20 December, 2025
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Serena Caredda, 21 anni, di Senorbì, è la nuova Miss Universo Sardegna. La giovane è stata eletta durante la finale regionale del concorso organizzato da Alessia Ghisoni e Cinzia Murgia, imprenditrici regine del Wedding e degli eventi, uniche detentrici del marchio Miss Universe per la Sardegna, che si è tenuta ieri a Iglesias. Insieme a Serena Caredda, parteciperanno all’atto finale del concorso, che si terrà in Puglia dal 25 al 31 agosto, altre due finaliste: Nicole Monni, 18 anni di Iglesias; e Martina Bandiera, 20 anni di Carbonia. La serata è stata condotta magistralmente da Anthony Peth, accompagnato da Luciana Ledda con la lingua dei segni.

Durante la finale sono state assegnate anche le fasce per l’eccellenza. Quella di “Miss Oggi sposi & Magazine “è andata a Matilde Meloni, che sarà così il volto della rivista nell’edizione 2026. A Federica Figus la fascia “Miss Olimpic”, che le consentirà di essere la testimonial della Sartoria Olimpic per la collezione business 2026: la fascia “Miss Vogue Style” è andata a Luna Dechicu, che sarà testimonial di Dama Atelier.

«Salire in passerella durante la finale regionale di Iglesias e partecipare a questo concorso così prestigioso è stato davvero emozionante. Spero di essere all’altezza del compito che mi attende, e di portare con onore la bandiera della Sardegna rappresentando la mia terra alla fase nazionale di Miss Universo – ha detto la nuova Miss Sardegna, Serena Caredda -. Un ringraziamento a Cinzia e Alessia che si sono prese cura di noi nei minimi dettagli durante questa avventura. Dedico la vittoria alla mia famiglia che mi ha supportato dal primo giorno con tanto affetto”.

Buona la prima: quella di Alessia Ghisoni e Cinzia Murgia è stata la prima edizione di Miss Universo, ma ogni tappa organizzata in giro per la Sardegna si è rivelata un successo: «È stata una meravigliosa avventura, la finale, poi, ha regalato emozioni uniche. Siamo fiere di aver costruito un nuovo concorso di bellezza in Sardegna, che punta a raccontare qualcosa di nuovo, e che non parla solo di bellezza esteriore, ma che punta a dare risalto a tutto ciò di buono offre la nostra terra. Durante questo percorso abbiamo ospitato artisti e stilisti che portano in giro le tradizioni della Sardegna, mettendo in vetrina eccellenze che molti non conoscevano. L’edizione 2025 di Miss Universo in Sardegna è terminata: ora accompagneremo le nostre splendide ragazze in Puglia».

Domenica 24 agosto, a Fluminimaggiore, gli appuntamenti del Metalla festival proseguono con un affascinante itinerario tra le molte anime del tango, pensato per omaggiare i grandi maestri che ne hanno fatto la storia.

“Dreaming Buenos Aires”: così si intitola il concerto in programma alle 22.00 nell’anfiteatro del Parco Riola che vedrà sul palco l’orchestra tipica di tango del Conservatorio “G. P. da Palestrina” di Cagliari guidata dal bandoneonista Fabio Furia e dal violinista Matteo Amat accompagnati da numerosi musicisti (Claudia Carta, Maria Carmela Li Pizzi, Alessandra Medda, Giuseppe Daniele Piras, Fabrizio Dylan Serreli al violino, Omar Leone al violoncello, Ottavio Farci al contrabbasso, Noemi Lampis alla fisarmonica, Christian Asuni, Leonardo Ferrari, Alessandro Ibba, Veronica Maccioni, al bandoneòn, Chiara Bernardini, Alessia De Prezzo, Maura Porru, al pianoforte).

Per il Festival Estivo “Chiavi di Volta” – Argonautilus Estate 2025, questa sera, alle ore 21.00, Cristina Caboni presenta il suo ultimo romanzo “La ragazza senza radici” (Garzanti) nella suggestiva cornice dell’Antica Tonnara Su Pranu di Portoscuso.
Cristina Caboni è una delle scrittrici più amate dal pubblico sardo, italiano e internazionale. I suoi romanzi – tradotti in numerose lingue – hanno conquistato lettrici e lettori grazie a uno stile riconoscibile e coinvolgente, capace di intrecciare con delicatezza emozioni, natura, identità e storie di donne forti, complesse e profondamente umane. Con La ragazza senza radici, Cristina Caboni ci conduce ancora una volta in una narrazione intensa e raffinata, dove i legami con la terra, con le origini e con se stessi diventano il cuore pulsante del racconto. In dialogo con l’autrice: Eleonora Carta.
L’evento è organizzato da 011Solution e realizzato con il patrocinio del comune di Portoscuso.

 

Martedì 2 settembre 2025, presso la sala Astarte, Ex Officina Meccanica della Grande Miniera di Serbariu a Carbonia, con inizio alle ore 9.00, si terranno i lavori del convegno intitolato “I valori del patrimonio storico minerario della Sardegna per il mondo. Criteri opportunità e prospettive della candidatura del paesaggio culturale minerario come Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO”.

Le finalità. Il convegno intende illustrare il percorso intrapreso per la candidatura del Patrimonio storico minerario della Sardegna all’iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Si tratta di un’occasione di confronto sui valori che rendono tale patrimonio meritevole del riconoscimento e sulle prospettive di sviluppo e valorizzazione che la candidatura può rappresentare per i territori coinvolti.

La candidatura. L’idea della candidatura, avviata dal comune di Buggerru, inizialmente focalizzata sul Sulcis Iglesiente e Guspinese, si è progressivamente ampliata, finendo per interessare l’intero patrimonio storico minerario, materiale ed immateriale, dell’Isola, oggi largamente compreso nelle diverse aree del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna. L’intento è di favorire il riconoscimento dell’eccezionale rilevanza di tale patrimonio, “paesaggio culturale seriale” composto da più siti in grado di narrare, in modo coerente e unitario, la lunga e articolata storia dell’attività estrattiva in Sardegna. Un aspetto fondamentale della candidatura riguarda le buone pratiche che in futuro saranno adottate per la razionale ed efficace gestione del patrimonio, capaci di favorire lo sviluppo socioeconomico dei territori coinvolti, all’insegna della sostenibilità e dell’innovazione.

I promotori. Il progetto è attualmente sostenuto da una vasta rete di enti che nel novembre 2023 hanno sottoscritto un protocollo d’intesa per il coordinamento della candidatura:

  • Una ventina di Comuni con Buggerru in qualità di capofila
  • La Regione Autonoma della Sardegna
  • Il Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna
  • La Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara
  • La Fondazione Speleologica Sarda.

«Sono molto soddisfatta di questo nuovo percorso che vede coinvolti i Comuni che vantano un’importante storia mineraria, non solo del Sulcis iglesiente ma di tutta la Sardegna», ha detto Laura Cappelli, sindaco di Buggerru.

«Quest’anno la sede del convegno annuale, tradizionalmente ospitato a Buggerru in occasione della commemorazione dell’Eccidio del 1904, è stata individuata a Carbonia, presso la sede del Parco Geominerario. Una scelta fortemente simbolica che intende evidenziare la nuova fase del progetto: un percorso che mira a coinvolgere tutti i Comuni presenti nelle aree del Parco», ha aggiunto Simona Spada, assessore della Pubblica istruzione del comune di Buggerru.

«Si tratta di una preziosa occasione per fare chiarezza sia sulla candidatura a Patrimonio Mondiale dell’UNESCO che sul percorso che riguarda l’adesione alla Rete Mondiale dei Geoparchi», ha concluso Fabrizio Atzori, direttore del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna.

Nella foto di copertina Laura Cappelli, sindaco di Buggerru

 

Sabato 27 settembre 2025, alle ore 10.00, presso la località Sa Marchesa, a Nuxis, si terrà la cerimonia di posizionamento di una pietra scolpita in memoria dei caduti sul lavoro. «La cerimonia intende essere un momento solenne di raccoglimento e riflessione in onore di coloro che hanno perso la vita nell’adempimento del proprio dovere professionale. Certi della Sua sensibilità verso iniziative volte alla commemorazione e al sostegno delle comunità locali», ha detto il sindaco di Nuxis, Romeo Ghilleri.

Esce oggi nelle sale il film della regista Petra Volpe “L’ultimo turno”, dedicato alla professione infermieristica, che prende le mosse dal saggio-romanzo intitolato “Il problema non è la nostra professione, sono le circostanze”, opera dalla giovane infermiera tedesca Madeline Calvelage. Pur essendo contestualizzato in un paese differente dal nostro, il film rappresenta uno spaccato della professione infermieristica, veritiero e senza alcuna retorica. La narrazione si snoda intorno alle attività tipiche di un turno lavorativo notturno, fatto di attività previste e di altre non prevedibili, descrivendo benissimo le dinamiche, interne ed esterne, senza tralasciare di dare rilevanza al valore dei gesti assistenziali espressi dalla protagonista, al netto delle difficoltà contingenti e dei limiti vari dei contesti. Il lungometraggio autoriale interamente dedicato alla professione infermieristica, dal primo all’ultimo fotogramma, si presenta quindi come una storia universale sulla condizione umana prima che lavorativa di una figura cardine per una società occidentale sempre più anziana, patologica, fragile, assediata da malesseri fisici e morali, narra di circostanze favorevoli, che non leniscono le sofferenze di una professione, celebra la professione infermieristica senza alcuna retorica. E’ anche da dire che ci sono professioni come la nostra che vivono nel rumore di fondo del mondo, che tengono in piedi le giornate degli altri, che hanno cura sia delle loro fragilità che delle loro emergenze. Spesso, però, restiamo fuori dal racconto collettivo popolare o, se ci entriamo, lo facciamo con maschere inadeguate.

Nel tempo ci sono stati molti tentativi di raccontare l’infermieristica, ma il linguaggio artistico è spesso malamente convinto che ci sia bisogno di elementi narrativi straordinari (l’eroe, il reietto, la vittima, il carnefice, il salvatore) o da immaginario collettivo (il missionario, la facilona). La professione infermieristica è invece straordinaria nella sua quotidianità e qui su “L’ultimo turno” è stato, finalmente?, ben compreso. Le storie da raccontare su infermieri ed infermiere sono infinite, ma nessuno aveva ancora avuto il coraggio di trasferire questa ordinarietà, che in quanto tale diventa avvincente storia, su pellicola, perché una delle cifre della nostra professione è che ha un valore così elevato e costante che, paradossalmente, rischia di diventare invisibile pur fondamentale: lo si nota solo quando manca. “L’ultimo turno” ha il merito di interrompere questo silenzio. Lo fa scegliendo di non ricercare l’episodio straordinario, la tragedia o l’eroismo, ma mettendo al centro l’ordinarietà fatta di corse continue, di gesti ripetuti, di dialoghi minimi, di decisioni che sembrano piccole ma non lo sono mai. È in questa ripetizione, in questo ciclo quotidiano, che si trova l’eccezionalità di una professione: essere il perno silenzioso senza il quale nessun sistema sanitario reggerebbe.

Il film mostra – senza proclami – che il valore degli infermieri non si misura soltanto in competenze tecniche, ma nella loro capacità di essere ancora radicati nella solidarietà, nella comunità, nella relazione umana, quando tutto il mondo intorno sembra perderla. Baluardi ostinati e contrari di valori che sembrano non interessare più a nessuno. In un’epoca in cui la sanità rischia di diventare sempre più prestazione e sempre meno relazione, questa è una presa di posizione politica, prima ancora che artistica. Il film fa emergere con forza che l’infermieristica, anche nel Sulcis Iglesiente per il nostro ambito di competenza, è visibile solo a chi ne ha bisogno: più sei lontano da un luogo di cura, meno ti rendi conto della sua importanza mentre più ne hai bisogno, più capisci che lì c’è qualcosa di essenziale che non puoi dare per scontato. Non dovrebbe servire una malattia, un incidente o una degenza per riconoscere il valore di chi vi sta accanto in quei momenti. E in questa narrazione, universale per chiunque lavori nella cura, si riconoscono le stesse dinamiche da un continente all’altro. Cambiano le lingue, i sistemi, gli stipendi, le competenze, le funzioni, ma la grammatica della cura e dell’infermieristica è la stessa: è fatta di ascolto, di contatto, di decisioni rapide, di interventi risolutivi, di gestione e organizzazione, di frustrazioni e soddisfazioni che si intrecciano.

Il cuore del film sta nel mostrare che dietro ogni gesto professionale c’è una persona che sceglie ogni giorno di esserci. Nonostante la fatica, nonostante i turni, nonostante la scarsa considerazione sociale che chi lavora nella cura conosce fin troppo bene. Guardando “L’ultimo turno” non si esce con un senso di pietà. Si esce con la consapevolezza che la cura e noi infermieri ed infermiere siamo un bene comune e che, quando ci logoriamo, si logora un pezzo di civiltà. La protagonista – con i suoi errori, le sue scelte, la sua stanchezza – non è un simbolo, è un essere umano. Ed è proprio questa umanità a renderla indimenticabile. Dopo i titoli di coda noi, infermieri ed infermiere e rappresentanza professionale anche in provincia di Carbonia Iglesias, siamo ancora disposti a scegliere, investire, sviluppare, proteggere e raccontare la cura, l’assistenza e la professione prima che tutto diventi un lusso raro, sia economicamente sia umanamente. Non solo è la leva economica a rendere un impiego più gradevole e attrattivo, a evitare episodi di burnout, ma tutto un insieme, appunto, di circostanze. Terminale di tutto e di tutti, l’infermiera Floria, interpretata dall’attrice tedesca Leonie Benesch, preparatissima e credibilissima: l’empatia del pubblico è sicuramente tutta dalla parte della protagonista, malgrado la sua corsa continua contro il tempo le faccia commettere anche dei gravi errori. Ma non si empatizza con gli infermieri per pietà, per compassione, per atteggiamento caritatevole. Le frasi e i dati che la regista porta in evidenza dopo l’ultima struggente inquadratura non lasciano spazio a dubbi: il problema degli infermieri è il problema di una intera collettività. Una piccola storia che contiene un enorme interrogativo posto a ciascuno di noi: è giusto che le professioni di cura siano così poco raccontate e valorizzate, in un mondo che avrà sempre più bisogno di loro?

Graziano Lebiu

Presidente OPI Carbonia Iglesias

 

L’ETS Auser San Giovanni Suergiu Odv, associazione di volontariato con oltre 600 iscritti e una lunga tradizione di impegno civico, ha depositato presso la Regione Sardegna le proprie osservazioni alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) relativa al progetto di costruzione di una nuova discarica per rifiuti industriali non pericolosi in località Su Giri de sa Murta. L’associazione, che rappresenta una parte significativa della comunità locale, sottolinea come l’opera risulti incompatibile con la salute dei cittadini, con il paesaggio, con la biodiversità e con la vocazione agricola del territorio, e ne chiede il rigetto.

I punti critici principali emersi nelle osservazioni:

– Vicino alle abitazioni e ai luoghi di socialità: la discarica sorgerebbe a soli 100 metri dalle prime case e a 200 metri da un campo sportivo frequentato da giovani, oltre che a circa 700 metri dalla frazione di Is Urigus e 1 km da Matzaccara.

– Impatto sulla salute: manca una Valutazione di Impatto Sanitario (VIS), nonostante le evidenze scientifiche sugli effetti delle discariche (malattie respiratorie e cardiovascolari, inquinanti classificati dall’OMS).

– Paesaggio e beni culturali: a 800 metri dal sito si trova il Nuraghe Perda Asua de Pari, testimonianza archeologica di rilievo che non è stata considerata nello studio.

– Vocazione agricola: l’area è classificata come Zona Agricola (E), non industriale, ed è tuttora produttiva. Qui si coltiva la cipolla di San Giovanni Suergiu, riconosciuta nel 2018 come Prodotto Agroalimentare Tradizionale (PAT).

– Ambiente e biodiversità: rischio di compromissione degli habitat naturali e dei programmi di ripopolamento faunistico (lepri, fagiani, specie stanziali).

– Carenze nella VIA: assenza di valutazioni sugli impatti cumulativi con le altre discariche e impianti della zona, insufficienza degli studi geologici e dei piani di monitoraggio.

– Traffico e inquinamento atmosferico: le strade di accesso non sono idonee ai mezzi pesanti e la documentazione sottostima l’emissione di polveri sottili (PM10 e PM2.5), con rischi diretti per scuole, impianti sportivi e abitazioni.

Alla luce di queste criticità, Auser San Giovanni Suergiu Odv chiede alla Regione Sardegna di rigettare l’autorizzazione e di prescrivere invece alla società proponente il ripristino e la bonifica dell’area ex cava, nell’interesse della comunità e delle generazioni future.

«Il nostro territorio non può sopportare ulteriori carichi ambientali. Siamo convinti che la vera ricchezza di San Giovanni Suergiu risieda nella salute dei suoi cittadini, nella tutela del paesaggio e nella valorizzazione della nostra vocazione agricola», si legge in una nota dell’Auser San Giovanni Suergiu Odv.

Assorbita la delusione per la retrocessione dalla Promozione regionale, l’Atletico Masainas riparte con rinnovato entusiasmo nel girone B del campionato di Prima Categoria. La squadra sulcitana ritrova la categoria che due stagioni fa la vide straordinaria protagonista, sotto la guida tecnica di Marco Farci, prima con 87 punti sui 96 disponibili, frutto di 28 vittorie, 3 pareggi e 1 sola sconfitta maturata all’ultima giornata a Segariu, con 113 goal realizzati e 29 subiti.

L’organico messo a disposizione del nuovo tecnico Fabio Tinti, 37 anni, reduce dalla positiva esperienza con il Perdaxius, si presenta parzialmente rinnovato, ancora guidato dall’esperienza del portiere Daniele Bove (classe 1986) e del difensore Paolo Uccheddu (classe 1987). Tre gli stranieri inseriti in rosa: Lautaro Carsetti, difensore argentino classe 1998; Federico Sosa, attaccante argentino classe 2002; Edenilson Michels, attaccante brasiliano classe 1991.

Sono 23 calciatori che risponderanno alla convocazione di inizio preparazione, fissata per lunedì 25 agosto: Daniele Bove, Simone Maccioni, Yuri Maricca, Nicolò Melis, Francesco Porcu, Paolo Uccheddu, Lautaro Carsetti, Luca Murtas, Alessio Zedde, Piersilvio Medda, Marco Carrus, Fabio Biccheddu, Edenilson Michels, Luca Farris, Simone Giovagnoli, Federico Mura, Gabriele Atzori, Lorenzo Lindiri, Kevin Congiu, Dylan Congiu, Federico Sosa, Manuel Mura, Tommy Cui.

Nella foto di copertina il nuovo allenatore Fabio Tinti.

Seconda amichevole precampionato per il Carbonia domani pomeriggio, mercoledì 20 agosto, inizio ore 17.30, al Comunale di Terralba, contro la squadra di Daniele Porcu. Per la squadra di Graziano Mannu sarà un test impegnativo, dopo la prima parte della preparazione svolta al Comunale di Calasetta, prima del trasferimento al Comunale di Narcao, messo a disposizione dall’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Antonello Cani, previsto da giovedì pomeriggio, in attesa del completamento dei lavori in corso al Comunale “Carlo Zoboli” di Carbonia. Il Terralba è una squadra competitiva per il prossimo campionato di Promozione regionale (girone A), potendo contare su diversi calciatori di provata esperienza, tra i quali spiccano l’intramontabile bomber Andrea Sanna, reduce dalla promozione in serie D conquistata con il Monastir, gli argentini Sebastian Lamacchia e Max Ciarniello, l’attaccante ex Carbonia Andrea Iesu e l’altro attaccante Alberto Atzori.

Il Carbonia, intanto, ha concluso un’altra operazione di mercato, con l’inserimento in rosa di un giovane fuoriquota classe 2007, Mario Artese, proveniente dalla squadra Primavera della Virtus Verona (Serie C, girone A), in precedenza nell’Under 17 del Lecco (Serie C, girone A). Trequartista di 184 cm, Mario Artese può giocare anche da ala sinistra e seconda punta. Arriva al Carbonia per rinforzare il gruppo dei fuoriquota che può già contare sui confermati Danilo Cocco (classe 2006, esterno basso di destra) e Giovanni Carboni (classe 2006, centrocampista) e potrebbe essere completato con un paio dei giovani in prova dall’inizio della preparazione e da uno o due nuovi arrivi.

Giampaolo Cirronis