27 April, 2024
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Anche quest’anno la Marcia della Pace, giunta alla sua XXX edizione e svoltasi per la prima volta a Cagliari, ha rispettato le aspettative dei promotori (la Caritas di Ales-Terralba) e degli organizzatori (la Delegazione regionale Caritas Sardegna) coinvolgendo qualche migliaio di partecipanti, tra associazioni cattoliche e laiche, primi cittadini in fascia tricolore, sindacati, immigrati, preti, associazioni di volontariato, cittadini comuni, istituzioni comunali e regionali.

L’iniziativa ha preso il via poco dopo le 15 di questo pomeriggio nel Sagrato di Bonaria; a salutare i partecipanti, è stato il vescovo della diocesi di Ales-Terralba mons. Roberto Carboni, che ha sottolineato il lungo cammino svolto in questi trent’anni, partendo dai territori della Marmilla e del Medio Campidano, per giungere a Cagliari, raccogliendo l’appello di Papa Francesco e il suo messaggio per la 50ª Giornata mondiale della Pace. «Siamo uomini di buona volontà che, attraverso la loro presenza, desiderano formare un corteo per andare a costruire una società di pace, all’insegna della non-violenza. E questo lo chiediamo a chi governa il mondo, a chi detiene il potere economico e finanziario e a chi, in Sardegna, ha il dovere di varare politiche in cui la pace dell’uomo sia al primo posto».

C’è stato poi il saluto di mons. Giovanni Paolo Zedda, vescovo di Iglesias che ha voluto sottolineare come la violenza, nella società attuale, si presenta in diverse forme, all’interno delle famiglie, nella mancanza di posti di lavoro, nelle migrazioni forzate, nei disequilibri tra gli stati.

A salutare i manifestanti al momento del loro arrivo nel Piazzale Trento, don Marco Lai, delegato regionale della Caritas Sardegna, che ha sottolineato la grande partecipazione dei giovani fin dalla mattina durante i laboratori tematici in Fiera, ma anche quella dei tanti sindaci e delle associazioni cattoliche e laiche, impegnate tutti i giorni nel costruire la pace. «Ci ritroviamo insieme oggi – ha detto – per riflettere su nuove progettualità e per promuovere la pace come stile di vita, capace di illuminare il nostro agire quotidiano».

Ha preso poi la parola mons. Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari e presidente della Conferenza episcopale sarda, che ha evidenziato come la Marcia è la dimostrazione che, insieme, si può costruire la pace, e che, per rendere efficace il proprio impegno, la pace deve essere costruita innanzitutto in se stessi. Inoltre, «come ci sollecita papa Francesco – ha detto – ciascuno di noi è chiamato a compiere gesti concreti per raggiungere la pace».

«Abbiamo un cuore che non si accontenta mai, perciò invochiamo la pace»: così ha esordito don Maurizio Patriciello, ospite-testimone della Marcia, parroco di Parco verde di Caivano (diocesi di Aversa), territorio conosciuto come “la terra dei fuochi”. Testimone dell’oppressione camorristica nella sua città, il parroco ha esortato i giovani a combattere per la pace, a non ‘rottamare’ nessuno perché la nostra società ha bisogno della saggezza degli anziani, così come della presenza dei bambini. «La guerra scoppia dove c’è ingiustizia – ha detto – perciò vi esorto a eliminare ogni forma di ingiustizia». «Siamo chiamati a piantare un seme – ha concluso – ma ricordiamoci che se piantiamo un seme cattivo nasce una pianta cattiva, se invece piantiamo un seme buono cresce una pianta buona».

Don Angelo Pittau, ideatore della marcia nel 1987 ha concluso la manifestazione ringraziando tutti i partecipanti, e sottolineando come anche quest’anno la Marcia «ha unito tanti uomini di buona volontà, ha consentito di superare ideologie, diversità di cultura, di fedi, di schieramenti politici, di razza, lasciandosi alle spalle ogni divisione».

Fra i rappresentati istituzionali sono intervenuti Luisa Anna Marras, vicesindaco di Cagliari che si è detta “lusingata” del fatto che finalmente la Marcia della Pace sia stata ospitata a Cagliari, e Raffaele Paci, vicepresidente della Giunta regionale che ha annunciato il varo della manovra finanziaria che contiene diverse iniziative finalizzate a sostenere il lavoro e a fronteggiare le problematiche di disagio sociale.

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Sarà don Maurizio Patriciello il 29 dicembre, il testimone ospite della XXX Marcia della Pace promossa dalla Caritas della Diocesi di Ales-Terralba e organizzata per la prima volta a Cagliari dalla Delegazione regionale della Caritas, in collaborazione con le diocesi della Sardegna, gli uffici diocesani della Diocesi di Cagliari, gli uffici della Pastorale Sociale e del Lavoro, della Pastorale Giovanile, numerose associazioni cattoliche e laiche, le confederazioni sindacali, l’Alleanza contro la Povertà, la Tavola della Pace e altre realtà della società civile.

Don Maurizio Patriciello, parroco a Prato Verde di Caivano, territorio conosciuto come “la terra dei fuochi”, da anni è impegnato contro il degrado ambientale causato dalle discariche di rifiuti pericolosi volute dalle organizzazioni camorristiche che lucrano con essi, inquinando l’aria, avvelenando la terra e le falde acquifere e provocando numerosi morti per tumore e leucemia. Ancora, a Parco Verde di Caivano, quartiere sorto dopo il sisma del 1980, lo spaccio produce un business da 100 milioni di euro all’anno. È facile avvertire fetori terribili su cui si ha il sospetto che nell’aria vengano liberati rifiuti industriali bruciati illegalmente. «A volte, per la puzza, non si riesce a celebrare la Messa e nelle notti d’estate non si dorme, a causa del caldo asfissiante nonostante i termoconvettori funzionino regolarmente». Don Maurizio commenta come «una benedizione» l’enciclica di Papa Francesco “Laudato Sì” e apprezza particolarmente quando papa Francesco parla dell’ambiente nell’ottica del disegno di Dio: un giardino coltivato e custodito per chi verrà dopo e ancora, l’uomo non deve soggiogare la terra per uno sfruttamento selvaggio, ma la si deve curare perché le risorse come l’acqua non sono infinite.

Ad assistere alle sue celebrazioni liturgiche sono sempre in tanti, provenienti anche da altri paesi per sentire le parole di quello che oramai è definito “un testimone fedele”.

Don Patriciello porta sempre al collo il Tau, il simbolo francescano, che gli ricorda l’amore per San Francesco. Nonostante l’ammirazione per il Santo di Assisi, ha preferito diventare prete secolare spiegando così la sua scelta: «No, francescano no: con quell’austerità sarei morto, mica sono un supereroe!», dice ridendo. E nella chiesa al Parco Verde di Caivano, c’e anche bisogno di un sorriso per sdrammatizzare. E don Maurizio, questo lo sa bene nonostante le minacce di morte ricevute e ripetute, da parte della malavita organizzata.

L’appuntamento è il 29 dicembre, alle 15.00, presso il Sagrato della Basilica di Bonaria con la preghiera introduttiva guidata dal Vescovo di Ales-Terralba mons. Roberto Carboni e da mons. Giovanni Paolo Zedda, Vescovo delegato della Conferenza episcopale sarda per il servizio della carità, e la partenza della Marcia, che seguirà il seguente percorso: Viale Diaz, Via Roma, Viale Trieste, Piazzale Trento, con i saluti del sindaco di Cagliari Massimo Zedda, di mons. Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari e presidente della Conferenza episcopale sarda, degli altri rappresentanti delle istituzioni, del delegato regionale Caritas don Marco Lai, di alcuni rappresentanti del Comitato Promotore; a seguire, la testimonianza di don Maurizio Patriciello, il messaggio dei giovani e le conclusioni di don Angelo Pittau.

Il 29 mattina (alle ore 9.30, arrivo e iscrizione ai workshop) si svolgeranno i percorsi formativi dedicati ai giovani nell’ambito del Seminario “Giovani Artigiani di Pace”, presso la Fiera internazionale, coordinati dalla Caritas diocesana Cagliari, dall’Università degli Studi di Cagliari, ACLI, AIFO, ARCI, Fondazione Sant’Ignazio da Laconi, La Rosa Roja, Legambiente, Progetto Policoro, Ufficio Migrantes.

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Venerdì 16 dicembre, alle ore 10,30, nel palazzo Comunale di Cagliari, in via Roma 145, si svolgerà la conferenza stampa di presentazione della XXX MARCIA DELLA PACE promossa dalla Caritas della Diocesi di Ales-Terralba, e organizzata dalla Delegazione regionale Caritas Sardegna, in collaborazione con le diocesi della Sardegna, gli uffici diocesani della Diocesi di Cagliari, gli uffici della Pastorale Sociale e del Lavoro, della Pastorale Giovanile, numerose associazioni cattoliche e laiche, le confederazioni sindacali, l’Alleanza contro la Povertà, la Tavola della Pace, il CSV Sardegna Solidale e altre realtà della società civile.

Quest’anno, la Marcia, per la prima volta si svolgerà a Cagliari nel pomeriggio del 29 dicembre 2016 con inizio alle ore 15.

«Il tema scelto – ha precisato don Angelo Pittau promotore dell’iniziativa fin dalla sua prima edizione svoltasi a Sardara nel dicembre del 1987 – è lo stesso del messaggio di Papa Francesco per la 50ª Giornata mondiale della Pace del primo gennaio 2017, istituita da Papa Paolo VI nel 1968: “La non violenza: stile di una politica per la pace”.»

Alla conferenza stampa saranno presenti:

– mons. Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari e presidente della Conferenza Episcopale Sarda;

– don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana di Cagliari e delegato regionale Caritas Sardegna;

– don Angelo Pittau, presidente del comitato promotore della Marcia della Pace e direttore della Caritas diocesana di Ales-Terralba;

– Massimo Zedda, sindaco di Cagliari;

– i rappresentanti delle organizzazioni che hanno costituito il Comitato promotore della Marcia 2016.

Nel corso della conferenza stampa saranno presentate modalità, obiettivi, itinerario e l’ospite-testimone che ha raccolto l’invito a partecipare alla Marcia di quest’anno e che terrà il discorso conclusivo.

La Marcai della Pace lo scorso anno si svolse a Carbonia. Ripubblichiamo l’album fotografico di quella giornata.

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Giovedì 27 ottobre 2016 alle ore 18.00, presso l’aula magna della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna (Cagliari, Via Sanjust 13), mons. Dario Edoardo Viganò, prefetto della segreteria per la comunicazione della Santa Sede, terrà una conferenza dal tema: «Fratelli e sorelle, buona sera. L’efficacia comunicativa di Papa Francesco».

L’evento è promosso dall’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali, dall’Ucsi Sardegna e dalla Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna.

Il programma prevede il saluto di padre Francesco Maceri, preside della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna, l’intervento di mons. Dario Edoardo Viganò e, infine, le conclusioni di mons. Arrigo Miglio, vescovo di Cagliari.

I lavori saranno moderati da Paolo Mastino, Capo servizio di Rai Regione Sardegna.

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LOCANDINA 20160917

Già lo scorso anno 2015 Papa Francesco ha istituito la Giornata Mondiale per la Custodia del Creato, da celebrare il 1° settembre. In questa occasione, nel 1° settembre scorso, il Papa ha inviato a tutta la Chiesa un Messaggio per sottolineare l’importanza di questa iniziativa, in comunione ecumenica con tutte le Confessioni Cristiane, insistendo sulla necessità di una conversione ad un vero atteggiamento di “cura della casa comune” e di difesa e di custodia verso la “sorella Terra”.

I Vescovi italiani hanno invitato tutti a vivere questa Giornata, in questo Anno Giubilare, e a riflettere e pregare per le nostre gravi responsabilità verso la nostra Terra, proponendo come tema “La misericordia del Signore, per ogni essere vivente”.

Esorto tutte le comunità parrocchiali a tener presenti queste intenzioni e possibilmente a partecipare, in tutto o almeno in parte, alla Giornata Diocesana unita al Pellegrinaggio Giubilare che si celebrerà sabato 17 settembre secondo il programma previsto, da Tratalias a Sant’Antioco.

Anche nel nostro territorio dobbiamo crescere nella responsabilità di impegnarci per la difesa della sostenibilità ambientale e sociale e per una ecologia integrale, come siamo stati sollecitati a fare dalla Enciclica di Papa Francesco «Laudato si’». È compito di ogni uomo e, in modo specifico, di ogni cristiano.

Mons. Giovanni Paolo Zedda

Vescovo della diocesi di Iglesias

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S’è tenuto martedì 23 agosto, a Carbonia, l’evento straordinario organizzato dal Rotary Club con la presentazione in anteprima nazionale del libro “Dov’è tuo fratello?” del prof. Silvio Calzolari e mons. Paolo Tarchi che in autunno verrà presentato a Papa Francesco in Vaticano.

Così l’autore Silvio Calzolari, accompagnato dalla moglie Serenella di Serdiana, ha scelto Carbonia per raccontare la fratellanza in una città che dalla sua nascita ha messo in pratica il vero senso di integrazione nel cuore delle sue miniere. Il prof. Silvio Calzolari ha presentato il libro ma ha parlato anche dell’odierna presenza dell’Islam in Sardegna arricchendo la sua esposizione con argomenti e curiosità storiche: dalla moschea di Assemini, alle reliquie del corpo di Sant’Agostino (un tempo conservate a Cagliari), all’iscrizione araba del Pozzo di San Salvatore, alla leggenda del tesoro del pirata saraceno che si raccontava fosse conservato nel nuraghe di Capitana.

Il tema, attualissimo e coinvolgente, della fratellanza tra religioni e popoli , nato da una riflessione del Papa nell’“Evangelii Gadium”, è affrontato dai due autori in questo libro (edizioni San Paolo, 2016) nel quale emerge la necessità ed il dovere dei cristiani di adoperarsi per la pace in sintonia con altre religioni. «L’essere fratelli nella diversità è un compito difficile, ma necessario»

Così gli autori si chiedono cosa può essere “fraternità” per un ebreo, un musulmano o un cristiano, in un momento in cui il fondamentalismo ed il terrore sta prendendo il sopravvento, per riportare la terra alla prosperità, alla pace e custodire la natura come casa da condividere.

Temi trattati ad altissimo livello nei quali la comunione nelle differenze è affrontata da Silvio Calzolari docente di storia delle religioni all’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Firenze cui si aggiungono le riflessioni di monsignor Paolo Tarchi, con il Rav. Joseph Levi, Rabbino capo di Firenze e Izzedin Elzir Imam di Firenze e Presidente Ucoii (Unione comunità islamiche d’Italia).

L’opera ha la prefazione di monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei e la postfazione di monsignor Mario Meini, vescovo di Fiesole e Vicepresidente della Cei per l’Italia centrale.

Il presidente Lucia Amorino ringrazia “La città delle miniere” per l’interesse prestato. Proprio nel fondo di una miniera, in quei visi neri di carbone è nata istintiva la vera fratellanza al di sopra di ogni credo religioso.

Rotary International cop.

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Un arazzo per il Papa e una tovaglia per la Basilica di Sant’Antioco Martire. Sono le due opere realizzate in bisso marino schiarito con il limone da Assuntina e Giuseppina Pes, due tessitrici di Sant’Antioco che hanno realizzato la tovaglia e l’arazzo, quest’ultimo esposto anche in una mostra d’arte allestita al museo archeologico cittadino in occasione della sagra del patrono, con grande cura ed immensa devozione. Hanno offerto le due opere durante la ricorrenza di quest’anno di “Sa festa manna” in onore del patrono Sant’Antioco Martire. Il bisso utilizzato, ormai introvabile per le restrizioni a pescare le nacchere, riconosciute specie protetta, è stato messo a loro disposizione dagli eredi del Maestro d’arte Italo Diana, che a Sant’Antioco molti anni fa aveva una scuola di tessitura, e della sua allieva Efisia Murroni che a sua volta è stata maestra delle sorelle Pes.

La sigla centrale della tovaglia donata alla chiesa, realizzata in bisso marino schiarito con il limone è “IHS”: l’abbreviazione di ΙΗΣΟΥΣ ossia Gesù in greco antico. Il quadro invece che sarà consegnato a Papa Francesco a Papa Francesco a cui fa da cornice un susseguirsi di figure stilizzate della tradizione artistica sarda, raffigura il pontefice che si inginocchia davanti alla croce realizzata a Lampedusa con il legno delle barche dei migranti, il volto del martire Antioco e la Basilica della città sulcitana, di cui Antioco di Sulcis è protettore.

«Abbiamo realizzato le due opere, che abbiamo potuto eseguire grazie ad una donazione, con profondo rispetto, fede e gratitudine – spiegano Assuntina e Giuseppina Pes – in ricordo di  chi ci ha preceduto e insegnato questa arte.»

Tito Siddi

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Facoltà Teologica, Seminario Regionale, Consulta Regionale per il patrimonio culturale ecclesiastico della Sardegna, Referendum pro o contro le trivellazioni a mare sono alcuni degli argomenti trattati dalla Conferenza Episcopale Sarda nella seduta ordinaria di mercoledì 6 aprile.

Circa la Facoltà Teologica, i Vescovi hanno preso atto della disponibilità dei superiori della provincia italiana della Compagnia di Gesù di continuare ad assicurare il loro servizio presso l’importante istituzione accademica, nella quale sono presenti da circa 90 anni, prima a Cuglieri e poi a Cagliari.  Presenza che ne comprende anche la guida, attraverso la figura del Preside. Si esclude, quindi, la paventata ipotesi di un imminente loro progressivo abbandono e la possibilità di assicurare con maggiore tranquillità un più sereno passaggio alle forze del clero sardo.

Anche sul Seminario Regionale si sta lavorando per affiancare all’attuale nuovo Rettore, don Antonio Mura, una nuova equipe educativa, che con l’inizio del prossimo anno assicuri stabilità progettuale e formativa ai futuri sacerdoti della Sardegna. In questa linea si colloca anche l’approvazione definitiva del Regolamento interno che entrerà in vigore con il prossimo anno seminaristico.

Ampio spazio è stato riservato anche all’approvazione del nuovo Statuto della Consulta Regionale dei Beni Culturali Ecclesiastici e dell’Edilizia di Culto, organismo operativo della Conferenza in questo particolare e importante settore. È volontà dei Vescovi proseguire e incrementare ogni sforzo nella conservazione e valorizzazione del ricchissimo patrimonio artistico e monumentale, retaggio di una storia e cultura millenaria, rendendolo memoria viva di un nobile passato, ma anche veicolo di ulteriore crescita culturale, economica e sociale della nostra Isola, in tutti i suoi angoli, anche quelli più reconditi. Al riguardo è stata aperta una promettente interlocuzione con la Giunta Regionale della Sardegna, presieduta dall’on. Francesco Pigliaru, nelle persone degli assessori interessati, per trovare strade e modalità concrete di interazione e collaborazione. Di particolare interesse sono tre filoni d’intervento compartecipato tra Regione Sardegna, Conferenza Episcopale Sarda e Conferenza Episcopale Italiana attraverso i fondi dell’Otto per Mille: “Sardegna in cento chiese” (recupero e restauro di un centinaio di chiese e complessi di valenza storico-culturale); “Mille feste in un’isola di Santi” ( valorizzazione della miriade di feste campestri dedicate al culto dei Santi, che attraggono notevoli folle di fedeli e di turisti), “Casa di Dio, casa dell’uomo” (creare accanto a nuove chiese dei centri per l’inclusione sociale e per il recupero urbano di aree degradate con fenomeni di marginalità e disagio). Sono percorsi in gran parte innovativi, visti con molto favore anche dalla Conferenza Episcopale Italiana, che intende promuoverli su scala nazionale. Per rendere efficace questo percorso si è proceduto all’approvazione del nuovo statuto della Consulta, che prende il nome di Consulta Regionale per il Patrimonio Ecclesiastico della Sardegna.

Inoltre, la Conferenza ha nominato il Reverendo don Fabio Marras della diocesi di Oristano, consulente ecclesiastico regionale della Coldiretti Sardegna.

Un ultimo argomento trattato è stato il prossimo referendum nazionale pro o contro le trivellazioni a mare per la ricerca ed estrazione di petrolio e gas. I Vescovi ritengono che si tratti di una questione particolarmente importante e delicata rispetto alla quale i cittadini tutti e i cattolici in particolare sono chiamati a prendere una posizione ragionata e documentata. In linea con il Consiglio Permanente della CEI, perciò, concordano che l’argomento sia dibattuto e approfondito nelle comunità ecclesiali “per favorirne una soluzione appropriata alla luce dell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco”. La salvaguardia del Creato, che comprende sempre anche la dimensione dell’ecologia umana e la promozione del lavoro per l’uomo, posto dal Creatore a custodire e coltivare la terra, è un impegno e una responsabilità di tutti, cittadini e Istituzioni. Al tempo stesso, la ricerca tecnologica di energie rinnovabili e sempre meno inquinanti è una priorità non più procrastinabile.

Tempio Pausania, 11 aprile 2016

+Sebastiano Sanguinetti

Segretario della Conferenza Episcopale Sarda

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Grande partecipazione, a Carbonia, alla XXIX edizione della Marcia della Pace, promossa come ogni anno dalla diocesi di Ales Terralba ed organizzata in collaborazione con il comune di Carbonia e con i soggetti promotori. Un apporto fondamentale è stato dato dal mondo dell’associazionismo del territorio, presente con una quarantina di realtà. Come negli anni passati, anche per l’edizione 2015, c’è stata l’adesione di tutta la Sardegna, unita dal desiderio di un mondo di pace e di una società giusta e solidale. 

Il tema della XXIX Marcia è stato “Vinci l’indifferenza e conquista la pace”, in un mondo in cui l’indifferenza, frutto dell’individualismo esasperato, sta creando atroci disuguaglianze.

Nel corso della mattina c’è stato un momento di riflessione al quale hanno partecipato circa cinquecento giovani. Presso la Grande Miniera di Serbariu si sono tenuti tre Workshop dedicati ai temi della Povertà, del Lavoro e dell’Ambiente.

Mons. Gian Carlo Maria Bregantini, attuale arcivescovo di Campobasso e già vescovo di Locri, ha anche partecipato agli workshop parlando ai ragazzi con estrema semplicità catturando la loro attenzione.

Il pomeriggio è stato dedicato alla Marcia, iniziata dalla Grande Miniera di Serbariu, poco dopo le 15.00. Al termine dei saluti del sndaco di Carbonia Giuseppe Casti e del vescovo di Ales-Terralba monsignor Giovanni Dettori, la marcia è partita seguendo il seguente percorso: Grande Miniera di Serbariu, Piazza Sergio Usai, strada di collegamento Grande Miniera – Piazza Pietro Cocco, via Costituente, Piazza Repubblica, via Gramsci, via Fosse Ardeatine, via Manno, Piazza Roma.

Sul sagrato della chiesa di San Ponziano, don Angelo Pittau ha introdotto gli interventi dell’arcivescovo di Cagliari, mons. Arrigo Miglio, tornato nel Sulcis dopo aver guidato una ventina d’anni fa la diocesi di Iglesias; mons. Giovanni Paolo Zedda, vescovo della diocesi di Iglesias; mons. Gian Carlo Maria Bregantini.

«A Locri, nel sud Italia, in 25 anni di ministero – ha detto mons. Bregantini – ho imparato che se un popolo ha coraggio, se un popolo impara a dire una parola positiva e toglierne un’altra meno positiva, si può affrontare il futuro.»

«Ho ammirazione per la vostra terra – ha aggiunto – ma io che provengo dalla Val di Non dove il lavoro della terra ha prodotto una mela famosa in tutto il mondo perché quella gente ha saputo valorizzare quanto producevano, vi dico che le vostre bellezze devono essere valorizzate, vissute per creare occasioni di lavoro e di benessere». Quasi una polemica con chi, invece, vorrebbe tutelare l’ambiente mettendolo sotto una campana di vetro e poterlo ammirare solo dall’esterno per non contaminarlo.»

E tutto questo, mons. Bregantini lo ha detto dopo aver ammirato e ascoltato la storia della Grande Miniera di Serbariu da dove è partita la Marcia, cercando di comprendere il dramma che il Sulcis e tutta la Sardegna, stanno vivendo a causa di una indifferenza che sta paralizzando ogni possibilità di progettare il futuro, ma sta anche provocando uno scoramento fra la gente.

Citando Papa Francesco, mons. Bregantini ha evidenziato una parolaccia nella parola “ormai” che spesso campeggia nei cuori di chi non ha più speranza in un futuro migliore.

«Per questo – ha detto – è necessario riconoscere tutti i segni dell’indifferenza, quella che lascia Dio fuori da ogni cosa, quella che ci fa dire “a me non me ne importa”, quella che divide la società e accentua il razzismo, quella che consente ai responsabili di industrie pericolose di non informare le persone sui danni fisici che possono provocare, ma anche una indifferenza religiosa , una comunitaria e una ambientale che, magari ci fa riconoscere le nostre bellezze, ma non si fanno progetti per sviluppare e trasformare i doni di Dio per creare benessere e lavoro.»

«Passare dall’indifferenza alla speranza per questo territorio e per tutta la Sardegna». È quanto ha evidenziato don Angelo Pittau, promotore e ideatore della Marcia che da 29 anni si svolge gli ultimi giorni di dicembre. «E da Carbonia – ha detto – da tutta la gente che ha accolto il nostro appello e che attorno al messaggio di papa Francesco per la 49.a giornata mondiale della pace “vinci l’indifferenza e conquista la pace” deve nascere una speranza di riscatto sociale, economico e occupazionale per la nostra isola».

Sono intervenuti anche il sindaco di Carbonia, Giuseppe Casti, che ha portato il saluto della città e ringraziato tutti i presenti, ed alcuni giovani, rappresentanti del mondo del lavoro e delle associazioni.

Allegato il servizio fotografico di Nadia Pische

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Grande partecipazione, a Carbonia, alla XXIX edizione della Marcia della Pace, promossa come ogni anno dalla diocesi di Ales Terralba ed organizzata in collaborazione con il comune di Carbonia e con i soggetti promotori. Un apporto fondamentale è stato dato dal mondo dell’associazionismo del territorio, presente con una quarantina di realtà. Come negli anni passati, anche per l’edizione 2015, c’è stata l’adesione di tutta la Sardegna, unita dal desiderio di un mondo di pace e di una società giusta e solidale. 

Il tema della XXIX Marcia è stato “Vinci l’indifferenza e conquista la pace”, in un mondo in cui l’indifferenza, frutto dell’individualismo esasperato, sta creando atroci disuguaglianze. 

Nel corso della mattina c’è stato un momento di riflessione al quale hanno partecipato circa cinquecento giovani. Presso la Grande Miniera di Serbariu si sono tenuti tre Workshop dedicati ai temi della Povertà, del Lavoro e dell’Ambiente. 

Mons. Gian Carlo Maria Bregantini, attuale arcivescovo di Campobasso e già vescovo di Locri, ha anche partecipato agli workshop parlando ai ragazzi con estrema semplicità catturando la loro attenzione.

Il pomeriggio è stato dedicato alla Marcia, iniziata dalla Grande Miniera di Serbariu, poco dopo le 15.00. Al termine dei saluti del sndaco di Carbonia Giuseppe Casti e del vescovo di Ales-Terralba monsignor Giovanni Dettori, la marcia è partita seguendo il seguente percorso: Grande Miniera di Serbariu, Piazza Sergio Usai, strada di collegamento Grande Miniera – Piazza Pietro Cocco, via Costituente, Piazza Repubblica, via Gramsci, via Fosse Ardeatine, via Manno, Piazza Roma.

Sul sagrato della chiesa di San Ponziano, don Angelo Pittau ha introdotto gli interventi dell’arcivescovo di Cagliari, mons. Arrigo Miglio, tornato nel Sulcis dopo aver guidato una ventina d’anni fa la diocesi di Iglesias; mons. Giovanni Paolo Zedda, vescovo della diocesi di Iglesias; mons. Gian Carlo Maria Bregantini.

«A Locri, nel sud Italia, in 25 anni di ministero – ha detto mons. Bregantini – ho imparato che se un popolo ha coraggio, se un popolo impara a dire una parola positiva e toglierne un’altra meno positiva, si può affrontare il futuro.»

«Ho ammirazione per la vostra terra – ha aggiunto – ma io che provengo dalla Val di Non dove il lavoro della terra ha prodotto una mela famosa in tutto il mondo perché quella gente ha saputo valorizzare quanto producevano, vi dico che le vostre bellezze devono essere valorizzate, vissute per creare occasioni di lavoro e di benessere». Quasi una polemica con chi, invece, vorrebbe tutelare l’ambiente mettendolo sotto una campana di vetro e poterlo ammirare solo dall’esterno per non contaminarlo.»

E tutto questo, mons. Bregantini lo ha detto dopo aver ammirato e ascoltato la storia della Grande Miniera di Serbariu da dove è partita la Marcia, cercando di comprendere il dramma che il Sulcis e tutta la Sardegna, stanno vivendo a causa di una indifferenza che sta paralizzando ogni possibilità di progettare il futuro, ma sta anche provocando uno scoramento fra la gente.

Citando Papa Francesco, mons. Bregantini ha evidenziato una parolaccia nella parola “ormai” che spesso campeggia nei cuori di chi non ha più speranza in un futuro migliore.

«Per questo – ha detto – è necessario riconoscere tutti i segni dell’indifferenza, quella che lascia Dio fuori da ogni cosa, quella che ci fa dire “a me non me ne importa”, quella che divide la società e accentua il razzismo, quella che consente ai responsabili di industrie pericolose di non informare le persone sui danni fisici che possono provocare, ma anche una indifferenza religiosa, una comunitaria e una ambientale che, magari ci fa riconoscere le nostre bellezze, ma non si fanno progetti per sviluppare e trasformare i doni di Dio per creare benessere e lavoro.»

«Passare dall’indifferenza alla speranza per questo territorio e per tutta la Sardegna». È quanto ha evidenziato don Angelo Pittau, promotore e ideatore della Marcia che da 29 anni si svolge gli ultimi giorni di dicembre. «E da Carbonia – ha detto – da tutta la gente che ha accolto il nostro appello e che attorno al messaggio di papa Francesco per la 49.a giornata mondiale della pace “vinci l’indifferenza e conquista la pace” deve nascere una speranza di riscatto sociale, economico e occupazionale per la nostra isola».

Sono intervenuti anche il sindaco di Carbonia, Giuseppe Casti, che ha portato il saluto della città e ringraziato tutti i presenti, ed alcuni giovani, rappresentanti del mondo del lavoro e delle associazioni.

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