28 March, 2024
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Un settore in forte espansione, un’attività sulla quale hanno deciso di scommettere molti giovani imprenditori sardi. Da alcuni anni la produzione di birra artigianale in Sardegna è in continua crescita: nel 2012 si contavano nell’Isola 13 birrifici, oggi sono oltre 30 con un incremento del 130% e un fatturato di oltre 10 milioni di euro. Un fenomeno sul quale rivolge ora l’attenzione anche il Consiglio regionale della Sardegna. La Commissione “Attività produttive” ha iniziato l’esame di due diverse proposte di legge presentate dai Riformatori sardi (primo firmatario Luigi Crisponi) e dal Partito democratico (primo firmatario Luigi Lotto) con l’obiettivo di arrivare in tempi rapidi ad un testo condiviso.

Su queste due proposte di legge, il parlamentino presieduto da Luigi Lotto ha sentito in audizione i rappresentanti delle associazioni di categoria agricole e artigianali, i produttori, i vertici dell’Agenzia Laore e i ricercatori della società Porto Conte Ricerche.

Dalle associazioni di categoria, che hanno espresso un unanime apprezzamento per l’iniziativa assunta dalla Commissione, sono arrivati anche alcuni suggerimenti e proposte di integrazione del testo normativo.

Secondo Maria Antonietta Dessì della Cna, il settore mostra grande vivacità e per questo va sostenuto stando attenti a non introdurre nuovi vincoli e costi per le aziende. «Si deve tener conto che in Sardegna la birra viene prodotta quasi interamente con materie prime importate bisogna quindi tener conto della situazione attuale senza penalizzare i produttori e, allo stesso tempo, lavorare a lungo termine sulla filiera».

Per Giovanni Sio di Confagricoltura: «La produzione di birra artigianale è in grande espansione e per questo merita una regolamentazione che garantisca trasparenza del mercato e tutela dei consumatori in modo da scongiurare il rischio di un aumento incontrollato dei produttori e dei prezzi per i birrifici agricoli apprezziamo la decisione di puntare sulla territorialità delle produzioni, concetto che incentiva la costruzione di processi di filiera».

Più chiarezza nella predisposizione del testo di legge ha chiesto invece il segretario regionale di Confartigianato Stefano Mameli: «Prevedere norme troppo rigide per la costituzione di un marchio di qualità potrebbe essere un boomerang l’incentivazione della produzioni nostrane è una buona idea ma nel frattempo deve essere tutelato l’esistente se si vuole sostenere il comparto».

Giudizio condiviso da Salvatore Carvone di Casartigiani: «Il settore rappresenta una grande opportunità per i giovani imprenditori è importante per questo non appesantire la legge. Serve una norma snella e immediatamente attuabile». 

Soddisfazione per l’iniziativa consiliare è stata espressa anche dall’Associazione dei Birrai, sodalizio appena costituito del quale fanno parte più della metà dei birrifici sardi. Gabriele Corraine e Giovanni Fele, titolari di due piccole aziende a Nuoro e Oliena, hanno auspicato una rapida approvazione del provvedimento e chiesto più attenzione su alcuni aspetti: l’abbattimento dell’accise sulle bevande alcoliche come accade in Valle d’Aosta (attualmente in Sardegna il costo è di 0,35 centesimi di euro a litro) e meno ostacoli per l’occupazione degli spazi commerciali nelle manifestazioni pubbliche.

Sui progetti di filiera, l’Associazione dei birrai si è detta favorevole a un grande piano per la produzione in loco della materia prima: «Alcuni di noi stanno già acquistando solo cereali sardi – hanno detto Gabriele Corraine e Giovanni Fele – l’orzo prodotto nella nostra Isola è di qualità eccelsa. La Sardegna potrebbe diventare il primo produttore di orzo da birra a livello nazionale con grande beneficio per gli agricoltori».  

Uno degli ostacoli maggiori per i produttori è rappresentato dalla quasi totale assenza di maltifici in Sardegna, se si eccettua un piccolo impianto sorto a Irgoli all’interno di un’azienda agricola. «Si tratta di un progetto finanziato con la misura 4.2 del Piano di sviluppo rurale – ha spiegato dal direttrice regionale di Laore Maria Ibba – un’esperienza molto positiva che ha permesso all’azienda agricola di chiudere la filiera. La birra prodotta a Irgoli è interamente sarda».

Sulla produzione di birra artigianale si concentra da tempo anche l’attività della società “Porto Conte Ricerche”. Luca Pretti, ricercatore ed esperto del settore, ha illustrato alla Commissione alcuni progetti sperimentali portati a termine in questi anni: dalla coltivazione del luppolo alla formazione di 28 maestri birrai, passando per l’incentivazione di alcuni prodotti tipici da destinare ai birrifici: orzo maltato, grano, avena e farro.

Luca Pretti è poi entrato nei dettagli dei diversi tipi di produzione: «La qualità della birra non dipende dalla bontà del prodotto quello è un giudizio soggettivo. Va misurata invece su altri parametri come il grado di fermentazione. La produzione di birra ha diversi stili e processi produttivi, prevedere un disciplinare di produzione sarà un compito arduo».

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La commissione Attività produttive, presieduta dall’on. Luigi Lotto (Pd) ha tenuto un intenso ciclo di audizioni per raccogliere dai diversi portatori di interesse indicazioni utili per la predisposizione della nuova legge sul turismo.

Confindustria, Confapi, Confcommercio e Confesercenti hanno ribadito, in un documento unitario, le loro perplessità sulla legge che ritengono eccessivamente rigida. Il presidente di Confindustria Sardegna Alberto Scanu, in particolare, ha auspicato «una profonda modifica del testo per renderlo più semplice ed efficace, in grado anche di sviluppare di sviluppare una nuova domanda di Sardegna nei mercati internazionali con una governance integrata delle politiche di settore». Scanu ha insistito anche sulla necessità di contrastare l’abusivismo, ricordando che «il 65% del turismo in Sardegna non transita presso le strutture ufficiali e rappresenta una sommerso che, in termini reali, potrebbe superare 20 milioni di presenze».

Passando al fronte sindacale Michele Carrus della Cgil ha definito la legge «da un lato troppo dettagliata e dall’altro priva di grandi novità rispetto al dibattito pubblico di molte parti della società sarda sulle prospettive del turismo, anche se non mancano aspetti positivi come l’osservatorio sulle politiche di settore ed il Piano strategico regionale». Carrus ha poi messo l’accento «sull’intollerabile precariato che caratterizza il turismo, comparto che assorbe circa un quarto dei voucher mentre bisognerebbe invece prestare attenzione a quelle imprese che utilizzano lavoro buono». «Fra i soggetti del partenariato – ha concluso – è un errore non inserire le rappresentanze dei lavoratori, errore che del resto non compare nel Piano strategico nazionale dove si sindacati sono presenti anche nella cabina di regia».

Per la Cisl Giuseppe Atzori ha evidenziato la necessità di una maggiore semplificazione, sottolineando che «l’approccio al turismo va allargato ai sistemi territoriali e locali superando il perimetro strettamente alberghiero». Secondo Andrea Lai della Uil, infine, «occorre privilegiare la qualità del lavoro esigendo il rispetto di standard elevati soprattutto dalle aziende che utilizzano risorse pubbliche».

Il segretario generale dell’Anci Umberto Oppus, annunciando un documento dei Comuni sardi, ha formulato alcune proposte migliorative. «Condividiamo l’impianto della legge – ha affermato – e ci sembra utile specificare meglio alcune parti, differenziando gli itinerari del turismo religioso dai cosiddetti cammini, affiancando al turismo culturale anche quello letterario legato ad autori sardi e ad intellettuali che hanno parlato della Sardegna, classificando in modo diverso i B&B a seconda che si tratti di dimore storiche o rurali».

A nome della Fish (associazione portatori di handicap) Carmelo Addaris ha ricordato che «in Europa il turismo dei disabili e dei loro accompagnatori muove 80 milioni di persone e la Sardegna intercetta questo mercato solo in minima parte; colpa delle strutture alberghiere (come dei portali web) che per l’85% non sono accessibili e della scarsa formazione degli operatori della ricettività».

Di potenzialità sottovalutate ha parlato anche Italo Senes di Assonautica, mettendo l’accento sul fatto che «nei nostri porti turistici non solo mancano dotazione essenziali come distributori di carburante e servizi igienici ma soprattutto si avverte l’assenza di un aggancio col territorio, nonostante il turista nautico sia da sempre disponibile a prolungare il suo soggiorno se adeguatamente interessato e motivato». Senes ha poi fatto un cenno a tendenze emergenti come quella del Boat&Breakfast, «dove il turista risiede e pernotta in barca utilizzando servizi che trova nei dintorni attraverso una rete di accordi fra gli operatori portuali e i pubblici esercizi; il porto, insomma, diventa una specie di albergo diffuso».

Casa artigiani, rappresentata da Salvatore Carvone, ha espresso una valutazione positiva sulla legge, invitando la commissione a prestare attenzione alla mobilità interna che «in Sardegna è molto carente e potrebbe essere potenziata dall’inserimento nei pacchetti di offerta del noleggio di un’auto, che oggi ha costi contenuti». Carvone ha poi proposto il riordino della toponomastica in chiave turistica e di richiamo per i prodotti tipi dell’Isola.

Giacomo Attardi, presidente regionale del Cai (Club alpino italiano) si è soffermato sul turismo escursionistico, ricordando che l’organizzazione ha stipulato alla fine del 2015 un protocollo d’intesa con l’Ente foreste (oggi Agenzia Forestas) «che prevede la realizzazione di una rete escursionistica regionale di oltre 500 km nei territori di 15 Comuni, mentre per il 2017 è prevista la sistemazione del tratto sardo del cosiddetto Sentiero Italia, da Santa Teresa di Gallura a Cagliari, lungo una dorsale di circa 500 km». Per quanto riguarda il testo della legge, Attardi ha sollecitato classificazione fra le strutture ricettive di aree escursionistiche come «rifugi non presidiati, capanne e antichi cuiles dismessi, prevedendo in questi siti anche aree di campeggio per soste non superiori ai 5 giorni».

Di utilizzo degli ovili «ovviamente in accordo con i pastori» ha parlato anche il presidente regionale dell’Uisp Salvatore Farina, che ha suggerito poi la separazione fra le rete escursionistica ed i percorsi su vie ferrate e di arrampicata «che sono una tipologia sportiva per la quale sono necessarie competenze ed abilità specifiche». Farina ha segnalato inoltre la necessità di una maggiore qualificazione professionale e culturale delle guide turistiche, secondo indirizzo di studio definiti dal Ministero affiancati da tirocini formativi.

Nel dibattito sono intervenuti i consiglieri regionali Marco Tedde (Forza Italia), Angelo Carta (Psd’Az), Piero Comandini, Gianmario Tendas e Giuseppe Meloni (Pd), Pier Mario Manca (Pds), Luigi Crisponi (Riformatori) e Gianluigi Rubiu (Udc).

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia