23 April, 2024
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Nei primi 5 mesi del 2017 gli assunti under 30 con contratto di apprendistato sono stati ben 923, il 56,2% in più rispetto allo stesso periodo del 2016, percentuale che pone l’Isola al primo posto in Italia per incremento.

Il risultato emerge dal rapporto sul “Lavoro e precariato” realizzato dall’Osservatorio per le Micro e Piccole Imprese di Confartigianato Imprese Sardegna su fonte INPS, dal quale si capisce anche come l’apprendistato regionale sia stato caratterizzato da 529 assunzioni nel 2015 e 591 nel 2016, con una crescita dell’11,7%.

A livello nazionale, in dieci regioni le nuove assunzioni con contratto di apprendistato aumentano di almeno il 30% nei primi cinque mesi del 2017 rispetto a un anno prima: dopo la Sardegna (+56,2%), troviamo la Puglia (+54,5%), il Friuli-Venezia Giulia (+48,3%), le Marche (+37,2%), la Basilicata (+35,2%), la Campania (+33,7%), il Lazio (+33,0%), la Calabria (+32,8%), la Lombardia (+31,4%) e l’Emilia Romagna (+31,3%). L’unica regione che registra una flessione è la Sicilia (-10,0%).

«Questo contratto è un canale privilegiato di accesso dei giovani al mercato del lavoro – spiega il presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Antonio Matzutzi – rivolto ai lavoratori tra i 15 e i 29 anni, che si concretizza con l’apprendimento pratico e tecnicoprofessionaleE’ necessario ripartire dall’apprendistato per offrire risposte efficaci alle imprese e per preparare, concretamente, i giovani. E’ utile ricordare che in Italia l’elevata pressione fiscale contribuisce a un’alta tassazione del lavoro – conclude Antonio Matzutzi -: il cuneo fiscale sul costo del lavoro dipendente è pari al 47,8%, di 11,8 punti superiore alla media dei paesi avanzati (36,0%). E necessario un impegno comune di tutte le forze politiche per ridurlo.»

Ma i numeri sull’occupazione giovanile in Sardegna dicono anche come nel 2016 si siano contati 105 mila occupati tra i 24 e i 35 anni, 91 mila in meno rispetto al 2006, anno in cui se ne contavano 196 mila, e 9 mila in meno rispetto all’anno precedente (2015), anno in cui se ne contavano 114 mila. Rispetto a 10 anni fa nel 2016 è restato elevato il tasso di disoccupazione (42,0%), più alto di 18,7 punti rispetto a quello registrato nel 2006 (23,4%) e la quota di Neet, giovani che non studiano e non lavorano, (24,2%) maggiore di 6,3 punti rispetto alla quota rilevata nel 2006 (30,5%). Dal 2014 è in atto un’inversione di tendenza della dinamica del tasso di disoccupazione e del peso dei Neet: il primo rispetto a tre anni fa risulta inferiore di 2,2 punti e il secondo di 3,7 punti.

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Sono in arrivo novità importanti per lo smaltimento rifiuti delle aziende e, di conseguenza, per le tariffe da applicare e corrispondere.

A breve, un decreto del ministero dell’Ambiente stabilirà quali saranno i rifiuti delle attività produttive che potranno essere immessi nel servizio pubblico e da quali superfici dovranno derivare. Secondo ciò che verrà approvato si capirà quali saranno le nuove norme per regolamentare il servizio pubblico di smaltimento per le aziende, quindi la regolamentazione dell’applicazione della tariffa da imporre.

«É dal 1984 che attendiamo il decreto – afferma Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – per questo, da alcuni mesi, la Confartigianato porta avanti un confronto con i funzionari del Ministero dell’Ambiente, proponendo il punto di vista delle imprese e sottolineando le molte differenze comportamentali e di regolamentazione dei singoli Comuni”.  Le nostre proposte sono semplici e chiare – precisa Matzutzi – chiediamo l’esclusione dell’assimilazione dei rifiuti urbani prodotti nelle superfici dei laboratori, nei magazzini, di materie prime e prodotti finiti e nelle mostre, lasciando comunque la possibilità alle singole imprese di richiedere il servizio pubblico al comune.»

Tale indicazione potrebbe significare che la non assimilazione dei rifiuti,  avrà come inevitabile conseguenza la non applicazione della tassa (TARI). Se invece la singola impresa richiederà il servizio di smaltimento comunale, allora dovrà pagare l’apposito tributo. Questo è ciò che è stato sostenuto nel confronto con il ministero dell’Ambiente.

Confartigianato Imprese Sardegna sottolinea come molti Comuni, indipendentemente dalla effettiva produzione di rifiuti assimilabili, impongano il pagamento del servizio di smaltimento per il semplice fatto di essere previsto. In molti casi viene poi ancora applicata la TARI su quelle superfici in cui sono installati macchinari e attrezzature, aree in cui è evidente l’impossibilità di produrre rifiuti.

«Noi auspichiamo che il decreto venga approvato senza alcuna modifica rispetto alla bozza che conosciamo e per la quale abbiamo lavorato – riprende il presidente di Confartigianato Sardegna – anche se crediamo che questa difficilmente verrà condivisa delle Pubbliche amministrazioni.  In ogni caso, questo passaggio chiarirà definitivamente alcuni aspetti oggetto di confronto e, a volte, scontro, fra aziende e pubbliche amministrazioni.»

Per Confartigianato Sardegna è una normativa quindi molto attesa che potrebbe rivoluzionare l’impostazione del servizio pubblico ma che offre anche la possibilità alle Pubbliche amministrazioni di dare una diversa impostazione al servizio basandolo prevalentemente sull’effettivo peso dei rifiuti consegnato e applicando il giusto costo (ognuno paga per i rifiuti che produce e smaltisce), e questo renderebbe tutti, cittadini e imprese, più consapevoli dell’importanza del servizio.

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Presto tutti gli artigiani, i liberi professionisti, le imprese e gli esercenti del commercio potrebbero essere obbligati a munirsi di POS per i pagamenti tramite bancomat, con pesanti sanzioni amministrative per chi non dovesse adeguarsi. Non ci sono ancora conferme ma il decreto “è nell’aria”, secondo ciò che si legge sui quotidiani.

«Non siamo contrari ad accettare i pagamenti elettronici e a combattere il nero – afferma Antonio Matzutzi, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – però il problema principale restano le commissioni bancarie. Per alcuni settori merceologici i ricarichi sono talmente bassi che l’incidenza di uno o due punti percentuali sul transato significa rinunciare al profitto. Oppure ci sono imprese che lavorano quasi esclusivamente con acquirenti che effettuano pagamenti tramite bonifico (ad esempio la PA); anche queste, secondo l’idea del Governo, sarebbero costrette a munirsi di adeguata strumentazione.»

«La nostra maggiore perplessità – aggiunge Antonio Matzutzi – non è tanto il necessario adeguamento tecnologico, che un simile provvedimento richiede, quanto i costi bancari legati al mantenimento e all’utilizzo (o inutilizzo) della strumentazioneRicordo, infatti – sottolinea il presidente di Confartigianato – che proprio la Legge di Stabilità 2016 aveva stabilito che, a mezzo decreto, sarebbero stati fissati i tetti delle commissioni da applicare ai pagamenti elettronici, commisurandoli ai servizi effettivamente erogati. Sempre con tali decreti poi, sarebbe stata fatta anche chiarezza sulle sanzioni applicabili in caso di mancato rispetto della regola. Ora, il fatto che il Governo torni a parlare (dettando termini e cifre) solo delle sanzioni da comminare, e non faccia altrettanto sui costi dei servizi bancari, non crediamo sia una svista.»

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I sardi sono primi in Italia per le connessioni a internet con la banda larga mobile. Il 41,3% degli utenti isolani, infatti, naviga alla massima velocità disponibile (il 4G) attraverso smartphone e tablet.

Sono questi i dati elaborati dall’Osservatorio di Confartigianato Sardegna per le MPI (fonte ISTAT 2016 e Agcom 2017) sulle “Famiglie e Imprese con connessione mobile a banda larga”.

L’analisi conferma anche l’exploit degli ultimi 6 anni della nostra regione che è passata dal 12,6% di famiglie che accedevano alla banda larga mobile (2G e 3G) nel 2010 al 41,3% della fine del 2016 (4G), segnando una crescita del +21,5%. A livello nazionale (media italiana del +18,1%) l’Isola è seconda solo alla Campania (+21,8%) e a pari posizione con l’Umbria. In percentuale, le regioni che presentano una quota più elevata di connessioni mobili sono proprio la Sardegna con il 41,3%, il Friuli-Venezia Giulia con il 35,9%, l’Umbria con il 34,7%, l’Emilia-Romagna con il 34,5% la Puglia e la Basilicata con il 33,9%.

«Sono dati molto importanti che dimostrano come la nostra terra sia sempre più interessata a cancellare quel “digital divide” che, in parte, ne ha ostacolato lo sviluppo – sottolinea Antonio Matzutzi, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – senza però dimenticare che gli utenti, fino a ora, sono stati costretti a connettersi attraverso gli smartphone proprio per mancanza di infrastrutturazione fisicaPer ovviare a questo gap la Regione e lo Stato, attraverso i lavori per la Banda Ultra Larga, da circa 3 anni, stanno cablando l’intera Sardegna. E su questo intervento c’è il nostro apprezzamento.»

Proprio sulla questione degli appalti per la Banda Ultra Larga in Sardegna, alla fine di maggio, Confartigianato Imprese Sardegna chiese all’assessore regionale degli Affari Generali, Filippo Spanu, «di adoperarsi affinché, nel pieno rispetto della legge, dell’economicità ma anche della qualità dei lavori realizzati con risorse pubbliche», fosse garantita adeguata attenzione alle condizioni di affidamento dei lavori, al valore degli appalti che saranno banditi e ai controlli nei pagamenti alle imprese che lavoreranno in subappalto. Anche a seguito della delibera di Giunta dello scorso 8 agosto si attende di capire meglio come sarà gestita la partita dell’infrastrutturazione.

«In un momento come questo, dove la competitività delle imprese passa anche dalla possibilità di accedere a velocità di connessione adeguate – riprende il presidente Matzutzi – occorre completare la realizzazione delle infrastrutture, far passare la fibra e “accenderla”, per renderla effettivamente fruibile alle imprese. Quest’ultimo passaggio dovrebbe essere scontato ma – prosegue – nelle aree cosiddette “bianche”, da parte degli operatori telefonici, potrebbe non esserci l’interesse a investire nell’accensione. Su quest’ultimo punto l’assessore Spanu ha, anche recentemente, garantito l’impegno della Regione a trovare delle soluzioni con gli operatori.»

Il dossier, a livello nazionale, ha anche evidenziato come nel 2012 solo il 37,2% delle famiglie accedesse al web con connessione fissa a banda larga contro il 48,8% di adesso, registrando una crescita del 18,1% in pochi anni.

Per la banda larga mobile, sempre nello stesso periodo, si è passati dal 13,5% al 31,6%, con una crescita del 18,1%. Sulla base di questo andamento, in quattro anni le famiglie che navigano con connessione in banda larga mobile sono più che raddoppiate, passando da 3.331.000 a 8.022.000 con un aumento del 140,8% mentre la platea di navigatori internet con connessione mobile è cresciuta al ritmo di 1,5 famiglie connesse al minuto.

I dati confermano anche la crescita del mercato del traffico dati: considerando i ricavi da servizi retail fisso e mobile delle due principali tipologie di servizi, telefonia vocale e accesso a banda larga, si osserva che lo scorso anno i ricavi da servizi dati hanno raggiunto gli 11,0 miliardi di euro (+5,6% nell’anno) mentre quelli da servizi voce sono diminuiti a 10 miliardi (con un calo del 7,6% nell’anno). Nel 2016 mediamente una SIM effettua traffico per 1,76 Gigabyte al mese, in salita del 32,6% rispetto a 1,33 Gb/mese del 2015.

«In un contesto in cui aumenta la connessione grazie allo sviluppo di smartphone e tablet – conclude Matzutzi – per le imprese diventa un obiettivo strategico curare la relazione con la clientela attraverso la Rete.»

Il 52,4% delle micro e piccole imprese possiede un sito internet; più ridotta la presenza nelle micro imprese fino a 10 addetti (51%), mentre sale a quote più elevate per le piccole imprese tra 10 e 49 addetti (86%). Sviluppare relazioni con i clienti mediante i social network, oppure accedere ad applicativi gestionali in mobilità diventa un rilevante fattore competitivo.

Dai risultati dell’indagine si evince che il 28% delle piccole e medie imprese italiane utilizza almeno un social medium; relativamente alle piattaforme utilizzate, il 25% delle imprese ha un profilo aziendale su Facebook mentre Twitter è diffuso nel 6% delle imprese. Sul fronte della gestione delle attività aziendali in mobilità si osserva che il 60% delle micro e piccole imprese si connette ad Internet mediante uno smartphone/cellulare e per il 33% mediante un tablet. La connessione mediante smartphone è presente nel 59% dei casi nelle micro imprese e sale all’84% nelle piccole imprese. La connessione via tablet è presente nel 32% delle micro imprese e sale al 56% nelle piccole imprese.

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Nell’estate 2017, anche in Sardegna esplode il consumo di cibi e condimenti della dieta Mediterranea, prodotti dalle 1.878 le imprese agroalimentari artigiane. Prodotti eccellenti, gustosi e ricercati che, quando consumati nella giusta quantità, non intaccano il peso e il girovita. Infatti, se gli italiani sono tra i più in forma al mondo, il merito è anche di un’alimentazione in cui prevalgono qualità e genuinità dei prodotti artigiani.

A rilevarlo è l’elaborazione dall’Osservatorio di Confartigianato Sardegna per le MPI (fonte Ocse 2015 e UnionCamere 2017) sul “Cibo salva linea”.

«La genuinità delle nostre specialità artigiane – sostiene il presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Antonio Matzutzi – fa bene alla salute, mantiene in forma, fa muovere l’economia sarda e contribuisce a mantenere alta la bandiera del food made in Sardegna nel mondo. La “ricetta” dei prodotti artigiani è il rispetto delle materie prime e delle tecniche di lavorazione tradizionali – aggiunge Antonio Matzutzi – e un’attenzione sempre più diffusa a soddisfare particolari esigenze dietetiche o legate a intolleranze alimentari della clientela

In questa rovente estate, nell’economia alimentare dei sardi la spesa maggiore sarà dedicata al condimento per eccellenza, l’olio d’oliva: 85 milioni di euro, per una media di 118 euro a famiglia. Per il simbolo del cibo made in Italy, la pizza, i sardi spendono 115 euro a famiglia, 83 milioni di euro in totale. Nell’alimentazione estiva non può mancare il gelato: i nostri corregionali ne consumano per 52milioni di euro, per un controvalore medio di 72 euro a famiglia. Quasi a pari merito la birra, che vale 71 euro a famiglia e 51 milioni di euro. Tra gelati, birre, street food, pizza, olio d’oliva, le famiglie italiane spendono 9,7 miliardi di euro.

Per quanto riguarda la salute, gli ultimi dati medici, infatti, confermano come la dieta mediterranea faccia bene alla linea degli italiani. La quota di obesi nel nostro Paese è pari al 9,8% della popolazione adulta, una percentuale che ci assegna il record dei più snelli tra i 7 Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e il terzo posto tra gli Stati dell’Ocse (dopo Giappone e Corea del Sud) dove il tasso medio di obesità è del 19,5%.

Come scritto, nell’alimentazione sarda a custodire i segreti del gusto made in Sardegna, garantendo la qualità e la varietà del nostro cibo sempre più apprezzato da italiani e turisti stranieri, sono i produttori artigiani: Confartigianato Imprese Sardegna ha calcolato che per soddisfare la domanda di gelati, birre, pizza, street food, olio si muove un esercito di 1.878 imprese e circa 3.138 addetti.

Tra i settori più dinamici vi è quello della birra. Ai sardi piace gustarla ma anche produrla. Per questo il settore birrario si espande registrando una crescita delle imprese e dei consumi. Infatti, alla fine del 2016 le aziende sarde registrate presso le Camere di Commercio, erano 29 di cui 16 artigiane.

La rilevazione di Confartigianato Sardegna mostra che a livello provinciale a vantare il maggior numero di produttori artigiani di gelati, birre, olio d’oliva, pizza, street food e cibo da asporto c’è Cagliari con 847 imprese in totale, segue Sassari con 627, Nuoro con 254 e Oristano con 151

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Turismo in Sardegna fa, sempre più, rima con artigianato. Sono, infatti, 6.689 le piccole e medie imprese coinvolte nel mercato isolano delle vacanze che producono beni, forniscono servizi o somministrano prodotti di altre realtà. Aziende agroalimentari, dei servizi balneari, della ristorazione, della ricettività ma anche della manifattura, dell’abbigliamento, dell’intrattenimento e delle attività culturali.

A rilevarlo è l’elaborazione dall’Osservatorio di Confartigianato Sardegna per le MPI (fonte UnionCamere-InfoCamere 2016), sull’artigianato interessato dalle attività turistiche nell’isola, che sottolinea anche come queste rappresentino il 18,4% del totale delle imprese artigiane registrate negli albi camerali.

«Questi numeri ci dimostrano come il legame tra i due settori sia ormai indissolubile e sempre più complementare – afferma Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – due elementi fondamentali sia per lo sviluppo dell’economia regionale, sia per la crescita delle imprese, dei posti di lavoro e dei territori.»

La nostra regione, con il 18,4%, si piazza al sesto posto nella classifica nazionale delle piccole e medie imprese maggiormente collegate al turismo; al primo la Sicilia con il 21,8% seguita dalla Campania con il 21,3 contro una media nazionale del 15,8%.

Tra le province sarde, 2.612 imprese operano nel turismo in provincia di Cagliari, a Nuoro 1.234, a Oristano 483 e a Sassari 2.360.

E le ottime notizie che arrivano sul fronte degli arrivi e delle presenze turistiche in Sardegna non fanno altro che confermare la necessità di una promozione unitaria di artigianato e turismo.

1L’incremento degli arrivi di turisti, italiani e stranieri – aggiunge Antonio Matzutzi – è un eccellente segnale per le tante attività imprenditoriali artigiane connesse al turismo. Per questo è necessario incrementare l’attrattività della nostra regione pubblicizzando, con sempre più vigore, il binomio artigianato-turismo – sottolinea il Presidente di Confartigianato Sardegna – non dimenticando di restituire competitività alle nostre produzioni e valorizzare ancor più le tante eccellenze del made in Sardegna di cui siamo ricchi e che ci hanno resi famosi nel mondo.»

Dell’idea di puntare sempre più su tradizioni, creatività, manualità, qualità dei prodotti, è anche il segretario di Confartigianato Sardegna, Stefano Mameli. «Bisogna continuare a investire soprattutto nei prodotti dell’agroalimentare, legandoli sempre più al territorio, all’ambiente, alla cultura – continua Mameli – questa è la nostra ricchezza e questa dobbiamo imparare sempre più a coniugarla con altri settori, per offrirla al turista.».

Stefano Mameli, infine, sottolinea come sia necessario, sempre più “combattere” coi i vicini competitor: «E’ necessario continuare a programmare e promuovere la nostra terra per “combattere” contro altre regioni o nazioni che mettono a disposizioni tanti fondi per rendere sempre più appetibile, e fruibile i propri territori. La battaglia sul turismo si può vincere anche incentivando le imprese artigiane a esso collegate

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Sono 9 i buyer che da Polonia, Croazia ed Ungheria domani, lunedì 17 luglio, arriveranno in Sardegna per conoscere e comprare i prodotti agroalimentari di 20 imprese sarde produttrici di pane, pasta, riso, formaggio, salumi, olio, bottarga, vino, birra, distillati, dolci e snack, durante 10 ore di incontri e 94 contrattazioni business-to-business.

L’incoming con gli importatori, distributori, titolari di supermercati e ristoratori dell’est Europa, che si svolgerà a Cagliari, con inizio alle 9.20, presso il Caesar’s Hotel, è organizzato da Confartigianato Imprese Sardegna, in collaborazione con l’ICE-Istituto per il commercio estero. Il tutto verrà supportato dagli interpreti, seguito dai funzionari dell’ICE ed esaminato da un giornalista croato, specializzato in recensioni di prodotti e territori di qualità, che visiterà anche Cagliari.

All’apertura dei lavori, alle 9.00, parteciperà l’assessore regionale degli Affari generali, Filippo Spanu ed il presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Antonio Matzutzi. Atteso anche il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda.

La Polonia è il sesto partner commerciale dell’Italia; la quota export del nostro Pese è cresciuta del 12,2% negli ultimi 12 mesi, chiudendo il 2016 con oltre 11 miliardi di euro. Dati ugualmente positivi, ma più contenuti, anche per Ungheria e Croazia. Con la prima abbiamo chiuso con più di 4 miliardi mentre con la seconda a circa 1.

Martedì 18, compratori esteri, giornalisti e responsabili dell’ICE, si trasferiranno in Ogliastra per la visita del territorio e di alcune imprese produttrici di snack e pane, formaggio e birra.

«Abbiamo organizzato gli incontri business-to-business e le visite sul territorio, per consentire alle imprese di avere un confronto diretto con i buyer e, quindi, con i mercati esteri – afferma il presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Antonio Matzutzi – in pratica mettiamo le aziende nelle condizioni di attestare l’appetibilità delle proprie produzioni, per indirizzarle verso quei mercati ritenuti più adatti a intraprendere dei rapporti commercialiL’agroalimentare è un settore strategico e da valorizzare ulteriormente – aggiunge Antonio Matzutzi – in cui sono presenti moltissime aziende con una produzione di tipo artigianale che, grazie all’alta qualità dei propri prodotti, stanno già conquistando i mercati esteriPer gli imprenditori, è fondamentale sfruttare queste occasioni d’internazionalizzazione offerte da iniziative come gli Incoming, che possono garantire nuove e proficue opportunità di espansione in altri mercati

Queste le imprese che il 17 luglio incontreranno i buyer polacchi, ungheresi e croati a Cagliari: Azienda Agricola Marco Zurru di Gonnosfanadiga, P.A.C. Luca Pisano di San Gavino, Caseificio Silvio Boi di Cardedu, Rovajo di Desulo, Mie.li.ca. Aresu di Donori, Azienda Falchi di Oristano, Il Giglio Dolci di Sardegna di Sennori, Birrificio Brumare di Bauladu, Birrificio Lara di Tertenia, Panificio Forno Carasau di Oliena, Azienda Agricola Tresmontes di Sorso, Agricola Soi di Nuragus, Pastificio Gianfranco Porta di Gonnosfanadiga, S.F. Sard.A.Pan. Ferreli di Lanusei, Antica Apicoltura Gallurese di Berchiddeddu, Blue Marlin di Mogoro, Sardinia Caseus di Macomer, Antica Fabbrica del Dolce Nuorese di Nuoro, Start 2002 di Villaspeciosa e quelle rappresentate dal Consorzio Sardinia Eat di Galtellì.

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Sono 9 i buyer che da Polonia, Croazia e Ungheria arriveranno in Sardegna per conoscere e comprare i prodotti agroalimentari di 20 imprese sarde produttrici di pane, pasta, riso, formaggio, salumi, olio, bottarga, vino, birra, distillati, dolci e snack, durante 10 ore di incontri e 94 contrattazioni business-to-business,

L’incoming con gli importatori, distributori, titolari di supermercati e ristoratori dell’est Europa, che si svolgerà lunedì 17 luglio a Cagliari, con inizio alle 9.20, presso il Caesar’s Hotel, è organizzato da Confartigianato Imprese Sardegna, in collaborazione con l’ICE-Istituto per il Commercio estero. Il tutto verrà supportato dagli interpreti, seguito dai funzionari dell’ICE ed esaminato da un giornalista croato, specializzato in recensioni di prodotti e territori di qualità, che visiterà anche Cagliari.

All’apertura dei lavori, alle 9.00, parteciperà l’assessore regionale degli Affari generali, Filippo Spanu ed il presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Antonio Matzutzi. Atteso anche il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda.

La Polonia è il sesto partner commerciale dell’Italia; la quota export del nostro Pese è cresciuta del 12,2% negli ultimi 12 mesi, chiudendo il 2016 con oltre 11 miliardi di euro. Dati ugualmente positivi, ma più contenuti, anche per Ungheria e Croazia. Con la prima abbiamo chiuso con più di 4 miliardi  mentre con la seconda a circa 1.

Martedì 18, compratori esteri, giornalisti e responsabili dell’ICE, si trasferiranno in Ogliastra per la visita del territorio e di alcune imprese produttrici di snack e pane, formaggio e birra.

«Abbiamo organizzato gli incontri business-to-business e le visite sul territorio, per consentire alle imprese di avere un confronto diretto con i buyer e, quindi, con i mercati esteri – afferma il presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Antonio Matzutzi – in pratica mettiamo le aziende nelle condizioni di attestare l’appetibilità delle proprie produzioni, per indirizzarle verso quei mercati ritenuti più adatti a intraprendere dei rapporti commerciali. L’agroalimentare è un settore strategico e da valorizzare ulteriormente – aggiunge Antonio Matzutzi – in cui sono presenti moltissime aziende con una produzione di tipo artigianale che, grazie all’alta qualità dei propri prodotti, stanno già conquistando i mercati esteriPer gli imprenditori – sottolinea il presidente – è fondamentale sfruttare queste occasioni d’internazionalizzazione offerte da iniziative come gli Incoming, che possono garantire nuove e proficue opportunità di espansione in altri mercati

Queste le imprese che il 17 luglio incontreranno i buyer polacchi, ungheresi e croati a Cagliari: Azienda Agricola Marco Zurru di Gonnosfanadiga, P.A.C. Luca Pisano di San Gavino, Caseificio Silvio Boi di Cardedu, Rovajo di Desulo, Mie.li.ca. Aresu di Donori, Azienda Falchi di Oristano, Il Giglio Dolci di Sardegna di Sennori, Birrificio Brumare di Bauladu, Birrificio Lara di Tertenia, Panificio Forno Carasau di Oliena, Azienda Agricola Tresmontes di Sorso, Agricola Soi di Nuragus, Pastificio Gianfranco Porta di Gonnosfanadiga, S.F. Sard.A.Pan. Ferreli di Lanusei, Antica Apicoltura Gallurese di Berchiddeddu, Blue Marlin di Mogoro, Sardinia Caseus di Macomer, Antica Fabbrica del Dolce Nuorese di Nuoro, Start 2002 di Villaspeciosa e quelle rappresentate dal Consorzio Sardinia Eat di Galtellì.

«Nella nostra regione le imprese artigiane attive nel settore agroalimentare, produttori di pasta, pane, dolci, formaggi, carne, frutta, pesce e bevande, sono più di 3.600 in rappresentanza del 10% dell’intero comparto artigiano – dichiara il segretario di Confartigianato Imprese Sardegna, Stefano Mameli – tutte lavorazioni molto apprezzate anche all’estero grazie ai 191 milioni di euro di export. Ed è proprio sulle esportazioni che dobbiamo puntare – aggiunge Stefano Mameli – considerato che, tra il 2015 e 2016, queste sono cresciute del 6,7%.»

Il segretario ricorda anche i principali Paesi partner per l’agroalimentare sardo: «Gli Stati Uniti comprano 115milioni di euro di prodotti, la Germania 18 milioni, la Francia 10 milioni mentre in Cina va un controvalore di 4,6 milioni di euro di prodotti».

Interessante la crescita dell’export italiano in Polonia: questo è cresciuto del 12,2% degli ultimi 12 mesi. Dati ugualmente positivi, ma più contenuti, anche per Croazia e Ungheria.

Per Confartigianato Sardegna, continuare a portare nel mondo l’eccellenza sarda, è uno degli obiettivi principali dei prossimi anni; l’associazione proseguirà ad aiutare le proprie imprese nei processi di internazionalizzazione, affiancandole in tutte le varie fasi e offrendo loro concrete opportunità di crescita.

Martedì 18, la delegazione si trasferirà in Ogliastra per le visite aziendali attraverso le quali gli operatori esteri potranno conoscere, fisicamente, le aziende e i territori dove nascono le produzioni di eccellenza.

La partenza da Cagliari è prevista per le 8.30, con arrivo alle 10.00 al Birrificio Lara di Tertenia, prima tappa di conoscenza delle imprese. Alle 11.00 partenza per Lanusei, dove è prevista la visita alla Sard.A.Pan, impresa produttrice di pane e snack. Nell’intervallo, è prevista la visita alla città di Lanusei e al Bosco Selene. Nel primo pomeriggio, dalle 15.00, visita al Caseificio Boi di Cardedu. Durante la permanenza, buyer, giornalisti e accompagnatori, potranno conoscere bellezze naturalistiche delle costa orientale della Sardegna.

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E’ una fotografia in chiaroscuro, quella scattata al lapideo sardo da Confartigianato Imprese Sardegna, settore che nei decenni ha contribuito a sostenere l’economia regionale e a far conoscere le produzioni isolane di qualità nel Mondo come avvenuto quando vie, piazze e palazzi di Manhattan, Dubai e Shangai venivano lastricate di marmo di Orosei, granito di Buddusò o basalto della provincia di Oristano.

I dati, rilevati dall’Osservatorio di Confartigianato Sardegna per le MPI (fonte UnionCamere 2016-2017), descrivono un comparto regionale di 528 imprese, di cui 350 artigiane (66,3% del totale); queste ultime, con i numeri in leggera crescita rispetto alla fine del 2016 (+3 nel primo trimestre 2017), danno lavoro a 282 dipendenti per un totale di 692 addetti. L’analisi, in ogni caso, ha anche registrato sia i 310mila metri cubi di “pietre ornamentali” estratti dalle cave sarde, sia il “crollo” del comparto dal 2009 quando nell’Isola venivano censite 414 realtà artigiane, arrivate a 367 nel 2013 e 347 nel 2016: dall’inizio della crisi sono scomparse 63 micro e piccole aziende ovvero il 16,1% del comparto è stato cancellato.

Preoccupante la situazione dell’export nonostante l’ingente quantità di materiale estratto. I bassi numeri sono derivati dal fatto che le pietre, nella stragrande maggioranza dei casi, vengono vendute a società della Penisola come “materia prima” che, in un secondo tempo, viene trasformata in semilavorati o in prodotti finiti. Nel 2016 numeri delle esportazioni di pietre tagliate, modellate e finite made in Sardegna ammonta a 2,1 milioni di euro: il 41,1% destinato a mercati UE28 e il 58,9% a mercati extra UE28. Rispetto al 2015, la domanda di pietre proveniente da mercati esteri è scesa del 30,4%, flessione determinata dal calo delle vendite sui mercati extra UE28 (-43,1%).

Un settore che regge nel saldo aperture/chiusure, grazie soprattutto alle grandi commesse ottenute negli anni precedenti, ma con un futuro che si presenta come un grosso punto interrogativo, anche a causa del clima di instabilità che si respira a livello internazionale del quale il comparto non può che risentire, poiché fortemente caratterizzato da una pesante dipendenza dai mercati esteri.

«Solo una piccola parte del fatturato, che interessa gran parte delle micro imprese del settore, proviene dal mercato interno – spiega Antonio Matzutzi, neo presidente di Confartigianato Imprese Sardegna e titolare di un’impresa del settore lapideo – la maggior parte del lavoro arriva dall’estero e c’è preoccupazione per i segnali d’incertezza e di flessione che vengono da alcune realtà importantiIn questo momento – spiega Matzutzi – non siamo ancora definitivamente ripartiti dopo la crisi del 2009 e ritrovarsi nel mezzo a una nuova bufera sarebbe un problema non da poco.»

 

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L’oristanese Antonio Matzutzi è il nuovo presidente regionale di Confartigianato Imprese. E’ stato eletto ieri sera dai delegati dell’associazione artigiana nel corso dell’assemblea regionale.

Antonio Matzutzi, 44 anni di Milis, imprenditore del settore lapideo, guiderà l’Organizzazione, oltre 6mila imprese e circa 20mila addetti,  per il prossimo biennio. Nel suo incarico verrà affiancato dal nuovo vicepresidente vicario, Fabio Mereu di Cagliari, 40enne imprenditore del trasporto persone, e supportato da altri 2 vicepresidenti: Giuseppe Pireddu di Macomer e Mario Piras di Alghero.

L’assemblea ha provveduto a eleggere anche la Giunta regionale di cui fanno parte, oltre al Presidente e ai vicepresidenti, Luca Murgianu di Cagliari, Norella Orrù di Carbonia (CI), Giacomo Meloni di Olbia, Agostino Pirina di Arzachena, Sandro Paderi di Oristano, Marco Rau e Roberto Poddighe di Sassari.

Il presidente, nel suo primo discorso, ringraziando la presidente uscente, Maria Carmela Folchetti, per l’impegno svolto nei 30 mesi di mandato, e riconfermando la fiducia al segretario regionale, Stefano Mameli, alla presenza dell’assessora regionale dell’Artigianato, Barbara Argiolas, ha analizzato la situazione politica, economica e sindacale della Sardegna, le prospettive del comparto e annunciato alcune prossime iniziative dell’associazione. Antonio Matzutzi ha voluto ribadire il proprio impegno e quello di Confartigianato Sardegna per continuare il dialogo con la Regione, le istituzioni, le amministrazioni e la politica, per dare coraggio, energia, credito e opportunità alle circa 36mila imprese artigiane sarde e agli oltre 75mila addetti, chiedendo all’assessore, e quindi al presidente della Regione, alla Giunta e al Consiglio Regionale, che si ricominci a parlare di imprese artigiane e ad agire concretamente per sostenere il tessuto produttivo delle piccole e micro realtà sarde.

«Da troppo tempo l’argomento “artigianato” è scomparso dai tavoli decisionali della Sardegna – ha aggiunto il neo presidente – e lo dimostrano i fatti, sotto gli occhi di tutti, e gli atti e i documenti, che analizziamo ogni anno attraverso il Rating. E’ bene sempre ricordare che le piccole e micro imprese sono organismi fragili e operano in un contesto economico delicato. Insomma, hanno bisogno di attenzioni particolari riguardo i finanziamenti, l’accesso al credito, la riduzione degli oneri fiscali e il taglio della burocrazia. E’ innegabile che il loro peso specifico non sia minimamente equiparabile alle realtà con bilanci da milioni di euro e con centinaia di dipendenti.»

Per il neo presidente di Confartigianato, il rilancio delle imprese artigiane sarde passa anche attraverso interventi che individuino le priorità su cui investire come la ripresa dell’edilizia, la valorizzazione della manifattura 4.0 e dei giovani, il rilancio della formazione professionale, il consolidamento del manifatturiero, dell’export e dell’agroalimentare.

«Tali azioni – ha spiegato Matzutzi – coniugate a un reale decollo delle infrastrutture, possono rappresentare la chiave di volta di una vera ripresa anche per l’Isola.»

Sull’edilizia, il presidente ha chiesto l’approvazione della nuova Legge Urbanistica e il rilancio dell’attività edilizia, attraverso l’apertura dei cantieri, la riqualificazione degli edifici esistenti e l’allentamento della stretta creditizia bancaria.

Sugli incentivi regionali, Antonio Matzutzi ha chiesto la riattivazione di strumenti finanziari ad hoc per l’artigianato, partendo dalla legge regionale 51 e dalla 949. Inoltre, chiedendo la collaborazione dell’assessorato dell’Artigianato affinché le istanze delle microimprese vengano prese nella giusta considerazione, ha ricordato la necessità delle realtà che non superano i 10 addetti e che rappresentano il 96,6% del tessuto produttivo regionale, di poter partecipare ai bandi di incentivazione attraverso l’erogazione automatica di finanziamenti per un massimo di 15mila euro.

«L’auspicio – ha sottolineato – è che i bandi vengano pubblicati al più presto per consentire alle imprese di accedere ai finanziamenti nel minor tempo possibile e che si adottino sistemi snelli e veloci per l’attribuzione dei voucher, considerato che il tutto dovrà essere commisurato all’entità del finanziamento concesso.»