20 April, 2024
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La commissione Pubblica istruzione, presieduta da Alfonso Marras (Riformatori), ha espresso a maggioranza (astenuta l’opposizione) parere favorevole alle linee guida per la programmazione della rete scolastica, approvate dalla Giunta regionale lo scorso 18 novembre con la deliberazione n. 57/11.

Commissione Pubblica Istruzione, via libera alle linee guida per la rete scolastica

Il documento è stato illustrato dall’assessore Andrea Biancareddu (Udc) che ha ricordato, in premessa del suo intervento, gli impegni disattesi in sede governativa per una rivisitazione dei parametri ministeriali (600 alunni e 400 alunni per i comuni montani) e per l’assegnazione, a tutte le autonomie scolastiche dell’Isola, dei due dirigenti previsti (il dirigente e il direttore amministrativo), anche alla luce della particolare condizione in cui versa la Sardegna per effetto della crisi da Covid.

L’assessore ha comunque dichiarato “la volontà di non voler sopprimere alcuna autonomia scolastica” ed ha precisato che al momento 26 realtà non soddisfano i criteri imposti per legge dal ministero, per scongiurare i temuti accorpamenti tra istituti.  

«In ogni casoha affermato Andrea Biancareddu 26 casi su un totale di 274 autonomie scolastiche presenti in Sardegna non  possono rappresentare un dramma mentre preoccupa il costante calo delle iscrizioni per effetto dell’altrettanto preoccupante fenomeno del calo demografico.» 

Gli accorpamenti, dunque, se ci saranno dovrebbero essere solo su base volontaria e dovranno essere proposti nelle rispettive conferenze provinciali. Nel parere espresso dalla commissione sono state inoltre inserite due osservazioni, la prima riguarda il ruolo dell’istruzione, soprattutto primaria, per combattere il fenomeno dello spopolamento e l’altra, per inserire soltanto nella parte delle premesse delle linee guida, i parametri ministeriali per il mantenimento delle autonomie scolastiche.

Molto differente la posizione manifestata dal direttore dell’ufficio scolastico regionale, Francesco Feliziani che ha stigmatizzato il ritardo nella definizione della rete scolastica regionale («siamo ancora alle linee guida e a gennaio si aprono le iscrizioni nelle scuole») e ha lamentato l’assenza “di manutenzione alla rete scolastica sarda ormai da più di sei anni”. «Il calo delle iscrizioni – ha affermato Francesco Feliziani – ha comportato una trentina di situazione di sottodimensionamento e richiedono immediati interventi finalizzati all’accorpamento».

Critici «per il poco coraggio dimostrato dalla Regione nel contrastare i criteri ministeriali che penalizzano l’istruzione in Sardegna» i Cobas che con Giancarlo Della Corte hanno invitato la Regione ad azioni concrete in difesa delle autonomie scolastiche e per il loro corretto funzionamento.

Emanuele Usai della Cgil ha dichiarato di non condividere il documento della Giunta regionale: «È appiattito ancora sulla logica della spending review e non dà risposte alle necessità della scuola sarda».

In precedenza la Quarta commissione aveva approfondito con l’assessora, Alessandra Zedda (Fi), il tema dei cosiddetti lavoratori in utilizzo. Si tratta, come è noto, dei circa 380 lavoratori in servizio, attraverso apposti progetti e cantieri, negli Enti locali e all’Ats ma gestiti dall’assessorato. La finanziaria del 2018 ha previsto la proroga dei progetti in essere fino al 2021 ma gli operatori hanno dichiarato lo stato di agitazione per la cessazione di alcuni contratti di lavoro per mancanza di fondi. Gli enti interessati, inoltre, sono in attesa della comunicazione ufficiale da parte della Regione dell’ulteriore finanziamento di due milioni di euro per il 2020 e 2021. L’assessora ha, dunque, preannunciato una verifica della situazione e si è detta certa della prosecuzione lavorativa degli interessati, auspicando l’attivazione di un percorso di stabilizzazione presso gli enti che si avvalgono delle prestazioni dei lavoratori in utilizzo.  

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La II commissione, presieduta da Alfonso Marras (Riformatori sardi), ha svolto una serie di audizioni in ordine agli effetti della crisi da Covid sul sistema dell’istruzione ed alle indicazioni utili in vista della ripresa delle lezioni scolastiche, nonché per disegnare la scuola sarda del post pandemia.

I primi ad essere ascoltati nel parlamentino della Pubblica Istruzione sono stati i vertici dell’Anci Sardegna, il presidente Emiliano Deiana e Paola Casula (componente comitato esecutivo) che, in apertura del loro intervento, hanno salutato con favore l’ormai imminente approvazione in Giunta delle linee guida per la riapertura dei centri estivi anche per i bambini da 0 a 3 anni. Uno dei temi centrali trattati da Emiliano Deiana ha riguardato però la didattica a distanza che, a giudizio del presidente dell’associazione dei Comuni, ha posto in luce il sorgere di diseguaglianze e divario sociale, soprattutto, con riferimento alle dotazioni tecnologiche e alle condizioni familiari dei singoli alunni. Il presidente Anci, dunque, ha auspicato una puntuale riapertura delle scuole ma soprattutto ha invitato il sistema politico ed istituzionale sardo a cogliere l’occasione per trovare il coraggio di dar forma, dopo decenni di attese, ad una legge sarda dell’istruzione, nel rispetto dei poteri e delle prerogative assegnate dallo Statuto speciale (articolo 5). L’Anci ha fatto inoltre appello alla commissione perché si valuti la riapertura di tutti gli istituti scolastici chiusi nel corso degli ultimi anni («riportiamo almeno una scuola in ogni paese della Sardegna»).

La riapertura della scuola “in sicurezza e nei tempi” è stata sollecitata anche dai sindacati che con Maria Luisa Serra (Cisl), Giuseppe Corrias (Uil) ed Emanuele Usai (Cgil) hanno svolto una serie di puntuali considerazioni sulle misure e le azioni necessarie per la ripresa delle attività.

«La chiusura delle scuole – ha dichiarato la delegata Cisl – è stata una ferita per tutti e non basterà riaprire gli edifici e le aule ma restituire alla scuola le funzioni che la Costituzione le assegna: istruire, educare, formare cittadini liberi e responsabili, in un ambiente democratico.» La Cisl si è detta pronta alla collaborazione con le amministrazioni e le istituzioni interessate, per censire e mappare le strutture da utilizzare per la didattica ed ha auspicato l’adozione di azioni utili per garantire spazi sicuri e più docenti per gestire gruppi classe meno affollati.

Giuseppe Corrias ha illustrato i tre scenari organizzativi ipotizzati dalla Uil: riduzione del numero degli alunni per classe e ricorso a nuove aule; frequenza col doppio turno e riduzione del numero degli alunni per classe; frequenza in aula a giorni alterni e lezioni in forma mista online e in classe. «Ci auguriamo di lavorare alla prima ipotesiha spiegato il responsabile Uilcon la mappatura degli spazi didattici, la rilevazione del bisogno di nuove aule, la stima delle aule che Comuni e Province possono reperire, la stima del personale Ata necessario e del personale docente suppletivo.»

«Meno studenti per classe e più ore a scuola», è questa in sintesi la proposta della Cgil che con Emanuele Usai ha insistito sull’importanza della riapertura delle scuole in Sardegna ed ha rimarcato i poco positivi riflessi dell’insegnamento a distanza e online. «L’emergenza Covidha affermato il segretario Cgilha fatto emergere con chiarezza i problemi della scuola in Sardegna, penalizzata da anni in cui si sono registrate chiusure di plessi e continue riduzioni delle autonomie scolastiche». Emanuele Usai, insieme ai suoi omologhi di Uil e Cisl, ha anche invitato la commissione a rivedere il numero minimo di studenti per classe, stabilito dalle norme nazionali che regolano il cosiddetto dimensionamento scolastico, e non ha risparmiato critiche al progetto Iscol@ («ha fallito nel raggiungimento dei suoi obiettivi»).