26 April, 2024
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Dopo il presidente del Consiglio Matteo Renzi, dimessosi a caldo (dimissioni poi congelate per qualche giorno, fino all’approvazione definitiva della legge di bilancio), il travolgente successo del NO al referendum costituzionale di domenica, ha fatto una prima vittima anche in Sardegna, nella Giunta regionale guidata da Francesco Pigliaru. L’assessore degli Affari Generali, Personale e Riforma della Regione, Gianmario Demuro (Partito Democratico), si è dimesso pochi minuti fa. Le sue dimissioni erano nell’aria da ieri, unitamente a quelle dell’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Falchi (Rossomori).

I malumori in seno alla maggioranza sono emersi anche stamane, nel corso delle votazioni per il rinnovo degli uffici di presidenza delle commissioni. Il Partito dei Sardi, come ha annunciato Roberto Desini, non ha partecipato alle votazioni in segno di aperta contestazione del metodo usato dalla maggioranza e, al momento del voto, la maggioranza ha perso la presidenza della IV commissione “Governo del territorio, ambiente, infrastrutture, mobilità”, a vantaggio del consigliere dell’Udc Giuseppino Pinna che, a parità di voti con il presidente uscente Antonio Solinas (Pd), è stato eletto in quanto consigliere più anziano. Sono stati confermati gli altri quattro presidenti: Francesco Agus, Sel (I commissione “Autonomia e ordinamento regionale”), Gavino Manca, Pd (II commissione “Lavoro, cultura e formazione professionale”), Franco Sabatini, Pd (III commissione “Programmazione, bilancio e politiche europee”), Luigi Lotto, Pd (V Commissione “Attività produttive”), Raimondo Perra, Psi (VI commissione “Salute e politiche sociali”).

Gianmario Demuro 2 copia

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Paolo Maninchedda, leader del Partito dei Sardi, forza politica della coalizione di governo della regione schieratasi per il NO al referendum costituzionale, ed assessore dei Lavori pubblici della Giunta guidata da Francesco Pigliaru, ha commentato il risultato che ha portato alle dimissioni del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, con un intervento nel suo sito internet http://www.sardegnaeliberta.it/ che pubblichiamo integralmente.

Abbiamo vinto. Più spazi per l’indipendenza.

di Paolo Maninchedda

Se c’è una cosa da evitare è il trionfalismo.
Una vittoria referendaria non è mai una vittoria che una singola parte politica possa intestarsi. I toni di Grillo e Salvini sono abusivi. Tanti democratici e indipendentisti convinti europeisti, tolleranti, pacifisti, che non hanno niente a che fare con loro, hanno votato NO.
I toni di Renzi dopo la sconfitta sono stati apprezzabili, da autentico democratico. Direi che due punti sono molto chiari:
1) in Sardegna c’è lo spazio politico perché l’indipendentismo democratico, europeista e pluralista, si affermi e costruisca uno scenario politico diverso rispetto allo schema italiano. Il Partito dei Sardi da tempo chiama questo spazio il luogo di costruzione di una grande forza politica plurale che chiamiamo Partito della Nazione Sarda;
2) il Pd che ha perso non può che abbandonare definitivamente l’idea di governare egemonizzando lo Stato, deve obbligatoriamente riprendere le sue tradizioni e vocazioni libertarie e socialiste, deve rompere la sua subordinazione culturale al neoliberismo temperato che ha egemonizzato il ceto degli alti burocrati italiani, le aule universitarie e i giornali cosiddetti progressisti. Un Pd che si dovesse riscoprire socialista e, noi auspichiamo, il più possibile indipendentista, sarebbe di grande aiuto per scuotere e rinnovare la Sardegna e renderla più sovrana.
Una piccola riflessione sui quotidiani sardi. Come quasi tutta la stampa italiana, anche i quotidiani sardi, cartacei e digitali, hanno di fatto, con più o meno garbo, sostenuto le ragioni del Sì. Oggi si nota che sono sorpresi del voto in Sardegna e, di conseguenza, del formarsi dell’opinione pubblica in modo completamente indifferente al loro orientamento.
Gli è sfuggito che l’errore tattico del Pd è stato fare più di un centinaio di eventi muovendo i già convinti, coloro che militano. L’evento pubblico, la grande manifestazione ormai è uno strumento celebrativo, non mobilitativo, quindi non sposta un solo voto.
Gli eventi servono per costruire il repertorio simbolico di una proposta, non per convincere.
Noi abbiamo lavorato come lavorano i partiti moderni: web, facebook, cellulari, whatsapp, immagini, ironia, mail. Io poi sono tra i pochissimi della Giunta che ha preso posizione pubblica netta per il No, rilevata anche dagli organi di informazione.
Il mio partito ha elaborato uno dei pochi documenti articolati che abbiano circolato in questa campagna elettorale.
Lo dicevo nei giorni scorsi al mio stimatissimo amico Andrea Pubusa: il campo di battaglia non sono più le piazze, è la rete, i cellulari e sempre, come sempre, le case delle persone, non i leader d’ambiente. Pensare che in un paese si parla col sindaco e si sposta la popolazione è una stupidaggine.
I quotidiani sardi, se vogliono avere un futuro, devono cambiare pelle, devono comprendere che non hanno più la funzione egemone di una volta, e prima lo comprendono prima si salvano dal declino.

Paolo Maninchedda 35 copia

 

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renzi-pigliaru

L’esito del referendum ha segnato la fine del Governo Renzi ed ha portato aria di tempesta sulla Giunta Pigliaru. Se poco dopo la mezzanotte, appena si è capito che il successo dei sostenitori del NO al referendum costituzionale è divenuto definitivo, il presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, ha preso atto del risultato e lo ha commentato annunciando la fine dell’esperienza del suo Governo con le sue dimissioni (vedi il filmato allegato, tratto dal sito del Governo), il risultato maturato in Sardegna, dove le proporzioni della sconfitta sono state più schiaccianti (616.791 NO, il 72,22%, contro i 237.280 di SI’, il 27,78%), ha portato aria di tempesta sulla Giunta Pigliaru e sul Partito Democratico, il partito più rappresentativo, sia numericamente sia politicamente, della maggioranza di centrosinistra che la sostiene.

Il 72,22% di NO dei sardi è un segnale forte, fortissimo, trasmesso alla Giunta Pigliaru, anche se va sottolineato che la maggioranza di centrosinistra non ha assunto una posizione unitaria sul referendum costituzionale. In particolare, i due maggiori alleati del Partito Democratico, il Partito dei Sardi e Sinistra Ecologia e Libertà, si sono espressi apertamente e con grande forza e determinazione, contro le proposte del Governo Renzi ed hanno votato e invitato i sardi a votare NO.

Da mesi, praticamente da un anno, si parla di verifica nel centrosinistra e di rimpasto nella Giunta Pigliaru, ma fino ad oggi tutto è rimasto fermo. Il Partito Democratico già prima del referendum ha vissuto una fase di profonda crisi interna, esplosa fragorosamente con il mancato accordo sulla scelta del nuovo segretario, dopo le dimissioni dell’europarlamentare Renato Soru, con uno scontro che è arrivato, ad inizio ottobre, fino all’“onta” del commissariamento, con la nomina, su mandato del segretario nazionale Matteo Renzi, del presidente della Commissione nazionale di garanzia, il deputato veneto Gian Pietro Dal Moro, garante per la gestione del tesseramento 2016 e per tutta l’attività politica ed istituzionale in vista del prossimo Congresso regionale fissato per la fine del prossimo mese di febbraio e della campagna referendaria appena conclusa.

Per il PD sardo, alle prese con una crisi d’identità profonda dopo le pesantissime batoste elettorali subite alle ultime amministrative che hanno avuto nella perdita, per la prima volta, della guida del comune di Carbonia da parte del centrosinistra, il segnale più forte, è stato quello di resa che mortifica l’autonomia da sempre rivendicata. Ed ora la pesantissima batosta subita con il referendum, impone una verifica immediata che, inevitabilmente porterà ad un rimpasto nella Giunta Pigliaru, anche perché gli equilibri politici in seno alla maggioranza rispetto all’inizio della legislatura sono profondamente cambiati ed un’inversione di rotta appare non più rinviabile.

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Il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza (votanti 46, sì 28, no 18) il disegno di legge 382 sulle variazioni di bilancio.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Ganfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con le dichiarazioni di voto finali sul DL n. 382/A – Giunta regionale – Variazioni al bilancio 2016 ed al bilancio pluriennale 2016-2018.

Per primo ha preso la parola il consigliere di Forza Italia Oscar Cherchi che, annunciando il voto contrario del gruppo, ha affermato che «il disegno di legge non è una variazione di bilancio ma un insieme disorganico di norme alcune delle quali variano effettivamente il bilancio ma altre contengono i soliti finanziamenti a pioggia e ad hoc, una contraddizione di fondo che potrebbe portare ad una impugnazione del governo». Alcuni finanziamenti inseriti nella legge, ha ammonito Oscar Cherchi, «pur definiti urgentissimi, non potranno mai essere spesi entro il 31 dicembre».

Sempre per Forza Italia Edoardo Tocco ha criticato «la solita passerella di membri del governo impegnati a fare le vecchie promesse che per il 90% non saranno mantenute, promesse molto simili a quelle della legge che non propone un indirizzo chiaro per la Sardegna e mette assieme una serie di interventi parziali e contraddittori, e privi di un impatto positivo sul sistema economico regionale».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha sostenuto che «la legge ribalta in negativo l’atmosfera natalizia a causa del gravissimo ritardo non solo di questa legge ma di tutti i documenti di programmazione finanziaria sui quali si deve fondare una buona azione di governo». «Anche perché – ha aggiunto Rubiu – a cascata questi ritardi causano pesanti disagi per le amministrazioni locali e in definitiva per i cittadini; tutto questo dimostra l’incapacità che il governo regionale ha dimostrato in questi tre anni sotto tutti i fronti sul quali si è impegnato, a cominciare da vertenza entrate, sanità, trasporti, dovunque solo piccoli interventi che non guardano al futuro».

Il consigliere Angelo Carta, sardista, ha citato una dichiarazione del presidente Pigliaru di forte attenzione al tema delle povertà che, in effetti, è la grande emergenza della Sardegna per fare un paragone con alcune parti del disegno di legge sul bilancio. «Un lavoratore socialmente utile – ha ricordato – guadagna 350 euro al mese per 3 mesi ed un solo emendamento della maggioranza avrebbe consentito il pagamento 561 mensilità a 161 persone, mentre invece si è preferita una convenzione con associazioni datoriali, dando uno schiaffo alla povertà».

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha detto che «questa legge sarà approvata dalla maggioranza e sarà l’ennesimo atto di una programmazione sbagliata profondamente sbagliata». Con questa legge, ha sostenuto «si è nascosta molta polvere sotto il tappeto introducendo molti provvedimenti ad personam mentre restano aperti i problemi delle entrate perché i soldi da Roma non arrivano e ci si limita ad intervenire sulla sanità coprendo buchi e pagando farmaci innovativi che invece dovrebbe essere a carico dello Stato come avviene in tutta Italia». «Inoltre – ha aggiunto Alessandra Zedda – la legge è piena di norme intruse a cominciare dalla partita dei debiti fuori bilancio».

L’altro vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha sostenuto che «al posto di questa legge ci sarebbe dovuta essere la legge di stabilità ed invece, da questo errore di fondo, è nato un dibattito malato costellato da errori in cui fra l’altro ha brillato l’assenza del presidente della Regione e di tutta la maggioranza nonostante l’accordo per un confronto di merito sui contenuti». «Ecco perché – ha concluso – siamo davanti ad una legge piena di pezze e rattoppi messi assieme con filo stramato che producono un tessuto di pessima qualità, con paghette di ogni genere come quella sulle case di riposo ad Iglesias ma non ad Alghero, per non parlare della sanità».

Il consigliere Giovanni Satta (Misto) ha parlato di un teatrino di cui è stata protagonista «una maggioranza che ha accettato la consegna del silenzio imposta dalla Giunta e non ha accettato il dibattito come già visto era accaduto in occasione della riforma sanitaria, fermo restando che non è facile governare il settore dove sicuramente stiamo incrementando capitoli di spesa e dovremo continuare a farlo e dovremo pure prorogare i commissari». Dopo aver evidenziato l’intervento positivo per la stabilizzazione dei lavoratori Forestas, Satta ha criticato «la gestione dei debiti fuori bilancio, la discriminazione fra case di riposo ed i soldi alle associazioni di categoria sottratti non alle famiglie numerose, segno di una distanza epocale fra ciò che fa la Giunta e la vera situazione della Sardegna; per questo il nostro voto non potrà che essere contrario».

Il relatore della legge Franco Sabatini ha invece espresso un giudizio positivo sul provvedimento «partito come atto tecnico ma poi rivelatosi capace di recepire interventi significativi per fronteggiare gravi emergenze che hanno trovato risposta». «Abbiamo potuto fare questo lavoro – ha precisato Sabatini – perché le nostre risorse sono cresciute dopo l’uscita dal patto di stabilità sancito da un accordo con lo Stato e i dati dicono che i risultati sono buoni e lo stato dei pagamenti ha ripreso un trend positivo nel 2014 e nel 2015: abbiamo 400 milioni in più rispetto a 2014 e 800 in più rispetto a 2013 ed anche il 2016 confermerà questi dati».

Il consigliere di Forza Italia Giuseppe Fasolino ha parlato di «una legge con i peggiori difetti che la politica» affermando che «dopo tre anni l’azione di governo della Giunta va bocciata perché non ha lavorato secondo il programma ma secondo le esigenze di intercettare consensi e, infatti, se fosse durata un altro mese la campagna elettorale, in Sardegna sarebbero arrivati perfino i diamanti». Quanto alla variazione di bilancio, secondo Fasolino, «è figlia di questa logica e non c’è niente su lavoro, occupazione, povertà e urbanistica, quindi un voto contrario non solo al provvedimento ma a tutta questa parte di legislatura».

Il consigliere del Pd Piero Comandini ha annunciato che voterà due sì, a questa legge ed ad una riforma costituzionale che forse molti del centro destra avrebbero voluto sostenere, ricordando poi che, «quanto alle passerelle le faceva anche il centro destra e molto meno efficaci». La legge, ad avviso di Comandini, «interviene in modo efficace in alcuni settori, nella sanità per dare gambe alla riforma con l’elisoccorso e nel precariato con la copertura finanziaria di molte situazioni complesse; c’è ancora molto da fare ma nell’attuale situazione difficile, non certamente determinata dalla maggioranza, sono stati fatti interventi concreti e selettivi a sostegno dello sviluppo».

Il consigliere di Forza Italia Alberto Randazzo ha invece annunciato due no, alla variazione di bilancio ed al referendum. Sulla variazione di bilancio ha osservato che «ci sarebbe voluto un sussulto della maggioranza per abbattere le liste d’attesa nella sanità, uno dei buchi neri del sistema regionale, mentre invece è venuta fuori una concentrazione di norme intruse e piccole risposte, dalle consulenze alle partecipate, che non intacca i gravi problemi dell’economia regionale: lavoro e occupazione».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu si è detto convinto che quella contenuta nella legge «non è una manovra tecnica o un riallineamento di entrate e spese il frutto della scelta precisa di immettere risorse nel sistema Sardegna e di farlo a dicembre perché proprio adesso occorre accelerare le procedure di spesa». «Manteniamo tutte le nostre riserve – ha ribadito Congiu – sull’elisoccorso che per noi doveva restare fuori da questo provvedimento, ma sosteniamo la manovra e ne siamo soddisfatti perché sostiene il sistema regionale dove c’è più bisogno»

Il consigliere Mario Floris (Misto) ha annunciato il suo no al referendum in modo convinto «perché la riforma sta passando senza interlocuzione con la nostra Regione nonostante il nostro ruolo di custodi dell’autonomia, una riforma con cui sarà cancellata la specialità e con essa tutto il regionalismo a favore del ritorno di un forte centralismo dello Stato». Un errore storico, a giudizio di Floris, «perché più il mondo diventa grande e più c’è bisogno di decentramento per avvicinare le istituzioni ai cittadini, così come di un errore storico si è resa responsabile la Sardegna, unica regione dove non si è tenuto un dibattito sulla riforma costituzionale dove anzi il suo presidente ha fatto campagna per il sì ignorando totalmente il Consiglio».

Dopo Mario Floris ha preso la parola l’on. Rosella Pinna (Pd), che ha dato un «giudizio positivo sul provvedimento. Do un sì convinto oggi e uno convinto domenica», con un chiaro riferimento al referendum costituzionale. L’oratrice ha citato i passaggi della manovra e gli impegni contenuti, come l’elisoccorso e la salvaguardia dei posti di lavoro «e di tante altre emergenze, anche se le risorse limitate non ci consentono di risolvere tutti i problemi. Però da parte vostra in questi giorni abbiamo sentito troppo spesso toni sopra le righe».

A seguire è intervenuto Christian Solinas, leader del Psd’Az: «Finalmente abbiamo sentito gli interventi della maggioranza, che non me ne vorranno se osservo che sta eroicizzando una variazione di bilancio. Ossia un atto normale, che per giunta è ricco di criticità che abbiamo evidenziato. Molti che hanno citato poi questo referendum non hanno chiaro che la direzione è verso il superamento del potere legislativo delle Regioni. Non c’è niente di cui andare fieri dopo la discesa dei lanzichenecchi per portare la voce della riforma costituzionale. Votiamo dunque no oggi e anche domenica».

Per Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) «questa variazione di bilancio è iniziata in un certo modo e sta finendo peggio. Siamo partiti con un disegno di legge non positivo e ci troviamo purtroppo con un testo ancora peggiore, come quelle fatte ieri quando si sono trovate risorse per esigenze che poco hanno a che fare con interessi non collettivi». 

Ha preso poi la parola il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, che ha detto: «Siamo intervenuti poco per velocizzare l’iter di questa variazione di bilancio e fare in modo che le risorse possano essere trasferite prima possibile. I numeri peraltro parlano chiaro, su tutti i campi. E dicono che la spesa sulla sanità sta scendendo perché l’incidenza maggiore era sulle consulenze. Arriviamo ora  ad approvare la variazione: la maggioranza ha fatto il suo dovere».

Per i Riformatori sardi Attilio Dedoni ha affermato che «i toni trionfalistici non si addicono a questa manovra. Rendiconto, assestamento di bilancio: tutti gli atti li portate in ritardo. Cosa c’è da festeggiare per una variazione di bilancio? Cosa c’è da festeggiare se approverete norme che non saranno applicabili? La vostra arroganza in Aula  ha bisogno di essere placata».

Per Pietro Pittalis (Forza Italia), «i signori della Giunta, su tutti i fini economisti, avete fatto una politica sinora inadeguata rispetto ai problemi e alle emergenze della Sardegna. La povertà è in aumento e voi pomposamente celebrate questo provvedimento. In Sardegna non abbiamo l’anello al naso e non crediamo a tutto quello che propina Renzi o il presidente Pigliaru, che si è fatto promotore delle ragioni del sì. Si aprirà un problema politico il 5 dicembre, per chi non ha saputo e voluto difendere le ragioni dell’Autonomia».

Per Fabrizio Anedda (Misto) «nel finale di questo provvedimento poteva essere evitato un piccolo elenco di prebende».

Il presidente Gianfranco Ganau ha poi messo in votazione il testo e l’Aula lo ha approvato con 28 voti favorevoli e 18 contrari. A seguire, ha preannunciato la convocazione del Consiglio per martedì 6 dicembre, alle 16.00, ed ha riunito la conferenza dei capigruppo.

Consiglio regionale 1 copia

 

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Non si fermano le iniziative istituzionali per forzare la revoca delle delibere di aumento delle imposte sulle assicurazioni Rcauto, Tosap e Imposte provinciali di trascrizione dei veicoli. Aumenti disposti unilateralmente, dall’amministratore straordinario della Provincia Sud Sardegna, Giorgio Sanna.

I presidenti delle Unioni dei comuni Sulcis e Metalla e Mare hanno trasmesso alla Regione la mozione dell’Assemblea organizzata dal Sindacato Nazionale Agenti di assicurazione Sna e svoltasi a San Giovanni Suergiu con i sindaci, le forze sociali, sindacali ed imprenditoriali, le associazioni dei consumatori e degli automobilisti del Sulcis.

«Si tratta di un atto dovuto alla popolazione del Sulcis Iglesiente» – questo il commento di Gianfranco Trullu e Ferdinando Pellegrini, presidenti dell’Unione dei Comuni del Sulcis e dell’Unione Metalla e Mare.

Nella missiva inviata alla regione i presidenti delle Unioni dei comuni pongono l’accento sugli «inammissibili e inspiegabili aumenti di tasse e tributi da parte del commissario straordinario della provincia del Sud Sardegna, che vanno in aggravio alla popolazione di un territorio già vessato sotto il profilo economico e sociale» ma anche sulle direttive impartite dall’on.le Matteo Renzi, non ultimo a Fertilia, ove ha ribadito la preclusione per gli Enti di vessare il cittadino con ulteriori gravi impositivi.

In conclusione della lettera, Trullu e Pellegrini inviano all’assessore agli Enti locali, Cristiano Erriu, la richiesta di incontro urgente su quanto esposto nel documento dell’Assemblea di San Giovanni Suergiu e sui rimedi da adottarsi.

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“Fai come CasaPound: al referendum vota no” è il testo degli striscioni che i militanti di CPI hanno affisso su muri e cavalcavia della provincia mercoledì scorso per contestare l’arrivo del premier Matteo Renzi nell’isola.

«Abbiamo voluto accogliere Renzi in città facendogli il verso delle demonizzazioni che ha mosso nei confronti del nostro movimento in vista del referendum – si legge nella nota diramata da CasaPound – la nostra è una risposta concreta per le strade e le piazze della città, contrapposta alla sua onnipresenza televisiva e ai suoi trucchetti per circuire gli italiani all’estero.»

Gli striscioni sono stati posizionati anche lungo il tragitto che il premier ha percorso in auto per arrivare a Santa Margherita di Pula, dove ha incontrato il presidente cinese Xi Ji Ping.

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Eurallumina 15 settembre 2016 5

Si è svolto ieri, 17 novembre, in una sala riunioni dell’aereoporto di Elmas, un incontro tra il presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, presente il presidente della Regione, Francesco Pigliaru ed alcune delegazioni dei lavoratori impegnati nelle più difficili vertenze industriali in Sardegna e del resto d’Italia. Antonello Pirotto, a nome della RSU Eurallumina, ha illustrato lo stato attuale del percorso autorizzativo, che si concluderà come annunciato dall’assessore dell’Ambiente, Donatella Spano, indicativamente entro il 20 dicembre 2016, con una nuova conferenza dei servizi, per il progetto di ripresa produttiva del primo anello della filiera dell’alluminio. Antonello Pirotto ha chiesto la «conferma ed un ulteriore impulso al sostegno istituzionale già espresso, in concorso con la Regione Sardegna», per la conclusione positiva che – si legge in una nita della RSU Eurallumina – «ratifichi gli accordi, il protocollo d’intesa ed il contratto di sviluppo, obiettivi raggiunti con anni di lotta e sacrifici dai lavoratori in tuta verde  e possa consentire lo sblocco degli investimenti da parte della RUSAL, che ammontano a oltre 200 milioni di euro e che avranno ricadute occupazionali come da piano industriale, per 357 lavoratori diretti (circa 100 saranno nuove assunzioni) 270  lavoratori degli appalti per 36 mesi (150 poi stabilizzati), 200 nell’indotto (mense, trasporti, servizi, fornitori), che con il moltiplicatore economico statistico per l’area di crisi del Sulcis Iglesiente 1 a 3 (ogni busta paga ne ingenera altre due), supera le 1.500 persone, e che con i nuclei familiari arrivano a 5.000».

Al presidente Renzi, ai sottosegretari Claudio De Vincenti e Luca Lotti e al capo della segreteria Nicola Centrone, la RSU Eurallumina, ha consegnato un documento aggiornato e dettagliato sugli ultimi passaggi dell’iter procedurale in corso di svolgimento.

Come annunciato e messo in atto, si moltiplicano le iniziative della RSU e dei lavoratori Eurallumina, con l’approssimarsi delle scadenze dettate dalle norme previste dall’iter autorizzativo.

Nuovo presidio stamane, in via Roma, a Cagliari, davanti all’assessorato dell’Ambiente della Regione Sardegna, titolare del procedimento in carico al Servizio Valutazioni Ambientali della Regione Sardegna, insieme al settore Ambiente dell’ex provincia Carbonia Iglesias, avviato ufficialmente il 29 settembre 2016, che si concluderà nei termini normativi dei 60 giorni, il 28 novembre 2016.

La manifestazione è inserita nel programma tracciato dall’avvio dell’iter autorizzativo con una mobilitazione permanente , la tredicesima a partire dal 1° settembre scorso, la ventiquattresima nel corso del 2016, a cui vanno sommate le iniziative messe in atto a Roma verso le altre componenti istituzionali.

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«Con la nostra iniziativa, insieme a quella di alcuni parlamentari sardi, sindacati ed associazioni, riteniamo di aver dato un contributo importante al riconoscimento dei diritti di tanti lavoratori sardi esposti all’amianto, finora ingiustamente discriminati.»

Lo ha dichiarato la consigliera del Pd Daniela Forma che, con il capogruppo di Sel Daniele Cocco, ha presentato un’interrogazione per sollecitare il presidente della Regione «ad un concreto e celere impegno del Governo a sostenere gli emendamenti presentati alla legge di stabilità 2017, presentati da diversi parlamentari sardi, che puntato al riconoscimento da parte dell’Inps dei benefici previdenziali previsti per le esposizioni ultradecennali all’amianto».

«Si tratta in sostanza – ha aggiunto Daniela Forma – di intervenire a favore non solo dei lavoratori dell’ex polo chimico di Ottana, ma anche di quanti (non solo sardi) hanno presentato a suo tempo le domande senza risposte positive ed ora potranno beneficiare della riapertura dei termini, pur trovandosi in pensione o in mobilità.»

La nostra proposta ha ricevuto numerose adesioni, ha poi affermato il deputato di Sinistra Italiana-Sel Michele Piras, firmatari degli emendamenti, «segno che sta facendo sempre più strada la precisa volontà di chiudere una nebulosa stagione industriale in cui si è fatto un uso massiccio dell’amianto, non solo nei siti produttivi, determinando conseguenze gravissime per i lavoratori, molti dei quali hanno perso la vita o contratto gravi malattie permanenti».

A nome della Cgil Salvatore Pinna ha definito la battaglia parlamentare per il riconoscimento dei diritti degli ex esposti all’amianto come un «dovere verso una classe operaia che ha lavorato in condizioni pericolosissime senza i livelli minimi di sicurezza» mentre Sabina Contu, rappresentante dell’associazione degli ex esposti all’amianto, ha sostenuto che «siamo davanti ad una svolta per i lavoratori sardi, anche in mobilità, che avrebbero dovuto essere in pensione già da 10 anni». «E’necessario – ha concluso – che il presidente del Consiglio Matteo Renzi ed il presidente della Regione Francesco Pigliaru si impegnino a fondo, nelle rispettive competenze, per arrivare ad una soluzione positiva che interessa in Sardegna come nel territorio nazionale decine migliaia di lavoratori.»

“Accorpare le facoltà di Medicina di Cagliari e Sassari cancellando la prima a vantaggio della seconda, è una follia degna soltanto del Governo di Matteo Renzi e del suo cavallo di Troia Francesco Pigliaru. Se la notizia venisse confermata, ci troveremmo di fronte a uno scippo (l’ennesimo) della peggior fatta, compiuto a danno della Sardegna e dei sardi. Pigliaru smentisca immediatamente e rassicuri le migliaia di studenti e tutti i cittadini che non tollererebbero l’ulteriore smacco di un Governo nemico dei sardi.”
Lo scrive, in una nota, Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo Forza Italia Sardegna.
“Non resteremo a guardare mentre Renzi e il suo braccio armato Francesco Pigliaru portano avanti il progetto di demolizione dei servizi al cittadino, siano essi sanitari o di istruzione – aggiunge Ignazio Locci -. Vorremmo capire se questa presunta trattativa tra Governo e Regione riguarda anche i rettori o se, invece, sono anche loro semplici vittime delle scelte scellerate di Governo e Regione. Siamo stufi e non abbiamo alcuna intenzione di tollerare che un altro pezzo di Sardegna venga cancellato da burocrati infidi. A questo punto ci aspettiamo che il prossimo passo sia quello di accorpare gli Atenei di Cagliari e Sassari. Diciamo basta – conclude Ignazio Locci – e chiediamo al Presidente della Regione di smentire o, se fosse confermata la notizia, di ribellarsi facendo una buona volta gli interessi dei sardi.”

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«Con la legge finanziaria del 2017, il governo nazionale dà uno schiaffo al diritto allo studio, introducendo un nuovo e incomprensibile balzello: il “contributo onnicomprensivo per i servizi”, che andrà a sommarsi alle consuete tasse, spesso già salate. Sono convinto che di fronte a una simile possibilità, i rettori non sapranno resistere alla tentazione di mettere le mani in tasca agli studenti e, soprattutto, alle loro famiglie. Del resto, non sarà difficile trovare una scusa che giustifichi un incremento delle rette.»

Lo scrive in una nota Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo Forza Italia Sardegna.

«Questa è la strategia che adotta Matteo Renzi, evidentemente poco sensibile al diritto allo studio, per favorire i giovani che ambiscono a crearsi un futuro perseguendo la strada dell’istruzione. Una decisione, quella del governo, che obbliga le Regioni a un supplemento di responsabilità, pena le proteste dei rettori e dei solerti rappresentanti degli studenti. Mi auguro – conclude Ignazio Locci – che una decisione così sconsiderata e irresponsabile venga rivista, tenendo a mente che il diritto allo studio è sacrosanto e irrinunciabile.»

Ignazio Locci 2 copia