La flotta “No speculazione energetica” manifesterà domenica 26 ottobre da Carloforte a Portoscuso
La flotta “No speculazione energetica” manifesterà domenica 26 ottobre da Carloforte a Portoscuso. La manifestazione vedrà la partecipazione di autorità locali, in particolare a Portoscuso, dei rais delle tonnare e di alcuni pescatori. E’ organizzata dal Comitato no speculazione energetica Carloforte e aperta a tutti: a chi vuole manifestare via mare rimanendo in barca in porto, a chi vuole fare la traversata da Carloforte a Portoscuso o a chi preferisce rimanere a terra. Non ha connotazione politica.
«La nostra etica di difesa del mare, dell’ambiente dell’isola di San Pietro, del Sulcis Iglesiente e della Sardegna in generale, è unitaria e supera le divisioni dei partiti.»
Sono nove gli impianti eolici offshore per cui è stata fatta richiesta di allaccio alla rete elettrica nel Sud Ovest della Sardegna: in totale si contano circa 500 aerogeneratori. La prima multinazionale proponente è stata l’Ichnusa Wind Power (2020).
La recente emissione di un parere sul sito del MASE (Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica) a seguito della chiusura della procedura di Valutazione impatto ambientale (VIA) è stato il principale motivo della manifestazione a mare da noi organizzata l’11 ottobre a Carloforte, la cosiddetta flottiglia, nel timore che tale parere possa essere positivo e si proceda all’installazione dell’impianto offshore Ichnusa Wind Power (definito “parco” eolico), a nord ovest dell’Isola di San Pietro, davanti a Portoscuso. Installazione che richiederebbe circa 4 anni di lavori e conseguente inquinamento sonoro ed elettromagnetico.
L’impatto ambientale del solo progetto Ichnusa Wind Power è desumibile dalle dimensioni: 42 turbine eoliche alte circa 300 mt. (come un grattacielo di oltre 90 piani) basate su piattaforme semisommergibili triangolari con 6 cavi di ormeggio (due per ogni vertice) e 6 piloni cilindrici – diametro 2.44 mt., alti 49 mt. – infissi profondamente sul fondale marino che nell’area interessata è di profondità variabile da 300 ad oltre 700 mt. In totale l’impianto misura circa 30 km di lunghezza, circa 10 km. di larghezza (occupa un’area di mare più vasta dell’isola di Sant’Antioco), dista dalla costa 19 miglia marine e ha una potenza complessiva di 504 MW.
Le osservazioni in opposizione presentate al MASE dal Comitato no speculazione energetica Carloforte riguardano l’intorbidimento delle acque causato dai lavori di cantiere, i rumori costanti, dati dalla rotazione delle pale e, su sollecitazione del moto ondoso di superficie, dagli schiocchi dei cavi di ormeggio dalle piattaforme ai piloni di ancoraggio. Altro elemento di disturbo: una selva di cavi che costituisce barriera per i tonni, l’elettromagnetismo derivante dal cavidotto lungo circa 50 chilometri, interrato sul fondale, di conduzione a terra dell’energia prodotta fino alla stazione di Portovesme e alla connessione con la rete Terna.
«Lo scopo del nostro Comitato è anche quello di garantire una transizione energetica che sia davvero ecologica per la nostra comunità – sottolinea il presidente Salvatore Obino -. Nel caso dell’isola di San Pietro e del Sulcis Iglesiente vogliamo fare notare come sia assurdo compromettere in modo irreversibile un ecosistema marino mediamente sano per raggiungere obiettivi di produzione di energia rinnovabile discutibili in termini quantitativi e qualitativi, comunque realizzabili in modo meno impattante per l’habitat. Mai una minaccia ambientale così epocale e irreversibile si è presentata di fronte alla comunità di Carloforte e delle altre coste della Sardegna!
Il business delle imprese cosiddette green si basa sullo sfruttamento di beni comuni, come il mare e il vento e interessa, nel caso dell’impianto eolico offshore Ichnusa Wind Power, specie animali migratorie come il tonno rosso (Thunnus Thynnus) e il falco della regina (Falco Eleonorae), elementi identitari dell’isola di San Pietro e della vicina costa del Sulcis Iglesiente, specie considerate da recenti provvedimenti normativi di tutela della biodiversità, esse stesse patrimonio del pianeta, come indicato nella relazione scientifica per ICCAT del biologo marino Antonio Di Natale di prossima pubblicazione, gentilmente anticipata al nostro comitato.
Secondo l’esperienza storica, le rotte migratorie del tonno rosso non possono essere alterate dall’intervento umano (specie con un impianto industriale e cavidotto elettrico di tale portata). Temiamo che tale mega impianto possa deviare la rotta del tonno rosso oltre a costituire un serio pericolo per la sicurezza della navigazione e il rischio di impatto sul turismo. Per le comunità di Carloforte e Portoscuso la fine delle tonnare significherebbe la perdita di un importante patrimonio identitario, che rappresenta elemento significativo dell’economia locale.
Siamo quindi passati a organizzare una flotta, che colleghi simbolicamente i due porti.
Invitiamo i cittadini tutti a partecipare alla manifestazione considerando l’ art. 9 della Costituzione Italiana, inserito tra i principi fondamentali della Repubblica, che oltre la promozione dello sviluppo della cultura, la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della nazione prevede di tutelare l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle nuove generazioni.»


NO COMMENTS