2 May, 2024
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La Giunta regionale, riunita questo pomeriggio a Villa Devoto sotto la direzione del presidente Francesco Pigliaru, ha deciso di non sottoporre a ulteriore procedura di VIA il progetto relativo allo stadio provvisorio del Cagliari Calcio, come proposto dall’assessore dell’ambiente Donatella Spano.
Sancito il nulla osta all’approvazione dei bilanci di previsione per il periodo 2017-2019 della Conservatoria delle Coste, proposto sempre da Donatella Spano, e dell’Agenzia Sardegna Ricerche, proposto dall’assessore del Bilancio Raffaele Paci.
Su proposta dall’assessore dell’Agricoltura, Pierluigi Caria, la Giunta, infine, ha deliberato di trasferire 13milioni e 400mila euro a favore dell’Agenzia regionale Laore Sardegna per le attività di assistenza tecnica in zootecnia ed in particolare per l’attuazione, da parte dell’Associazione regionale allevatori della Sardegna (Aras), del Programma operativo annuale (POA) 2017. Nello specifico, l’ARAS è il soggetto attuatore dell’attività di informazione e trasferimento di conoscenze e di consulenza a favore degli allevatori della Sardegna.

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A meno di un mese dalla pubblicazione di 15 bandi, con una dotazione finanziaria di 14,1milioni di euro, l’assessorato dell’Agricoltura ha pubblicato altri dieci nuovi bandi, coperti da 3milioni e 251mila euro, dedicati al comparto Pesca e Acquacoltura. Si tratta di fondi destinati soprattutto all’acquisto di attrezzature a bordo, alla sostituzione o all’ammodernamento dei motori e per l’avvio delle attività dei nuovi o giovani pescatori. E poi interventi di carattere ambientale per garantire la conservazione degli ecosistemi, la formazione e la tutela della salute degli operatori. Le risorse fanno parte del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP), cofinanziato al 50% dall’Unione europea, al 35% dallo Stato e al 15% dalla Regione. La prima fase di presentazione delle domande si chiuderà il prossimo 26 maggio, mentre altre due finestre saranno aperte dal 10 luglio all’8 settembre e dal 6 novembre al 29 dicembre 2017.

Negli ultimi 10 mesi, il comparto è stato finanziato con ben 22milioni 596mila 275euro. A luglio 2016, infatti, 5 milioni 288mila 473 euro erano già stati assegnati per la selezione delle strategie di sviluppo locale di tipo partecipativo (Community Led Local Development – CLLD), dopo un bando regionale si sono costituiti nell’Isola 4 FLAG: Nord Sardegna, Sardegna Orientale, Sardegna Centro-Occidentale, Flag Sud Occidentale. I Flag (Fisheries Local Action Groups) sono gli strumenti dello sviluppo locale di tipo partecipativo e riuniscono in partenariati enti locali, operatori, associazioni e portatori di interesse con l’obiettivo di proporre le strategie di sviluppo integrato e sostenibile delle aree costiere, lagunari e marine.

«Stiamo seguendo e sostenendo con la dovuta attenzione il comparto pesca sardo, poiché siamo convinti possa esprimere esperienze imprenditoriali importanti che favoriscano il ricambio generazionale, il consolidamento e il miglioramento delle attività già esistenti – ha detto l’assessore dell’Agricoltura, con delega su Pesca e Acquacoltura, Pierluigi Caria nel commentare la pubblicazione dei nuovi bandi -. Nell’obiettivo di favorire il superamento delle criticità per il settore – ha aggiunto l’assessore Caria – dieci giorni fa abbiamo scritto al ministro della Salute Lorenzin per l’apertura, nel porto di Olbia, di un secondo Punto di ispezione frontaliera (PIF) regionale che coadiuvasse le attività di quello già esistente a Cagliari. Lo stesso faremo nei prossimi giorni, sollecitando il ministro del Mipaaf Martina, per rivedere le ripartizioni delle nuove quote di Tonno rosso e Pesce Spada da cui la Sardegna è oggi esclusa.»

Con 700mila euro la Misura 1.32, dedicata al miglioramento delle condizioni di igiene, salute, sicurezza e lavoro dei pescatori, è l’intervento con la maggiore dotazione finanziaria. A seguire, con 500mila euro, la Misura 1.38 che punta a ridurre l’impatto della pesca sull’ambiente marino, favorire l’eliminazione graduale dei rigetti in mare e facilitare la transizione verso uno sfruttamento sostenibile delle risorse biologiche marine vive. Nello specifico si tratta di investimenti dedicati ad attrezzature esterne o a bordo che riducano le catture indesiderate di pesci che, non avendo mercato, vengo spesso ributtati in mare, o di investimenti destinati alla protezione delle catture da attacchi di mammiferi o uccelli protetti. Tutto ciò nell’ottica di promuovere una pesca sostenibile sotto il profilo ambientale, efficiente in termini di risorse, innovativa, competitiva e basata sulle conoscenze. Con 400mila euro ci sono poi le Misure 1.41.1 e 2.50: la prima destinata all’acquisto di attrezzature e interventi a bordo destinati a ridurre le sostanze inquinanti o a effetto serra e ad aumentare l’efficienza energetica dei pescherecci; la seconda, sulla formazione professionale, volta a promuovere il capitale umano, favorire il collegamento in rete e lo scambio di esperienza. Con uno strumento paragonabile al primo insediamento in agricoltura, i 370mila euro della Misura 2.52 favoriscono e sostengono la creazione di nuove imprese di acquacoltura sostenibile da parte dei nuovi operatori. Poco meno di 250mila euro della Misura 1.44 sono dedicati alle attività nelle acque interne con le stesse finalità della Misura 1.38 sulla riduzione dell’impatto della pesca. Con l’obiettivo di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e migliorare l’efficienza energetica dei pescherecci, gli oltre 199mila euro della Misura 1.41.2 sostengono la sostituzione e l’ammodernamento di motori principali o ausiliari. Per convertire gli impianti all’acquacoltura biologica o a sistemi di ecogestione sono disponibili 187mila euro sulla Misura 2.53. La 2.49, con 124,6mila euro, consente di acquistare i servizi di consulenza per le aziende di acquacoltura. Infine, sempre sul versante del ricambio generazionale del comparto, i 120mila euro della Misura 1.31 sostengono l’avvio dei giovani pescatori anche con l’acquisto di nuovi mezzi o strumentazioni.
Con i suoi 1.709 chilometri, la Sardegna è la regione d’Italia con la maggiore estensione di coste, il 21,6% del totale nazionale, seguita dalla Sicilia con 1.430 chilometri. Terza regione per numero di battelli, 1292, dopo i 2946 della marineria siciliana e i 1572 della Puglia. Secondo i dati Istat 2016, lavorano nel comparto pesca sardo 2003 persone, mentre sono 123 gli operatori dell’acquacoltura e 342 gli addetti alla trasformazione. I pescatori sardi lavorano anche su circa 9mila ettari di lagune costiere produttive, nella specificità della nostra isola, che includono le eccellenze della pesca dei mitili (cozze, vongole, ostriche), crostacei, cefali, spigole, orate e anguille.

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Con la firma fra l’assessore regionale della Programmazione Raffaele Paci e il sindaco di Olbia Settimo Nizzi, diventa pienamente operativo l’lTI (Investimenti Territoriali Integrati) Città del Mare da 15 milioni di euro, per la riqualificazione urbana ma anche l’inclusione sociale e il sostegno all’occupazione, con una particolare attenzione alle fasce più deboli. Si tratta di risorse immediatamente disponibili e destinate ai quartieri Sacra Famiglia e Poltu Quadu, per un’area caratterizzata da fenomeni di disagio socio-economico e degrado urbano che comprende anche una porzione marina dell’ansa sud, storicamente utilizzata a scopi produttivi come peschiera e attualmente in stato di abbandono. Alla sottoscrizione dell’accordo erano presenti anche l’assessore dell’Agricoltura Pierluigi Caria e i consiglieri regionali del territorio.
«Olbia è una città importante, che sta crescendo, ha grandi potenzialità e può diventare ancora più strategica rispetto all’intera Sardegna, e quella di oggi è una firma importante, che darà il via a una serie di interventi attesi da tempo – sottolinea Raffaele Paci -. Crediamo molto come Giunta negli interventi territoriali e nei progetti che partono dalle realtà locali, che meglio di chiunque altro conoscono dove e come è necessario intervenire, e noi cerchiamo di essere vicini quanto più possibile ai Comuni, finanziando progetti vincenti come quello di Olbia. Il ruolo dei Comuni è quello di trasformare le opportunità in progetti concreti, e oggi l’amministrazione di Olbia dimostra di esserci riuscita perfettamente, e ringrazio la nuova amministrazione che ha dato continuità al progetto avviato con la precedente, collaborando con la Regione al di là degli schieramenti politici. Oggi parliamo di inclusione sociale, nuova imprenditoria e occupazione giovanile, di rispetto dell’ambiente e di voglia di riscatto e rinascita di quartieri e contesti sociali tradizionalmente più fragili. Questa è sicuramente la base di un modello di sviluppo, coerente con gli obiettivi della Giunta regionale, che costituisce un punto di partenza importante per la crescita sostenibile dell’intera Gallura.»
Complessivamente l’area di intervento si trova racchiusa tra due barriere fortemente condizionanti: da un lato i grandi assi viari, dall’altro l’ex peschiera. Cinque i campi di azione, a partire dalla riqualificazione naturalistica-ambientale con il “Parco urbano costiero/marino” fino alla realizzazione del percorso ciclopedonale, per proseguire sull’Azione 2 dedicata all’inclusione sociale, la nascita del “Community Hub”, passando per l’Azione 3 sulla valorizzazione culturale-artistico ricreativa (MusMat; rifunzionalizzazione del Teatro Michelucci e la nascita di una biblioteca artistico-musicale internazionale)per arrivare al campo di Azione 4 dedicato interamente all’inclusione attiva, con i percorsi di cultura d’impresa e di aiuti all’occupazione.
«Oggi è un grande giorno per la nostra città. Desidero ringraziare in primo luogo l’assessore Paci, che ha costantemente seguito le fasi della progettazione, lo staff di co-progettazione del Centro Regionale di Programmazione, lo staff Autorità Urbana e tutto il personale del comune di Olbia che, grazie alla propria dedizione e al proprio lavoro, ha fattivamente contribuito al buon esito dell’intervento – dice Settimo Nizzi -. La sottoscrizione dell’Accordo di Programma dell’ITI Olbia con la Regione Autonoma della Sardegna, che vale più di 15 milioni di euro, esprime quanto la sinergia tra Enti sia fondamentale per raggiungere risultati importanti per i territori: iniziative come queste non hanno colore politico, ma un respiro volto al bene delle aree da noi amministrate e dei cittadini che vi risiedono. La vocazione dell’intervento integrato è il principio di coesione territoriale, costituita dall’approccio “place-based”, ovvero che parte dall’attenzione alla specificità dei luoghi e delle aree fragili. Si tratta prevalentemente di fondi europei, uno stanziamento vitale per la nostra città proprio perché permetterà di intervenire in opere di grande importanza per lo sviluppo socio-economico.»
Quello di Olbia è l’ultimo dei tre ITI da 15 milioni ciascuno sottoscritti e finanziati dalla Giunta Pigliaru dopo quelli di Cagliari e Sassari. Grazie all’utilizzo di più assi e più fondi nell’ambito della programmazione europea in particolare fondi Fesr e Fse, mettono in campo 45 milioni per le realtà urbane e sociali della Sardegna.

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Questa mattina il presidente della Regione Francesco Pigliaru e gli assessori Filippo Spanu e Cristiano Erriu hanno illustrato alla stampa il contenuto dell’Accordo quadro tra Regione e ministero dello Sviluppo economico che prevede nuovi interventi per assicurare ai territori nuovi servizi di connettività, nel percorso di sviluppo della banda ultra larga in Sardegna.
«Le connessioni sono fondamentali, e noi stiamo puntando molto per connettere la Sardegna verso l’esterno e al suo interno – ha esordito Francesco Pigliaru -. La connessione digitale è un investimento cruciale per accendere l’entusiasmo dei nostri giovani e per smuovere l’economia. Avere connessioni veloci nelle scuole, dove stiamo facendo enormi investimenti, fa parte di una visione di legislatura. Avere la rete nelle aziende, e in particolare in quelle agricole, è fondamentale per esprimere il nostro potenziale, come ci ha dimostrato in questi giorni Vinitaly. L’investimento è stato fatto. Ora lo rinforziamo prevedendo da subito la selezione del gestore e non lasciando i comuni soli di fronte alle difficoltà della burocrazia.»
«Siamo in linea con gli obiettivi della strategia nazionale per la diffusione della banda ultra larga – ha detto l’assessore degli Affari generali Filippo Spanu -. Interveniamo, con ingenti risorse e in anticipo rispetto alle altre regioni, nelle aree con debolezze strutturali per garantire a tutti i cittadini uguali diritti e parità di accesso ai nuovi di servizi di connettività. È un investimento sul futuro dei piccoli comuni, un lavoro di semina che nel tempo produrrà sicuramente frutti. Gli indicatori statistici ci dicono che il digital divide è un grave limite che condiziona lo sviluppo economico e sociale. In 20 comuni è possibile in tempi brevissimi rendere operativi i servizi di connettività assicurati dalle nuove reti in fibra ottica. Su questo punto c’è un preciso impegno del Mise che attraverso Infratel metterà in campo tutte le attività necessarie. Gli operatori privati che vogliono intervenire possono già rispondere all’avviso pubblicato sul sito della società in house del Ministero.»
«L’attivazione di queste decine e decine di cantieri comporta un grande impegno e la sinergia di tutte le forze e gli enti impegnati nel progetto – ha sottolineato Cristiano Erriu, assessori degli Enti locali ed Urbanistica -. La banda ultra larga aiuta a contrastare lo spopolamento e favorire alcuni processi virtuosi a vantaggio delle zone interne. Sarà garantita una migliore fruizione del diritto di cittadinanza attraverso servizi più efficienti. La seconda opportunità invece riguarda lo sviluppo economico: pensiamo non solo alle attività tradizionalmente legate alla tecnologia ma anche ai settori dell’agricoltura e dell’artigianato, che ricaveranno tangibili benefici.»
Il progetto interessa anche gli assessorati dell’Agricoltura e della Programmazione. Pierluigi Caria sottolinea la grande opportunità di sviluppo per le aree rurali, utile per valorizzare e raggiungere un’agricoltura di precisione che migliori la produttività delle imprese. L’assessore della Programmazione Raffaele Paci rileva come il piano per sviluppo della banda ultra larga sia un altro importante ambito in cui si è concretamente realizzato il modello della programmazione unitaria delle risorse, uno dei fondamenti delle politiche della Giunta guidata da Francesco Pigliaru.
Completamento copertura. L’intervento prevede in particolare il completamento della copertura nelle cosiddette aree bianche in cui gli operatori privati non hanno interesse ad intervenire. In queste aree la Regione realizza, con proprie risorse, le infrastrutture necessarie a garantire i servizi di connettività ad alta velocità. L’investimento, con finanziamenti Fesr (66 milioni di euro) e Feasr (16 milioni), ammonta a circa 82 milioni di euro per rispondere al fabbisogno di 221.890 persone e 191.109 unità immobiliari. Anche in questa nuova fase il soggetto attuatore degli interventi sarà Infratel, società in house del ministero dello Sviluppo economico. Nella convenzione viene previsto che il Mise effettui, attraverso Infratel, le attività operative per la gestione provvisoria e la cessione in uso agli operatori privati interessati delle infrastrutture di proprietà regionale che verranno realizzate. In linea con la strategia nazionale per lo sviluppo della banda ultra larga saranno assicurate connessioni ad almeno 100 Mbps agli edifici pubblici (scuole e ospedali in particolare), alla aree di maggior interesse economico e alle principali località turistiche. I comuni coinvolti sono complessivamente 77. In questo quadro sono compresi i centri non inclusi nell’intervento di infrastrutturazione in corso dal 2016 e quelli in cui è necessario migliorare la copertura. Tra i comuni in cui verrà realizzata la nuova infrastruttura ci sono Arbus, Arzachena, Bosa, Budoni, Cabras, Carloforte, Castelsardo, Dolianova, Domusnovas, Dorgali, Gonnosfanadiga, Guspini, Ittiri, La Maddalena, Maracalagonis, Mogoro, Muravera, Oliena, Orosei, Ossi, Ploaghe, San Gavino Monreale, San Giovanni Suergiu, Sanluri, Santa Teresa Gallura, Sant’Antioco, Serramanna, Siniscola, Tortolì, Valledoria, Villacidro, Villasor. Altro dato di particolare rilevanza è che il piano per lo sviluppo della banda ultra larga genera effetti positivi per le imprese sarde impegnate nei cantieri dislocati in tutto il territorio regionale. In ogni cantiere, mediamente, lavorano 4 operai. Il progetto è, dunque, in grado di creare occupazione e di produrre positive ripercussioni sull’economia dell’isola.
20 comuni, reti già collaudate. Sono in una fase molto avanzata gli interventi avviati nel marzo del 2016 in 313 comuni delle aree rurali, con un investimento complessivo di 56 milioni di euro (fondi Feasr). In 20 comuni le opere sono state concluse ed è stata realizzata la nuova rete in fibra ottica che consentirà connessioni internet notevolmente più veloci rispetto all’attuale standard. Sono Sant’Andrea Frius (il primo comune a dare inizio ai lavori), Burcei, Esterzili, Goni, Guasila, Nuraminis, Ortacesus, Samatzai, Silius, Ussana, Perdaxius, Turri, Irgoli, Arzana, Talana, Triei, Gonnoscodina, Mogorella, Montresta e Bonnanaro. In questi centri Infratel, per accorciare i tempi e venire incontro alle esigenze delle comunità, si è impegnata, d’intesa con la Regione, a svolgere tutte le attività necessarie per la gestione, in via provvisoria, delle infrastrutture e per la cessione in uso agli operatori di telecomunicazione ai fini dell’attivazione di contratti di abbonamento da parte di cittadini e imprese.

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Si è chiusa ieri, a Verona, la 51ª edizione del Vinitaly, la più prestigiosa rassegna mondiale dei vini e dei distillati, con un bilancio straordinario per le 98 aziende sarde, 71 inserite nella Collettiva regionale e 22 organizzate per conto proprio, che hanno portato a casa ben 39 premi dei 441 assegnati. Il concorso internazionale, aperto ai migliori vini del mondo, ha valutato con le cinque stelle tutti i prodotti che hanno ottenuto un punteggio di almeno 90, inserendoli nella prima guida 5Star Wine the Book 2017. Negli spazi di Veronafiere, 4.270 aziende provenienti da 30 Stati si sono presentate ai 128mila visitatori di 142 Paesi e a oltre 30mila buyer stranieri, cresciuti dell’8% rispetto allo scorso anno.
L’ultimo giorno in fiera programmato dalla Regione Sardegna ha raccontato i vitigni della vernaccia: circa 370 ettolitri prodotti nei 333 ettari coltivati in tutta l’Isola, di cui 270 nella sola provincia di Oristano. Se nel decennio 1990-2000 le produzioni erano in media intorno ai 1.400/1.500 ettolitri, nel 2010 si è arrivati al minimo storico di soli 200 ettolitri certificati con il Dominio di Origine. Una inversione di marcia in questi ultimi anni dovuta soprattutto a una fase di rilancio portata avanti dai produttori che, supportati dalla Regione, stanno permettendo al vitigno autoctono di ritagliarsi un mercato di nicchia fra nuovi e vecchi estimatori.
Le iniziative di oggi sono state aperte da Giuseppe Carrus, vice curatore della guida Vini buoni d’Italia del Gambero Rosso, con il supporto di Pier Paolo Fiori, agronomo dell’Agenzia Agris, che ha presentato “La Vernaccia, l’oro di Oristano”. A seguire la degustazione di 6 tipologie di vernaccia differenti per età e per zona di origine. Fiori, ha inoltre presentato le principali DO e IG regionali da vitigni Torbato, Semidano, Cagnulari e Bovale sardo, e dei loro terroir più significativi. È seguita poi una degustazione guidata di 5 vini, in abbinamento con i prodotti della gastronomia tradizionale (formaggi, salumi, pani).
«Non possiamo che essere più che orgogliosi del risultato straordinario portato a casa dalla delegazione dei viticoltori sarda. Da Verona abbiamo raccontato a tutto il mondo una terra di produzioni enologiche di eccellenza, frutto di un lavoro costante di tanti imprenditori, grandi e piccoli, che si stanno affacciando sui mercati internazionali sicuri di proporre ai consumatori una qualità unica che viene da un ambiente e una tradizione che pochi possono vantare.»
L’assessore regionale dell’Agricoltura, Pierluigi Caria, ha concluso così, invitando il mondo dell’impresa e la politica a lavorare ancora più assieme: «Dobbiamo fare più sistema, più rete, massa critica per presentarci con la giusta forza nell’export destinato ai mercati storici e a quelli emergenti. La Regione c’è ed è pronta a fare la sua parte».
La vernaccia è un vitigno di antichissime origini: importanti reperti archeologici provenienti da Tharros (nei pressi dell’odierna Cabras, Oristano) lasciano presumere che venisse coltivato già in epoca fenicia. C’è chi ritiene che si tratti addirittura di un vitigno autoctono, dato che il suo nome deriva dal latino vernaculus, domestico, e indica, dunque, un’uva tipica del luogo. Questo spiegherebbe inoltre la presenza di altre “vernacce”, del tutto dissimili da quella sarda, in diverse aree viticole italiane. Oggi la sua coltivazione è limitata quasi esclusivamente alla provincia di Oristano, dove tecniche particolari di vinificazione e affinamento lo rendono un vino di grande complessità e longevità. Le botti di rovere o castagno in cui viene custodito vengono lasciate scolme, in modo che la presenza di ossigeno favorisca lo sviluppo di particolari lieviti durante la maturazione, capaci di formare un caratteristico velo denominato “flor”, che contribuisce a sviluppare il tipico aroma del vino. La vernaccia di Oristano si presenta nella versione secca, non rinforzata (usata anche come vino da pasto), oppure nella versione liquorosa. È un vino dal colore giallo scuro o ambrato, soprattutto per le versioni che hanno subito un lungo affinamento, e il suo profilo olfattivo è molto complesso e ricco, dominato da note di mandorla amara e arricchito da sentori di frutta candita, miele, vaniglia. Oltre alla DOC vernaccia di Oristano, prima Denominazione riconosciuta in Sardegna nel 1971, da questo tipico vitigno, si ottiene anche un vino bianco giovane che viene commercializzato come IGT “Valle del Tirso”.

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L’Agenzia nazionale per le erogazioni in Agricoltura (Agea) ha firmato il decreto per il pagamento di oltre 16 milioni di euro sul Benessere animale 2016. Le liquidazioni coprono l’85% dell’anticipazione sulla Misura 14 del Programma di sviluppo rurale 2014-2020. Agea ha quindi già dato mandato alla Banca d’Italia che a breve salderà 6122 domande arrivate dalla Sardegna per un ammontare di 16 milioni 179mila e 93euro: 7 milioni 765mila e 964euro finanziati dall’UE, 5 milioni 889mila e 189euro messi a disposizione dallo Stato e 2 milioni 523mila e 939euro coperti dalla quota regionale. La Misura 14 sul Benessere animale, che vede la Regione Sardegna fra i pionieri nell’ideazione dello strumento, interessa il comparto ovino, bovino da latte e da carne e, per la prima volta in assoluto in tutta Europa, il settore suinicolo.

Dal primo gennaio 2017 a oggi sono stati mandati in pagamento, per agricoltori e pastori sardi, 60 milioni 265mila e 770euro, mentre dal primo gennaio 2016 a oggi il totale dei premi liquidati in Sardegna è pari a 194 milioni 755mila e 611euro.

«È una notizia importante che arriva a dar sollievo a migliaia di aziende, in un momento particolarmente difficile per gli allevatori». Così l’assessore dell’Agricoltura, Pierluigi Caria, che ha aggiunto: «Dopo l’incontro di un mese fa con il ministro Maurizio Martina a Roma, le interlocuzioni con Agea e il Mipaaf sono costanti, così da far liquidare il prima possibile i pagamenti agricoli dovuti ai nostri imprenditori».

Pierluigi Caria, assessore regionale dell’Agricoltura.

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Tre comunità distanti (Assemini, Cuglieri, Oschiri) ma unite dal rispettivo piatto tipico, si incontrano per la terza volta, in occasione del convegno scientifico antropologico “Panada di Sardegna”, evento preceduto da “La via della panada” a Cuglieri e “Cent’annus papendi panadas” l’anno scorso ad Assemini. Organizzati da Veronica Matta, presidente dell’associazione culturale Sa Mata, l’albero delle idee, in collaborazione con Maria Carmela Deidda, titolare dell’agriturismo Is Scalas e Roberto Pili, presidente della Comunità mondiale della longevità, il convegno svoltosi a Oschiri, sabato 8 aprile, presso il museo etnografico e archeologico della cittadina gallurese è stato sostanzioso e ricco di contenuti. Dopo l’apertura dei lavori del vicesindaco di Oschiri Andrea De Candia, i relatori si sono confrontati sul futuro del gioiello della dieta sardo mediterranea.

Un percorso burocratico lungo, non privo di ostacoli è ciò che attende le tre comunità a tutela del nome e della preparazione della Panada in Sardegna. L’iter per l’ottenimento del marchio iniziato con l’agenzia regionale Laore, sarà solo il punto di partenza, non di arrivo. Glispunti dei diversi lavori presentati durante il convegno, puntano alla valorizzazione della panada.

Sa panada – prodotto di grande qualità che può avere maggiori margini di crescita

«Sa panada è un’attività importantissima per questo territorio, ma lo è per tutta la  Sardegna – dichiara l’assessore regionale dell’agricoltura Pierluigi Caria – la cui presenza suggella la “santa alleanza” tra i diversi partner coinvolti nel progetto. “Sa panada rappresenta la produzione di un prodotto di grande qualità che può avere maggiori margini di crescita,  per cui la Regione, che io rappresento oggi – conclude l’assessore Pierluigi Caria – sosterrà con tutti i suoi strumenti a disposizione, le attività che sono improntate per la produzione della panada.»

Sa panada, piatto unico, sostenibile, moderno

«Se è vero che la panada rappresenta un piatto unico della dieta sardo mediterranea, che permette di vivere bene, essa la si può considerare un modo modernissimo di alimentarsi – dichiara convinto Roberto Pili, attento allo stile di vita alimentare dei sardi e dei più longevi -. Centinaia di milioni di persone ci guardano con molta attenzione. A loro piacerebbe andare a vedere, imparare, conoscere non solo questi  territori, ma come si alimentano le persone che riescono a vivere così a lungo e in salute.»

Cita quindi il turismo vocazionale «che riesce a prendere dal territorio naturalmente quello di cui ha bisogno. È un turismo intelligente, sostenibile, consapevole.»

Sa panada verso una certificazione di tutela migliore

«La valorizzazione del nostro prodotto – dichiara Maria Carmela Deidda ci ha portati a domandarci: se abbiamo dei punti in comune con Oschiri e Cuglieri, perché non stiamo insieme? Questi punti ci servono come strategia per valorizzare e tutelare questo piatto tipico tradizionale. Una base che stiamo lanciando e che vorremo condividere con amministrazioni, operatori del settore, associazioni culturali. Punti che potranno essere integrati attorno ad un tavolo di lavoro verso una certificazione migliore di questo prodotto che accomuna e unisce le tre comunità.»

Sa panada, un produzione da vocazione domestica a commerciale che racconta chi siamo e chi siamo stati

«Non è semplice organizzare in un anno 3 appuntamenti del genere superando anche i campanilismi, perché quando dei paesi condividono in Sardegna qualcosa, difficilmente la condividono sul serio, poco ci si ascolta, poco ci si sente – sostiene Roberto Carta, coordinatore del museo etnografico ed archeologico di Oschiri -. Ricordando la partenza degli incontri da Assemini, rimarca la presenza forte delle comunità, fatta dalle amministrazioni, dai produttori ma, soprattutto, dai bambini.»

I lavori grafici dei bambini hanno accompagnato tutti gli appuntamenti. Ad Oschiri la dirigente scolastica, prof.ssa Giuseppina Pinna, e la prof.ssa Pes, hanno portato i risultati di un laboratorio creativo davvero notevole sviluppato con i ragazzi di Oschiri.

La sagra di Oschiri – 17ª edizione – certifica l’aumento del numero dei produttori. Curatissimo e importante la parte del museo dedicata al territorio e all’enogastronomia, in cui a farla da padrona è la panada.

Le vie della panada, percorso turistico del gusto e della tradizione (da Assemini a Cuglieri fino a Oschiri)

«Un tour della panada denominato “Le vie della Panada” è quello presentato da Veronica Matta – presidente dell’associazione Sa Mata, un percorso del gusto e della tradizione da Assemini a Cuglieri fino ad Oschiri. Perché come dicono alcuni giornalisti – dichiara la promotrice – esiste in Sardegna una via della panada in grado di unire i centri di Oschiri Cuglieri e Assemini in cui questa pietanza è segno identitario e di tradizione. simbolo culturale e alimentare di 3 comunità, la panada è il motore del progetto turistico che vede Assemini, anche città della ceramica, Cuglieri, borgo rurale affacciato sul mare e Oschiri nella splendida e ventosa Gallura. La panada vuole essere uno dei gioielli del made in Sardegna, alla stregua di bene culturale perché carico di riferimenti storici ed antropologici.»

Il tour intercetterà i flussi emergenti di un turismo di qualità, affascinato dalla longevità e dagli stili di vita dei sardi, conclude Veronica Matta, anche attraverso i tour operator e le 400 crociere che da aprile ad ottobre approdano nei porti sardi.

Cuglieri verso il riconoscimento della panada come piatto tipico tradizionale

«Certamente “sa panada “è la regina della tavola a pieno titolo e su questo non si deve più discutere – afferma la presidente Rita Fenu dell’associazione culturale Gurulis Nova -. Solo negli ultimi 10 anni a Cuglieri si è pensato che la panada potesse essere fonte di guadagno e di sviluppo e non solo una squisita pietanza. Piano piano sono stati aperti dei piccoli laboratori che soddisfano solo le necessità paesane. Dallo scorso anno è stato avviato un lavoro di studio e rivalutazione delle panadas attraverso un percorso che porterà alla certificazione della panada cuglieritana come piatto tipico tradizionale»

Sa panada, buona, pulita e giusta

Presente sin dal primo appuntamento ad Assemini, anche Slow Food Cagliari ad Oschiri con Raimondo Mandis per parlare di panada come specialità sostenibile del territorio. Quello di Oschiri rappresenta la conclusione di 3 eventi.

«Un processo di rivalorizzazione iniziato ad Assemini con il primo convegno molto interessante – dichiara Raimondo Mandis -. Buono, pulito e giusto sono i 3 attributi che lo Slow Food riconosce alla panada. Buono si riferisce ovviamente alla qualità dei prodotti; pulito al cibo che rispetta l’ambiente e le pratiche agricole; giusto, in quanto riconosce il giusto valore ovvero la remunerazione per ciascuna fase della filiera  che realizza il prodotto che poi gustiamo, dalla più grande che condividiamo durante il pranzo della domenica alla più piccola, facile da consumare come uno snake, aperitivo o piccolo pasto).»

Sa panada e il mercato

Necessaria e opportuna la presenza della Confartigianato Imprese Sardegna con il segretario regionale Stefano Mameli, che fa un’attenta e oggettiva analisi sulle produzioni agroalimentari tipiche in Sardegna ponendo anche una riflessione su quali vantaggi competitivi ci siano per le imprese che si dedicano alla preparazione della panada. Con dati alla mano ci fa  scoprire chi sono in Sardegna le imprese che potenzialmente potrebbero beneficiare della valorizzazione/tutela di questo prodotto, mettendo in evidenza la massa critica regionale, tra opportunità e rischi di un marchio di tutela per la panada.

«Occorre pensare già oggi – dichiara Stefano Mameli – ad un percorso che possa tutelare i produttori (e i consumatori) da eventuali “plagi” o tentativi di riprodurre anche nel nome il nostro prodotto. Cosa che sta capitando con altri prodotti (carasau, sebadas).»

Il pastificio Sa panada di Oschiri, una storia imprenditoriale alla seconda generazione

L’azienda Pastificio Sa Panada, con  moderne tecnologie, produce, surgela e commercializza il prodotto tipico sardo di origine millenaria. Ben rappresentata dalle due giovani sorelle Valentina e Martina Meloni che proseguono il lavoro nell’ azienda della madre, Laura Achenza, che da quasi 30 anni produce solo panadas, commercializzandole anche oltre l’isola. La realtà che descrivono mostra un’intraprendenza che le rende, ad oggi, le uniche in grado di rispondere – quantitativamente – alla richiesta del mercato estero.

Sa panada e la filiera corta

Notevole il contributo del vice sindaco del comune di Oschiri, Andrea Decandia sulla filiera come prospettiva di sviluppo per prodotto e territorio che ben si sposa con l’intervento successivo e conclusivo di Daniele Carbini del Molino Carbini di Tempio, di fronte all’offensiva della cultura del mono prodotto, davanti alla quale il consumatore cerca il prodotto di qualità tipica, che dia garanzie di genuinità.

«C’è un mercato – afferma Carbini – in costante espansione che cerca e richiede prodotti di personalità che si distinguono nettamente dal prodotto industriale e omologato.  Bisogna cioè ridare ai prodotti la loro massima qualità e tipicità. In questo caso la panada deve essere il prodotto artigianale migliore possibile, deve cioè essere eccellenza di sapori che la rendono caratteristica ed unica, secondo la sua storia e tradizione. Tradotto in termini pratici significa – conclude Carbini – che per la pasta devono essere usate farine ottenute dalla macinazione di grano sardo, che ha caratteristiche uniche di sapore e più in generale caratteristiche organolettiche che lo distinguono dagli altri grani del mercato mondiale.»

Dopo il convegno, tra l’arte degli esperti e il gusto di panadas, a deliziare i palati degli ospiti la panada di anguille e di agnello di Carlo Matta di Assemini; le panadine con la carne di suino delle produttrici di Oschiri e is panadas con fave e piselli di Cuglieri.

A seguire la 1ª tavola rotonda con i produttori di Oschiri e le associazioni di Assemini e Cuglieri, sicuri che solo da qua potrà davvero partire il percorso de “La Via della panada”.

«Stanchi ma felici, chiudiamo questi tre convegni – dichiara la promotrice Veronica Matta – sicuri della forza della gente sarda. La forza di chi conosce i problemi ma ha la soluzione a portata di mano. Anzi, tra le mani.»

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L’assessore regionale dell’Agricoltura, con delega sulla Pesca, Pier Luigi Caria ha scritto al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, per segnalare le problematiche relative all’ubicazione in Sardegna degli uffici veterinari preposti ai controlli igienico-sanitari sul tonno rosso importato da Paesi terzi.
«Si rileva – ha scritto Pierluigi Caria – che l’unico Ufficio veterinario di Ispezione frontaliera (PIF), di competenza del ministero della Salute, è allocato nel porto di Cagliari, mentre non risulta altra struttura analoga, nemmeno temporanea, nel nord Sardegna e in particolare nel porto di Olbia.»
Nella lettera, inviata per conoscenza anche all’assessorato regionale della Sanità, Pierluigi Caria aggiunge che «la città di Olbia esprime un’importantissima realtà industriale di trasformazione del tonno, la ÀS do MAR, che sul territorio assolve a un fondamentale compito di carattere sociale ed economico garantendo, direttamente o attraverso l’indotto, centinaia di posti di lavoro».
L’assessore dell’Agricoltura ha poi spiegato al ministro della Salute che «si è in presenza di una rinnovata strategia aziendale da parte della ÀS do MAR che, da quest’anno, ha scelto di riutilizzare i mercantili in banchina a Olbia e non più i container, con la prospettiva di aumentare la produzione e quindi l’occupazione».
«Si ritiene pertanto auspicabile – ha concluso Pierluigi Caria – un intervento da parte del ministero della Salute, in raccordo con l’assessorato regionale dell’Igiene e Sanità, teso a trovare una rapida soluzione, in merito alla criticità segnalata, con l’istituzione di un PIF anche nell’area portuale di Olbia.»

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La Giunta regionale, su proposta dell’assessore dell’Agricoltura, Pierluigi Caria, ha deliberato che, al fine di garantire la continuità dell’attività fornita dai Centri di assistenza per la Pesca (CAP), l’Associazione temporanea di Scopo (ATS), costituita dalle Associazioni Federcoopesca Sardegna, Associazione armatori M/P Sardi, AGCI Agrital, Lega Pesca, possa proseguire fino al 30 settembre 2017 l’attività prevista dal programma di assistenza agli operatori del comparto. Per il proseguo di queste attività, che secondo il Piano biennale avrebbero dovuto fermarsi lo scorso 31 marzo, si potranno rendicontare ulteriori spese, rispetto a quelle rendicontate a tale scadenza, fino a un importo massimo di 70mila euro.
La Giunta ha inoltre deliberato che le risorse residue, dei 514mila euro destinati alle attività di assistenza dell’ATS nel biennio 2015-2017, siano rese spendibili per, possibilmente, ulteriori quattro anni, eventualmente rinnovabili di altri due a seconda della disponibilità di fondi. Tale assistenza prevede anche il supporto tecnico indispensabile per l’attuazione degli interventi del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP). Proprio attraverso gli interventi del FEAMP, cofinanziato al 50% dall’Unione europea, al 35% dallo Stato e al 15% dalla Regione, l’assessorato dell’Agricoltura ha pubblicato il 16 marzo scorso 15 bandi con oltre 14 milioni di dotazione finanziaria. Nelle prossime settimane è prevista la partenza di altri 11 bandi.

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Mirko Idili.

L’Unione sindacale territoriale della Cisl Gallura ha confermato il segretario generale uscente Mirko Idili alla guida dell’organizzazione. La votazione è avvenuta oggi durante il congresso che si è svolto nell’hotel Doubletree by Hilton di Olbia. A completamento della segreteria sono stati eletti anche Rosa Casto, riconfermata nel ruolo, e Masino Fresi che prende il posto di Alberto Farina, da sempre colonna portante della Cisl gallurese, che proseguirà la sua attività nel sindacato in qualità di segretario generale della Federazione dei pensionati in Gallura; il suo saluto alla segreteria generale provinciale è stato accolto con commozione da Mirko Idili.

Tema portante dell’assemblea è stata la necessità, da parte del territorio gallurese, di trovare una forma di governance intermedia che possa inserirsi tra i Comuni e la Regione. Durante la sua relazione, Mirko Idili ha lanciato il “Patto per la Gallura” e ha chiamato tutti i rappresentanti della politica e delle forze economiche e sociali a ritrovare coesione e unità di intenti: due elementi necessari per poter difendere le risorse e le potenzialità in via di sviluppo in Gallura. «Basta con le divisioni e con i conflitti campanilistici tra Alta e Bassa Gallura. L’economia di questo territorio è in ripresa. Lieve, ma c’è. E ci sono opportunità importanti da saper cogliere: il Mater Olbia è certamente una di queste. E’ un progetto che va difeso perché rappresenta una risorsa per tutta l’isola, non solo per la Gallura. Dobbiamo farlo capire a tutti, anche ai gufetti che sperano che il Mater Olbia non si faccia». Idili ha anche fatto riferimento all’acquisizione del 49 per cento di Meridiana da parte di Qatar Airways: «Un risultato auspicato quando, tempo fa, decidemmo di firmare l’accordo che prevedeva la fuoriuscita dal perimetro aziendale di centinaia di lavoratori esclusivamente nella previsione di favorire una partnership autorevole con Qatar Airways ed un nuovo piano industriale che consentisse, con l’acquisto di 50 aeromobili, di poter riassumere tutti coloro che ad oggi usufruiscono degli ammortizzatori sociali». Opportunità e potenzialità di sviluppo che però hanno bisogno della massima coesione tra politica e  forze sociali che devono essere in grado di ripensare una forma di autogoverno intermedio: «La vecchia Provincia non aveva più ragione di esistere – ha detto Idili – perché era stata spogliata di competenze e risorse economiche. Tuttavia si è creato un pericoloso vuoto amministrativo che deve essere colmato e la risposta a questa esigenza non può essere certo il ritorno alla vecchia provincia di Sassari».

Una sfida che è stata immediatamente accolta dai politici galluresi che sono intervenuti al congresso.

Gian Piero Scanu, deputato Pd, ha tuonato in difesa del Mater Olbia e contro quei «personaggi della politica regionale i quali sperano che il progetto affondi ma lo fanno ragionando in nome e per conto delle cliniche private di Cagliari».

Settimo Nizzi, sindaco di Olbia, ha spiegato: «E’ ripartito il dialogo tra noi sindaci galluresi ed è stato un atto importante per spezzare certi vecchi schemi che bloccavano la crescita delle nostre comunità. Rappresentiamo un territorio che intende dialogare con le altre aree sarde e italiane, ma non abbiamo intenzione di ricominciare i viaggi della speranza verso Sassari per ottenere ciò che ci spetta. Dobbiamo decidere da soli come gestire la Gallura: da quando non c’è più la Provincia non è più possibile nemmeno tappare i buchi delle strade, piazzare un palo della luce, fare manutenzione nelle scuole».

Pierfranco Zanchetta, consigliere regionale di La Maddalena: «Abbiamo necessità del sostegno di tutti altrimenti la nostra proposta di legge per l’istituzione di una Provincia nel Nordest della Sardegna, non passerà. Abbiamo di fronte forze opposte e contrarie, invochiamo la mobilitazione del territorio».

Giuseppe Meloni, consigliere regionale: «Vogliamo far capire che la nuova Provincia non dovrà essere un carrozzone politico ma avrà il preciso ruolo di fare da argine contro l’arretramento istituzionale, in Gallura, da parte dello Stato e della Regione».

Antonio Satta, sindaco di Padru: «Questa è una battaglia che bisogna vincere nell’interesse della Gallura: dobbiamo quindi sostenere i consiglieri regionali e la loro proposta di legge. Il consiglio comunale di Padru ha già approvato un ordine del giorno a favore di questa proposta».

Pierluigi Caria, neo assessore regionale dell’Agricoltura: «Il mio ruolo mi impone una visione totale della Sardegna, ma provengo dalla Gallura, comunità per la quale avrò ovviamente un occhio particolare. Credo che questo territorio abbia le carte in regola per ottenere l’autonomia».

Alberto Farina si è soffermato sulle condizioni generali della Cisl regionale: «Il sindacato in Sardegna ha ripreso slancio, il lavoro che è stato fatto da Ignazio Ganga in questi pochi mesi è davvero significativo e a lui faccio i miei complimenti».

Un ruolo determinante nel congresso che si è svolto oggi lo ha avuto Gigi Petteni, segretario confederale della Cisl nazionale. Petteni ha tracciato lo scenario in cui si sta muovendo il sindacato per la tutela del lavoro e dei diritti a esso connessi: «La politica ha ascoltato i populismi quando si è trattato di decidere cosa fare sui voucher, mentre avrebbe dovuto ascoltare chi conosce a fondo le realtà lavorative. La Cisl non parla mai, mai alla pancia della gente ma sempre al cervello e al cuore. Gli attacchi della politica nei confronti delle organizzazioni sindacali sono stati evidenti ma noi, come da tradizione, abbiamo evitato lo scontro e cercato il dialogo, presentando proposte. In questo modo abbiamo ottenuto i risultati cercati su tanti importanti temi».

La conferma di Mirko Idili alla guida della Cisl Gallura è stata elogiata anche dal segretario regionale dell’organizzazione sindacale, Ignazio Ganga: «Con la nuova segreteria regionale abbiamo deciso di seguire tutti i congressi e di incontrare tutti i lavoratori e le lavoratrici. Abbiamo l’esperienza per sostenere le ragioni del lavoro e del sociale in questa regione. ci impegneremo per risolvere, in via definitiva, i problemi emersi anche durante questo congresso». L’intervento del segretario regionale si è focalizzato anche sullo spopolamento in Sardegna: «Per combattere questo fenomeno servono risorse – ha spiegato – dobbiamo spendere meglio i fondi europei. Perdere di vista pezzi di questa regione porta la stessa a essere considerata “roba di altri”. E’ quindi necessaria una riforma della Regione per sburocratizzare il Palazzo e dare risorse ai territori». Ignazio Ganga ha mostrato all’assemblea un contenitore con, all’interno, una manciata di terra della Gallura e ha spiegato che la Cisl sarda ha deciso di raccogliere una porzione di suolo da tutti gli otto territori dell’Isola. La terra sarà mischiata in un vaso in cui sarà piantato un ginepro. «Un albero scelto perché è molto robusto e diffuso in tutta l’isola. Simbolicamente rappresenterà le radici della Cisl sarda».