24 April, 2024
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Il vaccino anti Covid funziona e protegge anche le persone con malattie autoimmuni e non si rileva alcuna differenza di efficacia tra soggetti sani e persone con malattie infiammatorie immunomediate in terapia per quanto riguarda la risposta al vaccino a mRNA anti-Covid-19. La conferma arriva da un importante studio di Azienda ospedaliero-universitaria e Università di Cagliari. Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Clinical and Experimental Medicine, è frutto del lavoro di diversi medici e ricercatori, in particolare Luchino Chessa, Davide Firinu, Stefano Del Giacco e Marcello Campagna (Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica), Andrea Perra (Scienze Biomediche), Roberto Littera, medico immunogenetista afferente alla SC di Genetica Medica del Binaghi e Ferdinando Coghe, direttore sanitario e direttore del Laboratorio Analisi Chimico Cliniche e Microbiologia dell’AOU di Cagliari.

«I soggetti immunodepressispiega Luchino Chessa sono considerati fragili per il maggior rischio di infezione e per le possibili gravi complicanze. Per questo sono stati inseriti come categoria prioritaria nel calendario vaccinale nazionale anti-Covid 19.»

L’obiettivo degli scienziati cagliaritani era di capire se effettivamente il vaccino fosse efficace anche in questa fascia di popolazione.

La ricerca si è sviluppata nell’ambito dello studio Corimun, un ampio progetto condotto dai ricercatori dell’Università degli Studi di Cagliari che prende in considerazione la suscettibilità all’infezione da SARS-CoV-2 e la gravità del relativo quadro clinico nella popolazione sarda. L’obiettivo è stato di confrontare la risposta anticorpale alla vaccinazione per SARS-CoV-2 in soggetti con malattie infiammatorie immunomediate rispetto a persone sane. Un aspetto di grande attualità legato al fatto che anche adesso, a quasi due anni dall’inizio della pandemia, molti pazienti con malattie infiammatorie immunomediate sono esitanti a sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid 19.

Lo studio ha dunque preso in considerazione persone con malattie infiammatorie immunomediate e operatori sanitari dell’Aou di Cagliari, sottoposti a partire da dicembre 2020 a vaccinazione con mRNA della Pfizer Comirnaty, con successiva determinazione del livello sierico degli anticorpi IgG anti-S-RBD del SARS-CoV2, eseguiti nel giorno del richiamo e poi successivamente uno e cinque mesi dopo. Sono stati inclusi nello studio 551 soggetti sani naïve ad infezione da SARS-CoV-2 e 102 soggetti tra quelli affetti da malattie infiammatorie immunomediate, con un’analisi separata per quelli trattati con farmaci anti-CD20 come rituximab o ocrelizumab, usati in alcune malattie autoimmuni sistemiche e nella Sclerosi Multipla.

Un mese dopo il completamento del ciclo vaccinale con due dosi, il 100% dei soggetti sani ed il 94% dei soggetti con malattie infiammatorie immunomediate mostrava una risposta anticorpale e questi ultimi avevano un titolo anticorpale significativamente ridotto rispetto ai controlli, sia nel giorno del richiamo che un mese dopo, mentre non vi erano differenze cinque mesi dopo.

Non sono state trovate differenze tra sottogruppi di patologie o in relazione al trattamento con immunosoppressori, corticosteroidi e farmaci biotecnologici diversi da quelli anti-CD20, un tipo di farmaci che agiscono interferendo con la risposta B-linfocitaria. Andando poi ad analizzare i pazienti in trattati con anti-CD20, la proporzione dei responders e l’ampiezza della risposta anticorpale era significativamente ridotta.

«La conclusione di questo studio di “real-life” – conclude Luchino Chessa – evidenzia che non ci sono differenze sostanziali di efficacia tra soggetti sani e persone con malattie infiammatorie immunomediate in terapia per quanto riguarda la risposta al vaccino a mRNA anti-COVID-19, mentre rimane il problema dei pazienti che sono in terapia con farmaci che deprimono la risposta B-cellulare, ma la cui vaccinazione è in ogni caso consigliata.»

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Stefano Del Giacco è il nuovo presidente di Eaaci, (European Academy ofAllergy and Clinical Immunology), l’Accademia europea di Allergologia e immunologia clinica. Lo specialista del Policlinico Duilio Casula è stato eletto in occasione del Congresso dell’organismo che quest’anno si è svolto completamente online. Il mandato inizierà al termine del Congresso 2021 a Madrid e si concluderà nel 2023.

Il professor Del Giacco attualmente è vice president Education and Specialty, eletto nel 2019 a Lisbona, incarico che prevede anche un ruolo di rappresentanza presso gli enti regolatori e le Istituzioni Europee (tra cui il Parlamento Europeo) e presso l’EMA, European Medicines Agency dove ha l’incarico di “expert”.

Laureato a Cagliari nel 1993, specializzato in Medicina Interna nel 1998 e in Medicina dello Sport nel 2007, Stefano Del Giacco è anche professore di Medicina Interna all’Università di Cagliari. Visiting professor all’Imperial College di Londra nel 2011 e nel 2012, è Associate Editor e membro dell’editorial Board rispettivamente di PAI (Pediatric Allergy and Immunology) e di CTA (Clinical and Translational Allergy), due tra le più autorevoli riviste del settore.

Autore di svariati capitoli di libri, monografie e numerose pubblicazioni nel campo dell’asma, dell’allergologia e della immunologia clinica.

Eaaci è stata fondata nel 1956, conta oltre 12.000 soci ed è la più grande e autorevole Società Scientifica del mondo in questo settore. Ha sede a Zurigo e ha un ufficio a Bruxelles. Si occupa della promozione della ricerca di base e clinica in allergologia e immunologia clinica, della disseminazione di linee guida e di informazione scientifica e funge da referente per le Istituzioni scientifiche, sanitarie e politiche.

Tiene un congresso annuale con circa 9.000 partecipanti, numerosi eventi in tutta Europa (focussed meetings) su tematiche specifiche e organizza delle “Allergy Schools” rivolte ai giovani specialisti o futuri specialisti.

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Stefano Del Giacco è stato eletto vice presidente education and specialty della Eaaci (European Academy of Allergy and Clinical Immunology), l’Accademia europea di allergologia e immunologia clinica. Del Giacco rappresenterà l’Eaaci negli enti regolatori e nelle Istituzioni Europee (tra cui il Parlamento Europeo) e all’EMA, European Medicines Agency , dove ha l’incarico di “expert”.

Fondata nel 1956, l’Accademia europea di allergologia e immunologia clinica conta circa 12mila soci provenienti da 124 paesi e oltre 50 Società nazionali di allergia ed è la più grande e autorevole società scientifica del mondo in questo settore. Ha sede a Zurigo e ha un ufficio a Bruxelles. Si occupa della promozione della ricerca di base e clinica in allergologia e immunologia clinica, della disseminazione di linee guida e di informazione scientifica (dal paziente allo specialista) e funge da referente per le Istituzioni scientifiche, sanitarie e politiche. Tiene un congresso annuale con circa 9.000 partecipanti, numerosi eventi in tutta Europa (focussed meetings) su tematiche specifiche e organizza delle “Allergy Schools” rivolte ai giovani specialisti o futuri specialisti.

«Eaaci – spiega Del Giacco – è un’associazione di clinici, ricercatori e professionisti dedicata al miglioramento della salute delle persone affette da malattie allergiche. Le malattie allergiche e immunologiche (come l’asma, la rinite, l’eczema e le allergie professionali, l’allergia alimentare e farmacologica, le gravi reazioni anafilattiche, i disordini autoimmuni e le immunodeficienze) hanno un impatto importante sulla qualità della vita della popolazione, possono essere potenzialmente letali e causa di preoccupazione mondiale. Fin dalla sua fondazione nel 1956 a Firenze, la missione di EAACI è quella di fornire la piattaforma più efficiente per la comunicazione scientifica e l’educazione nel campo dell’allergia e dell’immunologia, cercando in ultima analisi di facilitare la vita dei pazienti affetti da queste malattie.»

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L’asma colpisce circa trecento milioni di persone al mondo e la sua prevalenza è in crescita. In Italia la prevalenza si aggira intorno al 5 per cento: la Sardegna rientra nella stessa statistica e sono circa ottantamila i sardi che ne soffrono. Nei Paesi anglosassoni si rileva la maggior prevalenza mondiale, con percentuali che vanno dal 10 in Gran Bretagna e arrivano al 15 per cento in Nuova Zelanda. Ovvero, una problematica che richiama da sempre l’attenzione del Governo locale, delle associazioni scientifiche e dei pazienti.

Il New Zealand Respiratory Conference 2016 (NZRC 2016) si è tenuto ad Auckland dal 24 al 25 novembre scorso. Stefano Del Giacco – docente di allergologia e immunologia clinica – è stato invitato dalla Asthma and Respiratory Foundation NZ per presentare i risultati delle ricerche “The Role of Allergy in Severe Asthma” e “Psychological and Social effects of Asthma”. “NZRC2016” è il principale evento neozelandese in cui si discute di asma. La due giorni ha prodotto un dibattito e un confronto interattivo tra docenti, esperti, pazienti ed educatori provenienti dai cinque continenti.

“The Role of Allergy in Severe Asthma” è un documento coordinato e pubblicato dal professor Del Giacco per conto di una task force della Eaaci (European Academy of Allergy and Clinical Immunology, Accademia europea di allergologia e immunologia clinica). Lo specialista – con vari incarichi nelle scuole di specializzazione di medicina dell’ateneo di Cagliari – fa parte della Società scientifica leader mondiale nel settore, dal 1998. La task force è formata dai più accreditati esperti europei e mondiali di asma. «Il documento investiga sul ruolo della sensibilizzazione allergica nell’asma, e in particolare, essendo una “position paper”, detta le raccomandazioni sulla gestione del paziente allergico e asmatico. Il documento evidenzia come l’allergia nell’infanzia sia un fattore di rischio per l’asma in età adulta, e in ogni caso come l’asma allergico meriti un’attenzione particolare a tutte le età» spiega lo specialista cagliaritano. “Psychological and Social effects of Asthma” è una ricerca frutto della collaborazione tra il nostro gruppo e quello del professor Bernardo Carpiniello. «Uno studio clinico, in cui si è dimostrata una correlazione fra ansia e asma, e viceversa. Non è invece emersa associazione tra asma e depressione, al contrario di quanto dimostrato da altri lavori scientifici. Sottolinea l’importanza della valutazione psicologica e psichiatrica per i pazienti asmatici. La metodologia adottata, impiegata per la prima volta in questo tipo di studi, ha permesso – conclude Stefano Del Giacco – di ottenere dei dati incontrovertibili».

Al Policlinico Universitario “Duilio Casula”, Stefano Del Giacco – già Visiting professor all’Imperial College di Londra – è responsabile dell’ambulatorio di Fisiopatologia respiratoria allergologica, uno dei centri di riferimento nazionale per l’asma grave (Sani Network Italy). Oltre alle attività cliniche, il Centro è una delle sedi mondiali in cui è in corso uno studio per la sperimentazione di un nuovo farmaco per l’asma grave.