16 December, 2025
HomePosts Tagged "Silvio Lai" (Page 10)

[bing_translator]

L’accentramento verso lo Stato dei poteri in materia di coordinamento di finanza pubblica e la conseguente riduzione degli spazi di autonomia finanziaria delle Regioni, unitamente al rilancio del federalismo fiscale e della rinnovata unità politica e istituzionale delle Regioni, soprattutto alla luce dei recenti esiti referendari che hanno riaffermato il quadro istituzionale disegnato nel 2001 con la modifica del titolo V della Costituzione repubblicana. Sono stati questi, in sintesi i temi sui quali si sono confrontati i presidenti delle assemblee elettive nel corso del workshop dal titolo “Autonomia finanziaria, coordinamento della finanza pubblica, federalismo fiscale: il comune problema delle risorse” ed al quale hanno partecipato in qualità di relatori il presidente del Friuli Venezia Giulia, Franco Iacop, i docenti delle università di Sassari e Padova, Omar Chessa e Luca Antonini, il magistrato della Corte dei Conti, sezione di Trento, Gianfranco Postal, il componente la commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale, Silvio Lai, l’assessore al Bilancio della regione Sardegna, Raffaele Paci, e il presidente della commissione Bilancio del Consiglio regionale della Sardegna, Franco Sabatini.

Il presidente dell’assemblea sarda, Gianfranco Ganau, nel suo intervento di saluto ha evidenziato le crescenti difficoltà delle Regioni e ricordando i più stringenti vincoli di bilancio ha lamentato il «trasferimento di competenze senza che però siano garantite alle Regioni le necessarie risorse per esercitarle». «L’autonomia finanziaria e il federalismo fiscale – ha affermato Ganau – sono un binomio inscindibile per le Regioni a statuto speciale e l’autonomia finanziaria costituisce uno dei presupposti per lo sviluppo e il pluralismo istituzionale». «È di piena attualità – ha concluso il presidente dell’assemblea sarda – l’attuazione del federalismo fiscale all’indomani del referendum dello scorso dicembre che ha confermato nei fatti la riforma costituzionale del 2001, che è definita una riforma in senso federale dell’ordinamento».

Franco Iacop ha definito una “sfida” il tema dell’autonomia differenziata e confermando la necessità di un rilancio del federalismo ha introdotto il tema della mancata applicazione da parte dello Stato delle numerose sentenze della Corte costituzionale sui temi che riguardano la finanza e il bilancio degli enti territoriali.

A giudizio del docente di diritto costituzionale dell’Ateneo di Sassari, Omar Chessa, il punto nodale delle questioni aperte nel confronto tra Stato e Regioni è rappresentato da un crescente accentramento del potere statale in materia di coordinamento della finanza pubblica: «È ormai interpretata come una competenza finalistica e come tale comprende puntuali poteri amministrativi che incidono pesantemente sull’autonomia finanziaria delle regioni». Il docente sassarese ha quindi svolto una serie di ragionamenti di carattere tecnico scientifico ed ha definito la legge costituzionale n. 1 del 2012, quella che ha introdotto in costituzione il cosiddetto pareggio di bilancio, «una svolta che segna un punto di non ritorno, perché vanifica la potestà concorrente in materia di coordinamento di bilancio». «Con il pareggio di bilancio – ha dichiarato Chessa – la politica di austerità fiscale è una via costituzionalmente obbligata ed a cascata produce conseguenze devastanti sull’autonomia finanziaria delle Regioni e gli Enti Locali». Il quadro si complica con il riferimento all’Europa («il pareggio di bilancio è l’unico strumento per tenere unita l’Ue che non ha un’unione fiscale né un bilancio federale») e all’impossibilità dei governi di poter disporre di strumenti efficaci per compire autonome scelte di bilancio.

«Il taglio delle risorse alla Regioni – ha incalzato il docente dell’Università di Padova, Luca Antonini – significa comprimere welfare, assistenza sociale e sanità che sono competenze gestite dalle Regioni». È questo, a giudizio del professore veneto, il messaggio che deve arrivare ai cittadini, in tempi in cui appare chiaro che con la crisi si è “massacrato” il federalismo («così non è avvenuto in Germania») e con i tagli lineari si è “smantellato” l’intero sistema del welfare.

«Il 2017 – ha spiegato Antonini – doveva essere l’anno dell’entrata a regime del federalismo fiscale ma lo Stato ha continuato a varare norme che bloccano l’autonomia finanziaria degli enti territoriali, con il pareggio di bilancio, infatti, se si riducono le entrate delle Regioni necessariamente sono ridotte le spese per i servizi ai cittadini». Il professori Antonini ha quindi denunciato “l’azione di smantellamento del federalismo fiscale” ed il conseguente rischio che si affermi un “federalismo irresponsabile”, quello derivante dalla cosiddetta finanza derivata.

Il magistrato della Corte dei Conti, Gianfranco Postal, ha posto l’accento sull’insufficienza del sistema degli accordi di finanza pubblica tra singole Regioni e Governo ed ha evidenziato la sostanziale omologazione, sul tema della finanza pubblica e delle risorse, tra tutte le Regioni a partire dal 2001. Postal ha riaffermato inoltre l’efficacia delle norme di attuazione per il trasferimento delle funzione dallo Stato allo Regioni, citando, a questo proposito, i positivi esempio del Trentino.

E proprio sulle norme di attuazione, il senatore Silvio Lai, ha posto in evidenza le differenze tra le diverse Regioni speciali: «Il Trentino ne ha ottenuto 77, la Valle d’Aosta 32, il Friuli Venezia Giulia 25, la Sicilia 14 e la Sardegna soltanto 12». «È evidente – ha dichiarato il componente la commissione parlamentare per l’applicazione del federalismo fiscale – un esercizio differente delle potenzialità di trasferimento delle competenze». Il parlamentare del Partito democratico ha quindi evidenziato due differenti atteggiamenti da parte delle Regioni dinanzi alla richiesta di contribuire al risanamento della finanza pubblica: «Alcune hanno acquisito maggiori competenze ed altre invece hanno accettato al riduzione delle risorse, le prime hanno dunque scommesso sulla propria capacità di rendere più efficienti funzioni prima esercitate dallo Stato, ed è questo il messaggio che serve per far crescere la reputazione delle amministrazioni territoriali».

Silvio Lai ha quindi insistito sulla necessità di un più forte coordinamento tra le Regioni speciali («se cade una cadono tutte e nel Parlamento italiano è diffusa l’idea che le Regioni a statuto speciale non partecipano al risanamento dei conti pubblici come invece fanno le Regioni ordinarie») ed ha concluso con l’auspicio di un rilancio del federalismo fiscale.

L’assessore del Bilancio della regione Sardegna, Raffaele Paci, ed il presidente della Commissione consiliare, Franco Sabatini, hanno illustrato l’esperienza della Sardegna e non hanno nascosto le difficoltà in ordine all’annosa questione delle entrate e soprattutto sulla vicenda dei cosiddetti accantonamenti. «Nella partita del confronto con lo Stato – ha dichiarato Paci – le carte le ha in mano tutte lo Stato e mi chiedo a cosa servano le sentenze della Corte costituzionale».

«Gli accantonamenti – ha insistito l’assessore – devono avere un termine, in caso contrario lo Stato di fatto modifica lo Statuto dell’autonomia speciale nella parte delle entrate attraverso una legge ordinaria». «Vogliamo contribuire al risanamento della finanza pubblica – ha affermato l’esponente dell’esecutivo Pigliaru – ma dopo che abbiamo sottoscritto l’accordo sulle entrate con un livello di accantonamenti pari a 513 milioni, lo Stato li ha aumentati fino a 848 milioni che con il pareggio di bilancio si traducono in 300 milioni di tagli alla spesa».  

«Tra il 2012 e il 2016 – ha aggiunto Franco Sabatini – la Sardegna ha registrato la cifra record di 2 miliardi e 644 milioni per accantonamenti e nel 2006, quando con l’intesa istituzionale, la Regione si è presa in carico Sanità e Trasporti, si stimava un incremento delle entrate da compartecipazione di circa 700 milioni, oggi con l’attuale quota annua di accantonamento pari a 683 milioni possiamo affermare che lo Stato ha solo scaricato sulla Regione anche i costi di Sanità e Trasporti lasciando niente in cambio.»

In sede di dibattito sono intervenuti con brevi ma significativi interventi i rappresentanti delle assemblee della Lombardia (Raffaele Cattaneo), Friuli Venezia Giulia (Alessandro Colautti), Provincia autonoma di Bolzano (Roberto Bizzo) e della Provincia autonoma di Trento (Bruno Dorigatti), che hanno riaffermato la necessità di un efficace coordinamento tra tutte le Regioni per arginare la centralizzazione dei poteri in materia di finanza pubblica in capo allo Stato e per il rilancio del federalismo ad incominciare dal federalismo fiscale. I presidenti delle assemblee hanno inoltre ribadito l’opportunità politica e l’efficacia del referendum promosso dalla Lombardia e dal Veneto, per il riconoscimento delle rispettive autonomie speciali.

 

[bing_translator]

«Il nuovo protocollo sulla chimica verde deve essere lo strumento che deve consentire al territorio di ottenere da Eni investimenti sostitutivi a quelli previsti nel precedente documento e mai attuati. Impegni che erano stati assunti e che sono stati disattesi. L’occasione data dalla necessità di riscrivere il protocollo del 2011 deve essere colta fino in fondo e si deve partire da un presupposto: Eni non può dettare regole e imporre volontà in un territorio con il quale ha un altissimo debito, in termini di inquinamento e utilizzo del suolo e di impegni spesso rimasti solo sulla carta.» 

Lo scrive in una nota il senatore del Partito democratico Silvio Lai.

«In questi mesi più volte abbiamo richiamato il tema degli investimenti sul fotovoltaico che Eni ha annunciato di voler avviare anche in Sardegna – aggiunge Silvio Lai -. Annunci che non possiamo negare abbiano suscitato in noi non poca perplessità. Ci siamo domandati, e lo abbiamo fatto anche pubblicamente, il motivo per il quale questi progetti venissero ufficializzati dall’amministratore delegato di Eni senza che il nuovo protocollo fosse ancora scritto e firmato. Non è pensabile che un’iniziativa di questo tipo possa andare avanti senza un confronto chiaro su quelli che saranno i benefici per il nostro territorio. Il rischio è sempre lo stesso: si annunciano investimenti per il territorio ma si comincia a realizzare quel che interessa prima di tutto ad Eni, in questo caso gli impianti fotovoltaici. Noi diciamo che questa volta si deve partire da quello che interessa al nostro territorio. Da questo punto di vista apprezziamo le parole chiare e nette pronunciate dall’assessore Maria Grazia Piras e che sappiamo essere condivise anche dal Presidente della Giunta.»

«Capiamo anche le preoccupazioni espresse in questi giorni dai sindacati e riteniamo che il loro coinvolgimento anche nella stesura del nuovo protocollo d’intesa possa essere un elemento di forza. Serve un territorio unito per chiudere positivamente una partita che non possiamo che definire di vitale importanza per il futuro economico del nord Sardegna. Ognuno – conclude Silvio Lai – deve svolgere il proprio ruolo se vogliamo che la firma di questo documento diventi non solo sulla carta ma in concreto un punto di partenza per il rilancio della nostra economia.»

[bing_translator]

«Il nuovo decreto sul tonno rosso non ha recepito la richiesta che proveniva dalla pesca artigianale e neanche la risoluzione approvata dal Parlamento europeo. Nessuna nuova quota, questo significa che regioni come la Sardegna e la Liguria continuano ad essere escluse dalla ripartizione a livello nazionale e a rischiare pesanti sanzioni nella pesca occasionale. È una decisione sbagliata per la quale la responsabilità politica nel dicastero va al sottosegretario Castiglione che ha le deleghe. La battaglia non è persa, non demordiamo e continuiamo a lavorare per aumentare le tonnellate di tonno rosso pescabile e consentire anche ai pescatori sardi e liguri di ottenere le quote nel 2018. Serve, dunque, un’azione coordinata di tutte le istituzioni, anche quelle locali. Alla giunta della Regione Sardegna chiediamo di riprendere il lavoro avviato dalla Falchi e sospeso, e di intervenire sin da subito nei confronti del Governo per sostenere quanto diciamo da tempo sulla questione tonno rosso: l’Italia faccia quello che hanno già fatto nazioni come la Spagna e la Francia, apra all’incremento delle quote ed inserisca anche i pescatori di regioni fino ad oggi ingiustamente esclusi.»

Lo afferma in una nota il senatore del Partito democratico Silvio Lai che ricorda gli interventi e le proposte formulate in questi anni per porre rimedio alla situazione attuale.

«Recentemente la nostra proposta di emendamento al Decreto Milleproroghe aveva superato l’esame di ammissibilità in commissione Senato – aggiunge Silvio Lai -. La modifica prevedeva di destinare il 18% dell’aumento di 550 tonnellate previsto dall’UE ad una nuova categoria: quella dei pescatori artigianali di Sardegna e Liguria. L’emendamento non è però arrivato ad essere inserito nel testo definitivo del Milleproroghe per il diniego del responsabile pesca al ministero ed ora dunque questa battaglia deve continuare. È essenziale però che la Regione si attivi di nuovo nei confronti del governo e solleciti le modifiche necessarie ad attuare la risoluzione UE che rende giustizia alla Sardegna. Modifiche che dovrebbero riguardare anche l’accesso alla cosiddetta pesca accidentale che ad oggi rimane anch’essa preclusa ai piccoli pescatori ma continua ad andare a beneficio di chi già detiene le quote.»

«Noi – conclude Silvio Lai – siamo disponibili sin da ora a fare la nostra parte ma è necessario che anche la Regione intervenga a tutela dei nostri pescatori.»

[bing_translator]

«Non solo maggiore sicurezza nelle città ma anche riqualificazione di aree degradate, promozione del decoro urbano e prevenzione di fenomeni di criminalità con interventi mirati che prevedono una maggiore collaborazione con gli Enti locali e più poteri affidati ai sindaci. Il decreto approvato oggi in senato è un provvedimento innovativo che riteniamo possa contribuire a migliorare le condizioni di vita delle nostre comunità e tutelare la tranquillità dei cittadini.»

Lo afferma il senatore del Partito democratico Silvio Lai, relatore in commissione Bilancio del decreto approvato oggi dal Senato.

«Riteniamo sia giusto partire proprio da azioni integrate che puntino a garantire il rispetto della legalità ed il contrasto dei comportamenti e delle condotte illecite ed allo stesso tempo intervengano sul recupero di aree e zone degradate, attivando anche strumenti che favoriscano l’inclusione sociale – aggiunge Silvio Lai -. C’è poi il capitolo della prevenzione che passa anche attraverso un maggiore coinvolgimento delle istituzioni più vicine ai cittadini. Al Sindaco, come rappresentante della comunità locale, viene data la possibilità di emettere ordinanze urgenti per eliminare situazioni di grave incuria ma anche per contrastare fenomeni di illegalità o di abusivismo.»

«Tra le novità introdotte anche il divieto di accesso disposto dal Questore nei confronti degli spacciatori di sostanze stupefacenti condannati in via definitiva o in appello che non potranno dunque accedere nei locali pubblici nei quali è stato commesso il reato. E poi ancora i fondi per la videosorveglianza che saranno messi al di fuori dei vincoli del patto di stabilità. In definitiva – conclude il senatore del Partito democratico – si tratta di un decreto che non prevede l’introduzione di nuovi reati e nuove pene ma che cerca di intervenire sulla sicurezza delle nostre città con una serie di azioni che siamo convinti possano rispondere all’esigenza di migliore vivibilità delle nostre comunità.»

[bing_translator]

Il Consiglio regionale della Sardegna ha voluto ricordare, a 26 anni di distanza, la tragedia della Moby Prince in cui morirono 141 persone, con due manifestazioni: l’intitolazione di una piazza alla memoria delle vittime, davanti al porto di Cagliari, ed una semplice cerimonia nell’Aula consiliare cui hanno partecipato, fra gli altri, anche il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sen. Silvio Lai ed il presidente dell’Associazione 10 aprile-familiari vittime Moby Prince Luchino Chessa.

Nel suo intervento il sen. Silvio Lai ha ricordato che «dalla prima fase del lavoro della Commissione, basato sulla lettura degli atti del processo, l’audizione di numerosi esperti e l’esame di nuove testimonianze, emerge uno scenario della vicenda molto più grande  e complesso, con elementi di verità diversi dalla verità giudiziaria che ci è stata consegnata dai tribunali».

«Fra questi – ha proseguito il presidente della Commissione – i più importanti riguardano la condotta della Moby Prince, che tentò disperatamente di evitare l’impatto con la petroliera, e del suo equipaggio che attivò corrette procedure per mettere in salvo in passeggeri: una ricostruzione significativamente diversa da quella ufficiale secondo la quale lo scontro sarebbe stato causato, almeno in parte, da una nave senza governo.»

Il sen. Silvio Lai, inoltre, ha annunciato che la seconda parte del lavoro della Commissione sarà concentrato sull’analisi di alcuni altri elementi come il luogo di provenienza della petroliera, le caratteristiche del carico che aveva a bordo e le motivazioni del suo smantellamento dopo la tragedia. «Con l’obiettivo comune – ha concluso – di diradare il mistero che ancora avvolge la tragedia, senza accontentarsi di una verità basata sull’incidente e l’errore umano, dimenticando l’eroismo dell’equipaggio e degli stessi passeggeri».

Un altro componente della Commissione, il sen. Luciano Uras, ha affermato che dall’esame degli atti «emergono fatti e circostanze che cambiano sia lo scenario che gli esiti della vicenda Moby Prince, rispetto alla quale la verità giudiziaria copre responsabilità, nasconde e distorce i dati reali -. In particolare – ha aggiunto Uras – è incomprensibile che l’assoluta mancanza di soccorsi abbia lasciato morire 140 persone senza nemmeno un tentativo di salvarle, se non quando la nave era già completamente distrutta dal fuoco».

A nome dei familiari delle vittime il presidente dell’Associazione Luchino Chessa ha raccontato tutta la sua emozione ma anche la sua rabbia «per una giustizia senza una verità diversa da quella dei tribunali che parla di incidente, di una nebbia improvvisa e di un comandante distratto». «Ora – ha detto ancora – grazie al lavoro della Commissione si comincia a capire qualcosa di più, dopo 20 anni di silenzio nei quali siamo rimasti soli con la nostra determinazione perché nessuno si è occupato di noi e della nostra sofferenza».

Durante la cerimonia svoltasi in Consiglio regionale è stato proiettato il documentario “Buonasera, Moby Prince”, realizzato dal giornalista Paolo Mastino della sede Rai della Sardegna, in collaborazione con la sede della Toscana.

[bing_translator]

«Lo sciopero di Alitalia sta creando in Sardegna una situazione insostenibile. A questo punto è indispensabile rivedere gli orari delle fasce protette e garantire così il numero massimo possibile di voli in continuità territoriale.» Lo scrivono, in una lettera, i senatori sardi Silvio Lai, Ignazio Angioni e Giuseppe Luigi Cucca che si rivolgono direttamente al ministro Graziano Delrio.

«In occasione dello sciopero dello scorso 20 marzo i disagi per i sardi che dovevano raggiungere la penisola, o far ritorno in Sardegna, sono stati decisamente pesanti e oggi la situazione è praticamente la stessa – aggiungono Silvio Lai, Ignazio Angioni e Giuseppe Luigi Cucca -. Capiamo ovviamente le esigenze di chi si trova costretto a mettere in atto azioni di protesta e non vogliamo in alcun modo mettere in discussione i diritti sindacali. Ma quella che si sta venendo a creare in occasione degli scioperi è una vera e propria situazione di emergenza. Chi vive in Sardegna paga già tutti i problemi legati alla condizione di insularità, è un prezzo già alto e a questo non si possono aggiungere ulteriori difficoltà.»

«È necessario, dunque, che si intervenga nei confronti di Alitalia perché non bastano più le iniziative decise per cercare di limitare i disagi. Vanno bene i numeri verde e il rafforzamento del personale per dare assistenza agli utenti ma serve anche uno sforzo in più perché non è accettabile che gli attuali orari delle fasce protette consentano in caso di sciopero di garantire solo un numero limitato di voli da e per la Sardegna. Facciamo appello alla sensibilità del ministro perché si possano individuare da subito soluzioni che garantiscano il diritto dei sardi di poter usufruire di un numero sufficiente di collegamenti anche in caso di sciopero. La modifica delle fasce protette – concludono i tre sentori – può essere un modo per alleviare quanto meno i disagi dei cittadini sardi.»

[bing_translator]

Un nuovo atto intimidatorio contro un amministratore pubblico è stato compiuto oggi in Sardegna. Questa volta nel mirino degli attentatori è finita l’auto di Giovanni Canu, carabiniere in pensione e vicesindaco di Esporlatu, data alle fiamme nel corso della notte. L’auto si trovava parcheggiata nel centro del piccolo paese del Goceano, al confine fra le province di Sassari e Nuoro.

I vigili del fuoco di Nuoro sono prontamente intervenuti, hanno domato le fiamme ed avviato gli accertamenti con i carabinieri di Benetutti.

Sull’origine dolosa dell’attentato non ci sarebbero dubbi.

«Piena e totale solidarietà al vicesindaco di Esporlatu Giovanni Canu che nella notte ha subito un attentato incendiario. È un fatto grave sul quale mi auguro gli inquirenti possano fare piena luce per restituire serenità al vice sindaco, alla Giunta guidata da Franco Furriolu e a tutta la comunità di Esporlatu – scrive in una nota il senatore del Partito democratico Silvio Lai -. Il numero di attentati a danno di amministratori locali in Sardegna, purtroppo, riprende a crescere e questo non può che creare preoccupazione. È necessario innalzare i livelli di attenzione per prevenire e contrastare efficacemente un fenomeno negativo che ha colpito rappresentanti istituzionali di diversi centri della nostra isola. Voglio ribadire ancora la massima vicinanza a Giovanni Canu – conclude Silvio Lai – ed il totale sostegno all’azione amministrativa dell’amministrazione comunale e del sindaco Furriolu.»

«Esprimo la più ferma condanna per il grave atto intimidatorio contro il vice sindaco di Esporlatu – ha detto il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau -. A Giovanni Canu va la mia personale solidarietà e quella di tutti i componenti l’Assemblea sarda, insieme col rinnovato impegno affinché  gli amministratori locali della Sardegna non restino soli nella trincea della legalità, a difesa della democrazia e della civile convivenza nelle nostre comunità.

Confermo, dunque, il pieno sostegno del Consiglio regionale ai sindaci, agli assessori e ai consiglieri di tutti gli schieramenti politici, ovunque impegnati per il bene dei nostri paesi e delle nostre città in un momento tanto difficile quanto complicato per l’economia e il lavoro – ha concluso Gianfranco Ganau -, certo che insieme sarà possibile sconfiggere i criminali e la loro distruttiva cultura che ne alimenta le azioni.» 

«L’atto intimidatorio subito dal vice sindaco di Esporlatu è l’ennesima gravissima offesa ai principi di civiltà e di pacifica convivenza. Voglio esprimere a Giovanni Canu la mia solidarietà e quella di tutta la Giunta per un gesto che ripropone drammaticamente la necessità di fare fronte comune contro chi mette in pericolo i valori fondanti di una comunità – ha dichiarato il presidente della Giunta Francesco Pigliaru dopo l’attentato della scorsa notte -. Ho proposto una seduta speciale della Conferenza permanente Regione-Enti locali estesa a prefetti e forze dell’ordine, che si terrà a breve, per ribadire in modo netto che la Sardegna rifiuta le logiche della violenza e per individuare soluzioni efficaci. La Giunta è al fianco di tutti gli amministratori che con tenacia e dedizione perseguono il pubblico interesse e cercano di costruire un futuro migliore per i loro comuni.»
«L’esecutivo – ha concluso Francesco Pigliaru – ha messo in campo interventi, ormai in fase avanzata, come il progetto per realizzare sofisticati impianti di videosorveglianza, per arginare gravi fenomeni di illegalità che condizionano pesantemente lo sviluppo e la crescita economica e sociale.»

«La nostra più accorata solidarietà e la più sincera vicinanza al vice sindaco di Esporlatu Giovanni Canu e alla sua famiglia per il vile atto intimidatorio di cui è stato vittima stanotte – ha detto il capogruppo regionale di Forza Italia Pietro Pittalis -. Auspichiamo che il vice sindaco non si lasci intimorire e continui senza tentennamenti la sua azione amministrativa nell’interesse della sua comunità. Un gesto che si pone contro la democrazia e al di fuori del confronto politico. Forza Italia è impegnata su tutti i fronti per la tutela degli amministratori locali. Lo sdegno per quanto accaduto ci deve portare ad aumentare le risorse e l’impegno finanziario per la sicurezza degli amministratori, in prima linea per affrontare i problemi dei cittadini e diventati il primo bersaglio del malcontento generale in Sardegna. L’auspicio – conclude Pietro Pittalis – è che le forze dell’ordine riescano al più presto a fare chiarezza su questa vicenda.»

 

 

[bing_translator]

“Moby Prince: a ventisei anni dalla tragedia” è il tema dell’incontro organizzato dalle ore 11.00 di venerdì 7 aprile nell’Aula consiliare del Consiglio regionale. Sarà l’occasione per ricordare le vittime del disastro avvenuto il 10 aprile del 1991 nella rada del porto di Livorno e per fare il punto, a tanti anni di distanza, sulle inchieste che tentano di chiarire le cause della collisione tra il traghetto e la petroliera Agip Abruzzo.

Aprirà i lavori, dopo i saluti del sindaco di Cagliari Massimo Zedda, il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau. E’ prevista la proiezione del documentario “Buonasera, Moby Prince” di Paolo Mastino, giornalista del Tg Rai Sardegna.

Interverranno: Luchino Chessa, presidente dell’Associazione 10 Aprile – Familiari vittime Moby Prince, il senatore Silvio Lai, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta e i senatori Emilio Floris e Luciano Uras, componenti della commissione d’inchiesta.

[bing_translator]

«Il sottosegretario degli Affari regionali e delle Autonomie ha confermato in commissione Bicamerale, per il Friuli Venezia Giulia e la Sardegna, l’apertura di un tavolo di confronto sulla finanza locale per il periodo 2018-2020.»

Lo scrive, in una nota, Silvio Lai, senatore del Partito democratico.

«Nel Governo stiamo discutendo di come aumentare le risorse per le province per garantire i servizi fondamentali, anche individuando diverse entrate fiscali, ma siamo certi di dover riprendere, dopo tre anni di bilanci annuali, una programmazione triennale dei bilanci degli enti locali intermedi» così ha affermato in sintesi il sottosegretario degli Affari regionali e delle Autonomie Gianclaudio Bressa in audizione nella bicamerale per il federalismo, «e la sede può essere il decreto enti locali che la prossima settimana il Governo dovrebbe varare o anche il DEF di aprile.»

«Considero la scelta del Governo annunciata in commissione – ha detto Silvio Lai, componente della Bicamerale e della commissione Bilancio al Senato – una coerente correzione di rotta che tiene conto del risultato del 4 dicembre che ha confermato la costituzione vigente e il mantenimento delle province, che consente alle province di uscire dalla condizione emergenziale di questi anni di attesa per la riforma costituzionale e di avviare una programmazione pluriennale sui 130.000 km di strade e sui 6.000 istituti scolastici superiori. Alla mia domanda sulle ricadute per le Speciali delle norme annunciate, il sottosegretario ha detto che per Sardegna e Friuli sono stati avviati i tavoli per il 2018-2020 per discutere del contributo alla finanza pubblica delle due speciali. In quella sede, ha confermato, si potrà affrontare anche il tema delle competenze residue in capo allo Stato sulla finanza locale delle due regioni.»

«Per la Sardegna si tratta di una opportunità da cogliere – ha concluso Silvio Lai – non solo per ottenere una revisione dell’entità degli accantonamenti destinati al risanamento della finanza pubblica ma soprattutto, seguendo la strada del Trentino, per proporre minori accantonamenti in cambio di competenze, a partire dalla finanza locale, dai finanziamenti dei comuni e delle province, che ormai portano minimi vantaggi, con residui finanziari, ma comportano vincoli ormai superati. Se si raccogliesse questa sfida bisogna fare un confronto aperto, condividendo idee e responsabilità, in misura maggiore rispetto al recente passato. Occorre un serio lavoro congiunto tra il Consiglio regionale, la Giunta, bilancio ed enti locali, e le rappresentanze istituzionali di comuni e province per scrivere una nuova norma di attuazione che ampli le attuali competenze primarie con altre che possono essere acquisiste. Si tratterebbe di un modo serio e avanzato di interpretare questa fase di ristrettezze economiche facendo riforme più avanzate ed efficienti.»

[bing_translator]

«Accoglienza, solidarietà, diritti e sicurezza, sono le parole chiave del disegno di legge sull’immigrazione che questa mattina è stato approvato dal Senato.» A sostenerlo è il senatore del Pd Silvio Lai, dopo il voto che ha dato il via libera a Palazzo Madama al decreto Orlando-Minniti.

«I flussi migratori e le richieste di asilo – spiega Silvio Lai – non potevano essere più affrontate con soluzioni normative emergenziali. In solitudine il nostro Paese, di fronte ad un Europa spesso sorda ed inerte, ha affrontato la drammaticità del fenomeno migratorio salvando la vita a migliaia di profughi e restituendo dignità a persone che l’avevano persa nei luoghi di origine. Con orgoglio dobbiamo rivendicarlo cosi come va sottolineato il coraggio delle istituzioni e della buona politica, quella che rifugge da intransigenze e populismo, che hanno saputo guidare ed accompagnare le criticità che si sono manifestate.»

«La normativa approvata – aggiunge Silvio Lai – consente di andare oltre la pratica dell’emergenza e dell’impegno umanitario ed affronta in termini generali, con interventi strutturali, la complessità del fenomeno migratorio. Il modello proposto, unico in Europa, ribadisce il diritto all’asilo e all’accoglienza ma prevede pure procedure più snelle ed efficaci per rimpatriare nei luoghi di provenienza coloro che infrangono le leggi o raggiungono il nostro Paese in modo irregolare. Da cattolico – conclude Silvio Lai – ritengo che avremmo potuto fare di più ma non c’è dubbio che con questa legge si tengono correlate le esigenze di integrazione e solidarietà, patrimonio culturale della nostra civiltà, con quelle della tutela della sicurezza dei cittadini italiani e della convivenza.»