26 April, 2024
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Si è spento oggi, all’età di 82 anni, Giorgio Oppi, leader dell’UDC, consigliere regionale all’ottava legislatura (la sua presenza nell’aula di via Roma venne interrotta nella legislatura 1994-1999, quando il Partito Popolare gli negò la quarta candidatura consecutiva, in attuazione di una norma poi superata). E’ stato indiscutibilmente uno degli uomini più influenti della politica sarda per oltre mezzo secolo.

Giorgio Oppi era nato l’8 febbraio 1940, a Iglesias. Iniziò a fare politica da studente universitario, collega e grande amico di giovani che avrebbero “sposato” la carriera politica in altre formazioni: Emanuele Sanna, Luigi Cogodi ed Emidio Casula.

Conseguì la laurea in Geologia e le prime esperienze lavorative le maturò da docente nei corsi professionali nell’ente presieduto da Giovanni Maria Lai, a Carbonia.

E’ stato per diversi anni dirigente provinciale della Democrazia Cristiana e vicesindaco di Iglesias fino al 1993, quando non si ricandidò (l’anno che vide nascere la “stella” di Mauro Pili, eletto sindaco – con il compianto Roberto Frongia vice sindaco – con una coalizione civica, nella clamorosa rimonta al ballottaggio di inizio dicembre contro il candidato del centrosinistra Nico Grillo). Venne rieletto consigliere comunale nel 1997.

In Consiglio regionale Giorgio Oppi venne eletto la prima volta nel 1979 nel Collegio di Cagliari, confermato nel 1984 e nel 1989. Nel 1989 assunse prima la vicepresidenza del Consiglio regionale, due mesi dopo l’incarico di assessore regionale della Sanità, ricoperto nelle Giunte guidate da Mario Floris ed Antonello Cabras.

Nella legislatura 1994-1999, escluso forzatamente dall’assemblea perché non ricandidato, dopo brevi esperienze con PPI e MID, aderì al CCD, nelle cui liste venne rieletto consigliere regionale nel 1999 nel Collegio provinciale di Cagliari (dopo una breve esperienza da presidente del Consorzio Industriale di Portovesme, incarico che aveva già ricoperto diversi anni prima) e ricoprì l’incarico di capogruppo fino al 2002, quando nacque l’UDC, attraverso la fusione tra CCD, CDU e Movimento dei Democratici Cristiani della famiglia di Bruno Randazzo.

Giorgio Oppi venne rieletto per la quinta volta consigliere regionale nel 2004, da segretario regionale dell’UDC, partito che non ha più lasciato anche nei periodi più bui dello stesso a livello nazionale che hanno visto via via prendere altre strade i principali leader, ad iniziare da Marco Follini e Pierferdinando Casini. Ha avuto una breve esperienza da deputato ma ha poi preferito tornare in Sardegna, per continuare a recitare un ruolo centrale, sia quando si è trovato in maggioranza, sia quando è stato all’opposizione. Nel 2019 è stato rieletto per l’ottava volta consigliere regionale nella Circoscrizione di Cagliari e, nel corso della legislatura, ha lavorato per far crescere il gruppo e ha avuto un ruolo di primissimo piano nella coalizione di maggioranza di centrodestra, al punto che recentemente, ricoverato in gravi condizioni in ospedale mentre era in corso una serrata verifica di maggioranza in vista di un probabile rimpasto in Giunta, il presidente della Regione, Christian Solinas, ha affermato che la verifica sarebbe proseguita solo dopo la riabilitazione di Giorgio Oppi, La riabilitazione sperata, purtroppo, non c’è stata.

Giorgio Oppi ha avuto per oltre mezzo secolo un ruolo importantissimo anche nella politica locale e negli enti di sottogoverno. Ha tenuto quasi sempre ottimi rapporti con i partiti di opposizione, e con singoli loro rappresentanti, al punto da assegnare spesso – avendo un ruolo determinante nelle singole assemblee – incarichi di primissimo piano a esponenti della parte politica di minoranza.

A Iglesias, la sua città, pur facendo parte della coalizione di centrodestra in Consiglio regionale, in diverse consiliature, compresa quella in corso, con la sua lista civica ha stretto alleanza con il centrosinistra, risultando determinante per il risultato elettorale. Analoga strategia ha seguito anche a Carbonia alle elezioni dello scorso anno che portarono alla vittoria il centrosinistra e all’elezione a sindaco di Pietro Morittu.

Come spesso accade ai politici, soprattutto a quelli molto influenti, Giorgio Oppi era “amato” dagli amici, tanti, e “odiato” dai nemici, sicuramente in numero molto inferiore a quello degli avversari politici, perché con molti di loro aveva un ottimo rapporto. 

Conoscendolo da moltissimi anni, perché pur avendo 20 anni in meno di lui ho iniziato la professione di giornalista nei primi anni della sua carriera politica, ritengo di poter dire che con la scomparsa di Giorgio Oppi la politica sarda perde oggi un tassello importante di un mosaico che da anni fa grande fatica a trovare ricambi all’altezza.

Ciao Giorgio

Giampaolo Cirronis

Claudia Firino 84

L’assessore regionale della Cultura, Claudia Firino, ha partecipato ieri in audizione, alla riunione degli uffici di presidenza delle Commissioni 1ª e 3ª del Senato, sotto la presidenza di Pierferdinando Casini, nell’ambito dei lavori tesi all’approvazione del disegno di legge 560 per la ratifica della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, aperta alla firma degli Stati nel 1992 e sottoscritta dall’Italia nel 2000.

«Nell’importante giorno di Sa Die de sa Sardigna, festa di tutti i sardi – ha detto Claudia Firino -, chiediamo fortemente che la lingua sarda riceva la massima tutela e valorizzazione perché è lo strumento attraverso cui si esprime l’anima e la cultura del popolo sardo.»

«Sono quindici anni che questo strumento attende la ratifica del Parlamento – ha aggiunto l’assessore regionale della Cultura -. Nel frattempo lo Stato si è dotato della legge 482 del 1999 e la Regione Sardegna della legge 26 del 1997, che copre alcuni degli ambiti della Carta.»

«Tuttavia, molto deve ancora essere fatto» ha aggiunto l’esponente della Giunta regionale specificando che il sardo è lingua viva nelle comunità della Sardegna e che numerose espressioni artistiche anche contemporanee, legate a tradizioni secolari, costituiscono un unicum assoluto e ricevono riconoscimenti internazionali. «Ciò nonostante, il sardo non è ancora una lingua interamente tutelata e altre lingue regionali godono di tutela più ampia. Noi vogliamo raggiungere quei medesimi, massimi livelli di tutela, a cominciare dall’istruzione. Le nuove generazioni hanno il diritto di potersi appropriare o riappropriare, quando quel filo è stato spezzato, della cultura dalla quale provengono, e questa riappropriazione avviene attraverso la lingua e il suo insegnamento anche nelle scuole».

L’assessore Firino ha concluso richiamando l’attenzione dei senatori sull’importanza di dare piena rappresentatività alle minoranze linguistiche negli organi istituzionali. «E’ un tema trasversale, tra la ratifica della Carta e le riforme costituzionali, di cui sono in corso i lavori, ma è fondamentale, poiché anche da quello dipende la qualità della democrazia in cui viviamo».

Matteo renzi 02 copia

Un uomo solo al comando, la sua maglia ha i colori del PD, il suo nome è #Matteo Renzi! Nel momento più grave della crisi economica, quando molti paventavano il rischio di andare incontro ad una ancora più preoccupante fase di instabilità, gli italiani hanno individuato nell’ex sindaco di Firenze l’uomo della nuova speranza, la scialuppa alla quale aggrapparsi per evitare di affondare definitivamente nella miseria e nella disperazione.

Le elezioni Europee ci consegnano un segretario del Partito Democratico ed un presidente del Consiglio più forte che in questo momento sembra davvero un uomo solo al comando. Matteo Renzi con le elezioni primarie si è preso il partito, dilaniato dal fallimento di Pierluigi Bersani, poi ha forzato la mano prendendosi anche il Governo senza passare passare per le elezioni, sostituendosi senza badare alla forma al compagno di partito Enrico Letta.

Le elezioni Europee sono arrivate in un momento molto difficile che Matteo Renzi ha affrontato con la sua “sfrontatezza”, sfidando un avversario che della “sfrontatezza” ha fatto una delle sue armi vincenti negli ultimi 12 mesi: #Beppe Grillo. Il presidente del Consiglio ha fatto una campagna elettorale “solitaria”, come “solitaria” è stata la campagna elettorale del suo principale avversario e quella dello stesso Silvio Berlusconi, e i numeri emersi dalle urne dicono che non solo ha vinto, ma ha addirittura “stravinto”!

Molti, soprattutto all’interno del Partito Democratico, tra coloro che Matteo Renzi ha messo da parte (nessuno parla più di “rottamazione” ma la “rottamazione” è sotto gli occhi di tutti!), aspettavano al varco il nuovo leader, pronti a scaricargli addosso le responsabilità della sconfitta se Beppe Grillo avesse preso un voto in più, ed ora i risultati dicono chiaramente che quello “storico” 41%, prima che una grande vittoria del Partito Democratico, è un vero e proprio trionfo di Matteo Renzi!

Come è stato possibile un trionfo di tale portata? E’ questo il principale tema di riflessione del dopo voto.

Quando alcuni mesi fa veniva ipotizzato l’inserimento del nome di Matteo Renzi nel simbolo del Partito Democratico, molti si sono scandalizzati, affrettandosi a dire che non si sentiva proprio il bisogno, dopo l’esperienza di Silvio Berlusconi e di tutti gli altri leader di partito che avevano fatto altrettanto anche a sinistra (Antonio Di Pietro, Nichi Vendola), e il suo nome nel simbolo non è stato inserito, ma per gli italiani ieri è stato come se, insieme al nome, su quel simbolo ci fosse anche la sua faccia!

Matteo Renzi ci ha messo la faccia, prima con i provvedimenti del suo Governo, su tutti quegli 80 euro promessi a tutti in busta paga e poi anche a quanti la busta paga non ce l’hanno e ai pensionati, poi nell’accesissima campagna elettorale, e gli elettori lo hanno premiato! L’Italia che non ne può più del vecchio sistema che l’ha portata ad una condizione socio-economica drammatica, ha bisogno di ritrovare una speranza e Matteo Renzi, risultati delle Europee alla mano, ha dimostrato che in questo momento, questa speranza è soltanto lui! Beppe Grillo e il suo Movimento Cinque 5 Stelle, pur restando una consistente forza politica con oltre il 20% dei consensi, hanno fatto un consistente passo indietro e dovranno riflettere sul loro ruolo nel breve e medio termine. Anche Forza Italia ha fatto un passo indietro ed è arrivato il momento di pensare al dopo-Berlusconi. Agli altri è rimasto poco ma c’è un’area politica che è praticamente sparita, il Centro, cancellato dalla scena politica dopo i tanti errori commessi. Il 10% messo insieme da Mario Monti e Pierferdinando Casini alle ultime Politiche, si è ridotto a cifre da “prefisso telefonico”. Appare evidente che i voti dei moderati abbiano cambiato casa ed abbiano contribuito a rendere così trionfale il successo di Matteo Renzi che ora potrà continuare la sua esperienza governativa con la forza della straordinaria legittimazione ricevuta ed è chiamato a trasformare la “speranza” che ha saputo incarnare e le tante promesse fatte agli italiani, in fatti concreti.