Europa con un asse costituito da 4 importanti imposte comunitarie: 1 una tassa sugli utili delle società, una sugli alti redditi, una sui patrimoni elevati, una sulle emissioni di CO2. I proventi potrebbero essere così ripartiti: una metà trasferiti agli Stati per diminuire il prelievo che grava sulle classi popolari e medie, l’altra metà per la transizione energetica, per la ricerca e la formazione, per agevolare l’integrazione dei migranti e renderla più condivisa.

Il progetto del federalismo sociale di Piketty è teso verso il futuro. Inoltre, contiene interessanti proposte operative per risolvere il problema della crisi del debito pubblico che probabilmente ora aumenterà, date le guerre in corso. Il suo approccio di federalismo sociale è indirizzato a un gruppo di Paesi europei che intendano attuare un’unione politica e fiscale migliorata e potenziata, che egli chiama Unione Parlamentare Europea per distinguerla dalla attuale Unione europea. Tali Paesi europei possono operare senza metter in discussione l’Unione a 27 Stati, mettendo nel conto l’ovvia opposizione dei Paesi che praticano il dumping fiscale. Tuttavia, si può procedere anche gradualmente, ma tenacemente.

Nei limiti della sintesi necessariamente sommaria che ho potuto abbozzare, alcune proposte di Piketty possono apparire radicali. Invece si iscrivono nel filone del socialismo democratico, superandone varie debolezze in cui certe opzioni socialdemocratiche avevano di socialista solo il nome, come egli dice a un certo punto di quel testo del 2020.

Gli argomenti da lui esposti sotto le etichette del socialismo partecipativo e del federalismo sociale, in realtà, riprendono sviluppi culturali che riguardano i cambiamenti delle disuguaglianze, osservabili in varie parti del mondo, che egli colloca in un’ampia prospettiva storica e mondiale. Si tratta anche di elementi suscettibili di sviluppi culturali che spesso appaiono, anche in contesti limitati, come repertori di idee di equità o come tracce democratiche, a cui attingere nei momenti di crisi.

Su questo piano frammentato, ma che può essere germinativo di cambiamenti democratici, egli afferma di essere condizionato nel suo punto di vista e nel suo percorso personale, dal suo background familiare. Ha visto le sofferenze delle sue due nonne per il modello patriarcale, subito dalla loro generazione. Una, scontenta della sua vita borghese, scomparve prematuramente. L’altra era domestica di campagna già a 13 anni, durante la seconda guerra mondiale. Da una delle bisnonne, invece, Piketty ha avuto i sofferti racconti delle guerre.

Questa genealogia culturale familiare che accomuna acute e storiche sofferenze di donne, a cui egli ricorre giungendo alla fine del libro, dà un senso alle sue opere germinate dalle relazioni intime e affettive con le donne della famiglia. A tali relazioni egli si riferisce per risolvere le nuove subalternità e le nuove disuguaglianze di genere. Attinge da tale genealogia di donne, e dalle loro sofferenze, l’impegno per un federalismo sociale culturalmente partecipato proprio dalle donne con le proprie storie, le proprie motivazioni, le proprie urgenze, individuali e di gruppo.

Le domande e le risposte contenute nel libro curato da Salvatore Cherchi e Gian Giacomo Ortu riguardano un’Europa al bivio delle crisi democratiche e della guerra. Interessano anche quale federalismo scegliamo di realizzare e per che cosa. Fanno, però, sentire la mancanza di un nuovo federalismo sociale, democraticamente partecipativo, che deve necessariamente passare attraverso un ineludibile e urgente scrutinio delle politiche di genere, anche nei nostri impegni locali.

Paola Atzeni

Ieri i carabinieri del NORM della Compagnia di Villacidro, intervenuti a San Gavino Monreale, hanno arrestato per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali un 28enne del luogo, gravato da pregiudizi di polizia il quale, dal 2014 fino a ieri, in modo intenzionale e ripetuto nel tempo, aveva posto in essere comportamenti minacciosi, violenti e vessatori nei confronti dei propri genitori conviventi. In particolare intimidiva, opprimeva, insultava e minacciava di morte, i propri genitori, allo scopo di ottenere somme di danaro per l’acquisto di sostanze stupefacenti, e per ultimo, nelle prime ore della notte di ieri, in evidente stato di alterazione psicofisica, aveva percosso violentemente il genitore, reo di non aver ottemperato all’ennesima richiesta di soldi. Il genitore ha dovuto fare ricorso alle cure dei sanitari che gli hanno refertato una prognosi di 30 giorni. L’arrestato, al termine delle formalità di rito, su disposizione dell’Autorità giudiziaria, è stato tradotto presso la Casa Circondariale di Uta.

 

A pochi giorni di distanza dal recupero contro la Monastir Kosmoto, la Villacidrese è già chiamata a tornare in campo, domani pomeriggio, per la 33ª e penultima giornata del campionato di Eccellenza. Avversario l’Asseminese, per quella che sarà anche l’ultima gara casalinga della stagione.

La squadra di Graziano Mannu, dopo due settimane complicate causa Covid, è reduce dalla buona prova di giovedì contro la Monastir Kosmoto, nonostante la sconfitta per 2-0. «Sicuramente sono state due settimane un po’ difficili per via del Covid che non ci ha permesso di allenarci come avremmo voluto dice Alberto Lilliunonostante questo, abbiamo cercato di allenarci nel migliore dei modi possibile.»

Domani, al Comunale di Villacidro, arriva l’Asseminese, ultima in classifica e già matematicamente retrocessa, per una sfida che però può nascondere mille insidie. «Ce ne saranno sicuramente prosegue Alberto Lilliuloro non hanno nulla da perdere e vorranno fare una bella partita, noi dobbiamo tenerci pronti a tutto e cercare di fare una buona gara.»

A due giornate dalla fine del campionato, anche se per la Villacidrese saranno tre considerando il match da recuperare contro il Budoni, l’obiettivo è quello di finire il campionato e chiudere alla grande la stagione. In particolare domani sarà l’occasione giusta di salutare i propri tifosi per l’ultima gara casalinga del campionato: «Ci teniamo a finire in bellezza davanti al nostro pubblico e portare a casa i 3 punti», conclude Alberto Lilliu.

Il calcio d’inizio di Villacidrese-Asseminese è in programma domani pomeriggio, alle ore 16.00, allo stadio comunale di Villacidro. Arbitrerà la partita Luca Sanna di Sassari, con gli assistenti di linea Cristian Puddu di Ozieri e Pietrina Fois di Nuoro.

La Villacidrese torna a giocare dopo l’emergenza covid e perde in casa 2-0 contro la Monastir Kosmoto nel recupero della 31ª giornata del campionato di Eccellenza. A dispetto del risultato, con il raddoppio ospite arrivato solo nel finale di gara, la partita è stata equilibrata. Graziano Mannu riesce a schierare gran parte della formazione tipo, anche se diversi giocatori sono dovuti scendere in campo senza essersi allenati. Tra i pali invece seconda presenza stagionale per il giovane portiere Marco Sitzia classe 2006.

In avvio la Villacidrese prova a sfondare a sinistra con le occasioni create da Angheleddu e Corda. Al 27′ su un cross proprio di Angheleddu, Kassama manda fuori. Al 34′ è il Monastir a passare avanti con il colpo di testa di Ghiani con il pallone che prende una parabola altissima e atterra nella porta di Sitzia, con Bruno che non riesce ad evitare l’1-0 sulla linea. Nel finale di frazione gli ospiti spingono per il raddoppio, ma Sitzia è attento.

Nella ripresa la Villacidrese prova a reagire. Il colpo di testa di Pinna è troppo debole, mentre in Sitzia in uscita evita ancora il 2-0. Al 32′ forse la miglior occasione per i padroni di casa, con Muscas che passa a sinistra e mette il pallone dentro per Figos: il tiro del 9 è murato dalla difesa del Monastir e sulla serie di rimpalli successivi non arriva la rete del pari. Al 35′ altri due interventi di Sitzia tengono aperto il match. Sul finale il giovane portiere della Villacidrese è costretto però ad arrendersi al destro di Fangwa che bacia il palo e si insacca per il definitivo 2-0.

«Non vedevo la squadra da due settimaneè il commento di mister Graziano Mannu a fine partite -. Non ci siamo potuti allenare a causa del Covid e oggi diversi giocatori sono scesi in campo nonostante non si allenassero da così tanto tempo. Se andiamo ad analizzare la gara però poteva starci anche il pareggio. Per noi era la classica partita di fine anno, ma la squadra ha dato lo stesso il massimo trovando comunque le proprie motivazioni. Questo è stato il primo campionato di Eccellenza a Villacidro dopo tanti anni ed è stato un campionato straordinario. Abbiamo raggiunto l’obiettivo della salvezza con largo anticipo. Purtroppo, questa è stata anche una stagione falsata dalle tante interruzioni e dalle assenze per Covid.»

Villacidrese – Kosmoto Monastir 0-2 (0-1 p.t.)

Villacidrese: Sitzia, Zedda, Pinna, Bruno (53′ Paulis), Lussu, Cordeddu, Corda, Angheleddu, Kassama (59′ Muscas), Figos, Lilliu (63′ Piras). A disposizione: Medda, Paulis, Minerba, Muscas, Figus, Cinus, Porru, Piras. Allenatore: Graziano Mannu.

Kosmoto Monastir: Zanda (45′ Serra), Idda, Arzu, Magnin, Saias, Ghiani, Sylla (60′ Ledda), Savage, Fangwa, Lampis (49′ Rinino), Riep (79′ Pilloni). A disposizione: Serra, Mura, Aramu, Rinino, Ledda, Arangino, Pilloni. Allenatore: Nicola Manunza.

Arbitro: Carvelli di Crotone.

Reti: 34′ Ghiani, 93′ Fangwa.

Note: ammoniti Lampis, Kassama, Bruno.

 

Sabato 30 aprile, a partire dalle ore 10.00 e per tutta la giornata, il Centro Culturale, in via Grazia Deledda, a Iglesias, ospiterà “Artismo – L’arte per l’autismo”, la manifestazione che unisce l’approfondimento sul tema dell’autismo, la cultura, le arti visive e la musica. Gli appuntamenti sono organizzati dall’Associazione Amici della Vita ODV, in collaborazione con il Consorzio Eventi Co.Event e con il sostegno del comune di Iglesias, della Presidenza del Consiglio Regionale della Sardegna e della Fondazione di Sardegna.

Il programma della manifestazione prevede: alle ore 10.00, l’apertura della mostra di arti visive “Uno sguardo sull’autismo”; alle ore 10.30, la conferenza medico-scientifica “Autismo, risposte per il presente, sfide per il futuro”.

Sono previsti interventi della dott.ssa Roberta Fadda, della dott.ssa Laura Zucca, della dott.ssa Mirjana Atzeni, della dott.ssa Federica Fadda, del dott. Stefano Pala e del dott. Giorgio Madeddu.

Alle ore 18.00, il “Concerto per l’autismo”, con il coro di Amici della Vita, band locali, Cantimbanco e Camera Oscura, ed i bambini delle Scuole Elementari di Serra Perdosa e Campo Romano. A seguire, proiezione del video del progetto “Auritmo” e lettura di poesie. Testimonial della giornata i Tenores di Neoneli ed il cantante Elio della band “Elio e le Storie Tese”, che parteciperà con un videomessaggio.

Domenica 1 maggio, partirà da Carbonia il 4° memorial dedicato a Renzo Senni. La società sportiva Dimonios team bike, sotto la guida del presidente Fabrizio Piras, dopo un primo giro per le vie della città, darà il via al tour in bicicletta per ricordare Renzo Senni, amico di sempre e grande appassionato di ciclismo, scomparso prematuramente a causa di un incidente stradale, proprio durante un’escursione in bici. l’intervista al presidente della Dimonios team bike, Fabrizio Piras. 

 

Le segreterie territoriali FIOM-FSM-UILM e CUB del Sulcis Iglesiente hanno inviato una richiesta di incontro al ministero dello Sviluppo economico e al presidente della Regione Christian Solinas, per una verifica del rispetto degli accordi in merito al revamping e alle conseguenti assunzioni all’interno dello stabilimento Sider Alloys di Portovesme.

Le organizzazioni sindacali evidenziano la necessità di riaffrontare il tema legato al riavvio dello smelter di alluminio primario di Portovesme, già in diverse circostanze dichiarato “strategico” per quanto concerne la produzione di alluminio primario, dalle Istituzioni politiche nazionali e regionali. Dichiarazioni conseguenti alle tante iniziative messe in campo dai tanti lavoratori che risultano ancora in trepida attesa di quel rilancio produttivo ed occupazionale, più volte annunciato.

«In questa otticasottolineano le segreterie territoriali FIOM-FSM-UILM e CUB del Sulcis Iglesiente -, negli anni sono stati firmati diversi accordi tesi a tutelare la forza lavoro che operava nella ex Alcoa; a tal proposito, poco tempo fa, si è attivato, grazie all’importante interessamento e sostegno dell’assessorato del Lavoro, un importante percorso formativo – partenza prevista 3 maggio 2022 -, che coinvolge praticamente tutti i lavoratori in attesa di rioccupazione, e attualmente in regime di mobilità in deroga (con la retribuzione che per molti di loro non arriva a 500,00 €). insomma, una situazione drammatica, che dovrebbe portare tutti i soggetti alla massima attenzione.»
«Purtroppo, accadesi legge nota della richiesta di incontro -, che ogni tanto qualche assunzione passi per un percorso che non rientra
in quelli previsti, creando elementi di tensione aggiuntivi, che alimentano una situazione di per sé ingestibile. Le categorie dei metalmeccanici territoriali, rimarcano che nel momento in cui sono state proposte assunzioni di figure professionali non presenti negli elenchi facenti parte degli accordi, queste sono sempre state accolte senza obiezioni o problemi. Diverso è se si assumono delle persone non comprese negli accordi, non facenti parte del cosiddetto “bacino ex Alcoa”, e con qualifiche presenti tra i lavoratori in attesa. Inoltre, che senso ha spendere dei soldi per i corsi formativi, per preparare i lavoratori da ricollocare, se alla prima opportunità si assumono lavoratori che non c’entrano nulla con il percorso di rilancio di questa fabbrica concludono le segreterie territoriali FIOM-FSM-UILM e CUB del Sulcis Iglesiente -. Per queste ragioni, riteniamo utile e urgente una convocazione per “rivalidare” gli accordi già esistenti, ed inchiodare una volta per tutte la Sideralloys alle proprie responsabilità, fosse, anche per l’assunzione di un singolo lavoratore (come accaduto pochi giorni fa), nel rispetto, di ciò che è stato concordato e sottoscritto.»