26 April, 2024
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Ieri, presso il Centro Direzionale del comune di Iglesias, si è tenuta la prima riunione del Consiglio direttivo della Consulta dei Giovani, con l’elezione, come da regolamento, dei due portavoce, del segretario e del tesoriere.

Il Consiglio era stato eletto nel corso della prima assemblea tenutasi al Centro culturale lo scorso 18 dicembre, con la partecipazione di 56 ragazzi e ragazze di età compresa tra i 14 ed i 25 anni.
Durante i lavori, coordinati dalla referente, la consigliera comunale Carlotta Scema, e dall’assessorato delle Politiche sociali e giovanili, in collaborazione con l’Informagiovani Eurodesk di Iglesias, al termine degli interventi e del confronto sui temi relativi alle esigenze del mondo giovanile in città, era stata decisa la formazione di una lista unitaria votata all’unanimità.

Il Consiglio è composto da 19 membri: Thierno Baldè, Cecilia Biancu, Alessandro Borriello, Federico Carta, Simone Crobeddu, Matilde Cuccu, Riccardo Era, Michele Farci, Riccardo Lai, Martina Lenzu, Gabriele Giuseppe Littarru, Virginia Melis, Alessandro Mocci, Rytis Luca Murru, Giordano Peddis, Martina Piras, Mircea Popescu, Carlo Saiu, Angelo Usai.

A distanza di 10 giorni, il direttivo ha provveduto all’elezione delle cariche, con la nomina dei due portavoce, Martina Lenzu ed Alessandro Mocci, del segretario Simone Crobeddu e del tesoriere Virginia Melis.

«Grazie all’elezione delle cariche direttive e del Consiglioha messo in evidenza il sindaco Mauro Usaila Consulta dei Giovani potrà essere pienamente operativa e portare all’attenzione dell’Amministrazione le esigenze del mondo giovanile. La Consulta, in questo modo, potrà essere ancora di più un importante “luogo” di confronto, aperto a tutti i ragazzi e le ragazze, permettendo ai giovani di far sentire la loro voce e di collaborare in maniera concreta alla realizzazione di progetti e di iniziative. Continua il nostro impegno nell’ambito della democrazia partecipativa, come per quanto riguarda la Consulta degli Anziani. Abbiamo bisogno della più larga consultazione e partecipazione, anche per l’elaborazione dei progetti che potranno essere finanziati grazie al PNRR, dei quali i giovani dovranno essere protagonisti.»

«È un orgoglioha commentato la consigliera Carlotta Scemapassare il testimone a dei giovani iglesienti preparati e con tanta passione, lo hanno dimostrato nei primi interventi e sono sicura che continueranno a dimostrarlo con i fatti. Un augurio di buon lavoro al nuovo Consiglio Direttivo e a tutta la Consulta.»

I segretari regionali di SLC CGIL, FISTEL CISL, UILCOM UIL Sardegna, Alessandro Randaccio, Alberto Frau e Riccardo Loi, unitamente alle proprie segreterie confederali hanno scritto al presidente della Regione, Christian Solinas, per sollecitare la convocazione di un Tavolo Permanente sulle questioni della Digitalizzazione della Regione per lo sviluppo del territorio e la tutela della sana e buona occupazione, anche in relazione a quanto sta avvenendo a livello nazionale, in seguito alla OPA lanciata dal Fondo Speculativo KKR su TIM.
In Sardegna il gruppo TIM impiega circa 700 addetti diretti tra customer care, servizi amministrativi e tecnici, informatica e impresa di rete, a questi occorre aggiungere i customer care in outsourcing, le aziende che gestiscono gli appalti relativi alla manutenzione della rete, le agenzie di vendita e in generale, tutti i servizi connessi, per un indotto stimato di circa oltre 2.000 lavoratrici e lavoratori.
Preoccupa molto la posizione del Governo che si limita ad “osservare” con interesse la situazione; è evidente che si apre una fase molto delicata per TIM, con possibili impatti sull’occupazione che, in particolare in un territorio come quello sardo, sarebbero devastanti. TIM negli anni ha perso centinaia di addetti in Sardegna, subendo un drastico ridimensionamento del presidio territoriale ridotto ormai al minimo.
«Esiste, poi, una questione, altrettanto importante, legata al futuro della regione per ciò che attiene gli aspetti della connettività, della infrastrutturazione digitale e dei servizi ad essa connessisottolineano Alessandro Randaccio, Alberto Frau e Riccardo Loi –. Il modo in cui verrà condotta l’operazione di realizzazione della rete di nuova generazione non sarà ininfluente per lo sviluppo di una regione poco popolata, con un territorio ampio e mal connesso, che soffre di gravi carenze strutturali, di una cultura digitale povera e poco diffusa, di un fenomeno accentuato di spopolamento e fuga dei giovani: una regione, decisamente “poco appetibile” per il mercato dal punto di vista degli investimenti se non si realizzano le infrastrutture digitali e i servizi ad essa connessi. Se si vuol superare davvero il digital divide e quindi evitare di generare o rafforzare alcune diseguaglianze, sarà necessaria una maggior presenza dello Stato sul tema. L’esatto contrario del modello che il Governo si appresta a intraprendere, per il territorio nazionale, con l’emissione di “microbandi” per la realizzazione di pezzi di rete, che verranno costruiti da privati con fondi pubblici. Per questo motivo, SLC CGIL FISTEL CISL UILCOM UIL auspicano il ritorno al progetto di Rete Unica: per non pregiudicare il futuro del Paese e della regione e per non rischiare gravi ripercussioni sui livelli occupazionali.»

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Domenica 7 ottobre 2018, nella sede di Gonnosfanadiga, in via dei Fornai n.1, il Panificio Porta1918 festeggerà il suo primo secolo di storia.

Un secolo di pane e di condivisione. Un secolo di pasta madre. Sì, perché sono passati 100 anni da quando nonna Chiara, nel 1918, creò la pasta madre che ancora oggi viene utilizzata nella produzione del pane Porta e che ha legato 4 generazioni diverse.

«Il nostro primo secolo di storia sarà un’occasione per ripensare a ciò che è stato il nostro passato e a quello che ci riserverà il futuro – osserva Gianfranco Porta, titolare dell’attività – futuro dove dobbiamo rimettere al centro della nostra tavola e della nostra vita il pane. Come elemento di valorizzazione culturale, sociale ed economica per il nostro territorio

Sarà, dunque, un’iniziativa dove si parlerà di pane nelle sue più ampie sfaccettature, dove la pasta madre sarà elemento di congiunzione.

«L’idea di questa festa – dichiara Riccardo Porta, quarta generazione della famiglia Porta – è nata tanto tempo fa e ha visto la partecipazione non solo della famiglia Porta e dei nostri collaboratori, ma nella sua organizzazione sono stati fondamentali gli studenti universitari Arianna Paulon, Alessia Marini, Riccardo Lai, che hanno concorso e vinto il contest organizzato in collaborazione con i corsi di Marketing e Marketing turistico della facoltà di Scienze economiche dell’Università di Cagliari sull’organizzazione dei festeggiamenti del nostro centenario.»

Il programma è ricco e goloso, si partirà alle 9.30 con il “taglio del pane” ed il “rinfresco della pasta madre centenaria di Nonna Chiara” e si susseguiranno laboratori, degustazioni, sfornate, show cooking, dibattiti e incontri.

«Sarà l’occasione per festeggiare e ringraziare tutti coloro che hanno contribuito ad aggiungere il nostro primo secolo di storia: collaboratori, clienti e partners con i quali condividiamo la stessa passione per le buone lievitazioni

La favola della famiglia Porta potrebbe iniziare con queste parole, proprio oggi che la Porta 1918 festeggia un secolo di vita, di passione e di duro lavoro nell’arte della panificazione. Cento anni, come quelli della pasta madre di Nonna Chiara, che ancora oggi è quella con cui si impasta un pane che ha tutto il sapore di una volta.

«La pasta madre è il nostro orgoglio e il segreto dei nostri prodotti. Non è un record assoluto di anzianità ma poco ci manca», inizia a raccontare Riccardo Porta, un simpatico e giovane imprenditore sardo, erede di questa secolare tradizione famigliare.

Questa storia secolare ha inizio a Gonnosfanadiga, il centro a metà strada tra Cagliari e Oristano, che da sempre è la capitale sarda del pane.

Oggi, la Porta 1918 ha superato i confini dell’entroterra isolano per conquistare il Sud della Sardegna. «Soltanto a Cagliari abbiamo due punti vendita e un laboratorio di produzione. Per noi, che veniamo da un piccolo paesino di provincia, è un orgoglio essere approdati in città e aver conquistato la fiducia dei cagliaritani e dei turisti», aggiunge un giovane imprenditore che sta continuando un’eredità fatta di tradizione e amore per la Sardegna, di innovazione e di ricette capaci di abbracciare l’evoluzione dei tempi e dei gusti degli italiani. «In questi cento anni di attività non abbiamo mai smesso di utilizzare le ricette della tradizione e le materie prime del territorio, tutte assolutamente a chilometro zero. Le diverse tipologie di grano che utilizziamo vengono dalla Sardegna, da quelli duri per il pane tradizionale e gli altri prodotti da forno a quelli morbidi per la pizza. Non ammettiamo eccezioni – aggiunge Riccardo Porta -. Addirittura c’è stato un momento in cui, per una serie di ragioni, non riuscivamo più a trovare le mandorle della nostra terra. Per noi era un problema enorme, ma che fortunatamente abbiamo risolto grazie alla Mandorle di Sardegna, una piccola azienda che come noi ha a cuore la tradizione e l’eccellenza agroalimentare della nostra splendida isola». Mandorle che la Porta 1918 utilizza per uno dei prodotti di punta dell’azienda: l’Amaretto integrale, premiato a Expo 2015 per l’innovazione della tradizione sarda. In questo trionfo di sapori naturali, una deliziosa sintesi di tradizione, innovazione e valorizzazione del territorio, c’è tutta la filosofia della Porta 1918. «Siamo partiti dalla ricetta tradizionale dell’amaretto, per presentare al mercato un prodotto che diventasse ambasciatore di un nuovo sapore della Sardegna, non a caso è molto apprezzato in Italia e nel mondo». Innovazione che Riccardo Porta ha applicato a 360° in azienda.

«Un’azienda che ha un secolo di storia alle spalle, non può che innovare e innovarsi, cercare nuovi sapori e nuove forme di commercializzazione. Lo facciamo da sempre – continua Riccardo Porta -. Lo ha fatto mio nonno Peppino, poi mio padre Gianfranco e ora tocca a me. Il rapporto degli italiani con il pane è in continuo mutamento. Ai tempi della mia bisnonna Chiara si faceva in casa, poi si andava a prendere al forno. Oggi – spiega un ragazzo che ha lasciato la Sardegna per laurearsi, prima di tornare sull’Isola – sembra che sia il pane a dover andare a casa delle persone. Per questo, abbiamo appena lanciato il nostro street food, con cui vogliamo raggiungere le spiagge sarde ma anche e, soprattutto, i principali luoghi di aggregazione di Cagliari e provincia-.»

Lo StrEat Porta, questo il nome del più recente progetto pensato dalla Porta 1918, nasce dall’idea di uno dei collaboratori della Porta 1918, Marco Concas, «che oggi è socio in questo progetto». Un percorso di crescita professionale che soltanto la piccola impresa può offrire, dove i collaboratori non sono numeri o badge da strisciare prima del turno di lavoro ma veri e propri ingranaggi di un motore. «Sono contento e fiducioso per questo progetto, una volta di più riusciamo ad abbracciare l’evoluzione dei tempi. Dal punto di vista commerciale, poi, lo street food rappresenta il perfetto canale di vendita di un’altra delle innovazioni che abbiamo adottato: la pizza alla teglia. Alle orecchie di molti italiani questa non suonerà come una novità, ma in Sardegna nessun forno produce e vende pizza in teglia. A quanto sembra, è una novità che i cagliaritani stanno apprezzando», conclude Riccardo Porta, con il sorriso di chi ne ha pensata e fatta un’altra. L’ennesima idea da mettere in campo per innovare una tradizione che continua ormai da un secolo.