25 April, 2024
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I controlli antifumo si intensificano all’interno dell’Aou di Sassari, grazie anche all’azione dei carabinieri del Nas che, nei giorni scorsi, hanno sanzionato una decina di persone. Si tratta di cittadini sorpresi a fumare all’interno del perimetro del presidio ospedaliero dell’Aou di Sassari.

Dal 2003 la legge numero 3, all’articolo 51, dà disposizioni per la tutela della salute dei non fumatori. Disposizioni che nel 2016, con il decreto legislativo numero 6, sono state ulteriormente rafforzate con l’estensione del divieto di fumo nelle aree ospedaliere, sia all’interno delle strutture che all’esterno.

Nei presidi ospedalieri dell’Aou sono presenti numerosi cartelli che ricordano il divieto di fumo in tutta l’area ospedaliera, sia all’interno che all’esterno degli edifici. La segnaletica informa anche della sanzione che viene comminata ai trasgressori, oltre a ricordare che il divieto di fumo si applica anche alle sigarette elettroniche.

Ecco, allora, che le sanzioni fatte dai Nas nei giorni scorsi vanno verso la linea intrapresa dalla direzione aziendale, che punta a tutelare la salute dei pazienti e di tutti i cittadini che frequentano le strutture ospedaliere sassaresi.

«È importante ricordare che non è possibile fumare nei cortili e nelle pertinenze degli ospedali – afferma il direttore sanitario dell’Aou Nicolò Orrù – perché è sia un fatto di salute, di rispetto del malato e dei non fumatori, ma anche di prevenzione del rischio incendi. Non si dimentichi, inoltre, che vogliamo tenere in ordine e pulite le aree degli ospedali e degli uffici, evitando l’abbandono di cicche di sigaretta.»

Ai maggiori controlli sul rispetto del divieto di fumo, l’Aou di Sassari ha affiancato anche un’attività di sensibilizzazione alla disassuefazione da fumo di sigaretta. Si tratta dei programmi che vengono portati avanti dall’ambulatorio del fumo della clinica di Pneumologia diretta dal professor Pietro Pirina.

Nell’ambulatorio disassuefazione da fumo ogni mese si svolge un corso di tre sedute, con successivi controlli mensili. Dal 2006 a oggi, sono circa un centinaio all’anno gli utenti che partecipano al ciclo di incontri organizzato dall’ambulatorio gestito dal medico referente Francesca Polo.

Il fumo di tabacco rappresenta la principale causa prevenibile di morbilità e mortalità a livello globale. Sono circa 90mila ogni anno in Italia i morti per patologie correlate al fumo. Secondo alcuni dati recenti, in Sardegna fuma circa il 27 per cento della popolazione, mentre la prevalenza di fumatori nel sassarese è pari al 28 per cento.

Gli interessati ad intraprendere un percorso di disassuefazione da fumo possono chiamare ai numeri 079 228370 e 079 2151095 per ricevere maggiori informazioni.

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Una “missione” Ecmo mobile, con il macchinario per ossigenare il sangue artificialmente, che ha consentito di prestare soccorso e trasportare a Sassari, nella Rianimazione del Santissima Annunziata, un paziente ricoverato all’ospedale di Lanusei con una gravissima forma di polmonite da influenza H1N1. Quindi un’operazione che ha permesso la nascita di due piccoli gemelli da una mamma, ricoverata a Sassari nella Rianimazione di viale San Pietro, con complicanze respiratorie dovute a sindrome influenzale.

Sono i due eventi eccezionali che oggi hanno visto impegnati i medici delle Rianimazioni dell’Aou sassarese.

Gli interventi sono stati presentati questo pomeriggio nella sede della direzione dell’Aou di Sassari in una conferenza stampa alla quale hanno partecipato il direttore generale dell’Aou Antonio D’Urso, il direttore sanitario dell’Aou Nicolò Orru, il direttore della Rianimazione universitaria Pier Paolo Terragni, il responsabile della Rianimazione dell’ospedale SS. Annunziata Luigi Solinas, il direttore di Cardiochirurgia Michele Portoghese, il coordinatore della Rianimazione del SS. Annunziata Alessandro Nasone, il tecnico perfusionista Gianni Faedda, quindi la responsabile dell’Anestesia Rianimazione dell’ospedale di Lanusei Assunta Marongiu e il dirigente medico dello stesso reparto Francesco Loddo.

La missione Ecmo mobile realizzata dall’equipe dell’Aou di Sassari, durata circa nove ore, è la prima effettuata in Sardegna all’esterno di un ospedale dove questa tecnica viene applicata di solito.

L’Ecmo, ‘extracorporeal membrane oxygenation‘ cioè l’ossigenazione extracorporea a membrana, è una tecnica di circolazione artificiale utilizzata in ambito di terapia intesiva per trattare pazienti con insufficienza cardiaca e/o respiratoria acuta grave potenzialmente reversibile ma refrattaria al trattamento convenzionale e ventilatorio.

Le Rianimazioni dell’Aou di Sassari sono centro di riferimento regionale per l’insufficienza respiratoria acuta, Cres, e sono inserite nella rete nazionale “Respira”, specializzata nel trattamento delle insufficienze respiratorie acute severe.

«Questi sono eventi importanti – ha detto il direttore generale Antonio D’Urso – che dimostrano la capacità di dare risposte di grande valore. L’Aou può dimostrare e dimostra di avere grandi professionalità.»

Un intervento, quello svolto con l’Ecmo mobile, che mette in evidenza il concetto di rete e sinergia tra gli ospedali della regione. «Avere un riferimento regionale ci rende felici – ha detto Assunta Marongiu – ed è importante per la messa in rete di professionalità e tecnologie».

Il concetto di rete è stato messo in luce anche da Luigi Solinas che questa mattina ha guidato l’equipe che ha effettuato l’intervento. «Abbiamo messo insieme professionalità che già esistevano ed è stato realizzato un intervento eccezionale. Anche con il coordinamento di personale e di ospedali che sono distanti tra loro 240 km», ha detto.

Di rete tra Terapie intensive ha parlato invece Pierpaolo Terragni, ricorrdando che «Sassari fa parte di una rete di terapie intensive che gestiscono al meglio la complessita della gestione dell’insufficienza respiratoria. La nostra struttura è nelle condizioni di raggiungere i pazienti che non riescono ad essere centralizzati e metterli in Ecmo come è avvenuto oggi».

Ieri pomeriggio i medici dell’Anestesia e rianimazione dell’ospedale “Nostra Signora della Mercede” di Lanusei hanno contattato il centro di Sassari per il progressivo peggioramento di un paziente 50enne, ricoverato con una gravissima forma di polmonite da influenza H1N1.

I medici della Rianimazione di Sassari hanno fornito le prime indicazioni utili a prestare cure immediate e applicare una “rescue therapy”. Il quadro clinico del paziente, nonostante la terapia di salvataggio, ha richiesto l’intervento di ossigenazione artificiale Ecmo.

Da Sassari, intorno alle 19,30, si è messa in moto alla volta dell’ospedale Ogliastrino l’equipe di Sassari, formata da un anestesista, un cardiochirurgo, un perfusionista messo a disposizione della ditta Medical che da anni collabora con l’Aou per le assistenze cardiochirurgiche, e un infermiere specialista in area critica. L’equipe, una volta arrivata sul posto, ha allestito il macchinario composto da una pompa-sangue, un ventilatore meccanico ad alte prestazioni, due bombole di ossigeno per la ventilazione e una serie di monitor per il controllo cardiocircolatorio. Un’operazione necessaria per il trasferimento in sicurezza del malato con l’ambulanza medicalizzata a Sassari: procedura questa che viene definita in gergo tecnico «centralizzazione del paziente». Alle 6.00 di questa mattina il paziente è stato ricoverato nella rianimazione dell’ospedale civile di via De Nicola.

La collaborazione degli anestesisti-rianimatori dell’ospedale di Lanusei, che hanno seguito le indicazioni telefoniche del centro di Sassari, e la loro competenza nel supportare il paziente, nell’attesa dell’arrivo dell’unità Ecmo mobile, hanno permesso l’esito favorevole dell’intera missione.

»Ad oggi – fanno sapere dalla Rianimazione – sono stati ricoverati nelle terapie intensive dell’Aou di Sassari pazienti con diverse complicanze, prevalentemente di tipo respiratorio, dovute alla sindrome influenzale.»

In evidenza tra questi casi quello di una paziente 30enne, in stato di gravidanza alla ventisettesima settimana, che questa mattina ha dato alla luce due gemellini in buona salute. La donna, in condizioni generali critiche, è ricoverata in terapia intensiva dal mese di gennaio ed è seguita da una equipe multidisciplinare formata da ginecologi, ostetriche, neonatologi, anestesisti-rianimatori dell’Aou delle Cliniche di San Pietro.

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L’obiettivo è evitare, da una parte, il sovraffollamento dei reparti e, dall’altra, che i cittadini ricoverati stiano sulle barelle perché, se si deve “rendere migliore l’esperienza del paziente in ospedale”, è necessario garantire la dignità della persona nelle diverse fasi di cura. Proprio a questo mira la circolare della direzione medica di presidio dell’Aou di Sassari del 9 agosto scorso, con la quale sono stati indicati una serie di criteri di priorità per il ricovero dei pazienti in periodi di maggiore criticità.

Così, è previsto che il ricovero debba avvenire nei reparti di competenza specialistica sino a esaurimento dei posti letto. Quindi il ricovero è “in appoggio” nelle unità operative più vicine al reparto di competenza e, infine, esauriti i posti letto nel reparto più vicino, il ricovero avviene “in appoggio” anche nei reparti più distanti, ovunque vi siano posti letto liberi.  Non sono considerati reparti appoggio Cardioanestesia, Utic, centro ustioni, stroke unit, Rianimazioni, Neonatologia, Pediatria, Ematologia, Neuropsichiatria infantile e Spdc.

E che questo sia un periodo critico lo dimostrano anche i dati del rapporto Influnet, redatto sulla base dei risultati nazionali e regionali relativi alla sorveglianza epidemiologica delle sindromi influenzali, elaborato dal dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore della Sanità. L’incidenza nell’isola viene considerata di livello “alto”.

Nell’ultima settimana dell’anno in Sardegna è stato registrato un brusco aumento del numero di casi con un livello di incidenza dell’11,66 casi per mille assistiti. Nella fascia di età 0-4 anni l’incidenza è stata pari a 19,57 casi per mille assistiti, nella fascia 5-14 9,9, nella fascia 15-64 11,26 e tra gli individui di età pari o superiore a 65 anni è stata pari a 6,77 casi.

Nel periodo dal 20 dicembre 2017 al 3 gennaio 2018 al pronto soccorso del Santissima Annunziata è stato registrato un numero di accessi pari a 1.785 e di questi, 449, si sono trasformati in ricovero. In questo periodo la media di ricovero giornaliera è stata pari a 30,8, superiore alla media giornaliera annua dell’intero 2017 che è stata pari a 29,3 ed ancora più alta di quella del 2016 pari a 28,7. Si tratta per la maggior parte di anziani con sindrome influenzale e problematiche cardio respiratorie.

«È una situazione che ha determinato un’elevata affluenza al pronto soccorso e nei reparti di degenza internistica – afferma il direttore sanitario dell’Aou di Sassari Nicolò Orrù – non certo paragonabile a quanto sta avvenendo in Gran Bretagna dove, per l’alto numero di ricoveri a causa dell’influenza, sono stati annullati numerosi interventi chirurgici. È vero l’ospedale diventa il punto di riferimento e spesso ci si trova a fronteggiare afflussi elevati. Anche per questo è importante recarsi al pronto soccorso in caso di emergenza e negli altri casi, come per l’influenza, rivolgersi al proprio medico di famiglia. Quest’ultimo conosce bene il proprio assistito e, se necessario, sarà lui a indicare la necessità di rivolgersi alle strutture ospedaliere.»

Per la direzione aziendale, allora, la riduzione degli accessi passa anche attraverso l’attivazione sul territorio di ambulatori di primo intervento che, dove attivati, svolgono una importante funzione di filtro. «Un ulteriore effetto positivo contro il sovraffollamento – riprende Nicolò Orrù – sarebbe l’avvio, in stretta collaborazione con il territorio, di percorsi di dimissione più celeri per i pazienti fragili e non autosufficienti».

Il tema dell’incremento di ricoveri e delle dimissioni difficili è stato affrontato di recente, durante una riunione che ha messo allo stesso tavolo la direzione aziendale dell’Aou, quella medica del presidio ospedaliero, quella delle professioni sanitarie e del pronto soccorso. È emerso che sono state adottate misure straordinarie che, in alcuni casi hanno richiesto l’utilizzo delle barelle in reparto rispetto alla dotazione di posti letto standard: «Una situazione che, però, non si é mai protratta oltre le 24 ore. Si tratta di un periodo di grande attività – conclude il direttore sanitario – e per questo voglio ringraziare gli operatori per il loro impegno e dedizione».

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Un incontro per salutare i dipendenti e i direttori delle strutture e dei reparti dell’Aou, un’occasione per porgere gli auguri di buone feste e ricordare che «questa è un’azienda con grande vitalità, capacità di risposta sotto il profilo professionale e non soltanto medico ma di tutte le rappresentanze sanitarie e tecniche». Ecco allora che «vederci assieme testimonia la reale condivisione di intenti per un hub che è invidiato a livello regionale».

Così ieri il direttore generale dell’Aou Antonio D’Urso e il rettore dell’Università di Sassari Massimo Carpinelli si sono rivolti alla numerosa platea di direttori, dirigenti medici, infermieri e personale amministrativo presenti nell’aula Longinotti della palazzina di Malattie infettive. Un incontro, quello dei saluti natalizi, che la direzione aziendale ha voluto proporre anche quest’anno e che vuole far diventare un appuntamento fisso. Alla riunione erano presenti anche il direttore sanitario Nicolò Orrù e il direttore amministrativo Lorenzo Pescini.

«Il nostro obiettivo, assieme a voi – ha aggiunto il manager –, è quello di far crescere questa Azienda, perché la città e il Nord Sardegna ne hanno bisogno. Assieme all’Università siamo l’insediamento produttivo tra i più importanti e credo ci siano tutti gli ingredienti, umani e professionali, tecnologici e strutturali.»

Il direttore generale ha informato la platea che a breve partiranno i lavori per l’accantieramento del nuovo ospedale, ha ricordato l’impegno assunto per gli investimenti e le numerose assunzioni e stabilizzazioni avviate nell’arco del 2017.

Un passaggio quindi sui fondi contrattuali e sul lungo e scrupoloso lavoro portato avanti dagli uffici. «Un lavoro – ha detto ancora Antonio D’Urso – che ci ha consentito di arrivare a conclusione per la parte del comparto e tecnica amministrativa». Resta ancora, invece, da definire la parte della dirigenza medica, con un passaggio tecnico che dovrà essere affrontato con la Regione che ha dato la sua disponibilità.

Il rettore Massimo Carpinelli ha voluto rimarcare la sua particolare attenzione nei riguardi dell’Azienda ospedaliero universitaria. «Dopo una prima fase riorganizzativa – ha detto – adesso vedo un forte interessamento verso l’Aou che è diventata un punto di riferimento. È un hub importante e questo comporta la necessità affrontare alcune problematiche che sono ben presenti. Credo che, alla fine, i migliori giudici del nostro lavoro sono i cittadini che dobbiamo servire».

È tempo di auguri anche oggi. E così il direttore sanitario Nicolò Orrù, quindi il direttore del presidio ospedaliero Bruno Contu con la dirigente della Pediatria Anna Maria Marinaro e la coordinatrice Clara Sabino hanno accolto nel reparto diretto da Roberto Antonucci i campioni della Dinamo Banco di Sardegna, di ritorno dalla trasferta di Oldenbug in Germania.

Alcuni giocatori, accompagnati dal coach Pasquini, hanno donato ai piccoli ricoverati nella struttura del Materno infantile tanti pupazzi di peluche, per allietare la loro permanenza in reparto in questi giorni di feste. Per i giocatori della Dinamo, che hanno fatto visita anche ai bimbi ricoverati in Pediatria infettivi e al day hospital, tante foto, abbracci e gli auguri dei piccoli tifosi.

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Sono 9 le strutture ospedaliere sarde tra i 306 ospedali italiani che hanno ricevuto i Bollini rosa da Onda, Osservatorio Nazionale sulla salute della donna, i Bollini Rosa sulla base di una scala da uno a tre, per il biennio 2018-2019: il presidio ospedaliero Giovanni Paolo II di Olbia (1 Bollino rosa), l’ospedale San Michele di Cagliari dell’Azienda ospedaliera G. Brotzu (1 Bollino), l’ospedale oncologico Armando Businco dell’Azienda ospedaliera G. Brotzu (1 Bollino), il presidio ospedaliero San Martino di Oristano (2 Bollini), la Casa di cura polispecialistica Sant’Elena di Quartu Sant’Elena (2 Bollini), l’Azienda Ospedaliero Universitaria di Sassari (2 Bollini), il presidio ospedaliero San Francesco di Nuoro (3 Bollini), il presidio ospedaliero SS Trinità di Cagliari (3 Bollini), il presidio Ospedaliero Duilio Casula dell’AOU di Cagliari (3 Bollini).

«Gli ospedali sassaresi si confermano ancora dalla parte della donna – afferma il direttore sanitario dell’Aou di Sassari Nicolò Orrù, che ha ricevuto 2 Bollini rosa – e i due bollini assegnati in questa edizione ci spingono a migliorare l’offerta. La recente apertura della breast unit rappresenta già un passo nella direzione della cura e dell’assistenza verso le patologie che riguardano da vicino le donne. La nostra linea, inoltre, è stata tracciata anche dal primo atto aziendale che questa azienda ha approvato di recente: da una parte la creazione del dipartimento per la Tutela della salute della donna e del bambino quindi la creazione della struttura semplice dipartimentale di Coordinamento codice rosa e vittime di violenza che troverà spazio all’interno del pronto soccorso», conclude il direttore sanitario.

La valutazione delle strutture ospedaliere e l’assegnazione dei Bollini rosa è avvenuta tramite un questionario di candidatura composto da oltre 300 domande suddivise in 16 aree specialistiche. Un’apposita commissione multidisciplinare, presieduta da Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, ha validato i bollini conseguiti dagli ospedali nella candidatura considerando gli elementi qualitativi di particolare rilevanza e il risultato ottenuto nelle diverse aree specialistiche presentate.

Tre i criteri di valutazione con cui sono stati giudicati gli ospedali candidati: la presenza di aree specialistiche di maggior rilievo clinico ed epidemiologico per la popolazione femminile, l’appropriatezza dei percorsi diagnostico-terapeutici e l’offerta di servizi rivolti all’accoglienza e presa in carico della paziente, come la telemedicina, la mediazione culturale, l’assistenza sociale.

Diverse le novità di questa edizione del Bando: sono state introdotte due nuove specialità, la geriatria e la pediatria, è stata valutata anche la presenza di percorsi “ospedale-territorio”, soprattutto, nelle aree specialistiche che riguardano patologie croniche come cardiologia e diabetologia e, nell’ambito dell’accoglienza in ospedale, da quest’anno è stato dato rilievo anche alla presenza del servizio di Pet-Therapyrivolto ai pazienti ricoverati.

Sul sito www.bollinirosa.it dall’8 gennaio 2018 è possibile consultare le schede degli ospedali premiati, suddivise per regione, con l’elenco dei servizi valutati. Tramite un apposito spazio riservato agli utenti è possibile lasciare un commento sulla base dell’esperienza personale che viene poi condiviso da Onda con gli ospedali interessati.

Come per le precedenti edizioni, anche per il prossimo biennio, grazie a un accordo con Federfarma, le 17mila farmacie distribuite su tutto il territorio nazionale forniranno alla clientela femminile indicazioni per trovare l’ospedale a “misura di donna” più vicino.

«Celebriamo quest’anno con una medaglia a tutti gli ospedali premiati i 10 anni dei Bollini Rosa: siamo partiti con 44 ospedali nella I edizione e festeggiamo oggi il traguardo di 306 ospedali. In questi anni la rete degli ospedali ‘amici delle donne’ si è allargata e solo rispetto al biennio precedente quelli nuovi sono 86 – ha affermato Francesca Merzagora, presidente di Onda -. In questo decennio sono stati fatti molti passi avanti nell’ambito della medicina di genere e la salute delle donne sta diventando un punto di attenzione per molte strutture, come dimostrano i nostri dati, ma c’è ancora molto da fare. Onda lavora a fianco di questi ospedali per promuovere un approccio ‘di genere’ nell’offerta dei servizi socio-sanitari, imprescindibile per poter garantire una corretta presa in carico della paziente in tutte le fasi della vita. La partecipazione dei Bollini Rosa alle iniziative promosse da Onda, in occasione di giornate dedicate a talune patologie femminili, mettendo a disposizione prestazioni cliniche e diagnostiche gratuite, consentono di avvicinare la popolazione a diagnosi e cure sempre più mirate e specifiche.»

«Una prestazione sanitaria di livello elevato, un’alta competenza specialistica coniugata all’attenzione alla paziente e al suo benessere complessivo declinata al femminileÈ questa la filosofia con cui la Giuria ha assegnato anche questo anno i Bollini rosa promossi da Onda – ha affermato Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità –. Sono un segno concreto dell’attenzione che medicina, sanità e assistenza rivolgono alle donne cercando di praticare una medicina moderna, consapevole della complessità che la specificità di genere richiede. Una differenza alla quale noi abbiamo dedicato un Centro con l’obiettivo di disegnare strategie di cura e di assistenza sempre più specifiche rispetto alle donne in modo che siano sempre più gli ospedali candidati a bollini come questo.»

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Hanno raccontato la loro storia, quella delle loro bambine, Luna, Gaia e Francesca, le paure vissute dopo il parto prematuro, la vita nel reparto, le loro emozioni, la grande attenzione e l’affetto ricevuto. Sono le tre mamme che, questa mattina nella clinica di Neonatologia e terapia intensiva neonatale dell’Aou di Sassari, hanno portato la loro testimonianza davanti a un pubblico numerose di “visitatori” che ha partecipato all’open day organizzato dalla struttura di viale San Pietro in occasione della “Giornata mondiale della prematurità”.

In tanti, dentro la piccola biblioteca dell’istituto di Neonatologia, si sono stretti attorno alle tre mamme, si sono commossi e chi tra i presenti non ha trovato la forza di raccontare la propria storia, si è riconosciuto in quei racconti. Le figlie delle tre “testimoni” adesso sono cresciute: la più piccola ha quasi due anni, un’altra 13 e la più grande 28 e quest’ultima, sette mesi fa, è diventata a sua volta mamma di un’altra bambina.

Tra gli ospiti c’era anche Daniele che oggi ha 27 anni e che nella clinica è arrivato quando di settimane ne aveva appena 23 e pesava poco più di 500 grammi.

Storie a lieto fine che, in alcuni casi, si intrecciano con altre storie di chi, invece, non ce l’ha fatta, nonostante gli sforzi della medicina che, dagli anni Sessanta a oggi, ha ridotto notevolmente i tassi di mortalità dei neonati prematuri. Il tasso di sopravvivenza per i neonati prematuri, infatti, è in continuo miglioramento grazie ai progressi compiuti dalla scienza.

Un open day, quello di questa mattina, che ha condotto il “visitatore” lungo un percorso di immagini, video e foto sino alle porte della terapia intensiva dove, all’interno delle incubatrici, i piccoli sono seguiti da medici, infermieri, personale di supporto e genitori nel loro cammino verso la “maturità”. Ed è proprio alle porte della terapia intensiva che è stato inaugurato l’angolo dei ricordi, con quattro bacheche che raccolgono foto, disegni e lettere dei genitori che raccontano le loro storie.

«Avete lasciato il segno – ha detto il direttore sanitario dell’Aou Nicolò Orru, rivolto al personale della Neonatologia – ed è significativo vedere l’affetto che i genitori rivolgono agli operatori che li sostengono nell’avviare un precoce contatto con il piccolo neonato e nel favorire l’allattamento materno, che potrà proseguire anche dopo le dimissioni.»

L’open day quindi ha colto nel segno e permesso di raccontare la realtà della prematurità e le problematiche a essa legate. Per la Clinica di Neonatologia l’iniziativa voleva essere l’occasione per trasmettere anche un messaggio di speranza all’esterno della mura, dove racchiude e protegge quei piccoli bimbi nati troppo presto e che pesano poco più di una piuma.

Se in Italia, ogni anno nascono circa 40mila bambini prematuri che rappresentano il 6,9-7 per cento dei nati, a Sassari la percentuale sale sino al 13,5 per cento. «Si tratta di un dato riconducibile al fatto che – ha spiegato Giorgio Olzai – nella clinica di Ostetricia dell’Aou, vengono conteggiate anche le gravidanze a rischio del bacino di utenza della Neonatologia».

Nel 2016 al primo piano della palazzina del Materno infantile sono stati ospitati 440 neonati, la metà circa dei quali nati prima della 37ª settimana.

Il bambino pretermine inizia un percorso in salita, con difficoltà inizialmente massime, dovute all’immaturità degli organi. Un cammino complesso e complicato con esiti che, in alcuni casi, il bambino porterà con sé per tutta la vita. Tra i problemi più frequenti si segnalano quelli respiratori e quelli visivi. «Dobbiamo fare in modo che – ha aggiunto la neonatologa Giuseppina Spanedda – il nuovo ambiente che accoglie i bambini sia il più ospitale possibile». «E dei bambini dobbiamo capirne lo stato e i loro bisogni alimentari», ha aggiunto l’infermiera Maria Zicchi che commossa ha spiegato il funzionamento del reparto che vanta una storia di quasi 40 anni.

La struttura, inoltre, ha pensato anche alle mamme, per le quali la Neonatologia è arrivata a prevedere una sezione balie in grado di ospitare 12 mamme per il soggiorno notturno e altre ancora per il soggiorno diurno.

All’incontro di oggi hanno partecipato anche il direttore della clinica di Ginecologia e ostetricia Salvatore Dessole, quindi la responsabile del Servizio infermieristico dell’Aou Pina Brocchi, e ancora Angelo Dore sino al 2012 direttore della Neonatologia, Rachele Corti neonatologa storica del reparto e adesso in pensione.

Erano presenti poi le rappresentanti locali dell’Unicef e della Uisp che operano nel reparto.

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È tutto pronto nella clinica di Neonatologia dell’Aou di Sassari, per la “Giornata mondiale della prematurità”, in programma venerdì 17 novembre. L’appuntamento, organizzato dalla struttura diretta da Giorgio Olzai, sarà l’occasione per raccontare le esperienze di bambini e genitori che hanno vissuto l’esperienza della prematurità.

Un open day che dalle, ore 12.00 alle ore 17.00, condurrà il “visitatore” lungo un percorso di immagini, video e foto sino alle porte della terapia intensiva dove, all’interno delle incubatrici, i piccoli sono seguiti da medici, infermieri, personale di supporto e genitori nel loro cammino verso la “maturità”.

Alle ore 12.00, il direttore sanitario dell’Aou Nicolò Orrù ed il direttore della clinica accoglieranno i primi “ospiti” e daranno il via al percorso che vuole raccontare la realtà della prematurità e le problematiche a essa legate. Per la Clinica di Neonatologia di viale San Pietro l’iniziativa vuole essere anche occasione per trasmettere un messaggio di speranza all’esterno della mura, dove racchiude e protegge quei piccoli bimbi nati troppo presto e che pesano poco più di una piuma.

In questo viaggio di immagini è prevista la partecipazione di ex pazienti, ora cresciuti, e di genitori che potranno portare la preziosa testimonianza della loro esperienza nella terapia intensiva neonatale dell’Aou.

La Neonatologia di Sassari, che dispone di una terapia intensiva neonatale, di una terapia sub-intensiva, di una patologia neonatale, in questi anni ha messo a disposizione delle mamme un importante supporto: una sezione balie in grado di ospitare 12 mamme per il soggiorno notturno e altre ancora per il soggiorno diurno.

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Ha preso il via questa mattina, e durerà una settimana, a Sassari, la prima sessione dei corsi pratici di counselling per l’allattamento al seno. In aula lavoreranno insieme operatori che provengono dalla realtà ospedaliera e territoriale, compresi i pediatri di libera scelta, per garantire l’integrazione interprofessionale di quanti operano nel percorso nascita e nel sostegno continuo all’allattamento materno.

Questa mattina, al settimo piano del Santissima Annunziata, ad aprire il corso erano presenti il direttore sanitario dell’Aou Nicolò Orrù, il direttore dell’Assl Sassari Giuseppe Pintor e il responsabile della Neonatologia dell’Aou Giorgio Olzai.

In aula questa mattina c’era il personale sanitario proveniente dalle due aziende, operatori dei centri nascita, dei reparti di pediatria ospedaliera, dei consultori familiari e dei pediatri di libera scelta. «La formazione sarà gestita in maniera integrata da formatori della Assl Sassari e dell’Aou che – ha ricordato Giorgio Olzai – hanno effettuato un adeguato percorso di formazione, previsto dal piano regionale di prevenzione».

I corsi, infatti, sono previsti all’interno del programma regionale per gli interventi di promozione della salute “Comunità in Salute”, e «l’obiettivo – ha chiuso il direttore della Neonatologia che ha ringraziato gli uffici aziendali della Formazione dell’Aou – è promuovere azioni finalizzate a facilitare comportamenti salutari nella popolazione, attraverso la promozione di stili di vita sani».

«L’allattamento al seno è una priorità di salute pubblica – ha ricordato Nicolò Orrù – perché si tratta di una pratica importante dal punto di visita culturale, sociale della donna, oltreché importante per lo stesso bambino; rafforza il rapporto madre e piccolo e aiuta a garantire una maggiore copertura anticorpale al bambino. Con l’attivazione di questi corsi – ha concluso il direttore sanitario dell’Aou – vogliamo attivare nel nostro ospedale regole e protocolli promossi dall’Oms e avviare un percorso che consenta alle nostre strutture di diventare “ospedale amico dei bambini”.»

Il programma rappresenta, infatti, un’occasione per le aziende del sistema sanitario sardo per avviare un percorso per l’accreditamento di eccellenza, fornito dall’Oms-Unicef con l’iniziativa “Insieme per l’allattamento: Ospedali e Comunità amici dei bambini uniti per la protezione, promozione e sostegno dell’allattamento materno”.

Uno dei primi passi per accedere all’accreditamento è, infatti, formare tutto il personale sanitario con corsi di aggiornamento appropriati per il ruolo svolto nel percorso nascita.

«Più lavoriamo assieme in materie a forte integrazione ospedaliero-territoriale – ha aggiunto Giuseppe Pintor, che ha espresso apprezzamento per l’iniziativa – migliori potranno essere le risposte che potremo dare all’utenza e le sinergie per l’appropriatezza delle cure.»

Ecco allora che le lezioni puntano a migliorare la formazione di base per assicurare agli operatori sanitari strumenti, conoscenze e competenze pratiche, univoche e condivise, necessarie per promuovere e sostenere, in maniera efficace, l’allattamento al seno. È considerata fondamentale l’acquisizione di conoscenze sulle peculiarità del latte materno, sull’allattamento al seno nel neonato a termine, nel prematuro, nel neonato patologico e sulla salute della madre. Saranno affrontate anche le tematiche relative alle influenze del travaglio e del parto e le modalità di approccio alla gestante e alla coppia madre e bambino.

Sono state previste già altre due sessioni della durata di una settimana ciascuna: la seconda inizierà il 27 novembre e la terza il 22 gennaio 2018. Gli operatori interessati a segire i corsi possono trovare le informazioni utili sul sito web dell’Aou di Sassari e della Assl di Sassari nella sezione Formazione quindi nella pagina dedicata agli eventi formativi.

È previsto un articolato programma di formazione che nel corso del 2018 coinvolgerà tutto il personale sanitario e non sanitario che a vario titolo entra in contatto non le gestanti, le mamme e i bambini.

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L’organizzazione degli ospedali, la gestione del rischio, l’igiene e la sicurezza sono stati alcuni dei temi che hanno caratterizzato il 43esimo congresso nazionale dell’Anmdo che si è svolto nei giorni scorsi a Firenze, nella suggestiva e storica cornice dell’Istituto degli Innocenti. Il meeting, dal titolo “rischio clinico e responsabilità professionale: obiettivo sicurezza in ospedale”, ha messo a confronto diverse realtà italiane. Tra queste anche quella sassarese, con gli interventi del direttore generale dell’Aou di Sassari Antonio D’Urso, del direttore sanitario Nicolò Orrù e della responsabile della struttura di Igiene e medicina preventiva dell’Aou sassarese Ida Mura, responsabile scientifica dell’Associazione nazionale medici di direzione ospedaliera.

Il punto centrale del congresso è stato il ruolo delle direzioni ospedaliere che, nell’inquadramento della gestione del rischio nella giusta cornice, diventano vere e proprie cabine di regia di un processo articolato e insieme unitario. Un processo che, se opportunamente gestito, ha ricadute positive su qualità, equità e buon utilizzo delle risorse.

Concetti messi in evidenza dal direttore sanitario dell’Aou di Sassari Nicolò Orrù che ha ribadito che «le direzione sanitarie hanno un ruolo programmatorio e di gestione delle risorse che l’azienda mette a disposizione, tecnologiche e umane». Una funzione che emerge in maniera evidente con il progetto Domino, relativo a un percorso di cura del paziente diabetico con complicanze oculari. «La direzione sanitaria – ha aggiunto – funge un ruolo catalizzatore di risorse in un sistema in cui è possibile creare “buone prassi gestionali e organizzative”, così da sviluppare i migliori percorsi di cura per i cittadini».

Nell’appuntamento congressuale fiorentino è emersa la necessità di dare più importanza alla formazione e maggior spazio a momenti di incontro, durante i quali confrontare esperienze e modelli operativi, lavorare per limitare le disuguaglianze e promuovere percorsi condivisi.

Un momento di confronto sui temi del rischio clinico, sugli attori e i modelli di gestione quindi sulla sicurezza delle cure e sulla nuova responsabilità dei medici, ha visto protagonisti i manager di alcune realtà italiane, tra le quali l’Aou di Sassari con il direttore generale Antonio D’Urso e la Valdisieve Hospital con il direttore sanitario Laura Ombroni.

«La sicurezza, e non soltanto quelle delle cure, è un diritto da garantire a 360 gradi – ha sottolineato il direttore generale dell’Aou di Sassari Antonio D’Urso – ecco perché, nella gestione della prevenzione del rischio è necessario partire dall’esame dell’organizzazione e non dall’evento avverso. L’organizzazione delle attività santiarie, programmate e urgenti svolte all’interno di un ospedale, deve prevedere un approccio sistemico che punti al miglioramento continuo. Tra gli operatori deve esserci un coinvolgimento culturale ed emotivo, oltre alla disponibilità al cambiamento.»

Di organizzazione ha parlato anche Ida Mura ricordando che proprio questa rappresenta il punto centrale: «Un’organizzazione – ha detto Ida Mura – quella ospedaliera, che ha consapevolezza che l’approccio non deve essere individuale ma di sistema. Ecco perché è necessaria la formazione degli operatori. Senza una corretta gestione del rischio e senza l’attenzione alla sicurezza della persona, paziente e operatore sanitario, non è possibile pensare all’ospedale stesso. Perché questo – ha concluso Ida Mura – non deve essere inteso semplicemente come struttura e insieme di processi, ma luogo in cui le persona ricerca la salute».

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Due ambulatori chirurgici, uno per le prime visite e uno per le medicazioni, per la preparazione all’intervento e per le visita del chirurgo plastico. Quindi ancora un ambulatorio multidisciplinare per le visite degli altri specialisti, un ambulatorio infermieristico con postazione telefonica – compreso il numero verde dedicato – e una sala d’attesa utilizzabile anche per le riunioni del team. Sono i nuovi locali della Senologia multidisciplinare aziendale coordinata che, a cinque mesi dalla sua istituzione, e dopo essere stati ospitati nella Senologia del Palazzo Clemente, oggi sono stati aperti nella seconda “stecca bianca” dell’Aou di Sassari.

All’appuntamento, questa mattina assieme ai direttori dell’Aou – Antonio D’Urso, Nicolò Orrù e Lorenzo Pescini -, erano presenti l’assessore regionale della Sanità Luigi Arru, il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau, l’assessore comunale alle Politiche sociali Monica Spanedda, il prorettore vicario Luca Deidda, il presidente dell’Ordine dei medici Francesco Scano. A portare i saluti dell’arcivescovo di Sassari è stato il cappellano don Mario Tanca che in apertura ha benedetto i nuovi locali della Smac.

«Si tratta di un percorso che è diventato realtà – ha detto il direttore sanitario Nicolò Orrù – e che ci ha consentito e continuerà a permettere una migliore integrazione tra le professionalità coinvolte. Un risultato ottenuto anche grazie allo sforzo delle associazioni di volontariato – ha sottolineato in chiusura – che hanno contribuito con l’acquisto di alcuni arredi.»

Il ruolo del volontariato e delle donne è stato messo in evidenza anche dal direttore generale Antonio D’Urso che ha riconosciuto come «le associazioni ci hanno messo a disposizione le loro intelligenze ed i loro consigli. Il risultato è una collaborazione, un modo nuovo di fare sanità a Sassari. La Smac, inoltre, è anche il frutto di un lavoro unitario, tra ospedalieri e universitari, un percorso che vede nel mirino l’obiettivo della breast unit, a Sassari ormai una realtà».

«Un appuntamento importante – ha sottolineato Monica Spanedda – un percorso voluto dalla cittadinanza e significativi sono i passi fatti dall’Aou in un cammino di socio integrazione».

Una realtà voluta fortemente dalle donne per le quali, ha aggiunto Gianfranco Ganau, la breast unit diventa lo strumento per la «prevenzione, la diagnosi e la cura, con il coordinamento di tutti gli operatori. Un percorso che sarà ratificato questa sera con il riconoscimento della rete ospedaliera e delle breast unit a Sassari, Nuoro e Cagliari».

«È una giornata importante per la Sardegna – ha aggiunto l’assessore regionale Luigi Arru – ed un ringraziamento va alle donne che hanno svolto un importante ruolo di stimolo. Abbiamo steso una rete che ci unisce e collega per avviare un percorso di cambiamento e Sassari, in questo, è un modello per tutta la Sardegna.»

I nuovi locali sono stati ristrutturati dall’Aou di Sassari che, con 16 mila euro, ha acquistato armadi, mobili, sedie, poltrone e divanetti per l’attesa, scrivanie e ancora un lettino da visita, carrelli per le medicazioni e lampade da visita.

È stato di notevole importanza, inoltre, il supporto di alcune associazioni di volontariato che, attraverso una raccolta fondi realizzata con eventi e menifestazioni, hanno contribuito ad arredare i locali.

Tra queste il Coro Polifonico Caras che ha organizzato una serata dedicata, con raccolta fondi per l’acquisto del carrello chirurgico per l’ambulatorio senologico della Smac. Quindi l’Associazione Cuore di Donna che ha dato vita a un evento il cui ricavato è stato destinato all’acquisto degli arredi della sala d’attesa dell’ambulatorio senologico della Smac.

A questi si aggiunge un quadro donato dalla pittrice sassarese Liliano Cano.

L’atto aziendale deliberato il 10 ottobre scorso, che ha superato la verifica di conformità definitiva da parte della Regione, ha confermato all’interno del dipartimento Onco-ematologico la struttura semplica dipartimentale di Coordinamento Breast unit.

Sono 433 le donne prese in carico dalla Senologia multidisciplinare aziendale coordinata dal 5 giugno al 15 ottobre. Significativo della bontà del percorso attivato il fatto che sono 260 le donne sintomatiche prese in carico e una soltanto asintomatica che si è rivolta alla Smac. A giugno, il mese dell’apertura, sono state 71 (alle quale si aggiunge una donna asintomatica), ad luglio sono state 57, ad agosto 41, a settembre 57 e sino al 15 ottobre 34.

In totale sono 115 le donne in follow up, 10 quelle provenienti dallo Screening, 10 quelle dalla Senologia radiologica e 38 quelle provenienti da medico di base o altre strutture sanitarie.

E ancora in 148 sono le donne che si sono rivolte in maniera diretta alla Smac, 269 attraverso il numero, una sola attraverso la mail e 14 con altra procedura.

In questi mesi, nel percorso Smac, sono stati effettuati 296 esami radiologici, 5 visite dei chirurghi plastici, 128 visite dei chirurghi senologi, 5 visite fisiatriche, 5 visite oncologiche, 1 visita psicologica, 2 visite di radioterapia, 25 visite di senologia radiologica e 6 esami istologici. Il team multidisciplinare si è riunito 19 volte.

A questi dati si aggiungono quelli dell’attività operatoria realizzati con un progetto finalizzato alla riduzione delle liste d’attesa mediante prestazioni aggiuntive. Da maggio a settembre sono stati eseguiti 53 interventi chirurgici su donne colpite da tumore al seno.

Nella tabella di seguito le tipologie di intervento:

TIPOLOGIA DI INTERVENTO

22

QUADRANTECTOMIA + LINFONODO SENTINELLA

2

QUADRANTECTOMIA + LINFONODO SENTINELLA+ REPERE

1

MASTECTOMIA + LINFONODO SENTINELLA BILATERALE

1

MASTECTOMIA + LINFONODO SENTINELLA BILATERALE

2

MASTECTOMIA + LINFONODO SENTINELLA BILATERALE + RICOSTRUZIONE BIL.

10

MASTECTOMIA RADICALE

1

MASTECTOMIA SEMPLICE

1

MASTECTOMIA BILATERALE

1

QUADRANTECTOMIA

6

MASTECTOMIA + LINFONODO SENTINELLA

1

MASTECTOMIA + LINFONODO SENTINELLA + RICOSTRUZIONE

1

QUADRANTE + DISSEZIONE ASCELLARE

1

BIOPSIA DEL TESSUTO RETROAREOLARE

1

ASPORTAZIONE NODULO MAMMARIO

1

BIOPSIA SU REPERE

1

QUADRANTECTOMIA + LINFONODO SENTINELLA

53

INTERVENTI COMPLESSIVI