29 March, 2024
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Il tema delicato del linguaggio giornalistico quando affronta i temi della salute mentale verrà sviluppato martedì prossimo, 28 novembre, a Cagliari nel corso di un seminario dal titolo “Le parole della psichiatria nella cronaca giornalistica”. L’incontro avrà inizio alle 9.30, presso l’aula della Clinica Psichiatrica dell’Università, in via Liguria 13 e si concluderà alle 14.30.

Il programma, curato dalla SIP ((Società Italiana di Psichiatria), in collaborazione con UNAMSI (Unione Nazionale Medico Scientifica di Informazione), prevede un’intera mattinata di interazione tra giornalisti e specialisti della salute mentale

Dopo l’introduzione di Carlo Buffoli, Capo ufficio stampa SIP e di Francesco Birocchi (presidente dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna, interverranno

Bernardo Carpiniello (professore ordinario di psichiatria all’Università di Cagliari, direttore Struttura Complessa di Clinica Psichiatrica, Azienda Ospedaliero Universitaria di Cagliari, residente della Società Italiana di Psichiatria (SIP) sul tema “Le parole della psichiatria, i numeri delle malattie mentali, l’algoritmo narrativo e le fonti”.

Liliana Lorettu (professore associato di psichiatria all’Università di Sassari, direttore Clinica Psichiatrica, Azienda Ospedaliero Universitaria di Sassari e presidente della Società Italiana di Psichiatria Forense) sul tema: “Disturbi mentali e devianza: evidenze, controversie, pregiudizi, timori, problemi. Il Rapporto tra psichiatria e giustizia”.

Federica Pinna (professore associato di psichiatria, Università di Cagliari, dirigente medico della Struttura Complessa di Clinica Psichiatrica, Azienda Ospedaliero Universitaria di Cagliari, Segretario Regionale Sardegna, Società Italiana di Psichiatria) sul tema: “Lo stigma e la salute mentale. Comportamenti e linguaggi contro l’isolamento e lo stigma del paziente”.

La partecipazione darà diritto a 5 crediti formativi per i giornalisti.

 

E’ un fenomeno che fa paura: l’anno scorso le vittime di femminicidio nel nostro Paese sono state 120. Si calcola inoltre che, in Italia, almeno sette milioni di donne abbiano subito qualche forma di violenza nel corso della loro vita. Nonostante la cultura generale si stia evolvendo la situazione continua ad essere molto grave.

Quali sono gli stereotipi che continuano a resistere? Quale è la percezione della violenza di genere? Quale il ruolo che ha svolto e continua a svolgere l’informazione?  Se ne parlerà a Sassari, mercoledì 29 novembre, in un seminario dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna dal titolo: “Narrazione della violenza e del femminicidio, standard e stereotipi”.

Si svolgerà presso l’Auditorium del Carmelo, Viale Umberto I° – Piazza Colonnello Gavino Serra, 9, dalle 14.00 alle 17.00.

Introdurrà i lavori Francesco Birocchi (presidente Odg Sardegna). Interverranno quindi Francesca Garbarino (criminologa e responsabile del Cipm (Centro per la mediazione sociale e penale del Comune di Milano), Marisa Cantaluppi (psicologa e psicoterapeutica) e Nicoletta Malesa (presidente del Centro ascolto uomini maltrattanti nord Sardegna)

Ai giornalisti partecipanti verranno assegnati 5 crediti formativi.

 

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Si è conclusa venerdì sera ad Oristano, la due giorni di convegni aperta a Nuoro il 18 maggio ed organizzata dal CAM Nord Sardegna (Centro Ascolto Uomini Maltrattanti), dal titolo “Fondamentale Cambio di Paradigma nel contrasto alla violenza di genere – Perché aiutare gli uomini”, che ha visto l’alternarsi, al tavolo dei relatori, di interventi mirati a cura di professionisti del settore, provenienti dall’ambito legislativo, come il dott. Andrea Moi, psicologo e Giudice onorario della Corte d’Appello di Cagliari e il sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Nuoro, il dott. Giorgio Bocciarelli, insieme all’avv. Francesco Lai e la dott.ssa Marianna Chessa; sanitario, con la direttrice del distretto sanitario di Nuoro, la dott.ssa Gesuina Cherchi e il dott. Gianfranco Pitzalis, direttore DSMD per Oristano; della comunicazione, del sociale e del mondo associazionistico con la FIDAPA.

Ad emergere un dato su tutti: «L’ostacolo maggiore è rappresentato dal pregiudizio legato alla possibilità di cambiamento di un uomo autore di violenza, manifesto con reazioni legittime ed illegittime, che si riflettono sul lavoro che noi portiamo avanti con gli uomini».

Una prima analisi fornita dalla presidente del Centro, la dott.ssa Nicoletta Malesa: «Non si comprende la finalità del servizio, il nostro non è e non sarà mai un servizio di antitesi a quello dei Centri Antiviolenza, tutt’altro rappresenta un servizio a supporto, un percorso in parallelo». Una domanda rappresentativa quella che ha fatto da sottotitolo all’evento – Perché aiutare gli uomini – decisiva per comprendere il cambiamento da attuarsi: «Dobbiamo cambiare il modo di percepire l’uomo, uscire dalla solita questione – Voi difendete gli uomini – per capire che non difendiamo nessuno, bensì aiutiamo le persone a combattere un problema che coinvolge l’intero ambito famigliare e tutta la nostra società, attraverso un servizio di contrasto alla violenza che pone al centro la sicurezza della donna».

Frasi scaturite dalla dott.ssa Nicoletta Malesa, schierata da anni nella lotta contro la violenza sulle donne, per l’occasione in veste di moderatrice, per dare voce e spazio alle autorità delle Forze dell’ordine presenti, dal Primo dirigente della PS, dirigente divisione polizia anticrimine della Questura, dott. Domenico Nicola Chierico, per Nuoro, e il dott. Giuseppe Scrivo per Oristano, che hanno posto l’accento su uno strumento legislativo recente, ma efficace come l’ammonimento del Questore, fino al Primo dirigente della PS del servizio centrale operativo della direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato, la dott.ssa Maria Carla Bocchino, giunta da Roma per l’occasione, che ha sottolineato la necessità di «misure tese più al recupero che alla carcerizzazione» perché «non si tratta di un problema solo italiano, né di un fenomeno criminale, in quanto nessuno di noi può dire di esserne immune, senza considerare che capire le dinamiche della violenza, calibra la capacità di primo intervento».

Parola d’ordine “formazione”,dunque, da estendere a tutti gli operatori come priorità, tesa al fine di comprendere l’importanza di un percorso in parallelo. La Bocchino ha inoltre posto l’accento su alcune criticità: «Si sono scatenate molte conflittualità tra Centri Antiviolenza e Centri per Uomini, perché c’é un retro pensiero per cui sostenere l’uomo autore di violenza, porti via delle risorse economiche».

Sicurezza, ma anche comunicazione mediatica in chiave di responsabilità del linguaggio specifico e della diffusione delle notizie, trattata nell’intervento della vice capo redattrice del TGR Rai Sardegna, la dott.ssa Flavia Corda: «Come giornalisti dobbiamo impegnarci perché troppe volte la narrazione porta a giustificare, si tratta di un cortocircuito che deve essere fermato, o continuerà a portare avanti stereotipi».

Dopo aver posto l’accento sulla “responsabilità delle parole” ed aver ripercorso con esempi pratici gli errori troppo spesso commessi dai mass media, la Corda ha ricordato l’importanza del recupero, appartenendo alla SDR (Associazione Socialismo Diritti e Riforme) che la porta settimanalmente a tenere dei colloqui con i detenuti.

Una due giorni intensa che rende difficile riportare in un articolo tutti gli interventi e persino i saluti, tra cui quelli portati dalla dott.ssa Gabriella Murgia, presidente regionale Commissione Pari Opportunità, dimostratisi di particolare incoraggiamento a proseguire il servizio, con un sostegno fondato e palesato durante il dibattito finale, segnale che qualcosa sta cambiando nella lotta contro la violenza sulle donne, in cui sembra comprendersi il vero significato del lavoro di squadra, per portare a casa il medesimo risultato: la tutela e la sicurezza delle donne, sulle quali «non può pesare l’intero onere dell’uscita dalla violenza».

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Convegno Olbia 1 Convegno Olbia 2

Ieri a Olbia si è svolto il convegno “Uomini maltrattanti. Profili giuridici: metodologia di intervento e presa in carico. L’importanza del lavoro di rete”. Professionisti del settore si sono confrontati per quattro ore su un tema estremamente delicato che, purtroppo, è piuttosto diffuso anche in Gallura. E i relatori hanno spiegato  una dinamica che si discosta da logiche stereotipate e che non sempre viene considerata: il vero problema da risolvere è nella testa degli uomini ma questo, troppo spesso, non avviene. I casi riportati non contemplano le complicanze o le deviazioni comportamentali scatenate da altre patologie, come l’abuso di sostanze tossiche o malattie mentali. La casistica oggetto del convegno ha riguardato esclusivamente il fenomeno degli uomini maltrattanti che, spesso, riferiscono di sentirsi maltrattati: picchiano la coniuge perché si sentono oppressi e repressi.

«Ho sbagliato ma è colpa sua» è una delle frasi tipiche. Gli uomini maltrattanti non sono realmente coscienti di ciò che fanno e non sono in grado di analizzare razionalmente i loro comportamenti. Si sentono autorizzati a usare la forza per sfuggire a una prigionia che, in realtà, esiste solo nella loro mente. Questo è ciò che raccontano: «Mia moglie ha un carattere tremendo, sbraita continuamente»; «Mia moglie mi toglie serenità e libertà»; «Mi impedisce di vivere la mia vita». Il lavoro scientifico e professionale del Centro di Ascolto Uomini Maltrattanti è quello di «smontare una per una le loro convinzioni e smantellare le giustificazioni che si sono ritagliati, incrinare le loro certezze e l’idea che hanno ragione loro» come ha spiegato la presidente nazionale del CAM, Alessandra Pauncz. La logica è stringente: se si interviene solo in difesa delle donne e non anche sull’uomo che si è reso colpevole di atteggiamenti vigliacchi e violenti, non si risolverà il problema alla radice: facilmente l’uomo maltrattante ripeterà i suoi comportamenti e diverrà recidivo.

Il questore di Sassari, Pasquale Errico, ha raccontato un caso di violenza domestica che si è verificato in Campania alcuni anni fa e che lo ha visto coinvolto in prima persona: «Qualche anno fa, a Napoli, ho avuto a che fare con un caso che mi ha scosso: decisi di arrestare un uomo, un ex campione olimpionico, che aveva brutalmente malmenato sua moglie la quale aveva, in braccio, il figlio molto piccolo. Lei, disperatamente, cercava di proteggerlo e incassava tutti i colpi destinati anche al bambino. Intervenimmo in seguito a una richiesta di intervento e scoprimmo che le violenze si protraevano da tempo. Ma lei non aveva mai denunciato l’uomo».

Bibiana Pala, dirigente della Squadra mobile di Sassari, ha spiegato che «molto spesso le denunce non vengono effettuate. Per paura, sospetto, diffidenza verso le istituzioni. Hanno anche paura di non essere creduti».

Liliana Pascucci, responsabile del consultorio di Olbia, intende chiedere alla Regione «un intervento deciso per creare una Rete di servizi in grado di aiutare e sostenere le donne maltrattate e di intervenire anche nei confronti degli uomini maltrattati in maniera costruttiva, per risolvere il problema dalla radice».

Nicoletta Malesa, presidente del CAM Nord Sardegna: «Spesso gli uomini diffidano dei servizi proposti. Noi ci impegniamo per fare in modo che si superino queste diffidenze. Lavorare in questo modo significa interrompere il ciclo della violenza».