7 December, 2023
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Il deputato del Partito democratico Silvio Lai interviene dopo l’annuncio fatto stamane dalla Portovesme srl di spostare ad un altro sito il progetto pilota Li Demo.
«Un altro fallimento del ministro Urso, dimenticati i tavoli di crisi in Sardegna nel silenzio di Solinas Glencore ha deciso di spostare fuori dall’Italia il progetto pilota Li Demo, elaborato dai tecnici della Portovesme Srl sulla produzione di carbonato di Litioscrive in una nota il parlamentare del Pd -. L’incertezza sui tempi delle autorizzazioni di Valutazione di Impatto Ambientale da parte della Regione hanno portato a questa decisione che non apprezziamo ma comprendiamo. Ai ritardi della Giunta regionale si accompagna la disattenzione del Governo Meloni che a parole dice che non ostacola chi produce e in realtà si occupa solo di fare propaganda senza realizzare alcun fatto. Solo per stare in Sardegna nessuna risposta a Eph sul progetto di investimento a Fiumesanto, nessuna convocazione della cabina di regia prevista per legge sulla chimica verde, nessuna risposta sui costi energetici dell’isola esclusa dai bonus metano, zero assoluto per il Nord come per il Sulcis dove non si registra nessuna iniziativa su Glencore come su Eurallumina messa nelle condizioni di rischio dal commissariamento e oggi in attesa dell’addendum fondamentale per il prosieguo degli investimenti. Dopo un anno di Governo Meloni nessun atto concreto.»
«Per quanto ci riguardaconclude Silvio Lai depositeremo nelle prossime ore una interrogazione sulla vicenda del progetto Li Demo per capire se oltre ai ritardi della Regione ci siano ritardi e paralisi da parte del ministero competente su una iniziativa industriale sperimentale che si muoveva sul solco della decarbonizzazione e della transizione ecologica ed energetica e che l’Italia ha deciso di perdere nella inesistente politica industriale nazionale, tutta rivolta alla negazione della realtà e caratterizzata dalla totale assenza di una visione.»

«Il governo intervenga sul blocco della Rusal e scongiuri così il rischio, concreto, di compromettere il progetto di ripartenza dell’impianto Eurallumina. In gioco ci sono investimenti per 300 milioni di euro e 1000 posti di lavoro tra diretti e indotto.»

Il deputato del Partito democratico Silvio Lai lo ha chiesto con un’interrogazione ai ministri dell’Economia e Finanze e dello Sviluppo economico sulla situazione dell’impianto di Portoscuso.

«Il progetto per la ripartenza dell’impianto prevede la totale riconversione della raffineria a gas e si fonda sul sistema di “Virtual Pipeline” per la metanizzazione della Sardegna, previsto dal DPCM Sardegna – aggiunge Silvio Lai -. L’impugnativa del Decreto, da parte della Regione Sardegna, è una prima criticità da superare per la realizzazione del progetto e si unisce alla difficoltà nel completare in tempo i lavori dell’escavo nel porto di Portoscuso e alla necessità di firmare prima possibile l’addendum ai protocolli di intesa Eurallumina del 2009 e del 2012.»

«Ma c’è un altro ostacolo da rimuovere e riguarda un provvedimento firmato l’8 maggio scorso dal Comitato di Sicurezza Finanziaria del Ministero dell’Economia e Finanza che ha congelato le azioni dell’Eurallumina perché riconducibili, a suo giudizio, al sig. Oleg Vladimirovich Deripaskasottolinea Silvio Lai -. Tale provvedimento non terrebbe conto delle modifiche successive nella composizione azionaria della società che non consente al sig. Deripaska di poter avere un controllo su di essa. Gli effetti del congelamento della Società sul progetto di riavvio causano l’impossibilità di proporre l’investimento nelle condizioni attuali e la difficoltà di fare contratti con le società di ingegneria per la redazione dei progetti operativi oltre che stipulare contratti di fornitura di altri servizi. Il blocco dell’operatività del conto corrente, con lunghe procedure per poter effettuare pagamenti di stipendi e fornitori costituisce inoltre un problema per lavoratori e fornitori nell’ottenimento dei propri corrispettivi.»

Per tutti questi motivi il deputato del Pd chiede ai Ministri di intervenire per una revisione o un ritiro del provvedimento, scongiurando così il rischio di veder vanificato un investimento di 300 milioni di euro che vedrebbe impegnati 1.000 lavoratori in un territorio che non può permettersi di perdere occasioni occupazionali di questa portata.

“Diritto alla salute: situazione in Sardegna e nel Sulcis Iglesiente”: è il tema dell’incontro dibattito organizzato dal Partito Democratico del Sulcis Iglesiente per lunedì 17 luglio, con inizio alle 18.00, nella sala convegni del Lù Hotel, in via della Costituente, a Carbonia.

«Sono a rischio i fondamentali diritti dei cittadinisi legge nella locandina di presentazione -, chiusura dei reparti, mancanza di medici e personale sanitario, interminabili liste d’attesa, ritardi fondi PNRR, mancata attuazione del Piano aziendale.»

Interverranno sindaci e amministratori, medici e infermieri, personale ospedaliero, associazioni di volontariato e rappresentanze sindacali.

Coordineranno i lavori il segretario PD Sulcis Iglesiente Mauro Esu; il capogruppo del PD nel Consiglio comunale di Iglesias, Franca Fara; la coordinatrice regionale del Forum Salute-Welfare, Laura Pisano. Le conclusioni verranno fatte dal segretario regionale del Partito democratico Piero Comandini e dal deputato del Partito democratico Silvio Lai.

Lo scenario strategico per lo sviluppo delle Piccole e Medie Imprese della Sardegna al tempo del PNRR. È questo il titolo del convegno organizzato dalla CNA Sardegna che si terrà sabato 8 luglio, alle 9.30, presso il T-Hotel di Cagliari. I lavori, presieduti e coordinati dal segretario regionale della Cna Sardegna Francesco Porcu, saranno aperti dal presidente regionale della CNA Luigi Tomasi. Dopo i saluti del sindaco di Cagliari Paolo Truzzu, la presentazione della ricerca realizzata da CNA Sardegna, interverranno Gianni Chessa, assessore del Turismo, Artigianato e Commercio della Regione Sardegna; Maria Antonietta Mongiu, archeologa, presidente del Comitato Tecnico Scientifico per l’insularità in Costituzione; Francesca Ghirra, componente della IX Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazione della Camera dei deputati; Silvio Lai, componente della V Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione della Camera dei deputati; Pierluigi Saiu, assessore dei Lavori pubblici della Regione Sardegna; Alessandra Todde, componente della X Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo della Camera dei deputati; Alessandra Zedda, consigliera regionale, già vice-presidente della Giunta regionale; Salvatore Deidda, presidente della X Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera dei deputati.

Concluderà l’incontro, il presidente nazionale della CNA, Dario Costantini. 

«Nella foga di apparire ambientalista, pur in un governo che predica il contrario e che con il capogruppo al Senato di FDI è addirittura negazionista dei cambiamenti climatici, il ministro Gilberto Pichetto Fratin, al festival Green&Blue, dà per certa la chiusura delle centrali a carbone in Italia entro il 2025 o anche prima, peraltro citando solo le due centrali di Civitavecchia e Brindisi e ignorando le due centrali presenti in Sardegna, del Sulcis (Enel) e di Fiumesanto (EPH).»
Lo hanno detto i deputati del PD Silvio Lai e Marco Meloni.
«Delle due l’una: o il ministro è debole in geografia e per lui la Sardegna non fa parte del Paese, oppure dovrebbe spiegare come sia possibile chiudere le centrali a carbone esistenti nell’Isola – aggiungono Silvio Lai e Marco Meloni -. L’arrivo del cavo di Terna è ottimisticamente previsto non prima del 2027, data che in realtà non potrà essere rispettata a causa della lunga lista d’attesa nella produzione di questi cavi. In secondo luogo non ci sono certezze dell’arrivo in Sardegna del metano, fondamentale nella transizione energetica italiana e europea ma bloccato da fattori politici e giuridici di cui sono responsabili la Regione Sardegna quanto il governo.»
«In questo contesto quanto dichiarato dal ministro appare del tutto impossibile da realizzarsi e si riduce a pura propaganda. Se quanto egli afferma si avverasse, ai Sardi resterebbe solo l’uso del fuoco per il calore e delle candele per l’illuminazioneconcludono Silvio Lai e Marco Meloni -. Nel caso in cui invece il governo volesse occuparsi di tutto il Paese, occorre un netto cambio di passo. Al momento, la conseguenza della cancellazione della Sardegna dalla cartina geografica del Governo e dell’insipienza della Giunta regionale è che le aziende e gli investitori non sanno come orientarsi e conseguentemente rinviano, quando non vi rinunciano del tutto, gli investimenti, spesso con effetti irreversibili. Il danno per l’economia sarda è di tutta evidenza gravissimo.»

«Per la Portovesme srl non è più tempo di raccomandazioni ma di impegni concreti. Il governo invece si sottrae. Per questo oggi, in sede di votazione del decreto bollette, non ho accettato la proposta del governo di trasformare un ordine del giorno, a mia firma e della collega Francesca Ghirra, in una raccomandazione sulla crisi della Portovesme.»

Lo scrive, in una nota, Silvio Lai, deputato del Partito democratico.

«Non si possono prendere in giro oltre 1.500 lavoratori, tra diretti e indiretti, che sono a casa senza alcuna tutela e nella migliore delle ipotesi in cassa integrazione con un taglio deciso dei loro stipendi che non garantisce la dignità di vita a migliaia di famiglie. In realtà cosa si chiedeva? Di arrivare come in passato è avvenuto per altre aziende ad accordi bilaterali per la fornitura dell’energia elettrica vista l’assenza in Sardegna di un metanodotto conclude Silvio Lai -. Al tempo stesso chiedevamo al governo di alzare il livello della trattativa ai massimi livelli manageriali internazionali per consentire di riattivare l’attività industriale. Il Governo si è invece girato dall’altra parte così come ha fatto finora la regione Sardegna»

«Alla prima vera crisi industriale con una multinazionale il Governo Meloni dimostra tutta la sua incapacità: il fallimento della trattativa tra il Governo e la multinazionale svizzera Glencore per la vertenza della Portovesme srl che coinvolge oltre 1.500 lavoratori, ha precise responsabilità nella volontà dell’azienda di chiudere le principali produzioni quanto nella proposta insufficiente da parte del Mimit, il ministero competente.»
Lo ha detto questa sera Silvio Lai, deputato del Partito democratico.
«Il Governo non può pensare di affrontare una crisi di questa dimensione con le proposte ordinarie del 20% di credito d’imposta sull’energia in una Regione che oggi la paga 3 o 4 volte il prezzo medio italiano né, d’altronde, consentire alla multinazionale che ha ottenuto tanto in questo Paese di chiudere le produzioni principali al prezzo di un possibile futuribile piano di riconversione che occuperebbe meno del 10% dell’attuale forza lavoroha aggiunto Silvio Lai -. Un Governo capace, che si mette in campo ai massimi livelli, ha gli strumenti per evitarlo e per evitare che una produzione strategica come il piombo sparisca dal nostro Paese, non lasciando soli i lavoratori e i loro rappresentanti, a partire dal prossimo 12 aprile.»
«In questo contesto il presidente della Regione Sardegna è attore non protagonistaha concluso il deputato del Pd -, che anziché mettere in campo soluzioni, si presenta a mani vuote ma “commosso”.»

Domani, sabato 1 aprile, i parlamentari del Partito democratico Silvio Lai e Marco Meloni, il segretario regionale Piero Comandini, il segretario provinciale Gianluigi Piano e la consigliera regionale Rossella Pinna, unitamente ai sindaci di San Gavino, Guspini e Villacidro, visiteranno alla Fonderia di San Gavino dove incontreranno i lavoratori della Portovesme s.r.l. che da mesi sono impegnati nella difesa del proprio posto di lavoro e che da una settimana occupano lo storico stabilimento del centro campidanese.

«Da mesi e mesi siamo vicini ai lavoratori in lotta, abbiamo richiesto ripetutamente l’impegno della Giunta per un intervento risolutivo sui governi che si sono succeduti. Siamo e saremo ancora qui, sempre al fianco dei lavoratori, a sostenere e accompagnare la lotta di chi chiede certezza e garanzie per il proprio posto di lavoroafferma la consigliera del territorio -. La nostra speranza è che la Glencore, proprietaria della Portovesme s.r.l e il Governo, trovino l’accordo anche per la riconversione delle lavorazioni e dare così continuità alla presenza degli stabilimenti che tra dipendenti diretti e indiretti, pesa sul destino di oltre 2.500 famiglie. Se così non fosse, sarebbe un disastro che né qui né nel Sulcis, territori fortemente e ripetutamente colpiti dalla crisi industriale, può essere sopportato.»

«Sono stupito che il deputato del Pd Silvio Lai non trovi niente di meglio che difendere la direzione della Glencore e della Portovesme quando potrebbe chiedere all’ex viceministro dello Sviluppo economico Alessandra Todde, del Movimento 5 stelle, le responsabilità della crisi e le reali intenzioni dell’Azienda e di come siamo arrivati a questo punto.»
Lo ha detto questa sera Salvatore Deidda, deputato di Fratelli d’Italia.
«Non si può scaricare sulla politica e sul Governo le scelte dell’Amministrazione Glencore – ha aggiunto Salvatore Deidda -. Non da oggi, infatti, le stesse scelte sembrano dettate dalla volontà di disimpegnarsi ma senza avere il coraggio di dichiararlo. Spero di essere smentito ma il sottosegretario Fausta Bergamotto è impegnata giorno e notte per trovare le soluzioni sulla Portovesme srl, su Eurallumina e Sanac. Il Governo, la Regione Sardegna ugualmente. Dobbiamo forse pagare la Glencore per farla rimanere? – ha concluso Salvatore Deidda -. Oggi ci siamo confrontati con il ministro Fitto, non solo sulla Portovesme ma sul polo del Sulcis e in generale sulla Sardegna. La pazienza è finita su chi gioca sulla pelle dei lavoratori, nel Sulcis come nel resto d’Italia.»

«Regione e Governo giocano a scaricabarile sulla pelle dei lavoratori di Portovesme. Avendo fallito nella trattativa non trovano di meglio, Solinas, Urso e Bergamotto, che lavarsene le mani e addossare le responsabilità all’azienda che non accetterebbe le condizioni proposte.»

A dirlo oggi è Silvio Lai, deputato del Partito democratico.

«Intanto, dal primo aprile 1.500 lavoratori saranno in cassa integrazione a zero ore, che significa metà dello stipendio, con la possibilità non remota che, vista la cessazione dell’attività, arrivino lettere di licenziamento collettivoaggiunge Silvio Lai -. Non si può stare dalla parte dei lavoratori solo a parole. Serve impegnarsi con più concretezza per trovare soluzioni accettabili. Il governo insieme alla Regione hanno gli strumenti per farlo. Anziché svendere le peculiarità della Regione con l’autonomia differenziata o pensare al Ponte sullo Stretto che mai si faràconclude Silvio Lai si diano da fare per restituire certezze a chi le sta perdendo.»