17 May, 2024
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Elisabetta Falchi 11

L’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Falchi ha espresso soddisfazione per l’esito dell’incontro di ieri a Roma nel quale la Commissione delle politiche agricole della Conferenza delle Regioni ha deciso la ripartizione delle risorse.

«La Sardegna vede più che duplicata la sua quota di fondi europei per la pesca (FEAMP): 18 milioni di euro che vogliamo mettere in moto nel minor tempo possibile, attraverso il coinvolgimento degli operatori del settore – ha sottolineato Elisabetta Falchi – l’accordo è un ottimo risultato, ottenuto attraverso un intenso lavoro di mediazione con le altre Regioni: partivamo infatti da una posizione penalizzata dovuta alla storica debolezza sulle risorse assegnate e abbiamo ottenuto un riequilibrio.»

Il FEAMP è il fondo per la politica marittima e della pesca dell’UE per il periodo 2014-2020 ed è la continuazione di quello che è stato il FEP (Fondo europeo pesca) nel ciclo di programmazione 2007-2013. Tra gli obiettivi, promuovere una pesca e un’acquacoltura competitive e sostenibili, favorire l’attuazione della Politica comune della pesca e promuovere uno sviluppo territoriale equilibrato. La quota comunitaria assegnata all’Italia per il quinquennio 2015-2020 è di 537 milioni e 262 mila euro: poco meno del 50% viene gestito dallo Stato (nella fattispecie, dal Mipaaf); la restante somma, cioè quasi 284 milioni, è ripartita tra le Regioni.

«Nel precedente ciclo di programmazione, il 75% delle risorse era appannaggio delle Regioni ex-Convergenza (Campania, Calabria, Sicilia e Puglia) e alla Sardegna restavano briciole: solo il 2,8% del totale, poco meno di 8 milioni – ha spiegato l’assessore Falchi -. Con una trattativa serrata, in corso da diverso tempo, siamo riusciti a riequilibrare la situazione, anche grazie al riferimento ai criteri comunitari di assegnazione del FEAMP, sui quali siamo abbastanza forti.»

Il passaggio successivo e “urgente”, conclude la titolare dell’Agricoltura, ora è quello di «organizzarsi per spendere subito queste risorse attraverso la predisposizione di bandi a misura di azienda e che abbiano ricadute reali: per questo convocheremo quanto prima le imprese e le loro rappresentanze per concordare i criteri». Uno strumento importante per la facilitazione della spesa è anche «la creazione di nuovi Gruppi di Azione Costiera (GAC): siamo pronti, come Regione, ad accompagnare le istanze territoriali».

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Cinghiale 3 copia

Il piano di eradicazione della peste suina africana procede secondo le tabelle di marcia definite dalla Regione. Il punto della situazione è stato fatto questa mattina dalla Commissione “Attività produttive” del Consiglio regionale che ha sentito in audizione gli assessori della Sanità e dell’Agricoltura, Luigi Arru ed Elisabetta Falchi, il direttore generale dell’Unità di progetto Alessandro De Martini e il direttore generale dell’assessorato all’agricoltura Sebastiano Piredda.

Dai dati forniti dall’Unità di progetto risulta che al 30 novembre scorso, termine ultimo per l’emersione degli allevamenti clandestini, 434 allevatori hanno presentato richiesta per regolarizzare la loro posizione. La maggior parte delle istanze sono arrivate dal nuorese, con 260 domande presentate (59,9%), e dal sassarese dove la Asl 1 ha preso in esame 70 richieste (16%).

Chiusa la finestra per l’emersione, l’Unità di progetto è andata avanti nel programma di eradicazione della Psa. Si è prima proceduto, con l’ausilio del Corpo Forestale e dei Servizi veterinari, ai controlli e all’individuazione delle situazioni irregolari. Contestualmente è stata monitorata anche la fauna selvatica con 12.700 prelievi sui cinghiali. Solo dopo questi passaggi si è dato avvio alla fase di “depopolamento” dei capi infetti o clandestini. Finora sono stati abbattuti 335 suini, 100 dei quali a Orgosolo nella zona di Pradu, tradizionalmente interessata al pascolo brado.

«Rispetto al passato è cambiato l’approccio alla questione – ha detto il direttore generale dell’Unità di progetto Alessandro De Martini – la peste suina non è solo un problema sanitario ma investe aspetti economici e socio-culturali. La malattia è strettamente connessa al pascolo brado. Il piano di eradicazione prevede l’eliminazione delle fonti residue di virus nelle province storiche di Cagliari, Sassari e Oristano, per poi procedere con azioni centripete verso l’area più a rischio del Nuorese».

Un’azione efficace, secondo i dati forniti dall’Istituto Zooprofilattico, i focolai domestici e selvatici sono sensibilmente diminuiti nell’ultimo triennio: dai 176 casi del 2013 si è passati ai 110 del 2014 per arrivare ai 62 del 2015.

 «La lotta alla Psa è un’azione strategica per favorire lo sviluppo economico delle zone interne – ha detto l’assessore alla Sanità Luigi Arru – la peste suina africana è paragonabile al virus HIV, non sono gli abbattimenti a mettere a rischio la razza autoctona sarda ma la persistenza della malattia. Siamo dispiaciuti per le tensioni registrate a Orgosolo e Desulo. Noi siamo favorevoli al dialogo, si deve però capire che eliminando il virus ci saranno benefici per tutti. L’esperienza della Spagna è emblematica, gli allevamenti semibradi del suino nero in Extremadura sono al quinto posto per la produzione del pil agricolo iberico».

Uno strumento importante per convincere gli allevatori a emergere dalle situazioni di clandestinità è rappresentato dal nuovo Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020 cha al suo interno contiene una misura specifica per il benessere animale dei suini, ottenuta dopo una lunga trattativa con la Commissione Europea.

«Saranno messi a disposizione 50 milioni di euro nei prossimi sette anni per aiutare il percorso di regolarizzazione – ha sottolineato l’assessore all’agricoltura Elisabetta Falchi – anche i piccoli allevamenti domestici potranno accedere ai benefici. E’ la strada giusta per valorizzare la qualità delle nostre produzioni, immetterle sul mercato e ottenere la giusta remunerazione».

La misura del Psr punta alla nascita di nuove aziende produttive. Negli ultimi anni il patrimonio suinicolo della Sardegna si è infatti dimezzato. Se nel 2010 il numero dei maiali superava le 270mila unità oggi non si arriva a 170mila e l’80% della carne consumata nell’Isola viene importata. «La Sardegna potrebbe diventare centro di produzione genetica d’Europa – ha detto il direttore generale dell’assessorato all’Agricoltura Sebastiano Piredda – contiamo di aprire la misura del Psr entro marzo».

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La Quinta Commissione del Consiglio regionale questa mattina ha sentito in audizione i rappresentanti dei pescatori di Cabras, Marceddì e Santa Giusta, il direttore dell’Istituto Zooprofilattico, Alberto Laddomada, e la funzionaria dell’Ufficio veterinario per gli adempimenti degli obblighi comunitari del ministero della Salute, Angelina Cabigliera, sulle problematiche dei compendi ittici della Sardegna e le questioni legate alla sicurezza sanitaria dell’import-export del settore zootecnico.

I presidenti dei consorzi di pesca dell’oristanese hanno illustrato alla Commissione i disagi e i pesanti danni economici causati dalla massiccia presenza di cormorani negli stagni.

«La situazione è ormai fuori controllo – ha spiegato il presidente del Consorzio Pontis di Cabras Francesco Meli – nel nostro compendio il numero dei cormorani ha superato quota 15mila, ogni giorno perdiamo circa 45 quintali di pesce. Il danno annuale è di oltre 4 milioni di euro».

Meli ha definito “inutili” le azioni di dissuasione messe in campo quotidianamente per cercare di allontanare i volatili: «L’utilizzo di cannoncini a gas e l’esplosione intermittente di petardi non hanno sortito alcun effetto. Dal 2008, anno in cui si è deciso di interrompere gli abbattimenti controllati, il numero dei cormorani è raddoppiato. E’ necessario rivedere le norme e ottenere dall’Unione Europea l’autorizzazione agli abbattimenti».

Stessa richiesta è stata avanzata da Franco Zucca, presidente del Consorzio Pesca Marceddì e da Antonino Muroni del Consorzio Santa Giusta: «Al danno si è aggiunta la beffa – hanno detto Zucca e Muroni – il milione di euro di indennizzi stanziato per il ristoro dei danni è assolutamente insufficiente. L’abbattimento controllato è l’unico strumento efficace per cercare di ridurre i danni. Non è vero che in questo modo si metterebbe a rischio una specie protetta. L’abbattimento è una forma di dissuasione: con pochi uccelli uccisi si riesce ad allontanare gli altri».

Sull’argomento saranno sentiti nei prossimi giorni gli assessori dell’Agricoltura e dell’Ambiente Elisabetta Falchi e Donatella Spano. Spetta infatti alla Regione avanzare la richiesta all’Unione Europea per ottenere l’autorizzazione agli abbattimenti controllati: «Chiederemo loro di approfondire la questione – ha detto il presidente della Commissione Luigi Lotto – è impensabile riuscire a trovare nel magro bilancio regionale tutti i soldi per indennizzare i pescatori, occorre dunque mettere in atto tutte le iniziative per evitare o, almeno, ridurre i danni».

Alberto Laddomada (IZP) e Angelina Cabigliera (Uvac) hanno illustrato norme e procedure che regolano la movimentazione dei cavalli, argomento di particolare rilevanza in vista della prossima approvazione da parte della Commissione “Attività Produttive” della proposta di legge per il rilancio del comparto ippico.

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L’assessore regionale dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, è intervenuta ieri ad un incontro promosso a Dorgali dalla Cantina sociale e dalle agenzie Laore e Argea sul “Sostegno alle imprese alimentari vitivinicole”.
«In Sardegna sappiamo produrre qualità e lo confermano anche i recenti riconoscimenti all’ultimo Grenache du monde, ma dobbiamo lavorare meglio sulla promozione – ha detto l’assessore dell’Agricoltura -: i consumatori non cercano solo produzioni di eccellenza ma anche storia, tradizione, “racconto” e in Sardegna abbiamo questo valore aggiunto che può aprirci nuove strade sui mercati internazionali, non solo per quanto riguarda i vini.»
I vini Cannonau dorgalesi sono stati premiati alla recente kermesse enologica tenutasi a Saragozza con due medaglie d’oro e una d’argento, a conferma del momento favorevole e del trend crescente sotto il profilo di qualità e riconoscimenti che sta attraversando il comparto vitivinicolo sardo.
«Questa cantina rappresenta un esempio su come investire in modo graduale e intelligente sul versante dell’innovazione tecnologica, ma tenendo sempre al centro l’eccellenza della produzione – ha aggiunto Elisabetta Falchi durante la visita agli impianti produttivi -. È un approccio in linea con le strategia della Regione per potenziare la competitività, l’innovazione, l’integrazione della filiera produttiva, nell’ottica di una produzione di grande qualità e sostenibilità.»
«Gli interventi della Regione a sostegno del settore – ha sottolineato ancora l’assessore dell’Agricoltura – passano attraverso le misure del PSR 2014-2020 e il programma OCM Vino 2014-2018, che ogni anno assegna alla Sardegna circa 8,5 milioni di euro di risorse europee per la filiera vitivinicola.»
Proprio sul programma OCM Vino, l’assessore ha anche aggiunto: «Nel 2013 e nel 2014 le somme pagate ai beneficiari sono state inferiori all’assegnato alla regione Sardegna, per mancanza di domande presentate dai soggetti interessati: viticoltori, cantine e consorzi di tutela. Tuttavia, nel 2015 le scelte fatte dalla Regione hanno invertito la precedente tendenza che e abbiamo ottenuto 500mila euro aggiuntivi di assegnazioni dal Ministero: lo vediamo anche dall’esperienza delle altre regioni, se mettiamo le aziende nelle condizioni di spendere, lo faranno». Sulle misure del PSR che possono favorire la filiera vitivinicola, l’assessore dell’Agricoltura ha richiamato l’attenzione, soprattutto, sulle misure che prevedono investimenti a favore dell’aggregazione e cooperazione tra produttori e dei sistemi di produzione biologica e integrata per i vigneti.
«Il passaggio cruciale è quello legato alla promozione del prodotto, «un prodotto che in Sardegna è legato a filo doppio al territorio di provenienza, alla sua storia e alla sua bellezza: un vero valore aggiunto – ha spiegato Elisabetta Falchi -. Per questo motivo abbiamo lavorato affinché il concorso Grenache du monde si tenga qui il prossimo anno, in modo da dare risalto all’importanza dei territori».
Vigneti Is Solinas 26

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Elisabetta Falchi 2

L’assessore regionale dell’Agricoltura Elisabetta Falchi al tavolo delle Regioni convocato ieri a Roma dal ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, ha chiesto che «il pacchetto di proposte sul latte che verranno avanzate dall’Italia alla UE includa anche misure per il latte ovino». La riunione aveva lo scopo di discutere le quattro proposte italiane all’Ue per affrontare la crisi europea del latte che Martina presenterà al prossimo Consiglio dei Ministri agricoli europei di marzo.

«Dobbiamo mantenere alta la guardia – ha detto l’assessore dell’Agricoltura -. La crisi che sta investendo il comparto bovino, con livelli di prezzo che rischiano di uccidere una delle filiere zootecniche più importanti del Paese, avrà certamente ripercussioni negative anche sui prezzi dei prodotti derivati dalla trasformazione del latte ovino che fino a pochi mesi fa ha goduto di una relativa stabilità delle quotazioni.»

«In questi mesi il nostro impegno per il comparto ovino è stato dedicato soprattutto a fornire sostegno agli operatori in un percorso di programmazione delle produzioni, miglioramento della qualità del latte e internazionalizzazione dei prodotti: i segnali del mercato dei prodotti lattiero caseari non sono incoraggianti e riteniamo essere sempre più strategico – ha concluso Elisabetta Falchi – presentarsi in forme organizzate di filiera che si possono costruire anche grazie al confronto con tutti gli operatori del comparto.»

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Palazzo della Regione 2 copia

La Giunta regionale ha individuato le Unità operative alle quali assegnare un finanziamento dell’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco) per il controllo degli effetti di farmaci biologici innovativi. Le risorse andranno all’AOU di Cagliari (Unità Operative di Reumatologia, Medicina Interna, Patologie Osteomuscolari, Dermatologia, Gastroenterologia, Gastroenterologia e Patologie digestive), alla Asl 8 (Centro sclerosi multipla), alla Asl di Nuoro (U.O. di Neurologia e Stroke Unit), all’AO Brotzu (U.O. di Neurologia e Stroke Unit). Sempre in tema di farmaci, la Giunta ha approvato una delibera che dà mandato all’assessore di costituire la Commissione tecnica per l’assistenza farmaceutica. E’ stata definitivamente approvata la delibera che individua i criteri delle strutture che ospitano minori stranieri non accompagnati. La Giunta ha poi accolto la proposta di linee guida per la nomina, il rinnovo, la revoca e l’impiego delle Guardie Zoofile Regionali: opereranno gratuitamente, previa frequenza di un corso di formazione.

La Giunta ha delegato la provincia di Oristano per l’espletamento della procedura di vendita delle quote azionarie di proprietà della Regione e della Sfirs nella società di gestione dell’aeroporto di Oristano. La delibera approvata dall’Esecutivo è stata proposta dal Presidente d’intesa con l’assessore dei Trasporti Massimo Deiana. La So.Ge.A.Or è in liquidazione, il capitale sociale è pari a 2,652 milioni di euro ed è partecipata dall’Amministrazione regionale al 3,36 per cento, dalla Sfirs allo 0,14, dalla provincia oristanese al 75,5, dal comune di Oristano al 11,97, nonché, al 2,54 per cento dal Consorzio industriale dello stesso territorio e al 6,29 dalla Aeronike di Cagliari. La dismissione della partecipazione regionale nella società aeroportuale è stata decisa dall’Esecutivo con la deliberazione 32/5 del 23 giugno 2015.

La Giunta, inoltre, su proposta dell’assessore Donatella Spano, ha stabilito di non sottoporre all’ulteriore procedura di valutazione di impatto ambientale (VIA) un centro commerciale a Cagliari in viale La Plaia per il riconoscimento come grande struttura di vendita, a condizione che siano rispettate e recepite le prescrizioni. L’Esecutivo ha inoltre escluso da ulteriore procedura di VIA, nel rispetto di una serie di prescrizioni, l’intervento per l’esecuzione di una perforazione spia per ricerca di acque termali nel sottosuolo, limitatamente alla realizzazione del pozzo esplorativo e alle attività di indagine previste.

Sono stati autorizzati su proposta dell’assessore Paolo Maninchedda gli esercizi provvisori di Enas e Area per il periodo fra il 1 marzo e il 30 aprile.

E’ stata approvata, come richiesto dall’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Falchi, l’esecutività di una variazione al bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2015 e pluriennale 2015-2017 dell’Agenzia LAORE.

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È stato firmato oggi a Roma dall’Organismo pagatore nazionale in agricoltura (Agea) il decreto che autorizza una nuova tranche di pagamenti diretti della PAC (Politica Agricola Comune) per la Domanda unica 2015. «Lo attendevamo da giorni, soprattutto perché sblocca un ingente numero di pratiche degli agricoltori sardi che erano rimaste escluse dal decreto dell’8 febbraio» commenta l’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Falchi. Il decreto, che andrà in pagamento il prossimo lunedì, infatti, interessa 3.247 produttori sardi per una cifra complessiva di 4.351.687,29 euro.

Rimangono ancora in sospeso i premi per le misure avviate dell’Asse 2 del Programma di sviluppo rurale 2014-2020, già licenziate e inviate a Roma diversi mesi fa dagli uffici dell’Agenzia regionale Argea. «Siamo ottimisti, dovrebbe essere questione di pochi giorni ormai – dice Falchi – Agea ci ha garantito che i lavori di caricamento delle pratiche PSR già approvate in Sardegna negli scorsi mesi si è ormai concluso e i pagamenti ripartiranno entro la fine del mese».

Piantagioni di carciofi

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Prosegue, in V commissione, il ciclo di audizioni sulla proposta di riordino del comparto ippico della Sardegna. La commissione ha sentito in mattinata gli assessori del Turismo e dell’Agricoltura, Francesco Morandi ed Elisabetta Falchi, sulle rispettive parti di competenza. Entrambi hanno espresso una valutazione positiva sulla proposta di legge presentata  dal consigliere regionale de “La Base” Gaetano Ledda. «C’è la necessità di mettere ordine in un comparto da alcuni anni in forte difficoltà – hanno detto i due assessori – serve però una cabina di regia interassessoriale a cui affidare le funzioni di coordinamento in modo da affrontare in modo organico tutte le questioni in campo».

Elisabetta Falchi e Francesco Morandi hanno sottolineato la necessità di varare una norma che consenta al settore di tornare competitivo anche dal punto di vista economico. «Il cavallo rappresenta una grande opportunità per lo sviluppo turistico – ha detto Morandi – si parla tanto di collegamenti tra mare e montagna, in questo caso invece si tratta di sostenere un settore che da solo potrebbe favorire i flussi turistici verso le zone interne». L’assessore è poi entrato nel merito della proposta di legge segnalando alcune incongruenze. Morandi, in particolare, si è soffermato sulla necessità di definire meglio la norma sulle ippovie e sulle strutture ricettive abilitate ad operare lungo i sentieri turistici. «Nel primo caso – ha detto l’assessore – occorre definire una segnaletica standard per evitare confusione. Nel secondo, sarebbe meglio non individuare nuove tipologie di strutture ricettive nelle zone rurali ma affidare il ruolo di stazioni di sosta a quelle già esistenti (agriturismo, alberghi rurali, campeggi, B&B, affitta camere, punti di ristoro)».   

L’assessore all’agricoltura Elisabetta Falchi ha suggerito alla commissione di rivedere il ruolo di Agris: «La proposta di legge si pone diversi obiettivi, Agris come agenzia di ricerca in agricoltura non può occuparsi di tutto, meglio individuare i compiti specifici da affidarle e lasciare il coordinamento complessivo a una cabina di regia interassessoriale». Secondo Falchi l’altro aspetto da sottolineare è la necessità di intervenire sul comparto per creare economia. «Gli allevatori chiedono di poter svolgere la loro attività in base alle esigenze di mercato – ha rimarcato l’assessore – il prodotto deve essere remunerato. Per questo motivo, sarebbe meglio non riservare gli interventi di tutela solo all’anglo-arabo sardo ma tenere conto anche di altre tipologie di cavalli». Falchi, infine, ha segnalato la recente approvazione del collegato all’Agricoltura da parte della competente Commissione parlamentare con l’impegno a un intervento legislativo per il comparto ippico. «Una norma a livello nazionale servirebbe a far chiarezza – ha concluso Falchi – la Regione intanto lavorerà per cercare di dare risposte alle richieste degli allevatori e di tutto il settore.  Presto reitereremo la richiesta per riportare in Sardegna la gestione dei libri genealogici».

La Commissione in mattinata ha sentito anche i rappresentati di Airvaas, Ancadus, Anag e dell’ippodromo di Chilivani.

Giovanni Cabitza, per l’Associazione Nazionale Allenatori Galoppo, ha sollecitato l’attivazione di corsi di formazione per fantini, artieri e maniscalchi e chiesto un intervento presso il ministero per le Politiche agricole per permettere agli ippodromi sardi di organizzare più giornate di corse nell’Isola.

Gavino Piras, presidente dell’Associazione nazionale cavallo arabo e derivati per uso sportivo, ha invitato la commissione a riflettere sull’opportunità di garantire tutele solo all’anglo-arabo. «E’ un limite della legge – ha detto Piras – oggi il mercato ci chiede anche altre tipologie come il purosangue arabo. La norma deve tenere conto di questo». Dubbi, da parte di Ancadus anche sull’incentivi alla produzione di pony. «Il Jarab, razza creata in Sardegna attraverso l’incrocio tra cavallini della Giara e cavalli arabi, non ha dato buoni risultati. Si è prodotto un pony troppo “nevrile”, non adatto per i bambini».

Sulle progetto delle ippovie, Piras ha suggerito un coinvolgimento dei comuni per il censimento dei sentieri. «La gran parte degli antichi camminamenti sono stati ora inglobati nei terreni privati, senza una collaborazione dei comuni e dei proprietari il progetto delle ippovie incontrerebbe ostacoli insormontabili». Il rappresentante di Ancadus, infine ha sollecitato più controlli nei porti sardi sui cavalli importati. «Attualmente operano in Sardegna solo tre veterinari di frontiera, un numero insufficiente per garantire un controllo efficace – ha concluso Piras – da noi arrivano cavalli da tutta Europa, non vorrei che si ripetesse il caso di alcuni anni fa quando uno stallone importato dall’Inghilterra infettò un gran numero di fattrici con danni ingenti al patrimonio equino».

Antonello Puligheddu, presidente dell’Airvaas, associazione intercomunale che riunisce diverse società ippiche, ha espresso apprezzamento per la proposta di legge che mira alla valorizzazione di corse, sagre e feste dove si registra una forte presenza di cavalli. «Noi organizziamo 12 palii in Sardegna – ha detto Puligheddu – in ogni corsa sono presenti almeno 15 cavalli. E’ un importante movimento, anche dal punto di vista monetario. Il cavallo crea economia, è positivo che la Regione  pensi ad incentivi per il settore. Una cosa da fare è l’apertura di corsi di mascalcia: attualmente i nostri ragazzi sono costretti a trasferirsi nelle penisola per imparare il mestiere».

Francesco Sionis, presidente dell’Ippodromo di Chilivani ed ex presidente dell’Istituto di Incremento Ippico, ha ripercorso le vicende che hanno determinato il declino di un settore che fino al 2000 ha rappresentato un fiore all’occhiello della Sardegna. «Nel ’97 il comparto ippico producevo il 9,2% del Pil zootecnico sardo. Oggi registriamo un’involuzione determinata dall’assenza di una linea di indirizzo. Eppure il settore ha grandi potenzialità, basti pensare che in Italia si continua ad importare la stragrande maggioranza dei cavalli destinati alle varie pratiche sportive».

Francesco Sionis, confermando quanto riferito nelle precedenti audizioni, ha espresso forti perplessità sulla proposta di riservare una tutela particolare all’anglo-arabo. «Dal punto di vista sportivo è un cavallo superatissimo – ha detto il presidente dell’ippodromo di Chilivani – appartiene ormai all’archeologia equestre. La Francia, che è la patria dell’anglo-arabo, lo ha abbandonato puntando sul cavallo da sella francese». L’ex presidente dell’Istituto di Incremento Ippico ha poi suggerito di puntare su un circuito tutto sardo. «Occorre che anche in questo settore si faccia valere il principio di insularità sul quale si è pronunciata recentemente anche l’Unione Europea riconoscendo la nostra condizione di svantaggio – ha sottolineato Sionis – in passato alla Sicilia è stata data la possibilità di organizzare più corse, l’auspicio è che la Sardegna possa ottenere lo stesso trattamento». Da rivedere, infine, anche il ruolo affidato ad Agris e l’entità della dotazione finanziaria prevista dalla proposta di legge. «L’Agenzia svolge un’attività di ricerca mentre gli interventi indicati dalla norma sono più di assistenza tecnica – ha concluso Sionis – per raggiungere gli obiettivi non bastano 1,8 milioni di euro, serve almeno il doppio».

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La valorizzazione della produzione agricola sarda e i mercati internazionali. Il tutto passando per l’attività cooperativistica che mette assieme produzione e distribuzione, logistica e managerialità. Ossia un rilancio del settore imprenditoriale e produttivo che passi per la costituzione di un’assiste dell’agroalimentare sarda. Questi i punti fondamentali dell’affollata assemblea regionale dell’agroalimentare che si è svolta questa mattina a Cabras a Peschiera Pontis e cui hanno partecipato oltre 80 cooperative della Sardegna.

«Associamo 105 cooperative di tutti i settori del comparto agroalimentare sardo – ha spiegato nel corso della relazione iniziale Daniele Caddeo, direttore generale della Legacoop Sardegna – 1.200 occupati e un fatturato complessivo che sfiora i 350 milioni di euro. Ecco perché il settore dell’agroalimentare sardo è uno dei più viva i e attivi dell’intero scenario dell’agroalimentare sardo.»

Un dato significativo se si considera che a livello nazionale Legacoop associa 1.071 coop attive con 228.789 soci, 27.310 addetti e un fatturato di oltre otto miliardi di euro.

Nel corso dell’assemblea, un passaggio importante sulla crisi che ha falcidiato l’economia isolana.

«La nostra anima, agricola e industriale ci fa ritenere che l’attuale crisi del settore primario sia tra le peggiori degli ultimi tre anni – ha aggiunto Caddeo – possiamo però affermare che le cooperative Legacoop sono riuscite nella difficile impresa di aumentare il proprio fatturato e il numero di occupati: si è passati dai 918 del 2013 ai 1068 del 2014 per arrivare ai 1200 del 2015.»

Si è parlato anche dell’Alleanza cooperative italiane che «in Sardegna sta cominciando a fare i primi passi». Dal direttore di Legacoop anche un appello affinché ci sia l’istituzione del «tavolo settore ovi-caprino al ministero dell’agricoltura». Non è mancato un passaggio sul ruolo delle istituzioni regionali. «La forte accelerata nella spendita delle risorse POR 2007/2013, in questo anno e mezzo , credo sia un risultato politico importante. Passiamo dalla mancata spesa dei 66 milioni di euro spesi nel precedente settennio a quella che si sta chiudendo di 7,8 milioni di euro».

Gabriele Chessa, responsabile del dipartimento pesca della Legacoop agroalimentare ha rimarcato i positivi risultati raggiunti “dal settore” e invocato la predisposizione di un piano nazionale «in cui si possa parlare di nuovo di pesca, del suo valore e della sua centralità strategica». Per Chessa è necessario, anche nella pesca «fare un salto di qualità, come ha fatto oggi il consorzio Pontis». «Legacoop – ha aggiunto – completa, con questo settore, i suoi ambiti, cercando di valorizzare la filiera ittica».

L’assessore regionale dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, ha fatto il punto sull’aspetto del lavoro svolto dalla Regione per il settore agricolo e quello della pesca, inoltre ha rimarcato l’importanza dei programmi finalizzati alle diverse realtà.

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Elio Sundas copia


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Elio Sundas, sindaco di Santadi, è il nuovo coordinatore regionale delle Città dell’Olio. E’ stato eletto oggi, nel corso dei lavori dell’assemblea regionale, svoltasi a Cagliari.
La filiera dell’olio in Sardegna ha raggiunto un’elevata qualità ma può crescere ancora.

«Abbiamo una qualità di prodotto eccellente ma siamo convinti che il comparto sardo possa crescere ancora» ha detto l’assessore regionale dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi. Per fare questo occorre esaltare le potenzialità del settore sfruttando a pieno le opportunità di sviluppo offerte dagli strumenti regionali, a cominciare dal nuovo Programma di sviluppo rurale». Di fronte ai rappresentanti dei 30 Comuni isolani che aderiscono all’omonima Associazione nazionale, l’assessore Falchi ha poi precisato che «l’assessorato lavora per spingere i comparti all’integrazione di filiera e in questo senso si apre una grande opportunità per il settore olivico per il quale risulteranno importantissimi i bandi destinati all’ammodernamento delle aziende e dei frantoi, alla certificazione e promozione del prodotto anche attraverso i progetti di filiera. Punteremo al miglioramento della qualità generale dell’olio per garantire i nostri consumatori, sempre molto attenti alle caratteristiche organolettiche di un prodotto tradizionale della nostra cucina e, nello stesso tempo, lavoreremo a stretto contatto con i territori attraverso Consorzi di Tutela, Associazioni di produttori, Comuni e GAL».

Alla giornata di lavori, ha partecipato anche l’assessore degli Enti locali Cristiano Erriu. «Credo che non esista un prodotto che, più dell’oliva, sia legato ai territori della Sardegna – ha ricordato Erriu – La quantità del nostro prodotto non può essere pari a quella di altre realtà italiane, ma l’elevata qualità (pluripremiata in tanti concorsi anche in ambito internazionale) ci consente di guardare al futuro con fiducia. Occorre una produzione integrata che non può prescindere dalla cura del paesaggio e dell’ambiente circostante. La gestione unitaria richiede un intervento coordinato che veda protagonisti Regione e Comuni con politiche efficaci e mirate, senza perdere di vista le sinergie con gli altri Paesi del bacino mediterraneo. Nel sistema di riordino delle autonomie locali, le Unioni di Comuni avranno competenze in materia di promozione. La Regione sta creando i presupposti per uno sviluppo più armonico attraverso i fondi per la tutela dei paesaggi rurali, che si affiancano alle risorse del Psr e alle numerose iniziative avviate da anni in tutta l’Isola dagli enti locali e dai produttori olivicoli»