Lettera al direttore de “La Provincia del Sulcis Iglesiente” – di Angelo Abis
Egregio sig. direttore.
leggo sul suo giornale un articolo sul “criminale fascista” Siddi Lorenzo, opera, del prof. Alberto Vacca, autore, tra l’altro, di un pregevole volume sull’attività dell’OVRA in Sardegna.
Il professore, nell’articolo, mi chiama in causa per aver pubblicato, nel 2003, un testo, frutto di un’intervista che “il criminale fascista” Siddi Lorenzo mi avrebbe concesso, essendo io suo compagno di fede politica, cosa non esatta in quanto mentre Siddi era nel MSI, il sottoscritto, dal 1976, militava, in sponde politiche diverse, se non opposte, rispetto al MSI. Ma le assicuro che se anche avessi avuto idee politiche “estreme”, questo non avrebbe minimamente influito sul fatto che quando scrivo come storico ciò che mi preme è capire perché gli uomini e, nella fattispecie i sardi, si comportino in un certo modo, ciò che determina il loro agire, la fase storica e politica in cui si sono trovati a vivere. Tutte le altre considerazioni precostituite di tipo morale e giudiziario le lascio volentieri a coloro che si travestono da preti più o meno laici e giacobini, e da magistrati, anch’essi più giacobini che laici. Per inciso quel mio testo fece parte della mia tesi di specializzazione in “Studi Sardi”, successivamente fece parte, nel 2009. del volume pubblicato a Sassari “L’ultima frontiera dell’onore – I Sardi a Salò” a cui L’Unione Sarda dedicò l’intera pagina culturale. Alla presentazione del libro a Sassari, partecipò il presidente provinciale dell’Istituto storico della resistenza, prof. Aldo Borghesi, che parlò per più di un’ora elogiando il mio volume. Volume che mi fu poi richiesto dall’Istituto storico della resistenza di Torino. L’ultima edizione del mio libro, sempre col capitolo dedicato a Siddi Lorenzo, è stato pubblicato a Varese nel 2023. In tutto questo lasso di tempo, con decine di recensioni, non ho mai ricevuto le accuse che mi fa il prof. Vacca.
Il testo, secondo Vacca: «Offre una ricostruzione fortemente di parte intesa a riabilitare la figura di Siddi e negare i crimini per cui era stato condannato». A me non interessava assolutamente offrire una ricostruzione di parte, né tanto meno procedere a una riabilitazione di cui il Siddi non aveva e non ha assolutamente bisogno, né tanto meno ho negato quei fatti che il prof. chiama “crimini”, in ossequio alle sentenze di alcune corti piemontesi. A proposito, risulta una qualche inchiesta delle corti giudiziarie locali per l’assassinio, a guerra finita, del più grande pittore sardo, Giuseppe Biasi? Il racconto di Siddi da me riportato fa a pugni con quanto testimoniato dai suoi accusatori, uno dei quali scampò alla fucilazione perché fece il nome dei propri compagni. Ebbene, qui il prof. ha ragione! Divento uomo di parte! Tra il racconto di Siddi, un sardo onesto e leale, e quello dei suoi nemici, mi schiero senza se e senza ma col mio conterraneo. Per concludere, quando Siddi mi parlò della partigiana Lola, non manifestò nessun rancore, né tanto meno odio, anzi mi confessò di aver visitato, nel dopoguerra, il monumento a lei dedicato.
Ma le accuse del prof. Vacca non si fermano al periodo bellico, ma vanno ben oltre: «Nel nuovo contesto politico e sociale, Siddi avviò un’opera sistematica di revisione della propria storia, diffondendo una versione dei fatti completamente falsa e autoassolutoria. Si presentava come vittima di accuse ingiuste, tentando di cancellare la memoria dei crimini per i quali era stato condannato». Il prof. non dice dove e quando, in quali scritti, Siddi avviò un’opera di revisione della propria storia, anzi accadde esattamente l’opposto: Siddi non ha mai rinnegato la sua adesione alla RSI, né ha mai sottaciuto i fatti d’arme che lo hanno visto protagonista, anzi se ne vantava. Ho la vaga impressione che il prof. Vacca descriva un Siddi Lorenzo quale immagina sia stato. E sbaglia. Il sottoscritto l’ha conosciuto e frequentato per anni e posso assicurare che il Siddi in carne e ossa era completamente diverso da come viene descritto. Era certamente fascista, ma soprattutto era un sardo doc, anzi un sardo-fascista.
Angelo Abis
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