4 May, 2024
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Il Consiglio regionale ha approvato la prima variazione di bilancio per l’avvio delle attività del Mater Olbia.

La seduta è stata aperta dal presidente Michele Pais. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame del primo punto all’ordine del giorno, la convalida dei consiglieri regionali eletti ai sensi dell’art. 17 del regolamento, che è stato però rinviato per la necessità espressa dalla Giunta delle elezioni di approfondire la documentazione riguardante la delibera.

A nome di tutto il Consiglio, il presidente ha poi espresso il cordoglio dell’assemblea regionale per la recente scomparsa del Sindaco di Maracalagonis Mario Fadda, pronunciando inoltre parole di ferma condanna per gli attentati, che ha definito “indegni di una democrazia”, contro il sindaco di Cardedu Matteo Piras e la sezione del Pd di Dorgali, oggetto di una intimidazione giudicata dagli inquirenti “di tipo terroristico”.

Analoghe espressioni sono state successivamente formulate da tutti i gruppi consiliari: hanno preso la parola il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau ed il vice Roberto Deriu, Elena Fancello e Desirè Manca del M5S, Massimo Zedda dei Progressisti, Daniele Cocco di Leu, Francesco Mura di Fdi, Franco Mula del Psd’Az, Pietro Moro dell’Udc, Michele Cossa dei Riformatori e Dario Giagoni della Lega.

Il consigliere del Pd Salvatore Corrias, in particolare, ha annunciato la presentazione di una mozione, per la quale ha auspicato l’adesione unanime dei gruppi.

A nome della Giunta e del presidente della Regione Christian Solinas, è intervenuta il vice presidente Alessandra Zedda.

Il presidente Pais, nel condividere l’iniziativa, ha comunicato che l’argomento sarà all’attenzione della conferenza dei capigruppo mentre, per quanto riguarda la mozione, eventualmente potrà essere discussa (tempi permettendo) alla fine della seduta.

Il Consiglio ha quindi iniziato la discussione del Disegno di legge 24/A – Giunta regionale – sulla variazione di bilancio per l’avvio del Mater Olbia.

Il relatore di maggioranza Domenico Gallus, presidente della commissione Sanità, ha ripercorso l’iter del provvedimento, approvato il 9 luglio scorso dalle commissioni Sanità e Bilancio in sede congiunta con il voto favorevole della maggioranza, l’astensione del Pd ed il voto contrario di Leu e Progressisti. Si tratta, ha ricordato Domenico Gallus, «di una vicenda articolata e complessa scandita da diversi passaggi istituzionali: il piano sanitario regionale del 2008 che prevedeva la realizzazione di un nuovo ospedale ad Olbia, territorio in forte crescita demografica interessato da consistenti flussi turistici, il progetto di una struttura integrata con il sistema pubblico, inserito nel memorandum del 2013 fra Regione Qatar Foundation (Giunta Cappellacci), confermato nel 2014 dal protocollo sottoscritto dalla stessa Regione (Giunta Pigliaru) con il Governo nazionale, ed inserito successivamente nel documento di ridefinizione della rete ospedaliera approvato dal Consiglio del 2017». Altri momento qualificanti del percorso del provvedimento, ha specificato Domenico Gallus, «hanno riguardato la rimodulazione dell’offerta da parte della Giunta, la definizione tetto massimo di spesa a 60.6 milioni, l’accreditamento provvisorio della struttura per 12 mesi, e le necessarie autorizzazioni di spesa fino al 2021 oggetto di specifiche variazioni di bilancio». L’auspicio comune, ha detto in conclusione riservandosi un ulteriore intervento in sede di discussione generale, «è quello del miglioramento del sistema sanitario regionale».

Per la minoranza il relatore Cesare Moriconi, del Pd, ha rilanciato in apertura i dubbi sulla sostenibilità tecnica della norma già emersi in commissione sui quali si attende ancora una posizione chiara della Giunta. E’ vero, ha sostenuto, «che questo provvedimento arriva da lontano e si è formato con passaggi istituzionali diversi al di là delle differenze di merito emerse in Consiglio ed anche all’interno delle parti sociali, ma va ricordato che anche che costa tanto perché lo Stato consente il superamento del tetto massimo della spesa sanitaria fino al 20%, calcolo secondo il quale si arriverebbe però a 32 milioni e non ai 60 considerati a regime». Occorre insomma capire, ha sollecitato Moriconi, «se siamo all’interno della deroga autorizzata nonostante le rassicurazioni di carattere generale fornite dall’assessore, così come non è chiaro l’utilizzo di eventuali economie a favore del sistema pubblico che a nostro giudizio sarebbero fuori dal perimetro tracciato dal legislatore statale, e infine non esiste alcuna certezza su quanto potrebbe accadere dal 2021 in poi».

Al termine dell’intervento il di Cesare Moriconi il consigliere dei Progressisti Francesco Agus ha chiesto una breve sospensione della seduta che il presidente ha accordato.

Alla ripresa dei lavori ha chiesto la parola l’on. Gianfranco Satta (Progressisti), che è intervenuto per dire: “Non si comprende perché dovrebbe essere ammesso il trasferimento di risorse pubbliche ai privati che operano in campo sanitario, in assenza di una procedura di evidenza pubblica.   Va bene il sostegno al privato ma fino al momento in cui non tocca i servizi sanitari pubblici già esistenti: non si devono finanziare i servizi già offerti da altri ospedali pubblici ma quelli non offerti, che costringono invece i malati sardi a lasciare la Sardegna. Non accetteremo di finanziare con denaro di tutti servizi in concorrenza con il pubblico, a vantaggio del Qatar e non del nostro popolo. Se approverete questa legge, farete a brandelli la Sanità sarda ed è per questo che voterò contro ogni provvedimento che lederà il diritto alla salute dei sardi”.

Dai banchi del Pd ha preso la parola l’on. Giuseppe Meloni: “E’ il bello della democrazia il fatto che io sia in totale disaccordo con chi mi ha preceduto. Per noi è invece importante portare a casa questo risultato: si è già detto tanto su questo tema e se ci sono ancora dubbi possiamo discuterne. Ma dobbiamo arrivare al traguardo e si tratta di una variazione di bilancio: avremo altri momenti per discutere della rete ospedaliera e dell’offerta dei servizi sanitari in Sardegna. Non è solo la Gallura che ha bisogno di questo ospedale ma tutta la Sardegna”.

Ha preso la parola il presidente della Commissione Sanità, Domenico Gallus (Udc), il quale ha ricordato che la vicenda del Mater Olbia ha viaggiato attraverso la spinta trasversalmente condivisa da un ampio spettro delle forze politiche, le quali ne hanno condiviso il progetto e le finalità. Domenico Gallus ha ricordato che l’iter è iniziato con la Giunta Cappellacci e proseguito con la Giunta Pigliaru, evidenziando l’importanza dell’iniziativa e delle sue ricadute positive sul sistema sanitario sardo.

Per Gallus il Mater Olbia non andrà a incidere sui posti letto della rete ospedaliera dell’Isola, in quanto le assegnazioni per esso sono già definite e recepite nella stessa. Il consigliere dell’Udc ha esortato tutti a valutare il progetto con spirito laico. Domenico Gallus ha poi evidenziato le diverse posizioni emerse in Commissione Sanità all’interno della minoranza e si è augurato che nel corso del dibattito possa trasformarsi nuovamente in consenso. Domenico Gallus ha assicurato che le diverse posizioni emerse in Commissione saranno prese in esame con molta attenzione e che ogni contributo sarà positivamente accolto.

Il presidente della Sesta commissione ha specificato che l’obiettivo di questa struttura non è quello di  generare doppioni ma di creare nuove eccellenze. E ha affermato che la presenza del Mater Olbia non dovrà creare un danno agli ospedali pubblici e che su questo ci sarà un attento controllo. Domenico Gallus ha poi proposto di attivare una Stroke Unit per gli interventi d’emergenza per i casi di pazienti colpiti da ictus ed emorragie cerebrali e un reparto multidisciplinare per curare i disturbi dell’alimentazione. Domenico Gallus ha poi sottolineato la grave situazione in cui versa la sanità sarda, con alcuni reparti che rischiano di chiudere come nel caso dell’ospedale Delogu di Ghilarza e del San Martino di Oristano. Per Domenico Gallus c’è stata una cattiva programmazione dei pensionamenti da parte della precedente amministrazione, ma ha affermato che l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, se ne sta occupando e sta cercando di trovare una soluzione per evitare la chiusura dei reparti.

Domenico Gallus ha anche ricordato, in chiusura d’intervento, che non approvare questa variazione di bilancio porterebbe la Regione Sardegna a dover pagare ingenti penali.

Ha poi preso la parola Antonio Mundula (Fratelli d’Italia), il quale ha ripercorso l’iter che ha portato oggi alla votazione di questa variazione di bilancio. Un iter lungo, che ha preso avvio con la Giunta Cappellacci, e che oggi vede questo Consiglio regionale  chiamato a dare il via libera finale oppure a bloccare una realtà ormai consolidata con un grave danno per la Sardegna. Per Antonio Mundula si tratta di una struttura d’avanguardia anche se ci sono alcuni aspetti che andrebbero chiariti: quali patologie saranno trattate e se la struttura sarà in grado di ridurre la mobilità passiva. Per il consigliere di maggioranza, pur avendo preferito avere alcune certezze, ormai non si può più tornare indietro. Il consigliere di FdI si è detto però convinto che monitorando l’attività del Mater Olbia sarà possibile anche valutarne l’efficacia ed eventualmente apportare dei correttivi. Mundula ha annunciato voto favorevole accettando “una scommessa di speranza”: dare alla Sardegna una sanità all’avanguardia.

Il vice presidente Giovanni Antonio Satta ha assunto la presidenza dell’Aula.

E’ quindi intervenuto Eugenio Lai (Leu), il quale ha ricordato che l’argomento in esame è la variazione di bilancio e non il Mater Olbia. Il consigliere di minoranza ha ricordato di aver espresso voto negativo in Commissione e che anche parte della maggioranza aveva delle perplessità. Lai ha detto di capire i colleghi galluresi che vogliono tutelare un territorio in forte sofferenza, ma avrebbe preferito che quei 147 milioni fossero andati alla sanità pubblica, che ha bisogno di soluzioni e prospettive e che, a sei mesi dall’avvio della legislatura, la Giunta regionale non ha ancora trovato. Per Eugenio Lai, d’accordo con il collega Moriconi, ci sono dubbi di costituzionalità e sulle modalità di reperimento delle risorse, ossia dalle perenzioni e dagli accantonamenti.  Il consigliere di Leu ha inoltre sollevato il problema della scadenza della deroga prevista per il 2021 e che, a oggi, non ci sono certezze per il futuro. Lai ha annunciato voto contrario dicendo che avrebbe preferito che quelle risorse fossero andate alla sanità pubblica e che il Mater Olbia andrà a incidere negativamente su situazioni di eccellenza già presenti nell’Isola.

Ha preso la parola Giovanni Satta (Psd’Az), il quale ha ricordato che il progetto del Mater Olbia è nato in un territorio che in cui la media dei posti letto era molto al di sotto della media regionale. Il consigliere di maggioranza ha ricordato che c’è stato un importante investimento privato e che la struttura ha l’obiettivo di ridurre la mobilità passiva dei pazienti sardi, che oggi vale circa 80 milioni l’anno, ma saranno risultati da valutare nel lungo periodo. Per Satta bisogna votare a favore di questa variazione di bilancio perché si tratta di un’eccellenza. E ha ricordato che grazie a un accordo con il Gaslini di Genova, il pre-operatorio e il post-operatorio dei bambini, che saranno sottoposti a interventi al Gaslini, sarà gestito al Mater Olbia. “E questo è già un risultato”. Per Satta bisogna partire dal presupposto che si ha a che fare con persone serie che hanno l’obiettivo di realizzare una struttura di avanguardia.

Ha preso la parola Massimo Zedda (Progressisti), ribadendo che non sia in discussione il fatto che il Mater Olbia sia utile o meno per il territorio gallurese, ma un testo che tratta di dove vengono attinte le risorse per che cosa vengono destinate e a favore di chi.  Su questo aspetto Massimo Zedda ha sollevato dubbi di legittimità sul comma 3 dell’articolo 1 che recita “Nel caso che non siano entrate pienamente a regime le attività programmate, eventuali economie realizzate sulle risorse di cui al comma 2 possono essere destinate, esclusivamente per l’annualità di riferimento, agli altri operatori privati accreditati con il sistema sanitario regionale, nei limiti previsti e in conformità alla normativa vigente”. Massimo Zedda ha sottolineato di non aver alcuna preclusione verso il privato né verso il pubblico, ma che la norma, così scritta, potrebbe essere impugnata dal Governo e subire i rilievi della Corte dei Conti.

L’altro aspetto sottolineato dal consigliere di minoranza è che bisogna subito attivarsi con il Governo per ottenere la proroga oltre il 2021 e, contestualmente, trattare con Roma per ottenere una deroga anche per la sanità pubblica, in particolare per quanto riguarda le tante patologie autoimmuni che hanno un’elevata incidenza in Sardegna.

Giorgio Oppi (Udc) si è detto meravigliato perché tutti i dubbi sollevati in passato dalla minoranza nella scorsa legislatura, oggi vengano sollevati da quella che allora era la maggioranza. Giorgio Oppi ha ricordato che il Protocollo d’Intesa è stato firmato nel 2014 dalla Giunta Pigliaru, la stessa Giunta che ha firmato a febbraio 2019 il secondo Protocollo d’Intesa. Per il consigliere di maggioranza non è accettabile che oggi l’opposizione cambi linea, dopo aver approvato gli atti precedenti. Oppi ha spiegato che la deroga del Mater Olbia non deve danneggiare il budget riservato alle strutture private. Per il consigliere dell’Udc il conteggio dei 25 milioni per il 2019 è sbagliato e, secondo i suoi calcoli, ci saranno economie per 15 milioni di euro. Risorse che Giorgio Oppi auspica che siano destinate all’abbattimento delle liste d’attesa e ad intervenire sulla sanità pubblica in difficoltà.

Daniele Cocco (capogruppo LeU) ha ripercorso le diverse fasi del dibattito ed ha evidenziato i principali problemi che affliggono la sanità sarda, ad incominciare da quelli che attengono le liste d’attesa, per la riduzione delle quali, a giudizio del consigliere della minoranza, “niente è stato ancora fatto”. Il capogruppo di LeU ha quindi riaffermato il principio che “la realizzazione del Mater di Olbia non avrebbe dovuto ridurre alcun posto letto del comparto pubblico” ed ha però affermato: «Nessuno è contro per la sanità privata ma tutti vogliamo una sanità che funzioni». Daniele Cocco ha auspicato una “reale ed efficace azione di monitoraggio sulla mobilità passiva” ed ha rimarcato le eccellenze dell’ospedale privato di Olbia.  L’esponente della minoranza ha confermato le perplessità sulla eventuale destinazione delle risorse non utilizzate per i servizi del Mater, a favore dell’acquisto di prestazioni offerte da altre strutture private («potrebbe essere oggetto di impugnativa da parte del Governo»). Daniele Cocco ha quindi avanzato la ferma richiesta affinché “tutto il personale impiegato al mater Olbia sia sardo” ed ha chiesto lumi sul futuro della breast unit di Nuoro.

Il capogruppo del Pd, Gianfranco Ganau ha ricordato i diversi passaggi politici e amministrativi che hanno interessato il Mater, dalla deroga statale del 2019 per lo sforamento del 20% del tetto di spesa per la sanità privata, fino all’autorizzazione sperimentale con scadenza 2021 («sarebbe opportuno avviare una nuova contrattazione col governo»). L’ex presidente del Consiglio ha quindi insistito sul via libera della scorsa legislatura alla struttura privata olbiese “con la condizione che non andasse a discapito del sistema sanitario pubblico: «Il Mater deve offrire servizi di eccellenza in grado di integrare e non deve competere con il sistema pubblico». Gianfranco Ganau ha manifestato perplessità sui contenuti della delibera 59\1 per una serie di incongruenze nei posti letto di varie specialità ed ha citato il caso dei reparti di chirurgia e ortopedia. «Chiedo a questo proposito – ha aggiunto l’esponente della minoranza – che l’assessore si impegni a verificare la rimodulazione dell’offerta dei posti letto del Mater Olbia ed annuncio la presentazione di un ordine del giorno sul tema, stigmatizzando la sottrazione dei migliori specialisti impegnati nella sanità pubblica a favore del Mater, come accade nella chirurgia».

Il capogruppo della Lega, Dario Giagoni ha criticato alcune dichiarazioni dei consiglieri del centrosinistra («annunciano voto contrario su una convenzione firmata dall’ex presidente Pigliaru con il Qatar») ed ha ribadito il diritto di Olbia “ad avere una sanità efficace che non costringa residenti e turisti a cercare cure altrove”. «Il Mater – ha aggiunto l’esponente della maggioranza – è una eccellenza e rappresenta un’opportunità anche per ciò che attiene gli sbocchi lavorativi».

«La Lega – ha proseguito Dario Giagoni – voterà favorevolmente per una sanità migliore ma non intende creare alcun divario con la sanità pubblica ed è per questo che annuncio un emendamento per destinare le economie previste negli stanziamenti a favore del Mater, alle strutture pubbliche in zone disagiate come La Maddalena, Bosa e Isili».

Il capogruppo dei Progressisti, Francesco Agus (Progressisti) ha rammentato il voto contrario in commissione “perché al comma 3 articolo 1 è stata inserita una pillola avvelenata”. L’esponente della minoranza ha ricordato, dunque, quanto stabilito nel provvedimento e cioè che “ciò che avanza del non speso dal Mater nel 2019 sarà destinato a strutture private non previste nella deroga al tetto di spesa concessa dallo Stato per il Mater”. Agus ha evidenziato il rischio di impugnativa e le ripercussioni nell’erogazione delle risorse “dinanzi ad un evidente conflitto tra le norme statali e la legge regionale”. Il capogruppo dei Progressisti ha dunque dichiarato di non aver condiviso l’iter del provvedimento in discussione ed ha sollevato perplessità sul reale impatto del Mater sul sistema sanitario pubblico ed ha auspicato una puntuale verifica sull’abbattimento dei tempi delle liste d’attesa e la riduzione della cosiddetta mobilità passiva.

L’assessore della Sanità, Mario Nieddu, ha ricordato il lungo percorso del Mater («è un progetto che parte da lontano ed oggi appare molto difficile pensare di ritornare indietro») ed ha illustrato i punti cardine del provvedimento, soffermandosi sulla configurazione dei rimborsi: «Sono di tre fattispecie, la prima riguarda il 20% del tetto complessivo della medicina convenzionata, il resto sono risorse erogate per alta specialità e quindi in deroga con la spending review e sono risorse derivanti dal risparmio considerando tutte le prestazioni sanitarie erogabili, mentre la terza fattispecie sono remunerazioni per funzioni assistenziali, circa 8 milioni».

In merito all’altro tema oggetto del dibattito in Aula e cioè la destinazione delle risorse risparmiate rispetto allo stanziamento in favore delle prestazioni del Mater (nel 2019 la struttura privata gallurese non potrà erogare 25 milioni di prestazioni sanitarie), l’assessore si è detto favorevole ad un eventuale impiego delle rimanenti somme per l’acquisizioni di altri servizi sanitari offerti da soggetti privati («da almeno cinque anni la Regione nega agli operatori privati e accreditati l’extra budget»).

«Per ciò che attiene le attività di monitoraggio delle prestazioni – ha spiegato Mario Nieddu – abbiamo i fari ben puntati sul Mater Olbia ma non per preconcetto quanto perché ha il compito di abbattere la mobilità passiva e garantirci alte prestazioni sanitarie». L’assessore ha quindi concluso auspicando che i dieci milioni di euro previsti per la ricerca possano essere gestiti direttamente dall’assessorato della Sanità.

L’assessore della Programmazione, Giuseppe Fasolino, ha rammentato l’accordo sottoscritto nella precedente legislatura tra il presidente della Regione a guida centrosinistra e la Qatar Foundation, nonché la deroga ai tetti di spesa autorizzata dal precedente governo italiano e ripresentata dall’attuale governo Conte. Giuseppe Fasolino ha insistito sul concetto che ai sardi ciò che interessa è una sanità che funzioni («poco importa ai nostri concittadini se i servizi sono offerti da strutture pubbliche o private») ed ha citato i casi dell’efficienza dei sistemi di Lombardia e Veneto, dove la maggior parte dei servizi sono erogati dalle strutture private. L’assessore ha quindi precisato che i fondi (25 milioni di euro per il 2019 e 60.600.000 per gli anni 2020 e 2021) hanno copertura finanziaria attraverso la riduzione delle somme iscritte al “Fondo di accantonamento per la salvaguardia degli equilibri di bilancio destinato all’accantonamento al fondo perenzioni che confluisce nel risultato di amministrazione”.

Il Consiglio ha quindi approvato con votazione a scrutinio palese il passaggio agli articoli e il relatore di maggioranza, Domenico Gallus (Udc), ha quindi dichiarato il parere sugli emendamenti presentati all’articolo 1 (Autorizzazioni di spesa): invito al ritiro per l’emendamento n.1, contrario agli emendamenti n. 2 e n. 4, favorevole all’emendamento n. 3 (Oppi e più).

La Giunta ha dichiarato parere conforme con quello del relatore Domenico Gallus ed il consigliere del Pd, Giuseppe Meloni, è intervenuto auspicando una valutazione positiva dell’Aula per l’emendamento n. 4 che propone di destinare le risorse in economia dal Mater alle strutture pubbliche in zone disagiate. Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento del capogruppo dei Progressisti, Francesco Agus, che ha invitato il Consiglio ad esprimersi favorevolmente su quanto proposto negli emendamenti n. 1 e n. 4.

Il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau, prendendo atto dei pareri di presidente ed assessore, ha affermato che il provvedimento è a forte rischio di impugnazione perché “si sta eludendo il tetto del Mater Olbia per pagare altre prestazioni”. L’esponente della minoranza ha concluso proponendo una breve sospensione.

Il vice capogruppo Roberto Deriu, sullo stesso punto, ha chiesto alla maggioranza maggiori certezze sulla destinazione delle economie, che hanno una destinazione precisa e non possono essere oggetto di “furbizie” contabili.

Il capogruppo di Leu Daniele Cocco ha sottolineato che i consigli dei colleghi Ganau e Deriu sono da tenere in considerazione, per evitare problemi maggiori in un secondo momento. Basterebbero pochi minuti di riflessione, ha concluso, per evitare una scelta sbagliata.

Il consigliere Eugenio Lai, sempre di Leu, criticando il parere del relatore sugli emendamenti, ha chiarito che l’opposizione non vuole fare ostruzionismo ma affermare con certezza l’opzione a favore della sanità pubblica e in particolare al sostegno delle strutture più disagiate.

Prendendo la parola sull’ordine dei lavori il capogruppo del Psd’az Franco Mula ha chiesto una breve sospensione della seduta che è stata accordata.

Alla ripresa dei lavori, il capogruppo del Psd’Az Franco Mula ha proposto un emendamento orale concordato con l’assessore e l’opposizione, con il quale nel caso non siano entrate a regime le strutture del Mater Olbia le risorse rientrano nel bilancio regionale.

L’assessore Fasolino è intervenuto per aggiungere l’impegno della Giunta a tener conto anche delle esigenze delle strutture sanitarie disagiate.

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha sollecitato una decisione, considerando la contemporanea convocazione di alcune commissioni. Da questo punto di vista si è detto convinto che la precisazione dell’assessore sia superflua.

Il consigliere della Lega Michele Ennas ha chiesto una breve sospensione della seduta.

Il presidente, precisando di non voler richiamare nessuno, ha invitato i consiglieri ad attenersi ad un contegno consono alla dignità dell’Aula, con riferimento all’uso di telefoni cellulari.

Il consigliere Massimo Zedda dei Progressisti, nel condividere il richiamo del presidente, ha affermato che alcune prese di posizione, nel momento in cui si discutono provvedimenti di spesa, sono censurabili.

Il consigliere Francesco Agus dei Progressisti ha chiesto la sorte della richiesta di sospensione chiesta dalla Lega.

Il consigliere Pierluigi Saiu della Lega ha ribadito la necessità di una breve sospensione per valutare le modifiche ad un provvedimento così importante.

Il presidente ha accordato la sospensione richiesta dal gruppo della Lega.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha preso atto che non c’è nessuna opposizione all’emendamento orale proposto dal capogruppo del Psd’Az Francesco Mula. Il quale ha chiarito che va votato l’emendamento n.3 corretto dalla sua proposta orale.

Il consigliere del Pd Gianfranco Ganau ha annunciato il ritiro del suo emendamento (il n. 4).

Successivamente è stato messo in votazione l’emendamento n.3, comprensivo della modifica orale proposta da Francesco Mula, che il Consiglio ha approvato con 47 voti favorevoli, 5 contrari e 1 astenuto.

Subito dopo sono stati approvati i 3 articoli della legge più i 2 allegati con 39 voti favorevoli, 14 contrari e 2 astenuti.

Prima della votazione finale il capogruppo di Pd Gianfranco Ganau ha presentato un ordine del giorno che, in sostanza, impegna l’assessore della Sanità a modificare ove necessario lo schema della rete ospedaliera per rendere più funzionale e compatibile la stessa con la presenza del Mater Olbia, evitando sovrapposizioni di strutture.

L’assessore della Sanità ha espresso parere favorevole.

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi, sull’ordine dei lavori, ha ricordato che il pronto soccorso di Ozieri è a rischio chiusura per mancanza di medici, per cui va valutata la possibilità di modificare il protocollo di intesa.

Messo ai voti, l’ordine del giorno è stato approvato con 48 voti favorevoli e 2 astenuti.

Sul voto finale, per dichiarazione di voto, il capogruppo di Leu Daniele Cocco ha detto di sentirsi in difficoltà rispetto alle indicazioni del suo partito, da sempre contrario. Inoltre ha espresso valutazione positiva sul contenuto dell’emendamento integrato dalla proposta del collega Mula. Cocco ha infine annunciato la sua astensione.

Massimo Zedda, per i Progressisti, ha ricordato che resta centrale il problema dell’uso corretto delle risorse pubbliche che viene vanificato da una ampia maggioranza alimentando ulteriori preoccupazioni. Sulle dinamiche contabili ha poi sollecitato il parere dei revisori della Regione.

E’ intervenuto per dichiarazione di voto Francesco Agus (capogruppo dei Progressisti), il quale ha evidenziato due lati positivi. Il primo è  la modifica dell’articolo 1 a larga maggioranza  che “riporta il testo nel solco della legittimità”, evidenziando che può essere utile ascoltare i consigli dell’opposizione per migliorare un testo. “Credo che sia un buon precedente per quest’aula”. Il secondo lato positivo è stato l’approvazione dell’ordine del giorno.  Il capogruppo di Forza Italia, Angelo Cocciu, ha annunciato il voto favorevole ringraziando tutti coloro che hanno lavorato per realizzare questo progetto e tutti i centri ospedalieri di tutta l’Isola. Per Angelo Cocciu il Mater Olbia non risolverà tutti i problemi della sanità, ma darà un contributo importante. Voto favorevole anche da parte di Giovanni Antonio Satta (Riformatori), che ha voluto ringraziare chi ha lavorato per arrivare a questo risultato, la Commissione Sanità ed il presidente Domenico Gallus. Voto favorevole è stato annunciato anche dal capogruppo del Psd’Az, Francesco Mula, che ha auspicato che il Mater Olbia porti benefici per tutta la Sardegna. Francesco Mura, capogruppo di Fratelli d’Italia, ha annunciato il voto favorevole, come atto di coraggio per il bene della Sardegna, ma con la volontà di monitorare con attenzione i risultati che porterà il progetto. Il presidente Pais ha aperto la votazione finale del testo, che è stato approvato con 39 voti favorevoli e 2 astenuti). Il Consiglio si riunirà giovedì alle 10,30.

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Il Consiglio regionale ieri ha approvato l’ordine del giorno sugli interventi finalizzati alla predisposizione di una legge di riforma del sistema agricolo regionale e al finanziamento della legge regionale n. 15 del 2010.

La seduta è stata aperta dal presidente Michele Pais. Dopo le formalità di rito, il presidente ha comunicato le dimissioni dalla carica di consigliere regionale di Paolo Truzzu, recentemente eletto sindaco di Cagliari. Successivamente, è stata disposta la convocazione immediata della Giunta delle elezioni per la presa d’atto e la conseguente surroga con il primo dei non eletti. Per questi adempimenti, il presidente ha sospeso la seduta per 10 minuti.

Alla ripresa dei lavori il presidente Pais ha letto la nota della Giunta per le elezioni, sulla base della quale Fausto Piga risulta essere il primo dei non eletti nella lista “Fratelli di Italia”, collegio di Cagliari, in cui fu eletto l’on. Paolo Truzzu. Pertanto, a seguito delle dimissioni dell’on. Paolo Truzzu, il presidente Michele Pais ha invitato l’on. Piga a entrare in Aula e a prestare giuramento.

Il presidente Michele Pais ha chiesto all’Aula un minuto di silenzio per commemorare Emanuela Loi e tutte le vittime della strage di via D’Amelio.

L’on. Piero Comandini (Pd) ha esordito dicendo che “dal 21 maggio il presidente Christian Solinas Solinas non si presenta in Aula e questo è un fatto di una gravità inaudita. Dal 28 maggio chiediamo al presidente Christian Solinas di riferire sulla vertenza del porto canale e ancora nulla si sa, nonostante la vicenda si sia aggravata a causa del diniego paesaggistico. Cosa ha fatto finora il presidente Solinas per questa vertenza?”.

Di seguito, l’on. Francesco Agus (Progressisti) ha ricordato che “dal 28 giugno la Giunta ha nominato i nuovi direttori generali ma a oggi tre direzioni sono ancora vacanti. E si tratta di direzioni generali strategiche come la Protezione civile e il Personale”.

L’assessore Andrea Biancareddu ha chiesto di ricordare in Aula il tragico incendio di Curraggia in Gallura che il 28 luglio 1983 portò un pesantissimo bilancio di nove vittime, sei feriti e oltre 18 mila ettari bruciati. Il presidente Pais ha dunque ordinato all’Aula un minuto di silenzio.

L’on. Eugenio Lai ha invece suggerito al presidente Pais di sospendere i lavori per consentire a una delegazione di “incontrare i lavoratori dell’Aias e quelli del porto canale, che da giorni protestano sotto il Consiglio regionale”.

Lo stato di agitazione dei dipendenti di Forestas è stato richiamato invece dall’on. Giovanni Satta (Psd’az), che ha detto: “Chiedo alla vicepresidente della Giunta di dare in fretta risposte sul tema del contratto dei lavoratori di Forestas”.

Per l’assessore Alessandra Zedda “la Giunta ha già preso l’impegno con i lavoratori di Forestas e ci stiamo assumendo la responsabilità di occuparci di loro”.

Anche l’on. Daniele Cocco (Sinistra) ha caldeggiato l’incontro con i lavoratori  di Forestas e ha annunciato una mozione sul tema.

Il presidente Pais ha sospeso i lavori per indire subito una conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa ha comunicato gli esiti della conferenza: una delegazione dei lavoratori del porto canale di Cagliari e dell’Aias sarà ricevuta al termine dei lavori dell’Aula.

Alla ripresa dei lavori, il Consiglio ha iniziato l’esame della mozione n. 19 (Tunis e più) sulla riforma del sistema agricolo regionale, sospesa in una precedente seduta nella fase della dichiarazioni di voto.

Il primo firmatario Stefano Tunis (Sardegna 20/20), prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha affermato che, avendo registrato una convergenza ampia sul contenuto del documento, si rendono necessarie attraverso un emendamento orale alcune correzioni per chiarire, ha precisato, che ciò che viene messo sotto accusa è in realtà il risultato operativo di una burocrazia con cui è difficile dialogare soprattutto in materia di pagamenti a conclusione delle istruttorie condotte dalle agenzie agricole. Si tratta quindi, ha sintetizzato, di una posizione difensiva e non offensiva dell’assessorato. Inoltre, ha concluso, è opportuna anche la modifica di una parte del dispositivo per sottolineare il valore dell’ampio coinvolgimento della commissione e del Consiglio sulla legge di riforma del sistema agricolo regionale.

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha espresso dissenso sulla proposta di emendamento orale, che quindi decade.

Il capogruppo del Psd’Az Franco Mula, dopo aver ricordato che l’emendamento orale era stato concordato, ha chiesto una sospensione della seduta che il presidente ha accordato.

Alla ripresa dei lavori, il consigliere Stefano Tunis (sempre sull’ordine dei lavori) ha affermato che in sede di coordinamento del testo basterebbe precisare meglio soltanto il passaggio riguardante il coinvolgimento del Consiglio.

Il consigliere Roberto Deriu ha chiesto se Aula può dare indirizzi al coordinamento formale di una mozione.

Il presidente Michele Pais ha riposto di sì.

Il consigliere Francesco Agus (Progressisti) ha ricordato che il regolamento parla di coordinamento dei testi legislativi e non delle mozioni, per cui o si ritira la mozione trasformandola in ordine del giorno, oppure si mantiene il testo approvandolo o respingendolo, fermo restando che comunque il tema richiede serietà e maggiore attenzione da parte dell’Aula.

Per dichiarazione di voto, Emanuele Cera di Forza Italia ha ringraziato i proponenti della mozione per aver portato all’attenzione del Consiglio la crisi dell’agricoltura sarda. Una crisi, ha aggiunto, che impone a tutti di impegnarsi a fondo per la riforma a cominciare dalla chiusura positiva della vicenda riguardante il prezzo del latte e le difficoltà del comparto ovi-caprino. Va riconosciuto tuttavia, ha proseguito, che la legge 15/10 non ha raggiunto i risultati che si prefiggeva e si è trasformata impropriamente in uno strumento di sostegno al reddito, soluzione inadeguata per il settore che ha bisogno di interventi strutturali, fra i quali semmai va compreso anche al settore bovino.

Il consigliere Gian Franco Satta dei Progressisti ha sottolineato che la mozione Tunis contiene una proposta di riforma del sistema agricolo che però è in contraddizione con il riferimento positivo alla legge 15, che lo stesso Cera ha poco fa criticato. Ha poi annunciato il voto contrario.

Il consigliere Roberto Deriu (Pd), sull’ordine dei lavori, ha detto di voler prendere sul serio la mozione che vorremmo votare confrontandoci con la maggioranza che però ha difficoltà interne. Il punto di incontro non c’è e manca chiarezza all’interno della coalizione, ha spiegato, quindi se maggioranza vuole confrontarsi siamo disponibili altrimenti voteremo contro.

Daniele Cocco di Leu ha affermato di non capire come si sta procedendo perché prima emergono differenze sul documento e poi si torna alle dichiarazioni di voto sul testo originario che peraltro, di fatto, suona come una sfiducia nei confronti dell’assessore; a questo punto meglio una proposta di legge affidata all’esame delle commissioni e poi al Consiglio

Il consigliere Stefano Tunis (Sardegna 20/20), nel comprendere le difficoltà perché il tema richiede approfondimenti e non solo qualche sospensione, ha proposto una votazione per parti, eliminando il periodo controverso.

Il presidente Michele Pais ha definito la proposta di buon senso.

Il consigliere Daniele Cocco di Leu, ha puntualizzato che si deve mettere in votazione ogni parte.

Il consigliere Pietro Moro, ha osservato che non è una questione di vita o di morte approvare un provvedimento a tutta velocità; ci vogliono contenuti più solidi perché di fronte alla vertenza latte non possiamo girarci dall’altra parte ed è meglio rimandare.

Il presidente Michele Pais ha invitato i consiglieri a formulare proposte accoglibili ed ha sostenuto che quella del voto per parti lo è.

Il consigliere Piro Comandini (Pd), d’accordo col collega Deriu, ha sollecitato una intesa ed ha proposto una sospensione.

Analogamente si è espresso Gian Franco Satta dei Progressisti.

Il presidente Michele Pais ha quindi sospeso la seduta.

Alla ripresa dei lavori il consigliere Stefano Tunis ha comunicato la trasformazione della mozione in ordine del giorno, posto che l’ampia condivisione è fondamentale sul tema, che ha bisogno del contributo di tutta la politica e di tutto il mondo agricolo, arrivare a superamento legge 15/10 e nello stesso tempo avere uno strumento transitorio da notificare alla Ue in attesa di quadro organico. L’ordine del giorno, ha chiarito, ripercorre sostanzialmente il testo dalla mozione (a parte un paragrafo) e riafferma la necessità del coinvolgimento pieno del Consiglio.

Il consigliere dei Progressisti Francesco Agus ha eccepito che i tempi non coincidono col regolamento perché la trasformazione di una mozione in ordine del giorno può avvenire al termine della discussione generale e non nella fase della dichiarazione di voto, per cui si deve votare la mozione.

Il presidente Michele Pais, di diverso avviso, ha sostenuto la regolarità dell’ordine del giorno, purchè provvisto della firma di 8 consiglieri.

Il consigliere Massimo Zedda, sempre dei Progressisti, ha rilevato la presenza di alcuni errori materiali e si è comunque associato alla tesi di Agus.

Il consigliere Piero Comandini ha sollecitato il parere della Giunta.

Il consigliere dei Progressisti Gian Franco Satta ha valutato con favore il passo indietro della maggioranza ma ha preso le distanze dal modo, suggerendo il rinvio della discussione ad un momento successivo.

Il capogruppo del Psd’Az Franco Mula, ricordando l’impegno ad un incontro con i lavoratori Aias, ha criticato il la richiesta di un parere della Giunta per una semplice modifica.

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha raccomandato la specificazione della parte collegata alla “misura ponte” notificabile alla Ue, a testimonianza della transitorietà del testo.

Il capogruppo di Leu Daniele Cocco, pur dicendo di non voler fare ostruzionismo, ha sostenuto che di fatto l’ordine del giorno non c’è, meglio dunque aderire alla proposta del consigliere Moro di rinviare a martedì, altrimenti voterà contro.

Il capogruppo della Lega Dario Giagoni, a favore, ha sollecitato l’inserimento dei problemi riguardanti la pesca.

Il presidente Pais, sul punto regolamentare, ha definito l’ordine del giorno la sommaria illustrazione di un documento già noto.

Il consigliere di Leu Eugenio Lai ha ribadito la richiesta del parere della Giunta e della disponibilità del testo.

Il presidente Pais ha poi disposto la sospensione della seduta per la distribuzione del testo.

Il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau, sostenendo la necessità del parere della Giunta, ha ricordato che deve essere obbligatoriamente espresso prima della votazione.

Il presidente Pais ha sospeso brevemente la seduta per la distribuzione del testo.

Alla ripresa dei lavori l’assessore dell’Agricoltura Gabriella Murgia ha fornito il parere della Giunta dichiarando la sua posizione favorevole.

Successivamente è stato messo ai voti l’ordine del giorno, che il Consiglio ha approvato con 33 voti favorevoli, 22 contrari ed 1 astenuto. Il documento impegna fra l’altro il presidente della Regione e lo stesso assessore dell’Agricoltura a “predisporre una legge di riforma agraria coinvolgendo tutte le parti politiche presenti in Consiglio, a modificare la legge 15/10 per rispondere in maniera adeguata alle esigenze del comparto, ad integrare la legge con ulteriori capitoli di spesa ed a riorganizzare il sistema burocratico al fine di dare un supporto reale agli operatori del settore”.

Subito dopo, per partecipare all’incontro dei capigruppo con una delegazione di lavoratori Aias, il presidente Pais ha lasciato la guida dell’Assemblea al vice presidente Giovanni Satta.

La presidenza è stata assunta dal vicepresidente Giovanni Antonio Satta (Riformatori sardi).

Ha quindi chiesto la parola Eugenio Lai (Leu) per proporre all’Aula, vista l’assenza dei capigruppo, del presidente del Consiglio e di parte della Giunta regionale di rinviare la discussione delle interpellanza ad altra data e di sospendere la seduta.

Il vice presidente Giovanni Antonio Satta ha deciso per il proseguo dei lavori. Il capogruppo del Psd’Az, Franco Mula, ha proposto di terminare con l’ultimo punto in discussione e dopo incontrare i lavoratori.  Michele Cossa (capogruppo dei Riformatori sardi) ha esortato i colleghi a un po’ di moderazione e a continuare con l’esame delle interpellanze. Anche il capogruppo di Fratelli d’Italia è intervenuto per sollecitare una rapida conclusione dei lavori in modo da incontrare i lavoratori.

Il vice presidente Satta ha, quindi, dato la parola per l’illustrazione dell’Interpellanza n. 9 “sulle criticità ambientali e gestionali della discarica consortile Spiritu Santu a Olbia” al consigliere del Movimento 5 Stelle, Roberto Li Gioi, primo firmatario del testo.

Il consigliere, rivolgendosi all’assessore dell’Ambiente, Gianni Lampis, gli ha ricordato che già da aprile gli aveva parlato delle problematiche della discarica consortile di Spiritu Santu. “Le avevo fatto presente come su quel paradiso, che è l’Area Marina protetta di Tavolare, insiste in maniera devastante una vera e propria bomba ecologica: la discarica di Spiritu Santu. Lei mi aveva assicurato un suo interessamento alla questione”. E ha aggiunto che “gli abitanti di Murta Maria sono le vittime esasperate di un modus operandi inaccettabile che li ha visti subire per decenni angherie inenarrabili, mentre osservavano impotenti l’elevarsi di una montagna di rifiuti”. Roberto Li Gioi ha poi proseguito: “Una discarica strutturata nel 1991 dal Cipnes su un sito in cui era già presente una discarica “gravemente inquinante”. Un sito che, secondo il consigliere, subisce “innumerevoli ampliamenti in barba alle direttive europee” e alle delibere delle varie giunte, tra cui quella del 2013 che imponeva al Cipnes di individuare un nuovo sito per il conferimento dei rifiuti.

Roberto Li Gioi ha anche sottolineato che c’è “una percentuale di tumori tra gli abitanti di Murta Maria clamorosamente al di sopra delle medie nazionali” e ha ricordato che un dossier è stato depositato presso la Procura della Repubblica di Tempio Pausania da un coraggioso comitato di cittadini di Murta Maria e Porto San Paolo” e ha evidenziato l’ulteriore richiesta di ampliamento da 40mila a 150mila tonnellate di rifiuti l’anno con la creazione di un impianto di biogas (“gas di pessima qualità”). “Un progetto abnorme dovuto all’emergenza rifiuti, che porta ingenti contributi pubblici nelle casse del Cipnes e disincentiva la raccolta differenziata dei rifiuti da parte dei cittadini”.

E rivolgendosi all’assessore Lampis ha sottolineato che il 1 luglio è stato concesso dalla Giunta un finanziamento di 1.082 milioni per adeguamento della discarica con dichiarazione firmata da Lampis. “Questa è la prima risposta che la Giunta regionale vuole dare alle comunità locali? Si tratta dell’ennesima intollerabile presa in giro a cittadini, che mi onoro di rappresentare”. E ha sottolineato che quella si Spiritu Santu è “una bomba ecologica”. Roberto Li Gioi ha poi ricordato all’assessore che “la terra avvelenata non ha colore e ogni centimetro di terra avvelenata è un centimetro di Sardegna che muore”

Giovanni Antonio Satta ha dato quindi la parola al capogruppo della Lega Salvini Sardegna, Dario Giagoni, per l’illustrazione dell’interpellanza n. 20/A (Giagoni e più)  “in merito alle alle criticità gestionali, ai gravi rischi ambientali, ai pericoli per la salute, alle risorse finanziarie di recente destinate relativamente all’attività della discarica consortile in località “Spiritu Santu” (Comune di Olbia)”.

“Oltre l’importanza ambientale e sanitaria, riteniamo doveroso dar voce alle legittime richieste di chiarimenti delle popolazioni locali”, ha affermato il consigliere. “Il polo rifiuti di Spiritu Santu già da anni è oggetto azioni non propriamente cristalline” e “si configura come un ecomostro di altezza spropositata”, non solo dannoso per la salute ma motivo di grave perdita economico per il settore turistico, derivanti dall’inquinamento dell’aria e del suolo.

Dario Giagoni ha spiegato che la discarica è gestita dal Cipnes, che ha beneficiato negli anni di ingenti risorse collettive, provenienti dal Comune e dalla Regione. “Oggi la discarica si presenta allo stato attuale ben lontana dagli standard imposti dalle normative nazionali e comunitarie e prosegue con l’avanzamento di pretese economiche”, ha detto, “Sarebbe dovuto essere dismesso chiuso e bonificato entro il 2009, non solo non è avvenuto ma anzi ci sono stati progressivi ampliamenti” fino a quello che ha portato dallo smaltimento 40mila a 150mila tonnellate di rifiuti. Per Giagoni c’è un conflitto di interessi visto che “c’è coincidenza tra soggetto operante e soggetto preposto al per monitoraggio, ossia al Cipnes”. Nell’Interpellanza il capogruppo della Lega chiede: se ritengano opportuno che il Cipnes possa garantire opportuno operato visto il maxi impianto da 150mila tonnellate/anno, riguardante anche lo stoccaggio di rifiuti ad elevato potere calorifero. E se l’opera che prevede la produzione di biometano risponda ai criteri di opportunità, fattibilità e convenienza, visti i rischi, costi e benefici per la popolazione. Dario Giagoni ha chiesto anche se l’Arpas abbia effettuato i rilievi dei livelli di inquinamento. E chiede di conoscere la finalità precisa delle risorse economiche, pari a oltre 1 milione di euro, recentemente assegnate al Cipnes.

Per la Giunta è intervenuto l’assessore regionale dell’Ambiente, Gianni Lampis, il quale ha evidenziato come il Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani è rispondente a una corretta gestione dei rifiuti, in armonia con quanto stabilito dalle norme comunitarie e nazionali. Al fine di conseguire una corretta infrastrutturazione del Nord Sardegna, il Piano regionale, sin dagli anni ‘90 ha ubicato nel comune di Olbia una piattaforma consistente in diverse sezioni. Gianni Lampis ha spiegato che il Cipnes aveva individuato altri siti, ma non ha trovato l’accordo del Comune interessato. L’assessore ha quindi aggiunto che è in corso di valutazione ambientale il progetto di ampliamento della piattaforma e, dati tecnici alla mano, ha spiegato che sarà concesso e ha spiegato che l’ampliamento della discarica di Spiritu Santu è prevista per far fronte ai fermo impianti del termovalorizzatore di Macomer, cui andranno conferiti i rifiuti indifferenziati della provincia di Sassari e di Nuoro. “Non sono stati rinvenuti motivi ostativi alla loro autorizzazione”, ha detto. Lampis ha, inoltre, affermato che “non stiamo creando ulteriori disagi ma stiamo cercando di limitarli” e che è previsto un costante monitoraggio dell’aria da parte dell’Arpas, attraverso le stazioni fisse, ma che si potrà valutare l’utilizzo delle stazioni mobili per approfondire i valori nell’area in cui insiste la discarica di Spiritu Santu. E ha ricordato che tutti i dati sono disponibili nel sito internet “Sardegna Ambiente”.

Gianni Lampis ha anche reso noto che confluiscono nella discarica rifiuti speciali, fanghi da trattamento dei reflui delle acque urbane, provenienti dalla Campania, gestiti con scrupolose misure gestionali per evitare i rischi.

Gianni Lampis ha poi evidenziato che alla richiesta del Consorzio per l’aumento della volumetria di 25mila tonnellate è stato dato dall’assessorato dell’Ambiente parere favorevole, sottolineando che  le volumetrie devono essere riservate ai rifiuti urbani prodotti dal bacino territoriale Olbia-Tempio e a quelli derivanti dal loro trattamento.

Il consigliere Roberto Li Gioi si è detto non soddisfatto della risposta, seppur tecnicamente impeccabile, perché non tiene conto dei gravi disagi per i cittadini. Soddisfatto, invece, il consigliere Giagoni, per l’approccio costruttivo e la volontà di risolvere la situazione, anche se ha sottolineato che la Sardegna non deve prendere i rifiuti che arrivano da altre regioni.

E’ poi intervenuto il consigliere Giuseppe Meloni (Pd), il quale ha proposto ai colleghi Roberto Li Gioi e Dario Giagoni di trasformare le interpellanze in mozione. Il vice presidente Giovanni Antonio Satta ha chiuso la seduta. Il Consiglio sarà convocato a domicilio.

 

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Le prospettive di riforma dell’ordinamento regionale e degli Enti locali sono state al centro delle audizioni dei costituzionalisti dell’Università di Cagliari davanti alla commissione Autonomia, presieduta da Pierluigi Saiu (Lega).

Il prof. Pietro Ciarlo, ricordando che si tratta di argomenti dei quali “si parla da decenni”, ha invitato tutti a considerare il fattore tempo e l’esperienza fin qui maturata suggerendo, piuttosto che impegnarsi «in grandi leggi di riforma di difficile praticabilità», di concentrare l’azione legislativa su “alcuni nodi” del sistema. Da questo punto di vista, ha proseguito, sono fondamentali le norme di attuazione, che il Trentino Alto Adige ha usato in maniera molto efficace costituendo fin dalla nascita della Regione un ufficio di specialisti che ha lavorato a stretto contatto con la commissione paritetica Stato-Regione: una buona pratica che la Sardegna può replicare.

Secondo il prof. Andrea Deffenu la riforma del Titolo V della Costituzione che doveva essere seguita dall’adeguamento degli Statuti regionali, ha aperto un lungo periodo di transizione e criticità che ha avuto, come conseguenza indiretta, anche una giurisprudenza costituzionale sfavorevole alle Regioni, «anche in casi recenti che hanno riguardato la Sardegna come i contratti pubblici e gli usi civici». Da questa situazione di stallo, ha continuato, si può uscire con un uso appropriato delle norme di attuazione e, per quanto riguarda gli Enti locali, prendendo atto che «lo scenario previsto dalla legge regionale 2/2016 (che non le considerava) è cambiato e quindi le Province sono enti costituzionali necessari».

La professoressa Ilenia Ruggiu si è invece soffermata sul ruolo dei Comuni «che storicamente hanno preceduto lo Stato e la Regione» ed hanno percepito la riforma del 2016 come un provvedimento calato dall’alto, «non accompagnato da una volontà reale della Regione di applicare il principio della leale collaborazione, di stabilire con gli Enti una vera alleanza, di coinvolgerli pienamente nella programmazione regionale, attraverso competenze più incisive di Cal ed Anci». Le Province, ha osservato, potrebbero avere funzioni differenziate, distinguendo quelle di prossimità da quelle di area vasta ma poi, sullo sfondo, va ridefinito il ruolo della Regione, che deve mandare alle autonomie locali “un messaggio anche simbolico di delocalizzazione” sia istituzionale che burocratica.

La crisi della politica e l’aumento dell’astensionismo hanno caratterizzato la riflessione del prof. Roberto Cherchi, che l’ha attribuita ad una contraddizione di fondo «fra l’elezione diretta del presidente della Regione, che genera sempre forti aspettative, ed una prassi parlamentare che nel tempo sposta il baricentro dell’azione di governo verso l’Assemblea e la rallenta». L’art.102 del regolamento del Consiglio regionale, ad avviso di Roberto Cherchi, è un esempio classico perché consente ad una proposta di legge, purché sostenuta da tutti i capigruppo, di superare il passaggio in commissione ma analoga procedura non è prevista per i disegni di legge della Giunta.

Per il prof. Marco Betzu le difficoltà del rapporto fra Regione ed Enti locali nascono dalla incompleta definizione del ruolo del Cal, «costituito con i migliori auspici ma poi rivelatosi incapace, non per sua responsabilità, di interpretare il principio della leale collaborazione». Nella sua configurazione attuale, ha spiegato, il Consiglio delle Autonomie fornisce pareri dei quali (anche per semplici questioni di tempo) si può prescindere ed interviene su testi legislativi in commissione che poi possono anche cambiare radicalmente al termine del dibattito in Consiglio. Per correggere questa situazione, ha proposto, «si potrebbero prevedere procedimenti rafforzati e/o un obbligo di motivazione da parte della Regione». In generale comunque, ha concluso, anche sulla base delle migliori esperienze è preferibile l’esperienza di una Regione minimale che lascia uno spazio adeguato alla Conferenza Regione-Enti locali (o, se si preferisce, il Cal ma non entrambi gli organismi che finiscono col sovrapporsi).

Il prof. Gian Mario Demuro (ex assessore degli Affari generali) ha sostenuto che, da un lato, «l’idea di autonomia speciale della Sardegna va inquadrata nella prospettiva del riconoscimento della sua insularità a livello europeo» ma, dall’altro, deve anche caratterizzarsi per la capacità della Regione di “fare il primo passo” intervenendo in una realtà con tante differenze. Questo obiettivo, ha aggiunto, si può raggiungere seguendo due percorsi: le norme di attuazione e la legge statutaria, che andrebbe a toccare anche il totem della legge 1/77 sull’organizzazione della Regione, immaginata allora sul modello ministeriale dei “silos lontani”. «Un modello di governo da riformare – ha aggiunto – con l’istituzione di deleghe assessoriali a tempo selezionate per obiettivi e con una marcata azione di decentramento della Regione in un nuovo quadro istituzionale in cui le Province dovrebbero assumere le funzioni di area vasta.»

Nel dibattito hanno preso la parola i consiglieri Massimo Zedda e Diego Loi dei Progressisti. Zedda ha messo l’accento sulle difficoltà complessive del sistema politico, «che ha perso slancio e capacità di contatto con la società reale, fenomeni all’origine del largo astensionismo». Questo è un problema della Regione che, con un nuovo assetto delle Province, deve accelerare il decentramento. «Se potessimo tracciare una mappa dello spopolamento della Sardegna – ha concluso – ci accorgeremmo che è perfettamente sovrapponibile a quella di territori dove progressivamente sono scomparsi servizi essenziali per le comunità».

Diego Loi ha ricordato in apertura che «lo Stato sul territorio sono i Comuni e bisogna partire da qui, perché qui sono organizzate e realizzate le politiche pubbliche delle quali i cittadini hanno una percezione negativa perché ci sono ancora troppe carenze, non ultima quella del digital divide che allontana ancora di più dai nuovi contesti civili quanti vivono in realtà marginali». L’assetto degli Enti locali di questi anni, ha concluso, non è stabile ma sarebbe sbagliato abbandonare del tutto e senza alternative la strada delle Unioni dei Comuni che ha fatto segnare importanti momenti di crescita”.

Nelle conclusioni il presidente Pierluigi Saiu ha dichiarato che «sulle riforme la commissione ha un approccio laico ed intende lavorare su un terreno sgombro da soluzioni precostituite». «Accogliamo quindi con estremo interesse e con una certa dose di entusiasmo, il contributo prezioso dei giuristi sulle riforme ed i loro suggerimenti sulla disciplina dei rapporti Stato Regione attraverso le norme di attuazione e su interventi mirati rivolti ad alcuni temi centrali come legge statutaria, organizzazione della Regione e riordino del sistema delle autonomie locali. Su quest’ultimo punto – ha concluso – intendiamo impegnarci per un nuovo Testo unico degli Enti locali sardi dove trovino spazio materie come finanza locale, status degli amministratori, piccoli Comuni e realtà montane».

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Il Consiglio regionale ha approvato le nuove disposizioni in materia di status di consigliere regionale (disegno di legge n. 19 – Oppi e più).

La seduta è stata aperta dal presidente Michele Pais. In apertura il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha chiesto la cancellazione della sua firma dalla proposta di legge, dichiarando che sarebbe intervenuto in seguito con toni critici.  Sull’ordine dei lavori è intervenuto il consigliere del Pd, Piero Comandini, criticando l’assenza in aula del presidente della Regione Christian Solinas, così come la Giunta anche nella riunione del Mibact che non ha concesso l’autorizzazione paesaggistica per l’area del Porto Canale. Piero Comandini ha reso noto che la Contship ha depositato, il 9 luglio, alla Camera di Commercio di Cagliari lo scioglimento della Contship Italia, «ciò significa che il 31 agosto la compagnia licenzierà tutti i lavoratori». Il consigliere, ricordando la mozione approvata all’unanimità dal Consiglio regionale e che riguarda il futuro di 250 lavoratori, ha chiesto che il presidente Solinas venga a riferire in aula e intervenga a tutela del Porto Canale e dei lavoratori.

Eugenio Lai (Leu) ha chiesto che si parli nella seduta odierna della situazione dei lavoratori dell’Aras, che «non hanno una prospettiva», visto che non è stato ancora approvato il bilancio di Laore. Lai ha chiesto di chiedere all’assessore dell’Agricoltura di riferire in aula.

Critiche all’assenza del presidente Solinas sono state mosse anche dal capogruppo dei Progressisti, Francesco Agus, anche per l’importanza del provvedimento in discussione sui rapporti tra la Regione e lo Stato, la risoluzione n. 1. Il consigliere ha quindi chiesto al presidente Pais di farsi garante affinché sia presente in aula il presidente Christian Solinas o il vice presidente.

Critico anche il capogruppo del Pd, Gianfranco Ganau, che ha chiesto, visto l’assenza del capo dell’Esecutivo, il rinvio della discussione sulla risoluzione n. 1 “Sulla ridefinizione dei rapporti economico-finanziari tra lo Stato e la Regione autonoma della Sardegna”.  

Il consigliere di Forza Italia, Emanuele Cera, ha chiesto di togliere la firma dalla proposta di legge sul taglio dei vitalizi.

Daniele Cocco (capogruppo di Leu) ha chiesto di discutere oggi in Consiglio la mozione sulla situazione dei lavoratori dell’Aras.

Il presidente Pais ha proposto di andare avanti con il primo punto all’ordine del giorno, sulla proposta di legge 19/A, e poi valutare la proposta del capogruppo del Pd.

Di seguito i consiglieri della Lega Salvini Sardegna, Michele Ennas, Andrea Piras, Ignazio Manca, e Sara Canu, hanno chiesto di apporre la propria firma sulla proposta di legge sui vitalizi.

E’ poi intervenuto il capogruppo del Psd’Az, Franco Mula, che ha accolto favorevolmente la richiesta del consigliere Gianfranco Ganau sul rinvio dell’esame della risoluzione.

Il presidente Michele Pais ha, quindi, aperto la discussione sul primo punto all’ordine del giorno e ha dato la parola al relatore, Pierluigi Saiu (Lega Salvini Sardegna), presidente della commissione Autonomia e Riforme.

«La Prima commissione, nella seduta del 4 luglio 2019, ha inserito all’ordine del giorno il testo della proposta di legge n. 19 stabilendo, all’unanimità, di stralciare il Capo II della medesima contenente la disciplina per la cosiddetta “indennità differita”. Come è emerso dal dibattito in commissione, tale scelta nasce dall’intento di valutare in modo più approfondito l’opportunità di prevedere questo istituto già adottato da numerose Regioni e basato sulla disciplina in vigore presso la Camera dei deputati», ha affermato Pierluigi Saiu.

«La commissione, in seguito allo stralcio, ha dunque preso in esame il Capo I della proposta di legge, approvando all’unanimità i singoli articoli e licenziando il testo nel suo complesso. Come è noto il testo licenziato dalla Prima commissione, reca disposizioni per l’attuazione della disciplina introdotta dal bilancio di previsione dello Stato per il 2019 e si conforma all’Intesa, sancita in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, siglata il 3 aprile di quest’anno», ha aggiunto Pierluigi Saiu -. La normativa e l’Intesa citate, ai fini del contenimento della spesa pubblica e del coordinamento della finanza pubblica, hanno impegnato le singole Regioni a rideterminare, in riduzione, la disciplina dei cosiddetti “vitalizi” già in essere in favore dei consiglieri regionali, prevedendo come sanzione, in caso di inadempimento entro i termini, la riduzione di una considerevole quota dei trasferimenti erariali. Nel caso della Regione sarda le misure interessano i consiglieri che hanno ricoperto la carica fino alla quattordicesima legislatura (2009-2014)».

Pierluigi Saiu ha aggiunto: «Rispetto al testo dei proponenti, la commissione ha inserito uno specifico articolo relativo alla norma finanziaria in quanto la disciplina approvata, prevedendo un evidente risparmio di spesa, non comporta nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio del Consiglio regionale. La prima proiezione di risparmio di 1,6 milioni è stata rivista ed è, invece, di 2 milioni. Gli altri articoli approvati dalla commissione, invece, risultano identici a quelli contenuti nel Capo I del testo del Proponente che riproducono i criteri, stabiliti nell’Intesa citata, per la rideterminazione dei vitalizi. La commissione, sotto questo aspetto, si è dunque attenuta a quanto già stabilito in sede di Intesa al fine di rispettare, in nome del principio di leale collaborazione, gli impegni assunti in sede di conferenza Stato-Regioni”». In conclusione Pierluigi Saiu ha chiesto di apporre anche la sua firma alla proposta di legge 19/A.

La capogruppo del Movimento 5 stelle, Desirè Manca, ha ricordato che era il 4 giugno quando è stata presentata una proposta di legge suddivisa in due capi: il primo sulla rideterminazione dei vitalizi “su cui eravamo d’accordo”, il secondo su quello che veniva chiamata “indennità differita”. Desirè Manca ha ricordato di aver chiesto la divisione del testo in due per approvare subito la prima parte e di riportare il secondo capo in commissione per valutare una proposta su una pensione contributiva. “Ci avete messo un mese”, ha detto, “e quello che è cambiato, rispetto al 4 giugno è che i termini sono scaduti e che ci saranno probabilmente delle penali”. Manca ha affermato che voterà a favore perché quello del taglio dei costi della politica è uno degli obiettivi principali del Movimento 5 Stelle.

E’ intervento il vice presidente della Commissione Autonomia, Diego Loi (Progressisti), il quale ha ripercorso il lavoro fatto dalla commissione, che ha fatto una sintesi opportuna, votando in maniera unitaria la proposta di legge che stralciava la seconda parte del testo. Loi ha poi aggiunto che la proposta di legge arrivata in commissione prevedeva una seconda parte che necessitava, però, di essere approfondita e valutata in tutti i suoi aspetti. Il testo in esame, ha aggiunto, consentirà una riduzione dei costi per il Consiglio regionale di 1,6 milioni che potranno essere utilizzare a favore della collettività e va nella direzione di avvicinare i cittadini alla politica. Loi ha, inoltre, ribadito che la proposta di legge è stata licenziata all’unanimità dalla commissione, quindi ha già avuto il favore di tutte le forze politiche e ha annunciato il voto è favorevole.

Giorgio Oppi (Udc) si è detto assolutamente contrario, ricordando che ci sono anche diritti da difendere come quelli delle vedove di consiglieri regionali, che si potrebbero trovare in difficoltà. Giorgio Oppi ha ricordato che sono 13 le regioni che hanno approvato la legge sulle indennità differite, alcune all’unanimità, tra cui Abruzzo, Calabria, Campania, Liguria, Molise, Puglia, Valle d’Aosta e Veneto.

Per Giorgio Oppi alla base di questa discussione c’è scarsa conoscenza che porta a non capire determinate situazioni. Oppi ha sottolineato che non parla per interesse personale, in quanto lui non viene coinvolto in questo provvedimento, ma che vuole riportare ordine e chiarezza su un argomento che forse pochi conoscono a fondo, ricordando che non devono essere danneggiate le persone che si sono messe a disposizione della collettività e che quando andranno in pensione, magari da dipendente di livello non elevato, si vedranno mortificati.

Giorgio Oppi ha ricordato che già dalla XIII legislatura lui è stato uno dei sostenitori dei tagli delle indennità dei consiglieri regionali e dell’eliminazione delle indennità aggiuntive per le altre cariche ricoperte nelle commissioni e nell’ufficio di presidenza e che non ha bisogno dei consigli di chicchessia. Oppi ha ricordato tra l’altro che tra i 309 vitalizi ci sono 90-100 ultranovantenni e che, quindi, sarà un costo che andrà via non fra tantissimi anni. Oppi ha affermato che bisogna smetterla di parlare di privilegi e di caste, perché sono altre le caste, e non va svilito il ruolo istituzionale di consigliere e dell’Istituzione che si rappresenta. Il consigliere dell’Udc ha annunciato il suo voto contrario.

Eugenio Lai (Leu) ha ricordato che da subito tutte le opposizione si sono schierate per eliminare il secondo capo della proposta di legge, anche perché c’era una richiesta da parte della cittadinanza ed è necessario che si lavori per riavvicinare i cittadini alla politica. Quindi sì alla rideterminazione dei vitalizi, ma bisogna fare attenzione a non delegittimare il più alto Parlamento sardo, se no si rischia che la politica diventi accessibile soltanto ai ricchi, con un danno per la democrazia. Eugenio Lai ha auspicato che, nonostante il ritardo, si riesca a evitare il  taglio dei  trasferimenti da parte dello Stato alla Sardegna.

Per Ignazio Manca (Lega Salvini Sardegna) si è assistito, nell’approccio a questa proposta di legge, all’azione di una categoria di persone, definite “vetrinisti”, che agiscono anteponendo il loro ego al lavoro da svolgere in questo Consiglio, e che cercano soltanto una vetrina mediatica, senza pensare che il ritardo nell’approvazione di questa proposta potrebbe portare a un taglio delle risorse per la Sardegna e, quindi, a un danno per i sardi. Manca ha auspicato che per il futuro le forze politiche sappiano dialogare lealmente per la Sardegna e per le migliaia di disoccupati.

Massimo Zedda (Progressisti) ha ricordato che nella riunione  citata dalla capogruppo del Movimento 5 Stelle furono portate tre proposta: i vitalizi, il ripristino dei fondi ai gruppi e il raddoppio personale degli uffici di gabinetto degli assessori. Il consigliere di opposizione ha confermato quanto sostenuto dal collega Giorgio Oppi, ossia che la norma opera per pochissime persone, ma ha ricordato che in quei giorni di giugno quando si ragionava sui vitalizi i sardi stavano ricevendo una decurtazione sulle loro pensioni. Massimo Zedda ha poi ricordato al presidente Michele Pais, che se ci fosse stata l’urgenza di portare entrambi i capi della legge, oggi ci sarebbero state due proposte di legge, invece l’urgenza era soltanto per il primo capo. Il consigliere ha ricordato anche che quando il vitalizio era stato introdotto non era stato pensato per portare ai ricchi più benefici o per creare un cumulo tra il vitalizio da consigliere regionale, deputato, senatore ed europarlamentare, ma per dare ristoro a coloro che avevano dedicato una vita alla politica. Massimo Zedda ha annunciato il voto favorevole sulla proposta di legge così licenziata dalla commissione Autonomia e ha rivendicato la sua autonomia nel decidere di non appoggiare e non accettare ciò che ritiene non giusto o che non condivide.

Il presidente Michele Pais, replicando all’intervento del consigliere Massimo Zedda, ha tenuto a precisare che il dibattito in Consiglio non è sede di propaganda.

Il consigliere Giovanni Satta (Psd’Az) riferendosi all’ultima seduta della commissione in cui si è operato lo stralcio della prima proposta presentata, ha ricordato che il Consiglio ha fatto in precedenza tagli molto consistenti, portando da 80 a 60 il numero dei consiglieri, abolendo i vitalizi, generando risparmi nella precedente legislatura per 10 milioni di euro; siamo sicuramente la Regione che ha fatto di più ed è una buona ragione per non abbandonarsi al populismo. Per quanto riguarda la seconda parte, ha proseguito, è improprio parlare di vitalizio e ne potremo discutere, senza fare niente di diverso rispetto a quanto fatto da altre Regioni in materia di adeguamento contributivo alla retribuzione dei consiglieri, come è stato fatto a livello nazionale con la c.d. legge Fico, presidente della Camera. Giovanni Satta ha poi ricostruito il percorso dei provvedimenti di riduzione della spesa pubblica, citando le tante battaglie della sinistra sulla giusta retribuzione dei consiglieri regionali. Ora, ha detto infine, lavoriamo sulla normativa attuale che consente ai gruppi di assumere solo pochissimi collaboratori in comando trascurando ad esempio giovani laureati e disoccupati, ritrovando il coraggio delle proprie azioni perché anche queste sono riforme da fare.

Il consigliere Piero Comandini (Pd), parlando del clima mediatico che ha accompagnato il dibattito su questi temi, ha affermato che è difficile doversi difendere prima ancora di essere attaccati, affrontando un pregiudizio prima del giudizio, e tuttavia va difeso senza riserve il ruolo del Consiglio come luogo della rappresentanza del popolo sardo. Riprendendo in parte l’intervento del collega Giovanni Satta, Piero Comandini ha ribadito l’azione forte ed incisiva del Consiglio nella precedente legislatura ed ancora prima del governo Monti, che ha visto la Regione prima in Italia nel taglio dei costi della politica. La conferenza Stato Regioni, ha aggiunto, ci ha invitato ad applicare un principio di equità, dopo alcune situazioni del passato giustamente giudicate scandalose come andare in pensione a 41 anni ma per il futuro è necessario discutere del nostro status con tranquillità, compresa la proposta controversa della cosiddetta indennità differita; ne riparleremo in commissione con trasparenza ma chiarito subito che non è vitalizio ma riempie un vuoto legislativo, quello che attualmente si determina quando chi fa politica vede un “buco” nel suo percorso previdenziale.

Il consigliere Pierluigi Saiu (Lega) ha dichiarato che il dibattito impone un dovere di verità verso l’opinione pubblica, il popolo sardo e l’Aula e si per questo soffermato sui passaggi legislativi che hanno preceduto il provvedimento: l’accordo raggiunto in sede di conferenza Stato Regioni del 3 aprile scorso che, collegato alla legge 145/18, chiarisce che i vitalizi di cui si parla oggi sono solo quelli degli ex consiglieri regionali, e l’ordine del giorno approvato il 17 aprile all’unanimità dalla conferenza dei presidenti dei Consigli regionali con il quale si recepisce uno schema di legge relativo all’indennità differita (non attribuibile quindi a nessun intervento del Consiglio regionale della Sardegna) per unificare i trattamenti in tutte le Regioni armonizzandoli con quelli di Camera e Senato. La nostra proposta nasce da questo contesto, ha continuato, e per questo con dolore ho assistito al linciaggio di chi non ha messo la firma e non ha nessuna responsabilità, ad un tentativo di aggressione ingiusto e disonesto superato solo dalla fine della campagna elettorale. Non c’è nessun ingiusto privilegio come dicono i 5Stelle, ha detto ancora, perché il trattamento di cui parliamo è lo stesso dei deputati e dei senatori del vostro partito, ma semmai una disciplina uniforme in tutto il territorio nazionale. La seconda parte, ha concluso, la vedremo in un momento successivo perché non è una priorità di oggi, fermo restando che con questo provvedimento otteniamo due grandi risultati, risparmi: un risparmio di 2 milioni secondo le ultime proiezioni, a la sicurezza di non subire da tagli perché la stessa 145/18 dice che scatterebbero semmai nell’esercizio successivo: raccontare balle non porta consensi ma sfiducia nelle istituzioni.

Il consigliere Franco Mula, capogruppo del Psd’Az ha definito imbarazzante il clima venutosi a creare, che mette in discussione la dignità dei consiglieri regionali. Come dice Comandini, è giusto riprendere alcuni argomenti vanno ripresi per far capire che non stiamo ripristinando alcun privilegio e nella seconda parte della legge si parlava solo di poter assumere alcune figure di staff al di là di quelli in comando, a parte il fatto che già oggi i gruppi possono retribuire solo 2 o 3 collaboratori provenienti in prevalenza da Cagliari perché se provenissero dal resto della Sardegna le risorse non basterebbero. Nel mondo dei media, ha lamentato, spesso si continua a dire che abbiamo reintrodotto i vitalizi ma è falso perché quelli dei consiglieri regionali sono stati già tagliati con consiglieri regionali a differenza dei parlamentari nazionali che non hanno toccato nulla. Basta con questo clima forcaiolo, ha protestato ancora il consigliere, ricordo manifestazioni sotto il palazzo del Consiglio con manichini che vano attaccato il nome di ogni consigliere e cappi al collo. Ricordo, infine, ha concluso, che per indennità differita intendiamo un versamento di 580 euro mensili per una integrazione pensionistica che arriverà a 65 anni e non è certo un vitalizio, se continuiamo così finiremo con l’essere tutti additati come ladri, dimenticando che nella politica ci sono altri sprechi.

Il capogruppo della Lega Dario Giagoni, dopo aver ribadito che la legge dà attuazione alla normativa nazionale ed all’accordo Stato Regioni, colmando un divario fra cittadini e classe dirigenti e generando risparmi per due milioni, non ha nascosto le molte divergenze con la minoranza che spesso però, a suo giudizio, non ha lavorato per migliorare il testo ma per mettere alla gogna il presidente del Consiglio. Lo stralcio della seconda parte, ha osservato, lo ha condiviso anche la maggioranza, pienamente consapevole che non bisogna imporre niente dall’alto ma aprirsi al confronto di merito con la massima trasparenza. Il nostro intento, ha concluso, è e resta quello di combattere i privilegi non solo per una necessità di adeguamento ma per convinzione.

Daniele Cocco, capogruppo di Leu, dopo aver premesso che è difficilissimo parlare di queste cose ha voluto chiarire che oggi non si sta facendo altro che prendere atto di una norma nazionale che andava recepita e quindi è sbagliato abbandonarsi alla deriva della delegittimazione che investe tutto il Consiglio, facendo passare un messaggio contrario alla verità e, purtroppo, facendo dimenticare che siamo stati i primi in Italia dal 2011 a fare i tagli e ad abolire i vitalizi, aprendo una strada che nessuno ha seguito nonostante i grandi proclami. E’giusto, ha sostenuto, che i consiglieri siano equiparati a tutti i cittadini e lavoratori ed abbiamo gli stessi diritti, per questo occorre recuperare serenità e dare il giusto valore al nostro ruolo, fermando la tendenza che a livello nazionale annuncia continuamente riduzione di parlamentari e indennità alimentando un pessimo clima. Il rischio è, a suo avviso, che alla fine la politica potranno farla solo quelli che dispongono di grandi mezzi economici, mettendo veramente a rischio la democrazia perché i costi della politica non vanno mai confusi con quelli della democrazia.

Dopo che il presidente ha messo in votazione il passaggio agli articoli, alcuni consiglieri hanno preso la parola per dichiarazione di voto.

Il consigliere Stefano Tunis (Sardegna 20/20) ha preannunciato la sua astensione, criticando una legge parziale, esaminata sotto una pressione eccessiva di opinione pubblica, che lascia intatte alcune diseguaglianze presenti nella precedente ed in questa legislatura, tanto più che lo stesso dibattito non è stato sul provvedimento in esame ma sul problema nel suo complesso, lasciando fuori altri argomenti sui quali bisognerà tornare.

Il consigliere Michele Ennas (Lega), favorevole, ha spiegato l’iniziativa sua e di altri colleghi di sottoscrivere la proposta è stata dettata da motivi di opportunità, dopo che alcuni con motivazione diverse ne hanno preso le distanze. Non ci deve essere dubbio, ha ribadito, sulla posizione della Lega che riafferma la missione di tagliare i privilegi senza paragonare la politica al lavoro e di concentrare il proprio impegno a favore dei cittadini e dei lavoratori, affrontando serenamente in un momento successivo il problema della copertura previdenziale dei consiglieri regionali.

Il capogruppo del Pd Roberto Deriu ha ricordato in apertura che il compenso dei delegati fu istituito in Grecia da Pericle mentre oggi si affronta solo una parte del problema intervenendo a posteriori nei confronti di qualcuno, una operazione abbastanza banale che, questo è l’auspicio, spero sia seguita da una valutazione seria dei principi costituzionali che consentono a tutti, senza eccezione, di partecipare alla vita della Repubblica, al di là di propaganda, bugie e conformismo.

Angelo Cocciu (Forza Italia), favorevole, ha affermato che chi fa politica deve essere uomo tutti i giorni non solo in Aula ma anche in commissione, cosa che qualcuno ha dimenticato, esprimendo poi la sua solidarietà al presidente Michele Pais al centro di attacchi ingiusti. Sulla seconda parte, ha citato il colloquio con un suo amico consigliere regionale che durante il mandato ha perso il posto di lavoro, un caso che non deve essere sottovalutato perché, da una parte, è giusto lavorare su alcuni privilegi ma senza dimenticare il riconoscimento del lavoro svolto e, soprattutto senza paragonare ad un vitalizio il versamento di 500 euro lordi che consentiranno di prenderne 200 a 65 anni.

Gian Franco Satta (Progressisti) ha confessato di provare un certo imbarazzo assistendo ad un dibattito che dimentica la situazione di molti Sindaci che prendono 416 euro al mese. Il Consiglio, ha poi ricordato, ha approvato l’anno scorso un regolamento che prevedeva rimborsi forfettari a valere sui bilanci comunali ed è offensivo per chi lavora senza risparmio ogni giorno con enormi responsabilità.

Successivamente il Consiglio ha approvato il passaggio agli articoli della legge con 49 voti favorevoli e 5 astenuti. Subito dopo sono stati approvati i 7 articoli della legge, l’allegato e le due tabelle che la compongono.

Michele Cossa (capogruppo Riformatori) ha dichiarato voto favorevole ed ha definito la discussione sul provvedimento “imbarazzante, per un atto dovuto a causa degli eccessi della politica”. Il consigliere della maggioranza ha salutato il ritorno “ad una certa sobrietà della politica” ed ha ricordato “i tagli draconiani fatti in Sardegna ai costi della politica”. «Ma è tempo – ha concluso Michele Cossa – che si restituisca dignità al Consiglio consentendogli di operare al meglio».

Francesco Agus (capogruppo Progressisti) ha dichiarato voto a favore e si è detto soddisfatto del lavoro svolto dalla Prima commissione («bene ha fatto a limitarsi a presentare in Aula solo la prima parte del testo originario»). L’esponente della minoranza ha quindi affermato che il ricalcolo dei vitalizi è un obbligo politico («mai la specialità può essere utilizzata per salvaguardare privilegi») ma ha criticato il principio introdotto dallo Stato (taglio dei trasferimenti se non si adempie alle disposizioni statali) per vincolare la nostra  Regione che è autonoma («non è affatto corretto e non rappresenta un buon precedente»).

Aperta la votazione finale, la legge è stata approvata con 50 voti a favore e tre astensioni.

Il presidente Michele Pais ha quindi sospeso la seduta e convocato la riunione della capigruppo. Alla ripresa dei lavori, ha riferito le risultanze: il Consiglio è convocato martedì 23 luglio per la discussione del rendiconto del Consiglio, la discussione del disegno di legge n. 24 (Mater Olbia) e la risoluzione della commissione Autonomia in materia di accantonamenti (n. 1).

 

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La III (Bilancio) e la VI commissione (Sanità), riunite in seduta congiunta, presiedute rispettivamente da Paolo Truzzu (FdI) e Domenico Gallus (Udc) hanno dato il via libera stamane alla variazione di bilancio per l’avvio delle attività del Mater Olbia. Dopo i chiarimenti forniti dagli assessori del Bilancio, Giuseppe Fasolino, e della Sanità, Mario Nieddu, è arrivato il via libera al Disegno di legge n. 24, che autorizza la spesa di 25 milioni per il 2019, di 60,6 milioni di euro anni per il 2020 e di altrettanti 60,6 milioni per il 2021. Hanno votato a favore i commissari della maggioranza e Giuseppe Meloni (Pd). Si sono astenuti Carla Cuccu, Elena Fancello ed Alessandro Solinas (Movimento 5 Stelle), Gianfranco Ganau e Cesare Moriconi (Pd), mentre hanno espresso voto contrario i consiglieri Francesco Agus e Massimo Zedda (Progressisti), Eugenio Lai e Daniele Cocco (Leu).

I Parlamentini hanno respinto l’emendamento sostitutivo parziale al comma 3 dell’articolo 1 del disegno di legge, presentato dai consiglieri Gianfranco Ganau, Daniele Cocco e Francesco Agus, per destinare le eventuali economie «esclusivamente a interventi di miglioramento del sistema di assistenza della sanità pubblica».

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Il Consiglio regionale ha approvato la proroga del Piano casa al 31 dicembre 2019 ed il programma delle attività 2019 del Corecom.

La seduta si è aperta sotto la presidenza dell’on. Michele Pais. Dopo le formalità di rito, il presidente ha messo in discussione il primo punto all’ordine del giorno: la proposta di legge per la proroga del “Piano Casa” presentata dal capogruppo del Psd’Az Franco Mula.

Sull’ordine dei lavori ha chiesto di intervenire il consigliere del Pd, Piero Comandini, che ha sollecitato la presenza in aula del presidente della Regione Christian Solinas: «C’e un’emergenza occupazionale in atto che riguarda i lavoratori del Porto canale di Cagliari. 200 dipendenti della società CICT hanno ricevuto le lettere di licenziamento – ha detto Piero Comandini – su questa vicenda, lo scorso 28 maggio, il Consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno rimasto inevaso. Sarebbe opportuno che il presidente Solinas riferisse in aula sulle interlocuzioni avute con il Governo».

Sull’ordine dei lavori sono intervenuti anche i consiglieri Domenico Gallus e Pietro Moro che hanno comunicato la loro adesione al gruppo Udc.

L’Aula è quindi passata all’esame della proposta di proroga del Piano Casa. Il relatore di maggioranza, Franco Mula, ha ringraziato le opposizioni per aver consentito di portare in tempi rapidi la proposta in Consiglio. «Avrei preferito approvare una legge più organica. Ho presentato io stesso una proposta che spero venga calendarizzata al più presto. La proroga prevista è di sei mesi in attesa di un esame più approfondito delle modifiche alla legge regionale n. 8 del 2015 contenute nella mia proposta di legge n. 11. Allo stesso tempo vogliamo imprimere un’accelerazione dei lavori al fine di concluderne l’approvazione entro la fine del 2019».

Ha quindi preso la parola Maria Laura Orrù (Progressisti) per la relazione di minoranza. «Noi siamo contrari a una proroga di sei mesi – ha detto Maria Laura Orrù – preferivamo legare la scadenza all’entrata in vigore della nuova legge urbanistica per garantire certezza e continuità normativa ai professionisti e a tutti gli operatori del settore. La nostra proposta non è stata accolta. E’ assurdo prorogare il Piano Casa per un tempo così breve e pensare di approvare una legge così complessa entro Natale». Secondo l’esponente dell’opposizione è mancato il confronto con professionisti e operatori del settore: «L’iter di approvazione della nuova legge può essere lungo. Non possiamo permetterci di creare instabilità».

Orrù è poi entrata nel merito della proposta di legge presentata dal Psd’Az e depositata in Commissione Urbanistica: «La proposta di legge n.11 persegue un modello arcaico che non tiene conto della tutela dei beni ambientali e paesaggistici. La proposta aggredisce l’agro con la possibilità di costruire in superfici di un solo ettaro anche su terreni non contigui. E’ una gestione del territorio scellerata che darà il via libera a costruzioni a macchia di leopardo senza servizi. C’è il rischio di un abusivismo diffuso. Sarebbe meglio sentire gli ordini professionali e intervenire sul già costruito. I temi urbanistici vanno discussi con serietà per evitare l’assalto al territorio. Occorre seguire l’esempio delle regioni più ricche  che non svendono i loro beni ambientali. Dobbiamo essere orgogliosi del nostro PPR che ha tutelato l’ambiente costiero, il paesaggio e i centri storici. Dovremmo estenderlo anche alle zone interne».

A favore della proroga si è espressa la capogruppo del Movimento 5 Stelle Desirè Manca: «La legge 8 va modificata ma, quando si è deciso di approvare la proroga del Piano Casa in commissione, dovevamo fare una scelta: bloccare il settore dell’edilizia o consentirgli di andare avanti. Abbiamo scelto di non farlo per questo siamo favorevoli».

Il consigliere Giovanni Satta (Psd’Az) ha replicato all’intervento dell’on. Orrù: «Bisogna innanzitutto chiarire che stiamo prorogando una legge esistente. E’ un atto dovuto. Maria Laura Orrù ha parlato di catastrofe. La proposta n. 11 è da discutere, non vogliamo svendere niente. Amiamo la nostra terra più di altri». Giovanni atta, interrotto dai banchi del centrosinistra, ha polemizzato con alcuni consiglieri di minoranza: «Io non interrompo mai nessuno e vorrei che si facesse lo stesso quando parlo io. Non è la prima volta che lo fanno. Dove è scritto che faremo costruire tutti con una superficie di un ettaro? Noi parliamo solo di imprenditori agricoli». Giovanni Satta ha quindi accusato la sinistra di aver alimentato inutili polemiche sui vitalizi: «E’ vergognoso aver scomodato le televisioni nazionali per parlare di questo. Nessuno vuole il vitalizio, diverso è invece applicare un regime contributivo previsto da una legge nazionale approvata in Parlamento. Dire menzogne alla stampa non è corretto».

Gianfranco Satta (Progressisti) ha smorzato i toni e ricordato l’atteggiamento collaborativo della minoranza. «Non abbiamo creato ostacoli alla proroga del Piano Casa. La disciplina urbanistica è del 1989, sono passati ormai 30 anni – ha ricordato Giovanni Satta – solo 12 comuni in Sardegna hanno adeguato i loro piani urbanistici al PPR e al Piano di assetto idrogeologico. Dal 2009 abbiamo perso 30mila lavoratori in edilizia. Questo è il vero problema da affrontare. Come dare risposte agli ordini professionali e ai lavoratori? Permettere di edificare in un ettaro non risolve il problema, è solo un palliativo. Il nostro obiettivo deve essere quello di recuperare e riqualificare. Si pensi a Sassari, uno dei pochi comuni ad aver adeguato il Puc al PPR: il loro piano è dimensionato per 600mila abitanti, quello di Trinità d’Agultu su 25mila abitanti. Nel frattempo abbiamo norme di attuazione del PPR come l’art.15 che blocca urbanizzazioni già pianificate nei PUC. Basterebbe chiarire quali sono le situazioni da mandare avanti. Ci sono questioni che meritano più attenzione. Solo così si risolvono i problemi di 156 comuni che hanno zone di espansione pronte a partire e creare economia».

Massimo Zedda (Progressisti) ha dichiarato la sua astensione. «Sono in conflitto d’interesse perché la mia famiglia possiede proprietà che potrebbero beneficiare del Piano casa. Chiedo al Presidente e al Segretario Generale come dobbiamo comportarci». Massimo Zedda ha poi proseguito il suo intervento invitando l’Aula a concentrarsi su una nuova legge urbanistica: «Non mi appassiona il dibattito sul Piano Casa. E’ solo un palliativo, va a beneficio del settore dell’edilizia, dei fornitori di materiali, professionisti etc. Ma è la dimostrazione dell’incapacità di legiferare del Consiglio. Da 15 anni la politica è concentrata sul PPR che rappresenta solo una cornice. Nessuno di noi quando si reca in un museo guarda le cornici, l’attenzione va alle opere d’arte delimitate da cornici. E’ da troppo tempo che si discute della cornice, pensiamo invece a definire un quadro normativo di riferimento».

Massimo Zedda ha quindi concluso il suo intervento con una proposta: «E’ chiaro che serve una nuova legge urbanistica ma la vera legge di sblocco sarebbe dotare i comuni di personale in grado di sbrigare le migliaia di pratiche giacenti negli uffici».

Giuseppe Meloni (Pd) ha ricordato che la precedente scadenza del Piano Casa (al 30 giugno 2019) venne proposta a dicembre del 2018 nella consapevolezza che la legislatura sarebbe finita a febbraio. «Volevamo dare alla nuova maggioranza il tempo di presentare una nuova proposta di legge. Tre mesi non sono bastati nonostante gli impegni assunti in campagna elettorale. Le note vicende sulla formazione della Giunta hanno procrastinato i tempi. Fissare adesso solo sei mesi significa che si è sicuri di approvare una nuova proposta in tempi rapidi».

Meloni ha poi invitato la maggioranza a riflettere meglio sulla proposta di modifica del Piano Casa: «Mi sarei aspettato nella proposta n.11 qualcosa sulle zone F invece non si dice nulla. Lo dico perché nel 2015 ho condotto una battaglia perché pensavo fosse un errore non prevedere incrementi anche in zona F oltre la fascia dei 300 metri dal mare. Mi aspetto che ci sia un segnale in questo senso. Mi aspetterei inoltre da parte dell’assessore una risposta sui 27 milioni di euro stanziati dalla precedente Giunta per le ristrutturazioni. Quelle somme devono essere impegnate e spese».

Il consigliere del Pd, infine, ha suggerito di avviare una discussione per differenziare gli interventi nei territori: «Non bisogna generalizzare: ci sono zone agricole, particolarmente sensibili, che devono essere tutelate ancora di più rispetto a quanto previsto dall’attuale normativa. In altre invece si può anche decidere in modo diverso».

Il capogruppo dei Riformatori Michele Cossa ha invitato il Consiglio a ragionare attentamente sull’urbanistica. «L’on. Gianfranco Satta ha evidenziato alcune criticità sull’attuazione dei piani urbanistici comunali – ha detto Michele Cossa – è evidente il danno che è stato fatto all’economia sarda senza un vantaggio reale per l’ambiente». L’esponente della maggioranza ha quindi rivolto un appello all’Aula: «Affrontiamo il tema dell’urbanistica senza pregiudiziali ideologiche ma con pragmatismo. Chi ha fatto l’amministratore locale conosce i problemi. Serve una legge urbanistica chiara e organica che si presti il meno possibile a interpretazioni. Gli uffici tecnici comunali danno interpretazioni opposte alla stessa norma. La colpa però è nostra, la burocrazia applica leggi approvate dal Consiglio. Dovremmo ragionare, inoltre, su un altro aspetto: non  sarà il caso di portare a regime il Piano Casa? Noi lo stiamo prorogando di anno in anno, ragioniamo se prorogarlo sine die. In questo modo daremmo certezze ai professionisti, agli uffici tecnici ma soprattutto ai cittadini che tirano fuori i soldi per gli investimenti e consentono all’economia sarda di girare».

Ha preso poi la parola l’on. Angelo Cocciu (Forza Italia), secondo cui “il gruppo di Forza Italia sta lavorando a un proposta di legge in materia urbanistica. Intanto oggi cerchiamo con questa proroga di non creare un vuoto normativo e un danno alle amministrazioni della Sardegna. Noi non siamo gente che fa speculazione, anche se siamo più liberali di voi. Noi amiamo le campagne e le città quanto voi, amiamo il paesaggio e riflettiamo sempre su come devono essere concepiti gli interventi in campagna  e più in generale le costruzioni. Non vogliamo dare adito a speculazioni edilizie ma nelle zone F alcuni aggiustamenti possano essere fatti, ampliando oltre i duecento metri dal mare”. L’oratore si è rivolto alla minoranza e ha detto: “Vi riempite la bocca di ambiente ma per cosa avete fatto per il problema idrogeologico di Olbia? Avete impedito un piano idrogeologico che avrebbe eliminato ogni rischio: questa è la vostra sensibilità ambientale”.

Per l’on. Daniele Cocco (Leu) “bisogna ripartire senza pregiudizio ideologico e noi siamo consapevoli di non essere riusciti nella scorsa legislatura ad approvare la legge urbanistica. Abbiamo davanti quasi cinque anni per farlo ma io spero che lo si possa fare entro il 2019, perché il provvedimento è davvero necessario e gli amministratori locali sono impossibilitati in queste condizioni a dare risposte alle imprese e ai cittadini. Non si può avere un dogma su un ettaro o tre ettari in campagna, se poi alla fine noi con questi sbarramenti impediamo la nascita di aziende agricole. Per questo voteremo a favore della proposta di proroga”.

Sull’ordine dei lavori l’on. Massimo Zedda (Progressisti) ha  chiesto al presidente di promuovere un incontro con i lavoratori e i sindacati del porto canale di Cagliari, che stanno manifestando sotto il Consiglio regionale.

Il dibattito è ripreso sul piano casa con l’intervento dell’on. Francesco Mura (FDI): “E’ una proroga giusta e non troppo lunga, in sei mesi abbiamo tutto il tempo per approvare un nuovo strumento normativo”.

Per l’on. Dario Giagoni (Lega) «bisogna intanto ringraziare l’on. Franco Mula per la proposta odierna, che dà risposte immediate al piano casa, la legge 8 del 2015. E’ necessaria però la nuova legge urbanistica che metta insieme il patrimonio immobiliare e il paesaggio, posto che il Piano paesaggistico regionale ha contribuito a causare danni disastrosi. La Sardegna può vivere di ambiente con strumenti normativi certi per le aziende e per le famiglie. In questa situazione il piano casa si è rivelato l’unico provvedimenti capace di tenere in piedi il settore delle costruzioni, devastato in Sardegna dalla crisi economica degli ultimi anni. Non è un caso che anche l’attuale opposizione nella scorsa legislatura abbia approvato il piano casa. Annuncio per questo il voto a favore».

L’on. Franco Mula (capogruppo Psd’Az) ha preso la parola e ha detto rivolto all’onorevole Orrù: “Io non ho padroni, nessuno mi chiama la mattina per dirmi cosa devo fare. Ho presentato questa proposta nella piena consapevolezza del fatto che è necessario davvero ottenere questa proroga e fare tesoro di questo dibattito, dal quale stanno emergendo spunti importanti per costruire la nuova legge urbanistica. Questa materia porta dividere, non a unire: non usciremo certamente presi per mano dalla commissione ma mi auguro che nelle diversità si arrivi a un testo condiviso”.

Per il capogruppo dei Progressisti, on. Francesco Agus, “sarebbe stato anomalo non parlare di urbanistica in questa occasione, anche se questa legge consta di un solo articolo. Non potremo che trovarci d’accordo su questa proroga ma non sono positivo sulla vostra idea di una deregulation delle costruzioni in agro, che rischia soltanto di far nascere qualche casetta in campagna ma non un’agricoltura di livello. C’è il rischio che ogni deregulation in materia urbanistica possa generare rischi per la vita umana, come talvolta accade. Ecco perché raccomando davvero prudenza, perché possiamo tutti continuare a confrontarci con lo specchio e con la nostra coscienza”.

Per la Giunta ha preso la parola l’assessore all’Urbanistica, on. Quirico Sanna, che ha detto: “Ci interessa il risultato di una proroga perché non potevamo permettere un vuoto legislativo e un danno ai sardi. Ma ci siamo dati un tempo certo per scrivere una buona legge urbanistica col contributo di tutti e portarla poi in Aula. Spero di avere l’apporto di tutti in questo senso”.

L’Aula ha approvato il passaggio agli articoli. L’on. Massimo Zedda ha riconfermato la sua mancata partecipazione al voto per ragioni di conflitto di interesse “avendo la mia famiglia proprietà interessate dal provvedimento”.

Approvato poi l’articolo 1, poi l’articolo 2 e il testo di legge.

Il presidente Pais è passato all’esame del secondo punto all’ordine del giorno e ha dato la parola all’on. Alfonso Marras (Riformatori) per la relazione sull’attività del Corecom per l’anno 2019. L’on. Marras ha parlato a nome della Seconda commissione, che presiede.

Approvato un ordine del giorno e il documento sull’attività del Corecom.

Al termine, il presidente Pais ha sospeso i lavori per convocare la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, il presidente Michele Pais ha chiuso la seduta e ha comunicato che alle 15,30 si riunirà la Terza Commissione e alle 16.00 la Seconda Commissione.

Il Consiglio è stato convocato per martedì, 25 giugno, alle 11, per l’esame della proposta di istituzione della “Commissione di inchiesta n. 1 sul perdurare dello stato di insolvenza economica dell’AIAS nei confronti dei propri dipendenti, sulla qualità dei servizi e la tutela dei diritti dei lavoratori (ai sensi dell’art. 125, comma 4, del Regolamento del Consiglio regionale)”.

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Ieri mattina, in apertura di seduta, il presidente del Consiglio regionale, Christian Solinas, ha iniziato a esporre le sue dichiarazioni programmatiche rivolgendo un tributo all’assemblea legislativa, ricordando la recente commemorazione di Sa die e “la frontiera paradiso della nazione sarda”, come pensata dal compianto professor Giovanni Lilliu, accademico dei Lincei.

A seguito, però, di contestazioni dai banchi dell’opposizione verso il presidente Christian Solinas, il presidente Michele Pais ha sospeso la seduta ed ha convocato la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa l’on. Massimo Zedda ha chiesto al presidente Michele Pais: «Perché il presidente Christian Solinas non presenta la Giunta prima di presentare le dichiarazioni programmatiche visto che i decreti di nomina sarebbero già state firmati?»

Il presidente Michele Pais ha replicato affermando che i decreti di nomina non sono stati firmati ma l’on. Francesco Agus (Progressisti) ha detto che «in conferenza dei capigruppo la nomina degli assessori è stata annunciata e sarebbe meglio iniziare la legislatura con tutti gli organi costituzionali ritualmente composti».

Il capogruppo del Psd’Az, on. Franco Mula, ha detto: «Noi vogliamo lavorare e questo è l’accordo che abbiamo preso. Se volete perdere altro tempo, ditemelo».

Per l’on. Stefano Tunis (Sardegna 20/20) «sarebbe opportuno dare un’immagine più alta di questa assemblea legislativa. Ma oggi conta ascoltare le proposte del presidente Christian Solinas per risolvere i problemi dei sardi».

Ancora sull’ordine dei lavori il presidente Michele Pais ha il percorso della conferenza dei capigruppo ed ha invitato il Consiglio, «in un esercizio di democrazia alta, di consentire al governatore di esporre le proprie dichiarazioni programmatiche rinviando ogni discussione e dibattito a una data non troppo vicina a oggi».

L’on. Daniele Cocco (Leu) ha detto. intervenendo sull’ordine dei lavori: «E’ vero che abbiamo chiesto noi il rinvio della discussione a martedì prossimo e ci sta bene ricevere le dichiarazioni integrali del presidente Solinas. Ma se parliamo di perdita di tempo, non è da questa parte che dovete guardare». Anche l’on. Gianfranco Ganau, capogruppo del Pd, ha detto che «non si può spacciare come ostruzionismo la nostra azione per avere una giunta dopo 74 giorni».

Per l’on. Giorgio Oppi (Udc) «il presidente può tranquillamente dare i nomi degli assessori e nessuno qui è santo. Ma all’opposizione dico di ascoltare le dichiarazioni dell’on. Solinas e le commissioni devono iniziare a lavorare».

Dalla maggioranza è intervenuto anche l’on. Paolo Truzzu (Fdi), che ha detto: «Abbiamo fatto un dibattito prima ancora di sentire le dichiarazioni del presidente Christian Solinas».

La capogruppo Cinque Stelle, on. Desirè Manca, ha detto: «In quest’Aula si vive in un continuo distacco tra la realtà e l’istituzione. Noi abbiamo sottoscritto l’accordo per ascoltare le linee programmatiche e la gente aspetta che noi iniziamo a lavorare”».

Anche l’on. Pierluigi Saiu (Lega) ha sollecitato l’Aula per consentire all’on. Christian Solinas, di presentare il programma di governo.

Successivamente ha preso la parola il presidente della Regione Christian Solinas.

Illustrando al Consiglio il programma di legislatura, il presidente della Regione ha ribadito il suo ringraziamento rivolto al Consiglio, respingendo però le critiche, a suo avviso strumentali, per un presunto”blocco dell’attività della Regione” che non esiste nei fatti e va inquadrato, con onestà intellettuale, nel sistema dell’elezione diretta del presidente attraverso la quale, superando il passaggio della fiducia previsto dal precedente sistema parlamentare, consente al Consiglio di essere da subito pienamente operativo.

«Con queste dichiarazioni programmatiche – ha aggiunto Solinas – intendo avviare una stagione di dialogo, confronto e collaborazione proficua con l’Assemblea, superando una certa liturgia fondata sulle appartenenze» anche perché, «essendo stato sia al governo che all’opposizione, ricordo che in occasione della presentazione del programma da oltre 50 anni si dicono più o meno le stesse cose senza un filo conduttore organico e la nostra storia autonomistica ci dice che i nostri problemi strutturali sono diventati storici, senza riuscire ad arrivare ai risultati attesi.»

«Ritengo quindi che oggi si debba cambiare prospettiva – ha continuato il presidente – per raccogliere una sfida nuova sull’idea di Sardegna che vogliamo costruire, con una prospettiva ed una visione che tiene dentro tutto, perché le rapide trasformazioni della società da una parte non consentono facili entusiasmi e dall’altra impongono responsabilità differenti da quelle del passato».

«L’idea centrale – ha poi sostenuto – è quella della sardità, di un’identità sarda che attraversa e comprende ogni politica di settore: identità politica ed istituzionale con un nuovo modello di governance, economica, territoriale ed ambientale, culturale, industriale, artigianale, rurale; tante identità che bisogna affermare come risposta complessiva ed originale alla domanda del come essere sardi oggi, al nostro interno e nel confronto con altre realtà Italiane ed europee; su questo mi sento di rivolgere un appello al parlamento di un popolo che non vuole più essere oppresso ma essere, semmai, all’altezza della propria storia.»

La situazione economica, in particolare, richiede secondo Solinas «politiche nuove che non siano né di sopravvivenza né di ordinaria amministrazione o peggio di rassegnazione, consapevoli del fatto che proprio in questi momenti difficili di deve riaccendere la speranza con una nuova tensione ideale e con un nuovo slancio per orientato ad una grande progettualità fondata sul fare».

Affrontando poi la declinazione delle diverse identità, il presidente della Regione è partito da quella politica che deve esprimere un nuovo modello aderente alla storia della Sardegna ed attento alle comunità locali, all’interno della cornice di un nuovo Statuto elaborato da una Assemblea costituente, che allargando gli spazi di autogoverno consente di affrontare in modo efficace le tante vertenze aperte con lo Stato con in più quella sulle accise. Sul piano interno Christian Solinas ha prefigurato uno schema istituzionale che metta al centro gli Enti locali, semplifichi il quadro superando le Unioni dei Comuni e riporti in superficie le Province come unici Enti intermedi. Per quanto riguarda la Regione, il governatore ha annunciato una riforma organizzativa dell’intero sistema compresi enti ed agenzie, fondata sulla semplificazione e la riqualificazione (anche motivazionale) del personale. Sempre in tema istituzionale, il presidente si è espresso a favore di una nuova legge statutaria elettorale che assicuri la rappresentatività di tutti i territori ed insieme governabilità e stabilità, e di una soggettività internazionale della Regione nel rapporto con la Ue fondata sul riconoscimento degli svantaggi permanenti dell’insularità e su una riforma della programmazione europea attenta alle periferie del continente e non centralista.

Il problema del centralismo, ha inoltre osservato, va affrontato e risolto anche sul piano interno sulla strada tracciata dall’art.44 dello Statuto (molto sottovalutato nella sua applicazione concreta), attribuendo alla Regione alcune funzioni fondamentali e decentrando il più possibile al sistema delle Autonomie, nel rispetto del principio di sussidiarietà, anche attraverso una revisione degli strumenti di Enti ed Agenzie regionali.

Inoltre, ha continuato il presidente, «occorre operare una radicale semplificazione legislativa, perché oggi abbiamo troppe leggi non coordinate fra loro e di difficile interpretazione, e la faremo col supporto di apposite commissioni di esperti per arrivare a testi unici».

Sull’identità economica, Christian Solinas ha fatto riferimento sia allo scenario macro-economico, ricordando che il Pil regionale è calato, determinando il declassamento della Ue che ha inserito la Sardegna da Regione in transizione a  Regione in ritardo di sviluppo che a quello delle imprese, quasi tutte con poco più di 3 addetti in media, con bassa specializzazione e basso livello tecnologico, questo perché sono mancate scelte forti di programmazione, si è trascurato il nostro patrimonio materiale ed immateriale e si sono fatti molti bandi a basso impatto sul sistema (i bandi sulla competitività, ad esempio, sono partiti nel 2015 e ai destinatari non è ancora arrivato un euro).

«Nessuno ha in mano ricette facili – ha riconosciuto il governatore – ma è evidente che è necessario cambiare per agire con più concretezza; penso ad un piano industriale della Sardegna che contenga una serie di misure, dall’accesso al credito alla formazione, dalla diffusione della cultura manageriale all’organizzazione di reti finalizzate all’apertura ai mercati»

Soffermandosi sull’idea di identità territoriale ed ambientale Solinas l’ha collegata alla specificità della Sardegna, al modo di abitare la terra ed al territorio come risorsa per sviluppo. Il paesaggio sardo, ha detto, «è un unicum ma oggi rappresenta per molti aspetti anche il volto della Sardegna sfigurato da interessi esterni, dalla monoculture industriali del passato fino alla chimica verde dei giorni nostri, per continuare con le energie rinnovabili ma senza regole. L’industria è necessaria, in altre parole, se è ma compatibile con identità, ed il turismo deve essere aperto ai capitali stranieri solo se va a beneficio dei sardi, facendo della qualità architettonica il caposaldo della nuova legge urbanistica».

Allargando il suo ragionamento sul turismo, il presidente della Regione ha sottolineato anche la marginalità della Sardegna rispetto al mercato globale del settore, frutto di una identità turistica non pianificata e spesso ostacolata dalla burocrazia, di una politica dei trasporti insufficiente, da una rete di mobilità interna di basso livello, da un grande sommerso commerciale, dalla mancanza di dati di analisi, di una strategia digitale.

Avviandosi alla conclusione, il presidente ha indicato i contenuti principali della nuova identità sociale, del lavoro e della salute, affermando che «il nuovo modello dovrà essere fondato sulle peculiarità regionali, dovrà essere, capace di declinare tradizione e innovazione investendo sulle nuove professioni e sulle produzioni tipiche, sui marchi e sulla formazione, rivedendo il sistema dei cantieri comunali puntando sulla occupabilità e l’attenzione ai beni archeologici, secondo la lezione di Giovanni Lilliu».

Sulla sanità, il governatore ha ricordato che «è molto cambiata ma in negativo, perché ha di fatto allontanato i cittadini dalla stessa idea di servizio sanitario; oggi siamo fra le Regioni peggiori d’Italia secondo tutti gli indicatori ed abbiamo il maggiore disavanzo, di qui la volontà di cambiare modello con più qualità, una medicina più vicina ai cittadini, con la collaborazione degli Enti locali ed una forte spinta all’innovazione tecnologia riconquistando per migliorare il servizio e riconquistare la fiducia degli utenti». Infine, l’identità rurale che va valorizzata riavvicinando gli operatori del settore alla Regione con provvedimenti mirati come istituzione di zone a burocrazia zero, il riutilizzo dei beni immobili, il potenziamento dei Caf agricoli, il completamento dell’iter istitutivo del pagatore regionale superando, la trasformazione del latte ovino da ingrediente a prodotto.

Giunto alle battute finali, il presidente della Regione ha rivolto al Consiglio ed idealmente ai sardi un messaggio di fiducia e speranza, senza enfasi ma con volontà ed impegno, invitando tutti a «credere nel cambiamento e nella forza di volontà del popolo sardo, con la cui identità ci apriamo al presente e guardiamo a testa alta il futuro. Fortza Paris!».

Subito dopo, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, il consigliere di Leu Eugenio Lai, ha ricordato al governatore l’impegno di annunciare i nomi dei nuovi assessori prima della fine della seduta, assunto nella conferenza dei capigruppo.

Il presidente Solinas, dopo aver ricordato che i decreti di nomina sono ancora in fase di registrazione, ha comunicato i nomi dei nuovi componenti della Giunta: Valeria Satta (Affari generali), Gabriella Murgia (Agricoltura), Quirico Sanna (Urbanistica), Roberto Frongia (Lavori pubblici), Andrea Biancareddu (Pubblica istruzione), Giorgio Todde (Trasporti). Per ora la delega all’Industria resta al presidente ad interim.

Dopo quest’ultima comunicazione, il presidente Michele Pais ha tolto la seduta tolta. Il Consiglio tornerà a riunirsi martedì 14 maggio, alle 15.30.

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I coordinamenti di Cagliari di Campo Progressista, Centro Democratico, Italia in Comune, Possibile, Noi, la Sardegna con Massimo Zedda, Futuro Comune con Massimo Zedda, Demos – Democrazia Solidale, Associazione Nelson Mandela, Radicali Italiani e Verdi, hanno proposto e sostengono la candidatura di Francesca Ghirra alle primarie della coalizione democratica e progressista del 5 maggio, e successivamente la corsa all’elezione di sindaco di Cagliari, perché da cittadine e cittadiniprima e da esponenti politici poi ne abbiamo potuto apprezzare il lavoro al servizio della città.

«Francesca Ghirra rappresenta a pieno titolo i valori in cui tutti noi ci riconosciamo: impegno, lealtà, coraggio, capacità politica, conoscenza della macchina amministrativa, onestà, visione, capacità di ascolto e di sintesi, capacità decisionale, carattere e forza – scrivono in una nota -. Qualità pienamente dimostrate nel suo lavoro da consigliere e assessore della Giunta di Massimo Zedda, indispensabili perché il buon lavoro svolto dal centrosinistra alla guida della città possa proseguire. Amiamo Cagliari, la viviamo ogni giorno e ne conosciamo difficoltà e potenzialità: per questo vogliamo Francesca Ghirra Sindaco.»

 

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E’ stato costituito in Consiglio regionale il gruppo consiliare dei ”Progressisti”. Ne fanno parte Laura Caddeo, Maria Laura Orrù, Francesco Agus, Gianfranco Satta, Franco Stara, Antonio Piu, Diego Loi, e Massimo Zedda, che svolgerà in Consiglio un ruolo di coordinamento tra i gruppi di centrosinistra.

Il nuovo gruppo consiliare, uno tra quelli con il maggior numero di componenti in Consiglio, con Lega e PD, riunisce le esperienze degli eletti nelle liste di Campo Progressista Sardegna e delle liste civiche Noi la Sardegna, Futuro Comune e Sardegna in Comune che hanno partecipato alle regionali a sostegno della candidatura a presidente di Massimo Zedda.

E’ stato eletto all’unanimità capogruppo l’on. Francesco Agus, consigliere rieletto nel collegio di Cagliari, già presidente della I Commissione “Autonomia” nella XV legislatura.

«Il gruppo non nasce per ragioni “tecniche” – ha dichiarato l’on Francesco Agus al termine della riunione di Gruppo – visto che come è noto il regolamento consiliare favorisce la frammentazione, quanto per motivazioni politiche: da più parti, da anni, arrivano richieste affinché si lavori per grandi progetti unitari e propositivi e non alla formazione di piccole riserve in perenne conflitto interno.»

«Il gruppo dei “Progressisti” – aggiunge il neocapogruppo – nasce con questo spirito e con l’ambizioso obiettivo di contribuire al progetto di costruzione di una nuova coalizione di centrosinistra tanto in Sardegna e nelle sue realtà locali, quanto nel resto del Paese.»

Durante la prima riunione è stata completata anche la composizione dell’ufficio di presidenza del gruppo: il vicecapogruppo sarà l’on. Diego Loi mentre le funzioni di segretario saranno espletate dall’on. Maria Laura Orrù.

 

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«Dopo anni di battaglie la recente sentenza della Corte Costituzionale ha riconosciuto a 29 Comuni della Sardegna la piena legittimità della gestione autonoma del servizio idrico, una decisione importantissima che apre altri scenari anche a livello regionale.»

Lo ha dichiarato il consigliere di Sardegna 20/20 Domenico Gallus, anche nella sua veste di presidente del Consorzio Gasi di cui fanno parte i Comuni “autonomi”, aggiungendo che «il prossimo appuntamento sarà quello di lunedì prossimo ad Oristano con le elezioni per il rinnovo dell’Egas. All’interno dell’ente di governo delle risorse idriche, contiamo di far sentire la nostra voce, quella dei Comuni che in questi anni hanno assicurato ai cittadini un servizio di migliore qualità, risposte immediate ed un risparmio in bolletta, rispetto alle tariffe di Abbanoa, che va dal 50% (90 euro circa all’anno per una famiglia di 4 persone) a quasi il 70%».

La sentenza della Corte Costituzionale, ha poi osservato il direttore del Gasi Giovanni Ruggeri che ha seguito la lunga vicenda giudiziaria, «è particolarmente significativa in alcuni passaggi: dalle gestioni autonome comunali con certi requisiti alla competenza sul demanio idrico che la Sardegna non mai esercitato in modo completo a differenza di altre Regioni». In prospettiva inoltre, ha continuato, «andiamo incontro a cambiamenti strutturali, perché la Regione dovrà scendere dal 49 al 20% nel capitale di Abbanoa e nel 2025 scadrà il contratto fra l’Egas e la stessa Abbanoa».

Per il consigliere Diego Loi, sindaco di Santu Lussurgiu eletto nelle liste di “Noi con Massimo Zedda”, il pieno riconoscimento giuridico delle gestioni autonome, «deve spingere il Gasi a strutturarsi in modo più solido, assicurando servizi in rete a tutti i Comuni che ne fanno parte; abbiamo cominciato con un appalto unitario sulla depurazione con il Comune di Paulilatino e contiamo di proseguire su questa strada».

All’incontro hanno preso parte anche i sindaci di Modolo Omar Hassan, di Lotzorai Antonello Rubiu e di Nuxis Piero Andrea Deias. Tutti hanno sottolineato positivamente la grande unità di intenti all’interno del Gasi, a prescindere dalle appartenenze politiche e dai ruoli di maggioranza ed opposizione, ed il valore identitario dell’acqua come bene comune profondamente radicato nelle rispettive comunità.

Domenico Gallus.