25 April, 2024
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Renato Scanu, il giornalista sportivo inviato speciale contro la SLA, non si arrende alla gravissima malattia che lo ha colpito improvvisamente tre anni fa.

Trent’anni in giro per l’Italia e l’Europa, inviato speciale per emittenti radio, cronista sportivo di calcio, basket e volley, ha saputo costruire una carriera professionale folgorante per passione e determinazione, per il raggiungimento dei suoi obiettivi ed il coronamento dei suoi sogni. Fin da bambino Renato Scanu sognava un giorno di diventare un nuovo Enrico Ameri o Sandro Ciotti, i grandi pionieri, della mitica trasmissione radiofonica tutto il calcio minuto per minuto.

Nel settembre 1991 il suo sogno s’è avverato, con l’esordio, in qualità d’inviato di Radio Sulcis Centro Carbonia, nel derby di Coppa Italia regionale, nello storico stadio Monteponi di Iglesias, Iglesias-Carbonia, partita di cartello.

Da quel momento Renato Scanu ha iniziato a girare per tutti gli stadi della Sardegna, al seguito dei minerari bianco blu.

L’inviato speciale contro la SLA, toccò il cielo con un dito, nella stagione successiva, con l’esordio nella tribuna stampa dello stadio Adriatico di Pescara, per la radiocronaca integrale della partita di serie A, con la vittoria del Cagliari, con la rete decisiva, a 15’ dalla fine, del laterale destro Checco Moriero, che in contropiede, batté l’estremo difensore abruzzese, lanciando i rossoblu di Carletto Mazzone, verso la clamorosa qualificazione in coppa Uefa. Ebbe inizio così una lunga carriera professionale trentennale.

Renato Scanu, non pago del campionato italiano, inventò 9 anni fa, un format radiotelevisivo, “Il calcio on the road”, commentando in diretta su Radio Star prima, e successivamente su Radio Luna, le partite internazionali, principalmente dei campionati inglese, tedesco, spagnolo e francese. Un’esperienza esaltante. Soprattutto in Inghilterra, ha maturato una cultura calcistica completamente differente, al seguito di Chelsea, Tottenham, West Ham, Liverpool, Everton, Manchester; in Scozia gli scontri fantastici tra Celtic e Rangers Glasgow, derby infuocati; del Real Madrid di Cristiano Ronaldo, nello stadio che gli ha regalato le più grandi emozioni: il Santiago Bernabeu di Madrid.

Renato Scanu, sempre in aereo per raggiungere i principali stadi d’Europa, per cinque anni ha soddisfatto la sua meravigliosa professione: la sorte ed un destino crudele, gli hanno voltato le spalle, nel momento più folgorante della sua vita, dedicata, con amore sfrenato, quasi maniacale allo sport ed al calcio in particolare.

Un giorno di tre anni fa, il giornalista sulcitano, dopo una visita specialistica chiamata elettromiografia, ha ricevuto una diagnosi terribile e drammatica: SLA, Sclerosi Laterale Amiotrofica, praticamente una sentenza di condanna a morte. Renato è rimasto impietrito, davanti ad un verdetto così spietato, non ha detto una parola davanti allo specialista, tenendo fortemente la mano della moglie Lilli.

Da quel momento è iniziato il calvario del giornalista di Carbonia, che ha visto in faccia la morte a fine dicembre 2021, incapace ormai di respirare autonomamente, e non in grado di mangiare e bere. Immediato il ricovero al reparto di rianimazione dell’Ospedale Sirai di Carbonia, dove un angelo salvatore, il dottor Leonardo Tola, in collaborazione con la sua straordinaria equipe, lo ha salvato, con l’intervento di tracheotomia che consiste nel collegare il paziente ad una macchina che, attraverso un tubo diretto in trachea, permette di tornare a respirare e quindi ad una nuova vita.

Renato Scanu, ormai a casa da un anno, paralizzato totalmente, continua imperterrito nel suo lavoro quotidiano nella produzione di “eroici” servizi sportivi speciali per Radio Luna Carbonia.

Nel frattempo, Renato Scanu ha pensato bene di ideare un’azione benefica, in favore della ricerca scientifica italiana, ritenendo che il mondo sportivo e, soprattutto, il calcio, che ha frequentato per oltre trent’anni, potessero rispondere positivamente al suo appello.

Trascorsi tre mesi dalla richiesta di aiuto, le società sportive, sempre attente alle problematiche sociali, hanno aperto un filo diretto, attraverso un sintetizzatore vocale, che permette a Renato di poter comunicare col mondo intero.

Le società non hanno perso tempo ed hanno iniziato, sempre più numerose, a spedirgli le maglie personalizzate, aderendo così con grandissima solidarietà cristiana, all’iniziativa di Renato, denominata “UNA MAGLIA PER LA SLA”.

Una volta raggiunto il massimo di maglie personalizzate, tramite la comunicazione con le stesse società sportive, si terrà un’asta benefica, il cui ricavato sarà devoluto da Renato Scanu completamente ai più importanti centri di ricerca scientifica italiana, di Roma, Milano e Torino.

Al momento Renato Scanu ha totalizzato 130 maglie personalizzate, raccolte da società sportive regionali, nazionali ed internazionali. L’obiettivo è raggiungere quota 200 maglie, anche di campioni del passato!

Renato Scanu, l’inviato speciale contro la SLA, non molla mai, continua la sua battaglia contro il mostro maledetto che lo ha colpito, e chiede di partecipare al suo progetto “UNA MAGLIA PER LA SLA”!

   

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Impresa del Cagliari, nella penultima giornata del campionato di serie A 2019/2020. La squadra di Walter Zenga, reduce da un periodo decisamente poco brillante, s’è tolta la grande soddisfazione di battere la Juventus fresca della conquista del 9° scudetto consecutivo: 2 a 0.

A decidere la partita sono stati i goal realizzati nel primo tempo, prima con il giovane attaccante Luca Gagliano, 20 anni, che ha sbloccato il risultato all’8′, poi con Giovanni Simeone, al 2° di recupero.

E’ stata una partita piacevole che ha messo in mostra alcuni giovani assai interessanti, sia nel Cagliari sia nella Juventus.

Cristiano Ronaldo ha cercato in ogni modo il goal, fino al 95′, impegnato nella corsa al titolo di capocannoniere con Ciro Immobile, ma la difesa del Cagliari gli ha concesso poco e l’asso portoghese è rimasto a digiuno.

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«Per noi italiani il richiamo di casa è forte. Senti che manca qualcosa. È stato un anno pesante. Comincio a sentire il peso degli amici lontani, dei genitori anziani che vedo di rado. Ma alla mia età faccio solo scelte professionali. Non potrò allenare 20 anni. È l’anagrafe a dirlo (…) È roba faticosa, la panchina. Quando torno a casa in Toscana mi sento un estraneo. Negli ultimi anni ci avrò dormito trenta notti.»

Così Maurizio Sarri, nelle ore del giallo sul suo approdo alla Juventus, parla in esclusiva a Vanity Fair (che pubblica l’intervista nel numero in edicola da mercoledì 5 giugno) della sua voglia di tornare in Italia dopo l’anno passato nella panchina del Chelsea, che ha portato al trionfo in Europa League.

Maurizio Sarri, che è cresciuto in Toscana ma che ha origini napoletane, sulle pagine di Vanity Fair risponde alle polemiche dei tifosi del Napoli, che non vorrebbero vederlo andare a una squadra rivale dopo le tre stagioni alla guida negli azzurri, e indirettamente anche al presidente De Laurentiis, con cui un anno fa non si lasciò benissimo: «I napoletani conoscono l’amore che provo per loro, ho scelto l’estero l’anno scorso per non andare in una squadra italiana. La professione può portare ad altri percorsi, non cambierà il rapporto. Fedeltà è dare il 110% nel momento in cui ci sei. Che vuol dire essere fedele? E se un giorno la società ti manda via? Che fai: resti fedele a una moglie da cui hai divorziato? L’ultima bandiera è stata Totti, in futuro ne avremo zero». Quanto alla smania di cambiamento che sta spazzando via molte panchine del nostro campionato, Maurizio Sarri se la prende con «il concetto di vittoria a ogni costo. Un’estremizzazione che annebbia le menti dei tifosi e di alcuni dirigenti – cosa che mi preoccupa di più. È sport, non ha senso. Non si può essere scontenti di un secondo posto».

Del leggendario sarrismo, che la Treccani ha accolto tra i neologismi come concezione del calcio ma anche come atteggiamento di sfida all’establishment, Sarri dice che «è un modo di giocare a calcio e basta. Nasce dagli schiaffi presi. L’evoluzione è figlia delle sconfitte. Non solo nel calcio. Io dopo una vittoria non so gioire. Chi vince, resta fermo nelle sue convinzioni. Una sconfitta mi segna dentro più a lungo, mi rende critico, mi sposta un passo avanti. Mio nipote mi fa leggere la pagina facebook Sarrismo e Rivoluzione. Si divertono, io sono anti-social, non ho nemmeno whatsapp».

E a proposito delle sue posizioni politiche di sinistra, Maurizio Sarri spiega a Vanity Fair che «nel calcio ci si schiera poco. Per non trovarsi qualcuno contro. La mia estrazione è nota. Papà era gruista all’Italsider di Bagnoli. Mio nonno era partigiano, salvò due aviatori americani abbattuti dai nazisti, li tenne in casa per due mesi. È normale che avessi certe idee, oggi la politica non mi interessa più. Vedo storie di una tristezza estrema. Da lontano l’Italia è un posto che spreca occasioni».

Dei fuoriclasse – nel caso in cui dovesse allenare veramente la Juventus ne troverebbe uno di nome Cristiano Ronaldo – dice: «Esistono squadre medie di grandi giocatori o grandi squadre di giocatori medi. Io lavoro su questo. Il fuoriclasse è quello a disposizione della squadra, altrimenti è solo un bravo giocatore. Siamo pieni di palleggiatori fenomenali. Pure ai semafori. Il divertimento è contagioso se collettivo. Se ti diverti da solo, in 5 minuti arriva la noia».

Della leggendaria tuta che indossa in campo: «Se la società mi imponesse di andar vestito in altro modo, dovrei accettare. A me fanno tenerezza i giovani colleghi del campionato Primavera che portano la cravatta su campi improponibili. Mi fanno tristezza, sinceramente».

Delle sue superstizioni: «Ne ho meno di quelle che mi attribuiscono. Ho smesso di vestire solo di nero. Mi è rimasta l’abitudine di non mettere piede in campo, dentro le linee dico, finché la partita non è finita. Prima o poi abbandonerò pure questa: già in certi stadi le panchine son dalla parte opposta degli spogliatoi e il prato devo calpestarlo per forza. Quando cominci a vincere, le scaramanzie finiscono».

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E’ la grande serata di Cagliari-Juventus, una partita dalle emozioni forti alla Sardegna Arena. Da una parte una squadra in salute come quella rossoblu, quasi al completo (Rolando Maran recupera Leonardo Pavoletti, caricatissimo dopo l’esordio con goal in maglia azzurra e deve fare a meno dei soli Lucas Castro e Ragnar Klavan), forte di un ruolino di marci invidiabile davanti ai propri tifosi, con recenti vittorie di prestigio contro Inter e Fiorentina; dall’altra una Juventus schiacciasassi, che in campionato ha lasciato solo 9 punti per strada (1 sconfitta e 3 pareggi, a fronte di 25 vittorie!), ma che oggi, in vista dell’andata dei quarti di finale di Champions League con l’Ajax, sarà priva quasi certamente di ben 9 titolari (sicuri assenti Cristiano Ronaldo, Andrea Barzagli, Douglas Costa, Juan Cuadrado, Sami Khedira e Leonardo Spinazzola; incerti sino all’ultimo Paulo Dybala, Mattia Perin e Mario Mandžukić). Ce n’è abbastanza perché Il Cagliari e i tifosi di tutta l’Isola possano sognare un’impresa, sperando che la pluriscudettata Juventus sia effettivamente distratta dalle assenze e dal pensiero alle prossime sfide europee, considerato che lo scudetto, in virtù dei 15 punti di vantaggio sul Napoli, va considerato ormai acquisito.
«Con la vittoria di Verona ci siamo tolti un peso, il successo pieno in trasferta non arrivava da troppo tempo – ha detto alla vigilia Rolando Maran -. Una vittoria che ci deve dare ulteriore entusiasmo per affrontare la Juventus. Tutti hanno detto che sabato contro l’Empoli non ha incontrato la sua miglior giornata, ma intanto ha vinto comunque. Ha la capacità di essere sempre sul pezzo, il cinismo per portare a casa il risultato anche nelle partite meno positive. Metterla in difficoltà non è semplice: dobbiamo essere forti e convinti di noi stessi, fare le cose col coraggio giusto e con la voglia che ci deve contraddistinguere sempre. Le loro assenze in attacco? Dovrebbero giocare due elementi che sono stati titolari nell’ultima partita della Nazionale, dunque la caratura della squadra non cambia tanto.»

«Questa gara ha un significato particolare – ha aggiunto Rolando Maran -. La classifica è ancora da migliorare, dobbiamo trovare continuità e ci piacerebbe dare un’altra soddisfazione ai nostri tifosi. Dobbiamo avere dentro di noi la volontà di coltivare il sogno. Sappiamo di dover percorrere un altro tratto di strada e domani abbiamo di fronte l’avversario più complicato possibile. Stiamo attraversando un buon momento, le motivazioni sono al top: per riuscire a fare risultato bisogna fare ancora meglio delle ultime gare. Il nostro percorso – ha concluso il tecnico rossoblu – dobbiamo tracciarlo noi, guai ad abbassare la guardia di un millimetro.»

Cagliari-Juventus, inizio ore 21.00, sarà diretta da Piero Giacomelli di Trieste, assistenti di linea Enrico Caliari di Legnago e Davide Imperiale di Genova; quarto ufficiale Livio Marinelli di Tivoli, addetti al VAR Federico La Penna di Roma ed Alfonso Marrazzo di Frosinone.

Leonardo Pavoletti.

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E’ pari a 40.918,93 euro la somma raccolta da Stelle nello Sport per l’emergenza Ponte Morandi nell’ambito delle numerose iniziative ideate e realizzate tra settembre e dicembre con la collaborazione di diverse realtà sportive della Liguria. Michele Corti, direttore del progetto che valorizza lo Sport in Liguria sotto l’egida di Regione Liguria, Comune di Genova e Coni Liguria,  ha consegnato l’assegno benefico al vicesindaco di Genova Stefano Balleari, al consigliere delegato Stefano Anzalone e all’assessore allo sport della Regione Liguria, Ilaria Cavo.

«Ancora una volta Stelle nello Sport ha messo in rete il mondo sportivo con uno speciale obiettivo: raccogliere fondi in un momento di grave emergenza per la nostra città a seguito del crollo del ponte Morandi – spiega Michele Corti -. A sostegno di Genova sono attivate variegate realtà: dalle federazioni sportive e dai club nazionali, come la Juventus che ha addirittura messo a disposizione la gettonatissima maglia di Cristiano Ronaldo, a numerose ASD attive nell’organizzazione di eventi benefici. Da 20 anni promuoviamo i valori e la cultura dello sport tra i giovani e sosteniamo il mondo sportivo e diverse onlus. In questo caso abbiamo voluto, tutti insieme, scendere in campo per Genova nel Cuore.»

«E’ un risultato grandioso – commenta l’assessore allo sport della Regione Liguria Ilaria Cavo – si tratta di una somma davvero importante raccolta da Stelle nello Sport cher da 20 anni è un grande progetto di aggregazione e di trasmissione dei valori sportivi. Da sempre Stelle nello Sport abbraccia la beneficenza e in questo caso ha saputo coinvolgere grandi campioni e piccole società per un unico grande gioco di squadra. Sono orgoglioso che questi fondi vengano affidati al comune di Genova – aggiunge il vicesindaco Stefano Balleari – e vi assicuro che saranno spesi bene e per rispondere in modo concreto alle emergenze legate al crollo di Ponte Morandi. Non è facile in questo periodo reperire risorse così importanti – chiude Stefano Anzalone, consigliere delegato dello sport – e ancora una volta Stelle nello Sport si dimostra progetto vincente nel saper fare rete e sistema nel mondo sportivo ligure per dare una risposta concreta a chi nel crollo del ponte ha perso tutto.»

Lo sport aiuta a ripartire. Ecco il senso del grande appuntamento “Dallo Sport un Ponte per Genova” in scena il 29 settembre scorso al Porto  Antico con possibilità di provare numerose discipline sportive in tutto il piazzale Mandraccio grazie alla collaborazione con PGS Auxilium Genova, Ginnastica Andrea Doria, FIT Liguria, Lanterna Taekwondo, FIDAL Genova, Live Freestyle Genova, Club Sportivo Urania, Rowing Club Genovese, Fijlkam Liguria, Genovascherma, Polisportiva Scat Genova, FIDS Liguria, FPI Liguria e Rugby Tots. Di grande impatto emotivo il flashmob #GenovanelCuore dedicato alla città con la partecipazione di oltre duemila sportivi genovesi.

Tra gli altri appuntamenti grande successo per la “Notte per Genova” organizzata insieme a Friends Eventi e Spediporto, così come per “Ripartiamo”, evento promosso con Biasotti Group e BiAuto. Sono state consegnate, a fronte di donazioni, ben 1.500 magliette “Genova nel Cuore” prodotte a tempo di record da All Sport Genova mentre contributi sono arrivati da Audax Quinto, Blackwave Asd, Circolo Nautico Rapallo, Circolo Velico Santa Margherita, Daddy Camp, Fic Liguria, Podistica Valpolcevera, Quiliano Ginnastica, Pattinatori Savonesi, CSI Chiavari Pallavolo, CSI-Waterpolo Fantasy, FISR Liguria, HP Voltri Mele e Artistic Roller Team, Foltzer Nuoto e Normac Avb.

Per raggiungere un traguardo benefico ancora più significativo, Stelle nello Sport ha coinvolto anche lo sport nazionale e i grandi campioni della Serie A in una grande asta benefica patrocinata da CharityStars. Il volto copertina su www.charitystars.com/genovanelcuore è stato quello di Cristiano Ronaldo ma grande successo hanno avuto anche la maglia della Nazionale autografata dagli azzurri del CT Roberto Mancini, le divise di Callejon, Higuain, Chiesa, Papu Gomez, Belotti, Boateng, Falcinelli.

E ancora le maglie della gara speciale Spezia-Sampdoria, quelle del Genoa tra cui la 4 del capitano Criscito. Attenzione anche alle divise delle squadre professionistiche di ciclismo, tra cui quella iridata di Peter Sagan, arrivate a Genova grazie alla collaborazione dell’Us Pontedecimo. L’apprezzamento del pubblico è stato rivolto anche ai guantoni autografati di Nino Benvenuti, le maglie di Fortitudo e Virtus Bologna, Volley Modena. Il body azzurro di Antonio Rossi, la maglia di Lorenzo Sonego, vincitore dell’Aon Open Challenger di Tennis e la maglia del Valentino Fan Club autografata da Valentino Rossi.

Grande successo per l’asta dedicata ai cimeli dei Campioni partecipanti al 45° Trofeo Nico Sapio, in particolare per costumi e cuffie di Federica Pellegrini, Simona Quadarella e Gabriele Detti, e rilanci importanti per le maglie azzurre di rugby, basket, ginnastica, pallanuoto e la medaglia del centenario della Fijlkam.

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Il Cagliari è uscito sconfitto dalla sfida con la corazzata Juventus, come da pronostico, ma ha lasciato l’Allianz Stadium a testa non alta ma altissima, perché ha saputo reggere il confronto con Cristiano Ronaldo e compagni, andando vicina al pareggio molto più di quanto si potrebbe pensare osservando soltanto il risultato finale di 3 a 1.

La partita è iniziata in salita, perché dopo soli 42″ Paulo Dybala l’ha sbloccata, approfittando di una distrazione della difesa rossoblu. I più, a quel punto, hanno pensato ad una passeggiata bianconera, ad una vittoria con punteggio ampio, ma il Cagliari ha impiegato pochi minuti per far capire alla Juventus e ai suoi tifosi, che non sarebbe stata una serata facile. La squadra di Rolando Maran ha iniziato a giocare senza timori, ribattendo colpo su colpo alle iniziative juventine, ha chiesto un rigore per un fallo di mano di Benatia (18′), non concesso dal direttore di gara dopo la consultazione del VAR, ha sfiorato il pareggio con Leonardo Pavoletti (20′) ed è emersa la sensazione che il Cagliari avrebbe potuto riaprire la partita, tanto che il goal di Joao Pedro, arrivato al 36′, non ha sorpreso nessuno. A quel punto, purtroppo, dopo soli due minuti, un intervento in scivolata di Bradaric su un innocuo traversone di Douglas Costa dalla fascia sinistra, ha provocato una sfortunata autorete ed ha riportato la Juventus in vantaggio. Nel finale del tempo, Cristiano Ronaldo ha avuto sui piedi il pallone del terzo goal che avrebbe chiuso il match al 2′ di recupero del primo tempo, ma la sua gran botta ha terminato la corsa sul primo palo.

Il secondo tempo ha offerto meno emozioni ma il Cagliari ha continuato a crederci, rischiando poco in difesa e al 41′ ha costruito una clamorosa occasione per pareggiare, con Leonardo Pavoletti su assist di Marco Sau, entrato pochi minuti prima al posto di Simone Padoin, la cui conclusione è stata respinta con il ginocchio da Benatia e sul successivo tentativo, Bentancur ha messo in angolo. Sul capovolgimento di fronte, con la difesa rossoblu scoperta, Cristiano Ronaldo ha trovato spazio al centro ed ha servito a Cuadrado un pallone che chiedeva solo di essere messo alle spalle di Alessio Cragno, cosa che l’ex udinese ha fatto puntualmente.

Il risultato finale è troppo severo per il bellissimo Cagliari di Rolando Maran che può giustamente andare fiero della sua squadra, in continua crescita e che, continuando così, pare destinata ad un campionato tranquillo, ben lontano dalle paure della bassa classifica.

 

 

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E’ una sfida sulla carta impossibile quella che il Cagliari affronta alle 20.30 all’Allianz Stadium di Torino, contro la corazzata guidata dall’ex Massimiliano Allegri (dirige Maurizio Mariani di Aprilia, assistenti di linea Valentino Fiorito e Mauro Galetto, quarto uomo Livio Martinelli, addetto Var Davide Massa). La capolista ha interrotto la serie di vittorie iniziali consecutive pareggiando nella precedente partita in casa con il Genoa, ma è in grande forma e vuole assolutamente rispondere alle squillanti vittorie delle prime inseguitrici, Napoli e Inter, che hanno rifilato cinque goal a testa all’Empoli (ieri sera) ed al Genoa (questo pomeriggio).

Il Cagliari è consapevole delle difficoltà della sfida ma scenderà in campo senza paura, deciso a tentare in ogni modo di creare problemi ali campioni d’Italia, che sono privi di Bernardeschi, Emre Can, Chiellini e Mandzukic. Rolando Maran deve fare a meno di Farias, Klavan e Lykogiannis. Il tecnico rossoblu confida sullo stato di forma di Leonardo Pavoletti, che potrebbe creare qualche problema ad una difesa, quella bianconera, che quest’anno con le squadre cosiddette “piccole” ha avuto difficoltà inattese e subito diversi goal.

 

 

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E sono sette punti. Lo stesso numero delle cornici del Purgatorio. Eh sì perché se è vero che il Serramanna contro l’Atletico Lotzorai porta a casa la partita con un 2 a 0 realizzato nel primo tempo, è altrettanto vero che per la squadra di Carracoi c’è ancora tanto da “scontare” per arrivare alla promozione agognata dalla Prima categoria. A decidere è la doppietta di Alessio Meloni, ma le occasioni sciupate sono tante. Le parole del mister subentrato a Putzolu sono dure: «Soddisfazioni? Nessuna. Solo il risultato va bene. Il resto è da migliorare».

Dal 4-4-2 al 4-3-1-2, Carracoi opta per un cambio di modulo che permetta l’inserimento di Felipe Soares. Fuori dunque Yakouba e dentro dal primo minuto, dietro le punte, l’asso brasiliano. Per il numero cinque qualche spunto intelligente e un calcio di punizione, sul finale del primo tempo, finito a lato. Nel complesso una prova sufficiente, ma è ancora un “rinvio a giudizio”.

Nel primo tempo, nei primi minuti, più Lotzorai che Serramanna ed è un paradosso vista la posizione in classifica dei locali. Ma l’attacco dimostra tutte le sue inefficienze e gli unici pericoli arrivano da Marco Serra che prova con caparbietà a sfondare e sulle fasce e costruire qualcosa. Ma lo spirito di iniziativa a volte nel calcio non basta ed ecco che il Serramanna che si porta in vantaggio, dopo appena cinque minuti. Si ringrazia il duo Amorati-Meloni: il primo vola sulla sinistra, il secondo timbra il cartellino con l’aiuto del palo.

Il Lotzorai prova a vendere cara la pelle, ma i veri grattacapi per i campidanesi nascono solamente da alcuni  cross sulla destra e da calci piazzati. La conclusione di Mascia però non impegna Concas che respinge con i pugni.

A dir la verità, sembra quasi che gli ospiti aspettino la fortuna, quella che aiuta gli audaci. Sami, lanciato da Aretino, la cerca con una rasoiata da posizione centrale; Meloni invece la trova intorno al ventesimo minuto sulla destra: tiro non irresistibile e deviazione decisiva di Mascia che beffa il suo portiere. Fortuna che non aiuta gli ogliastrini: azione simile ma Atzeni non trova la stessa deviazione vincente.

Nel secondo tempo la gara non decolla, eppure le occasioni per chiuderla non mancano al Serramanna. Carracoi fa salire Soares e i ritmi sembrano alzarsi. Intorno a metà ripresa il brasiliano emula Cristiano Ronaldo, ma il suo calcio di punizione trova la respinta del portiere.

Il Lotzorai prova a giocare la carta dei cambi ma gli sterili lanci lunghi non impegnano Secchi. Eppure di fronte a una squadra provata dal due a zero il Serramanna non riesce ad affondare il colpo decisivo, con la partita che diventa sempre più “maschia”. Soares serve Amorati ma l’attaccante classe ’95 spedisce sopra la traversa quello che avrebbe potuto essere il volo del tre a zero. E poco ci manca che, sull’asse Vincis-Pischedda, Prasciolu non trovi la rete che riapre il match. Ma il numero 18 spara alto.

Nel finale inizia una girandola di cambi anche per il Serramanna, nel tentativo di chiudere definitivamente il match, ma anche Coccodi, subentrato a Meloni, non riesce in contropiede a infliggere il colpo del 3 a 0.

Per i biancazzurri, comunque, una vittoria importante che fa classifica e morale. Per gli uomini di Carracoi c’è da migliorare la concretezza in fase offensiva, in preparazione di gare contro avversarie ben più equipaggiati. Ma per il patron Pilato non ci sono dubbi: «Questa è una squadra costruita per vincere».

Riassunto: il Serramanna batte l’Atletico Lotzorai per due reti a zero e vola in classifica a sette punti. Decisiva la doppietta di Alessio Meloni.

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«Con qualche cassanata in meno e qualche allenamento di più avrei avuto una carriera diversa e magari più vincente. A ventitré anni giocavo nel Real Madrid dei galácticos, avevo qualcosa di speciale, evidentemente. Se quindici anni fa avessi avuto mia moglie Carolina al fianco con la stabilità che ti danno i figli, avrei fatto un’altra carriera. E certo, una testa diversa avrebbe aiutato. A pensarci bene è proprio quello che più invidio a Cristiano Ronaldo, più del fisico. Con la sua professionalità sarei stato al vertice per tanto tempo.»

Intervistato da Pierluigi Pardo per Vanity Fair, che al fenomeno CR7 dedica la copertina del numero in edicola mercoledì 18 luglio, Antonio Cassano descrive le armi vincenti del campione portoghese. «I doni che gli ha fatto Madre Natura. Il fisico pazzesco ma soprattutto la testa, la costanza negli allenamenti, proprio quelli che io odiavo, la professionalità. Lo ammiro molto per la sua capacità di stare sempre sul pezzo. Rimarrà alla storia come uno dei più grandi. E se lo è proprio meritato questo successo, l’ha ottenuto con il talento ma soprattutto grazie alla serietà. (…) Cristiano vivrà una grande esperienza, la Juve gli paga un ricchissimo stipendio ma deve essere felice perché il prezzo del cartellino è ottimo per un giocatore così forte. (…) Lui lavora da sempre sul fisico in maniera assurda, maniacale. Ha 33 anni solo per l’anagrafe. E con il livello di questa Serie A può fare trenta, quaranta gol a stagione per parecchio tempo ancora. (…) Allegri lo gestirà bene. La sua più grande qualità è l’intelligenza. Lascia spazio e fantasia ai giocatori, soprattutto a quelli bravi. È il miglior allenatore possibile per Ronaldo».

Che però non è, in assoluto, il calciatore preferito da Cassano. «A me piace da matti il tennis. Ecco, Cristiano è come Nadal, un atleta fantastico, costruito sul talento ma anche grazie al lavoro, alla volontà. Federer invece è Leo Messi. È classe pura, artistica. (…) Potrebbe fare la differenza anche da fermo, non ha quasi bisogno del fisico».

Di tutt’altro sapore l’opinione di un tifoso d’eccezione del Real, lo scrittore Javier Marías, che su Vanity Fair spiega perché non avrà nostalgia di CR7. «Il suo è un caso davvero paradossale. Si sarebbe dovuto dedicare a uno sport individuale (tennis, boxe, atletica, Formula 1: ha l’atteggiamento di un Cassius Clay), e tuttavia gli è toccato distinguersi in un gioco collettivo, un impiccio per lui. Ha ambizioni immense, ma solo a titolo individuale. Ovviamente, è felice che la sua squadra vinca, ma solo perché questo gli garantisce un riconoscimento in più sulla maglietta, un titolo in più sul curriculum, un record in più nella sua collezione privata. Sul campo l’abbiamo visto quasi infastidito, quasi triste, tutte le volte che il Real metteva a segno un gol importante, perfino decisivo, e non aveva segnato lui ma un compagno. Quando invece l’autore della prodezza era lui, l’abbiamo visto atteggiarsi in modo eccessivamente ridicolo e vanitoso, togliendosi la maglietta ed esibendo i muscoli in tensione, ululando come una scimmia, curandosi di schivare il più possibile i compagni di squadra per godersi da solo gli applausi e l’esagerata celebrazione. Non ricordo di averlo mai sentito ringraziare o complimentarsi con un suo compagno, nemmeno con chi gli aveva servito un gol su un piatto d’argento con un passaggio inverosimile e astuto. Cristiano è rimasto al Real per nove stagioni, ma non l’abbiamo mai sentito come un giocatore del Real Madrid, piuttosto del Real Ronaldo. Come se nella sua immaginazione fosse un eccellente tennista o boxeur, che ha però bisogno di altre persone in divisa intorno a sé. La Juventus non si deve certo aspettare che Ronaldo lotti per i suoi colori. Be’, a meno che non sia convinto che la maglia a righe bianconere gli stia particolarmente bene..