30 April, 2024
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Il responsabile dell’Unità di progetto per l’eradicazione della Peste suina africana e direttore generale della presidenza della Regione, Alessandro De Martini, è intervenuto al convegno organizzato all’interno della tre giorni di fiera, Caccia pesca e tempo libero, che si conclusa ieri a Macomer.
«Un ringraziamento importante va alla grande collaborazione delle associazioni venatorie e dei cacciatori sardi che hanno dato un contributo fondamentale, con la raccolta dei campioni nei cinghiali abbattuti, per il monitoraggio della Peste suina africana nel selvatico e quindi nell’ambito delle azioni di eradicazione della malattia – ha detto Alessandro De Martini -. All’interno di un sistema di nuove regole, che spesso sono difficili da far condividere ai cittadini a cui si chiede di cambiare le abitudini, i cacciatori hanno garantito e continuano a garantire un contributo indispensabile, dimostrando un senso civico e di responsabilità non solo verso le istituzioni ma soprattutto verso l’interesse di tutti i sardi.»
La seconda edizione del più importante appuntamento regionale del mondo venatorio è stata curata dall’associazione Caccia pesca ambiente e dal comune di Macomer.
Le prescrizioni previste dalla normativa sulle attività venatorie al cinghiale prevedono la raccolta da parte dei cacciatori, su tutti gli animali abbattuti nell’intero territorio regionale, di un campione di diaframma per le analisi sulla trichinella. Per i controlli sulla PSA è invece necessario, nelle zone bianche non infette dal virus, fare un prelievo di sangue su almeno 59 capi abbattuti per macroareale, mentre nelle zone rosse infette i prelievi di sangue, oltre a un campione di milza, riguardano tutti i capi. Dalla ultima elaborazione dati sulla PSA nel cinghiale, risultano zone infette per il prossimo appuntamento venatorio (fra la fine del 2017 e le prime settimane del 2018) circa 9317 chilometri quadrati riguardanti 17 dei 32 macroareali in cui è suddiviso il territorio della Sardegna.
Se nella stagione 2000-2001 i cinghiali esaminati erano 361 (con 27 capi risultati positivi e nessuno virus positivo) nella stagione 2014-2015 si è passati a 11386 animali controllati (278 sieropositivi e 9 virus positivi), per arrivare al 2016-2017 con 15673 campioni raccolti di cui 237 sieropositivi e 39 virus positivi. Come spiegato da Sandro Rolesu, dell’Istituto zooprofilattico sperimentale (IZS) della Sardegna, incaricato di fare le analisi e di stilare i report, i dati raccolti sono incoraggianti, perché descrivono da un lato la collaborazione crescente con le compagnie di caccia e dall’altro una situazione sul piano virologico che si sta calmierando nel selvatico. Se infatti non si verificano casi fra i maiali domestici, magari ancora al pascolo brado illegale, i cinghiali tendono ad autoimmunizzarsi nei confronti del virus nel giro di un paio d’anni. Dalla stime, comunque passibili di errore, i cinghiali selvatici presenti in Sardegna dovrebbero essere intorno ai 90mila esemplari.
L’Agenzia agricola regionale Laore Sardegna si occupa, già dallo scorso anno, della formazione dei cacciatori referenti e dei sostituti per ogni compagnia. Per la stagione 2016-2017 sono stati formati 5mila cacciatori nell’ambito di un centinaio di corsi. La nuova normativa prevede, come ha ricordato nel suo intervento Daniela Sardo (Laore), che chi ha già fatto la formazione lo scorso anno non ha l’obbligo di rifarla, mentre chi non fosse riuscito a partecipare in passato può collegarsi sul sito dell’Agenzia e consultare i calendari delle prossime attività, che si chiuderanno il 31 ottobre 2017.
Sergio Masala dell’ATS (Azienda Tutela della Salute – ASL Unica) ha invece illustrato ai numerosi cacciatori presenti al convegno il quarto provvedimento emanato dall’UdP per la prossima stagione venatoria. È bene ricordare che la caccia al cinghiale è vietata su tutto il territorio regionale in forma non censita, consentendola solo ai cacciatori censiti e/o autorizzati. Tali cacciatori, comunque organizzati, individuano e comunicano, entro i termini previsti, ai Servizi veterinari competenti per territorio il nominativo del cacciatore referente e del suo sostituto che devono garantire il rispetto delle prescrizioni sanitarie e gestionali. Per le zone infette si deve chiedere entro il termine improrogabile del 30 luglio 2017 l’autorizzazione in deroga allo svolgimento della caccia al cinghiale. Per i macroareali non infetti è invece necessario inviare le comunicazioni entro e non oltre il 30 settembre 2017.

Nuoro copia
Dopo le tappe cagliaritane, sono partiti oggi con Nuoro i primi incontri pubblici sui territori in cui la Giunta Pigliaru ha iniziato a presentare le misure di intervento per sconfiggere la Peste suina africana (Psa) in Sardegna. Il direttore generale della Presidenza della Regione e responsabile dell’Unità di progetto per l’eradicazione della Psa, Alessandro De Martini, ha aperto i lavori dell’incontro “La peste suina africana si può sconfiggere”, in cui è stato illustrato il nuovo programma di lotta all’epidemia che affligge gli allevamenti sardi da 37 anni. De Martini ha portato i saluti del Presidente Pigliaru e spiegato la forte volontà della Giunta nel voler cancellare la malattia dall’isola. «La presenza della Psa – ha spiegato il responsabile dell’Unità di progetto – ha depresso il settore suinicolo regionale, portando la Sardegna ad essere un grande importatore. Debellare l’epidemia vuol dire quindi aprire numerose occasioni di forte sviluppo per l’economia agroalimentare sarda, che tanto può costruire nei mercati dell’export».
All’iniziativa sono intervenuti gli assessori della Sanità e dell’Agricoltura, Luigi Arru ed Elisabetta Falchi, il capo di gabinetto dell’assessorato della Sanità, Gianni Salis, la veterinaria del servizio zootecnico dell’agenzia regionale LAORE, Daniela Sardo (in sostituzione del direttore generale dell’Agricoltura, Sebastiano Piredda), e il funzionario dell’assessorato dell’Ambiente, Davide Brugnone. Hanno poi preso la parola il consulente dell’Unità di progetto e professore di Sanità animale dell’università di Madrid, Josè Manuel Sànchez-Vizcaino, e il componente della direzione generale della Sanità della Commissione europea, Alberto Laddomada. Olivia Bessi, del ministero della Salute, ha seguito gli interventi in collegamento Skype da Roma, augurando un buon lavoro e una buona riuscita all’Unità di progetto. Numerosi sono poi stati gli interventi dal pubblico.
«Come Regione puntiamo sull’agroalimentare di qualità, che possiamo raggiungere garantendo il benessere dei nostri animali». Così l’assessore Falchi che ha aggiunto: «Dobbiamo lavorare sull’emersione dei soggetti che praticano l’allevamento con animali non regolari. Per questo abbiamo iniziato a costruire percorsi che favoriscono tale passaggio: partiamo con il benessere animale per il suino, simile a quello già esistente per gli ovini. Si tratta di una misura completamente nuova, che sarà operativa nel momento in cui giungerà da Bruxelles il via libera».
Sempre la titolare dell’Agricoltura ha spiegato che per il futuro gli «allevatori dovranno tenere gli animali confinati e seguirli con regimi alimentari particolari». La Regione farà la sua parte destinando, per iniziare, 10 milioni di euro per la costruzione dei recinti che verranno finanziati sempre con il via libera della Commissione europea sul benessere animale. «Intanto – ha concluso Elisabetta Falchi – continuiamo con il percorso, già avviato, di formazione e informazione nei territori per far capire le opportunità positive che può portare a tutta l’economia delle campagne sarde l’eradicazione della Psa, perché allevare in biosicurezza non è impossibile. Le carni suine o il maialetto sardo hanno una storia che si può vendere in tutto il mondo, dobbiamo crederci e dobbiamo lavorare per raggiungere l’obiettivo sfruttando anche il nuovo Marchio qualità su cui stiamo lavorando per definire i disciplinari».
L’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha ringraziato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, per l’apertura di credito e per la fiducia data alla Sardegna, che fino a pochi mesi fa rischiava il commissariamento per i pessimi risultati e la cattiva gestione delle politiche di eradicazione della Psa collezionati nel passato.
«L’incontro di oggi è il primo passo di una serie di iniziative che terremo sui territori – ha detto l’esponente della Giunta Pigliaru – io, l’intero esecutivo, tutti noi, ci stiamo mettendo la faccia perché la Sardegna deve dare una risposta di credibilità al governo e all’Unione europea. Si tratta di un impegno di mandato che portiamo avanti insieme agli assessorati dell’Agricoltura, dell’Ambiente e al Presidente Pigliaru. Fino a oggi purtroppo abbiamo fatto l’errore di litigare fra noi, di dividerci e di perderci per strada. Da adesso in poi cambiamo strada: confrontiamoci, bisticciamo, ma poi andiamo avanti verso l’obiettivo.»
L’assessore della Sanità ha poi concluso con un invito alla collaborazione fra politica, di maggioranza o opposizione, fra gli allevatori e i veterinari. «Se perdiamo questa battaglia – ha ribadito Arru – la Sardegna sarà commissariata e ci penserà il governo o l’Europa a gestire il problema. Da oggi in poi quindi diamoci del “noi” e tutti assieme puntiamo verso il traguardo».
Un intervento carico di ottimismo e responsabilità quello di Josè Manuel Sànchez-Vizcaino. «È la prima volta che trovo una vera volontà per eradicare la Psa in Sardegna – ha osservato il consulente dell’Unità di progetto -. Non esiste una ricetta unica per debellare l’epidemia, ma esiste una soluzione per ogni luogo e questa è la prima volta che si prepara una ricetta pensando alla Sardegna». I risultati, ha aggiunto Vizcaino, si possono raggiungere solo con una «forte collaborazione fra allevatori e veterinari, perché altrimenti anche la tecnologia più avanzata non sarà sufficiente per sconfiggere la malattia».