«La sua virtù principale è la forza di volontà, che gli ha permesso di affrontare molti ostacoli e qualche invidiascrisse Enrico Cambedda in un lungo articolo-intervista pubblicato dieci anni fa nella rivista Lacanas -. Diploma di geometra, alcuni anni di studio universitario in chimica farmaceutica e biologia, il servizio militare e l’avvio di un prestigioso ristorante etnico, dove si mangiano i ravioli alla borragine o all’ortica, la capra al serpillo, le frittelle con fiori di sambuco e persino il gelato ai funghi (anicini). Per non parlare della selvaggina al profumo di elicriso. Nel suo DNA c’è l’amore per la natura: le impervie montagne di Nuxis, le mille varietà di erbe, le piante spontanee, le radici, la frutta selvatica, i funghi.»

Figlio di un minatore, Elio Fanutza ha imparato dal padre a fare gli innesti, gli incroci, a distinguere le varie specie vegetali, a rispettare ogni filo d’erba, e ha appreso dai racconti degli anziani, che amava ascoltare a lungo, i segreti delle piante. Da loro ha imparato ad utilizzare la pianta solo quando era nella fase di riposo vegetativo e a colorare i tessuti sotto l’influsso della luna crescente. Ha insegnato a giovani allievi i fondamentali di un’arte meravigliosa in alcuni corsi di formazione. Avrebbe voluto costituire delle cooperative per avviare la produzione ma nel territorio la cultura del rischio d’impresa incontra ancora difficoltà spesso insormontabili. Inevitabilmente, la produzione è rimasta sempre a livello amatoriale.

Il 28 novembre 2020 Elio Fanutza ha perso la moglie Gioconda, con la quale in circa mezzo secolo ha creato tante ricette originali, tra le quali, nel 1980, il raviolo “Letizia”, “magica unione” tra le conoscenze botaniche di Elio e il “saper fare” di Gioconda.

Nuxis darà l’ultimo saluto a Elio Fanutza, lunedì 4 marzo, alle 15.30, nella chiesa di San Pietro.

Giampaolo Cirronis