26 April, 2024
HomePosts Tagged "Mario Floris" (Page 4)

[bing_translator]

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale ha approvato la nuova legge forestale della Sardegna.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con l’art. 48 (Personale dell’Agenzia) del disegno di legge n. 218/A – Giunta regionale – Legge forestale della Sardegna.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sottolineato che «l’articolo merita una attenzione particolare perché rischia di creare nel sistema regionale una evidente disparità di trattamento, in quanto quello dell’ente foreste è l’unico personale cui non si applica la legge 31, mentre nel tempo sono stati regionalizzati un po’ tutti, anche di provenienze molto diverse». Se il problema sono le risorse, ha avvertito, «che si trovino anche per l’Ente foreste come sono state trovate per gli altri lavoratori, è una situazione senza logica che riguarda numerosissimi lavoratori a cominciare dal personale semestrale che, sempre a differenza di altri, non ha ottenuto la stabilizzazione con i casi emblematici della Sardegna centrale e del Sulcis a differenza, per esempio, di quelli operanti nel Nord Sardegna». Quanto al contratto fermo da un anno e mezzo nonostante lo sblocco derivante da norme nazionali, Pittalis ha sottolineato che «nella stessa finanziaria le risorse assegnate sono del tutto insufficienti; noi, con i nostri emendamenti vogliamo superare questi problemi e valorizzare finalmente le risorse umane dell’ente foreste, attendiamo un segnale dalla maggioranza».

Il vice capogruppo Marco Tedde ha manifestato fiducia in una riflessione ulteriore della maggioranza perché, ha ricordato, «l’articolo sembra la fattoria degli animali di Orwell dove tutti erano uguali ma alcuni più degli altri, è la stessa situazione del personale dell’ente foreste su cui grava una sperequazione che bisogna assolutamente superare cosa che la stessa maggioranza aveva provato a fare nel testo originario della legge che poi è stato stravolto». Lo schema della contrattazione privata senza la Regione, ha concluso Tedde, «non è più sostenibile da nessun punto di vista a cominciare da quello giuridico».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha messo l’accento sul fatto che «ci sono voluti 47 articoli per immaginari il maggior numero possibile di vincoli sulla materia forestale, mentre poi in un solo articolo che riguarda le risorse umane dell’Agenzia ci si ritrova nell’impossibilità di andare avanti, dimenticando che non c’è alternativa all’inserimento dei lavoratori nelle previsioni della legge 31 sul personale della Regione». Con questo testo, ha protestato, «6.000 lavoratori dell’ente foreste resteranno in serie B per colpa del percorso normativo offensivo che la maggioranza ha messo in piedi, mentre in altre situazioni si sono seguite strade diverse con criteri diversi per arrivare ad una soluzione e solo in questo caso viene negato l’inquadramento nei ruoli dell’amministrazione regionale».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha osservato che «l’articolo sta creando molte aspettative soprattutto all’esterno, noi potevamo fare finta di niente ed andare avanti ma abbiamo scelto di occuparci del problema e di fare la riforma, però bisogna riconoscere che oggi non ci cono condizioni finanziarie per transito nei ruoli del personale regionale». Poi, ha aggiunto, «ci sono altri problemi nati dopo il trasferimento alla Regione del personale di altre Agenzie, perché dipendenti dell’ente foreste molti non hanno fatto alcun concorso seguendo altri percorsi interni di carriera». Ora, ha proseguito Solinas, «dopo le 312 stabilizzazioni effettuate con risorse dell’ente ne restano più di 1.600 che, peralro, perderebbero diritto alla disoccupazione; noi diciamo quindi che confermiamo lo schema del contratto nazionale, dove comunque la Regione può dire la sua attraverso la conferenza Stato-Regioni più l’integrativo assegnato al Coran che si occupa del personale regionale». Conclusa questa fase, ha terminato, «c’è l’impegno a rimettere mano all’inquadramento complessivo del personale».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, ha detto di capire ma solo in parte la posizione di Solinas aggiungendo però che «c’è un problema a monte, un sistema aziendale che non risponde più alle attuali esigenze della Sardegna e ciò avviene, voglio segnalarlo, mentre qualcuno si sta spartendo posti in una Agenzia che ancora non c’è». L’opposizione non ha fatto barricate, ha sostenuto, «ma credo sia necessario a questo punto che la minoranza lasci l’Aula perchè si stanno facendo cose assurde sulla pelle dei lavoratori dell’ente foreste proteggendo in modo illegittimo alcune posizioni e questa è molto più di una marchetta; se si vuole fare una riforma seria ci siamo, altrimenti i favori interni fateveli da soli, ci sono disparità vergognose che non si possono avallare».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha affermato che «il Consiglio ha il dovere di fare leggi uguali per tutti e in questo caso la Giunta ha fatto meglio della sua maggioranza con il rinvio ad un disegno di legge successivo da emanare entro 180 giorni; dobbiamo tutelare i diritti di tutti come abbiamo già fatto passando alla Regione i dipendenti delle ex Ipab ed è giusto dunque tornare allora all’impostazione della Giunta per fare tutti gli approfondimenti necessari prendendoci il tempo che serve, anche perché i pareri legali ci dicono che stiamo andando incontro a profili di illegittimità costituzionale per violazione di alcune norme del pubblico impiego».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu è partito da un dato molto semplice, quello relativi alle superfici boschive «che sono aumentate e dobbiamo andarne orgogliosi riconoscendo il giusto merito dell’ente foreste che ha consegnato alla Sardegna una ricchezza che ha aumentato il suo valore». Anche per questo dobbiamo, a suo avviso, «occorre dare dignità ai lavoratori dell’ente riconoscendo il loro diritto di entrare a far parte del personale della Regione; c’è uno sforzo economico che dobbiamo fare e dobbiamo ragionare anche sulla parte normativa del contratto che richiede altro tempo, però non possiamo chiudere la legge oggi e lasciare senza risposte migliaia di persone».

Il consigliere Mario Floris (Misto) ha ricordato che l’ente foreste nel suo assetto attuale «è l’esito di lungo percorso derivante dalla fusione fra l’azienda foreste demaniali e ispettorato ripartimentale delle foreste, per cui se facciamo come dice il consigliere Solinas sranno avvantaggiati solo alcuni sindacati che non vogliono perdere iscritti, mentre la Regione avrebbe ben altri vantaggi concerti assumendo il controllo della contrattazione senza subire aumenti incontrollabili di spesa, fermo restano che i dipendenti regionali devono avere un contratto unico».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha messo in luce che, da una parte, «c’è la necessità di tutelare i lavoratori ma, dall’altra, anche quella di non perdere di vista interesse pubblico». Il passaggio alla Regione di 6000 unità, ha ribadito Demontis, «costerebbe circa 18 milioni ed inoltre la mobilità di questo personale nel sistema Regione sarebbe molto complessa perché, nei fatti, molti lavoratori continuerebbero a svolgere le stesse mansioni; questa è la ragione per cui si propone il mantenimento del contratto attuale che non è comunque peggiorativo, anzi è la soluzione più corretta».

A Demontis ha replicato il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis: «La sua posizione rispecchia quella della Cgil – ha detto Pittalis – è singolare che si parli di interesse pubblico prevalente rispetto al diritto al lavoro, alla giusta retribuzione e a non essere discriminati dei lavoratori. Non esiste un problema di funzioni: i dipendenti dell’Ente Foreste continueranno a fare le stesse cose ma, a loro, deve essere esteso il trattamento economico e giuridico riservato a tutto il personale della Regione».

Pittalis ha poi ricordato il lungo iter seguito dalla legge: «Dopo un lungo confronto con le rappresentanze sindacali e le organizzazioni di categoria non si è riusciti a trovare una soluzione. Oggi certifichiamo il tradimento degli impegni – ha affermato il capogruppo azzurro – sarebbe servito maggior tempo, così si crea un vulnus, la sinistra si è dimenticata dei lavoratori». Messo in votazione, l’emendamento n.63 è stato respinto con 28 voti contrari e 18 a favore.

Si è poi passati all’esame dell’articolo 3 (Zedda e più) per il quale il Presidente della IV Commissione Antonio Solinas ha invitato i presentatori al ritiro.

Il primo firmatario Paolo Zedda (Rossomori) ha dichiarato la disponibilità a ritirarlo ma ha voluto fare alcune precisazioni. «L’emendamento mirava a risolvere una situazione intricata. Ai dipendenti dell’Ente Foreste viene applicato un contratto privatistico pur operando in un comparto pubblico – ha detto Zedda – c’è poi un altro aspetto di natura previdenziale che non va sottovalutato. Attualmente i dipendenti dell’Ente beneficiano delle esenzioni Inps riservate ai lavoratori dell’agricoltura, non è automatico che le agevolazioni vengano riconosciute anche all’Agenzia Forestas che opererà in campo agricolo solo per il 20% delle sue attività. Sarebbe meglio prendersi 6 mesi di tempo per consentire alla Giunta di valutare tutte le problematiche».

Angelo Carta (Psd’Az) ha fatto proprio l’emendamento n.3 e chiesto la votazione a scrutinio segreto. Questo l’esito del voto: 27 contrari, 20 a favore e due astenuti. L’emendamento è stato respinto.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento n. 64. Il Consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha ribadito il giudizio negativo sulla norma e invitato la maggioranza a fare un passo indietro: «L’articolo 48 è illegittimo, porterà a una serie di contenziosi oltre ai 400 già aperti – ha detto Cherchi – tutte le altre agenzie regionali hanno reinquadrato il personale non si capisce perché non lo si voglia fare per Forestas. Sospendiamo l’articolo 48 e rimandiamolo eventualmente a un altro provvedimento legislativo».

Daniele Cocco, capogruppo di Sel, si è detto d’accordo con le argomentazioni dell’on. Cherchi. «Abbiamo acquisito l’impegno della Giunta per continuare l’interlocuzione avviata con il Governo perché si trovi una soluzione a un problema quasi insostenibile. L’assessore Demuro può ribadirlo in aula».

L’assessore agli Affari Generali Gianmario Demuro ha confermato che sono in corso una serie di interlocuzioni con il Ministero della Funzione Pubblica sulla contrattazione dei lavoratori forestali, problema che riguarda anche altre Regioni. «Nel momento in cui ci sarà una soluzione nazionale si potrà ridiscutere la norma – ha detto Demuro – c’è l’impegno della Giunta a un ulteriore approfondimento». Posto in votazione, l’emendamento soppressivo parziale n. 64 è stato respinto con 17 sì e 30 no.

Sull’emendamento soppressivo parziale n.65 è intervenuto il capogruppo di Forza Italia Pietro  Pittalis: «Ho ascoltato l’assessore – ha detto l’esponente della minoranza – è un modo per rinviare sine die la questione.  E’ un problema interno al nostro ordinamento, cosa c’entra il governo nazionale? E’ questo che ci sfugge. Capisco le difficoltà della maggioranza, ci sono i dipendenti che ci ascoltano, evitiamo che il dibattito abbia il sapore di una sonora presa in giro e che al danno segua la beffa».

Gianni Tatti (Udc) ha invitato la maggioranza a rivedere i contenuti dell’articolo 48 e a prevedere il passaggio di tutti i dipendenti dell’Ente Foreste al ruolo unico regionale disciplinato dalla legge 31.

Marco Tedde (Forza Italia) ha ricordato che «il programma di Pigliaru si proponeva di ridimensionare il ruolo dell’Ente Foreste. Questa legge lo fa ma riduce al lumicino le speranze dei dipendenti dell’Ente». Tedde ha poi invitato la Giunta a prendere una decisione: «Lasciate perdere le interlocuzioni e i tavoli, abbiamo bisogno di gente che decida e scelga – ha concluso l’ex sindaco di Alghero – ci sono tantissime sentenze della Cassazione che dicono che i dipendenti dell’Ente Foreste sono dipendenti pubblici».

Mario Floris ha ricordato che l’Ente Foreste ha 400 dipendenti tra dirigenti, funzionari e impiegati a fronte di 5000 operai a tempo determinato e indeterminato. «A loro si applica il contratto collettivo di lavoro. Fatta salva la posizione degli operai, il personale impiegatizio accede all’Ente Foreste con concorso pubblico – ha detto Floris – noi non chiediamo di far transitare tutto il personale nei ruoli unici regionali ma chiediamo di fare un contratto unico. Abbiamo due contratti: uno integrativo regionale e uno collettivo nazionale. Non si può andare avanti così».

Il capogruppo sardista Angelo Carta ha contestato le dichiarazioni dell’assessore Demuro: «Il suo non è un impegno che può essere accolto dai lavoratori, è una posizione che non ha né capo né coda – ha detto Carta – è un problema che riguarda la Sardegna che non ha nulla a che vedere con quello che capiterà fuori».

Antonio Gaia (Upc), rivolgendosi all’assessore Demuro, ha chiesto chiarimenti sulla possibilità di cambiare il profilo giuridico dei contratti senza toccare la parte economica. «Sarebbe la soluzione per 5.000 lavoratori – ha detto Gaia – se la strada è percorribile mi riservo di presentare un emendamento orale al testo dell’articolo 48».

L’emendamento 65 è stato respinto con 27 no e 19 sì.

Il presidente Pittalis ha quindi messo in votazione il testo dell’articolo 48. Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha annunciato l’uscita dall’Aula della minoranza. «La forza dei numeri non ci consente di apportare modifiche al testo. C’è una risposta muscolare della maggioranza- ha sottolineato Pittalis – per questo voteremo contro l’articolo 48 e poi lasceremo l’Aula. Non vogliamo essere corresponsabili di questa scelta».

E quindi intervenuto il consigliere Antonio Gaia (Upc) che ha chiesto una sospensione di due minuti accordata dal presidente Ganau.

Alla ripresa dei lavori è stato messo in votazione il testo dell’articolo 48 che è stato approvato con 25 voti a favore e 23 contrari. 

Si è poi passati all’esame dell’emendamento aggiuntivo n. 10. Il Capogruppo di Forza  Italia Pietro Pittalis ha confermato la decisione della minoranza di abbandonare l’aula e chiesto al Presidente di considerare l’assenza come assenza politica». Posto in votazione, l’emendamento n. 10 è stato respinto.

Senza i consiglieri della minoranza si è dunque proceduto con l’articolo 49 (Assunzioni) ed il relatore della maggioranza ha dichiarato parere favorevole per gli emendamenti n. 72 e n. 76, si è rimesso all’Aula  sul n. 69 ed ha invitato al ritiro i presentatori degli emendamenti n. 84 e n. 86. Dopo qualche minuto di riflessione l’assessore Donatella Spano ha dichiarato parere conforme a quello della commissione tranne che per l’emendamento n. 69 per il quale ha espresso parere contrario.

L’Aula ha quindi proceduto con l’approvazione dell’emendamento n. 72 che sostituisce la lettera a) del comma 1 e stabilisce, tra l’altro, che le mansioni di operario, sia a tempo determinato che indeterminato, prevedono la richiesta di avviamento presso i centri dei servizi per l’impiego competenti per territorio e le assunzioni devono essere effettuate tra i disoccupati residenti nel comune in cui insistono i cantieri.

Approvato anche l’emendamento n. 76 che alla lettera d) del comma 1 sostituisce le parole “tre anni” con “trentasei mesi”, mentre il consigliere del Pd, Franco Sabatini, ha annunciato il ritiro degli emendamenti 69, 84 e 86 ma ha ribadito “la convinzione che quanto proposto con le modifiche vada nel verso del giusto riconoscimento di un diritto per gli operai impiegati come amministrativi e a cui non sono state riconosciute le mansioni superiori svolte”.

Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento del consigliere Pd, Luigi Lotto, che ha ricordato come la questioni riguardi 25 dipendenti dell’ente foreste che, con qualifica di operaio, hanno superato una selezione pubblica per essere impiegati con mansioni di amministrativi. «Serve una soluzione di giustizia per riconoscere un diritto maturato», ha concluso Lotto, confermando però il ritiro dell’emendamento.

Approvato l’articolo 50 (Svolgimento di attività con specifica qualificazione o specializzazione), il relatore ha dichiarato parere favorevole all’emendamento aggiuntivo n. 77 (Sabatini e più) all’articolo 51 (Risorse per la contrattazione), a cui è seguito parere conforme dalla Giunta.

L’Aula ha quindi approvato l’articolo 51 e l’emendamento aggiuntivo n. 77 che alla fine del comma 1 stabilisce che l’ammontare massimo delle risorse destinate alle contrattazione collettiva possa essere integrato nella misura non superiore al 10% dei ricavi derivanti dalle attività economiche poste in essere dall’agenzia.

Approvato quindi l’articolo 52 (Patrimonio dell’agenzia) e di seguito l’articolo 53 (Norma finanziaria) e previa acquisizione dei pareri favorevoli di relatore e giunta, anche l’emendamento aggiuntivo n. 71 (Antonio Solinas e più) che modifica le parti riguardanti l’UPB e sostituisce il termine “legge finanziaria” con “legge di stabilità regionale”.

Approvato l’articolo 53 bis (Modifiche alla legge regionale 12\94), l’Aula con il parere favorevole di relatore e giunta ha approvato anche l’emendamento aggiuntivo n. 70 (Antonio Solinas e più) contente le disposizioni di prima applicazione della nuova norma. Via libera anche all’articolo 54 (Abrogazione di norme e disposizioni transitorie) e all’emendamento aggiuntivo n. 9 (Antonio Solinas) che aggiorna le norme abrogate con l’entrata in vigore della legge.

Dopo l’approvazione dell’articolo 55 (Entrata in vigore) il Consiglio ha ripreso l’esame degli articoli la cui discussione era stata sospesa nella seduta pomeridiana e così il presidente del Consiglio ha preannunciato la votazione del’articolo 4 (Definizioni di bosco e assimilate) e il consigliere di Sovranità, democrazia e lavoro, Piermario Manca ha contestato il contenuto del comma 2, laddove si precisa che costituisce bosco un’area non inferiore a 2.000 metri quadrati e larghezza maggiore di 20 metri, coperta da vegetazione arborea compresa la macchia mediterranea. Piermario Manca ha lamentato il fatto che la Regione sarda, al contrario di quanto fatto da altre Regione, non abbia legiferato in materia ed ha denunciato pericoli per il comparto agricolo sardo in riferimento al calcolo dei contributi comunitari. 

Il Consiglio ha proceduto con la votazione dell’emendamento n. 17 che non è stato approvato con 29 contrari e successivamente non sono stati approvati gli emendamenti n. 18, n. 22, n. 23, n. 25, n. 26, n. 28 e n. 30. Via libera invece, con parere favorevole di relatore e giunta, all’emendamento n. 78 che sopprime alla fine della lettera b) del comma 6 le parole “Unione Europea”.

Non approvati con successive e distinte votazioni gli emendamenti nn. 21, 4, 20, 19, 24, 27, 31 e 29.

Il consigliere Piermario Manca (Sdl) ha dichiarato voto contrario all’articolo 4 e il consigliere del Pd, Luigi Lotto, non ha nascosto perplessità sui possibili danni per il comparto agricolo ma si è detto fiducioso delle rassicurazione fornite dall’assessore sulle interlocuzioni intercorse con l’assessorato competente. Anche il relatore Antonio Solinas, ha dichiarato voto a favore ed ha affermato che “senza l’approvazione della norma i pericoli per il comparto agricolo sarebbero maggiori”. Concetto ripreso dall’assessore dell’Ambiente, Donatella Spano che ha confermato le positive interlocuzioni con l’assessorato dell’Agricoltura ed ha spiegato che “al ministero dell’agricoltura è aperta la discussione sul punto e che un parte del cosiddetto collegato agricoltura è dedicata alla gestione del bosco e sarà dunque sul decreto attuativo che faremo pressione per aggiornare il decreto 227 e ci adegueremo alle novità che concorderemo in sede governativa”.

Il capogruppo di Sdl, Roberto Desini, ha chiesto la votazione elettronica ed ha preannunciato il voto contrario del gruppo. Anche il consigliere dell’Upc, Antonio Gaia, ha dichiarato voto contrario («Riflettete, e personalmente  non mi fido delle raccomandazioni perché bisogna fare massima attenzioni al rischio del blocco dei finanziamenti comunitari per gli agricoltori»).

Il capogruppo Daniele Cocco (Sel) ha posto l’accento sul rischio di possibili situazioni di disagio per il comparto agricolo ma non ah dichiarato il voto contrario.

Posto in votazione l’articolo 4 è stato quindi approvato con 21 favorevoli e 7 contrari mentre non è stato approvato l’emendamento aggiuntivo n. 5.

Dunque si è passati all’articolo 21 (interventi compensativi) e con parere contrario del relatore e della giunta non sono stati approvati gli emendamenti n. 50 e 51, mentre è stato approvato l’emendamento n. 1 che al comma 3 sopprime il periodo “gli interventi di trasformazione finalizzati alla realizzazione di opere pubbliche o di interesse pubblico”. Non approvato l’emendamento n. 52, successivamente è stato approvato l’emendamento n. 2 che al comma 4 sostituisce il periodo “In luogo del rimboschimento compensativo” con il seguente “Unicamente quando il rimboschimento compensativo risulti impossibile”.

Posto in votazione il testo dell’articolo 21 è stato approvato e il presidente Ganau ha così potuto dichiarare aperta la votazione finale sul testo della legge forestale che è stata approvata con 31 voti favorevoli (i consiglieri della minoranza non hanno partecipato, per protesta, ai lavori a partire dall’esame dell’articolo 49).

[bing_translator]

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha approvato questo pomeriggio il passaggio agli articoli del disegno di legge n. 218 “Legge forestale della Sardegna”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il Dl n.218/A – Giunta regionale – Legge forestale della Sardegna. Il presidente ha quindi dato la parola al relatore di maggioranza della legge, il presidente della quarta commissione (Governo del territorio) Antonio Solinas, del Partito Democratico.

Solinas, dopo aver ricordato il lungo commissione che da circa un anno ha approfondito i vari temi confrontandoli con i portatori di interessi, ha sottolineato che «finalmente si colma un vuoto legislativo unico in Italia nel settore forestale, con una legge che presenta alcuni punti qualificanti: la soppressione del Cda sostituito da un amministratore unico affiancato da direttore generale, la previsione di un comitato territoriale di indirizzo composto da 5 persone (l’assessore dell’Ambiente affiancato da quattro sindaci). Rispetto ad altre agenzie, ha osservato Solinas, «emerge la diversità di Forestas, che ha 6500 dipendenti, 300 sedi in tutta la Sardegna e solo 7 dirigenti ciascuno con 7/800 persone da coordinare, proporzione impossibile rispetto al resto del sistema Regione». Per quanto riguarda il contratto, ha concluso il consigliere del Pd, «che ora si articola su una parte nazionale più un integrativo regionale privatistico, si sono confrontare diverse proposte ma, alla fine, ha prevalso il mantenimento del modello attuale, sia per problemi di bilancio che di inquadramento normativo professionale, come per le categorie degli impiegati e dei lavoratori semestrali».

Per il relatore di minoranza, il consigliere Gianni Tatti (Udc Sardegna) ha evidenziato che il voto di astensione espresso dai consiglieri dell’opposizione significa in realtà «un giudizio ampiamente negativo, fatta eccezione per il riordino della materia forestale in cui la Sardegna aveva effettivamente un vuoto normativo». Non convince, ha affermato Tatti, « il nuovo modello di governance basato sull’Agenzia, che però nell’esperienza regionale è un organismo snello con una missione prevalentemente tecnica, per cui non si comprende perché nel nostro caso ci si voglia affidare ad un tandem formato da amministratore unico e direttore generale». Mi sembra, ha precisato, «una proposta ambigua, poco chiara e non adatta al raggiungimento dei risultati sperati; infatti lo stesso assessore aveva indicato inizialmente la necessità di un organo di indirizzo politico da affiancare al direttore generale salvo poi contraddire questi buoni propositi, dando vita invece ad una Agenzia regionale come ennesimo ente pubblico perciò inutile». Sarebbe stato meglio, secondo il consigliere dell’Udc, «mantenere l’attuale forma giuridica eliminando inutili costi di modifica e cambiando, invece, quello che c’era davvero da cambiare, cioè il contratto, perché ora si vuole perpetuare l’anomalia della legge istitutiva, che consente di non applicare la disciplina del pubblico impiego ma un regime privatistico; in poche parole, una riforma così mal congegnata si traduce in una mera operazione gattopardesca che cambia tutto senza cambiare niente».

Il consigliere Mario Floris (Misto) ha definito la relazione di maggioranza «molto ambiziosa ma poco aderente alla realtà, perché non si affronta il nodo vero, quello di trasformare l’Ente foreste da uno stipendificio ad un soggetto capace di auto sostenersi e produrre utili, con l’unica foglia di fico dell’eliminazione del Cda peraltro non in linea con la normativa nazionale che ne prevede il mantenimento in considerazione del numero dei dipendenti». Lo stesso Cal, ha ricordato Floris, «ha detto nel suo parere che si tratta di una riforma solo di facciata che senza toccare mentalità, obiettivi e risultati, risulta priva del necessario collegamento con scuola ed università per sviluppare nuova cultura ambientale e col settore turistico per integrare il tradizionale filone estivo». Viene poi totalmente disatteso, ha rilevato Floris, «il vero problema del personale, sottoposto a due contratti di cui uno solo sottoscritto in ambito regionale; in altri termini si sceglie di non scegliere, smentendo i tanti proclami di voler unificare il sistema Regione, e si ignorano le prospettive di un soggetto che dovrebbe diventare il motore economico delle zone interne, lo strumento migliore per difendere il territorio dal rischio idro-geologico per attuare una politica incisiva in materia di protezione civile». La politica, ha auspicato Floris, «deve quindi fare un passo avanti nel senso pubblicistico perchè non si può dire che il contratto di lavoro è prevalentemente agricolo, con tutto ciò che comporta; ora spendiamo 200 milioni ed arriveremo a 300 con un contratto fatto a Roma e pagato in Sardegna a piè di lista, mentre con il rinnovo dello stesso contratto è prevedibile una impennata incontrollata o dei conti o del contenzioso, in conclusione non siamo davanti ad una riforma ma ad un po’ polvere negli occhi, utile magari per trovare il solito docente universitario che non conosce la campagna».

Il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha affermato che la legge contiene «alcuni punti apprezzabili però non mancano i punti critici a cominciare dal piano forestale ambientale in cui si lascia ogni decisione alla Giunta eludendo le competenze del Consiglio, competenze che invece deve mantenere perché già ora decide su tutti gli altri atti di pianificazione territoriale». Quanto all’amministratore unico, a giudizio di Tocco «occorre evitare il pericolo di un eccessivo accentramento, magari su un professore senza esperienza di gestione aziendale né specifica; sulla contrattazione, inoltre, si è persa una buona occasione per incidere positivamente sul contenzioso e su problemi che si trascinano da anni». Questi ed altri punti, ha concluso, «devono essere ulteriormente approfonditi per trovare la soluzione migliore».

Oscar Cherchi, sempre di Forza Italia, ha parlato di «un tentativo di riforma perché in materia di tutela del patrimonio ambientale la legge non propone contenuti innovativi ma si esaurisce nella delega attuativa di molti aspetti alla Giunta, passaggio che indebolisce l’impianto complessivo del provvedimento e rappresenta un modo surrettizio per togliere competenze al Consiglio e portarle nell’ambito della Giunta». La stessa trasformazione in Agenzia lascia molto perplessi, ha detto ancora Cherchi, «perché la gestione successiva si complicherà di molto a cominciare dal personale per il quale tutto rimane come era, senza nemmeno una garanzia di stabilità».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde, in apertura, ha fatto i complimenti al relatore di minoranza che ha individuato «i veri nodi irrisolti della legge, ha messo a nudo le crepe da cui rischia di venir fuori l’ennesimo mostro giuridico, a conferma di un iter già iniziato male nel 2014, quando la Giunta approvò un disegno di legge per invitare il Consiglio ad approvare indirizzi generali in vista di nuovo disegno di legge per disciplinare la materia, la classica situazione del serpente che si morde la coda». Poi, ha ricordato Tedde, «una lunga serie di passi indietro fino ad arrivare allo schema attuale, molto simile al punto di partenza; ne è venuto fuori un pasticcio molto diverso dalla riforma vera di cui l’ente ha bisogno anche in campo culturale e sociale, un pasticcio che non cambia nulla, una rinfrescatina della materia che lascia le cose come stanno». Bisogna rivedere in modo radicale, ad avviso di Tedde, «la forma organizzativa e giuridica dell’ente, eliminando il tandem con cui la Giunta vuole mantenere un controllo assoluto sulla struttura con la solita logica accentratrice ed autoritaria, mentre il Governo nazionale dice che ci vuole un Cda in realtà complesse con organici di grandi dimensioni e, quanto alla Regione, basta ricordare i casi degli Ersu che con l’1 o il 2% dei dipendenti dell’ente foreste hanno i Cda di 5 membri ciascuno». Il parere negativo del Cal, ha concluso l’esponente di Forza Italia, «dice le cose come stanno ed auspica senza mezzi termini il ritiro della legge, certificando che soprattutto sul personale è mancato il coraggio di una vera riforma con equiparazione agli altri dipendenti della Regione, rimandando ad una contrattazione agricola cui la Regione non partecipa rinunciando a qualunque scelta».

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha segnalato il rischio di un trasferimento di competenze dal Consiglio alla Giunta. «La potestà regolamentare passa, di fatto, dall’organo legislativo a quello esecutivo – ha detto Locci – delegare la materia alla Giunta è una scelta autonoma del Consiglio regionale perché su questo punto non esiste alcun riferimento normativo».

Secondo Locci, il rischio è che si svuoti l’Assemblea di competenze: «A questo punto possiamo decidere di autoregolamentarci e di snellire alcune procedure, evitando di richiedere pareri a organi come il Cal – ha proseguito il consigliere di minoranza – io credo invece che non si deve perdere di vista il quadro normativo generale e occorra difendere la dignità dell’Aula»

Luigi Crisponi (Riformatori) ha parlato di riforma “pasticciata” che replica quella che portò alla trasformazione dell’Azienda Foreste Demaniali in Ente Foreste.

«Da un prima lettura sembra non si possa parlare nemmeno di riforma – ha detto Crisponi – mancano i riferimenti all’educazione ambientale e all’attività didattica. Non c’è  un raccordo tra le filiere produttive e un collegamento con la parte imprenditoriale». Secondo Crisponi la legge porterà ad un ulteriore appesantimento delle procedure burocratiche per le autorizzazioni: «Fa specie che in molti articoli si chiami in causa il Corpo Forestale e di Vigilanza ambientale – ha sottolineato il consigliere dei Riformatori – questo ha un ruolo di polizia ambientale, l’Ente Foreste dovrebbe poter decidere in autonomia anche un processo autorizzativo».

Da rivedere, secondo Crisponi, anche la norma che prevede la sospensione delle licenze alle aziende turistiche e agrituristche per il mancato rispetto di alcune prescrizioni antincendio: «E’ una sanzione in eccesso – ha affermato Crisponi – la norma non tiene conto che tutte le attività turistiche sono già sottoposte all’autorizzazione antincendi». Crisponi ha poi fatto notare la difficile attuazione della disposizione che assegna a Forestas il compito di provvedere al decoro degli spazi verdi pubblici. «Mi dite un paese dove l’Ente Foreste ha contribuito ad abbellire e ingentilire i luoghi? Dove si può ammirare un filare di alberi, un prato verde, uno spazio ombreggiato realizzati dall’Ente?».

L’esponente della minoranza ha poi concluso il suo intervento invitando l’assessore a tenere conto dei costi per i nuovi simboli da mettere sui mezzi e sugli equipaggiamenti che passeranno dall’Ente Foreste a Forestas. «Quanto costerà la riproposizione del nuovo logo di Forestas su giubbetti, automezzi e tutta una segnaletica che accompagna attualmente l’Ente Foreste – ha chiesto Crisponi  – ci vorrà tanto denaro, una parte la si destini alla valorizzazione del simbolo della Sardegna che oggi manca totalmente nei mezzi del Corpo forestale e di vigilanza ambientale».

Secondo Gigi Rubiu, capogruppo dell’Udc, il disegno di legge è “restrittivo, sanzionatorio e punitivo, in altre parole inapplicabile”.

«La soppressione dell’Ente Foreste a favore di Forestas viene fatta in nome della razionalizzazione della spesa e dei principi di efficienza ed efficacia della pubblica amministrazione – ha detto Rubiu – le vere intenzioni sono invece l’accentramento e il totale controllo degli spazi finora gestiti dagli enti regionali».

Rubiu ha poi criticato la decisione di commissariare l’Ente Foreste: «Sfugge ancora oggi la ragione di quel provvedimento – ha proseguito Rubiu – così come non si capisce la mancanza di investimenti sul personale. L’attuale contratto è inadeguato sia dal punto di vista salariale che da quello normativo».

Bocciata infine la composizione della Consulta regionale per le politiche forestali (art. 12): «E’ costituita da dieci elementi, otto dei quali nominati dalla politica e quindi controllabili – ha concluso Rubiu – questo è il disegno di legge dei buoni propositi che non entra mai nel merito e non indica le risorse finanziare da destinare all’Agenzia».

Conclusi gli interventi, il presidente Ganau ha dato la parola alla Giunta per la replica.

L’assessore all’ambiente Donatella Spano ha difeso l’impianto del provvedimento: «Ho sentito con attenzione la relazione della Commissione e tutti gli interventi – ha esordito Spano – non tutto è stato colto del contenuto e dell’importanza del Dl. Ho notato in alcuni interventi anche momenti di confusione quando si è parlato di Ente Foreste e Corpo Forestale. Sono due entità diverse che il Dl mette insieme sinergicamente. La nuova disciplina per l’Agenzia Forestas crea un ruolo di coesione ed efficienza con le altre strutture della Regione».

Secondo Spano la riforma consentirà di coprire un vuoto legislativo: «La Sardegna si mette al passo delle altre regioni con una legge che si basa sui principi della normativa comunitaria e nazionale – ha detto l’assessore – questo non significa che non si è tenuto conto delle specificità del patrimonio sardo e di ciò che consente di fare lo Statuto di autonomia in materia»

Spano ha poi ricordato che in Sardegna ci sono un  milione e 200mila ettari di foresta, un valore superiore alla media nazionale. «Si tratta di terreni pubblici e privati con un modello di gestione esclusivamente pubblico. Questo modello non è in grado di garantire l’efficacia e l’efficienza delle risorse. Si punta a un mutamento culturale e sociale. L’obiettivo è la tutela del pubblico e la promozione del privato».

L’assessore ha poi evidenziato alcuni aspetti che, a parere della Giunta, introdurranno elementi innovativi come la pianificazione e la programmazione forestale e la semplificazione delle procedure autorizzative a favore dei cittadini.

Altro aspetto positivo riguarderà la lotta agli incendi: «Il Dl – ha concluso l’assessore – chiarisce la composizione del sistema regionale per coordinare meglio le attività di prevenzione e di contrasto degli incendi. La Regione Sardegna, prima in Italia per superfici forestate, punterà sul concetto di multifunzionalità del bosco».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato con 32 voti a favore e 17 contrari.

Il presidente ha dichiarato tolta la seduta ed ha convocato il Consiglio per domani, mercoledì 20 aprile, alle 10.30, mentre la Quarta commissione si riunirà domani alle 9.30 per il parere sugli emendamenti.

 

 

[bing_translator]

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale ha approvato oggi l’articolo 2 della Manovra Finanziaria, disego di legge 297 “Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione per l’anno 2016 e per gli anni 2016-2018 (legge di stabilità 2016) e relativi allegati”.

In apertura di seduta il Consiglio ha osservato un minuto di silenzio in memoria delle vittime degli attentati terroristici di Bruxelles.

«Quanto accaduto a Bruxelles questa mattina sconcerta e addolora – ha detto il presidente Gianfranco Ganau – gli attentati all’aeroporto internazionale e alla metropolitana della capitale belga, rivendicati qualche ora fa dall’Isis, ci lasciano basiti e increduli».

Il massimo rappresentante dell’Assemblea Sarda ha poi ricordato il pesante bilancio dei due attentati (34 morti e decine di feriti) e puntato l’attenzione sulla necessità di uno sforzo ulteriore per garantire la sicurezza dei cittadini e la loro incolumità. «La paura, però,  non può e non deve vincere perché è l’unico vero obiettivo dei terroristi che con i loro attacchi feroci e mirati vogliono distruggere quei valori di civiltà, democrazia, libertà e pace, così duramente conquistati dall’Europa – ha proseguito Ganau – l’unico argine al terrorismo che continua inesorabilmente a dilagare,  sono il dialogo,  la politica e la diplomazia per favorire in quei paesi del Nord dell’Africa a pochi chilometri dalle nostre coste,  il sostegno alle democrazie, come quella tunisina e l’appoggio, ad esempio, per la formazione di un esecutivo di unità nazionale in Libia. Contro ogni forma di estremismo occorrono unità, determinazione e impegno perché la soluzione non può certo essere la guerra perché è questo il vero pericolo che si rischia di correre: un vortice di violenza e terrore che porterà ancora morte e distruzione». Ganau ha infine espresso la solidarietà dell’Assemblea sarda alle famiglie delle vittime di Bruxelles e a tutto il popolo belga. Un pensiero e un messaggio di vicinanza è stato inoltre rivolto ai familiari delle studentesse Erasmus, morte nel tragico incidente avvenuto ieri in Catalogna.

Osservato il minuto di silenzio, il Consiglio è passato all’esame del provvedimento all’ordine del giorno: la manovra finanziaria 2016-2018.

Ha quindi chiesto la parola il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu che ha voluto ricordare la clamorosa azione di lotta intrapresa da tre sindacalisti dell’Alcoa, saliti ieri sui silos dello stabilimento di Portovesme per protestare contro i ritardi nella soluzione della vertenza. «Oltre al pensiero rivolto alle vittime dei terribili attentati di Bruxelles – ha detto Rubiu – mi sembra giusto ricordare anche i drammi di casa nostra. Per questo chiedo che domani venga posticipata di un’ora la seduta pomeridiana del Consiglio regionale in modo da consentire ai consiglieri che lo ritenessero opportuno di andare a Portovesme a portare la loro solidarietà ai lavoratori dell’Alcoa». La richiesta è stata accolta dal Consiglio, il presidente Ganau ha comunicato che i lavori di domani pomeriggio inizieranno alle 16.30.

Si è quindi passati all’esame dell’articolo 2 “Interventi per lo sviluppo e il sostegno dei sistemi produttivi regionali” e dei relativi emendamenti.

Sentito il parere di Commissione e Giunta, il presidente Ganau ha dato la parola alla consigliera di Forza Italia Alessandra Zedda che ha bocciato senza mezzi termini  il contenuto della norma. «Questo articolo doveva indicare le linee di pianificazione e di sostegno ai sistemi produttivi regionali – ha affermato Zedda – mette invece a disposizione cifre irrisorie che non risolvono nulla. La norma va cassata, il contenuto non è degno di un documento di pianificazione e programmazione. Non si parla di agricoltura, industria, turismo, di nessuna attività strategica per il settore economico». Giudizio condiviso da Paolo Truzzu (FdI): «Se io fossi un imprenditore non sardo e volessi farmi un’idea sulle linee di investimento sulle quali lavorare andrei a leggere l’articolo 2 della legge – ha rimarcato Truzzu – ma vedendo i contenuti mi renderei conto che siamo al sistema delle mancette per gli amici e gli amici degli amici». L’esponente di Fratelli d’Italia ha poi sottolineato l’esiguità delle risorse messe a disposizione (“non si arriva a un milione di euro”) e la presenza di provvedimenti che niente hanno a che fare con il rilancio del sistema economico come i 500mila euro a favore dei comuni per l’acquisto di porzioni di rete di distribuzione elettrica..

Per Luigi Crisponi (Riformatori) l’articolo 2 «sembra una barzelletta, una presa per i fondelli, non si può parlare di sostegno al sistema produttivo con 850mila euro».

Crisponi ha sottolineato l’assenza di provvedimenti a favore dei settori trainanti dell’economia isolana come il turismo, l’artigianato e il commercio. «Mi sarei aspettato una proposta seria – ha concluso Crisponi – stiamo davvero parlando di sviluppo? L’articolo va cassato. Non aveva nemmeno senso inserirlo in finanziaria».

Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento di Marco Tedde (Forza Italia). «Siamo di fronte a una serie di norme intruse, le definirei anche norme-mancetta. Non è possibile inserire in finanziaria articoli di questa portata, cosa c’entra l’accesso di giovani agricoltori alla terra? Per questo ci sono le norme statali, queste mancette non possono avere ingresso e trovare asilo nella legge di stabilità».

Tedde ha poi ricordato le norme a favore dei pescatori e dei campeggi per le quali però non si indicano risorse. Il consigliere azzurro ha quindi concluso il suo intervento rivolgendosi all’assessore Raffaele Paci: «Faccia una riflessione, lei non ha avuto la forza di opporsi».

Edoardo Tocco (Forza Italia) ha suggerito di modificare gli obiettivi della norma. «Finanziare l’acquisto di porzioni di rete di distribuzione elettrica significa mettere ancora una volta le mani in tasca ai cittadini – ha detto Tocco – in questo modo si rischia di far aumentare la Tasi, sarebbe stato meglio puntare su fonti energetiche alternative. L’articolo 2 non aiuta inoltre le attività produttive, non c’è un progetto complessivo per lo sviluppo».

Molto critico anche Oscar Cherchi (Forza Italia) secondo il quale l’articolo 2 rappresenta «una presa in giro»  e mette in evidenza la miopia della maggioranza che non ha un progetto di sviluppo generale. «Con questa norma si cerca di aiutare gli assessori a risolvere qualche piccolo problema. Un esempio per tutti: si proseguono attività iniziate nella passata legislatura nel settore agricolo. Per questo ho chiesto a Pigliaru di rivedere le deleghe per avere un progetto generale che consenta lo sviluppo del settore».

Angelo Carta (Psd’Az) ha invece segnalato l’urgenza di procedere a una legge organica per rendere più agile il primo insediamento dei giovani in agricoltura. «Questo articolo non risolve nulla – ha detto Carta – il problema di molti comuni sono le concessioni sui terreni gravati da usi civici, si tratta di appezzamenti che possono essere concessi solo per uso pascolo con autorizzazioni annuali, mentre la legge sul primo insediamento in agricoltura richiede concessioni quinquennali. Se non si mette mano al problema sarà impossibile favorire l’ingresso di giovani in agricoltura».

Il consigliere sardista Marcello Orrù, dopo aver sottolineato che quello in discussione «è l’articolo più importante di finanziaria» ha affermato che «ha un titolo fantastico ma è vuoto di contenuti perché parla di delfini, tende da campeggio e balli in maschera e ciò significa non rendersi conto dei veri problemi della Sardegna».  Non vedo proprio, ha aggiunto, «come si possa avere su queste basi una visione ottimistica della realtà sarda, mentre oltre 10.000 aziende hanno chiuso dall’insediamento di questa Giunta e migliaia di lavoratori sopravvivono grazie agli ammortizzatori sociali, peraltro pagati con molti mesi di ritardo; così si condanna la Sardegna all’arretratezza perpetua».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha detto che «se ci fosse Desini ne approfitterei per fargli capire cosa vuol dire senz’anima, anzi mi sembra una situazione da zombie affermare pomposamente che si vuole sostenere lo sviluppo mentre tutto si riduce a piccoli e piccolissimi interventi senza prospettiva; manca un principio guida, una idea forte». Le cose più importanti per la Sardegna non ci sono scritte, ha concluso, «così si sta alimentando con poche risorse un sistema improduttivo».

Il presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd) ha ricordato che «la finanziaria è solo una parte della manovra, anzi nella finanziaria si interviene solo dove non è possibile farlo con leggi di settore; nella manovra, al contrario di quanto sostiene l’opposizione, ci sono fondi per il lavoro e la competitività per oltre 700 milioni ed oltre 500 per l’agenda digitale, per non parlare di altri 15 milioni sempre per il lavoro solo negli emendamenti».

Il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha ribadito la mancata corrispondenza del titolo al contenuto dell’articolo «che forse Raffaele Paci ha subito, passando sopra a ben dieci commi (compresa la voce sui campeggi priva di stanziamento) in cui si parla di piccoli interventi e norme intruse senza toccare minimamente i temi dello sviluppo; si resta stupefatti constatando quanto ci si trova lontani da una vera legge finanziaria, che dovrebbe contenere la filosofia dell’intervento della Regione sul sistema economico regionale».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha detto che «articoli di questo tipo non possono restare anonimi perché sono evidenti gli interessi, e in buona parte anche i nomi, che si vuole tutelare; si fa una grande fatica a percepire una qualche visione in 200.000 per i carburanti agricoli o quella sorta di piano camper o piano tenda, o una qualche coerenza con quella filosofia di tutela integrale della costa di cui tanto si vanta la sinistra; ci voleva una visione altissima e invece manca anche una piccola idea dello sviluppo della Sardegna, mentre le aziende chiudono ed i lavoratori vanno a casa».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, ha messo l’accento sul fatto che «i nostri emendamenti soppressivi hanno lo scopo di far emergere la verità e sotto questo profilo vorrei che l’assessore Paci, da bravo economista, indicasse quali sono a suo giudizio i veri interventi per lo sviluppo, a meno che non sia cambiata la stessa idea di sviluppo che abbiamo conosciuto; la verità e che non c’è niente per i settori produttivi, sono prebende varie da distribuire fra i consiglieri regionali del centro sinistra, c’è perfino l’aumento della cubature del 40% dopo che ci avete accusato per di essere i peggiori cementificatori». Ma è possibile, ha concluso, «che ci siamo 200 milioni per le politiche del lavoro e non ne troviamo 3 per l’Ente foreste?».

Il consigliere Gianfranco Congiu (Sdl) ha lamentato che il dibattito in Consiglio  «travalica il gioco delle parti e la stessa minoranza, in effetti, ha espresso un’unica censura riguardante il titolo; i 200 milioni sulle politiche del lavoro sono veri come altri estremamente concreti come quello di una strada che garantisce il collegamento ad un sito industriale».

Subito dopo l’Aula ha respinto gli emendamenti n.24, 424 e 486 con 21 voti favorevoli e 25 contrari.

Successivamente si è aperta la discussione sugli emendamenti nn. 25, 434 e 487.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il consigliere Gaetano Ledda (Misto) ha chiesto la ragioni per le quali è stata dichiarata l’inammissibilità dei suoi emendamenti in materia di compiti dell’agenzia agricola Agea e sulla stabilizzazione dei lavoratori Aras. Mi sembra una decisione anomala, ha concluso, «visto che le stesse proposte sono state esaminate ed approvate dalla commissione».

Il presidente Ganau ha spiegato che le proposte in oggetto, modificando leggi di settore ed intervenendo sulla materia del personale, costituiscono precisi motivi di inammissibilità.

Il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha osservato che, in realtà, si tratta di proposte che intervengono su razionalizzazione di spesa e semplificazione delle procedure; il giudizio quindi andrebbe sospeso, considerando l’utilità del loro contributo.

Il presidente Ganau ha ribadito che le cause di inammissibilità sono puntualmente indicate dalle norme.

Successivamente il Consiglio ha respinto gli emendamenti nn. 25, 484, 487, 26,488, 27, 425, 489, 28, 426, 29 e 427.

Si è quindi aperta la discussione sugli emendamenti nn. 30 e 428.

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha sottolineato che, anche in materia di provvedimenti per occupazione, «non possiamo che far notare una profonda mancanza di visione perché sarebbe stato davvero auspicabile impegnarsi per qualcosa di concreto, mentre è molto riduttivo concentrarsi su questa parte della legge 28 anziché dare vita ad un programma organico capace di valorizzare nuove tipologie economiche».

L’altro vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha dichiarato che «probabilmente i padri costituenti si stanno rivoltando nella tomba, perché la maggioranza è stata prima capace di approvare una norma che modifica il codice di procedura civile determinando l’impignorabilità di alcuni crediti, ora stiamo rischiando una bruttissima figura inventando una specie di condono perché si concede a chi ha sbagliato di fare altre scelte, mentre invece il principio guida deve essere: chi sbaglia paga».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha parlato di «stravolgimento della legge 28, che peraltro ha movimentato risorse ingenti senza raggiungere gli obiettivi, l’operazione che si propone è inaccettabile, perché si sta sanando chi ha costruito un albergo o una iniziativa con quei fondi, legittimando cambio di destinazioni da produttive a residenziali e viceversa». La maggioranza non si rende conto, ha concluso, «che così com’è scritta la norma ha un effetto devastante, perché pretende di trasformare il fango in oro».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha definito il provvedimento «un’altra di quelle cose che nascondono operazioni pericolosissime per consentire a pochi fortunati di cambiare destinazioni d’uso dimenticando che hanno sempre vincoli temporali; nei fatti, declassando la destinazione produttiva si apre a residenze di vario tipo, per esempio socio sanitarie, nascondendosi dietro una legge che voleva aiutare  giovani rilanciando il turismo».

La consigliere Rossella Pinna (Pd) ha definito le preoccupazioni della minoranza «del tutto infondate; la norma prevede chiaramente il riferimento a chi non ha ancora completato gli interventi e può entrare nel mercato con una proposta di diversa che comunque rientra nell’abito della stessa legge».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha insistito invece sul fatto che «la preoccupazione ci sta tutta perché si sta cambiando a posteriori le condizioni dei bandi emanati a suo tempo; Italo Svevo nella coscienza di Zeno riproponeva il tormento del malato nel seguire il percorso indicato dal medico, qui invece salvando il salvabile a tutti i costi non è possibile, ci sono errori gravi e in più la norma non serve a raggiungere gli scopi».

Il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda, ha affermato che se gli investimenti consentiti con le leggi 28\84 e della legge n.1\2002 non sono stati completati è inopportuno consentirne la modifica.

Il consigliere, Paolo Truzzu (Misto-Fd’I) ha dichiarato: «Se chi ha utilizzato i contributi regionali non ha realizzato l’investimento deve rendere i contributi a suo tempo ricevuto». Truzzu ha evidenziato che l’ultimo finanziamento della legge 28 è datato “qualche decennio” ed è, dunque, “difficile giustificare a distanza di 16 anni chi non ha completato gli investimenti”.

Posto in votazione l’emendamento n.30 uguale al n. 428 non è stato approvato con 27 contrari e 20 favorevoli.

Il presidente del Consiglio, ha annunciato la votazione dell’emendamento n. 31, uguale al n.429, e la consigliera Alessandra Zedda (Fi) si è espressa a favore della soppressione del comma 7 all’articolo 2. Così come il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, che ha ricordato che la legge 28 “chiusa nel 2000” non è mai stata notificata all’Unione europea ed ha affermato: «Volete consentire a chi avrebbe dovuto restituire il contributo la trasformazione in sanatoria dell’investimento».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha dichiarato voto a favore dell’emendamento soppressivo ed ha ricordato il dettato delle direttive di attuazione della legge 1\2002 evidenziando che “le direttive di attuazione fanno riferimento ai vincoli comunitari e dunque si rischia di riproporre il caso degli operatori del settore turistico ricettivo costretti a restituire i contributi della legge 9”.

Anche il consigliere, Marco Tedde (Fi) si è detto favorevole alla soppressione ed ha accusato la Giunta di essere “distratta sul tema dello sviluppo economico”.

Il consigliere, Mario Floris (Misto-Uds) ha ricordato “il grande dibattito a suo tempo sviluppatosi in Consiglio sulla legge 28” e i positivi risultati conseguiti con l’applicazione della norme per agevolare l’occupazione giovanile. «Visto l’importanza dell’argomento – ha concluso – sospendiamo un attimo i lavori e cerchiamo di modificare in positivo le disposizioni della legge 28».

Posto in votazione l’emendamento n.31, uguale al n. 429, non è stato approvato con 24 contrari e 18 a favore.

Sull’emendamento n. 32, uguale al n. 430 e al n. 490, è intervenuto il consigliere, Oscar Cherchi (Fi), che ha invitato l’assessore dell’Agricoltura a spiegare se il dettato del comma 8 (introduce la possibilità di dare in affitto o a titolo gratuito terreni  a giovani agricoltori) sia o no in contrasto con le misure del Psr. La consigliera, Alessandra Zedda (Fi), ha criticato la scarsa attenzione che la finanziaria riserva all’Agricoltura («un settore da potenziare con risorse che non ci sono in questa finanziaria») ed ha definito il comma 8 “una semplice norma di principio”. Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha proposto l’introduzione del “fide pascolo” insieme con l’affitto: «Una formula veloce e corretta che è utilizzata con successo in molti Comuni della Sardegna per gli usi civici»

Il consigliere Marco Tedde (Fi), ha criticato la formulazione del comma 8 («è una disposizione bucolica non finanziaria») ed ha espresso contrarietà “alla locuzione classica del mondo ambientalista” e cioè quella riportata sempre nel comma 8 “contenere il consumo dei suoli agricoli”. Luigi Crisponi (Riformatori) ha sottolineato la genericità del comma 8: «E’ un pasticcio e merita di essere soppresso». Mentre il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha ricordato che il comma è stato approvato all’unanimità in commissione e ha invitato la maggioranza a valutare la proposta dell’introduzione del “fide pascoli” formulata da Angelo Carta. Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis (Fi) ha criticato al formulazione del testo («la norma così come è congegnata non consente di conseguire la finalità di concedere terre coltivabili ai giovani agricoltori») ed ha chiesto una breve sospensione per giungere ad una migliore formulazione.

Il capogruppo Psd’Az, Carta, ha quindi formulato l’emendamento orale: «al comma 8 dell’articolo 2, dopo le parole “cessione in affitto” aggiungere  le parola “o fide pascolo” e il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, è intervenuto per esprimersi a favore sia dell’emendamento orale che della proposta di sospensione avanzata da Pietro Pittalis.

L’Aula si è espressa però contro la sospensione e non ha dichiarato contrarietà per la modifica orale avanzata dal capogruppo della minoranza Angelo Carta (Psd’Az).

Si è quindi proceduto con la votazione dell’emendamento soppressivo n. 32, uguale al n.430 e al n. 490, che non è stato approvato con 29 contrari e 15 favorevoli. (A.M.)

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione l’emendamento 491, soppressivo parziale del comma 8 dell’articolo 2.

Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc e primo firmatario della proposta correttiva, ha sostenuto che è ridicolo prevedere la dicitura “consumo dei suoli” in campo agricolo. «Lavorare un terreno non significa consumarlo – ha detto – per questo il comma va abrogato».

Daniele Cocco, capogruppo di (Sel), ha difeso il contenuto della norma. «Noi con questo comma vogliamo dire che il terreno va destinato esclusivamente all’agricoltura evitando altre attività». E’ quindi intervenuto Gianluigi Rubiu che ha annunciato il ritiro dell’emendamento 491.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento soppressivo parziale 33 (Pittalis e più) identico agli emendamenti 431(Truzzu) e 492 (Rubiu e più) con i quali si proponeva la cancellazione del comma 9 dell’articolo 2.  

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha annunciato il suo voto a favore «Dopo i giovani agricoltori volete prendere di mira anche i pescatori – ha detto la consigliera azzurra – come si fa a prevedere un reddito ulteriore per una categoria che fatica ad avere un reddito ordinario? Non riusciamo a mettere mano a una legge organica di settore, anziché pensare a un piano complessivo ci occupiamo di questioni minori».

Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc, ha contestato la formulazione della norma. «Vi siete superati con invenzioni difficili da comprendere – ha detto Rubiu – prevedete un progetto sperimentale per le attività di pesca-turismo, fish-watching e visite turistiche nelle zone colpite dai danni da delfini. Mi spiegate cosa significa? O è un errore causato dal copia-incolla oppure è frutto della fantasia di qualcuno».

Anche Luigi Crisponi (Riformatori) ha espresso forti perplessità sulla norma: «Vedo che l’assessore si nasconde perché si vergogna. Il testo dell’articolo fa riferimento a settori produttivi ma non si capisce se si parla di operatori della pesca o imprenditori ittici – ha rimarcato Crisponi – questi ultimi sono stati normati con la legge 11 del 2015 che tutela ittiturismo e pesca-turismo. Non si capisce il senso di questo articolo. Vorrei capire se si possono inserire anche i cacciatori. E’ un pasticcio, non è chiaro di che cosa si parla».

Marco Tedde (Forza Italia) ha ribadito il suo giudizio negativo sulla manovra finanziaria. «Anche in questo articolo sono presenti una serie di norme intruse inserite dalla Commissione che ha radicalmente modificato il disegno di legge originario. Vorrei sapere chi è l’autore di questo comma che sembra una goliardata ma è invece caratterizzato dalla volontà di dare risposte a una certa categoria in vista delle elezioni amministrative». Tedde, dopo aver ricordato che la legge di stabilità impone la discussione di provvedimenti finanziari di larga portata e non di piccoli progetti, ha chiesto lumi alla maggioranza sulle risorse disponibili per attuare le previsioni dell’articolo 2.

Oscar Cherchi (Forza Italia) pur riconoscendo le difficoltà dei piccoli pescatori per i danni causati dai delfini ha detto di ritenere inadeguato un intervento come quello previsto dal comma 9 dell’articolo 2. «La norma va cassata per ripristinare un percorso differente, magari discutendone in modo più appropriato in Commissione».

Luca Pizzuto (Sel) ha svelato all’Aula di essere lui l’estensore del comma 9 rivendicandone con orgoglio il contenuto. «Cerchiamo, come sempre, di schierarci dalla parte degli ultimi e degli emarginati – ha spiegato Pizzuto -abbiamo raccolto un’istanza forte proveniente dalla piccola pesca . Ormai non bastano più i dissuasori, i delfini aspettano le barche all’uscita dal porto e le seguono al largo, una volta gettate le reti mangiano il pesce e causano danni alle attrezzature. Il nostro obiettivo è costruire insieme ai pescatori un progetto che consenta di trasformare il delfino in una risorsa e non in un problema. Si potrebbero portare famiglie e bambini a vedere i delfini e pensare alla figura del pescatore non in contrasto con il delfino ma come un amico, un custode del mare. Proviamo a dare una risposta sperimentale che non ha precedenti».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis rivolgendosi al presidente della Commissione “Attività Produttive” ,Luigi Lotto, ha chiesto chiarimenti sulla norma in discussione. «Se il presidente Lotto riesce a convincermi sull’utilità di questa norma sono pronto a votarla. Quello che ha detto Pizzuto mi convince invece a mantenere l’emendamento soppressivo – ha affermato il capogruppo di Fi – che senso ha proporre un emendamento quando un progetto sperimentale può essere proposto direttamente dall’assessore? Questo è il punto debole del ragionamento: Pizzuto pone il problema serio dei danni alla piccola pesca ma non c’è la previsione di un centesimo di risorse finalizzate al ristoro dei danni. Questo è il problema che ci si deve porre in finanziaria, non è questa la sede per discutere di questa materia. Stiamo dando l’idea che il problema si possa risolvere in questo modo».

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, ha ricordato che il problema dei danni causati al settore ittico non riguarda solo la piccola pesca. «Nei giorni scorsi abbiamo sentito in audizione in V Commissione i rappresentanti dei compendi ittici di Cabras e Marceddì che hanno parlato dei danni ingenti causati dai cormorani- ha detto Carta – 15mila uccelli mangiano ogni giorno quintali di pesce causando un danno di 4 milioni di euro all’anno. Questo è un problema che dovrebbe essere affrontato in finanziaria. Parlare di danni dei delfini mi sembra esagerato».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha detto di apprezzare il chiarimento di Pizzuto: «Ne condividiamo la ratio ma non si può inserire questo problema in finanziaria – ha detto Rubiu -Pizzuto ritiri l’emendamento e si pensi a un provvedimento complessivo da discutere in Commissione».

Il presidente della V commissione Luigi Lotto (Pd) ha detto di comprendere l’obiettivo di fondo del consigliere Pizzuto. «Lo rassicuro sul fatto che la legge 11 del 2015 affronta questo problema e lo può risolvere – ha spiegato Lotto – l’articolo 12 prevede la fattispecie, questo comma non fa che rafforzare il concetto».

Il capogruppo dei Cristiano Socialisti Popolari Pierfranco Zanchetta ha detto di condividere la proposta contenuta nel comma 9 dell’articolo 2. «La norma cerca di spiegare che, con l’attività dei piccoli operatori e con la loro conoscenza delle aree marine, si possono incrementare le attività complementari come la pesca turismo. Il comma 9 non va in contraddizione con altre norme ma implementa gli interventi».

Il consigliere dell’Uds Mario Floris ha rivolto un monito all’Aula sull’esigenza di fare chiarezza sulla tecnica legislativa. «Esistono diverse circolari della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica che invitano le assemblee legislative a non  improvvisare ma a essere precise – ha spiegato Floris – nessuna norma può essere neutra, tutte devono fare riferimento ad altre norme. Noi approviamo articoli scritti da noi stessi che non rispettano la tecnica legislativa. E’ necessario specializzarsi, si facciano corsi specifici. Altrimenti si alza la mano senza capire».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha detto di comprendere le motivazioni che hanno indotto il collega Pizzuto a scrivere il contenuto del comma 9 dell’articolo 2 ma di non condividerne la soluzione indicata «I delfini distruggono le reti, il povero pescatore non lo si convince a modificare le sue attitudini. Servono un progetto serio e risorse adeguate per dare una mano alla piccola pesca che rappresenta una parte importante della nostra tradizione e una garanzia per far arrivare sui banchi dei mercati pesce sano e genuino».

Fabrizio Anedda, capogruppo del Misto, dopo aver ricordato una sua recente partecipazione a un convegno sulla pesca, ha giudicato “insufficienti” le proposte contenute nella norma in discussione per risolvere i problemi del comparto. «Non basta un comma o un semplice emendamento – ha detto Anedda – serve un progetto complessivo per tutti i danni causati al settore».

Per il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni la vera questione è che «questa finanziaria non ha anima, carattere e indirizzo. E’ un affastellato di considerazioni personali. La finanziaria dovrebbe contenere norme armoniche, ci sono invece disposizioni che cozzano una contro l’altra. Non c’è un punto di arrivo e mi sembra che manchi anche un punto di partenza».

Il presidente della Commissione Bilancio Franco Sabatini ha precisato che la finanziaria stanzia 1,3 milioni di euro per i danni causati dai cormorani e 100mila euro per quelli provocati dai delfini. «Condivido l’obiettivo della proposta – ha detto Sabatini – il comparto della pesca è sottovalutato e spesso dimenticato. Nello scorso settennio quasi tutti i fondi della programmazione europea sono stati restituiti. Ogni assessorato ha cercato di liberarsi del problema, questo comparto meriterebbe invece l’istituzione di una direzione generale. Dalla pesca-turismo potrebbero arrivare molti posti di lavoro».

Secondo Mario Tendas (Pd), il comma 9 dell’articolo 2 affronta una parte limitata di un problema molto più complesso. «C’è la questione dei danni causati nelle lagune dai cormorani – ha ricordato Tendas – se si parla di fauna selvatica bisogna comprendere anche quelli causati da cinghiali, daini etc. Il problema sta crescendo in modo esponenziale. Nell’oristanese sono presenti circa 18mila cormorani, erano 13mila cinque anni fa. Tutto passa attraverso gli abbattimenti controllati ma serve approvare un piano faunistico regionale che ancora non abbiamo, altrimenti il problema non si risolve».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione gli emendamenti 33, 431 e 492 che sono stati respinti con 30 voti contrari e 15 a favore.

Successivamente sono stati messi in votazione gli emendamenti soppressivi totale del del comma 10 n.34 (Pittalis e più), uguale al 432 (Truzzu) che il Consiglio ha approvato con 46 voti favorevoli, un contrario ed un astenuto. Di conseguenza viene abrogato il comma 10 dell’art.2 che prevedeva “nelle aree all’aperto”, modificando la legge regionale 22/84 sulla classificazione delle strutture ricettive, “la presenza di tende, caravan o altri manufatti in muratura e non, fino al 40% della superficie complessiva della struttura”.

Subito dopo l’Aula ha respinto a maggioranza una serie di emendamenti presentati dall’opposizione.

A seguire il presidente ha messo in votazione il testo dell’art. 3.

Intervenendo per dichiarazione di voto il consigliere Peppino Pinna (Udc) si è dichiarato «sorpreso e deluso dall’assessore Paci e dal presidente della commissione Sabatini per aver espresso parere contrario su un emendamento, da me presentato, che ristabiliva un equilibrio fra il comune di Barrali, che beneficia di un intervento per completare un’opera incompiuta, e quello di Ossi per 800.000 che si trova in condizioni analoghe; ritengo la decisione ingiusta, perché segue la logica di due pesi e due misure».

Il presidente ha ricordato che occorre prima mettere in votazione il testo dell’art.3, che l’Aula ha approvato con 31 voti favorevoli e 15 contrari.

Successivamente è stato messo in votazione l’emendamento n.498, oggetto dell’intervento del consigliere Peppino Pinna.

Sulla proposta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha affermato che, dopo un ulteriore esame della proposta, la stessa sarà inserita nella programmazione territoriale dell’area vasta di Sassari, dove troverà adeguata copertura.

Il consigliere Pinna, dopo la dichiarazione dell’assessore Paci, ha annunciato il ritiro dell’emendamento.

Subito dopo il Consiglio ha approvato, con 29 voti favorevoli e 3 contrari, l’emendamento n.713 (Sabatini e più) che prevede l’utilizzo di spese ed economie di gestione per programmare interventi a sostegno dell’imprenditoria femminile.

Subito dopo è stato messo in votazione l’emendamento n.298

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi), primo firmatario, ha affermato che la proposta ha la finalità di «sollevare il livello di attenzione su quanto succede in Sardegna dopo il  dibattito dei giorni scorsi su cui sono intervenuti fra gli altri il presidente della Fondazione Banco di Sardegna Antonello Cabras e l’economista Paolo Savona, per affermare che se si continua ad investire alcuni settori avviati su un binario morto solo per garantire l’esistente, resta al palo un modello di sviluppo alternativo». C’è invece un nuovo mondo, ha concluso Truzzu, «che ha capacità e competenza su cui la Regione non investe neanche un euro nonostante non sia una moda passeggera; sarebbe giusto dunque dare un segnale con un intervento di 3 milioni».

Al voto, l’emendamento è stato respinto.

Successivamente l’Aula ha esaminato l’emendamento n.299

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi), primo firmatario, ha ricordato che «si tratta di un altro emendamento importante, dopo il finanziamento di 150.000 euro per la filiera cerealicola, sarebbe necessario investire altri 150.000 euro a tutela dell’olio sardo dopo le note vicende del prodotto tunisino che potrebbe minacciare il nostro pur essendo di qualità inferiore e mescolato con additivi chimici; su questo sfidiamo la maggioranza».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha concordato con Truzzu chiedendo l’attenzione del Consiglio, «con un intervento modesto ma significativo» e ricordando che il recente premio Ercole olivario cui hanno partecipato ben 250 produttori è stato vinto da azienda sarda di Oliena; a quella azienda come a tante altre della filiera dobbiamo mandare un segnale della Regione».

Il consigliere Fabrizio Anedda, rispondendo ai colleghi che hanno citato illustri economisti ha ricordato che «forse hanno dimenticato che non si va avanti senza un progetto industriale per l’agricoltura, perché nel passato le risorse per progetti e molte consulenze hanno consumato risorse preziose destinate alle imprese».

Il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha auspicato che l’assessore assuma le opportune iniziative «a tutela dei produttori sardi dopo il voto di Soru che ha votato a favore dell’olio tunisino senza dazi, cosa che sta passando sotto silenzio; poi anche Pigliaru è andato in Tunisia ma il governo regionale è rimasto in silenzio, eppure gli operatori hanno bisogno di un segnale dalla Regione».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai.

L’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Assessore Falchi, a nome della Giunta, ha assicurato che «il settore olivicolo viene considerato importante e strategico dalla Regione; a breve si apriranno i tavoli di filiera per mettere a punto politiche di settore inserite nel Piano di sviluppo rurale, sarà grande opportunità per rilanciare i nostri prodotti di qualità, dopo mancanza di scelte politiche incisive del passato». Quanto alla concessione delle terre ai giovani, per l’assessore «sono una opportunità importante perché, pur non prevedendo risorse, aprono spazi per il primo insediamento dei giovani in agricoltura, con procedure più semplici».

L’emendamento è stato poi respinto. Successivamente sono stati messi in votazione l’emendamento n.500 assieme all’emendamento collegato n.790.

Il Consiglio ha approvato l’emendamento principale n.500, presentato dalla Giunta regionale, che prevede l’assegnazione di 200.000 a favore delle camere di Commercio “per azione di animazione territoriale a favore del sistema delle imprese”. E’stato invece respinto l’emendamento collegato n. 790.

Posto in votazione non è stato approvato l’emendamento 791 all’emendamento 736 che è stato approvato con successiva votazione (29 sì, 19 no) e autorizza un contributo straordinario di 200mila euro a Laore.

Posto in votazione l’emendamento 265, il presentatore Alessandro Unali (SdL) ha accolto l’invito al ritiro soltanto dopo le rassicurazioni dell’assessore Paci circa l’impegno a favore della ricerca e dei centri di ricerca. Ma l’emendamento è stato posto in votazione e non approvato (20 sì e 26 no) dopo che era stato fatto proprio dal capogruppo del Psd’Az, Carta. Non approvato (28 no e 19 sì) l’emendamento n. 300 mentre è stato approvato con 40 a favore, 3 contrari e 4 astenuti, l’emendamento n. 796 che sostituisce totalmente l’aggiuntivo n. 243 e autorizza un contributo di un milione e mezzo di euro al dipartimento aerospaziale della Sardegna. Non approvati in sequenza: il 244 e il 245. Sull’emendamento 246 è intervenuto il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) che ha accusato la Giunta e la maggioranza di scarsa attenzione per il settore del piccolo commercio e dell’artigianato. A favore dell’emendamento sono intervenuti anche Marco Tedde (Fi) e il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, mentre il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda, ha evidenziato che nella scorsa legislatura non si è registrato alcun intervento per il commercio e l’artigianato ma soltanto per la promozione turistica. Quindi hanno dichiarato voto a favore del 246 Giuseppe Fasolino (Fi) («emendamento importante perché riguarda i piccoli esercizi pubblici che hanno la possibilità di creare economia e ricchezza in Sardegna») e Paolo Truzzu (Misto-FdI): emendamento in linea con le nuove strategie dell’Ue non più rivolte a sostenere solo le grandi aziende. Dunque, è intervenuto l’assessore del Bilancio e della Programmazione per ribadire che “per la prima volta il commercio può avere accesso ai fondi europei e si è registrato un’enorme interesse delle associazioni dei commercianti per gli interventi a catalogo, a sportello a sostegno del settore”

L’Aula non ha approvato l’emendamento 246 ( 27 no e 16 sì), né il 247 (il consigliere Crisponi ha replciato ad Anedda in sede di dichiarazione di voto sulle mancate azioni a sostegno del piccolo commercio) e neppure il n. 248 (27 no e 17 sì).

Dopo non aver approvato il n. 501 (28 no e 16 sì) il Consiglio ha dato il via libera all’emendamento 502 (29 sì e 14 no) che su proposta della Giunta sulle operazioni finanziarie e creditizie riguardanti le imprese della cooperazione, ad eccezione delle coop agricole, della pesca e del credito. Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha quindi comunicato il ritiro degli emendamenti a sua firma, n. 503, 504, 505, 506 e 507. Posto in votazione l’emendamento 653 non è stato approvato (28 no e 17 sì) mentre è stato approvato all’unanimità, con l’aggiunta della firma anche del consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi), l’emendamento n. 654 in materia di finanziamento delle politiche di internazionalizzazione. Non approvato il 655 (26 no e 17 sì), né il n.792, aggiuntivo del 737. Il capogruppo dell’Udc, Rubiu, ha annunciato il ritiro dell’emendamento n. 575 e dopo le dichiarazioni di voto a favore dei consiglieri Gaetano Ledda (Misto-La base),  Crisponi (Riformatori), Lotto (Pd) e Dedoni  è stato approvato con 39 favorevoli e 5 astenuti, emendamento n.737 che autorizza la spesa di 200.000 euro a favore delle società di gestione degli ippodromi di Villacidro, Sassari e Chilivani.

Accolto l’invito al ritiro dal primo firmatario (Sabatini) dell’emendamento 714, il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai, ha dichiarato conclusi i lavori della seduta pomeridiana ed ha convocato il Consiglio domani mattina, alle 10.00.

[bing_translator]

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

In Consiglio regionale oggi si è conclusa la discussione generale sulla manovra finanziaria 2016-2018 e sono stati votati il passaggio agli articoli e l’ordine del giorno sul Defr.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la discussione generale sulla manovra finanziaria 2016-2018.

Sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha affermato di aver appreso che l’assessore dell’Industria ha annunciato la presentazione del nuovo il Piano energetico invitando i consiglieri regionali: «Noi siamo molto interessati», ha detto, «ma questo appuntamento si sovrappone con i lavori dell’Aula e chiediamo quindi il rinvio della presentazione perché vorremmo partecipare».

Successivamente il presidente ha dato la parola al primo consigliere iscritto a parlare, Fabrizio Anedda del gruppo Misto.

Anedda ha aperto il suo intervento affermando che «la finanziaria fa emergere la tremenda crisi della Sardegna nonostante alcuni indicatori positivi, ricordando però che nello stesso tempo tutte le forze sociali tracciano un quadro ancora preoccupante, per licenziamenti e moria di imprese». Come per 2015, ha aggiunto, «abbiamo un bilancio ingessato con spese obbligatorie che ipotecano gran parte le risorse disponibili, cosa che forse non interessa gran parte della maggioranza che questa mattina è stata assente dal dibattito, e forse significa che non si è capita la drammaticità della situazione». Passando ad esaminare la situazione dei singoli settori, il consigliere ha ricordato le forti criticità della sanità, dell’utilizzo delle risorse europee, del mancato accesso al credito per imprese, indebitare con l’erario e le banche». Servono dunque scelte coraggiose fra le quali Anedda ha indicato quella di un accordo con le due banche sarde «per dare più risorse ai settori manifatturiero ed agro alimentare, per esempio, e non alle solite partecipate, piene di personale ma sostanzialmente inattive». Quanto alle aree industriali di crisi di Ottana, Porto Torres e Portovesme, secondo Anedda «bisogna avere il coraggio di dire ai cassaintegrati che non ci sono più le condizioni del passato e che forse è meglio tornare all’agricoltura, puntando su una economia nuova fondata sul rilancio dell’edilizia, del patrimonio boschivo e dei nei punti franchi nei porti». In generale, ha concluso, «questa doveva essere una finanziaria di sinistra ma invece tutto è stato lasciato agli spiccioli degli emendamenti; la maggioranza deve stare più attenta a questo, perché la vera occupazione non è quella dei call-center che poi chiudono quando finiscono gli incentivi».

Emilio Usula (Soberania-Indipendetzia), ha esordito dicendo che «non è facile fare una valutazione compiuta della manovra, tenendo comunque presente che siamo alla seconda finanziaria ed è il momento della piena responsabilità senza trovare attenuanti». Noi Rossomori, ha continuato Usula, «siamo forza di governo e ci assumiamo la nostra parte di responsabilità ma solo quella e riteniamo che questo bilancio sia povero rispetto ai bisogni che vogliamo aggredire ed alle risposte che vogliamo dare, soprattutto in materia di lavoro». Il collega Sabatini dice che bisogna consolidare la crescita e creare posti di lavoro in una fase di difficoltà, attraverso investimenti privati e pubblici? Sono d’accordo, ha affermato Usula, «abbiamo lavorato per questo per aumentare le risorse disponibili per rispondere al bisogno di terra esausta lasciata da anni in abbandono dalle amministrazioni di centro-destra». Entrando nel merito delle proposte del partito, il consigliere ha ricordato la sua richiesta «di conoscere risorse gestite anche da Sfirs, presentando su questo punto con altri 9 consiglieri un pacchetto di emendamenti che non ritiriamo; abbiamo chiesto anche chiarezza su somme non utilizzate o non impegnate da fondi di garanzie o rotazione, ma stiamo aspettando queste risposte da metà febbraio, così come attendiamo notizie su altri fondi di società in liquidazione come l’ Insar, sono soldi della Regione e dei Sardi e vogliamo sapere». Quanto al mutuo per le infrastrutture, per Anedda «non è chiaro cosa stia producendo per nostre imprese ed i territori, e quali spazi ci siano per enti locali; in questi passaggi c’è l’anima politica di questa maggioranza, l’anima del nuovo modello di sviluppo che chiede la nostra gente, il cuore del progetto con cui vogliamo creare posti di lavoro per famiglie per aggredire le povertà». Infine, la vertenza entrate che, a giudizio di Anedda, va rilanciata con più forza, «perchè siamo stati troppo deboli e il rapporto di collaborazione non può essere in equilibrio se non ci sono risposte concrete». Nonostante queste grandi difficoltà, ha concluso il consigliere, «va riconosciuto che molto si sta facendo di positivo, ma dico No ad emendamenti-marchetta perché rappresentiamo la Sardegna; proporremo solo emendamenti generali su lingua, cultura, per la quale chiediamo più attenzione».

Angelo Carta, sardista, ha dichiarato che «intervenire su manovra è complicato anche perché la Giunta afferma di voler sostenere la ripresa con strumenti adeguati ma la ripresa non c’è se non per uno zero virgola ed anzi incontriamo ogni giorno solo operai che hanno perso lavoro ed ammortizzatori ed artigiani che dicono di non farcela, quanto agli strumenti di sostegno, che siano risorse o atti normativi, le prime sono scarsissime e dal punto di vista normativo non c’è niente». Le cose da fare per invertire la rotta? A giudizio di Carta «cancellare l’aumento Irap superando ogni ambiguità, istituire la zona franca trattata finora con troppa sufficienza dimenticando che metterebbe nelle mani della alla Regione una fortissima leva fiscale, puntando poi su semplificazione ed accelerazione delle procedure degli appalti pubblici, sostegno alle zone interne non solo a parole». Perché la Regione, ha chiesto l’esponente sardista, «non studia come spostare da Cagliari una parte delle 32.000 buste paga della Regione, come spostare la sede Consiglio a Nuoro e della Giunta ad Oristano? Si potrebbe fare senza togliere nulla a Cagliari e senza chiedere permesso allo Stato, la Regione sarebbe al centro della Sardegna e più vicina ai cittadini». Sulla vertenza entrate, ha detto concludendo, «ha ragione Sabatini, è stata una scelta scellerata che ci sta costando troppo, così come va rivendicata una vera tariffa unica tariffa unica su rifiuti, perché Cagliari paga meno di Nuoro eppure prende l’acqua dal centro della Sardegna».

Il capogruppo di Popolari-Socialisti, Pierfranco Zanchetta, seppur dichiarando di condividere le preoccupazione espresse dal sardista Angelo Carta, sui territori “dimenticati” dalla Regione ha invitato i colleghi della minoranza ad evitare “demagogiche lamentazioni” ma di tenere a mente il comune obiettivo di favorire e sostenere la crescita delle nostre comunità e dell’intera Sardegna.

«Quando ci si strappa le vesti – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – ci si dimentica anche di aver avuto la responsabilità di governo ed è per questo che le analisi vanno fatte a tutto tondo e avendo come punto di riferimento l’ultimo decennio».

Zanchetta è quindi entrato nel merito delle principali azioni contenute nella Manovra, ad incominciare dall’aver scongiurato l’aumento delle tasse ed ha proseguito il suo intervento auspicando una “forzatura” con lo Stato per il riconoscimento dell’insularità.

Il capogruppo Upc ha quindi evidenziato “la leggera ripresa” certificata dai principali indicatori economici: «C’è la ripresa nel mercato del lavoro e delle produzioni e c’è un miglioramento nei della sanità».

«Sostenere la ripresa è l’impegno – ha proseguito – ed è un punto fermo di una rotta già tracciata». Zanchetta ha concluso con alcune considerazioni riguardanti la cosiddetta crisi della politica: «Vogliamo recuperare il ruolo della politica anche all’interno di una manovra finanziaria, vogliamo cioè dare un’anima politica alla legge finanziaria».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha evidenziato come da sempre sia stato attribuito un ruolo centrale al dibattito sulla legge finanziaria in Consiglio Regionale, lamentando che senza un “vero dibattito” non si può capire quale sarà l’indirizzo e il verso dello sviluppo futuro.

L’esponente della minoranza ha lamentato quindi la carenza di dibattito e l’assenza di risposte da parte dell’esecutivo e soprattutto la mancanza di “risposte per i sardi con questa manovra”. «Se analizziamo il bilancio – ha proseguito – vediamo che i settori più importanti dall’artigianato, al commercio, al turismo, alle scuole, sono state di fatto definanziati».

Dedoni ha quindi insistito, preannunciando interpellanza e mozione, sul funzionamento del sistema informatico regionale e su tutto ciò che attiene i relativi  stanziamenti, appalti, affidamenti, nonché quali risparmi si siano realizzati con il Sisar, il Sisal, etc.

Il capogruppo dei Riformatori ha quindi criticato la chiusura dell’ufficio di Bruxelles («però aprite un ufficio di lavoro in Svizzera») e gli scarsi impieghi realizzati («60 milioni») con il muto sulle infrastrutture da 700 milioni di euro.

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha definito il dibattito in corso sulla finanziaria “la solita liturgia, con la minoranza che attacca e la maggioranza che si difende”. «Questa – ha ammesso Cocco – sarebbe dovuta essere la nostra prima legge finanziaria ma dobbiamo dirci già fortunati se gli indicatori negativi sono rimasti immutati rispetto allo scorso anno, visto la gravità della situazione». A giudizio del capogruppo Sel nel corso degli ultimi giorni sono intervenute modifiche migliorative alla manovra: «Abbiamo ripristinato i fondi per le politiche sociali e mantenuto intonso il fondo unico per gli enti locali».

Daniele Cocco ha quindi ricordato una serie di momenti importanti che attendono il centrosinistra (rete ospedaliera e riforma sanitaria) ed ha auspicato azioni di “perequazione” tra i territori, a seguito dell’approvazione della riforma degli enti locali.

Il consigliere di Sel ha quindi  ripreso l’intervento del suo collega Carta per rilanciare la proposta di trasferire a Nuoro l’Ente foreste ed ha così concluso il suo intervento: «Abbiamo un’idea della Sardegna ma abbiamo a che fare con risorse scarse e per questo dico che serve far sentire la nostra voce verso lo Stato perché si possano utilizzare anche i cosiddetti accantonamenti».

In apertura del suo intervento, il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha riconosciuto alla maggioranza di aver puntato molto nella sua azione politica sul concetto di stabilità finanziaria. «Per le agenzie di rating e per le istituzioni europee la stabilità è il primo elemento della qualità amministrativa. La Sardegna ha ottenuto una valutazione positiva ma i giudizi vengono dati sulla base delle variabili finanziarie trascurando l’economia reale – ha sottolineato Rubiu – i giudizi non tengono conto dei beni e dei servizi prodotti e del livello dei consumi».

Secondo il capogruppo dell’Udc, la stabilità finanziaria non basta a risolvere i problemi dell’Isola. «La crescita è ancora debole. Le cause principali sono la disoccupazione, l’aumento dei flussi migratori, la fuga dei cervelli sardi. Per arrestare questi fenomeni – ha rimarcato Rubiu – bisogna investire sul lavoro e sulla produzione».

L’esponente della minoranza ha quindi annunciato la presentazione di alcuni emendamenti per intervenire sulla sanità, sollecitare politiche attive del lavoro, tutelare i lavoratori in utilizzo, prevedere un sostegno a settori come l’artigianato, l’agroalimentare, la cooperazione giovanile, l’agricoltura.

Da Rubiu è poi arrivato l’invito alla Giunta perché affronti in modo più deciso il confronto con lo Stato. «La vertenza entrate e la questione degli accantonamenti limitano le prerogative statutarie  e rendono impossibile il pareggio di bilancio. La Sardegna non ha libertà di gestione della spesa pubblica, occorre  pretendere dallo Stato una rimodulazione degli accantonamenti. La realizzazione di un’area del Mediterraneo con fiscalità di vantaggio consentirebbe di valorizzare il lavoro e sostenere le imprese. Questo è il bilancio della Quaresima – ha concluso Rubiu – una finanziaria di digiuno, restrizioni e astinenza che rappresenta al meglio la fase religiosa che stiamo attraversando».

A difesa della finanziaria si è invece schierato il capogruppo di “Sovranità, Democrazia e Lavoro” Roberto Desini. «Non è la legge che avrei voluto – ha esordito Desini – mi sarebbe piaciuto avere più risorse a disposizione ma respingo con forza le critiche dell’opposizione quando dice che è una finanziaria senz’anima».

Desini ha ricordato la disponibilità mostrata dalla maggioranza quando ha deciso di rivedere l’aumento di Irap e Irpef dopo il confronto in aula. «Si è fatta una finanziaria che tiene conto della realtà: oltre la metà del bilancio è assorbito dalla spesa sanitaria. Questa è la vera sfida – ha rimarcato il capogruppo di Sdl – bisogna mettere mano al più presto alla riforma della sanità».

Desini ha poi evidenziato il fatto che la manovra finanziaria non abbia previsto tagli al Fondo Unico per gli Enti locali. «La maggioranza di centrosinistra-sovranista va incontro ai comuni, è una scelta politica per salvaguardare la spina dorsale delle istituzioni. I comuni sono per i cittadini la prima porta alla quale bussare».

L’esponente della maggioranza ha infine sollecitato una soluzione in tempi rapidi delle partite ancora aperte con il governo centrale.  «Serve un atteggiamento deciso sugli accantonamenti. La cifra di 680 milioni è spropositata – ha affermato Desini –  la battaglia deve andare di pari passo con quella per le norme di attuazione dello Statuto in materia di entrate fiscali».

A fianco della Giunta regionale si è schierato anche il capogruppo del Pd, Pietro Cocco. «Questa finanziaria è la conseguenza di quelle approvate nelle legislature precedenti – ha detto Cocco – fa specie sentire alcune critiche come quelle dell’on. Zedda. Questa maggioranza ha fatto di tutto per spendere i fondi europei non spesi nella scorsa legislatura».

Rivolto poi al consigliere Michele Cossa, Cocco ha rivendicato il merito di aver portato a compimento la riforma degli Enti Locali. «In precedenza non si è fatto nulla, noi abbiamo portato a termine una processo riformatore. E’ buono? Non lo sappiamo. L’esperienza ci dirà sé è stato fatto bene. Se così non sarà, si potrà correggere e migliorare. Non è vero che è una riforma cagliaricentrica ma un intervento che punta a rendere più diretto il rapporto tra Regione e comuni».

Stesso atteggiamento, secondo Cocco, è stato assunto dalla maggioranza per il miglioramento del sistema sanitario: «Per la prima volta dopo vent’anni si dettano regole certe per la sanità sarda – ha proseguito il capogruppo del Pd – dall’altra parte invece non si è fatto niente. La sanità incide per più del 50% sul bilancio regionale, 3.450 milioni di euro sono una cifra strabiliante sulla quale non si può non intervenire, non si può continuare a mettere la polvere sotto il tappeto. Noi tentiamo di riorganizzare il sistema, risparmiando ma evitando di lasciare i territori scoperti».

Cocco ha poi parlato degli interventi sulla scuola: «Sono stati presentati progetti importanti come “Iscola” che inietta denari consistenti per combattere dispersione scolastica e per rivitalizzare i plessi scolastici consentendo agli studenti di studiare in aule decorose».

In conclusione del suo intervento, Cocco ha puntato l’attenzione sul lavoro. «Il tema vero è la grande difficoltà sul fronte dell’occupazione – ha concluso Cocco – su questo bisogna intervenire. C’è una timida ripresa con 30mila posti di lavoro in più. Non basta, è vero, il varo del piano energetico regionale rappresenta una prima risposta, diciamo cosa pensiamo sul rilancio del sistema energetico».

Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, ha invitato il capogruppo del Pd a chiedere scusa all’on. Zedda. «Se Cagliari ha aperto 19 cantieri è grazie all’azione di Alessandra Zedda che da ex assessore della Programmazione si è attivata per rendere operativi i finanziamenti a favore della città capoluogo. Si parli a ragione veduta e con dati certi quando si rivolgono accuse di questo tipo».

Pietro Pittalis ha poi parlato di “evidente imbarazzo” della maggioranza amplificato certificato dagli interventi dei capigruppo del Misto e di Soberania e Indipendentzia  Anedda e Usula che hanno preso le distanze dalla finanziaria. «Al posto di Paci mi sarei dimesso – ha detto Pittalis – i gruppi minori chiariscano cosa vogliono fare. Non è sufficiente dire non va bene, traetene le conseguenze. La verità è che non contate nulla, c’è un presidente ombra Paolo Maninchedda, il resto è affidato all’improvvisazione di una Giunta che non ha una via maestra. La dimostrazione è questa finanziaria».

Rivolto all’assessore Raffaele Paci, Pittalis ha poi stigmatizzato la presenza sul sito della Regione della valutazione dell’Agenzia di rating Fitch sulla solidità della finanza regionale: «C’è un falso nella comunicazione che va eliminato dal sito della Regione – ha detto il capogruppo del Pd – la valutazione dell’Agenzia parla di taglio totale dell’Irap e Irpef che invece non sono state eliminate dalla Giunta ma solo sospese.  State ingannando i cittadini con una falsa comunicazione. Dite quanto state pagando un’Agenzia che ipotizza miglioramenti sulla base di provvedimenti che non esistono. Voi avete reintrodotto l’Irap, mentre  l’addizionale Irpef è stata congelato per questo esercizio».

Contestati da Pittalis anche i dati sull’aumento degli occupati. «Si è parlato di14mila posti di lavoro in più. Da dove arrivano? In quali settori?La verità è che nell’industria sono 5000 in meno, 9000 nelle costruzioni, 16mila nel commercio e nelle attività alberghiere. Attenzione a leggere i dati: i posti di lavoro in più derivano dalle politiche fittizie de Job Act. Noi dell’opposizione continueremo a fare il nostro lavoro di controllo e di verifica e a mettere a nudo le vostre debolezze».

Nella replica della Giunta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci messo l’accento sul fatto, «rispetto ai tanti spunti emersi dal dibattito, è difficile tracciare le linee più importanti della manovra sulla quale non c’è alcun trionfalismo ma è sbagliato dimenticare i segnali positivi che ci sono, perché una frazione positiva è meglio di un dato negativo, a cominciare dalle cifre della disoccupazione». Noi preferiamo guardare la realtà, ha proseguito, «nella consapevolezza che i problemi non sono risolti, a cominciare dalla disoccupazione che è ancora al 26%, anzi è proprio a questo dato cui dobbiamo rispondere con una sintesi non trionfalista ma nemmeno appiattita sul tutto va male». I dati più recenti di Eurostat, ha detto inoltre Paci, «dimostrano che l’Italia è al di sotto della media europea e la Sardegna, in riferimento al Pil, è passata dal 78 al 72 per cento delle media europea nel periodo dal 2008 al 2014, superata da alcuni Paesi dell’Est». La nostra economia evidenzia ora segnali deboli ma positivi, ha aggiunto l’assessore, «che dobbiamo sostenere questi segnali anche con la finanziaria, con interventi strutturali rivolti ad accompagnare lo sviluppo e risanare la sanità, un compito quest’ultimo che riguarda tutti». Sulla sanità, ha continuato, «siamo intervenuti concretamente con 330 milioni in più rispetto al 2015 per il piano di risanamento che, ripeto, conviene a tutti e non ci sono alternative». Riferendosi al miglioramento del ciclo economico ed alla crescita delle entrate per 250 milioni, Paci ha ribadito l’azzeramento della preannunciata manovra fiscale sull’Irpef, precisando che ciò ha consentito «di liberare nuove risorse, annullando aumento Irpef e fissando la relativa aliquota al 2.9% la più bassa d’Italia, oltre all’azzeramento di 5 anni per nuove imprese». In sintesi, ha concluso, «non si sono aumentate le tasse, sono stati assegnati 330 milioni in più alla sanità senza intaccare le politiche coperte da fondi regionali, comprese le politiche sociali per 35 milioni, è stato mantenuto intatto il fondo unico per gli enti locali ed è stata decisa la destinazione di fondi europei per 1 miliardo soprattutto per le imprese; un impianto positivo che miglioreremo ancora in aula con ulteriori interventi su lavoro, cultura e università».

Prima del voto sul passaggio agli articoli, il presidente ha invitato i consiglieri ad esprimersi con eventuali dichiarazioni di voto.

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia), contrario, ha sottolineato che «la finanziaria è condizionata da tutto ciò che accade nel Pd con un ulteriore deterioramento dei rapporti fra lo stesso Pd e le forze minori, le quali hanno detto chiaramente che la finanziaria non va bene; non sono problemi di piccole marchette ma riguardano questioni di fondo importanti, come dimostra la posizione dei Rossomori».

Per il Pd Roberto Deriu, favorevole, ha messo in evidenza che «anche con la finanziaria, il centro sinistra intende dare un segnale fortissimo all’università e soprattutto agli studenti con tutti i modi possibili e questa sarà una delle politiche qualificanti della manovra, non contro la Giunta ma in pieno accordo con l’Esecutivo».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia), favorevole, ha detto che «il logoramento della maggioranza interessa poco ai sardi, interessa molto di più non vivere la politica solo nelle buone stagioni; noi siamo per azioni efficaci, gli indicatori ricordati da Paci non li vediamo e lui stesso scrive, a proposito dei servizi per il lavoro, che il riordino non è nemmeno cominciato, mancano propri i presupposti e le politiche attive, il nostro giudizio resta negativo per l’assenza di temi importanti come famiglia, lavoro e semplificazione».

Il consigliere Mario Floris (Misto), contrario, ha lamentato che «parlare in questo Consiglio regionale non è difficile, è inutile, perché l’assessore Paci non ha raccolto nemmeno le proposte che gli sono state rivolte dal presidente della commissione Bilancio, e non solo da lui, in materia di revisione dell’accordo sulle entrate; o ci mettiamo in testa di trattenere in Sardegna il gettito fiscale o non ne usciremo mai, continuando a parlare di numeretti, non chiediamo niente più del dovuto ma questo è l’argomento principale».

Emilio Usula (Soberania-Indipendentzia), favorevole, ha dichiarato che «nessuno può strumentalizzare le nostre posizioni, ribadiamo la lealtà verso la maggioranza senza rinunciare a fare le nostre proposte; siamo e restiamo forza di governo, convinti che, come abbiamo detto, Giunta e maggioranza saranno all’altezza».

Luigi Crisponi (Riformatori), contrario, ha definito imbarazzante «sentire tutto e il contrario di tutto e registrare posizioni contemporaneamente convergenti e divergenti, non si capisce dove si voglia arrivare al di là della mistificazione dei fatti; questa finanziaria, come quella precedente anche da questo punto di vista, è un luogo dove tutti si accapigliano per rincorrere il niente come emergerà dalla discussione degli articoli in molti dei quali saranno nascoste le solite marchette, questo incontrerà la nostra censura e comunque ci riserviamo di proporre i nostri emendamenti».

Oscar Cherchi (Forza Italia), contrario, ha ribadito che a suo giudizio la finanziaria rappresenta «la totale assenza di un progetto politico per la Sardegna; nessuno strumentalizza Usula ma ha detto cose molto diverse da quelle della maggioranza e, quanto a Deriu, la sua attenzione sembra rivolta più all’università che agli studenti, forse perché nella Giunta ci sono molti professori».  

Il consigliere Paolo Truzzu (Fd’I) ha dichiarato voto contrario ed ha affermato: «Si è persa un’occasione e si è assistito al solito rimpallo di responsabilità con poche proposte politiche». «Propongo quindi – ha concluso il consigliere della minoranza – che insieme con gli investimenti in cultura e università si investa sulla natalità per invertire l’inverno demografico».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha ricordato l’assenza di politiche attive del lavoro, per la formazione professionale e degli investimenti sul capitale umano, riportando le note critiche della Cisl. «Voto contro – ha dichiarato il consigliere della minoranza – ed a proposito di Università ricordo l’espropriazione fatta al Man e all’Università nuorese da parte della Regione».

La consigliera del gruppo Sovranità, democrazia e lavoro, Annamaria Busia , ha dichiarato voto favorevole ed ha rivolto ai colleghi l’invito all’astenersi dall’utilizzo del termine “marchetta”.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni (Riformatori) ha dichiarato voto contrario ed ha ribadito che “la finanziaria è senza anima” auspicando una revisione dei rapporti tra Regione e Università («ci sono troppi rivoli per la distribuzione risorse ma resta carente lo stanziamento per la ricerca»).

La consigliera Alessandra Zedda (Fi) ha dichiarato voto contrario ed ha sottolineato “l’onestà intellettuale della minoranza” e la “volontà positiva” da sempre dimostrata: «Quanto affermato oggi nel corso del dibattito è la verità, sui vostri ritardi, sul metodo con cui procedete nel fare le leggi e sulla spesa dei fondi comunitari».

Il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis, ha espresso solidarietà alla collega Busia sulla questione dell’utilizzo del termine “marchetta” («anche se la questione non riguarda più solo il genere femminile»). L’esponente della minoranza, nel dichiarare il voto contrario ha domandato lumi sull’inserimento nel versante entrare del bilancio, del milione e 800mila euro dei fondi dei gruppi restituiti alla presidenza del Consiglio nella scorsa legislatura: «Avevamo deciso allora che quei fondi andassero nelle casse del Consiglio e non altrove».

Il presidente del Consiglio ha spiegato che lo sblocco dei fondi è stato deliberato con voto unanime dell’ufficio di presidenza.

Posto in votazione il passaggio agli articoli è stato approvato con 31 favorevoli e 15 contrari e si è passati all’ordine del giorno per l’approvazione del Defr 2016 (documento di economia e finanza regionale) sul quale hanno dichiarato voto contrario i consiglieri di Forza Italia, Ignazio Locci e Marco Tedde. Posto in votazione, l’ordine del giorno è stato approvato dall’Aula.

Il presidente a conclusione della seduta ha comunicato la convocazione della commissione Bilancio per l’esame degli emendamenti (domani alle 9.30) e dell’Aula per il proseguo dell’esame della manovra (domani mattina dalle 11.00 alle 13.00 e in seduta pomeridiana dalle 16.00 alle 20.00).

 

[bing_translator]

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha preso atto della decadenza del Consigliere Gianni Lampis per effetto della sentenza del Consiglio di Stato e con gli interventi dei relatori di maggioranza (Franco Sabatini, Pd) e di minoranza (Ignazio Locci, Fi) ha dato inizio all’esame della Manovra 2016-2018.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il presidente ha comunicato che è pervenuta la notifica formale della sentenza del Consiglio di Stato relativa al ricorso promosso dal consigliere Gianni Lampis (misto-Fdi) contro il Consiglio regionale; subito dopo ha sospeso la seduta e convocato la Giunta per le elezioni.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha comunicato che la Giunta ha preso atto della sentenza che respinge il ricorso del consigliere Gianni Lampis contro la sentenza Tar che aveva dichiarato l’incompetenza degli organi consiliari ad individuare i cndidati subentranti, da cui consegue la decadenza dello stesso Lampis. La Giunta, ha aggiunto il presidente, si riunirà nuovamente domani alle 13.00 per ulteriori determinazioni.

Il consigliere Mario Floris (Misto) ha chiesto copia del verbale della Giunta; la richiesta è stata accolta dal presidente.

Subito dopo il Consiglio ha cominciato l’esame dell’ordine del giorno, con il Documento n.15/A-Documento di economia e finanza regionale (Defr), il Dl n.297/S/A (Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione per l’anno 2016 e per gli anni 2016-2018-Legge di stabilità 2016 e relativi allegati, ed il Dl n. 298/A (Bilancio di previsione per l’anno 2016 e bilancio pluriennale per gli anni 2016-2018). Per l’illustrazione del testo, il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza, il presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd).

Nella sua relazione, Sabatini ha affermato che «la manovra 2016 è in linea con la precedente ed ha al centro il sostegno alla ripresa, i cui segnali ancora deboli ma chiari sull’aumento del Pil regionale e del numero degli occupati lasciano ben sperare; l’obiettivo principale è quindi quello di accompagnare questo processo, proseguendo col piano di investimenti dell’anno precedente ed attivando interventi equilibrati su vari comparti: lavoro, scuola, università, imprese e ambiente». Per dare corpo a questo progetto, ha aggiunto Sabatini, «è stata istituita una cabina di regia con il compito di coordinare tutti gli strumenti della programmazione unitaria e territoriale, assegnare indirizzi precisi all’utilizzo di risorse regionali nazionali e comunitarie, e sviluppare le azioni contenute nel mutuo per le infrastrutture che, già nel primo anno ha portato ad una spesa di 70 milioni che, nel 2016, contiamo di portare ad oltre 130». Un aspetto molto innovativo della programmazione territoriale, ha detto ancora Sabatini, «riguarda il riconoscimento della possibilità a sindaci e categorie produttive di decidere in modo autonomo le scelte per sviluppo economico dei loro territori, una sfida che abbiamo voluto raccogliere perché spesso nel passato molti piani non sono andati in porto ed ingenti risorse sono rimaste inutilizzate, in parte per colpa Regione e in larga parte per colpa di attori locali». Consolidare la crescita, ha continuato il presidente della commissione Bilancio, «significa soprattutto creare nuovi di posti di lavoro e, da questo punto di vista, i dati dell’Agenzia del lavoro e dell’Istat dicono che c’è un trend positivo, che può essere consolidato a condizione che si faccia bene la programmazione con un progetto chiaro, che avrà come cardini il mantenimento dell’attuale livello di pressione fiscale e il rilancio degli investimenti pubblici, non solo con il mutuo ma anche con l’accelerazione degli interventi programmati da Abbanoa ed Area, oltre al progetto Iscola». Resta poi il capitolo delle riforme strutturali, ha sostenuto Sabatini, «che il Consiglio deve accelerare a partire dalla riforma sanitaria, il cui disavanzo continua a preoccuparci; abbiamo sentito l’assessore e tutti i commissari per verificare l’attuazione dei piani di rientro e non c’è nessuna sovrapposizione fra l’attività della commissione di inchiesta, che si occupa dell’andamento della spesa nel passato, e della commissione Bilancio che fa un lavoro completamente diverso». Soffermandosi poi sulla vertenza entrate, Sabatini ha ribadito che «la Sardegna non può sostenere un accantonamento di 600 milioni l’anno» e che, dopo 10 anni, «bisogna ridiscutere con lo Stato l’accordo stipulato a suo tempo fra Soru e Prodi, perché prima c’era un differenziale positivo che ora si è azzerato». La manovra, ha detto in conclusione. «è equilibrata e dà risposta a molti settori, con priorità alla salvaguardia del lavoro; ci abbiamo messo qualche settimana in più ma ne è valsa la pena».

Per la minoranza il relatore Ignazio Locci, di Forza Italia, ha osservato che «nonostante i proclami della maggioranza per noi la Sardegna non è affatto uscita dalla recessione ed i piccoli segnali di ripresa che si registrano in campo nazionale non hanno effetto sull’economia regionale; i dati sulla disoccupazione restano catastrofici e doppi rispetto alla media nazionale, in un quadro caratterizzato dall’assenza di politiche per il lavoro per i non più giovani che si sentono abbandonati dalle istituzioni, per non parlare della disoccupazione giovanile che avanza senza freni e supera il 30% nella fascia fra i 19 e i 34 anni». Uno scenario negativo che è tale, secondo Locci, non solo dal punto di vista economico. I sardi, ha aggiunto, «hanno fiducia nell’amministrazione regionale per appena il 37%, mentre prosegue lo spopolamento delle zone interne che tocca ora anche centri costieri e città». Sulla vertenza entrate, a giudizio di Locci, «emerge ancora una situazione precaria ed inadeguata, con accantonamenti che pesano per oltre 680 milioni e assieme all’obbligo del pareggio di bilancio freno i processi di spesa; nei fatti, l’accordo Soru-Prodi non si è mai realizzato perché lo Stato ha drasticamente compresso la spesa della Regione a causa del patto di stabilità, le norme di attuazione messe a punto dalla Giunta Pigliaru non sono state ancora recepite dal Governo e, nel frattempo, lo stesso Governo ha aumentato il contributo delle Regioni al contenimento della spesa pubblica fino al 2019, decisione che determinerà per la Sardegna un aumento della pressione fiscale nei prossimi anni». E’necessaria quindi una profonda revisione degli accordi fin qui raggiunti, ha sollecitato l’esponente dell’opposizione, «a cominciare dalla sanità il cui piano di rientro presenta molti dubbi e l’unica certezza di costi altissimi interamente a carico della Regione, con la conseguenza che ulteriori preziose risorse saranno sottratte agli interventi per lo sviluppo». Per noi, ha detto ancora Locci, «si possono recuperare risorse per almeno 200-250 milioni, invertendo una tendenza che, dopo due anni di governo Pigliaru ha prodotto solo grandi montagne di carta senza risultati e senza nemmeno le tanto sbandierate valutazioni sulle ricadute interventi; questa finanziaria, insomma, farà pagare ai sardi il prezzo molto alto di una politica miope e strabica e di una Giunta che si è rivelata incapace di sintonizzarsi con le reali esigenze dei sardi, dei piccoli comuni, delle periferie, prigioniera di un Cagliari-centrismo senza prospettive». Come centro destra, ha concluso, «proponiamo una alternativa credibile, autonoma, sociale, vicina alla Sardegna, con più semplificazione, più sbrurocratizzazione, più attenzione alla famiglia ed alla natalità, con un bonus di 200 euro a bambino, più lavoro con i cantieri verdi ma anche col sostegno alle imprese ed all’artigianato, puntando infine su una zona franca al consumo, superando la logica dei punti franchi e delle interferenze politiche romane». Presenteremo emendamenti in coerenza con questi punti, ha annunciato Locci, «per migliorare questa manovra».

Al termine dell’intervento del consigliere Locci, il presidente ha tolto la seduta. Il Consiglio riprenderà i lavori domattina alle 9.30 mentre alle 13.00 si riunirà la Giunta per le elezioni.

[bing_translator]

Il Consiglio regionale ha approvato (presenti 46, votanti 46, sì 29, no 17) il disegno di legge 176/A di riordino del sistema delle autonomie locali della Sardegna. Il provvedimento era entrato in aula il 9 dicembre. Il suo iter è stato lungo e travagliato: le sedute in cui  è stato discusso il disegno di legge sono state 17, per un totale di 52 ore e 35 minuti. Il Consiglio si riunirà lunedì primo febbraio, alle 16.00, per la seduta statutaria.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Eugenio Lai, che ha comunicato l’assenza del presidente Gianfranco Ganau per impegni istituzionali. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con l’art.76 del Dl n. 76 – Giunta regionale – Riordino del sistema delle autonomie locali della Sardegna.

Aprendo la discussione generale, il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha affermato che alla fine della riforma il sentimento prevalente è quello della delusione, «lo dico come cagliaritano, perché la città viene rappresentata senza orgoglio e prospettive, incapace di accogliere sardi e tendere la mano a chi è rimasto indietro; emerge invece, purtroppo, una Cagliari isolata e prepotente che rischia di fare il vuoto attorno a se». Con questa legge, ha aggiunto, «tramonta l’idea di una Cagliari che vuole essere capitale di una Sardegna diversa, forte, aperta, a favore di un disegno in cui non vince Cagliari ma perdono tutti i sardi e scompaiono le autonomie comunali». E’la certificazione del fallimento, ha concluso, «della maggioranza e del centro sinistra che non hanno saputo interpretare i sentimenti migliori della Sardegna».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha parlato di un «ottimo disegno di legge che affronta un argomento oggettivamente complesso, cercando intanto di ridimensionare il ruolo eccessivo assegnato dalla legge Delrio alle città metropolitane (“o sei questo o non sei niente”), un modello a nostro avviso sbagliato in generale e per la Sardegna in particolare». Siamo contrari, ha sostenuto, «a concetti non urbani come quelli proposti dal centro destra, luoghi in cui le risorse, comprese quelle europee, sarebbero destinate ad ambiti non urbani e ad obiettivi differenti; crediamo invece che il modello ristretto sia corretto, ed ecco la prima grande differenza con la Delrio, per governare un sistema urbano complesso e non fare da volano all’economia sarda». Inoltre, non crediamo ad una Sardegna con trazione-città metropolitana, «per questo abbiano individuato altri strumenti per aree con caratteristiche diverse, e da qui discende il concetto di rete urbana come quella che già unisce Sassari ed altri Comuni nella programmazione strategica, a questo obiettivo dovranno tendere anche le altre reti urbane di nuova istituzione». In sintesi, ha concluso Demontis, «abbiamo utilizzato la nostra specialità per proporre un modello di Sardegna che potrà essere utilizzato in altre Regioni».

Il consigliere Mario Floris (Misto), dopo aver premesso di parlare «da innamorato della politica e dei partiti di massa che hanno fatto tanto bene alla storia dell’Italia e della Sardegna» ha sottolineato i grandi errori «di una riforma figlia di rapporti deteriorati fra cittadini ed istituzioni, sottomessa a personalismi e particolarismi, ennesimo esempio di un modo pasticciato di legiferare; ancora una volta si è cominciato dalla coda per appuntarsi una medaglia sul petto». Più volte, ha ricordato Floris, «ho invitato la maggioranza a riflettere per partire dalla riforma della Regione, dalla legge statutaria e dalla legge elettorale per poi arrivare alla riforma degli enti locali; oggi invece si compie un misfatto della politica che frantuma l’autonomia e rompe la solidarietà fra i territori». Oggi i partiti, ha detto ancora il consigliere, «sono venuti meno al loro ruolo ed oggi sono solo una brutta copia dell’originale, non c’è soluzione classe dirigente,si assiste ad un proliferare di liste civiche senza filtri, in un processo di decadenza che alla fine si ripercuote anche sulle leggi e sulle regole». Il presidente della Regione, la maggioranza e la Giunta, ha sostenuto Floris, «hanno voluto soffocare l’autonomia della Sardegna escludendo la minoranza da ogni contributo positivo; chi ha un minimo di conoscenza della storia della Sardegna sa che quanto accaduto non ha precedenti, che si va avanti senza analisi politiche e con la logica “o vi adeguate o vi mando a casa”, sono cose su cui non si può fare finta di niente».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde, ha dichiarato di accogliere «con un senso di liberazione l’arrivo al tratto finale della legge e, sotto questo profilo, le riflessione di Floris da condividere in toto, a testimonianza del fatto che le riforme fatte in solitudine non possono produrre niente di buono». Siamo di fronte ad una legge, secondo Tedde, «difficile anche da capire, una legge minestrone col ravanello della grande questione nuorese, infilata a forza nel testo violentando intere comunità, scandita dalla successione di versioni sovrapposte l’una all’altra in un clima di minacce pesantissime». Il perno del nuovo sistema, ha continuato Tedde, «è quello della città metropolitana di Cagliari passata col voto di sassaresi che si assumono responsabilità pesanti nel processo di svuotamento del centro e del nord della Sardegna; per il nord Sardegna, nello specifico, i numero espressi da tutti gli indicatori erano di gran lunga superiori, ed anche per questo salta agli occhi la desertificazione istituzionale di una parte importantissima dell’isola che sta perdendo corte d’appello, low cost, camera di commercio, autorità portuale ed altro». In conclusione, ad avviso di Tedde, «è venuta fuori una legge frutto della maldestra manipolazione e dall’evidente violazione della legge Delrio, che crea un’altra provincia al sud ed un reticolo di strumenti vuoti senza significato; sentiremo ancora parlare di questa legge perché i territori si ribelleranno».

Il consigliere Augusto Cherchi (Soberania-Indipendetzia) ha messo l’accento sul fatto che la legge «è una base solida in vista di una grande riforma per una pubblica amministrazione moderna, efficace ed efficiente, vicina ai bisogni dei cittadini, in una Sardegna moderna che ritrova unità attraverso il dialogo fra territori, solidale, con lo sguardo rivolto alla sua storia ma anche all’Europa; la riforma riorganizza il sistema degli Enti locali in una fase di transizione successiva al referendum sulle province, abolite ma ancora non cancellate definitivamente, assegnando un ruolo centrale agli ambiti strategici per porre al centro dello sviluppo la programmazione dal basso». Le riforma, ha osservato Cherchi, «favorisce il decentramento regionale con l’uguaglianza dei cittadini e pari opportunità per i territori, con i Comuni che saranno protagonisti secondo le loro vocazioni, in una Sardegna unita nelle differenze, dove crescono le relazioni fra le diverse aree, si favoriscono processi di aggregazione, superando contese anacronistiche che non fanno bene ai sardi». La crescita della nostra Regione, ha detto Cherchi, «deve essere uniforme e questo in definitiva è il ruolo della Regione e il rumore di fondo col tempo scomparirà; non ci affascina il ruolo di città metropolitana se intesa come un qualcosa che fa il vuoto intorno a se, al contrario ci siamo battuti per la tutela dei territori con apposite intese per ottenere misure perequative».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha in qualche modo immaginato la profonda delusione «di quei cittadini di serie b che aspettavano una riforma di buon senso e sono stati stesi dal plotone di esecuzione del Consiglio regionale che, seguendo i dettami della Giunta, si è dimostrata insensibile soprattutto verso la terra più povera (il Nuorese) che invece viene sfregiata e rapinata della propria memoria storica mentre cercava di risollevarsi». La maggioranza, ha protestato Crisponi, «non ha voluto ascoltare e non ha sentito ragioni, tutti i territori sono stati umiliati con pugni in faccia, facendo carne di porco delle piccole comunità e dei cittadini dell’interno; siamo davanti ad uno dei momenti più bassi della legislatura perché si è costruito un nuovo muro di Berlino, un nuovo Campidano, una terra promessa, l’unica Silicon Valley per chi cerca un posto di lavoro, dove è stato spostato tutto e di tutto e se ne accorgeranno ben presto cittadini ed amministratori».

Il consigliere Gianfranco Congiu (Sdl) ha messo in guardia dall’approccio sbagliato ai processi normativi, perché le leggi devono essere innanzitutto utili. La legge, a suo giudizio, «ha un pregio, parte dall’esistente cercando di superare le province per ridisegnarle sulla traccia delle regioni storiche, ora sostituite da ambiti, consentendo alla Sardegna di guardare avanti, in un sistema in cui le città vogliono stare insieme perché vogliono migliorare i processi di governance per una Sardegna unita che combatte le diseguaglianze». Congiu ha poi rivendicato alla sua formazione politica alcuni punti qualificanti della legge, come il passaggio dedicato al superamento delle «disparità fra territori», alla «perequazione di ogni intervento», all’individuazione di «specifiche intese sostenute da risorse adeguate» che non «lasceranno lasciare indietro nessuno». Questa è la nostra idea di Sardegna solidale, ha detto ancora Congiu, «dove tutti sono sullo stesso piano, sono chiamati a responsabilità ed a fare il meglio, sarà una legge utile per quelli che vogliono stare insieme ed hanno capacità progettuale superando il rivendicazionismo querulo che non ha mai prodotto nulla».

E’ poi intervenuto il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci che ha confermato le critiche avanzate durante la discussione dell’articolato. «La maggioranza si è nascosta dietro il paravento della grande riforma economica e sociale introdotta dalla legge “Delrio” e dal decreto sulla spending review. Avremmo invece dovuto rinunciare al modello nazionale e spingerci oltre – ha detto Locci – questa riforma rischia di creare confusione con la creazione di meccanismi di obbligatorietà che svuotano le potestà degli enti locali». Secondo Locci, la riforma mette a rischio il principio di autodeterminazione delle comunità locali: «Il connubio tra la maggioranza, il relatore e l’Anci fa venire in mente il meccanismo di fuga dei sindaci dai loro comuni e dalle responsabilità nei confronti dei cittadini. Il processo di aggregazione indotta non farà altro che alimentare le spinte campanilistiche».

Molto critico anche l’intervento del vicepresidente del Consiglio Antonello Peru. «Con questa riforma, la maggioranza  ha trasformato la Sardegna in un campo di battaglia dove i sardi combatteranno contro altri sardi – ha sottolineato Peru – una guerra tra poveri scatenata da un progetto accentratore che amplifica i conflitti sociali». L’esponente della minoranza ha bocciato senza appello l’impianto del provvedimento: «Non si possono fare riforme con una sola visione mercantilistica – ha aggiunto Peru – disegnare la Sardegna con criteri economicistici rischia di marginalizzare i territori. Si sono persi di vista i valori dell’autonomia e dell’identità. Dentro la legge non c’è un’anima e un’idea di Sardegna».

Il consigliere azzurro ha poi attaccato i colleghi sassaresi per aver avvallato la scelta di istituire la città metropolitana di Cagliari: «Trionfa il cagliaricentrismo – ha rimarcato Peru – nella città metropolitana si concentrano servizi e risorse. Cari colleghi del sassarese, ve ne assumerete la responsabilità: avete confinato Sassari ai margini della Sardegna e lo avete fatto in modo consapevole».

Gianni Lampis (Fd’I) ha ricordato l’iter della riforma degli Enti Locali: «Questo disegno di legge è stato approvato dalla Giunta il 15 gennaio del 2015 – ha detto Lampis – ad un anno di distanza non ci sono vincitori ma un unico sconfitto: il popolo sardo». Secondo Lampis, la legge è stata costruita senza un percorso partecipativo dei territori. «Si è preferito decidere in una stanza con matita e squadretta – ha sostenuto Lampis – una grande legge di riforma aveva bisogno di altro. Potevamo fare di più e di meglio, noi come opposizioni ci abbiamo provato presentando proposte migliorative».

Il consigliere di Fratelli d’Italia ha poi espresso forti perplessità per alcuni contenuti della legge: «Pensavamo che non si dovesse più parlare di province, invece oggi si crea una nuova provincia, quella del Sud Sardegna, che richiederà di elaborare nuovi regolamenti e di individuare un nuovo capoluogo. Avevamo la possibilità di pensare ad un’unica città metropolitana o a due città, una del Sud e una del Nord, sarebbe stato questo il modo per costruire una Sardegna in grado di camminare in modo armonico e solidale. Oggi invece si creano territori di serie A e B – ha concluso Lampis – noi ci dissociamo dalle vostre scelte ribadendo fino alla fine la nostra contrarietà al provvedimento».

Voto contrario ha annunciato anche Alberto Randazzo (Forza Italia). Secondo l’esponente azzurro, la legge non tiene conto delle disposizioni dell’articolo 133 della Costituzione. «Non c’è stata concertazione con le comunità locali – ha detto Randazzo – i 71 paesi della provincia di Cagliari sono stati convocati? Perché solo 16 entrano nella Città Metropolitana e gli altri restano fuori?». Randazzo ha citato il caso di Dolianova, comune che ha chiesto di entrare nella Città metropolitana e non ha avuto risposta formale. « 50 comuni hanno già preparato un ricorso – ha concluso Randazzo – mi auguro che la legge sia applicabile, smettiamo di parlare di compensazioni, così si illudono i cittadini».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha ricordato il percorso legislativo che ha caratterizzato il Dl 176. «C’è stata un’istruttoria approfondita su diverse proposte della Giunta, un lavoro non sempre fatto attraverso i canali più ortodossi che ha portato ad accogliere dentro la norma le esigenze di varie categorie e dei territori – ha detto Tunis – la  Giunta ha scelto di non impugnare la legge Delrio, l’esecutivo non ha saputo comprendere che il giogo della grande riforma nazionale non era in grado di accogliere le esigenze della Sardegna. L’architettura istituzionale prescelta non fa emergere le potenzialità dei nostri territori».

Tunis ha poi sottolineato il pericolo di un ulteriore scollamento tra i cittadini e le istituzioni. «Si rischia di fomentare la fuga dalla politica – ha insistito l’esponente della minoranza – Pigliaru è il risultato di questo scollamento. In Sardegna non c’è più classe dirigente. Pigliaru è una supplente che certifica la decisione della Sardegna di non investire su se stessa e sulle proprie risorse. Con questa legge viene ulteriormente svuotata la figura dei sindaci».

Il consigliere di Forza Italia ha poi concluso il suo intervento lamentando la mancata apertura di un contenzioso nei confronti del Governo nazionale.«La ferita degli Enti locali rimane aperta – ha concluso Tunis – la prossima maggioranza si dovrà fare carico di modificare questa legge».

Giudizio diametralmente opposto quello del relatore di maggioranza Roberto Deriu (Pd) che, in apertura del suo intervento, ha ringraziato le opposizioni per aver consentito alla maggioranza “di mettere alla prova le proprie idee”. «Durante la discussione ci sono stati strafalcioni ma anche critiche di sistema alle quali abbiamo dato risposte di sistema – ha affermato Deriu – con Cossa abbiamo condiviso in Commissione l’esigenza di rispettare la Costituzione che impone una speciale ricognizione dello stato dell’autonomia della Sardegna».

Deriu ha poi elencato gli aspetti innovativi della legge: «Nella ricostruzione della realtà autonomistica siamo partiti dalla possibilità offerta dalla Costituzione di istituire una Città metropolitana e, considerate le carenze della Delrio, la abbiamo adeguata alla Sardegna – ha aggiunto il relatore della legge – sulla base di questo abbiamo ridisegnato le circoscrizioni provinciali basandoci sugli ambiti ottimali, poi ci siamo occupati dell’ambito comunale spingendo sulle Unioni. I comuni però non sono tutti uguali, ci saranno per questo reti urbane e reti metropolitane».

Deriu ha poi concluso il suo intervento annunciando il voto favorevole alla legge: «E’ un disegno limpido e chiaro che soltanto una dura opposizione poteva indurre a confondere con un pasticcio. C’è stato un grande lavoro sul personale, grande attenzione per la transizione in modo da evitare che, durante il trasloco, si perdano oggetti. E’ una grande legge ed è giusto che entri in vigore».

Alessandra Zedda (Fi) ha parlato di alcuni “buchi neri” che caratterizzerebbero la legge sugli Enti Locali ed ha rimarcato probabili profili di illegittimità in particolare per le parti che attengono la istituendo nuova provincia del Sud. «Con questa legge si è persa un’altra occasione – ha dichiarato l’esponete della minoranza – e non si è inciso sul tema dell’insularità mentre si è proceduto alla creazione di un ginepraio fatto di enti, incarichi e funzioni».  A giudizio di Alessandra Zedda con la riforma non ci saranno miglioramenti nei servizi e neppure in termini di crescita e sviluppo dei territori. La consigliere di Fi ha quindi ribadito il permanere delle “ingiustizie” tra le diverse realtà, anche in riferimento al personale impiegato nelle province soppresse («per fortuna sono state approvate un minimo di regole grazie anche alla sensibilità dell’assessore Erriu»). La consigliere ha quindi dichiarato che «questa non sarà una legge a costo a zero» ed ha riconosciuto come una novità «l’istituzione della città metropolitana di Cagliari».

Il presidente della commissione Autonomia, Francesco Agus (Sel), ha definito la legge “un ponte tibetano che congiunge il passato, rappresentato dalle province, e il futuro, che è rappresentato da ciò che sarà approvato dal referendum del prossimo ottobre”. «E’ un ponte tibetano di norme già scritte e norme da scrivere – ha spiegato l’esponente della maggioranza – in una situazione finanziaria che ci ha visto pagare tutto ed essere esclusi però da tutti i benefici che, invece, sono stati garantiti alle province italiane». Agus ha quindi affermato che “le unione dei comuni non sono mai partite, né sono chiare le loro funzioni, ma la nostra idea è che non sostituiscano i Comuni ma che svolgano funzioni che realmente portano vantaggi se esercitate in ambito più vasto”.

«Con questa norma applichiamo il referendum del 2012 – ha proseguito l’esponente di Sel – ed era un onere in capo alla precedente maggioranza».

Agus ha concluso argomentando la scelta dell’unica città metropolitana della Sardegna: «La città metropolitana di Cagliari non può essere un rubinetto a cui allacciarsi per ottenere le risorse ma è solo uno strumento per gestire meglio l’area vasta, mettiamo cioè un territorio in grado di risolvere problemi complessi e togliamo ogni alibi alla città metropolitana».

Il consigliere di Soberania e Indipendentzia, Paolo Zedda (Rossomori) ha definito la legge sugli Enti Locali «una riforma storica che non solo segnerà la Legislatura ma che porterà un progresso nell’ordinamento degli Enti Locali in Sardegna». «Dal nostro punto di vista di sovranisti – ha spiegato il consigliere della maggioranza – c’è il riconoscimento della forma e della peculiarità della nostra terra». Paolo Zedda non ha nascosto la soddisfazione “per aver dato seguito alla volontà referendaria” ma ha anche ricordato come nel 2012 i sardi si siano espressi anche per la riscrittura dello Statuto attraverso l’assemblea costituente («una battaglia su cui torneremo»). Il consigliere dei Rossomori ha quindi concluso con una dichiarazione di apprezzamento per la nuova legge sugli Enti locali.

Il consigliere del Psd’Az, Christian Solinas,  ha ripreso alcune parti dell’intervento del consigliere Deriu («ci rappresenta una legge armonica») ed ha affermato che la riforma in via di approvazione rappresenti meglio “un cerbero a tre teste” per raffiguare “la distruzione del passato, del presente e del futuro”. L’esponente della minoranza ha quindi rimarcato l’urgenza di una “riscrittura del rapporto tra presidente della Regione, Giunta e Consiglio per evitare di continuare con la paralizzazione del confronto politico che è invece utile per generare riforme migliori”.

«Questa riforma – ha dichiarato Solinas – sarà giudicata da cittadini e dagli amministratori ed alla politica spetterà il compito di affrontare i problemi inerenti la sua piena applicazione». Il consigliere del Psd’Az ha ribadito le perplessità sul costo della riforma: «Non sarà una riforma a costo zero perché avrà costi non sono di natura finanziaria ma anche costi politici, culturali e sociali».  Christian Solinas ha concluso evidenziato in tono critico “l’accorpamento di funzioni e lo spoglio dei comuni più piccoli di competenze e risorse” e le mancate risposte sul tema dello spopolamento: «Assecondiamo un processo storico di polarizzazione demografica e lasciamo al centro dell’isola solo la crisi e la disperazione».

Il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda (Prc), ha rivolto parole di apprezzamento, per il lavoro svolto, all’assessore e alla commissione Autonomia ed ha sottolineato la scarsa partecipazione, nelle fasi iniziali di discussione della riforma, da parte di molti consiglieri e di tanti amministratori. L’esponente della maggioranza ha concluso rimproverando alla minoranza lo scarso contributo offerto in sede di commissione per migliorare l’originaria proposta dell’esecutivo regionale.

Il capogruppo dei Popolari e socialisti, Pierfranco Zanchetta, ha dichiarato di non condividere il “catastrofismo mostrato dall’opposizione” e pur affermando di non “essere del tutto soddisfatto dal provvedimento” ha preannunciato voto a favore del provvedimento. «Avviamo un percorso – ha spiegato il consigliere della maggioranza – che rappresenta un’assunzione di responsabilità e personalmente riconosco le criticità della legge ma come tutte le riforme anche questa è in progress e può essere migliorata». Zanchetta ha concluso riaffermando che ciò che serve alla Sardegna “è il riconoscimento in sede europea dell’Isola come un unicum: siamo l’Isola più lontana da Brussels e anziché dividerci come sardi dobbiamo unirci”.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, ha  ricordato che proprio stamane  l’onorevole Pigliaru è a Roma a parlare di specialità e di autonomia. Mi aspetto quindi, ha detto, «la solita difesa d’ufficio sul piano esterno mentre sul piano interno, che tocca da vicino questa legge, non posso che rilevare che all’assessore hanno fatto fare una figuraccia facendogli ingoiare ben cinque proposte di legge l’una diversa dall’altra». La legge sull’edilizia, ha ricordato ancora Dedoni, «è ancora ferma dopo un anno e lo stesso accadrà per questa legge perchè le riforme non si possono fare a colpi di maggioranza, è importante invece che ci sia una discussione ampia perché sulle regole ci deve essere atteggiamento condiviso perché altrimenti a perderci sarà il popolo sardo». Se la legge fosse applicata, ha prefigurato il consigliere, «sarà il caos ed un disastro per la Sardegna con la moltiplicazione di organismi istituzionali ed un grave deficit di democrazia; il contrario rispetto alle intuizioni dei padri costituenti della Sardegna che avevano dato grande attenzione ai territori ed ai temi dello sviluppo, temi assenti da questa legge che non ha risorse anzi, mentre la crisi incombe si impoveriscono i territori».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha sottolineato la contraddizione di molti interventi dell’opposizione, che «ha mescolato surrettiziamente le società in house dei Comuni con le province, o il polo culturale di Nuoro con la spoliazione dell’autonomia; è tutto chiaro, abbiamo fatto è una legge coraggiosa magari non indolore perchè in effetti ci sono stati fra di noi diversi mal di pancia ma avevamo la responsabilità di fare una buona legge e questo compito lo abbiamo portato a termine». Auspichiamo piuttosto, ha proseguito, «percorsi davvero perequativi per fare in modo che i diversi territori della Sardegna da S.Teresa a Villacidro abbiano gli stessi diritti, che ancora purtroppo non hanno; nella fase applicativa, inoltre, porremo la massima attenzione per intervenire se e dove necessario, perchè vogliamo che la Sardegna che oggi vive una grande emergenza cambi rotta, a cominciare dalle zone interne».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha osservato che «la legge ha tradito nello stesso tempo speranze e potenzialità; il primo testo era breve e snello, con pochi emendamenti, orientato alla semplificazione ma poi la Giunta Pigliaru ha messo la sua firma e alla fine del 2015 ci si è trovati a discutere di un pasticcio, 76 articoli ed oltre 2000 emendamenti, un record nella storia del Consiglio regionale». Ne è venuto fuori «un mostro con una pluralità di enti, una riforma che nasce con la necessità di essere riformata, perché pur di scontentare la minoranza si sono scontentati territori e cittadini, con l’unica preoccupazione per far quadrare i conti interni alla coalizione». Quanto alla città metropolitana, Rubiu ha rilevato che «sono state ignorate le istanze di categorie, e di amministratori locali, che chiedevano o una città metropolitana unica oppure una a nord ed una sud; questa sarebbe stata una vera riforma a misura di Sardegna ma l’appartenenza politica ha prevalso per giochi di partito raddoppiando perfino i consiglieri della città metropolitana, fatto unico in Italia».

Il capogruppo di Sdl Roberto Desini ha respinto in apertura l’interpretazione della legge-minestrone, penso invece che «è stata una delle leggi più discusse della storia dell’autonomia e per certi aspetti può essere un merito, perché l’assessore non si è mai sottratto al confronto in nessuna parte dell’Isola, ma anche un demerito perché quando i tempi diventano troppo lunghi non sempre si arriva al risultato migliore». Si tratta di una riforma, ha aggiunto, «che interessa molto ai cittadini come dimostrato dalla partecipazione degli amministratori locali e di larga parte della società sarda, complessivamente ha un indirizzo positivo anche se migliorabile ma è importante intervenire quando sarà sperimentata sul campo». Desini ha poi rivendicato al suo gruppo la proposta della perequazione fra territori «perché, al di la delle sigle, è stato stabilito un principio che vale per tutti, un principio di solidarietà sociale che governerà la nostra azione futura».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, dopo aver ricordato la ricorrenza del Giorno della Memoria, ha sottolineato che «si arriva alla riforma dopo una discussione molto lunga dentro e fuori il Consiglio regionale per disegnate un nuovo assetto istituzionale della nostra Regione, in coerenza con il programma elettorale presentato ai sardi, adempimento oltretutto necessario dopo il referendum per cui si sono spese molte parole a vuoto, spesso fuori luogo, ed anche per rispondere alle sfide che il futuro propone alla nostra Regione». Ci abbiamo messo tutto l’impegno per fare la migliore legge possibile, ha detto ancora Cocco, «e pensiamo di aver operato bene attivando un nuovo rapporto diretto fra Comuni e Regione e riconoscendo ruoli diversificati a diverse città ed aree dell’Isola, mentre l’opposizione a fronte di oltre 2600 emendamenti ha proposto solo la città metropolitana unica, una boiata che non esiste al mondo».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha osservato che «c’è molta confusione nel centro sinistra ed evidentemente Cocco deve sintonizzarsi col suo partito perchè quella della città metropolitana unica è proprio una idea di Soru; ma, a parte questo, il dato di fondo è che la coalizione sovranista e identitaria ci ha proposto un appiattimento colossale alla legge nazionale, altro che pensare come i sardi e fare le leggi per i sardi». Rivolto alla maggioranza, Pittalis l’ha accusata di una «operazione squallida che sarà criticata, giudicata e rispedita al mittente; il relatore Deriu ha riconosciuto il ruolo di opposizione ed il significato del conflitto positivo, ma questo non può far dimenticare il testo più volte riscritto e cancellato con il presidente dell’Anci Piersandro Scano che vi ha tolto dall’imbarazzo, forse non facendo l’interesse dei sindaci ma dando una stampella ad una maggioranza allo sbando mentre Pigliaru diceva: altrimenti andate a casa». Un clima, ha ricordato ancora Pittalis, «scandito anche da una serie di emendamenti non della Giunta ma della maggioranza, sconfessando platealmente la Giunta; perciò è chiaro che il confronto fra sordi lo ha voluto la maggioranza andata avanti con proposte sostitutive senza rendere parte al dibattito, consumando l’ennesima vergogna a danno dei sardi e dei territori ai quali si promette una perequazione senza risorse».

A nome della Giunta l’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu, ha sostenuto che la riforma «allinea la Sardegna al miglior riformismo regionale, tenendo presenti le indubbie criticità della legge Delrio ma anche della situazione di partenza che, non dimentichiamolo, era ed è quella di enti che non riescono a fronteggiare nemmeno l’ordinaria amministrazione». L’obiettivo strategico della legge, ha continuato Erriu, «non è tanto quello del risparmio ma di dare alla pubblica amministrazione efficacia, qualità, semplificazione ed accelerazione dell’azione amministrativa, tutti temi sui arriviamo molto tardi e rischiamo di pagarne i costi, essendo l’ultima Regione d’Italia che interviene sulla materia». Sono poi molto orgoglioso, ha detto ancora l’assessore, «di una riforma largamente discussa che ha coinvolto tutti in tutti i territori, come è e giusto, senza espropriare il Consiglio regionale, arrivando a scelte che sono state in qualche caso divergenti ma comunque si è arrivati ad una buona sintesi». In questa legge, ha concluso Erriu, «c’è una forte innovazione che migliora l’esistente, supera la frammentazione e l’incertezza normativa e rappresenta un solido punto di partenza, anche per il forte ruolo assegnato alla conferenza Regione enti locali e Consigli enti locali; nello stesso tempo si sono messi in sicurezza lavoratori con lo scopo di assicurare a tutti i sardi parità di servizi, con la consapevolezza che ci viene da una visione ottimista della realtà sarda».

Conclusi gli interventi dei capigruppo, il presidente Lai ha messo in votazione il testo dell’articolo 76 “Entrata in vigore”  che è stato approvato con 30 voti a favore e 16 contrari.

L’Aula è poi passata alla votazione finale della legge. Per dichiarazioni di voto è intervenuto il consigliere Salvatore Demontis (Pd) che ha difeso l’azione svolta all’interno della maggioranza a sostegno della rete metropolitana. « Non accetto che questa proposta venga svilita – ha detto Demontis – la Sardegna presenterà uno schema di decreto legislativo, se sarà accolto dal Governo il nostro diventerebbe un modello da seguire a livello nazionale: la rete metropolitana avrebbe la stesse funzioni della città metropolitana». Demontis ha poi chiarito che, anche in caso di mancato accoglimento delle proposte sarde da parte del Governo, la Regione garantirà risorse adeguate per assicurare la sostenibilità urbana».

Giudizio positivo anche da parte di Lorenzo Cozzolino (Pd), secondo il quale la legge “muterà profondamente il quadro normativo esistente”.

Cozzolino ha apprezzato il lavoro svolto dalla maggioranza che “non si è limitato a copiare la normativa nazionale ma ha proposto elementi innovativi”. Il consigliere del Partito Democratico ha infine difeso l’impianto della legge: «I comuni assumeranno una funzione vitale nell’assolvimento delle pubbliche funzioni, ci sarà una sinergia tra comuni, unioni e città metropolitana. Altro elemento innovativo – ha concluso Cozzolino – sono gli ambiti territoriali strategici. Se la riforma sarà attuata correttamente, consentirà di alzare la qualità dei servizi e ridurre gli sprechi».

Voto favorevole ha annunciato anche Rossella Pinna che ha definito la riforma «coraggiosa, credibile, concertata e condivisa dopo il nulla lasciato dai referendari che hanno ingannato i sardi senza avanzare proposte alternative».
Secondo Pinna la norma approvata è ambiziosa perché «guarda ai territori e tiene conto delle varie identità che sarebbe stato assurdo ricomprendere in un’unica città metropolitana come proponevano le opposizioni».

L’esponente della maggioranza ha poi concluso il suo intervento rivolgendo un ringraziamento all’assessore Erriu, al presidente della Commissione Autonomia Agus e al relatore di maggioranza Deriu: «Questa è una legge che guarda a una Sardegna unita, basata sulla cooperazione, rispettosa di tutti. Una norma che vuole combattere l’inefficienza e gli sprechi. Sarà una legge perfetta? Non lo sappiamo – ha concluso Pinna – di sicuro è la migliore legge possibile».

Piermario Manca (Partito dei Sardi) ha spiegato l’atteggiamento assunto dalla maggioranza durante il dibattito: «E’ vero che molti di noi sono stati silenti – ha detto Manca – ma lo hanno fatto per una ragione di tatticismo. Il dato di fatto è che questa autonomia non funziona, le zone interne si stanno depauperando. I consiglieri che provengono dai territori marginali hanno rinunciato a partecipare allo scontro tra Nord e Sud Sardegna. Non è vero che abbiamo premiato Cagliari, a questo si è posto rimedio con la perequazione, ma per la prima volta abbiamo rinunciato alla contrapposizione per chiedere pari diritti e solidarietà per le zone interne».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha difeso il ruolo svolto dalle opposizioni. Rivolto al consigliere Demontis ha detto: «Non è noi che deve convincere sulla bontà della sua proposta ma i suoi conterranei. Dovreste ringraziare l’opposizione che ha fatto da pungolo. Abbiate rispetto per il ruolo della minoranza».  

Gigi Ruggeri (Pd) ha invece definito “molto soddisfacente” il provvedimento e lamentato il modo con cui si è svolto il dibattito: «La riforma è stata caricata di significati che non aveva, come se fosse un lasciapassare per il paradiso o per l’inferno. Il dibattito – ha sottolineato Ruggeri – è stato involgarito da un approccio localistico. Queste sono leggi che guardano alla realtà, fotografano i bisogni e cercano di dare risposte. Un bisogno è rappresentato dalla città metropolitana, un altro dall’Unione dei Comuni. Il contributo delle opposizioni non è stato all’altezza dell’intelligenza di molti dei suoi componenti. La norma che ci accingiamo ad approvare è un punto di partenza, probabilmente dovrà essere sottoposta a manutenzioni ma dice che noi abbiamo inaugurato la stagione del fare».

Voto favorevole ha annunciato anche Antonio Gaia (Upc). «L’impalcatura è buona, ogni legge è perfettibile – ha esordito Gaia – anch’io mi sarei auspicato una maggiore condivisione però così non è stato. I problemi non sono di Nuoro, di Olbia, di Sassari o Oristano ma di tutti i sardi, se non riusciamo a svestirci della casacca territoriale non capiamo quale è il nostro ruolo all’interno di questa Assise».

Il consigliere dell’Unione Popolare Cristiana ha poi espresso apprezzamento per le unione dei comuni: «Consentiranno di risparmiare e di razionalizzare la gestione dei servizi ma soprattutto rappresenteranno l’antidoto allo spopolamento – ha concluso Gaia – se le idee convincono e trascinano solo i fatti possono dare concretezza alle idee».

Piero Comandini (Pd) ha ricordato il dramma dello spopolamento che colpisce molti comuni dell’Isola: «La Sardegna dell’interno si sta svuotando, 150 comuni hanno perso il 30 % dei loro abitanti negli ultimi anni. Lasciando le cose come erano non avremmo dato risposte e avviato il cambiamento».

Secondo Comandini, sarà compito del Consiglio perfezionare la legge: «Starà a noi arricchirla nei prossimi mesi e nei prossimi anni. I sardi non sono divisi ma ci chiedono di decidere per loro».

Marco Tedde (Forza Italia) ha lodato “l’equilibrio e la pacatezza” dell’assessore Erriu ma espresso dubbi sul fatto che la riforma degli enti locali rispetti i dettami della legge Delrio.  Forti critiche invece nei confronti dei consiglieri del sassarese che in aula non hanno messo in pratica ciò che hanno detto nei loro territori.

Walter Piscedda (Pd) ha rivolto un ringraziamento a tutto il Consiglio per il lavoro svolto e mostrato apprezzamento per i contributi arrivati da fuori, a partire dall’Anci e dai singoli sindaci. «Abbiamo fatto un buon lavoro, lungo e meditato – ha concluso Piscedda – ho imparato molto dal dibattito, la politica è stata alta e positiva».

Giuseppe Meloni (Pd) ha confermato in aula le perplessità mostrata da subito nei confronti della legge di riforma annunciando, unico caso tra i consiglieri di maggioranza,  il suo voto contrario. «Sono stato critico dall’inizio – ha spiegato Meloni – ho tentato di dare un apporto in commissione e in Aula, ma è rimasta la mia contrarietà di fondo».

IL consigliere gallurese ha contestato le modifiche apportate dalla Commissione al disegno di legge varato dalla Giunta: «In origine erano previste le unioni dei comuni di area metropolitana che prevedevano un buon trattamento per chi stava nelle zone servite da porti e aeroporti. La norma è poi sparita, in commissione il Nord Sardegna è stato tagliato fuori. Assurdo inoltre che la Gallura torni sotto Sassari».

Luigi Lotto (Pd) ha invece lodato l’operato della Giunta: «Bisogna dare merito all’assessore Erriu per il confronto ampio avuto con la maggioranza e con i territori, i sindaci e l’Anci – ha detto Lotto – lo stesso confronto purtroppo non c’è stato in Consiglio tra maggioranza e opposizione, nemmeno dopo che la minoranza ha ottenuto il rinvio della legge in Commissione. A me questo dispiace».

Secondo l’esponente del Pd, il testo finale è diverso da quello iniziale: «Ciò  dimostra che la maggioranza non era al guinzaglio di nessuno. L’impianto della norma è buono, gli ambiti strategici territoriali sono la chiave di volta per la gestione equilibrata dei finanziamenti. Le città medie e le reti metropolitane sono le risposte ai singoli territori».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha denunciato che nella legge permangono “iniquità, ingiustizie e il tradimento verso i territori”. «E’ una riforma che guarda al passato – ha spiegato l’esponente della minoranza – ed è una legge che fallisce e che troverà difficoltà nella sua applicazione». Il consigliere dei Riformatori ha quindi conluso preannunciando voto contrario al provvedimento.

Stefano Tunis (Fi) ha ribattuto alle dichiarazioni fatte dal consigliere del Pd, Luigi Lotto: «Una legge è per definizione generale e astratta mentre voi confermate di aver voluto spendere una parola per tutti i territori e così facendo avete scritto il necrologio delle autonomie locali piuttosto che una legge che soddisfi tutti». L’esponente della minoranza ha preannunciato voto contrario ed ha difeso la proposta di istituire la città metropolitana per tutto il territorio della Sardegna: avrebbe consentito la reale soppressione delle province e non avrebbe costretto i Comuni ad aderire all’unione dei comuni.

Il presidente della IV commissione, Antonio Solinas (Pd), ha preannunciato voto favorevole: «E’un’ottima legge e  ringrazio l’assessore, il relatore e la commissione per il lavoro svolto». «La legge è partita male – ha ammesso l’esponente della maggioranza – con un dibattito incentrato sulla contrapposizione tra Cagliari e Sassari, ma poi si è riconosciuto che la prima è riconosciuta da una norma nazionale e che sarà un’opportunità per tutta la Sardegna». «Non ringrazio la minoranza – ha concluso Antonio Solinas- perché poteva fare di più e doveva lasciar perdere la facile propaganda».

Mario Floris (Misto-Uds), ha sottolineato come nelle dichiarazioni di voto fatte dai consiglieri della maggioranza emergano preoccupazione ed anche “una certa scontentezza perché questa legge poteva essere fatta in maniera diversa”. L’esponente della minoranza ha concluso preannunciando voto contrario.

Alessandro Collu (Pd ma gruppo Soberania e Indipendentzia) ha preannunciato il voto a favore ed ha dichiarato, rivolgendosi al capogruppo di Fi, Pietro  Pittalis: «dai banchi della maggioranza siamo intervenuti poco ma abbiamo ascoltato tanto». Il consigliere del centrosinistra ha quindi ringraziato relatore, assessore e commissione “per la sintesi fatta, tale da consentire l’approvazione della migliore legge tra quelle possibili in materia di riordino degli Enti Locali”.

Alberto Randazzo (Fi) ha preannunciato voto contrario («mi sorprende che la maggioranza definisca questa legge migliorabile dopo che è stata votata solo da consiglieri della maggioranza») ed ha denunciato l’inapplicabilità dei collegi per l’elezione della Camera dei deputati alla Sardegna, dopo l’approvazione della legge sugli Enti locali.

Il presidente della Seconda commissione, Gavino Manca (Pd), ha preannunciato voto a favore ed ha definito “normali e legittime” le contrapposizioni su un tema “così difficile e delicato oggetto da anni del confronto politico e istituzionale”.  L’esponente del Pd ha ricordato la “positiva sintesi” fatta dalla maggioranza ed ha sottolineato come il provvedimento finale “migliori la proposta originaria dell’esecutivo”. Gavino Manca ha concluso chiedendo l’impegno della Giunta perché “dopo la concentrazione di poteri che si registra su Cagliari si proceda con un reale riequilibrio tra i diversi territori della Sardegna”.

Il capogruppo di Popolari e socialisti, Pierfranco Zanchetta, ha dichiarato voto favorevole ed ha citato un vecchio detto popolare in gallurese: “in caminu s’acconcia lu barriu”. «Sottolineo cioè – ha dichiarato il consigliere della maggioranza – che anche questa legge è perfettibile così come è chiaro serve una perequazione da parte della Regione per quei territori come la Gallura a cui tanto è stato negato».

Christian Solinas (Psd’Az) ha espresso “vicinanza al travaglio politico del collega Meloni (Pd) perché è per larga parte il nostro travaglio”. «Noi sardisti – ha aggiunto l’esponente della minoranza – proviamo dispiacere vedere che una riforma così importante è votata solo dalla maggioranza numerica, e nemmeno tutta, del parlamento dei sardiۜ». Christian Solinas ha ricordato le proposte di modifica avanzate ed ha così motivato il voto contrario al provvedimento: non ci sono le condizioni per mutare giudizio negativo espresso inizialmente.

Il capogruppo di Sovranita, democrazia e lavoro, Roberto Desini, ha polemizzato con il suo collega Marco Tedde (Fi) ed ha ribadito soddisfazione politica per l’approvazione dell’articolo 8 della legga laddove si riconosce a Sassari la rete metropolitana e che impegna la Regione nella perequazione. Il consigliere della maggioranza ha quindi preannunciato voto a favore ed ha ammesso: sono partito da una posizione personale differente, dichiarando che non avrei votato una legge dove si istituiva la sola città metropolitana di Cagliari ma dopo il via libera alla rete metropolitana di Sassari ho cambiato idea.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu (Udc), ha preannunciato voto contrario ed ha rivolto le congratulazione al collega Meloni (Pd): «Ha dimostrato di avere coraggio e di essere fuori dallo schema dei partiti». Rivolgendosi al consigliere Lotto (Pd) che aveva definito ridicola la proposta di istituire la città metropolitana per tutta l’Isola, Rubiu ha dichiarato: vada a spiegarlo alla vicepresidente del Pd, Serracchiani che ha fatto della sua regione un’unica città metropolitana.

Il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis, ha preannunciato voto contrario ed ha affermato che “in questa legge c’è un pensiero debolissimo verso gli Enti Locali della Sardegna”. «Avete i numeri per approvare questo provvedimento – ha proseguito l’esponente della minoranza – ed assumetevi dunque tutte le responsabilità ma smettetela di fare l’opposizione nei vostri territori e la maggioranza in quest’Aula». Pittalis ha definito la riforma «un attentato vero al sistema dei Comuni, relegati a enti di quinto livello, rispetto ad una Regione che più centralista di così si muore».

Il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai (Sel), non essendoci altri iscritti a parlare a posto in testo della legge che è approvato con 29 favorevoli e 17 contrari ed ha quindi dichiarato conclusi i lavori dell’Aula, annunciando la convocazione del Consiglio per lunedì 1 febbraio 2016, alle 16.00, in seduta statutaria.

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

[bing_translator]

Il Consiglio regionale ha approvato oltre 40 articoli del disegno di legge n. 176, che determina la nuova organizzazione degli enti locali.

Stamane la seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Il Consiglio ha approvato, attraverso il voto favorevole di emendamenti presentati dalla maggioranza con il parere favorevole della commissione e della Giunta, la soppressione dell’art. 31 (soppresso), l’art. 32 (“Funzioni della città metropolitana”) e l’art. 33 (soppresso)

L’Aula ha quindi iniziato l’esame dell’art. 33/bis. Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha parlato di un corpus di norme che, a parole, «ha l’obiettivo di per ammodernare il sistema degli enti locali con una sola città metropolitana, mentre poi si focalizza l’attenzione sulla municipalità di Pirri; in altre parole, nel momento in cui si cerca di ottimizzare e razionalizzare tutto finisce col dare spazio anche alle mini spinte campanilistiche, mettetevi la mano sulla coscienza, e chiedetevi se a questo punto non sia il caso di tornare alle circoscrizioni ed ai comitati di quartiere così tutti avranno un contentino».

Successivamente il Consiglio ha iniziato l’esame dell’emendamento n. 1980, sostitutivo totale dell’art. 33/bis.

Il consigliere Gianni Lampis (Misto-Fdi) ha detto che «continua la saga dei nuovi termini, si parla addirittura forum sociali di quartiere e nessuno batte ciglio, si dice prima un fermo no a tutte le sovrapposizioni e poi si moltiplicano organismi con alchimie che non cambiano nulla; anzi si peggiora il quadro istituzionale aumentando disservizi e disagi per cittadini».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel) ha affermato che «fuori dal palazzo si vorrebbe radere al suolo tutti gli strumenti di democrazia ritenuti uno spreco e un danno alle istituzioni, io invece sono a favore della democrazia e rivendico questo emendamento; non è accettabile considerare la rappresentanza un problema, se no si nomina un podestà che lavora da solo magari per 500 euro al mese». I forum sociali di quartiere, ha aggiunto, «sono una risposta alle comunità a costo zero e saranno coordinati dai Comuni, dobbiamo difendere gli spazi di democrazia».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha dichiarato di condividere alcune argomentazioni di condivido Pizzuto, ricordando anche la sua esperienza in circoscrizione «dove arrivavano molti cittadini ed era un fatto positivo proprio per chi non aveva santi in paradiso e credeva nelle istituzioni; però se esistono strumenti di democrazia utilizziamo quelli che ci sono ma non ne inventiamo altri, oltretutto privi di reali poteri».

Il consigliere Alberto Randazzo (Forza Italia) ha osservato che Pizzuto parla bene ma poi «avalla operazioni molto discutibili come quella di inserire nella pubblica amministrazione gente che non ha fatto un concorso; perciò gli appelli alla democrazia non contano nulla quando poi si fanno marchette con 1.000 persone infilate a forza nelle piante organiche, a dispetto delle decisioni del governo che prevede rigore nelle partecipate».

Il consigliere Ignazio Locci, anch’egli di Forza Italia, ha apprezzato l’intervento di Pizzuto sottolineando però la necessità di essere coerenti, perché con la legge «si sono costruiti meccanismi che escludono i cittadini dalla partecipazione perché tutto ruota attorno al potere dei Sindaci svuotando i consigli comunali; i forum sono quindi un pannicello caldo che scompare di fronte a quanto si è costruito con questa riforma».

Il consigliere Marco Tedde, sempre di Forza Italia, ha osservato che «è vero che la democrazia non è un problema però con la moltiplicazione dei pani e dei pesci la si rende molto più difficile alimentando confusione; la partecipazione obbligatoria non funziona perché perde spontaneità ed efficacia, in definitiva sì alle premesse di Pizzuto ma totale dissenso sulla applicazione pratica del principio».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha riconosciuto a Pizzuto di aver stimolato il dibattito con argomenti condivisibili ma solo in linea di principio, «però sembra che sia stato assente in questo mese in cui si è accentrato tutto il potere sulla Giunta, sulla Regione e sulla città metropolitana di Cagliari, non si può confondere democrazia non è demagogia».

Il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha ammesso che Pizzuto parla con finalità nobili ma «gli istituti previsti dalla legge non hanno senza alcuna utilità, perché la partecipazione popolare è un bene ed ha effetti positivi però c’è molta differenza fra le azioni contro la povertà proposte dal gruppo di Sel e le decisioni con cui la Giunta cancella leggi e taglia risorse contro la povertà, Sel dovrebbe aprire gli occhi sulle questioni sostanziali altrimenti non è credibile».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 1980 (“Decentramento e partecipazione”) sostitutivo totale dell’art. 33/bis, che il Consiglio ha approvato.

Il relatore della maggioranza, Roberto Deriu (Pd), ha chiesto un rinvio del Capo secondo del disegno di legge 176 insieme con una sospensione dei lavori di 15 minuti. Il presidente ha accordato la sospensione ed alla ripresa l’Aula ha approvato il rinvio al pomeriggio dell’esame degli articoli del Capo secondo, dal 34 al 40 bis.

Aperta la discussione sull’articolo 41 (Abolizione controllo eventuale) e degli emendamenti ad esso presentati, il relatore della maggioranza, Roberto Deriu (Pd), ha espresso parere contrario per tutte le proposte di modifiche tranne che per il 1990 (Deriu-Agus) che sostituisce interamente la precedente formulazione dell’articolo abrogando i commi 3 e 4 dell’articolo 31 delle legge regionale 22/2002 n. 7 (Finanziaria 2002).

La giunta ha espresso parere conforme a quello del relatore e l’Aula non ha approvato gli emendamenti soppressivi totali n. 857-1097-1740-2069 ed ha proceduto con successiva votazione all’approvazione dell’emendamento sostitutivo totale n. 1990 che ha quindi comportato la decadenza di tutti gli altri emendamenti presentati all’articolo 41.

Aperta la discussione sull’articolo 42 (Potere sostitutivo) e degli emendamenti ad esso presentati il relatore della maggioranza ha dichiarato parere contrario a tutte le proposte di modifica tranne che all’emendamento n. 1991 (Deriu-Agus) che riformula totalmente la procedura inerente il potere sostitutivo regionale nel caso di mancata adozione degli atti obbligatori previsti dalla presente legge.

L’assessore degli Enti Locali ha espresso il parere della Giunta: conforme a quello del relatore.

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha dichiarato che «l’articolo sull’applicazione del potere sostitutivo appare come un’intrusione della Regione rispetto alla volontà delle comunità locali». «Non si comprende il senso dell’articolo ha concluso l’esponente della minoranza – che cosa significa applicare il potere sostitutivo per i mancati pagamenti?».

Posti in votazione gli emendamenti soppressivi totali n. 858-1098-1741 non sono stati approvati mentre l’Aula ha dato il via libera con 31 sì e 17 contrari all’emendamento sostitutivo totale n. 1991 che ha comportato la decadenza di tutte le altre proposte di modifiche presentate all’articolo 42.

Aperta la discussione sull’articolo 43 (composizione dei consigli comunali e delle giunte comunali) e degli emendamenti ad esso presentati, il relatore della maggioranza, Roberto Deriu (Pd) ha dichiarato parere favorevole per gli emendamenti n. 1992, 1993, 2241, contrario per tutti gli altri ad eccezione del n. 2521 per il quale si è rimesso alla decisione dell’Aula. La Giunta ha espresso parere conforme a quello del relatore che immediatamente dopo ha preso la parole per segnalare che gli emendamenti 2099 e 2962 trattano argomenti di pertinenza dell’articolo 71 ed in quella sede si sarebbero dovuti trattare.

Il presidente del Consiglio ha concordato con la valutazione del relatore della maggioranza ed ha annunciato lo spostamento dei due emendamenti dall’articolo 43 all’articolo 71.

Il consigliere del gruppo misto, Mario Floris (Uds), intervenendo sull’ordine dei lavori, ha definito “inusuale” il modo di procedere: «Andiamo avanti alla cieca e se la maggooranza ha necessità di approfondimenti e riflessione rinviamo al pomeriggio la trattazione degli articoli»

Il presidente del Consiglio ha confermato la regolarità delle procedure adottate per la trattazione e la votazione degli articoli e degli emendamenti.

Ignazio Locci (Fi), intervenendo sulla discussione, ha parlato di “visione unilaterale verso le posizioni del governo” ed ha criticato la scelta della maggioranza di procedere «al ribasso nell’individuare le rappresentanze nei consigli comunali mentre è disponibile agli arrotondamenti al rialzo per i componenti gli esecutivi». Locci ha concluso auspicando una riproposizione del testo originario dell’articolo 43 piuttosto che nella versione contenuta nell’emendamento sostitutivo totale 1992 (Deriu-Agus) ed ha invitato il Consiglio ad adoperarsi per «restituire ruolo alle assemblee locali».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha sottolineato l’importanza delle questioni evidenziate dal consigliere Floris («con questo modo di procedere si perde di vista l’assetto complessivo che va a delinearsi») ed ha criticato la proposta della maggioranza di introdurre i presidenti del consiglio anche nei comuni sotto i 15mila abitanti. «Con questa legge – ha dichiarato l’esponente della minoranza – abbiamo introdotto 50 presidenti delle unioni, abbiamo consiglieri di città metropolitana più di Milano e si sta facendo passare sotto silenzio l’operazione di verticalizzazione e l’accentramento in atto». Christian Solinas ha sottolineato dunque la necessità di un maggiore coordinamento tra le diverse proposte di modifiche.

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha ripreso le considerazioni formulate dal consigliere Christian Solinas ed ha ricordato le proteste che si sono levate contro la proposta del Pd nel parlamento per accorpare tutti comuni con popolazione inferiore ai cinquemila abitanti. «Oggi sulla stampa – ha aggiungo l’esponente della maggioranza – leggiamo un sondaggio che ci dice che i cittadini sono favorevoli all’accorpamento dei Comuni al di sotto dei 5mila abitanti». «Con questa legge – ha concluso Cossa – si fa un danno alle istituzioni, alla loro credibilità e alla democrazia».

Ignazio Locci (Fi) ha dichiarato voto a favore alla soppressione dell’articolo 43 ed ha lamentato: «Non è concepibile proseguire con questo sistema, non c’è una visione logica né complessiva sulla riforma degli enti locali».

Voto favorevole è stato annunciato anche dal consigliere Gianni Lampis (Misto-Fdi): più ci avviciniamo alla fine dell’articolato più emergono le “marchette”.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu (Udc), ha dichiarato voto favorevole: questa legge è pasticciata e confusa e ritengo che continuare su questa strada sia un danno per la Sardegna. Rubiu ha quindi rivolto alla presidenza la richiesta per una sospensione dei lavori.

Il relatore della maggioranza, Roberto Deriu (Pd), intervenendo sull’ordine dei lavori, ha segnalato alla presidenza che al successivo articolo 44 sono stati presentati emendamenti aggiuntivi che non potrebbero essere riferiti a quell’articolo dopo l’eventuale approvazione dell’articolo 43 e che quindi andrebbero discussi con l’articolo 43.

Il presidente Ganau ha concordato con le osservazioni formulate dal relatore ed ha annunciato lo spostamento all’articolo 43 degli emendamenti aggiuntivi n. 2228 e n. 2229.

Posti in votazione gli emendamenti soppressivi totali n. 880-1099-1746 non sono stati approvati.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha dichiarato di accogliere la proposta del capogruppo Udc, Rubiu, per una sospensione dei lavori: c’è bisogno di mettere ordine sulle modifiche.

Il presidente del Consiglio ha dichiarato sospesi i lavori e ne ha annunciato la ripresa alle 13.

Alla ripresa il presidente Ganau ha ricordato che deve essere posto in votazione l’emendamento sostitutivo totale n. 1992 (Deriu-Agus) a cui sono stati presentanti gli emendamenti aggiuntivi n. 2522, n. 2521 e n. 2539.

Posto in votazione l’emendamento aggiuntivo soppressivo parziale 2539 (Cossa e più) non è stato approvato e il consigliere Roberto Deriu (Pd) è intervenuto per dichiarazione di voto sull’emendamento 2522 (Pizzuto e più). Deriu ha rivolto apprezzamento per l’iniziativa dei consiglieri di Sel che puntava ad aumentare il numero dei consiglieri comunali in tutti i Comuni dell’Isola («le ragioni sono fondate e sono culturalmente importanti»). Il consigliere del Pd ha però preannunciato voto contrario all’emendamento: «L’opinione pubblica non è pronta ed è per questo che voterò contro ma anche io voglio battermi per la democrazia e la rappresentanza e per sovvertire la logica del pensiero unico che tutto sta distruggendo».

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha invitato il Consiglio ad una assunzione di responsabilità e a compire scelte coraggiose seppur non in linea con il “senso comune”.

Il consigliere di Sel, Luca Pizzuto; ha dichiarato: «Penso che la classe politica deve dire con coraggio che va contro il luogo comune che dice che noi non serviamo a niente e siamo un pericolo per questo paese». Pizzuto ha però comunicato, «seppur con grande amarezza» il ritiro dell’emendamento («i consigli comunali non sono uno spreco in Sardegna») ed ha dichiarato di rivendicare con “orgoglio” la battaglia.

Pizzuto ha quindi annunciato il ritiro anche dell’emendamento n. 2521 che interveniva sempre, seppur con numeri differenti, sull’ampliamento del numero dei consiglieri comunali nelle assemblee civiche della Sardegna.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha dichiarato di fare propri i due emendamenti ritirati da Pizzuto e l’Aula (29 no e 14 sì; 29 no e 17 sì) con due successive votazioni non li ha approvati.

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha quindi presentato un emendamento orale al comma 3 dell’emendamento sostituivo totale n.1992, proponendo di togliere le parole “nella prima seduta del Consiglio” e di aggiungere “senza oneri aggiuntivi”. In sostanza Daniele Cocco ha proposto la non obbligatoria elezione del presidente del Consiglio alla prima seduta nei comuni al di sotto dei 15mila abitanti ed ha proposto che tale incarico sia svolto senza alcun onere aggiuntivo.

L’Aula ha acconsentito alla presentazione della proposta orale che è stata poi approvata con 39 voti favorevoli e 4 contrari.

Posto in votazione l’emendamento sostitutivo totale n. 1992 (Deriu-Agus) che riformula l’articolo 43 e modifica la legge regionale 4|2012 n. 4, è stato approvato con 28 sì e 19 contrari. Il presidente ha quindi annunciato la decadenza di tutti gli emendamenti presentati all’articolo 43 tranne il n. 1993 e 2241.

L’Aula è quindi passata all’esame dell’emendamento aggiuntivo n. 1993 (Deriu-Agus) che propone di affidare agli organi assembleari degli enti locali la definizione degli indirizzi per la designazione e la nomina dei propri rappresentanti presso enti, aziende e istituzioni garantendo il principio della parità di genere.

Ignazio Locci (Forza Italia) ha espresso dubbi sull’individuazione degli enti non elettivi e sui criteri di nomina di persone e professionisti. «Non sono chiare le logiche di questa scelta – ha detto Locci – per far fronte all’esigenza delle nomine negli enti non elettivi si può ricorrere alle leggi ordinarie».

Voto contrario all’emendamento ha annunciato anche il consigliere dell’Udc Gianni Tatti. «Questa proposta – ha detto – non può essere discussa prima di aver esaminato il Capo II della legge dove si parla di nomine negli enti». L’emendamento n. 1993 è stato approvato dall’Aula con 32 voti favorevoli e 16 contrari.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento aggiuntivo n. 2241 (Pizzuto e più).

Paolo Truzzu (Fd’I) ha annunciato il suo voto contrario: «Questo emendamento rappresenta la confusione in cui si sta scadendo – ha sottolineato l’esponente della minoranza – siamo al teatro dell’assurdo, questa legge doveva semplificare e dare risposte ai cittadini, oggi si dà invece riconoscimento giuridico ai forum di quartiere. In nome di che cosa? In nome della partecipazione alla democrazia che ci siamo dimenticati negli altri articoli. Il sindaco di Cagliari diventerà anche commissario della provincia di Cagliari governando, di fatto, oltre il capoluogo anche un vasto territorio che va da Carloforte ad Esterzili».

E’ quindi intervenuto Luca Pizzuto (Sel) che ha ritirato l’emendamento aggiuntivo n. 2241.

Il presidente Ganau ha messo in discussione l’articolo 44 “Organo di revisione economico-finanziario”. Dopo aver sentito il parere sugli emendamenti del relatore di maggioranza e della Giunta, il presidente ha dato la parola al consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) che ha suggerito di prevedere per tutti gli enti locali un unico revisore dei conti. «Questa decisione consentirebbe di raggiungere gli obiettivi di risparmio – ha rimarcato Locci – oggi la legge non impone un unico revisore ai comuni superiori a 15mila abitanti. La norma in discussione prevede addirittura un collegio di tre revisori contabili per le unioni dei comuni, aumentando, di fatto, il numero dei revisori. Se si vuole tagliare la spesa pubblica si preveda un revisore unico per tutti gli enti».

Christian Solinas (Psd’Az) ha rivolto un appello al presidente della Commissione Autonomia, Francesco Agus, e al relatore di maggioranza Roberto Deriu: «Fermatevi e riflettete – ha detto Solinas – la vostra furia riformatrice sta generando il caos. Si sta creando un’inutile duplicazione di elenchi. Che senso ha istituire un altro elenco dei revisori dei conti? Così si complica la vita agli enti locali e si appesantiscono le procedure amministrative».

Giudizio condiviso da Paolo Truzzu (Fd’I): «Abbiamo l’occasione per semplificare e rendere la vita più facile alle amministrazioni locali – ha affermato Truzzu – lo si faccia evitando di creare ulteriori guazzabugli».

L’assemblea è quindi passata alla votazione degli emendamenti soppressivi totali n. 899, 1110, e 1760 che sono stati respinti con voti 29 contrari e 17 favorevoli.

Il presidente Ganau ha poi posto in votazione l’emendamento aggiuntivo n. 2506 che ha ottenuto il via libera con 27 sì e 15 no. La norma autorizza l’affidamento di un ulteriore incarico al revisore dei conti che abbia già svolto due mandati consecutivi presso il medesimo ente locale a condizione che sia decorso un triennio dalla scadenza dell’ultimo incarico.

Disco verde infine, sull’emendamento sostitutivo totale n. 1994 (30 sì e 15 no) che disciplina modalità e criteri per la nomina dei revisori dei conti nei comuni e nelle unioni dei comuni.

Al termine della votazione che ha fatto decadere tutti gli altri emendamenti all’articolo 44, il presidente Ganau ha dichiarato chiusa la seduta e aggiornato i lavori alle 16.00.

Alla ripresa dei lavori, il Consiglio ha approvato l’art. 45 (“Pubblicazione delle deliberazioni”) nella versione contenuta nell’emendamento sostitutivo totale n.1995 presentato dalla maggioranza col parere favorevole della commissione e della Giunta.

Voto favorevole anche per l’art. 46 come modificato dall’emendamento sostitutivo totale n. 1996 (“Condizioni per l’istituzione di nuovi Comuni”) presentato dalla maggioranza col parere favore della commissione della Giunta. Il testo rimanda, per limite demografico, al Dlgs 267/2000 (Testo unico degli enti locali).

L’art. 47 (“Fusioni di Comuni”) è stato soppresso dopo l’approvazione dell’emendamento n. 934, anch’esso presentato dalla maggioranza col parere favorevole della commissione e della Giunta.

L’art. 48 è stato approvato con 22 voti a favore e 16 contrari nella versione licenziata dalla commissione. A scrutinio segreto (20 voti a favore e 25 contrari) è stato respinto l’emendamento aggiuntivo n. 2234 (Pizzuto e più) che riguardava il “passaggio in ruolo del personale della lista speciale di cui alla legge regionale n. 3/2008”.

Nel breve dibattito sviluppatosi sulla proposta il primo firmatario dell’emendamento, Luca Pizzuto (Sel), ha dichiarato di volerlo sottoporre al voto dell’Aula, nonostante l’invito al ritiro formulato dal relatore, data la sua importanza legata al destino di molti lavoratori.

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha criticato l’accoglimento, da parte del presidente, della richiesta di voto segreto perché a suo avviso il consigliere Pizzuto aveva espresso la sua intenzione di voto.

Il presidente Ganau ha sostenuto la fondatezza della sua interpretazione dei regolamento, ritenendo che il consigliere Pizzuto non abbia espresso la sua intenzione di voto ma solo la volontà di sottoporre la sua proposta all’attenzione del Consiglio.

Successivamente l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’art. 49 in relazione al quale il relatore Roberto Deriu ha presentato l’emendamento sostitutivo totale n. 1998 con parere favorevole della commissione. L’assessore degli Enti locali cristiano Erriu ha chiesto, ed ottenuto, una breve sospensione della seduta per un approfondimento.

Alla ripresa dei lavori, il relatore Roberto Deriu ha annunciato il ritiro dell’emendamento sostitutivo totale n. 1998, determinando il ritorno al testo dell’art. 49 (“Consorzi”) licenziato dalla commissione. Il testo prevede lo scioglimento dei consorzi costituiti per l’esercizio associato di funzioni sovra comunali; le unioni di Comuni subentreranno in tutti i rapporti attivi e passivi degli stessi, compresi beni mobili ed immobili e personale. Il testo viene integrato dal contenuto dell’emendamento aggiuntivo n. 2222 (Collu e più), anch’esso approvato dall’Aula, che prevede la prosecuzione dell’attività dei consorzi, “limitatamente alla gestione dei servizi comunali”.

L’Aula è quindi passata all’esame dell’articolo 49 bis “Modifiche all’articolo 3 della legge regionale n. 1 del 2005 (Consiglio delle autonomie locali)”. Dopo aver acquisito i pareri del relatore di maggioranza e della Giunta, il presidente Ganau ha dato la parola al consigliere Gianni Tatti (Udc) che ha espresso forti perplessità sul contenuto dell’articolo 49: «La norma non fa che confermare quanto detto finora – ha rimarcato Tatti – i piccoli comuni della Sardegna non conteranno nulla nel sistema degli enti locali».

Subito dopo l’intervento del consigliere Tatti, il presidente Ganau ha sospeso la seduta.

Alla ripresa dei lavori, è intervenuto il relatore Deriu che ha proposto un emendamento orale che sostituisce il primo comma dell’articolo 3 della L.R. n. 1 del 2005 e riguarda le modalità di elezione e la composizione del Consiglio delle autonomie locali. In attesa della distribuzione del testo scritto, il presidente Ganau ha messo in votazione gli emendamenti soppressivi totali n. 952 e 1106 che sono stati respinti. Disco rosso anche per l’emendamento sostitutivo totale (Oppi e più) bocciato con 30 voti contrari e 18 a favore.

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione l’emendamento orale presentato dal relatore della legge che non è stato accolto dall’Aula.

L’Aula è poi passata all’esame dell’emendamento sostitutivo totale n. 1999 (Deriu-Agus) che è stato approvato con 29 sì e 19 no. L’articolo 49 bis, riscritto dall’emendamento sostitutivo, stabilisce che i componenti del Consiglio delle autonomie locali, in carica alla data di entrata in vigore della legge attualmente in discussione, continueranno a restare in carica fino allo svolgimento del secondo turno delle elezioni amministrative indette per il 2016.

L’Aula ha anche approvato l’emendamento soppressivo totale dell’articolo 49 ter e ha invece sostituito il 49 quater (provvidenze a favore delle vittime degli attentati). Approvato l’emendamento sostitutivo totale 2002  all’articolo 49 quinques, sulle funzioni e i limiti della polizia locale.

Il presidente ha poi messo in discussione l’articolo 50 e i suoi emendamenti. Respinti i soppressivi totali e parziali. Approvati gli emendamenti 2545 e 2249 (convenzioni tra la Regione e l’Anci). Approvato, a seguire, anche il testo dell’articolo 50. Sì anche all’emendamento 2003, sugli accordi precedenti tra Upi e Regione, che transiteranno all’Anci Sardegna.

Il presidente del Consiglio è tornato sulla votazione degli emendamenti all’articolo 34 sulle Province, emendamenti che erano stati sospesi in precedenza.

L’on. Alessandra Zedda (Forza Italia)  ha preso la parola: «Qui rischiamo di fare una brutta figura in tutta Italia e non dite che non ve lo avevamo detto. Pensate davvero che questa legge sia applicabile?». Per l’on. Ignazio Locci (Forza Italia) «non è corretto che si costruisca in questo momento un sistema di funzioni in capo al sindaco della città di Cagliari. Con questa norma state dando al sindaco di Cagliari il compito di commissariare la Provincia».

Per l’on. Cossa (Riformatori sardi) «in questi anni tutto è stato fatto dai commissari delle province, tranne che predisporre le funzioni delle province ai soggetti che ne diventeranno destinatari, nonostante i richiami ripetuti che abbiamo fatto. Ma non stiamo facendo un passo avanti nemmeno stavolta per ottenere in futuro questo risultato. Per noi le Province sono tutte sullo stesso piano e non si deve dare nemmeno l’impressione che stiano ricreando le nuove province o i potentati di un tempo».

 Sull’ordine dei lavori, l’on. Roberto Deriu (Pd) ha riconosciuto «meritevoli di una valutazione e di una soluzione da condividere» e ha chiesto al presidente una breve sospensione dei lavori.

I lavori sono stati sospesi. Alla ripresa il consigliere Gianni Tatti (Udc) ha contestato l’impianto della norma. «Non si capisce cosa stiamo andando a deliberare, queste norme sono contradditorie».

L’on. Roberto Deriu (Pd) ha proposto all’Aula un emendamento orale al comma 8 dell’emendamento 2547, «con la previsione di un amministratore straordinario nominato dalla Giunta regionale che riceva le funzioni della disciolta provincia di Cagliari fino al 31 dicembre 2016». Contraria l’opposizione con un intervento dell’on. Alessandra Zedda  ma l’Aula ha approvato l’emendamento 2547 (nomina degli amministratori straordinari della Provincia di Sassari, Nuoro, Oristano e Sud Sardegna) con il correttivo dell’on. Deriu.

Approvato anche l’emendamento 1981 (disciplina transitoria delle Province).

L’assemblea è poi passata all’esame dell’articolo 35 (Aggregazione ad altra provincia) e agli emendamenti presentati all’articolo. Nel dibattito generale sono intervenuti: Michele Cossa (Riformatori) che ha detto che questo articolo è surreale. Perché – ha chiesto – ci imbarchiamo in un processo del genere se stiamo per mettere fine alle province? Riflettiamo. Paolo Truzzu (Misto) ha espresso grossi dubbi. Prima di fare un passo contrario alla volontà delle comunità locali – ha detto – dobbiamo sapere se le comunità locali sono state sentite in merito. Roberto Deriu ha risposto dicendo che le popolazioni sono state sentite e che hanno espresso parere favorevole ad aderire alla provincia sud Sardegna. L’emendamento 702 è stato bocciato. Sull’emendamento 2534 (su cui c’era un invito al ritiro) è intervenuto il consigliere Meloni che ha dichiarato di non ritirarlo perché sarebbe un piccolo riconoscimento ai territori penalizzati da questa legge. L’emendamento è stato bocciato. Approvato, invece, l’emendamento 2548 che sopprime il comma 3 dell’articolo 35 (sì 29, no 14, 1 astenuto). Via libera anche all’emendamento 1982 sostitutivo totale dell’articolo 35 (circoscrizioni provinciali). Questo emendamento ridisegna il nuovo assetto provinciale prevedendo la Provincia Sud Sardegna, corrispondente a quella della provincia di Cagliari, esclusi i comuni appartenenti alla città metropolitana di Cagliari ed elencando i comuni che faranno parte della provincia di Oristano, del Sud Sardegna e prevedendo che sono aggregati alla provincia comprendente il comune di Olbia, i comuni di Budoni e San Teodoro. L’articolo 36 (organi della provincia) è stato soppresso dall’approvazione dell’emendamento 714. Sull’articolo 37 (Presidente), dopo la bocciatura dell’emendamento 715, sono stati approvati gli emendamenti 2504 (emendamento all’emendamento 1984) che aggiunge al comma secondo il numero “60” e il 1984, sostitutivo totale dell’articolo 37. Con l’approvazione dell’emendamento 1984 sono decaduti gli altri emendamenti all’articolo. Sull’articolo 38 (Consiglio provinciale) sono stati bocciati gli emendamenti 742, 2520, 2549 mentre sono stati approvati gli emendamenti 1985, che sostituisce integralmente l’articolo 38, il 2549 che modifica il comma 5 dell’emendamento 1985 prevedendo che, in sede di prima applicazione le elezioni dei presidenti delle province e dei consigli provinciali siano indette dal presidente della regione non oltre il 15 novembre 2016 per una data compresa tra il decimo e il trentesimo giorno dalla indizione. Approvato anche il 2505 che aggiunge al comma 3 dell’emendamento 1985, prima del numero 70, il numero 69. Alessandra Zedda (Forza Italia) ha dichiarato di ritirare tutti gli emendamenti della minoranza presentati all’articolo 39. L’aula ha poi approvato l’emendamento 1986, sostitutivo totale dell’articolo 39 sul voto ponderato.

Il vicepresidente Antonello Peru ha interrotto la seduta. Il Consiglio è convocato martedì alle ore 11.00. All’esame dell’Aula l’articolo 40.

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

[bing_translator]

Questo pomeriggio il Consiglio regionale ha approvato l’istituzione della città metropolitana di Cagliari. L’Assemblea ha approvato, col parere favorevole della commissione e della Giunta, gli emendamenti 2516 (“trasferimenti a favore delle unioni dei Comuni che comprendono una o più isole minori”) e 2526 (“quote aggiuntive di finanziamento per i Comuni del sub ambito isolano”) che modificano in parte l’emendamento sostitutivo totale dell’art. 18 n. 1965 (“Finanziamenti per l’esercizio associato di funzioni”).

Il consigliere Gianni Lampis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha ricordato che questa mattina la seduta era stata sospesa, su proposta del relatore, per definire i contenuti di un emendamento di sintesi fra due proposte, una di maggioranza ed una di opposizione, riguardanti l’area di crisi del Medio Campidano. Adesso c’è, ha protestato, «ma viene dichiarato inammissibile, non ci spieghiamo i motivi di questa procedura singolare».

Il presidente ha ricordato che stamattina il contenuto non era stato definito e di conseguenza non era possibile alcuna valutazione dell’emendamento.

Subito dopo, il Consiglio ha approvato per alzata di mano l’emendamento n. 1965 sostitutivo totale dell’art.18, determinando la decadenza di tutti gli emendamenti collegati.

L’Aula ha quindi ripreso l’esame dell’art. 15.

L’assessore degli Enti locali Cristiano Erriu, riprendendo un argomento segnalato stamane dal consigliere di Forza Italia Giuseppe Fasolino, ha proposto a nome della Giunta un emendamento orale all’art.18 riguardante il Comune di Golfo Aranci. La proposta, ha precisato Erriu, «consiste in una deroga all’obbligo di contiguità fra Comuni sottoposta a verifica da parte dell’assessorato con le amministrazioni interessate; in questo modo si eliminano anche i problemi di accesso al fondo unico»

Il consigliere dei Riformatori sardi Michele Cossa ha apprezzato la disponibilità dell’assessore, osservando però che la definizione è ancora troppo complessa: «se quello di Golfo Aranci è l’unico caso in Sardegna, meglio chiamare le cose con il loro nome».

Il relatore Roberto Deriu ha espresso parere favorevole.

Il presidente ha quindi messo in votazione l’emendamento orale, che il Consiglio ha approvato con 29 voti favorevoli e 4 contrari.

L’Aula ha poi ripreso l’esame dell’art.15 e, in particolare, dell’emendamento di sintesi. Subito dopo, il presidente ha disposto una breve sospensione della seduta.

Alla ripresa dei lavori il relatore ha espresso il parere sugli emendamenti presentati fornendo su tutti una valutazione negativa, fatta eccezione per il sostitutivo totale n. 1962 (“Organizzazione e funzionamento delle unioni dei Comuni”), l’emendamento di sintesi n.2540 (“individuazione dei dirigenti anche fra quelli di ruolo delle comunità montane”), il n. 2530 (“individuazione dei dirigenti anche nelle città medie”) e 2531 (“termine del 30 giugno 2016 per l’entrata in vigore delle centrali uniche di committenza”).

Il consigliere dei Riformatori sardi Michele Cossa ha osservato, formulando un emendamento orale, che pur trattandosi di una norma molto tecnica, «c’è una contraddizione fra il quinto ed il sesto comma sui dirigenti nelle unioni dei Comuni e nelle reti urbane e metropolitane; in particolare, al quinto si dice che possono provenire dalle province ed iscritti all’albo dei segretari comunali, mentre nel sesto si dice oppure iscritti all’albo, meglio mantenere la congiunzione».

Il relatore Roberto Deriu ha espresso parere negativo; sottoposta al voto dell’Aula, la proposta è stata respinta.

Il consigliere Mario Floris (Misto) ha affermato che «con tutta la minoranza abbiamo tirato i remi in barca perché la maggioranza ritiene di avere sempre ragione, prendendo atto che quella in discussione non è una grande riforma come dimostra la sequenza degli emendamenti». Il governo, ha ricordato, «sta elaborando un Testo unico in materia di società partecipate che porrà molto il problema dei dipendenti, di queste società e, per quanto ci riguarda, avrà un impatto molto forte sui dipendenti delle vecchie province; il testo in esame non si concilia con quanto stiamo facendo e sono allibito per questo modo di procedere».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha messo in luce che «alcuni emendamenti raccolgono le segnalazioni emerse dal dibattito, in particolare su funzionamento e l’organizzazione delle unioni». Assistiamo, ha continuato, «ad un rallentamento del percorso di riordino territoriale ed avevamo previsto che la proroga al 30 gennaio dell’entrata in vigore delle centrali uniche di committenza ci avrebbe trovati impreparati; il problema anche se si sposta la scadenza più avanti, di fatto ammettendo che la rete di riordino non sarà in condizioni di efficienza per effetto della tante modifiche introdotte, a cominciare da quelle temporali, e il risultato sarà di aumentare ancora la confusione».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, dopo aver premesso di non voler discutere dell’opportunità dell’emendamento orale del collega Cossa, ha richiamato il Consiglio ad una maggiore attenzione, «perché in definitiva si sta cercando di fare una riforma che duri nel tempo per migliorare il lavoro degli Enti locali ed è necessario sotto questo profilo prestare attenzione al precariato nel momento in cui si modificano gli assetti istituzionali». Io penso, ha aggiunto, «che si sia andati oltre nell’individuazione dei dirigenti alimentando conflitti e interessi personali, mentre qualunque ente deve poter individuare la propria pianta organica in autonomia in base alle proprie funzioni».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, ha definito l’articolo e gli  emendamenti espressione della «solita schizofrenia della maggioranza senza alcuna volontà di fare una vera riforma, ignorando oltretutto la legge 25/2014 che non ha avuto attuazione in materia di personale». Sarà tecnicamente difficile, secondo la Zedda, «definire anche un abbozzo di pianta organica delle unioni dei Comuni che prima non c’erano ed implementare i processi di mobilità». Quanto alla qualità delle scelte compiute, il vice capogruppo di Forza Italia ha ricordato la profonda differenza fra i compiti dei segretari comunali e quelli dei dirigenti, che peraltro operano solo nei Comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti mentre nelle unioni si individua un tetto di 10.000 abitanti, i conti non tornano, se non quelli di una grande confusione».

Subito dopo il Consiglio ha cominciato l’esame dell’emendamento di sintesi n. 2540 che assorbe gli emendamenti n. 2529 e n. 2449

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha proposto una modifica orale al testo, con lo scopo di eliminare la forzatura della presenza di un dirigente nei Comuni più piccoli, suggerendo di introdurre un passaggio che preveda la presenza di un dirigente apicale solo nelle unioni dei Comuni con popolazione superiore ai 15000 abitanti.

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha espresso parere favorevole.

Il presidente ha poi disposto una breve sospensione della seduta.

Alla ripresa dei lavori il consigliere Mario Floris (Misto) si è espresso in modo contrario alla proposta.

Il Consiglio ha quindi approvato l’emendamento n. 2540 con 29 voti favorevoli e 17 contrari e, a seguire, sono stati approvati anche gli emendamenti nn. 2530 e 2531.

Al termine di quest’ultimo scrutinio, l’Assemblea ha respinto una serie di emendamenti dell’opposizione ed approvato, con 30 voti favorevoli e 20 contrari, l’emendamento n.1962, sostitutivo totale dell’art.15 (“Organizzazione e funzionamento delle unioni dei Comuni”).

Dopo la votazione il Consiglio ha iniziato l’esame dell’art 16.

L’Aula è poi passata all’esame dell’art 16 “Funzioni fondamentali dei comuni esercitate dall’unione”.

Dopo aver sentito il parere del relatore di maggioranza e della Giunta, il presidente Ganau ha messo in votazione gli emendamenti soppressivi 339, 1069 e 1549 che  sono stati respinti. Disco rosso anche per il soppressivo parziale n. 2453.

L’Aula ha invece approvato l’emendamento sostitutivo totale n. 1963 (Deriu Agus).

L’articolo 16, così riscritto, dichiara il sostegno della Regione ai piccoli comuni e al rafforzamento delle unioni per la gestione associata delle funzioni. Le unioni presenteranno un piano triennale con l’indicazione delle funzioni da svolgere in forma associata. Le modalità di presentazione del Piano saranno stabilite dalla Conferenza permanente Regione-Enti Locali. In caso di mancato rispetto dell’obbligo di gestione associata, dopo aver assegnato agli enti inadempienti 20 giorni di tempo per provvedere, la Regione potrà esercitare i poteri sostitutivi previsti dalla legge.

Si è quindi passati all’esame dell’articolo 19 “Finanziamento per spese di investimento in forma associata” che è stato cassato dopo l’approvazione degli emendamenti soppressivi totali n.406, 1072, 1569 e 1966.

Il presidente Ganau ha poi messo in discussione l’art. 20 “Parametro di svantaggio socio-economico dell’unione di comuni”. Sul contenuto della norma è intervenuto il consigliere dell’Udc Gianni Tatti che ha criticato i parametri di disagio in base ai quali ripartire le risorse fra le unioni dei comuni. «Non si può parlare di densità abitativa, incidenza della superficie agricola etc – ha detto Tatti –  sono cose che dovrebbero far rivoltare il Consiglio regionale rappresentato anche da consiglieri che vengono dal centro Sardegna. Questi parametri penalizzano quei territori». L’articolo è stato soppresso a seguito dell’approvazione degli emendamenti soppressivi totali nn. 428, 1073, 1578, 1967.

Si è poi messo in discussione l’art. 22 “Incentivi alle pluriattività e tutela delle vocazioni del territorio”. Anche in questo caso l’Assemblea ha deciso per la soppressione della norma con l’approvazione degli emendamenti  n.455, 1074, 1597 e 1968, votati a scrutinio palese su richiesta del consigliere del Psd’Az Christian Solinas.

Stessa sorte per l’art.23 “Servizi di prossimità”, abrogato in seguito al via libera agli emendamenti soppressivi totali 463, 1075, 1601, 1969.

Si è quindi aperta la discussione sull’art. 24 “Istituzione della città metropolitana di Cagliari”. Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha definito questo articolo “uno dei punti cardine della legge”. Tedde ha contestato la scelta del capoluogo. «Se doveva esserci una sola città metropolitana questa doveva essere nel Nord Sardegna – ha sostenuto il consigliere di minoranza – in quel territorio ci sono due aeroporti, tre porti, gli unici distretti industriali della Sardegna (sughero e granito). 3 parchi naturali. Cagliari ha già preso decine di milioni di euro. Pirri, per il dissesto idrogeologico, ha avuto 29 milioni di euro. Questo è un articolo offensivo per il centro e il nord Sardegna».

I lavori dell’Aula sono stati sospesi per alcuni minuti a causa di un malore improvviso che ha colpito il relatore di maggioranza Roberto Deriu, subito soccorso dal presidente Ganau e dagli altri consiglieri. Alla ripresa dei lavori il consigliere Deriu ha ripreso il suo posto tra i banchi della maggioranza.

Il capogruppo dell’Udc Gigi Rubiu ha espresso vicinanza a Deriu e, visibilmente scosso dall’accaduto, deciso di rinunciare al suo intervento. Stessa decisione è stata assunta da Alessandra Zedda (Forza Italia).

Si è quindi passati alla votazione degli emendamenti soppressivi totali n. 472, 1077, 1604 che sono stati respinti. Bocciati, in rapida successione, anche gli emendamenti (2464, 2465, 2497, 2467, 2498, 2499, 2468) all’emendamento 1970.

L’emendamento sostitutivo totale 1970 ha invece ottenuto il via libera determinando la decadenza di tutti gli altri emendamenti. L’articolo 24, riscritto dall’approvazione del sostitutivo totale, istituisce la Città Metropolitana di Cagliari di cui faranno parte, oltre al capoluogo, i comuni di Assemini, Capoterra, Elmas, Monserrato, Quartu Sant’Elena, Quartucciu, Selargius, Sestu, Decimomannu, Maracalagonis, Pula, Sarroch, Settimo S. Pietro, Sinnai, Villa San Pietro e Uta.

Si è poi passati alla votazione dell’articolo 25 “Distacco dalla città metropolitana” che è stato soppresso in seguito all’approvazione degli emendamenti soppressivi totali n.481, 1078, 1608, 1971, 2030, 2073.

Il presidente Ganau ha poi aperto la discussione sull’art. 26 “Successione della città metropolitana alla Provincia”. Il relatore Roberto Deriu (Pd) ha dato il parere sugli emendamenti e chiesto un chiarimento ad Alessandra Zedda (Forza Italia), firmataria dell’emendamento n.2536 all’emendamento 1972.

La consigliera azzurra ha spiegato che la proposta mira a dare pari dignità a tutti i dipendenti delle province soppresse. «Non capisco  – ha detto – perché debbano essere precluse determinate procedure ad alcuni dipendenti e consentite solo a quelli della provincia di Cagliari». Ottenuti i chiarimenti, il relatore, sentita la Giunta, ha dato parere favorevole all’emendamento n. 2563 che è stato approvato. Bocciati invece i soppressivi totali n.489, 1079 e 1611. Disco rosso anche per gli emendamenti (nn. 2469 e 2470) all’emendamento 1972.

Approvato l’emendamento n. 2509 (Comandini e più) all’emendamento n. 1972 che chiedeva di prevedere anche un elenco del personale impiegato presso le società in house tra i documenti che il commissario della Provincia di Cagliari dovrà trasferire all’assessorato competente in vista del subentro della città metropolitana alla provincia di Cagliari.

Il presidente ha poi messo in discussione l’emendamento sostitutivo totale n. 1972 che è stato approvato. La norma stabilisce che, entro dieci giorni dall’approvazione della legge, la città metropolitana subentra alla provincia di Cagliari e succede ad essa in tutti i rapporti attivi e passivi e nell’esercizio delle funzioni ad essa attribuite. Il Commissario della provincia avrà l’obbligo di trasmettere all’assessorato competente, entro 35 giorni: 1) l’elenco dei beni mobili e immobili; 2) il rendiconto della gestione dell’ultimo esercizio finanziario; 3) la situazione di bilancio aggiornata; 4) l’elenco dei procedimenti in corso; 5) l’elenco del personale, suddiviso per categoria, a tempo indeterminato, determinato e con altre tipologie di contratto; 6) l’elenco del personale delle società in house.

Aperta la discussione sull’articolo 27 (statuto delle città metropolitana) e sugli emendamenti presentati il relatore di maggioranza, Roberto Deriu (Pd) ha dichiarato parere contrario per tutti gli emendamenti tranne che per il 1973 (Deriu-Agus) che sostituisce totalmente la precedente formulazione del testo e stabilisce dunque le norme fondamentali dell’ente, le attribuzioni agli organi, le loro competenze e l’articolazione, nonché disciplina e regola rapporti tra i comuni e la città metropolitana e forme congiunte di organizzazione e sistemi di raccordo con le unioni di comuni contermini.

La Giunta ha dichiarato parere conforme con quello del relatore e il presidente dell’assemblea ha posto in votazione gli emendamenti soppressivi totali n. 508=1080=1615 che non sono stati approvati così come l’emendamento 2471 che si proponeva di emendare l’emendamento 1973. Quest’ultimo è stato quindi approvato e il presidente Ganau ha dunque dichiarato decaduti tutti gli altri emendamenti presentati all’articolo 27 del Dl 176.

Aperta la discussione sull’articolo 28 (organi della città metropolitana) e sugli emendamenti ad esso presentati, il relatore Deriu (Pd) ha dichiarato parere favorevole per gli emendamenti soppressivi totali n.525=1081=1619=1974 che sono stati approvati (con parere favorevole anche della Giunta) e che hanno comportato la decadenza di tutti gli altri emendamenti presentati.

Aperta la discussione sull’articolo 29 (sindaco metropolitano) e sugli emendamenti ad esso presentati, il relatore di maggioranza ha dichiarato parere contrario per tutti gli emendamenti tranne che per il sostitutivo totale n. 1975 (Deriu-Agus) che riformula per interno, rispetto alla precedente versione, compiti e funzioni del sindaco della città metropolitana.

La Giunta ha dichiarato parere conforme a quello del relatore e  l’Aula non ha approvato gli emendamenti soppressivi totali n. 529=1082=1620 ed anche l’emendamento n. 2472 che emendava il n. 1975. Quest’ultimo posto in votazione è stato approvati ed il presidente ha quindi dichiarato decaduti tutti gli altri emendamenti presentanti all’articolo 29.

Aperta la discussione sull’articolo 30 (Consiglio metropolitano) e sugli emendamenti ad esso presentati, il relatore di maggioranza, Roberto Deriu (Pd) ha dichiarato parere contrario per tutte le proposte di modifiche tranne che per l’emendamento n. 1976 (Deriu-Agus) che riformula il testo che disciplina compiti e funzioni del consiglio metropolitano. Il relatore ha quindi richiesto chiarimenti ai presentatori dell’emendamento n. 2532 che emenda il comma 2 dell’articolo 30 come proposto dal n. 1976.

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha spiegato che la modifica ha l’obiettivo di “costruire in capo alla città metropolitana una forma di governo agganciato alla rappresentanza. Siamo convinti che la città metropolitana deve trovare le maggiori capacità di coinvolgimento delle popolazioni”.

Il relatore Deriu ha formulato parere contrario e la Giunta parere conforme a quello del relatore.

Il presidente ha quindi posto in votazione gli emendamenti soppressivi totali n. 545=1083=1626 che non sono stati approvati mentre l’emendamento n. 2532 (Tunis e più) che emenda l’emendamento sostitutivo totale n. 1976 è stato approvato a scrutinio segreto con 25 a favore e 23 contrari e così sostituisce il comma 2 “Il consiglio metropolitano è composto dal sindaco metropolitano e da un numero di consiglieri pari a quelli eletti nel Comune di Cagliari”. Nella formulazione dell’emendamento 1976 il consiglio metropolitano era invece composto da sindaco e da quattordici consiglieri.

Posto in votazione l’emendamento 1976, emendato dal 2532, è stato approvato e tutti gli altri emendamenti sono stati dichiarati decaduti.

Il presidente Gianfranco Ganau ha dichiarato conclusi i lavori ed ha riconvocato il Consiglio per domani, giovedì 21 gennaio, alle 10.00.

Palazzo del Consiglio regionale 2014 2 copia

[bing_translator]

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

In Consiglio regionale prosegue il dibattito sul D.L. n. 176 “Riordino del sistema delle autonomie locali della Sardegna”.

Alla ripresa dei lavori, ieri pomeriggio, il presidente Ganau ha messo in discussione l’emendamento 2359 all’emendamento 1948 e ha dato la parola all’on. Michele Cossa (Riformatori sardi) e Marco Tedde (Forza Italia), entrambi fortemente critici sulla formulazione delle norme relative all’istituzione dell’area metropolitana di Cagliari.

L’on. Ignazio Locci (Forza Italia) ha detto: “In questo modo state surrettiziamente ripristinando le vecchie province. Sarebbe stata necessaria una norma transitoria, che non avete invece realizzato”. Anche l’on. Alessandra Zedda (Forza Italia) ha annunciato il voto a favore.

L’emendamento 2359 è stato respinto.

Sull’emendamento 2360, relativo alle cosiddette “città medie”, l’on. Marco Tedde (Forza Italia) ha detto: “Non state facendo scelte strategiche ma scelte tattiche per accontentare qualcuno. Trentamila abitanti potrebbero essere un numero corretto o meno, dipende da come lo si intende”.

Anche l’on. Zedda (Forza Italia) ha preso la parola. “Quante città medie avete intenzione di realizzare in Sardegna? Ce lo fate sapere?”.

Sulle stesse posizioni l’on. Ignazio Locci (Forza Italia) e Gianluigi Rubiu (Udc), che hanno parlato espressamente di “allontanamento dal processo di semplificazione annunciato da Pigliaru in campagna elettorale. Che cosa ce ne facciamo di un altro ente, che nulla c’entra con i problemi reali della gente’ mi fa specie che in questo consiglio ci siano sindaci che pure avvallano riforme così inutili”.  

Il sardista Angelo Carta ha aggiunto le sue perplessità: “Questa legge dà una certezza, ovvero la nascita della città metropolitana di Cagliari. Il resto sono una serie di illusioni, perché la città media la state inventando voi e niente vieta che ci sia il paese grande e la città piccola. E’ più coerente che questi poteri siano conferiti con un decreto legge dal Governo. Per questo voto a favore dell’emendamento”.

Favorevole anche il consigliere Attilio Dedoni (Riformatori), che ha parlato del dimensionamento delle città, così come l’on. Stefano Tunis ha detto: “Questa maggioranza ha un problema di dimensioni perché parla solo di questo, con riferimento alle città sarde. L’ossessione del presidente Francesco Pigliaru è che ogni azione sia misurabile e sventura vuole che l’azione della Giunta sia misurabile solo con i numeri relativi. A voi non interessa il come organizzare gli enti locali ma interessa decidere chi è meno grande della città metropolitana”.

Secondo l’on. Luigi Crisponi (Riformatori) “non saranno le città medie a risolvere i problemi dei cittadini. Tutto il resto della Sardegna diverso da Cagliari è paccottiglia da aggiungere all’area metropolitana, secondo voi”. Per l’on. Edoardo Tocco “sarebbe stato molto utile sentire il parere di qualcuno di voi e invece nulla, solo silenzio”.

Per il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, “l’articolo 2 è un pasticcio peggiore dell’articolo 1 perché per voi tutto ciò che non è Cagliari, ovvero il 90 per cento dei paesi della Sardegna, non ha dignità. Dove siete sovranisti e indipendentisti, che fate? Siete al servizio di altri che governano a Roma e scimmiottate quel che fanno in altre regioni italiane”.

L’on. Mario Floris (Uds – Misto) si è rivolto all’assessore agli Enti locali e ha detto: “Non vorrei che aver riportato in commissione la legge sia servizi a mascherare i limiti di una legge che stiamo vedendo”.

L’emendamento 2360 è stato respinto.

Il presidente Ganau ha aperto la discussione sull’emendamento 2361, soppressivo come i precedenti e relativo alla “rete urbana”. L’on. Tedde (FI) ha detto: “Siamo davanti a una tecnica normativa barocca, cosa vuol dire rete metropolitana? Non è una definizione politica, né sociale né urbanistica. Non esiste la rete metropolitana se non quella della metropolitana, nel senso dei trasporti. Non si può legiferare così”.

L’on. Luigi Crisponi (Riformatori) ha annunciato il voto a favore e così anche l’on. Ignazio Locci, che ha detto: “Avete parlato di rete urbana e città medie perché volete rispondere così alla città di Olbia e alla Gallura. Nulla di più. Noi abbiamo pensato che non è così  che si risponde alle esigenze sacrosante dell’area che più di tutte sta crescendo”.

Per l’on. Angelo Carta (Psd’az) “la rete urbana non è stata inventata solo per Olbia ma anche per Nuoro, che con Dorgali o con un comune confinante supera i trentamila abitanti. Ma quali sono i poteri di una rete urbana rispetto a quelli dell’Unione dei Comuni? Non si sa. Questa è demagogia pura”.

Secondo l’on. Gianni Lampis (Misto) “siamo davanti all’ennesima truffa, perché state scontentando tutte le zone interne della Sardegna”. Dello stesso parere l’on Rubiu (Udc), che ha detto. “I paesi sono il tessuto sociale della Sardegna e a loro dovremmo pensare scrivendo la riforma degli enti locali. Il vero obiettivo di questo provvedimento è invece la spartizione del potere”.

L’on. Tunis (Forza Italia) ha chiesto al presidente del Consiglio come debba essere intesa “Macomer” e ha presentato un emendamento orale sul punto. Anche l’on. Dedoni si è domandato il significato di “rete urbana. Non lo capisco e non comprendo cosa rappresenti. Manco voi lo sapete, però”.

Non è possibile fare leggi a richiesta di qualcuno, le leggi si fanno perché servono e non perché le chiede un sindaco appartenente a un partito”, ha detto l’on. Gianni Tatti, annunciando il voto a favore.

Per il capogruppo di Forza Italia, on. Pietro Pittalis, “l’unica spiegazione possibile alla rete urbana è l’interpretazione che ne dà Wikipedia rispetto alle reti telefoniche e di telecomunicazioni. E’ evidente che siete competenti in materia e volete far baciare alcuni centri della Sardegna da questa legge. E’ intollerabile confinare Nuoro dentro una scatola vuota come la rete urbana”.

L’emendamento 2361 è stato votato e respinto.

Il presidente ha quindi messo in discussione l’emendamento n. 2306, ed il primo firmatario, il consigliere del gruppo Misto, Paolo Truzzu (Fdi), è intervenuto per sostenere la soppressione della parola “contermine” alla lettera d) comma 1) dell’emendamento sostitutivo totale dell’articolo 2, presentato dal presidente della Prima commissione Francesco Agus e dal relatore della maggioranza, Roberto Deriu. Voto a favore è stato annunciato dal consigliere di Fi, Marco Tedde, («si usa la rete per accalappiare le volontà politiche e mi dispiace che non siano presenti in Aula i colleghi del Centro democratico che forse non sono stati accalappiati»).

Posto in votazione l’emendamento 2306 non è stato approvato (18 sì e 27 no) e quindi il presidente Ganau ha annunciato la votazione dell’emendamento 2309 (Truzzu e più). Marco Tedde (Fi) ha dichiarato voto favorevole per la soppressione della lettera e) comma 1): «E’un tentativo di presa in giro per il Nord Sardegna e la rete metropolitana è un atto di bullismo politico perché è un invenzione priva di contenuti». « Stiamo rappresentando una parodia dell’attività legislativa – ha concluso l’esponente della minoranza – e non è accettabile questo comportamento nei confronti dei cittadini del Nord Sardegna che meritavano di vedere riconosciuta la loro città metropolitana».

Paolo Truzzu (Misto-FdI) ha affermato che la legge del centrosinistra “scatena il campanilismo fine a se stesso e nella lettera e) c’è il tentativo di offrire un ciambella di salvataggio ai consiglieri di maggioranza del Nord Sardegna”. A favore anche il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta: «Giusto eliminare la parola “contermini” per non pregiudicare la collaborazione tra Nuoro e la Gallura».

Ignazio Locci (Fi) ha dichiarato voto favorevole all’emendamento: «Non si può pensare che i cittadini del sassarese abbiano l’anello al naso e la maggioranza ha rifiutato il confronto politico sulla possibilità di inserire la seconda città metropolitana nel testo di legge».

Luigi Crisponi (Riformatori), ha dichiarato voto a favore “all’emendamento che interviene sul bestiario delle definizioni contenute da questa legge”. Il capogruppo Attilio Dedoni (Riformatori) ha dichiarato voto a favore ed ha introdotto il tema dei collegamenti con banda larga che – a suo giudizio – sarebbero riservati solo per i grandi agglomerati urbani.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato voto favorevole ed ha affermato che le definizioni di rete urbana e rete metropolitana “sono state gonfiate nella comunicazione perché sono in realtà contenitori assolutamente vuoti”.

«La rete urbana – ha concluso l’esponente della minoranza – cerca di dare il contentino a qualche Comune, ben sapendo che niente cambia e nulla si ottiene rispetto al risultato di città metropolitana ottenuto da Cagliari. Tutto il resto è, infatti, solo schiuma propagandistica»

Il consigliere del gruppo Misto, Mario Floris (Uds), ha evidenziato “la resa totale da parte di quelle forze politiche che sembravano orientate a difendere gli interessi della Sardegna”. «Ma sui Comuni – ha tuonato l’ex presidente della regione – non vincerete». Floris ha concluso il suo intervento evidenziando come Sassari non ottenga il riconoscimento di città metropolitana mentre conta il presidente della Giunta, il presidente del Consiglio e una miriade di assessori: «E’ evidente che c’è qualcosa che non funziona. Riflettete!».

Posto in votazione l’emendamento 2309 non è stato approvato con 18 favorevoli e 30 contrari.

Annunciata la discussione dell’emendamento 2310, il primo firmatario Paolo Truzzu (Misto- FdI) è intervenuto per dichiarare il voto a favore; seguito dal consigliere Ignazio Locci (Fi) e da Marcello Orrù (Psd’Az) che ha insistito sulle penalizzazioni per il territorio del sassarese a fronte del perdurare di una visione politica cagliaricentrica. Attilio Dedoni (Riformatori) ha dichiarato voto a favore: «Questa legge aggrava le disparità tra i diversi territori e anche tra i disoccupati della Regione». Il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis ha dichiarato voto a favore ed ha invitato la maggioranza a fermarsi e a ritirare il disegno di legge («squalifica la politica e non rende alcun servizio alla nostra Isola»). «Noi ci opporremo con tutte le nostre forze a questo provvedimento – ha concluso Pittalis – che è discriminatorio e fa aumentare la conflittualità tra i diversi territori della Sardegna».

Marco Tedde (Fi) a favore della soppressione della lettera e): «E’ uno dei passaggi più offensivi verso il Nord Sardegna, uno sberleffo nei confronti di una parte dell’Isola».

Il capogruppo Udc, Gianluigi Rubiu, ha dichiarato voto favorevole ed ha espresso forti critiche alle istituende reti metropolitane: «Creano un ulteriore ingorgo amministrativo, mi chiedo cosa dovrà fare un’impresa o un privato per ottenere un’autorizzazione».

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa ha dichiarato voto a favore: «Tra le tanti invenzioni di cui non sentiva il bisogno c’è certamente la rete metropolitana».

Posto in votazione l’emendamento n. 2310 non è stato approvato con 32 contrari e 19 a favore.

Subito dopo il Consiglio ha iniziato la discussione dell’emendamento n. 2311 all’emendamento n. 1948.

Il consigliere Gianni Lampis (Misto-Fdi) ha affermato che il senso della sua proposta è quello di «evitare l’approvazione di una nuova legge truffa, soprattutto nella parte in cui si parla di soppressione delle province, mentre anzi viene istituita la nuova provincia del sud Sardegna di cui faranno parte i comuni non compresi nell’area metropolitana». Con questa decisione, ha continuato, «sarà dura spiegare ai cittadini della Marmilla che dovranno andare a Carbonia per utilizzare servizi essenziali e gli stessi disagi toccheranno a cittadini di altre zone sfortunate dell’Isola, che resteranno tali».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha criticato con forza le norme transitorie della legge che «riportano in vita quelle province che saranno soppresse definitivamente dopo l’approvazione della riforma costituzionale; c’è poi una asimmetria dei tempi che porterà solo in Sardegna alla sopravvivenza di questi enti». Piuttosto, ha concluso, la vera emergenza della Sardegna, riguarda la verifica dell’efficienza della pubblica amministrazione sarda e, come dicono tutte le indagini, nel 2015 c’è stato un forte peggioramento rispetto all’anno precedente».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha detto che «non c’era alcun bisogno di riesumare le province dopo il referendum del 2012, è una brutta pagina della politica sarda di cui il centro sinistra ha la responsabilità, con in più la faccia tosta di dire ai sardi perfino quali saranno le province soppresse stralciando la posizione di quelle cosiddette storiche».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha ricordato che, astrattamente, «gli ambiti territoriali strategici potevano essere un elemento positivo della legge, solo che poi vengono collegati alla soppressione delle province alla quali in pratica si sovrappongono del tutto, chiamando le province con un altro nome; per cui è giusta l’abrogazione».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha definito l’emendamento «giusto», per cercare di riportare un minimo di chiarezza in un testo «pieno di confusione e di espedienti tattici di basso profilo che, inoltre, dilata a dismisura il tessuto istituzionale (istituendo perfino una nuova provincia) che invece doveva essere snellito e semplificato».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sottolineato la scarsa chiarezza della legge al punto che, provocatoriamente, «sarebbe stato forse meglio ripristinare le vecchie province piuttosto che introdurre una articolazione pasticciata che oltretutto non decentra alcuna funzione, o anche fare di tutta la Sardegna una intera area metropolitana».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha lamentato «l’ennesima incongruità di una legge che crea una gerarchia fra i comuni ed ora anche fra gli organismi di aggregazioni, istituendo anche una specie di doppione delle province». Ma dove è finita, ha chiesto, «la razionalizzazione del sistema che era la vera necessità della Sardegna? Casomai gli ambiti territoriali strategici andavano dimensionati sulla base dei confini dei nuovi enti e non dei vecchi».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha rilevato la mancanza di una idea di fondo e di una prospettiva concreta della riforma proposta dalla maggioranza, che «non dice niente sul punto centrale che interessa davvero ai cittadini, cioè chi fa cosa, eppure la Sardegna ha avuto anni di tempo per progettare una riforma vera che, magari con pochi articoli, metta al centro il cittadino rispettando le vocazioni dei diversi territori».

Messo in votazione, l’emendamento è stato respinto con 19 contrari e 30 contrari.

Subito dopo è iniziato l’esame dell’emendamento n. 2362.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha criticato la violazione del principio di sussidiarietà, «mentre sarebbe stato utile ispirarsi ai modelli istituzionali più avanzati, in modo flessibile, istituendo nuovi organismi laddove c’è la necessità di gestire problemi comuni nell’interesse dei cittadini sardi». Questo è il grande obiettivo mancato della riforma, ha protestato Dedoni, «che divide le comunità e spinge ai margini della Regione le zone della Sardegna in cui si registra il maggiore ritardo di sviluppo».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha osservato che «l’emendamento ha lo scopo di impedire alla maggioranza di dire tutto ed il suo contrario, con riferimento all’art.44 dello Statuto che sancisce il decentramento delle funzioni dalla Regione agli enti locali; per questo è giusto abrogare il passaggio della riforma relativo agli ambiti territoriali strategici che invece consentono alla Regione di andare in controtendenza con un nuovo processo accentratore».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia), favorevole, ha chiarito che «si vuole incidere su una delle maggiori storture della legge che divide i cittadini sardi e che molto probabilmente sarà impugnata per l’istituzione di una nuova provincia che la legge Delrio vieta espressamente».

Il consigliere Ignazio Locci, anch’egli di Forza Italia, ha dichiarato che «occorre richiamare la maggioranza alle sue responsabilità perché non solo questa legge è il tentativo fallito di organizzare in modo diverso la rete istituzionale regionale ma, come si vedrà più avanti, contiene interventi settoriali destinati a risolvere situazioni delicate sparse qua e là per la Sardegna».

Il consigliere Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, ha citato una recente dichiarazione del capogruppo del Pd Pietro Cocco a difesa dell’assessore dei Trasporti Massimo Deiana oggetto di un attacco del segretario del Pd Renato Soru. E’ l’ennesima mozione di sfiducia interna, ha detto polemicamente, «ma sarebbe ora di finirla perché tanto, se Deiana dovesse abbandonare la Giunta, continuerebbe a fare il consulente della Regione come ha fatto per vent’anni».

Messo in votazione l’emendamento è stato respinto con 18 voti favorevoli e 28 contrari.

Sull’emendamento 2314 (Truzzu e più) che prevede la soppressione all’art 2 comma 1 lettera g delle parole “sino alla definitiva soppressione delle stesse” sono intervenuti: Attilio Dedoni (Riformatori) che ha detto, riprendendo il tema sollevato dal capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, che questa legge aggrava anche il sistema dei trasporti. Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha affermato che i trasporti sono argomento di estrema attualità. Questo tema ben si coniuga con la discussione in corso che riguarda la riorganizzazione territoriale. L’emendamento è stato bocciato (presenti 50, sì 18, no 32) .

Sull’emendamento 2486 (Tedde e più), che modifica l’articolo 2, comma 1 lettera B) e che prevede di intendere per città metropolitana di Cagliari i comuni compresi nelle province di Cagliari, Oristano, Carbonia Iglesias e Medio Campidano, è intervenuto Marco Tedde (Forza Italia) che voterà a favore dell’emendamento prima di tutto per il rispetto della gerarchia delle fonti. Il disegno di legge non rispetta la legge nazionale. E’ d’accordo anche Ignazio Locci (Forza Italia). Paolo Truzzu (Misto) ha espresso parere favorevole e ha definito l’emendamento “una ciambella di salvataggio” che viene offerta alla maggioranza per superare il concetto di città metropolitana di Cagliari. Gianni Lampis (Misto) ha ricordato che in commissione la minoranza aveva proposto un dialogo ma non lo ha mai trovato . L’idea originale era quella di un’area metropolitana unica regionale, ma si poteva discutere anche sull’ipotesi di due città metropolitane. Invece, l’opposizione si è scontrata contro un muro. L’emendamento è stato bocciato (presenti 50, sì 19, no 31).

Sull’emendamento 2304 (Lampis e più) che prevede di sostituire la parola quarantamila a trentamila scritta alla lettera C del comma 1 dell’art 2 è intervenuto Paolo Truzzu (Misto) che ha fatto una riflessione sul numero degli abitanti che deve avere la “città media”. L’emendamento è stato bocciato (presenti 48, sì 17, no 30, 1 astenuto).

Sull’emendamento 2305 (Lampis e più), che prevede di sostituire la parola venticinquemila alla parola trentamila scritta nel comma 1 dell’articolo 2 lettera C,  è intervenuto Ignazio Locci che si è soffermato anche lui sul numero che devono avere le città medie. Marco Tedde (Forza Italia) ha sottolineato che le città medie costituiscono un concetto tormentato per la maggioranza che si sforza di accontentare tutti. Questo Dl è un pasticcio normativo e se approvato sarà una delle leggi peggiori di questo Consiglio. L’emendamento è stato bocciato (presenti 48, sì 18, no 30).

Si è poi passati all’esame degli emendamenti (nn. 2476 e 2501) all’emendamento 1948. Il presidente Lai ha annunciato il ritiro degli emendamenti che sono stati fatti propri dal capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis.

Ha quindi preso la parola il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi che ha sottolineato come l’emendamento 2476 bocci la previsione di una città media con 30mila abitanti e propone invece una quota pari a diecimila. “E’ un modo di dare dignità agli esclusi – ha detto Crisponi – per questo voteremo a favore».

Il presidente Ganau, tornato al banco della presidenza, ha quindi dato la parola al capogruppo del Psd’Az Angelo Carta: «Non capisco perché questi emendamenti siano stati ritirati – si è chiesto il consigliere sardista – si sta superando il ridicolo. State facendo diventare una barzelletta un argomento serio».

Marco Tedde (Forza Italia) ha sottolineato come gli emendamenti fossero finalizzati a dare il titolo di città medie anche a centri minori come Macomer. «Ci dispiace che oggi siano assenti i consiglieri che hanno presentato gli emendamenti – ha detto Tedde – prima si avanzano proposte di correzioni, corredate da dichiarazioni a mezzo stampa, e poi non ci si presenta in aula. Anche questo emendamento rientra in una legge priva di contenuti che vuole dare un contentino a tutti».

L’emendamento n. 2476 che è stato respinto dall’Aula con 44 voti contrari e 5 a favore.

Il presidente Ganau ha quindi dichiarato chiusa la seduta e aggiornato i lavori del Consiglio a giovedì mattina alle 10.00.

[bing_translator]

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Prosegue in Consiglio regionale il dibattito sul disegno di legge di riforma delle autonomie locali.

Stamane il relatore Roberto Deriu (Pd) ha espresso parere contrario sulla maggioranza degli emendamenti, fatta eccezione per il n.1948 (primi firmatari lo stesso Deriu ed il presidente della commissione Autonomia Francesco Agus) che modifica il testo introducendo nel nuovo tessuto istituzionale le definizioni di “ambiti territoriali ottimali”, la “città metropolitana di Cagliari”, le “città medie”, le “reti urbane”, le “reti metropolitane”, gli “ambiti territoriali strategici” e le “zone omogenee”. Parere favorevole anche agli emendamenti, n. 2507, 2313 e 2485 che modificano in parte alcuni passaggi dello stesso emendamento principale.

Successivamente il presidente ha aperto la discussione generale sull’art 2.

Il consigliere dell’Udc Sardegna Peppino Pinna ha parlato di una Babilonia in cui fra l’altro «non si capisce perché si continui a parlare solo della città metropolitana di Cagliari senza distribuzione equa dei benefici». Pinna ha quindi rivolto un appello ai consiglieri regionali non di Cagliari «a riflettere sul loro ruolo e a chiedersi se stanno facendo il bene della Sardegna; provo molta amarezza per l’ulteriore marginalizzazione di molti territori dell’isola e per questo rilancio la nostra proposta di far diventare tutta la Regione area metropolitana, sarebbe l’unico strumento per annullare ogni discriminazione». I modelli possibili sono tanti, ha concluso, «ed abbiamo scelto il peggiore; soprattutto la sinistra ha tradito la sua storia».

Il consigliere sardista Marcello Orrù ha ribadito che insisterà su Sassari città metropolitana auspicando un ampio consenso, «perché Sassari è la seconda città della Sardegna ed è stata oggettivamente discriminata pur essendo il secondo capoluogo dell’Isola; qualcuno dice che attorno a Sassari nascerà una rete metropolitana ma è un surrogato che non convince soprattutto perché non consente l’accesso a finanziamenti straordinari ed in particolare europei». Perciò, a suo avviso, «istituire una seconda città metropolitana non ruberebbe risorse ad altri territori ma assicurerebbe uno sviluppo armonico a tutta la Sardegna; questa è la vera opportunità da cogliere evitando un disastro che travolgerebbe tutta la Regione e in particolare Sassari che non merita di essere affossata».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha manifestato l’impressione che «l’art.2 sia in realtà un’arma di distrazione dei consiglieri regionali e degli amministratori locali, con la sua mole eccessiva di contenuti dai quali non si intravede una logica chiara; emerge invece che è stata tradita la speranza di tanti per una legge che si poteva fare insieme dopo la decisione unanime di far ritornare il testo in commissione». Si è preferito, ha lamentato Locci, «regolare questioni interne alla maggioranza moltiplicando il concetto di città medie o manipolando a piacere il numero di abitanti necessario per ottenere questo status, ma soprattutto è stato clamorosamente mancato anche il grande obiettivo più volte annunciato della semplificazione». Noi, ha ribadito il consigliere, «abbiamo preso il confronto sul serio chiedendo di discutere della seconda città metropolitana, anche perché sarebbe stata una risposta sera al problema di superamento delle province, che invece si stanno riesumando cambiando alcuni termini e stravolgendo per l’ennesima volta il testo».

Il consigliere Michele Cossa, dei Riformatori sardi, ha condiviso alcune dichiarazioni del collega Locci, soprattutto per quanto riguarda la semplificazione che era il nocciolo della battaglia referendaria, dimenticando che le duplicazioni producono e moltiplicano l’inefficienza della pubblica amministrazione». Il testo, al contrario, « introduce una inedita gerarchia fra comuni, città medie ed altri contenitori come le aggregazioni di comuni, le reti metropolitane ed urbane e gli ambiti territoriali strategici (senza peraltro definirne le funzioni) che dividono i territori ed aumentano le differenze fra comunità, frutto di un lavoro che magari ha consentito a qualcuno di strappare qualche risultato fregandosene però del bene comune della Sardegna». Nel merito, secondo Cossa, «la confusione regna sovrana su politiche turistiche, ambientali, viabilità e presenza delle grande distruzione commerciale; tutto questo ignorando che si sta andando verso la definitiva cancellazione delle province dalla Costituzione».

Ha quindi preso la parola il consigliere di Forza Italia Marco Tedde  che ha ribadito il giudizio negativo sul provvedimento. «Si tratta di un minestrone indigesto. L’articolo 2 contiene ingredienti fasulli e surrettizi che servono soltanto a giustificare il fine vero della legge: prevedere una sola città metropolitana con delle compensazioni prive di significato e di sostanza date agli altri territori per tacitarli. Di fatto – ha affermato Tedde – si disegna una Sardegna a trazione cagliaritana».

Secondo il consigliere forzista la differenza tra Cagliari e le città metropolitane d’Europa è diversa da quella tra Cagliari e Sassari. «Non si può svendere la Sardegna a un’idea che vede il capoluogo come città deus ex machina – ha concluso il consigliere azzurro – l’Europa ha disegnato uno sviluppo differente che prevedeva per la Sardegna due aree metropolitane».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha sottolineato la difficoltà a ragionare su un provvedimento non ancora definito. «I malumori della maggioranza hanno creato confusione ha detto Zedda – non si va verso la , per seguire una riforma nazionale state creando il caos».

L’esponente della minoranza ha poi accusato il centrosinistra di aver scelto un metodo che serve solo a salvaguardare gli equilibri interni anziché avviare un confronto serio con l’opposizione: «Pur di non scontentare nessuno avete presentato emendamenti impresentabili. C’è ancora il tempo per rivedere questa riforma, c’è la disponibilità della minoranza a discutere e ad individuare gli strumenti per arrivare ad una buona riforma. Altrimenti ciò che resterà ai sardi sarà un grande pasticcio».

Mario Floris (Uds) ha invitato i consiglieri di maggioranza a spogliarsi dalle vesti di appartenenza e guardare alla Sardegna. «La riforma costituzionale in atto limiterà fortemente la nostra autonomia – ha rimarcato Floris – noi non riusciamo a difendere gli interessi dei sardi». L’ex presidente della Regione ha ricordato il calendario proposto dall’attuale maggioranza a inizio legislatura: «La priorità erano le riforme – ha affermato Floris – si parlava di nuovo Statuto, legge statutaria, nuovo modello di Regione, organizzazione  degli enti e delle agenzie regionali. Su questi aspetti la risoluzione approvata dal Consiglio un anno e mezzo fa aveva trovato una sintesi. Oggi invece registriamo un totale scollamento tra presidente, Giunta e parlamentari sardi. La Regione è succube del potere centralista. La riforma costituzionale sottrae alla Regione le potestà in materia di enti locali. Nessuna voce ha difeso le prerogative dello Statuto».

Forti perplessità sono state espresse anche da Antonello Peru (Forza Italia) che ha bocciato senza appello il provvedimento in discussione: «E’ una legge che non fa bene alla Sardegna – ha detto l’esponente della minoranza – non si va verso la semplificazione ma si aumentano gli organi di governo e i conseguenti costi. Di fatto, si divide la Sardegna in due».

Rivolgendosi ai consiglieri di maggioranza, Peru ha detto di aver intravisto nei loro visi un evidente imbarazzo: «E’ comprensibile, a tutti è capitato di fare gioco di squadra su provvedimenti sui quali non si era d’accordo ma quando si tratta di norme che segnano il futuro della Sardegna, in particolare del Nord Sardegna, è necessario fare una riflessione forte – ha affermato il consigliere di Forza Italia – non c’è Pigliaru o Renzi che tenga di fronte agli interessi del territorio. Auspico uno scatto d’orgoglio dei consiglieri del sassarese, sapete benissimo che città medie e reti metropolitane non servono a nulla, Sassari deve diventare città metropolitana».

Secondo Paolo Truzzu (Fd’I), l’art 2 rappresenta un’occasione persa: «C’era la convinzione che questa fosse una legge fondamentale per il futuro dell’Isola, l’impressione è che si stia sfociando in un campanilismo fine a se stesso».

Truzzu ha sottolineato la necessità di pensare a un provvedimento complessivo per l’Isola e invitato la maggioranza a riportare la discussione sul testo originario dell’articolo 2 lasciando da parte gli emendamenti sostitutivi. «C’è troppa confusione – ha concluso l’esponente di Fratelli d’Italia – siete partiti con le grandi riforme economiche e sociali e poi avete introdotto termini e considerazioni che non hanno nulla a che vedere con la riforma Del Rio. Il caos regna anche in  materia di tasse, sanità e trasporti. Uscite da questa confusione per il bene della Sardegna».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha contestato i contenuti dell’art.2: «Si introducono nuove fattispecie con definizioni di nuovi enti – ha rimarcato Dedoni – in passato queste operazioni erano legate a grandi progetti di sviluppo come il Piano di Rinascita, questo oggi non avviene. State distruggendo la Sardegna, non state facendo il bene del popolo sardo. Farete meglio ad ascoltare ciò che dice il segretario del Pd in materia di trasporti. Dimostrate giorno per giorno la vostra pochezza. Le istituzioni non sono vostre, il popolo che vota vi caccerà».

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu (Udc) ha parlato di occasione persa dalla politica “per decidere sull’organizzazione territoriale della Sardegna”. «Mentre la maggioranza – ha attaccato Rubiu – non ha perso l’occasione per fare un’altra pessima figura davanti al popolo sardo». Il capogruppo della minoranza ha quindi criticato aspramente il testo di legge: è complicato con una miriadi di modifiche che dimostrano che il centrosinistra è fuori dal tempo e scollegato dalla realtà.

Rubiu ha quindi definito “arrogante” la decisione di istituire una sola città metropolitana (Cagliari): «Noi diciamo che servono 2due città metropolitane, una al Sud e l’altra al Nord, ed in subordine siamo pronti a sostenere l’istituzione di un’unica città metropolitana comprendente l’intera Sardegna.  Gianluigi Rubiu ha quindi domandato quale futuro abbiano i commissari delle province e perché non si può procedere con le elezioni di secondo grado.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha definito il dibattito “surreale”, in riferimento alla scarsa risonanza che l’informazione continua a dare alle posizioni delle forze della minoranza ed ai ritardi denunciati in ordine ai ritardi della Giunta sia per quanto attiene la legge finanziaria e la conseguente autorizzazione all’esercizio provvisorio..

«Noi continueremo a fare la nostra battaglia in Aula – ha dichiarato Pittalis – e la porteremo anche nelle piazze dell’Isola e per questo invitiamo i consiglieri del centrosinistra a smetterla di fare la maggioranza a cagliari e l’opposizione nei territori dove sono stati eletti».

Il capogruppo di Fi ha quindi ricordato gli appelli rivolti da alcuni “padri nobili” della politica sarda (Beppe Pisanu, Pietro Soddu, Arturo Parisi, Angelo Rojch) perché si evitasse una riforma come quella che si va delineando. «Ma voi volete fare una riforma con la benda negli occhi e tappandovi il naso – ha incalzato Pittalis – senza tener conto che è una riforma che crea disequilibri e non già armonia nella nostra terra». L’esponente della minoranza ha dunque domandato in tono polemico dove siano finiti i sindaci di Sassari, Olbia, Alghero e di tutti quei territori che denunciavano lo scempio della riforma: «C’è un evidente deficit democratico che si ripercuoterà sui cittadini, sulle amministrazioni sui territori».

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato la votazione sugli emendamenti soppressivi totali n. 96 (uguale al 1057, uguale al 1455).

Il consigliere Ignazio Locci (Fi), ha dichiarato voto favorevole («perché questa è la negazione del dialogo e la maggioranza evita qualunque forma di confronto con le opposizioni»). Anche il consigliere Marco Tedde (Fi) ha annunciato voto favorevole («gli emendamenti soppressivi rappresentano  elementi di giustizia nei confronti di questo minestrone: un pasticciaccio brutto che farebbe sorridere se non facesse piangere i territori  e i cittadini sardi».) «La città metropolitana di Cagliari – ha accusato l’esponente della minoranza – è il cuore del provvedimento e tale decisioni avrà conseguenze non solo politiche».

Il consigliere del Psd’Az, Christian Solinas, presentatore dell’emendamento soppressivo n. 96, ha evidenziato che fino a poco tempo fa “la parole d’ordine era semplificazione mentre  l’articolo 2 del Dl 176 è un monumento di segno inverso”. «Il livello intermedio che era rappresentato dalla Province – ha proseguito l’esponente della minoranza – è sostituito da una miriade di organizzazioni e l’articolo 2 è il trionfo del nominalismo: diamo cioè un nome a cose che non esistono nella realtà». Christian Solinas ha citato l’esempio delle “città medie”: «Esiste a livello europeo ma non rappresenta la realtà e le esigenze dei sardi».

Il consigliere del gruppo Misto, Gianni Lampis (Fdi) ha dichiarato voto favorevole alla soppressione dell’articolo 2. «La definizione di città medie (limite minimo di 10mila abitanti) ricorda quella delle pecore medie, quelle pecore che, la tradizione popolare individua in quelle che si distaccano dal gregge, perdono il senso dell’orientamento e non riescono a tornare all’ovile». «Rifiutiamo – ha concluso Lampis – l’escamotage caro alla maggioranza di fare tutti “fessi e contenti” e siamo contrari alla spartizione di piccoli “galloni” che servono a marcare il territorio e ad alcuni consiglieri di piantare una bandierina, contribuendo però in maniera nefasta alla sorti della nostra Isola».

Il capogruppo Gianluigi Rubiu (Udc) ha dichiarato voto favorevole all’emendamento  che sopprime l’articolo 2: l’articolo è il cuore della legge perché rappresenta  l’elenco infinito della confusione e delle cose irrealizzabili. «Con questa legge – ha concluso Rubiu – spianate la strada alla nostra vittoria alle prossime e elezioni ed al nostro ritorno al governo dell’isola».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha dichiarato voto a favore: con l’articolo 2 si introduce, infatti, un sistema confuso che è il contrario di ciò che si auspicava. «Una città metropolitana che passa da una visione ristretta ad una città metropolitana più ampia accentua, inoltre, contrapposizioni, divisioni e sospetti», ha proseguito il consigliere della minoranza «ma il problema grosso sono le province che voi dividete in soppresse e non soppresse mentre si deve abolirle tutte».

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha dichiarato voto favorevole all’abolizione dell’articolo 2: «Peggio dell’articolo 2 c’è solo il testo del sostitutivo totale proposto dalla maggioranza». «La Giunta ha rinunciato  all’esercizio delle proprie prerogative  ha dichiarato l’esponente della minoranza – e le definizioni contenute nell’articolo 2 evidenziano che l’azione della maggioranza sta nelle parole piuttosto che nei fatti: comincio domani è, infatti, il vostro slogan».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, ricordando l’essenzialità del corretto esercizio della democrazia, «di cui molti si riempiono la bocca evidenziando la difficoltà di praticarla attraverso una vera partecipazione» ha criticato radicalmente la legge che «con l’art.2 traccia un quadro polverizzato e indistinto che fra l’altro nasconde la volontà di riproporre le province sotto altre forme».

Il consigliere sardista Angelo Carta ha osservato che «era giusto abolire il testo originario dell’articolo ma non con l’emendamento della maggioranza che è ancora peggiore, perché aggrava la situazione di molti territori, come il Nuorese e le zone interne, che stavano già morendo». Un Nuorese, ha insistito, «dove nei fatti si sta addirittura contraddicendo il documento sottoscritto il 17 dicembre scorso frutto del lavoro di ben 16 tavoli tematici coordinati dalla presidenza della Giunta».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, rivolgendosi ai sardi che ascoltano il dibattito in Consiglio attraverso il web, ha ricordato che «ieri con l’art.1 si è parlato di comuni e città metropolitana mentre oggi si sta allargando il campo verso orizzonti sconosciuti attraverso la moltiplicazione di enti di vario genere e natura, dimenticando fra l’altro i lavoratori delle province soppresse per i quali non è stata spesa nemmeno una parola».

Non essendoci altri scritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento che il Consiglio ha respinto con 30 voti contrari e 21 favorevoli.

Successivamente il Consiglio ha cominciato ad esaminare l’emendamento n.1948 (Deriu-Agus) che introduce la definizione di una serie di nuovi ambiti istituzionali.

Sull’ordine dei lavori il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha evidenziato un errore tecnico nel testo (viene ripetuta per due volte la lettera “i”) che, a suo avviso, impedirebbe l’esame della proposta.

Il presidente ha ribadito la caratteristica sostitutiva totale dell’emendamento, chiarendo che non c’è nessun emendamento legato alla lettera “i” del testo e comunicando, comunque, che in attesa di una verifica più puntuale il dibattito può proseguire.

L’Assemblea ha poi iniziato la discussione dell’emendamento n. 2355.

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha ribadito l’inutilità di una legge, «per tanti motivi fra i quali quello che privilegia la città metropolitana di Cagliari, scelta che cozza con la realtà e con i dati noti a tutti: aeroporti, porti, distretti industriali, parchi nazionali, traffico passeggeri (92% localizzato nel nord Sardegna), capacità ricettiva e molto altro».

Alessandra Zedda, anch’essa di Forza Italia, ha lamentato che «tutte le proposte della minoranza sono state ignorate, soprattutto in materia di semplificazione e di visione unitaria del territorio regionale, come sottolineato dal consigliere Tedde». Abrogare l’art. 2 è quindi, ha concluso, «opportuno e necessario».

Il consigliere Mario Floris (Misto) ha sottolineato che in discussione c’è un argomento importantissimo «che non può essere banalizzato dal fumo negli occhi contenuto nell’articolo, perché il testo taglia fuori dallo sviluppo intere zone della Sardegna». Per questo, ha proseguito, «non si può essere contrari ad una Sardegna come unica area metropolitana che assicurerebbe la crescita equilibrata di tutti i territori, anche perché non si capisce cosa guadagnino gli enti locali da una riforma che sulla carta dovrebbe essere destinata proprio a loro».

Il consigliere Marcello Orrù (Psd’Az) ha ribadito la sua convinzione rispetto alla proposta di una seconda città metropolitana a Sassari e non è un tema di poco conto, ha affermato, «perché attorno a queste aree in Europa si sviluppa il 60% dei processi di sviluppo e quelle aree producono il 35 % del pil europeo; la discriminazione di Sassari è dunque inaccettabile e punitiva per tutto il nord Sardegna; la Regione si sta assumendo una responsabilità pensatissima di cui pagherà le conseguenze».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha detto che «ormai è molto chiaro che nel dibattito si è persa la politica che avrebbe potuto avere un grande ruolo, perché anziché cambiare questa legge al termine di un confronto sulle cose concrete si è scelto invece di agire con una logica partigiana ed unilaterale senza nemmeno provare ad ascoltare opinioni diverse; fra l’altro è una resa al centralismo statale da cui i sardi hanno tutto da perdere».

Il consigliere Gianni Tatti (Udc Sardegna) ha apprezzato le dichiarazioni del presidente Ganau sul ruolo del Consiglio, rilevando però che nessuno della maggioranza le ha rilanciate. Nel merito ha criticato il testo «che divide la Sardegna ed alimenta le differenze di sviluppo fra territori, dando ragione in qualche modo a chi ritiene che la tutta politica non serva a niente».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) la proposta della maggioranza «è un esercizio di stile inutile che, al di là dei termini, complica gli stessi problemi che si propone di risolvere e soprattutto non aiuta i cittadini sardi a vivere meglio».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha criticato un articolo che, a suo giudizio, «nasconde una profonda lottizzazione del potere; l’idea di una sola città metropolitana è del tutto sbilanciata e non assicura servizi migliori ai sardi, questo è il vero tema e non certo quello di moltiplicare poltrone e posizioni di potere, questa in definitiva è la risposta che diamo alle migliaia di disoccupati e cassintegrati che aspettano un segnale dalle istituzioni».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha messo in luce che quello della Sardegna come unica area metropolitana «è un tema che la commissione ha affrontato per disinnescare alcuni effetti negativi della legge Delrio, che la Giunta invece ha deciso di accettare supinamente producendo un mostro giuridico; dobbiamo capire in altre parole che l’unica città metropolitana produce alcuni benefici ma provoca fortissimi squilibri».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ricordato che «la fretta nel voler approvare una legge purchessia è incomprensibile dopo che la scadenza è stata prorogata dal Governo nazionale, esistono perciò molte buone ragioni per chiedersi cosa racconteranno i cittadini del lavoro fatto dal Consiglio regionale e che giudizio daranno della Giunta Pigliaru».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha condiviso le dichiarazioni del presidente Ganau che tutelano il Consiglio ma, proprio per questo, «occorre che l’Assemblea non rinuncia al suo ruolo dimostrandosi capace di proporre una visione delle diverse leggi con l’obiettivo di fare un buon servizio alla comunità regionale; sotto questo profilo l’idea di una Sardegna unica area metropolitana è una buona idea che prefigura l’isola come una unica grande città unita».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha riconfermato la sua contrarietà ad una proposta come quella della maggioranza che divide la comunità regionale ed aggrava la situazione già difficilissima delle amministrazioni locali e dei lavoratori delle ex province.

Messo in votazione, l’emendamento n. 2355 è stato respinto con 31 voti contrari e 21 favorevoli.

L’Aula è poi passata all’esame dell’emendamento (n 2356) all’emendamento n. 1948.

Ignazio Locci (Forza Italia) ha annunciato il suo voto favorevole e invitato il centrosinistra a fare uno sforzo per migliorare la norma tentando di trovare in extremis una sintesi politica.

Michele Cossa (Riformatori) ha spiegato che l’emendamento n.2356 cerca di introdurre un elemento di semplificazione. «Per province soppresse si devono intendere non solo quelle di nuova istituzione (soppresse attraverso il referendum)  ma anche quelle storiche – ha detto Cossa – solo così si può restituire dignità ai territori che hanno fatto una battaglia contro le vecchie province».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha ricordato il risultato dei referendum che hanno cancellato le province sarde.  «Si tenta di far riemergere un vecchio assetto istituzionale ormai dimenticato – ha sottolineato il consigliere di minoranza – ricordo che nel 2012 oltre il 60% degli elettori sassaresi si sono recati alle urne per dire sì all’abolizione delle province. Ci opponiamo a questo tentativo di ostacolare la volontà popolare».

Secondo Gianni Lampis (Fd’I) non si vogliono sopprimere le province. «La sopprimenda provincia del Medio Campidano ha pubblicato un nuovo bando per la gestione della tesoreria dell’Ente fino al 2021 – ha rimarcato Lampis – la previsione della “Provincia Sud Sardegna” rappresenta l’istituzione di è un nuovo ente intermedio. Si torna, di fatto, alla situazione preesistente al 2005. Bisogna avere il coraggio di abolire tutte le provincie. Noi abbiamo detto che la soluzione è l’istituzione di un’unica città metropolitana che ricomprenda tutto il territorio regionale».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha definito l’emendamento sostitutivo totale n. 1948 “un’offesa a chi sa scrivere”. Per questo, ha annunciato il voto favorevole alla proposta di sopprimerlo e sottolineato la necessità di far chiarezza.

Per Marco Tedde (Forza Italia) l’emendamento n.2356 tenta di far giustizia cancellando una norma barocca. «L’emendamento sostitutivo n.1948 non menziona i paesi contrariamente a quanto fa l’articolo 1(emendato). Non si può ignorare un termine che la maggioranza ha introdotto nella legge. L’articolo 2 va soppresso completamente perché contiene troppi bizantinismi».

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, ha suggerito di cambiare il titolo dell’art 2. «Anziché di definizioni occorrerebbe parlare di recinti – ha detto Carta –  questa norma ricorda il far west: ci sono miniere d’oro, villaggi, riserve indiane, territori di caccia. Si individuano recinti, viene fuori che i sardi sono divisi: chi è forte continua ad esserlo, chi è debole è destinato a perire».

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione l’emendamento n.2356 che è stato respinto con 27 voti contrari e 22 a favore.

Si è quindi passati all’esame dell’emendamento (n. 2357) all’emendamento n. 1948.

Marco Tedde (Forza Italia) ha annunciato il suo voto a favore: «Non ci stiamo a dividere la Sardegna. Se non c’è uno sviluppo armonico soffrirà anche il Sud – ha sostenuto l’esponente azzurro – una Città Metropolitana non riuscirà a sopperire alle carenze dell’Isola».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha accusato la maggioranza di un cambio di rotta improvviso sulla riforma degli enti locali. «Si doveva ragionare su Unioni dei Comuni, Province e Città Metropolitana – ha detto Locci – in seguito vi siete presentati con altre soluzioni che impediscono un dialogo. La sensazione è che non vogliate disturbare il Grande Manovratore».

Per il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, «la Sardegna non ha bisogno di due velocità. Per evitare la marginalizzazione delle zone interne occorre istituire o due grandi aree metropolitane o un’unica Città Metropolitana».

Di “supponenza di maggioranza” ha parlato invece il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni: «Non è pensabile – ha rimarcato – che non si riesca a trovare una condivisione su un tema come questo. Le istituzioni rappresentano un bene comune».

Angelo Carta (Psd’Az) ha annunciato il suo voto favorevole all’emendamento spiegando che  non sarà possibile parlare di ambito ottimale «perché i protagonisti (i Comuni) non potranno esercitare fino in fondo le loro funzioni».

Giudizio condiviso dal collega di partito Christian Solinas che ha rinnovato l’invito alla maggioranza a riflettere sulla proposta di istituire un’unica Città Metropolitana: «Non è vero che non si può fare – ha detto il consigliere sardista – la Città metropolitana di Torino ne è l’esempio. Una dimensione di quel tipo consentirebbe di risolvere i conflitti territoriali. Il tema della ripartizione delle competenze resterà».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n.2357 che è stato respinto con 31 no e 21 sì.

Sull’emendamento 2358 è intervenuto l’on. Ignazio Locci (Forza Italia), che ha detto: “Sarebbe stato più corretto non prevedere questo meccanismo che obbliga i Comuni alle gestioni associate delle loro funzioni fondamentali. Questa imposizione non consentirà ai piccoli comuni di lavorare bene”.

Sempre dall’opposizione, l’on. Tedde ha annunciato il voto favorevole “su una delle parti più bizantine di questo testo di legge, con voli sintattici e dialettici di non scarsa rilevanza”.

Per l’on. Michele Cossa (Riformatori) “il rinvio di un anno dei termini per le gestioni associate rappresenta un punto importante, come ha appena affermato il collega Locci. Si perdono invece nel testo che discutiamo tutti i riferimenti storici mentre rischiamo che proliferino le unioni di Comuni”.

E’ intervenuto anche il primo firmatario, l’on. Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, che ha detto: “Queste norme sono un capolavoro, richiamano in legge persino le caratteristiche sociali. Che vuol dire rispetto a un Comune “la caratteristica sociale?” Avete elaborato delle aggettivazioni  così generiche che non state definendo nulla. Ci volete dire che cosa state approvando? Grazie”.

L’emendamento 2358 è stato poi respinto.