28 April, 2024
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Con i malumori crescenti intorno alla posizione del segretario regionale Renato Soru, messo in minoranza dalle componenti interne che lo avevano portato alla guida del partito, sale il dibattito nel Partito Democratico sulla gestione del partito nell’Isola.

«Quella che nella sua nota Silvio Lai chiama “la verità”, è in realtà un invito (Soru lasci la segreteria del PD sardo) basato su un racconto di fatti e avvenimenti che però non torna a molti che li hanno vissuti – scrive in una nota il deputato Francesco Sanna -. Non penso sia condivisibile la lettura del 2003, quando il PD non esisteva, e il centrosinistra trovò in Soru la soluzione per vincere le elezioni e indicare una idea di Sardegna che i sardi sostennero e fecero propria, un’idea che ebbe enorme attenzione positiva dentro e fuori il Paese. E tantomeno che serva ora riaprire la discussione sulle responsabilità, interne alla maggioranza di centrosinistra, della fine della legislatura in cui Soru fu presidente della Regione. E’ più utile, piuttosto, comprenderci circa il diritto-dovere del PD sardo di oggi, che contribuisce con forza maggioritaria al governo dell’isola, di elaborare idee e programmi, senza che quest’opera venga fraintesa con il bacchettare questo o quell’assessore, perché invece serve a rendere più persuasiva, condivisa e comunicata sia la forza, sia il senso dei fatti prodotti dall’esecutivo. E’ più utile capire insieme come sia utile valorizzare la discussione pubblica dei temi, nelle sedi legittimate dalla democrazia interna: siamo l’unico partito che lo fa, in Sardegna ed in Italia, proviamo ad esserne orgogliosi!»

«E’ più utile riconoscere che proprio le primarie dell’ottobre 2014 decretarono anche un profondo rinnovamento nella struttura intima del PD sardo, dai circoli alle segreterie provinciali alla segreteria regionale – aggiunge Francesco Sanna -. E’ stato realizzato e sono certo continuerà in ogni occasione un forte rinnovamento, fatto sia di giovani, sia di competenze mai prima sperimentate. L’unica generazione bruciata è quella che attendeva nell’anticamera della cooptazione. Chi ci ha messo la faccia ha avuto spazio e ruolo ovunque. L’origine di questo processo è stato un congresso in cui si misurarono idee e persone diverse. Ma non è servito attendere un anno e qualche mese da quel congresso, percapire che molte di quelle idee sono tra loro non solo compatibili ma anche complementari, ed è utile che camminino insieme. E molte di quelle persone che allora si confrontarono su fronti diversi si possono, anzi si devono assumere l’onere di una responsabilità più condivisa tra tutti quelli che hanno a cuore le sorti del Partito Democratico sardo, anche in vista di prove molto importanti che lo attendono.»

«Mi sembra che questa sia la domanda e l’appello che il segretario regionale ha fatto al PD sardo, senza insultare o dileggiare nessuno, nemmeno quelli che hanno deciso che oggi non va più bene, ma quasi gramscianamente rivendicando il bisogno di un impegno, di uno studio e di una organizzazione, perché serve l’intelligenza e la disponibilità di tutti insieme e di ciascuno. Il passo in avanti non è il congresso estivo o semi autunnale (che implicherebbe disimpegno e disinteresse rispetto al referendum costituzionale) – conclude Francesco Sanna – ma di rinunciare alla comodità dei ruoli cristallizzati di maggioranza e minoranza per riprendere lo slancio e l’iniziativa dei democratici in questo tempo bello e difficile per la Sardegna.»

Francesco Sanna 1 copia

 

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Martedì la commissione Bilancio esaminerà la modifica alla Finanziaria presentata da Anna Maria Busia per ridurre l’Iva sui porti turistici della Sardegna.

«Apprezziamo la sollecitazione fatta al presidente Sabatini dai senatori del Pd, Silvio Lai e Giuseppe Cucca, affinché la Commissione regionale Bilancio intervenga sulla Legge Finanziaria per ridurre l’Iva sui porti turistici della Sardegna, in seguito alla sentenza della Corte costituzionale che riporta l’imposta al 22 per cento – spiega Annamaria Busia, consigliere regionale del Centro Democratico Sardegna, Anna Maria Busia – ma precisiamo che il nostro Gruppo consiliare ha già presentato un emendamento in merito, e che l’analisi del documento di cui sono prima firmataria, è iscritta all’ordine del giorno della prossima riunione della Commissione Bilancio, prevista per martedì 1 marzo. Il provvedimento, che ci aspettiamo sia accolto senza remore non solo dalla maggioranza, ma dall’intero Consiglio regionale – conclude Annamaria Busia -, mira proprio a salvaguardare l’attività e la competitività dei porti turistici della nostra Isola, in un momento molto delicato non solo per il settore turistico sardo, ma anche per tutta l’economia isolana.»

Porto Cervo

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L’assessore regionale dei Trasporti, Massimo Deiana, ha commentato con soddisfazione  la notizia dell’approvazione al Senato del Decreto legge 78 che nei prossimi giorni passerà all’esame della Camera per poi diventare legge. «Per i prossimi 9 anni dovremmo poter disporre di 13,8 milioni di euro all’anno dal bilancio dello Stato utili a garantire la continuità con le isole minori sarde e con la Corsica – ha detto l’assessore dei Trasporti -. Questo grazie a un emendamento firmato dai senatori Silvio Lai e Luciano Uras, sostenuto su richiesta della Regione dal Governo, inserito nel maxiemendamento sugli enti locali.»
«Diamo atto a Palazzo Chigi e al lavoro dei senatori sardi se si potrà fare affidamento su una copertura finanziaria certa e stabile al fine di compensare il trasporto marittimo infraregionale della Sardegna – ha aggiunto l’assessore – ciò consentirà inoltre di aprire una nuova stagione in questo delicato settore, con la massima attenzione alla garanzia del servizio pubblico per i cittadini, residenti e non residenti, e alla salvaguardia dei livelli occupazionali.»
L’assessore dei Trasporti, infine, ha sottolineato che, con questo intervento, lo Stato ricomincerà dal prossimo anno a farsi carico di un onere che «dal 2012 ha gravato ingiustamente sulle casse regionali a causa dell’insipienza della precedente amministrazione».

Traghetti Arbatax e La Maddalena copia

Le operazioni di chiusura delle carceri di Iglesias e di Macomer verranno per il momento rallentate e il ministro della Giustizia Andrea Orlando potrebbe decidere anche di bloccarle definitivamente, lasciando aperti i due istituti di pena sardi. E’ il risultato ottenuto da una delegazione guidata dal presidente della Regione Francesco Pigliaru che ha incontrato stamani il ministro insieme ai deputati Francesco Sanna e Roberto Capelli e ai senatori Luigi Manconi, Silvio Lai e Gian Luigi Cucca.
Il presidente Pigliaru e i parlamentari sardi hanno illustrato al ministro le reali condizioni delle due carceri, oggettivamente diverse da quelle in base alle quali il ministero è giunto alla decisione di chiuderle. Si tratta di differenze che riguardano elementi di fatto come capienza, utilizzazione, necessità di interventi, idoneità. Tutti questi elementi esposti stamani a voce, verranno formalmente sottoposti al ministro che si è impegnato a riconsiderare la decisione di chiusura, tenendo conto delle nuove informazioni ricevute ma anche dell’importanza di mantenere in quelle città la presenza dello Stato. Con il ministro è stato avviato anche un confronto su temi più generali relativi al sistema carcerario sardo.

Michele Cossa

Franco Meloni copia

«Il povero segretario del Pd Silvio Lai ormai fa tenerezza con i suoi tre comunicati al giorno sull’universo mondo, anche perché raramente sa di cosa parla, oppure lo informano molto male.»

Lo dicono il coordinatore regionale dei #Riformatori sardi, Michele Cossa, e il presidente del #Centro Studi dei Riformatori Franco Meloni.

«Innanzitutto non c’è alcun baratto – aggiungono gli esponenti dei Riformatori sardi – abbiamo semplicemente detto una cosa che pensano tutti, pure i sindacati che sono stati ascoltati in audizione: la proposta di legge presentata dal centrosinistra non riforma nulla, non taglia alcun costo e anzi aumenta la spesa con la proposta di una nuova direzione generale a cui bisognerà affiancare un’altra direzione sanitaria e una amministrativa. Per di più sottrae agli ospedali il controllo sui pronto soccorso. Alcune regioni hanno fatto questo tipo di riforma ma stanno tornando velocemente indietro.»

«Silvio Lai – proseguono Cossa e Meloni – è talmente scollegato dalle questioni sarde che non sa neppure che i sindacati e in particolare la #Cgil hanno sonoramente bocciato la proposta di legge dicendo che la proposta, sono le parole del segretario della Cgil Michele Carrus, non è in grado di risolvere alcuno dei problemi menzionati negli articoli.»

«Siccome sappiamo tutti che questa proposta è fatta unicamente per poi avere il pretesto di commissariare le Asl e creare tre posti in più da occupare – dicono ancora Cossa e Meloni – tagliamo la testa al toro: invitiamo i direttori generali alle dimissioni spontanee in modo tale che il centrosinistra occupi le poltrone che vuole occupare, e poi ripartiamo con una seria riforma della sanità. Non questa cialtronata che farà spendere milioni di euro in più alla Sardegna.»

«In quanto ai disastri del passato – concludono Cossa e Meloni – fa specie che parli proprio uno che è stato tra i principali protagonista dell’era Dirindin che i sardi ricordano talmente bene che è bastata la minaccia di un suo ritorno per far quasi perdere al Pd e ai suoi alleati le elezioni. Lai, purtroppo per lui , ha solo un’idea vaga dei conti della sanità e, siccome crede ancora alle favole, pensa davvero che lui e i suoi compari abbiano risolto i problemi della spesa della sanità sarda; forse non ricorda che hanno lasciato un buco di quasi trecento milioni. E, non contento delle prodezze del passato, si vuole ripetere con una proposta che francamente è talmente superficiale da far sorridere. Basta dire che vogliono far funzionare la centrale di committenza, cioè il servizio acquisti unico per tutte le ASL della Sardegna, con l’utilizzo di 5 persone. Compagno Lai, vi abbiamo beccato, rassegnati, volevate solo sostituire i direttori generali e ora non sapete come uscirne: però la via non è certamente quella di insultare persone serie che fanno proposte serie come i Riformatori sardi.»

 

 

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Missione sarda della #XII commissione “Affari sociali” della Camera per conoscere i dettagli del progetto presentato dalla Qatar Foundation sull’ospedale San Raffaele di Olbia. Il parlamentino, presieduto dal deputato sardo Pierpaolo Vargiu, ha incontrato il presidente della Regione Francesco Pigliaru, il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau, l’assessore alla Sanità Luigi Arru e il presidente della “Commissione Sanità” Raimondo Perra.

All’incontro hanno partecipato i componenti della Commissione Affari sociali Paola Binetti (PI), Roberto Capelli (CD), Massimo Baroni (M5S), Donata Lenzi (PD) e Settimo Nizzi (Forza Italia) oltre ai parlamentari sardi Silvio Lai (Pd), Emanuela Serra  (M5S), Siro Marroccu (Pd) e Marco Meloni (Pd).

Il presidente della Commissione parlamentare ha introdotto i lavori chiarendo i motivi della visita: «La vicenda San Raffaele – ha detto Vargiu – assume una valenza di carattere nazionale. Per la prima volta viene adottata una procedura straordinaria con il Governo disponibile a concedere delle deroghe per la programmazione sanitaria e l’allentamento dei vincoli di spesa. Un modello che potrebbe essere replicato in altre parti d’Italia».

Subito dopo. è intervenuto il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau, che ha ringraziato la Commissione parlamentare per l’attenzione riservata alla vicenda ed espresso soddisfazione per i modi e i tempi con i quali si è mossa la politica sarda sul progetto #San Raffaele. «Grazie al lavoro della Giunta e agli impegni del Governo – ha detto Ganau – si apre l’iter per la realizzazione di un intervento che porterà nell’Isola investimenti straordinari e favorirà una riorganizzazione complessiva del sistema sanitario fondata sull’integrazione e l’esaltazione delle eccellenze».

Ha quindi preso la parola il presidente della Regione Francesco Pigliaru che ha subito rivendicato il ruolo autonomo della Regione nella interlocuzione con gli investitori della #Qatar Foundation.

«Il Governo – ha detto Pigliaru – è intervenuto su nostra richiesta. Noi abbiamo seguito un percorso molto semplice: garantire un investitore serio dal punto di vista della certezza giuridica e dei tempi. Per questo servivano precise rassicurazioni da parte del Governo sulle deroghe per la programmazione dei posti letto e l’incremento della spesa sanitaria oggi vincolati dalla spending review. In questa vicenda c’è un forte protagonismo locale che ha trovato il sostegno del livello centrale.»

Francesco Pigliaru ha poi chiarito le caratteristiche principali dell’operazione “San Raffaele”. «E’ un progetto che punta all’integrazione del sistema sanitario e allo sviluppo della ricerca – ha sottolineato Pigliaru – non ci sarà una sovrapposizione delle specialità. Il nuovo ospedale farà da complemento alle realtà già esistenti. Si punterà su quei settori che oggi generano la migrazione sanitaria. I sardi che oggi si curano altrove spendono circa 60 milioni di euro all’anno. Il nostro obiettivo è di abbattere la spesa del 50%. Allo stesso tempo con la creazione servizi di qualità puntiamo ad accogliere in Sardegna pazienti che arrivano da fuori».

«Questo progetto offre grandi opportunità anche per la ricerca – ha detto ancora il presidente -. La #Qatar Foundation ha accettato di riservare una quota di 10 milioni di euro alla Sardegna per programmi di studio ai quali potranno collaborare le Università sarde, il Crs4 e il Cnr. Ci auguriamo che questo ospedale faccia fare un salto internazionale alla ricerca, ci aspettiamo che l’investimento faccia da volano ad altre importanti iniziative».

L’assessore della Sanità Luigi Arru è entrato invece nei dettagli del progetto. «L’ospedale – ha  detto – svilupperà  un piano d’azione in due fasi: la prima, a partire dal 2015, prevede 178 posti letto nella fase di avvio (108 per acuti e 70 post acuti), per arrivare poi a 242 a regime (142 acuti e 100 post acuti) con 50 posti per “solventi”.»

Arru ha poi fatto l’elenco delle specialità individuate. «Abbiamo puntato soprattutto sulla pediatria e la chirurgia pediatrica – ha detto l’assessore – non solo per il brand del Bambin Gesù (partner scientifico della Qatar Foundation)  ma soprattutto perché è il settore che genera più mobilità sanitaria passiva: tanti piccoli sardi vanno oggi a curarsi a Roma e al Gaslini di Genova. Per il resto, si è cercato di sviluppare le specialità carenti nel territorio come l’oncologia, la chirurgia, l’oculistica, l’ortopedia, la neurologia». L’assessore ha chiarito, infine, il finanziamento che la Regione metterà a disposizione: circa 56 milioni di euro all’anno.

Raimondo Perra presidente Commissione Sanità del Consiglio regionale ha sottolineato la rapidità del lavoro svolto dal parlamentino da lui presieduto.«C’è stata grande responsabilità da parte di tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione. La politica ha capito che si trattava di un provvedimento importante per la Sardegna. Questo investimento potrà fare da stimolo a tutta la sanità sarda».

Chiusi gli interventi, il presidente e i componenti della Commissione parlamentare hanno rivolto alcune domande al presidente Pigliaru e all’assesore Arru in ordine alla effettiva concessione delle deroghe da parte del Governo, all’ammontare reale dell’investimento e ai costi di gestione della struttura.

Su questi punti, Pigliaru e Arru hanno ribadito le cifre fornite alla stampa nei giorni scorsi: l’investimento sarà di circa un miliardo di euro in 10 anni. Il costo fisso è di 163 milioni di euro, la stima di quello operativo è di 70 milioni. La ricerca avrà invece un budget di 10 milioni.

Sulle deroghe attese dal Governo, Francesco Pigliaru si è detto sicuro: «C’è l’impegno dell’esecutivo, quando arriverà la disposizione normativa, probabilmente entro luglio, potremo partire». Pigliaru ha precisato, infine, le ulteriori azioni pensate dalla Giunta: «Il San Raffaele – ha concluso il presidente della Regione – ci darà la possibilità di orientare la formazione professionale in Sardegna e di far tornare nell’Isola alcuni dei tanti studenti sardi che sono andati fuori a studiare grazie al Master and Back».

Palazzo del Consiglio regionale 2014 2 copia

Il Pd sardo si oppone alla chiusura delle sedi regionali Rai, con una mozione dei consiglieri Valter Piscedda e Pietro Cocco.

«La chiusura o l’accorpamento delle sedi regionali della Rai mettono in discussione il pluralismo dell’informazione e la produzione culturale in lingua sarda»: questo il senso di una mozione presentata dal Centrosinistra in Consiglio regionale.

«Chiediamo che la Regione si faccia parte attiva nell’evitare che il Senato approvi l’articolo 21 del DL 66», così ha affermato Valter Piscedda, consigliere regionale Pd e promotore dell’iniziativa contro il provvedimento in discussione in commissione bilancio al Senato.

«Anche i parlamentari sardi devono contrastare un provvedimento che interviene sulla spending review della Rai, ma anziché toccare gli stipendi dei dirigenti della azienda di stato, taglia i nodi sensibili dell’informazione regionale»,ha proseguito Piscedda che ha reso noto che «al Senato è stato presentato un emendamento abrogativo firmato anche dal senatore Silvio Lai, segretario regionale del Pd sardo.»

«Il rischio che si corre è che la sede Rai Sardegna sia accorpata con Lazio, Abruzzo e Molise – si legge nella mozione – e si ridimensioni la presenza di un servizio informativo regionale, mettendo a rischio non solo il pluralismo informativo ma la stessa presenza dell’informazione in Sardegna.»

«Al presidente della Regione, Francesco Pigliaru, viene chiesta l’assunzione di ogni iniziativa mirata a rafforzare l’informazione pubblica regionale anche in un periodo di spending review regionale. Per una coalizione di centrosinistra – si legge nella mozione – l’informazione non è una variabile indipendente ed è giustificato l’intervento diretto della Regione sia sul fronte dell’utilizzo delle trasmissioni in lingua sarda, gestite secondo la convenzione già approvata che prevede un responsabile delle trasmissioni dedicato, sia attraverso l’attivazione di un canale digitale di informazione istituzionale presso la Rai.»