27 April, 2024
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Al termine di un lungo dibattito sulla vertenza Aias, il Consiglio regionale ha approvato l’ordine del giorno Cocco Pietro (Pd) e più.

Aperta la seduta, il presidente Ganau, dopo la lettura del processo verbale, ha messo in discussione la mozione n. 297, presentata dalla maggioranza, sulla difficile situazione dei dipendenti dell’Aias (Associazione italiana spastici) e della Fondazione Randazzo da circa otto mesi senza stipendio.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, intervenendo  sull’ordine dei lavori, ha contestato la procedura con la quale è stato definito l’ordine del giorno dell’Aula.

«Voglio innanzitutto precisare che l’opposizione è favorevole al dibattito sulla situazione dell’Aias ma non è questo il modo giusto di discutere – ha detto Pietro Pittalis – sarebbe stato più utile esaminare prima l’argomento in Commissione in modo da acquisire i dati e sentire tutte le parti in causa: azienda, sindacati e assessorato.»

Il capogruppo azzurro ha poi paventato il rischio che il Consiglio si trasformi in un ring: «Non consentiamo a nessuno di lucrare a danno dei lavoratori – ha aggiunto Pietro Pittalis – l’ordine del giorno è un falso. La Conferenza dei Capigruppo non ha mai deciso di inserire alcuna mozione all’ordine del giorno ma di venire in Aula bypassando il lavoro istruttorio in Commissione. Si elimini la mozione e si faccia un dibattito concordato, altrimenti si viola il regolamento e si rischia di compiere un abuso. Non si può pensare di inserire argomenti a discrezione di chicchessia. Chiediamo che il dibattito sia aperto dall’assessore. La documentazione sull’Aias è arrivata solo oggi alle 12,45. Non abbiamo interessi e privilegi da difendere ma vogliamo salvaguardare i lavoratori e l’azienda. Il dibattito si svolga serenamente senza alchimie. Non ci prestiamo ad assecondare situazioni che inquinano una corretta dialettica tra maggioranza e opposizione».

Sulla stessa lunghezza d’onda il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu: «Nella Conferenza dei capigruppo del 3 aprile scorso abbiamo chiesto che la questione venisse affrontata in una seduta pubblica della Commissione Sanità alla quale invitare l’assessore, i sindacati e l’azienda. Ciò che serve è un confronto serio sui dati. La maggioranza ha invece scelto di portare la discussione direttamente in Consiglio. Oggi ci sarà l’assessore a raccontare ma nessuno a controbattere».

Gianluigi Rubiu ha poi contestato i ritardi nell’acquisizione dei dati sui rapporti tra Regione e Aias: «Sono arrivati stamattina alle 12.40, io ne ho preso visione alle 15.00. Ci è stata fornita una montagna di documenti che ha bisogno di essere letta e capita, altrimenti il dibattito è inutile. I lavoratori rischiano di tornare a casa delusi. I problemi dei dipendenti Aias e dei pazienti ci stanno a cuore. Ci interessa però salvare anche l’azienda. Questo non è il modo di procedere, non si opera con l’inganno con una mozione costruita ad arte e presentata il giorno dopo la Conferenza dei capigruppo. Impensabile arrivare oggi a un ordine del giorno unitario».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha confermato le versioni dei colleghi dell’opposizione auspicando però un percorso che consenta di arrivare a una soluzione condivisa. «L’inserimento nell’ordine del giorno della mozione del centrosinistra va contro l’intendimento della Conferenza dei Capigruppo. Sembrerebbe che la maggioranza abbia voluto mandare un messaggio ai lavoratori – ha detto Angelo Carta – qui non c’è nessuno che vuole andare contro i loro diritti, la manovra della maggioranza è un inganno. Qui c’è la volontà di trovare una strada unanime per trovare una soluzione che miri alla salvaguardia dei lavoratori e dell’azienda».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, primo firmatario della mozione, ha respinto le accuse definendo “gravissime” le affermazioni della minoranza. «Vogliamo semplicemente discutere su un argomento serio. Abbiamo pensato di farlo con una mozione, normale strumento per sollecitare un dibattito. Noi volgiamo solo discutere senza la pretesa di avere la verità in tasca».

Pietro Cocco è poi tornato sulla seduta della Conferenza dei capigruppo nella quale si decise di portare in Consiglio la vertenza Aias. «La verità è una sola – ha sottolineato Pietro Cocco – noi abbiamo detto che era necessario aprire un dibattito sul tema, la minoranza chiedeva invece di discuterne in Commissione. Noi abbiamo replicato che la Commissione aveva già affrontato il tema e sentito tutte le parti in causa. Io stesso ho partecipato ad alcune riunioni. Ritenevamo che fosse utile discuterne in Aula, senza fare melina chiedendo all’assessore di venire a riferire in Consiglio. La minoranza ha chiesto di mettere la questione ai voti, la maggioranza ha così deciso di arrivare in Aula. Nonostante ciò, è nostro intendimento discutere serenamente e trovare una via d’uscita. Questa è una situazione che si trascina da anni, non troveremo oggi la soluzione».

A Pietro Cocco ha replicato Alessandra Zedda (Forza Italia): «La minoranza non ha votato alcun documento in Conferenza dei capigruppo. Chiedevamo di fare un lavoro diverso con un’istruttoria in Commissione – ha detto Zedda – l’opposizione non ha votato contro i lavoratori e contro nessuna mozione. Chiedevamo una procedura differente. Anche noi no abbiamo amici o nemici. Chiediamo solo il rispetto delle regole».

Contro la decisione di portare in Aula il dibattito sull’Aias senza un passaggio in Commissione Sanità si è schierato il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni: «Avremmo voluto parlarne serenamente in Commissione dove potevano essere trovate le soluzioni. Noi non vogliamo imbrogliare nessuno, vogliamo sapere la verità e ne chiediamo conto all’assessore. Ormai non si risponde più  ai quesiti che pone un consigliere. E’ ora di farla finita con la difesa di interessi indifendibili. Bisogna pensare prima di tutto ai malati e a chi ha bisogno di essere curato. Occorre capire perché non si pagano gli stipendi, perché un’azienda non viene messa nelle condizioni di pagarli – ha detto Dedoni – non vorrei che qualcuno mirasse a ripetere errori fatti in altre aziende del Sulcis».

Un invito a un dibattito pacato è arrivato dal capogruppo di Sdp Daniele Cocco: «Sono convinto che le proposte di soluzione possano essere condivise da tutti i 60 consiglieri presenti in questa assise – ha detto Cocco – nessuno ha la verità in tasca. Quale occasione migliore di chiedere all’assessore le informazioni che finora non abbiamo avuto. Al centro delle politiche sanitarie devono essere messi prima i pazienti poi i lavoratori e l’Azienda. L’obiettivo è risolvere il problema in modo definitivo, ci sono dipendenti che da 9 mesi non ricevono lo stipendio. Mi auguro che l’assessore possa dare oggi le risposte alle nostre domande».

Secondo Cocco, dunque, non va persa l’occasione per fare chiarezza: «Nessuno è contro nessuno. Il Consiglio non vuole esprimere giudizi, il nostro compito è quello di proporre una soluzione o condividere un percorso che porti a una soluzione – ha concluso il capogruppo di Sdp – l’assessore chiarisca, non buttiamola in caciara questo è un argomento serio, stiamo parlando della vertenza più importante dell’Isola».

Antonio Solinas (Pd) ha difeso il diritto della maggioranza di presentare una sua mozione. «Questo è previsto dal regolamento – ha detto Antonio Solinas – non abbiamo interessi da difendere, non so se questo valga per tutti. Sembra quasi che la minoranza abbia difficoltà, quasi paura a discutere. Nostra preoccupazione è che ci sono lavoratori senza stipendio da nove mesi».

Edoardo Tocco (Forza Italia) ha precisato che in Commissione non c’è mai stato un confronto serio tra le parti in causa. «I dirigenti Aias solo stati sentiti solo una volta».

Giuseppe Fasolino ha contestato la decisione di inserire la mozione all’ordine del giorno. Il presidente Gianfranco Ganau lo ha invitato a limitare il suo intervento sull’ordine dei lavori. Ne è nato un vivace scambio di battute al termine del quale Gianfranco Ganau ha tolto la parola all’esponente della minoranza.

Anche Marco Tedde (Forza Italia) ha contestato l’oggetto dell’ordine del giorno. «La mozione è stata inserita in modo surrettizio. Il documento è stato presentato il giorno dopo la Conferenza dei capigruppo. Noi chiedevamo invece di avere i dati per poter capire la situazione e intervenire in aula con cognizione di causa. Come possiamo interloquire con un assessore che interverrà alla fine del dibattito? Sarebbe meglio sentirlo subito».

Anche Oscar Cherchi (Forza Italia) ha appoggiato la richiesta presentata dai suoi colleghi di partito: «Si elimini la mozione e sentiamo invece la relazione dell’assessore Arru».

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis, dopo aver ricordato che ci sarà la discussione di merito, ha affermato che dal punto di vista procedutale «è utile che l’assessore apra il dibattito che poi potremmo concludere con un ordine del giorno unitario; propongo una nuova riunione della conferenza dei capigruppo per riformulare l’ordine del giorno in linea con il sentire comune già espresso dal Consiglio».

Per i Riformatori sardi il consigliere Michele Cossa ha osservato che «la procedura fin qui seguita va corretta come ha suggerito il collega Daniele Cocco perché è interesse di tutti evitare una inutile corrida e concentrarsi, invece, sul destino dei lavoratori che non ricevono lo stipendio da mesi». «Il nostro dibattito – ha sostenuto – deve essere aperto all’insegna della chiarezza e per questo dobbiamo partire dalla relazione dell’assessore».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha espresso in apertura dispiacere perché «fra bugie e verità abbiamo perso un ora senza risolvere il problema, anche se in capigruppo l’accordo per discussione in Consiglio doveva andare di pari passo con un  approfondimento in commissione che però non c’è stato». «Lo stesso capogruppo di Sdp Daniele Cocco – ha proseguito Oppi – ha detto che fino ad oggi non ci sono state risposte, ma l’esigenza di una mozione unitarie c’è e rimane; il problema è se la Regione è disponibile a dare risorse all’Aias, cosa accaduta altre volte in passato generando problemi difficilissimi poi risolti con una trattativa, quindi è opportuno ritrovare le opportune convergenze».

Il presidente Gianfranco Ganau ha precisato che la procedura seguita dalla conferenza dei capigruppo è stata regolare e conclusa con un voto di maggioranza; quanto alla mozione, ne è stata presentata una ma potevano essercene altre.

Intervenendo ancora sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pittalis, ha manifestato «grande rispetto per le decisioni della presidenza ma qui si sta mistificando la realtà e vorremmo che lei fosse sempre garante delle regole». «Chiedo alla maggioranza ed alla presidenza – ha aggiunto Pittalis – di introdurre il dibattito con l’intervento dell’assessore della Sanità; è un problema di forma ma anche di sostanza, altrimenti da oggi in poi saremo irremovibili su tutto, senza alcuna eccezione alle regole».

Il presidente Gianfranco Ganau ha ribadito che i lavori proseguiranno con la presentazione della mozione, seguita dall’intervento dell’assessore.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha chiesto una breve sospensione dei lavori, che il presidente ha accordato.

Alla ripresa della seduta, il presidente dell’Assemblea ha dato la parola al primo firmatario della mozione Pietro Cocco (Pd) per illustrarne il contenuto.

Il capogruppo del Pd ha dichiarato in apertura che l’iniziativa della mozione nasce «dal perdurare di una situazione molto grave di cui il Consiglio deve occuparsi, senza pregiudizi e preconcetti, per restituire serenità a chi lavora e garantire ai cittadini le necessarie prestazioni socio-assistenziali, tenendo presente che c’è una questione particolarmente urgente riguardante il destino di 1200 lavoratori che hanno un arretrato di 9 mesi più la tredicesima e vivono uno stato di tensione altissimo, anche perché al momento sono falliti tutti i tentativi di mediazione».

Al di la della situazione, comunque, c’è secondo Pietro Cocco «la necessità di conoscere per intero lo stato dei rapporti fra azienda e Regione, del dare e dell’avere, dei contratti in essere e dei servizi erogati, di verificare se i servizi erogati corrispondono ai soldi pubblici corrisposti all’azienda». «Un lavoro molto complesso – ha precisato il capogruppo del Pd – a causa di lunghi arretrati, contenziosi e sentenze di diversi tribunali nel frattempo intervenute». «La richiesta che formuliamo – ha concluso l’esponente del Pd – è che siano pagati gli stipendi arretrati ex art 1676 codice civile ed inoltre che la Regione tratti con l’azienda per reintegrare i lavoratori licenziati; insomma occorre intervenire con rapidità per garantire i diritti dei lavoratori ed il diritto alla salute dei cittadini».

A nome della Giunta l’assessore della Sanità Luigi Arru ha auspicato in apertura che «le cose siano ricondotte ad un giusto clima di ragionamento», sottolineando di «non aver mai negato piana disponibilità al confronto sia al Consiglio che alla commissione ed invitando i lavoratori a sospendere lo sciopero della fame».

Quello dell’Aias, ha proseguito Arru, «è un problema vecchio e complesso, nato quando ero uno studente di medicina e sviluppatosi in un periodo molto lungo durante il quale si sono avvicendati ben 13 assessori della Sanità, per cui mi atterrò ai numeri».

Al 2014, ha detto l’assessore entrando nel dettaglio del riepilogo delle cifre, «esisteva, secondo i dati del prefetto Giuffrida, un contenzioso di 44 milioni risalente in parte al 1995, un periodo precedente alla nascita delle Asl; su questa ed altre partite ho chiesto una verifica ai commissari dando disposizioni per i pagamenti che risulta siano stati effettuati nell’arco di 60-90 giorni». «Riepilogando – ha spiegato ancora l’assessore, «dal 2014 al 2016 le Asl hanno versato all’Aias circa 88 milioni, più 25 nel triennio versati a strutture sul territorio, un flusso di circa 40 milioni l’anno». «La complessità della situazione – ha sintetizzato Arru, «nasce anche da un possibile credito contestato di 12 milioni, dico possibile perché in realtà non si tratta di un debito del sistema sanitaria ma di superamento dei tetti di spesa e di fatture tariffe contestate, un contesto delicato in cui esistono dubbi sull’autorizzazione ad erogare le prestazioni. Da parte nostra c’è tutta la disponibilità a proseguire le verifiche superando le versioni contrapposte delle parti che probabilmente potrebbero essere risolte trasferendo il compito dell’approfondimento ad un soggetto terzo». «Mi riservo di intervenire ancora» ha detto infine Arru, a conclusione del dibattito.

Dopo l’assessore Arru ha preso la parola l’on. Tunis (FI), che ha detto: «Ringrazio l’assessore Arru per la garbata ed esaustiva informativa che ha dato all’assemblea. E’ necessario mettere in relazione tutte le informazioni che si possono ottenere da tutti i punti di vista, non solo quello dei lavoratori o dell’Aias. Certo, c’è il dubbio sul quantum che la Regione deve all’Aias ma non c’è dubbio sul fatto che queste somme siano andate a montare nel tempo dentro i bilanci dell’Aias, che così è diventata insolvibile. Dopo tanti anni non possiamo parlare di crediti deteriorati e oggetto di transazione, perché i bilanci approvati in passato non lo consentirebbero. Allo stesso modo è del tutto indispensabile che l’Assemblea si faccia carico del fatto che le prestazioni devono essere erogate a migliaia di persone: questo e soltanto questo è il nostro compito, al di là dei disastri che l’amministrazione regionale ha prodotto in questo tempo con le sue disfunzioni e i suoi ritardi».

Per Oscar Cherchi (FI) «vanno date risposte istantanee a questo problema e la mozione del centrosinistra non offre nessuna soluzione in questo senso. Dobbiamo uscire stasera dal Consiglio regionale con una risposta importante per i pazienti e per i lavoratori. Certo, si tratta di prestazioni convenzionate attraverso le Asl e le Asl ogni anno hanno il terrore di superare il tetto di spesa. Sono corretti i dati che hanno fornito all’assessore Arru o sono inventati? Dobbiamo accertarlo rapidamente per individuare davvero una soluzione che duri nel tempo. E non è dentro un’aula che si può effettuare questo confronto tecnico».

Ha preso la parola Francesco Agus (CP), secondo cui «questo dibattito è solo l’ultimo capitolo di una lunga serie di vicende politiche che riguardano l’Aias. Un tema come questo merita una discussione pubblica perché le implicazioni di questa vicenda sono abnormi, per i pazienti e per i lavoratori, che non percepiscono lo stipendio anche da nove mesi. Lo stipendio dei lavoratori è sacro, non sono legittimi gli scudi umani: su questo dobbiamo essere chiari. Soprattutto quando parliamo di lavoratori che portano avanti un servizio pubblico sanitario. L’auspicio è che la giornata di oggi sia utile e che i lavoratori riprendano da questo mese a ricevere la loro retribuzione. Parallelamente chiedo sia data certezza sul pagamento degli arretrati: prima o dopo ma non mai».

Per Ignazio Locci (FI) «la politica non può restare insensibile davanti alle proteste estreme dei lavoratori. Ci chiediamo, però, chi autorizza le prestazioni che l’Aias ha erogato. Vogliamo sapere chi le richiede dentro le aziende sanitarie, se lo fa con leggerezza o meno. Presto o tardi dovremo affrontare anche nuove vertenze sul numero degli operatori rispetto ai servizi sociosanitari erogati, soprattutto se ci saranno tagli al personale. Diciassette milioni di euro di prestazioni contestate, dodici milioni di euro di debiti dalla Regione verso Aias. Mi pare una situazione molto complessa».

E’ intervenuto anche Fabrizio Anedda (Misto), secondo cui «il sistema Aias conta circa 1400 dipendenti che vantano 9 mensilità arretrate. Non so se per scelta o per idiozia la politica sarda ha lasciato il monopolio ad Aias della riabilitazione. In trent’anni l’assessorato alla Sanità non si è organizzato: è possibile? Dobbiamo decidere rispetto all’alternativa al monopolio».

Annamaria Busia (CP) «se è vero che questo non è un tribunale è anche vero che la politica serve per dare indicazioni e soluzioni ai problemi. Che cosa intende fare l’assessore Arru per trovare una soluzione a questo contenzioso che sta ingessando un intero comparto della Sanità oltre ai profili di responsabilità per danno erariale? C’è poi un ulteriore punto da chiarire, non secondario: la Regione ha pagato prestazioni extrabudget o no?   A quale anno risalgono i crediti più vecchi? Sono prescritti o sono oggetto di cause civili? Ecco, servono risposte concrete su questo e le attendiamo dall’assessore Arru, al quale ho avuto modo in altre occasioni di affrontare il tema”.

Alessandra Zedda (FI) ha esordito dicendo che «siano trenta giorni o novanta o mesi ma la Regione è in ritardo con i pagamenti e siamo in grado di dimostrarlo. Dobbiamo chiarire il discorso del budget, soprattutto nel 2016 perché è da quell’anno che si sono manifestati i maggiori ritardi nei pagamenti. Non discuto i dati dell’assessore Arru ma discuto sulla necessità di trovare un percorso che possa consentire ad Aias di pagare gli stipendi. Il mio vuole essere un contributo propositivo: possiamo anche pensare di pagare direttamente i dipendenti, com’è avvenuto in passato».

Per Marco Tedde (FI) «l’argomento è serio ma deve essere l’assessore a risolverlo. E se l’assessore Luigi Arru ne è a conoscenza da tempo perché siamo ancora a questo punto. Non ci devono spaventare i problemi vecchi quando siamo al governo: chi governa si fa carico di tutto. Ma chi dovrebbe essere il terzo, nel ragionamento dell’assessore Arru, che deve occuparsi di incontrare le parti e risolvere questo problema. Intanto, la Regione cominci a pagare le somme non contestate altrimenti gli interessi e le spese legali si aggiungeranno al capitale che già la Regione deve, con sentenze non più impugnabili».

Dopo Marco Tedde ha preso la parola l’on. Eugenio Lai (SDP), che ha detto: «Sarà per la mia giovane età o perché non mi piace girare introno sui problemi ma non può essere messo sullo stesso piano chi viene pagato a 90 giorni e chi non paga da nove mesi i lavoratori. E non accetto che si dica che alcuni consiglieri regionali vogliono cavalcare questa situazione sulle spalle dei lavoratori. Al primo piano ci devono essere i diritti dei lavoratori e il servizio da erogare. E’ dovere della politica intervenire nei confronti dei più deboli, ovvero i lavoratori: ben venga una commissione sull’Aias ma si paghino subito i lavoratori. E nessuno dica che “solo dieci dipendenti stanno facendo lo sciopero della fame”. Riportiamo nel servizio pubblico il servizio della riabilitazione».

Per Edoardo Tocco (FI) «alla fine dei giochi è l’assessore Arru che deve prendere la palla in mano. Non siamo noi oggi a risolvere il problema ma Luigi Arru e il manager Fulvio Moirano. Anche se oggi votiamo un parere favorevole domani i lavoratori non avranno gli stipendi. L’assessore chiami Moirano e trovino una soluzione: noi siamo già d’accordo per tutelare i lavoratori e chiedo che la commissione Sanità sia convocata nelle prossime 48 ore».

Per l’on. Luigi Ruggeri (PD) «non c’è dubbio che l’Aias si sia manifestata con professionalità e cultura della sanità quando la Regione non c’era. Ma oggi non è più così e dobbiamo interrogarci sul fatto se questo modello abbia un futuro sostenibile. Abbiamo il dovere di interrogarci in particolare sulla gestione dei lavoratori, che devono essere nei pensieri del committente pubblico insieme ai pazienti.  I lavoratori non sono carne da macello, come spesso capita nelle vertenze industriali della Sardegna. L’altro vero tema è la qualità e la appropriatezza del servizio erogato oggi, soprattutto dentro le residenze psichiatriche. Per questo chiediamo che si attivi l’assessore, per i competenti doveri di indirizzo e di controllo. Compreso il dovere di accertare come avviene la remunerazione dei dipendenti».

Il consigliere dei Riformatori sardi, Michele Cossa, ha invitato il Consiglio ad avere un approccio terzo nei confronti della vertenza Aias, definito «un problema gigantesco che coinvolge migliaia di dipendenti e di pazienti ed una platea enorme di fornitori». «Il problema non è nuovo – ha aggiunto l’esponente della minoranza – ma in questi ultimi anni è vero che ha assunto dimensioni mai viste prima». Michele Cossa ha definito paradossale la situazione del ritardo dei pagamenti che costringe l’Aias alle anticipazioni bancarie: «Così una parte consistente del denaro pubblico se ne va in interessi bancari».

Il consigliere dei Riformatori ha quindi replicato a quanti hanno ipotizzato l’erogazione pubblica dei servizi resi dall’Aias («Costerebbe molto di più e parlare di 12 milioni di debiti contestati ci fa capire l’assurdo della situazione»). Michele Cossa ha quindi auspicato che la Regione paghi almeno le somme che non sono oggetto di contestazione per agevolare il pagamento degli stipendi arretrati ed ha invitato l’azienda a revocare licenziamenti e sanzioni nei confronti dei dipendenti.

Antonio Solinas (Pd) ha affermato che «la prima azione da porre in essere è la verifica della convenzione tra la Regione e l’Aias e quindi garantire che il personale sia messo nelle condizioni di offrire prestazioni e servizi”. L’esponente della maggioranza ha invitato l’assessore ad adoperarsi per accelerare la definizione del  contenzioso e dare «una boccata d’ossigeno all’azienda». A giudizio di Solinas, il Consiglio dovrà quindi adoperarsi «per ristabilire un clima di serenità tra lavoratori e azienda» per far sì che «la Regione possa pagare direttamente gli stipendi arretrati ai dipendenti».

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha evidenziato la riduzione dei fondi erogati all’Aias nel corso dell’ultimo triennio («si è passati dai 36 milioni di euro del 2014 agli attuali  24 milioni») ed ha lamentato il ritardo nella presentazione dei documenti ai consiglieri nonché il mancato accoglimento della richiesta per un incontro chiarificatore in commissione con l’assessore. A giudizio dell’esponente della minoranza la cosa fondamentale «è sapere a quanto ammonta il credito che la Regione ha riconosciuto all’Aias». Giorgio Oppi ha quindi ricordato la riduzione del budget 2016 con effetto retroattivo («comunicata cioè alla fine dell’anno a valere però sulle prestazioni erogate a partire da gennaio») ed ha auspicato una allentamento delle tensioni. «Propongo che la Regione – ha affermato il leader dei centristi – anticipi parte delle somme dovute ai lavoratori e ricordo a tutti che una riduzione del budget del 20% significa una riduzione del personale del 20%».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sdm) ha affermato di avere una impostazione ideologica al problema: «Ho un impostazione ideologica secondo la quale i lavoratori hanno ragione anche quando hanno torto, ma non è il caso dell’Aias perché i suoi dipendenti hanno solo ragione». A giudizio di Pizzuto i crediti vantati dall’Aias non sono tali da giustificare il ritardo di 9 mesi nel pagamento degli stipendi e l’esponente della maggioranza ha quindi sollecitato un accordo con l’azienda che preveda il pagamento immediato delle retribuzioni arretrate. «Se così non sarà – ha affermato Pizzuto – si passi ad altre misure come la sospensione dell’accredito e ai pagamenti diretti ai lavoratori, preparando nel contempo l’ingresso del pubblico nei servizi della riabilitazione e ponendo fine al monopolio dell’Aias».

«L’onorevole Pizzuto si ispira alla Cina e alla Corea del Nord», ha replicato il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, «e mi chiedo come si faccia ad accettare che una pubblica amministrazione riduca il budget dei servizi offerti da operatori privati a fine anno ma con effetto retroattivo». «La verità – ha aggiunto l’esponente della minoranza – è che in questi anni si tende a pagare meno per nascondere il mancato contenimento della spesa in sanità». Dedoni ha invitato l’assessore a pagare direttamente gli stipendi ai dipendenti dell’Aias: «È una cosa semplice, pagate direttamente i lavoratori e smettetela di strumentalizzare il loro disagio».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha evidenziato il ruolo centrale dell’assessorato nella definizione della vicenda ed ha ricordato che «l’Aias è un’azienda sarda che non scappa come invece hanno fatto tante altre aziende a cui non avete né chiesto il Durc né altro tipo di patenti». «La vertenza Aias – ha dichiarato l’esponente della minoranza – può concludersi positivamente ma l’azienda ritiri i licenziamenti e i dipendenti cessino sciopero della fame, solo così potremo favorire un confronto con la Regione con l’impegno di pagare subito le somme non in contenzioso».

Il capogruppo di Sinistra democrazia e progresso, Daniele Cocco, ha insistito «sull’inaccettabile e ingiustificato ritardo nel pagamento degli stipendi ai lavoratori» ed ha rimarcato la necessità di dati certi sui crediti e sui contenziosi di Aias con la Regione. Il capogruppo di maggioranza ha quindi invitato l’assessore ad un «passaggio in commissione insieme ai tecnici» per un quadro definito e certo della questione.

«Dopo quattro ore di dibattito la maggioranza arriva alla proposta che abbiamo formulato in sede di capigruppo e in apertura di seduta – ha attaccato il capogruppo Udc, Gianluigi Rubiu – e come avevamo previsto i lavoratori non avranno nessuna risposta da questo confronto in Consiglio». L’esponente della minoranza ha ribadito la proposta formulata in precedenza da Oppi con l’invito all’assessore di anticipare il pagamento degli stipendi ai dipendenti dell’Aias.

Dopo Gianluigi Rubiu è intervenuto Giovanni Satta (gruppo misto) che ha detto che bisogna iniziare a essere lineari. «Ci sono dei diritti e dei doveri – ha aggiunto – che devono essere rispettati». Per Giovanni Satta l’azienda va salvata. E’ necessario, pertanto,  che si vada subito in commissione per dare risposte ai lavoratori.

Gianfranco Congiu (Partito dei sardi) ha spiegato che il suo gruppo ha aderito alla mozione 297 perché la formulazione era la più opportuna. «Siamo vicini alle persone che in questo momento stanno soffrendo – ha aggiunto – e il testo laico della mozione era quello che più si adatta alle esigenze del momento. Non si possono trovare in qualche ora soluzioni che non sono trovate in 60 anni. Noi dobbiamo tracciare – ha concluso –  il baricentro della nostra attività per il futuro. Dobbiamo cercare di colmare quelle discrasie contrattuali che esistono. Dobbiamo giungere a una riscrittura di un nuovo modello di erogazione di quei servizi.  Si devono riscrivere i rapporti».  

Il capogruppo Pietro Pittalis (FI) ha detto che questo dibattito è stato utile ma non produttivo. Perché non ci sono state  proposte per dare soluzioni  a questo problema. L’assessore stasera – ha sottolineato – ha fatto il suo dovere: ha dato i dati. Non condivido invece il parlarsi addosso della maggioranza che doveva invece individuare almeno qualche proposta concreta. Pietro Pittalis ha detto che in Aula non è stato riconosciuta l’attività meritoria dell’Aias e della Fondazione che spesso si sono  sostituite al pubblico. Sembra quasi – ha aggiunto – che ci sia  il tentativo di regolare i conti con la fondazione e con una famiglia perché forse c’è qualcuno che vuole accaparrarsi il mercato. Quando i colleghi del centrosinistra dicono che alla fine del dibattito si torna in commissione danno  ragione alla minoranza: il dibattito doveva svolgersi nella sede competente: la commissione.

Alla fine dell’intervento dei capigruppo ha preso la parola l’assessore Arru che ha garantito l’ impegno a confrontarsi in commissione per cercare la soluzione più  adatta, sempre nel rispetto del diritto positivo. Quindi, massima disponibilità e massima apertura nei confronti dei lavoratori.

Pietro Cocco (Pd), primo firmatario della mozione,  ha annunciato la predisposizione di un ordine del giorno e ha confermato che la discussione su questa vertenza era meglio farla in Consiglio, alla luce del sole, davanti al pubblico. Le proposte che faremo speriamo siano condivise anche dalla minoranza.

Per consentire la predisposizione dell’ordine del giorno i lavori sono stati sospesi  per qualche minuto.

Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau ha detto che sono stati presentati due ordini del giorno. Il primo (Pietro Cocco e più) è stato approvato (presenti 46, sì 26, no 17). Bocciato il secondo (Pietro Pittalis e più) con 18 voti a favore e 25 contrari. L’ordine del giorno approvato impegna il presidente della Regione, la Giunta e l’assessore della Sanità a sollecitare l’AIAS ad effettuare la certificazione dei propri bilanci per accertare l’effettiva consistenza dei crediti vantati; a prevedere che nei contratti stipulati dall’ATS con gli erogatori privati vi siano esplicite clausole di salvaguardia delle retribuzioni dei lavoratori che, se disattese, potranno essere causa di revoca dell’accreditamento;  ad adottare un atto di indirizzo in base al quale il pagamento delle retribuzioni pregresse avvenga ex articolo 1676 del codice civile e che il contenzioso, se possibile, venga risolto in via transattiva. L’ordine del giorno impegna anche ad avviare una ricognizione degli operatori privati potenzialmente interessati a svolgere questi servizi sanitari e socio sanitari  in grado di superare il monopolio in atto.

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Il Consiglio regionale ha approvato la legge di stabilità 2017 e il bilancio di previsione triennale 2017-2019.

La seduta di stamane si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo e formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con la discussione dell’art. 5/ter (Disposizioni in materia di agricoltura, artigianato, commercio e turismo) del Dl n.393 (Legge di stabilità 2017) e degli emendamenti collegati.

Prima di affrontare l’ordine del giorno il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha ripreso il tema dell’inammissibilità di un suo emendamento, perché non collegato alla norma finanziaria, ricordando che un altro emendamento identico è stato ammesso. La mia proposta, ha concluso, «riguardava una legge sulle aree industriali e non quella di bilancio».

Il presidente Ganau ha osservato che, in realtà, l’emendamento del consigliere Angelo Carta era collegato ad un altro emendamento legato e comunque fa riferimento alla materia del personale, tema non ammissibile secondo le regole attuali.

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi, sempre sull’ordine dei lavori, ha comunicato che, a fronte di una richiesta di accesso agli atti, gli è stato richiesto il pagamento delle spese dall’Agenzia Forestas. Ma, ha lamentato, «l’accesso agli atti dei consiglieri regionali è disciplinato dall’art.105 del regolamento e non è previsto alcun pagamento, chiedo perciò l’intervento della presidenza».

Il presidente Ganau ha definito una “interpretazione arbitraria” quella di Forestas ed ha assicurato il suo intervento.

Ancora sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Sdp Daniele Cocco ha ricordato che «anche stamattina una delegazione di Forestas protesta per la situazione dei lavoratori dell’Agenzia». Occorre, ha affermato, «che a breve si siano risposte da parte degli assessorati del Lavoro e del Personale perché si diano ai lavoratori certezze sul loro futuro».

Il presidente Ganau ha assicurato la massima attenzione della presidenza sul problema.

Successivamente, il Consiglio ha respinto alcuni emendamenti soppressivi presentati dall’opposizione.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, dopo aver sottolineato l’insufficienza delle risorse su settori strategici per la Regione di cui il suo gruppo auspicava l’incremento ha annunciato il ritiro degli emendamenti soppressivi. Altrettanto hanno fatto il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ed il consigliere del Misto-Fdi Paolo Truzzu.

Subito dopo l’Assemblea ha approvato una serie di emendamenti. Il n.626 (Sabatini e più) che aumenta ad 800.000 euro lo stanziamento a favore di Argea per il settore vinicolo, il n. 580 (Giunta) che aumenta a 400.000 euro il contributo a sostengo delle Camere di Commercio per le funzioni trasferite dalle Province, il n. 656 (Piscedda e più) che armonizza le norme sulla riduzione dell’indennità di carica per i dirigenti ai contratti collettivi, il n. 653 (Cocco Pietro e più) che aumenta a 390.000 lo stanziamento per il Consorzio turistico della Marmilla “Sa Corona Arrubia”.

Sul testo dell’art.5/ter è stata chiesta la votazione per parti dalla consigliera di Campo Progressista Annamaria Busia.

Dopo l’approvazione dei primi 5 commi, si è sviluppato un dibattito sul comma 6 che prevede un contributo di 100.000 euro a favore del Centro di ricerca Eurispes.

Secondo il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde il contributo è un regalo ai privati.

Per la consigliera Annamaria Busia (Campo Progressista) si tratta invece di scelte dignitosissime di politica ma ognuno può decidere sulle priorità.

Il comma 6 è stato poi approvato.

Anche sul comma 7, che prevede un contributo al Consorzio turistico della Marmilla, sono intervenuti diversi consiglieri.

Luigi Crisponi, per i Riformatori, ha protestato per un sostegno che va ad un Consorzio turistico rispetto ai 31 che operano in Sardegna.

Contraria anche la consigliera Annamaria Busia (Campo progressista) che ha giudicato l’intervento inopportuno rispetto alle emergenze della Regione.

Il consigliere Paolo Zedda (Misto) ha ricordato che le priorità sono sempre soggettive, auspicando una legge organica sulla storia e cultura sarda.

Per il capogruppo sardista Angelo Carta, contrario, la proposta non c’entra nulla con l’identità della Sardegna.

Il consigliere Alessandro Collu (Pd) ha detto di non gradire certe forme di finanziamento condividendo l’esigenza di una legge organica ed osservando, però, che la battaglia di Sanluri ha segnato arrivo degli Aragonesi in Sardegna.

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha affermato che alcuni interventi hanno anche una valenza pedagogica e non si tratta di “marchette”.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha giudicato positivamente l’intervento auspicando il ribaltamento della vulgata della Sardegna come popolo di vinti, contestato tuttavia sul piano storico il significato della battaglia di Sanluri.

Il consigliere del Pds Roberto Desini ha difeso la proposta ricordando un aneddoto del Comune di Sorso sulla valutazione di certi fatti, a seconda che provengano dalla maggioranza o dall’opposizione.

Messo ai voti, il comma 7 è stato approvato.

Anche il comma 8, che prevede un intervento di 330.000 euro per i collegamenti con le isole minori, è stato oggetto di un articolato confronto fra i consiglieri.

La misura è stata condivisa dal capogruppo sardista Angelo Carta, mentre l’esponente dei Riformatori Michele Cossa ha evidenziato la scarsità delle risorse.

Per il consigliere di Forza Italia Edoardo Tocco occorre lavorare a fondo sulla mobilità minore ma con sconti significativi per residenti o proprietari.

Il consigliere di Sdp Luca Pizzuto, a favore, ha sottolineato che si tratta di una prima risposta ad un problema antico.

Favorevole anche Luigi Crisponi dei Riformatori, che ha proposto di estendere l’intervento a 12 mesi, partendo dall’approvazione della Legge di stabilità.

La finalità della misura è stata condivida poi dal sardista Christian Solinas, secondo il quale il testo è però “un pasticcio” perché la Regione ha fatto contratti e può imporre oneri di servizio pubblico, mentre trasferire questa competenza ai Comuni determina una eccessiva frammentazione.

Il capogruppo di Cps Piefranco Zanchetta ha condiviso in parte le tesi di Solinas, mettendo in evidenza che sulla mobilità nelle isole minori ha ragione si sta ancora navigando a vista  e tuttavia il provvedimento ma dà risposte ai cosiddetti “nativi”.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, favorevole ad un impegno più forte della Regione sulle isole minori, ha criticato a fondo la politica fin qui seguita in materia di trasporti, battaglia strategica della Sardegna.

Successivamente è stato approvato il comma 8 e di conseguenza il testo dell’articolo.

Per quanto riguarda gli emendamenti aggiuntivi sono stati approvati il n. 654 (Moriconi e più) che assegna un contributo di 150.000 all’Agenzia Agris, il n. 591 (Forma e più) che prevede la spesa di 150.000 euro per iniziative di valorizzazione del pane fresco tipico della Sardegna. (Af)

Bocciati, in rapida successione gli emendamenti aggiuntivi presentati dal gruppo dei Riformatori per alcuni interventi nei settori del commercio e dell’artigianato e del turismo: centri commerciali naturali, negozi storici, ristoranti tipici e la manifestazione “Autunno in Barbagia”. Su quest’ultimo punto il consigliere Luigi Crisponi ha chiesto un pronunciamento dell’assessore al Turismo Barbara Argiolas. «La Regione ha sempre finanziato la manifestazione Autunno in Barbagia, che ogni hanno mette in mostra le eccellenze delle zone interne richiamando migliaia di turisti. Questo impegno verrà meno o la Regione continuerà a sostenere l’iniziativa?».

L’assessore Argiolas ha confermato l’impegno: «La Regione proseguirà nelle azioni di promozione e valorizzazione della manifestazione Autunno in Barbagia per il valore che rappresenta per tutta l’Isola».

Si è poi sviluppata una lunga discussione sull’emendamento n.119 presentato dal consigliere dell’Uds Giovanni Satta che propone lo stanziamento di un contributo di 20mila euro a favore della Parrocchia di Santa Maria Abate di Posada per la celebrazione dei riti della Settimana Santa.

Sulla proposta, che ha ottenuto il parere positivo della Commissione e della Giunta, è intervenuto per primo il consigliere del Pd Antonio Solinas che ha manifestato stupore per il parere positivo della Giunta. «In Sardegna – ha detto – ci sono tanti paesi e territori che celebrano i riti  della Settimana Santa. Non capisco il perché di scelte singole di questo tipo». Critici anche il consigliere di Sdp, Paolo Zedda, che ha auspicato un provvedimento di carattere generale per la promozione del patrimonio immateriale della Sardegna (poesia, musica, canto a tenore etc.) e la consigliera di Campo Progressista Anna Maria Busia che ha invocato interventi di sistema. 

A sostegno dell’emendamento sono invece intervenuti il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta («Qual è lo scandalo? Una marchetta dell’opposizione si può fare passare. Il comune di Posada se l’è meritata sul campo»), il consigliere del Pd Roberto Deriu  ( «L’emendamento no è una marchetta. Il Comune lo ha meritato per aver  costruito una rete territoriale importante. La Giunta ha fatto bene a dare parere favorevole. E’ un premio da parte del Consiglio a comuni intelligenti e attivi»), il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi («Il vero scandalo è non avere una legge che valorizzi e promuova l’immenso patrimonio storico e culturale della Sardegna»), e il consigliere di Forza Italia Giuseppe Fasolino («Voterò a favore ma sarebbe opportuno sapere quali sono i criteri per consentire ai comuni di ottenere i finanziamenti»).

Il presidente della Commissione Bilancio Franco Sabatini ha definito inutili le questioni sollevate: «C’è grande attenzione per il patrimonio immateriale della Sardegna. Ogni anno finanziamo con 2 milioni di euro le Pro Loco. Altri finanziamenti sono finalizzati alla promozione della cultura sarda. Non si può dire il contrario».

Il presentatore dell’emendamento Giovanni Satta (Uds) ha voluto chiarire che la proposta non aveva una finalità localistica: «Posada non è nel mio collegio elettorale. Ho presentato l’emendamento perché si tratta di una manifestazione meritoria».

Per il consigliere Giorgio Oppi (Udc) «non sono marchette ma mance. In una finanziaria costellata di provvedimenti di questo tipo non c’è motivo di perdere tempo su un piccolo finanziamento a un’iniziativa meritoria».

Pietro Pittalis (Forza Italia) ha invece difeso l’operato del suo gruppo: «La Finanziaria è un mercanteggiamento, noi non abbiamo presentato richieste – ha detto Pittalis – sfido l’assessore a dire il contrario. Chi ha proposto le marchette se le tenga. Le nostre proposte sono tutte di carattere generale e mirano allo sviluppo della Sardegna».

Posto in votazione l’emendamento n.116 è stato approvato.

Respinto l’emendamento 19 insieme al 110, 111, 114.

E’ stato approvato invece l’emendamento 151 (Rubiu e più) per finanziare con 50mila euro la rievocazione della Sartiglia di Iglesias.

L’on. Busia (CP) ha sostenuto gli emendamenti 487 e 488, che prevedono azioni di contrasto del fenomeno di spopolamento dei piccoli comuni, anche attraverso gemellaggi. Il 487 è stato respinto mentre il 644, sostitutivo del 488, è stato approvato e prevede un fondo sperimentale di 100 mila euro a titolo di cofinanziamento per i Comuni che intendono avviare  progetti di gemellaggio nell’ambito dell’Ue.

Approvato l’emendamento 652 sostitutivo del 535 dell’on. Francesco Agus (CP): 500mila euro per sostegno e animazione imprenditoriale in tutta al Sardegna in collaborazione con Gec 2017 e Meta group.

Respinto l’emendamento 112 e poi il 113, 115.

Approvati gli emendamenti 432 e 642 per avviare le procedure per acquisire il dominio di rete Sardegna .srd. La spesa prevista è di euro 20 mila.

La dismissione della partecipazione regionale dentro Insar è oggetto dell’emendamento 493 a firma Busia e Agus (CP). L’assessore Paci ha risposto che “il tema è all’attenzione della Giunta, come del resto tutte le partecipate. Ma è chiaro che non possiamo decidere solo noi perché il 50 per cento è dello Stato”. L’emendamento è stato respinto”.

Sull’articolo 6 sono stati ritirati gli emendamenti dell’opposizione e l’articolo 6 è stato approvato e a seguire anche gli articoli 7 e 8 senza nuovi emendamenti. L’on. Busia ha ritirato l’emendamento 494 (finanziamento straordinario per i debiti fuori bilancio del Comune di Nuoro) ma l’opposizione con l’on. Crisponi (Riformatori) e poi Pittalis (FI) l’ha fatto proprio insieme agli emendamenti 620 e 621.

L’on. Pittalis ha detto: “Su un argomento di questa portata contavamo sulla partecipazione trasversale di tutte le forze. Prendiamo atto del vostro ritiro e confidiamo nella sensibilità dei colleghi”. L’on. Crisponi ha aggiunto: “Ci sono tensioni nel territorio anche per i recenti fatti di Oliena”. L’on. Carta (PSd’Az) ha detto: “Qui si tratta di sostenere il capoluogo delle zone interne, perché c’è Nuoro e c’è anche la sua provincia, disperatamente isolata con ponti crollati e strade bloccate che non consentono di collegare l’Ogliastra”.

“Su questo tema è chiaro che sono tanti i Comuni in difficoltà, non solo Nuoro. E per evitare conflitti chiediamo che si intervenga per tutti, come ha richiesto lo stesso sindaco di Nuoro, che non gradisce nessuna forma di favoritismo”, ha detto l’on. Busia (CP).

L’on. Giovanni Satta (Uds) ha chiesto all’assessore Paci “un intervento chiaro sul punto”.

E’ stato respinto l’emendamento 621-

L’on. Pittalis ha riferito di “una richiesta di incontro appena giunta dal Comune di Nuoro per parlare dell’università nuorese” e ha detto: “Questo atteggiamento anche del comune di Nuoro è schizofrenico, non siamo i lacchè di nessuno”. Della stessa opinione l’on. Crisponi.

L’emendamento 494 è stato respinto.

Sulla Tabella A è stato approvato l’emendamento 590 e poi il testo della Tabella; a seguire la Tabella B e la Tabella C con il solo emendamento 30.

L’Aula è passata all’esame della Legge di bilancio e dei relativi emendamenti, che sono stati respinti con il parere contrario della Commissione e della Giunta. Respinto, in particolare, l’emendamento 23 sul quale Forza Italia aveva chiesto il voto elettronico palese.

L’articolo 1 è stato approvato e così l’articolo 2 (sul quale sono stati ritirati gli emendamenti), l’articolo 3, l’articolo 4.

Approvati l’emendamenti 78, 57, 60, 72,  76, 75 (proposti dalla Giunta) sulle Entrate e gli emendamenti 73, 74, 65, 85 e 55, 4 e 59 sulla Spesa. Sempre sulla spesa l’on. Busia ha caldeggiato il sì all’emendamento 7 che recepisce una norma nazionale relativa ai compensi ai 12 avvocati della Regione. “In passato sono stati maturati compensi anche doppi rispetti allo stipendio”. L’assessore Raffaele Paci ha detto: “Faremo verifiche, non ho competenze dirette sulla materia”. L’emendamento è stato respinto insieme al 7, 47, 13, 50, 51, 52, 54, 49.

L’on. Roberto Desini (Pds) ha annunciato il ritiro dell’emendamento 79.

Non approvato l’emendamento 194; ritirato l’8; non approvati il 48 e il 192; ritirati l’80n e il 10; approvato il n. 83 (Giunta regionale) decade il 77; non approvati il 196, il 188, il 197,il 198. Approvato l’emendamento tecnico n. 56 (Giunta regionale) e il tecnico n. 61 (Giunta regionale); non approvato il 206, ritirato l’11.

Sull’emendamento n. 1 (Usula, Misto) che proponeva di incrementare con 1.5 milioni di euro il capitolo di bilancio relativo ai centri antiviolenza si è sviluppato un vivace confronto in Aula. Il presentatore ha rimarcato la scarsità dei fondi a disposizione ed ha definito “non un grande risultato” quello ottenuto con il pacchetto di emendamenti approvati nella seduta di ieri e salutato con favore dalle consigliere di entrambi gli schieramenti. «Propongo un  finanziamento aggiuntivo di 1.5 milioni di euro che riporterebbe così gli stanziamenti al livello del 2007 – ha concluso Usula – ponendo fine alla riduzione delle risorse che abbiamo registrato nell’attuale legislatura».

Il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis, è intervenuto a sostegno della proposta del consigliere dei Rossomori («è un modo serio di affrontare il problema perché se è vero che è stato positivo ampliare i centri antiviolenza è altrettanto evidente che servono risorse adeguate»).

La consigliera del Pd, Rossella Pinna, ha invece confermato soddisfazione per i risultati ottenuti in sede di finanziaria («abbiamo triplicato le risorse a disposizione») ed ha affermato che “nel corso dell’anno sarà valutato se saranno necessarie incrementi negli stanziamenti”. Soddisfatta dei risultati ottenuti anche la consigliera di Fi, Alessandra Zedda, che ha parlato di “primo passo significativo” ed ha definito “meritoria” la proposta del consigliere Usula. Posto in votazione l’emendamento 1 non è stato approvato con 23 sì e 29 no.

Ritirato l’emendamento 9; non approvati il 199, il 201, il 202, il 203, il 204; ritirato l’81; non approvato il 205, approvato invece l’emendamento n. 5 (Pietro Cocco e più) che incrementa di un milione di euro il capitolo relativo al fondo per la concessione di contributi in conto interessi sulle operazioni di credito a favore delle imprese artigiane.  Non approvati gli emendamenti 189, 190, 191 e 200.

Approvati tre emendamenti di natura tecnica della Giunta (58, 63 e 64) è stato approvato anche l’emendamento n. 66 (Giunta regionale) che sostituisce l’elenco dei residui perenti a valere su risorse vincolate e non vincolate, dell’allegato 6 alla nota integrativa.

Approvati di seguito: l’allegato 1 (Prospetto delle entrate di bilancio per titoli e tipologie); l’allegato 2 (Riepilogo generale delle entrate per titoli); l’allegato 3 (Prospetto delle spese di bilancio per missioni, programmi e titoli); l’allegato 4 (Riepilogo generale delle spese per titoli); l’allegato 5 (Riepilogo generale delle spese per missioni); l’allegato 6 (Quadro generale riassuntivo delle entrate e delle spese per titoli); l’allegato 7 (Prospetto dimostrativo degli equilibri di bilancio), l’allegato 8 (Prospetto di verifica del rispetto dei vincoli di finanza pubblica); l’allegato 9 (Tabella dimostrativa del risultato di amministrazione presunto); l’allegato 10 (Prospetto della composizione, per missioni e programmi, del fondo pluriennale vincolato); l’allegato 11 (Composizione dell’accantonamento al fondo crediti di dubbia esigibilità); l’allegato 12 (Prospetto dimostrativo del rispetto dei vincoli di indebitamento delle regioni e delle province autonome); l’allegato 13 (Elenco dei capitoli che riguardano le spese obbligatorie); l’allegato 14 (Elenco delle tipologie di spesa finanziabili con il fondo di riserva per le spese impreviste); l’allegato 15 (Nota integrativa al bilancio di previsione 2017-2019).

Dopo un chiarimento richiesto dal capogruppo Fi, Pittalis, il presidente del Consiglio ha comunicato che i lavori sarebbero ripresi alle 15 con le dichiarazioni di voto finali.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, intervenendo per fatto personale ha preannunciato azioni legali contro un consigliere per “avermi definito bugiardo”.

Il consigliere, Eugenio Lai (SdP), ha ribadito al richiesta perché si dedichi una sessione dei lavori del Consiglio al “caso Aias”. Il capogruppo di Forza Italia, Pittalis, ha rilanciato: «Concordo con Lai, così potremo far cessare le speculazioni in corso sul “caso Aias”». L’esponente della minoranza ha quindi insistito sul caso Forestas e sulla messa in calendario della legge per le zone interne.

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, sia è associato alle dichiarazioni rese da Pietro Pittalis ed  ha proposto una sessione di lavori dedicata interpellanze e mozioni.

Il presidente del Consiglio dopo aver ipotizzato una riunione della capigruppo per il prossimo martedì ha dichiarato conclusi i lavori e convocato il Consiglio alle 15.00.

I lavori sono ripresi nel pomeriggio, sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con le dichiarazioni di voto finali sul Dl n. 393 (Legge di stabilità 2017).

Aprendo il ciclo degli interventi, il consigliere Luigi Lotto (Pd), favorevole, si è soffermato sullo «stanziamento considerevole per il comparto agro-pastorale, però c’è sconcerto fra maggioranza e opposizione per l’atteggiamento di una forza politica di intestarsi meriti che sono di tutto il Consiglio sulla decisione relativa al pecorino romano». A nessuno, ha aggiunto, «è consentito, peraltro con numeri non determinanti, di ergersi ad unico depositario di un interesse diffuso a soetegno di un settore, per il quale sono certo che l’assessorato troverà le strade più adeguate per l’utilizzo migliore e più rapido delle risorse disponibili».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha parlato di una «legge finanziaria inadeguata e distratta frutto del lavoro dei professori incapaci di sintonizzarsi con i problemi reali della Sardegna ma, oltre alla miope visione accademica, ne è emersa un’altra, emblematica di quadro attento ai particolarismi più che alle scelte di sistema». In questi anni, ha sintetizzato, «si è fatta molta auto-promozione mentre la Sardegna affondava, le famiglie venivano trascurate e le imprese abbandonate al loro destino».

Il consigliere di Forza Italia Oscar Cherchi ha definito la finanziaria 2017 «la peggiore degli ultimi vent’anni e spero che stavolta Governo non la impugni consentendo di liberare finalmente risorse comunque indispensabili per la Sardegna». Questa legge, ha detto ancora, «non permette di guardare al futuro, non ha una colonna vertebrale ed una linea, non indica una strada giusta per la Sardegna, dal turismo al lavoro, all’agricoltura, perché in tre anni siamo tornati indietro di dieci ed è stato abbandonato quanto era stato fatto in passato solo per dare risposte personalizzate e territoriali, senza niente di nuovo».

Il capogruppo di Sdp Daniele Cocco ha esordito dichiarando che « i giudizi di Cherchi sono molto ingenerosi, noi invece siano soddisfatti della legge perchè, pur nella ristrettezza di risorse, siamo riusciti a dare alcune risposte alle tante emergenze della Sardegna: politiche sociali, povertà, settore lattiero-caseario, cercando di agire con razionalità». Nel giudizio complessivo sulla legge, ha proseguito Cocco, «non cantiamo vittoria perché siamo consapevoli della situazione della nostra terra, potremo fare di più se risolveremo con lo Stato la questione degli accantonamenti per il debito pubblico, che non hanno certo creato i sardi: questo chiederemo al presidente, alla Giunta ed alla maggioranza».

Il consigliere del Misto-Fdi Paolo Truzzu ha criticato a fondo la finanziaria che, a suo giudizio, «è simile ad un bilancio di condominio, piena di spese obbligate, senza respiro e con un programma piatto dato che, a parte gli interventi per il settore lattiero-caseario, non sono mai entrati alcuni grandi temi come spopolamento, zone interne, invecchiamento della popolazione e lavoro che pure interessano moltissimo la società sarda». L’opposizione, ha ricordato Truzzu, «invece proprio su questo ha concentrato le sue proposte ma la maggioranza non le ha voluto prendere in considerazione e quello della ristrettezza di risorse è un alibi, perché in realtà sono stati divisi 10 milioni di mancette perché le elezioni sono alle porte, facendo registrare una distanza siderale fra la maggioranza e i sardi».

Il consigliere Stefano Tunis, di Forza Italia ha osservato che, dall’inizio della legislatura, «è trascorso un tempo abbastanza lungo per poter dare giudizi significativi; vi siete presentate come persone di alte competenze scientifiche che dovevate trasferite alla politica per dare una risposta più efficiente ai cittadini e noi abbiamo visto questo gioco mettendovi alla prova ma la politica rivoluzionaria non c’è stata». A cominciare dalle entrate, ha continuato, «dove Pigliaru si era paragonato al Marchionne dei progetti visionari ma alla fine ha prodotto solo la rinuncia ai ricorsi e la scelta del dialogo costruttivo col Governo: i risultati sono fallimentari ed il bilancio del giro di boa suggerisce una drastica inversione di rotta».

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, «senza dietrologie», ha affermato che anche «la stessa impostazione ed il metodo della Legge di stabilità hanno lasciato a desiderare, perché doveva essere l’anno della svolta ma è arrivata in grave ritardo e solo per responsabilità dell’opposizione si è arriva oggi all’approvazione». Quanto ai contenuti, secondo la Zedda «sono largamente insufficienti su entrate ed azioni per un ruolo incisivo della Sardegna sui temi dell’ insularità (fiscalità, attività produttive, spesa di fondi comunitari, continuità territoriale)».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha sottolineato che «in questo momento, ci piace ricordare lo sforzo del Consiglio, anche dal punto di vista etico, per una manovra che porterà vantaggi e benefici, a partire da norma inserita nel comma 6 dell’articolo 1 che, per la prima volta, consente ad aziende e famiglie pressate da azioni esecutive del fisco di fare transazioni sul capitale e non solo sugli interessi».

Il consigliere dei Riformatori sardi Luigi Crisponi ha affermato che «se si dovesse scrivere il diario di bordo di questi tre giorni sarebbe davvero insoddisfacente, come emerge anche nelle fila della maggioranza per tanti emendamenti bocciati ed invece meritevoli di molta attenzione, dietro i quali ci sono storie di luoghi e paesi che stanno soffrendo moltissimo: Nuoro trattata a schiaffi, zone interne, tradimento del popolo delle imprese e delle attività produttive, perfino un grandissimo artista come Giuseppe Biasi è stato abbattuto dalla maggioranza».

Il capogruppo del PSd’Az Angelo Carta ha messo l’accento sul fatto che «con la legge di stabilità il Consiglio ha soltanto sfiorato i problemi importanti dei sardi, senza affrontarne neanche uno in maniera decisa, senza soluzioni e priorità; inoltre è mancato il tentativo di utilizzare la leva fiscale per iniziare a dimostrare che una Regione diversa, quella della zona franca, può decidere in autonomia le sue politiche di sviluppo, per cui purtroppo le cose in Sardegna resteranno come prima».

Il consigliere di Campo Progressista Francesco Agus ha espresso una valutazione molto positiva sull’emendamento per «il riconoscimento dell’insularità in ambito comunitario». Positiva anche la fine dell’esercizio provvisorio, ha continuato Agus, «ma non è il caso di assumere toni trionfalistici, perché la Legge di stabilità risente in effetti di vecchi problemi a causa dei quali il Consiglio ha ripartito pani e pesci senza riuscire a moltiplicarli, in tutti i sensi». Quanto al bilancio, ha aggiunto il consigliere, «è composto fondamentalmente da tre macro-voci, sanità peraltro sottostimata, macchina regionale troppo lenta, fondo unico per gli Enti locali: di qui una finanziaria compilativa in cui le uniche risorse, come patti con il Governo e fondi europei, richiedono i primi più trasparenza ed i secondi una spesa molto più veloce».

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci si è detto convinto, in un primo tempo, che questa legge potesse essere una svolta che del resto «era stata annunciata come quella che regolava i conti con lo Stato ma, in realtà, rispetto ai grandi temi dello sviluppo economico e delle politiche per il lavoro, sul bilancio complessivo di circa 9 miliardi emerge che le risorse sono quasi interamente assorbite da sanità, accantonamenti, personale e mutui». Siamo insomma,a continuato Locci, «all’ennesimo festival della conferma della spesa storica, le riforme annunciate non hanno prodotto novità e non si vede nemmeno un barlume di speranza, tanto è vero che l’emendamento più importante, quello di Agus su un piano del lavoro di vecchia memoria, non è stato nemmeno discusso dal Consiglio».

Sempre per Forza Italia il consigliere Edoardo Tocco ha affermato che «questa finanziaria non ha accontentato nessuno ed anzi suona l’ennesimo campanello di allarme su una situazione davvero drammatica, i benefici (pochi) sono solo per alcuni e non incidono su problemi della Sardegna, da sanità a continuità territoriale, dall’industria ai trasporti, in definitiva il miracolo non c’è stato e non ci poteva essere perché è mancata quella strategia forte che si sardi si aspettavano».

Il consigliere Giovanni Satta (Misto) ha detto che, dalla legge di stabilità, si sarebbe aspettato qualcosa di più e di meglio, mentre invece ci si trova di fronte ad una «finanziaria inconsistente che forse non poteva essere diversa senza rivedere profondamente i rapporti con lo Stato anche con il riconoscimento dell’insularità»- Lo stesso intervento per il lattiero-caseario, «ammirevole ma tardivo comunque non salverà questa annata agraria, anche perché l’agricoltura sarda ha bisogno di una riforma profonda, così come i trasporti e tutto il tessuto economico regionale, insomma c’è bisogno di una Sardegna diversa che con questa finanziaria non c’è».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), favorevole, ha sostenuto che con la manovra «si è fatto tutto il possibile compatibilmente con la situazione della Sardegna, abbiamo lavorato in questi mesi ascoltando tutti i portatori di interesse, in un quadro di disponibilità ridotte ma, nonostante questo, va segnalato il contributo al Consorzio di bonifica Oristanese (il più grande dell’Isola) che è stato salvato superando le improvvisazioni». Va ricordato anche, ad avviso di Solinas, «che tutto il Consiglio è intervenuto con risorse importanti a sostegno del lattiero caseario, anche se è vero che alcuni argomenti solo stati solo sfiorati come zone interne e spopolamento; questo è il problema dei problemi e dobbiamo a cominciare a lavorarci da domani mattina, almeno per dare risposte in grado di bloccarlo, così come dobbiamo intervenire per accelerare la spesa dei fondi Psr e comunque è un ottimo risultato che la Giunta abbia assegnato ad Argea la funzione di ente pagatore».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi si è detto non soddisfatto della finanziaria ma, ha precisato, «avrei gradito di più parlare di problemi veri come il lavoro, perché il centro-destra metteva fondi ma ora non ho visto nulla per lavoro e industria». Eppure, ha ricordato, «quando scomparve il settore carbonifero si realizzò il polo di Portovesme con alluminio e piombo-zinco, speravamo insomma in qualcosa di innovativo, anche per la presenza di molti professori, e di ripetere magari l’esperienza del Veneto dove dalle ceneri dell’industria pesante nacque un diffuso tessuto di piccole imprese, qui al contrario non si è fatto niente e non si è chiusa nemmeno una vertenza».

Il consigliere Emilio Usula (Misto-Rossomori) ha ribadito la valutazione negativa del suo gruppo perché «la finanziaria è povera e asfittica, senza una visione del futuro, miope e tesa a soddisfare esigenze di natura immediata simili al mercimonio, di bassissimo profilo e respiro che non va nemmeno vedere qualche Sardegna si vuole e con quali obiettivi si intende aggredire disoccupazione, dispersione scolastica, mobilità, ambiente, spopolamento di aree interne, ruralità e giovani».

Il consigliere di Forza Italia Giuseppe Fasolino non si è dichiarato stupito da una finanziaria inefficace ed ha messo in evidenza che «mentre prima la maggioranza dava la responsabilità al passato ora ha esaurito gli alibi». «Manca – ha lamentato – un progetto di Sardegna ed il governo regionale non sa dove andare, sugli argomenti più importanti come trasporti turismo ed agro alimentare non si vedono obiettivi e tantomeno i risultati che, dopo tre anni, si dovevano vedere». L’Esecutivo, ha proseguito, «si è appiattito sull’ordinaria amministrazione ed è il peggior difetto per chi riveste una importante funzione pubblica; per quanto ci riguarda avremmo voluto parlare dei grandi problemi della Sardegna anziché dei soliti interventi spot ma i sardi meritano certamente molto di più».

Il consigliere Giuseppino Pinna (Udc) ha ribadito il voto contrario del suo gruppo ad una a finanziaria «di scarso spessore, senza autorevolezza nei confronti del Governo centrale che continua a pagare la Sardegna con assegni a vuoto».

La consigliera Anna Maria Busia (Campo Progressista) ha dichiarato che «questa non è la mia legge ideale come credo di aver dimostrato con gli emendamenti ed anche se riconosco che la politica è equilibrio fra ciò che deve essere e ciò che è, molte cose non mi piacciono, altre le avrei impostate diversamente a cominciare dal taglio coraggioso della spesa». Avrei scelto, ha continuato, «anche un altro metodo perché c’è stato poco dialogo nella coalizione e ad un certo punto sarebbe stato facile uscire dalla maggioranza ma le scelte facili non mi sono mai piaciute e per questo voterò sì».

Il consigliere Alessandro Collu (Pd) ha detto fra l’altro che, «dopo la lunga carrellata degli interventi dell’opposizione è giusto farsi coraggio». La finanziaria, ha sottolineato, «non è la soluzione di tutti i problemi e non poteva essere questo, è piuttosto un luogo come la famiglia dove si cerca di fare il massimo per non lasciare nessuno indietro e bisogna riconoscere che abbiamo trovato situazioni difficilissime, come la sanità ed Abbanoa, che sono state rimesse in piedi, per cui voterò sì».

Il presidente della Commissione Bilancio Franco Sabatini ha difeso con decisione l’impianto della Manovra Finanziaria. Rivolto al consigliere di FdI, Paolo Truzzu, si è detto convinto che il tempo del centrosinistra non sia affatto finito: «Questo lo decideranno gli elettori – ha detto Sabatini – non accetto l’accusa di aver lavorato per distribuire mancette. Credo che abbiamo fatto invece un ottimo lavoro anche grazie all’atteggiamento costruttivo dell’opposizione. In questi mesi abbiamo ascoltato con grande attenzione le parti sociali e discusso a fondo su come utilizzare le risorse. La Finanziaria conferma il Fondo Unico per gli enti locali, i 30 milioni per il Reis, il Fondo per i beni culturali, gli 8 milioni per le biblioteche. Ci sono poi le risorse per i cantieri verdi, gli operai in utilizzo, un milione per la Caritas, 5 milioni per il trenino verde. Senza dimenticare le azioni a tutela della lingua sarda, i fondi per garantire la mobilità verso isole minori, i 14 milioni per il settore lattiero-caseario. Certo non abbiamo risolto tutti i problemi ma questo non è possibile».

Voto contrario alla Manovra ha annunciato il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu: «Questa finanziaria è l’ennesima occasione perduta. Le nostre aspettative erano diverse – ha detto Rubiu – la bocciatura dei nostri emendamenti non ha consentito di invertire la rotta. Il documento è un insieme di proclami e annunci, un film già visto. La Giunta Pigliaru continua a gestire le risorse come se si trattasse del portafoglio di famiglia. La Manovra è una distribuzione di mancette, un documento privo di strategia strutturale che si trasformerà in un boomerang per la maggioranza».

Anche secondo il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni la Manovra merita un voto contrario. «E’ vero che non è sulla finanziaria che si giocano le sorti della Sardegna ma se si guarda alle leggi di settore si capisce che il provvedimento non ha un’anima e un indirizzo – ha sottolineato Dedoni – tutti i comparti sono in sofferenza. Non si riesce a governare il sistema dei cantieri verdi, giochiamo male la partite delle entrate, la sanità continua a produrre disastri. Per questo occorre riorganizzare le leggi di settore. Questa potrebbe essere la vostra ultima finanziaria, vedete voi se riuscite a fare qualcosa di positivo nell’interesse del popolo sardo».

Di diverso avviso il capogruppo dei Cristiano Popolari Socialisti, Pierfranco Zanchetta, che ha annunciato il suo voto favorevole spiegandone i motivi: «Certo la finanziaria non risolve tutto ma indica alcuni percorsi per arrivare a soluzioni positive». Zanchetta si è poi rivolto al collega Truzzu contestando alcune espressioni utilizzate nel suo precedente intervento. «Ha detto alla maggioranza di levare le tende, questo però non è un campeggio. Sarebbe meglio evitare certi termini se non si vuole contribuite ad alimentare il populismo. In questo modo si dà un cattivo esempio a chi ci segue e una rappresentazione non corretta delle istituzioni».

Anche per il capogruppo del Pd Pietro Cocco, è ingiusto dire che la Finanziaria non ha un’anima. «I dati Istat dicono che l’occupazione è in aumento, a gennaio si è registrata una crescita del 14%  grazie ai nuovi contratti a tempo indeterminato – ha ricordato Cocco – è sufficiente? Io dico di no, ma stiamo cercando di riformare la Regione. Questa è una Finanziaria da 7 miliardi e 600milioni di euro tutti spendibili. Sono stati confermati i fondi per il sociale (350 milioni) e per gli enti locali, non sono aumentati i tributi. Le misure adottate vanno nella la giusta direzione».

Giudizio negativo, invece dal capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis: «Una finanziaria si misura dagli effetti che produce sul sistema economico e sociale dell’Isola – ha detto Pietro Pittalis – stiamo entrando nel quarto anno del governo della Giunta Pigliaru, vorrei sentire quali effetti hanno prodotto le finanziarie già a regime. Quale influenza sul Pil, sulla disoccupazione, sul sistema produttivo, sulla lotta alle povertà? La risposta è davanti a tutti: il Pil è sceso dell’1%, il più basso d’Italia, la disoccupazione aumenta, i poveri crescono, i precari attendono ancora risposte. Non c’è un settore che possa dirsi soddisfatto delle politiche attuate. Fuori dal Palazzo c’è gente che soffre. E’ giusto cercare di superare le conflittualità ma non è possibile un dialogo su queste premesse. Voi colleghi della maggioranza state alimentando il partito del qualunquismo».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione la Legge di stabilità 2017 che è passata con 28 voti a favore e 21 contrari. Disco verde anche per il Bilancio di previsione 2017-2019 (votanti 50, 29 sì e 21 no).

L’Aula è poi passata all’esame del Bilancio interno del Consiglio. Il presidente Ganau ha invitato i questori a leggere la relazione. Fabrizio Anedda, a nome dei colleghi del Collegio dei Questori, ha dato per letto il documento.

Subito dopo è intervenuto il questore della minoranza Giorgio Oppi che ha annunciato il suo voto contrario. «E’ arrivata l’ora di spiegare il perché del mio atteggiamento critico nei confronti della gestione complessiva del Consiglio – ha detto Giorgio Oppi – l’Assemblea sarda ha perso la sua centralità politica diventando il passacarte della Giunta il cui potere è cresciuto a dismisura. Questa Finanziaria ne è la dimostrazione evidente».

Oppi si è poi soffermato su alcune criticità del Palazzo: «Gli impianti non sono a norma e le condizioni esterne non sono degne della sede del Parlamento sardo – ha detto l’esponente dell’Udc – le gare d’appalto sono vecchie di 30 anni. Grazie all’impegno dei questori si sono definite le nuove per i servizi di vigilanza e pulizia. Per le altre forniture, invece, si va di proroga in proroga».

Oppi ha poi contestato la decisione di chiudere il presidio sanitario interno al Palazzo nonostante la disponibilità di un fondo di 100mila euro in bilancio.

Duro anche il giudizio sulla gestione del personale: dalle carenze della pianta organica alla sperequazione negli emolumenti dei vecchi e nuovi assunti: «Ci sono dirigenti con stipendi più alti rispetto al presidente del Consiglio e della Regione mentre i dipendenti assunti dopo il 2005 hanno salari bassi.».

Critiche, infine, per la programmazione dei lavori: «Ho chiesto di poter lavorare dal lunedì al venerdì. Questo consentirebbe di esaminare gli atti. Ci sono oltre 300 mozioni e interpellanze ancora da discutere. C’è poi da definire la questione relativa alla composizione dell’Ufficio di Presidenza dove siedono due rappresentanti dello stesso gruppo politico, cosa finora mai successa».

In conclusione del suo intervento, Oppi ha auspicato un cambio di rotta. «Il Consiglio ha perso prestigio e autorevolezza è tempo di cambiare ritmo».

Al questore Oppi ha replicato il presidente Gianfranco Ganau: «La centralità del Consiglio dipende dalle persone che lo compongono – ha detto Ganau – l’arretramento della politica è responsabilità di tutti».

Sulla messa a norma del Palazzo, Ganau ha ricordato che da due anni  si sollecita un intervento: «Quest’anno finalmente ci sono 6 milioni di euro vincolati – ha detto il presidente – sulle gare è vero che siamo in ritardo ma qualcosa si è mosso. La gara per la vigilanza è stata bandita, presto si farà anche quella per il servizio di pulizia».

Ganau ha annunciato anche un intervento per la copertura dei posti della pianta organica: «Esiste una carenza di personale che limita l’attività del Consiglio. Stiamo cercando di porvi rimedio. E’ stato bandito il concorso per i dirigenti referendari, presto si faranno anche quelli per le altre figure professionali». Sulla differenza tra gli emolumenti dei vecchi e nuovi assunti, il presidente ha ricordato che i nuovi contratti rispondono agli standard attuali mentre sui vecchi non si può intervenire perché si tratta di diritti acquisiti.

Sul presidio di Pronto Soccorso, Gianfranco Ganau ha manifestato perplessità: «Ritengo un’anomalia che una struttura pubblica abbia un Pronto soccorso pagato dai cittadini».

Un accenno, infine, alla programmazione dei lavori: «Su questo la competenza è della Conferenza dei capigruppo. Il numero delle mozioni discusse è in linea con quanto accadeva nelle passate legislature». L’on. Attilio Dedoni (Riformatori) ha sollecitato “uno sforzo in più dei questori affinché si porti tutto a norma. Ed è opportuno che i consiglieri non debbano più andare a pietire qualcosa dalla presidenza o dall’ufficio dei questori. E’ fuori dubbio che il palazzo a abbia bisogno di una rivisitazione, per una questione di decoro”.

L’on. Fabrizio Anedda (Misto)  ha segnalato il bisogno di “un dialogo tra i questori e i capigruppo. Possiamo farlo da subito. Per quanto riguarda i lavori urgenti del palazzo ho chiesto 2 milioni di euro per i lavoro urgenti alla commissione Bilancio. Ce n’è stato concesso uno con la promessa di un altro milione in assestamento. Ma mi pare che il problema sia far fare i lavori”.

Il Consiglio ha approvato le Entrate e le Spese del bilancio del Consiglio regionale. L’on. Pittalis ha chiesto “lumi sulla missione 99, ossia che differenza c’è tra le spese istituzionali , i servizi per conto terzi e le partite di giro” e si è rivolto all’on. Anedda.

Al termine, il bilancio è stato approvato. Il presidente Ganau ha dichiarato conclusi i lavori. L’Aula sarà riconvocata a domicilio.

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Sono proseguiti oggi i lavori del Consiglio regionale per l’esame della Legge di stabilità 2017 che detta le disposizioni in materia di sanità e politiche sociali. Sentito il parere del presidente della Commissione Bilancio e della Giunta, il presidente Ganau ha aperto la discussione generale.

Annamaria Busia (Misto), dopo aver sottolineato l’importanza dei contenuti del’articolo 4, ha puntato la sua attenzione sulla necessità di finanziare i Centri antiviolenza per l’assistenza dei  minori “vittime assistite” e dei maschi maltrattanti. «Avrei evitato ogni riferimento a questioni attuali ma anche ieri c’è stato un femminicidio – ha ricordato Busia – a marzo si sono registrati sei delitti contro le donne, uno dei quali in Sardegna. Ormai si tratta di un bollettino di guerra. Per questo l’argomento richiede il massimo impegno da parte di tutti».

La consigliera del Centro Democratico ha quindi auspicato l’approvazione dell’emendamento per l’incremento dei fondi destinati ai Centri antiviolenza: «Si propone un sistema di accoglienza per i minori vittime di crimini domestici. In Sardegna esistono attualmente solo strutture per minori abbandonati o devianti non per minori vittime assistite. Noi prevediamo un modesto finanziamento (100mila euro) che per il momento può bastare. A breve passerà in Senato la proposta di legge per le vittime di crimini domestici. E’ necessario completare il sistema di tutela a favore delle donne con la previsione di Centri che si occupino anche dei soggetti maltrattanti».

Edoardo Tocco (Forza Italia)  ha rimarcato come anche quest’anno la Legge di stabilità destini gran parte delle risorse al sistema sanitario. Il consigliere azzurro ha poi criticato l’operato dell’Azienda unica regionale: « Sarebbe importante capire i piani e i programmi dell’Ats e i criteri con i quali vengono deliberati i tagli. Il direttore Moirano però non si è ancora presentato in Commissione. La maggior parte delle risorse vengono destinate ai grandi ospedali della Sardegna, si dimenticano invece i piccoli nosocomi».

Edoardo Tocco ha poi parlato del Reis: «Abbiamo approvato il reddito di inclusione sociale ad agosto del 2016, da allora non si è saputo più nulla – ha affermato l’esponente della minoranza – c’è una grande aspettativa. Chiedo all’assessore Arru di catechizzare gli uffici regionali perché si colleghino con i comuni. C’è un’informazione distorta e no si riesce a dare risposte ai cittadini».

Rossella Pinna (Pd) ha invece concentrato l’attenzione sull’emendamento che autorizza l’Ats a contrarre un mutuo per il completamento del Centro di riabilitazione “Santa Maria Assunta” di Guspini. «Non è tematica locale ma riguarda tutta la Sardegna – ha detto Pinna – con questo provvedimento si  restituisce la speranza a chi ha la sfortuna di doversi curare ed è costretto a recarsi fuori dall’Isola». L’emendamento proposto, secondo la consigliera del Pd, potrebbe contribuire ad attenuare l’impatto che la modifica della rete ospedaliera avrà sull’organizzazione sanitaria regionale. «E’ un intervento di grande valenza, risponde alla esigenza di rendere omogenea la presenza di centri di riabilitazione in ambito regionale e rivitalizza un modello di eccellenza restituendogli operatività. Il piano di indirizzo per la riabilitazione ha stabilito che in ogni Regione deve essere attivata un’organizzazione capillare che consenta al paziente di avere un riferimento certo post ricovero. Attualmente il sistema sardo non risponde alle esigenze dei cittadini».

Ignazio Locci (Forza Italia), in apertura del suo intervento, ha richiamato il tema dei costi della Sanità. «Il tentativo di riformare il sistema non ha dato esiti positivi – ha detto Ignazio Locci – la spesa nona accenna a diminuire, segno che gli obiettivi che vi eravate posti non sono stati raggiunti. Basta guardare i dati del 2016 che hanno determinato un aumento dei costi di 305 milioni di euro. Per il 2017 si prevedono 330 milioni. Vedremo nel corso dell’anno quale sarà la performance».

Secondo Locci, ciò che salta all’occhio è la rinuncia del Consiglio a svolgere le proprie funzioni programmatorie in materia. «Assistiamo tutti i giorni a veri e propri interventi da parte dei manager delle Asl e della Giunta che sono caratteristici della riorganizzazione della rete ospedaliera. Anche in questa Finanziaria l’esecutivo propone un emendamento che va in questa direzione. E’ inutile discutere di programmazione se poi il Consiglio delega la propria funzione».

Sulle politiche sociali, Ignazio Locci ha ricordato che lo scorso 23 febbraio la Conferenza delle Regioni ha aggiornato il Patto della Salute. «La Sardegna perde 9 milioni di euro – ha rimarcato Ignazio Locci – che impatto avrà sul fondo per le non autosufficienze?».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha letto un elenco con i nomi delle donne vittime degli ultimi casi di femminicidio. «Stiamo in un vicolo cieco. Non esistono più politiche e strumenti per arginare il fenomeno che è comune a tutto il Paese – ha detto Alessandra Zedda – crediamo che la Sardegna avendo una sua specificità possa intervenire attraverso i Centri antiviolenza. Nonostante le misure messe in campo c’è ancora molto da fare. E’ un fenomeno culturale e su questo si deve intervenire».

Alessandra Zedda ha poi denunciato i ritardi nell’erogazione delle somme stanziate per il contrasto alle povertà, la non autosufficienza e il programma “Ritornare a casa”. «Sono programmi basilari su cui siamo tutti d’accordo. Abbiamo stanziato i soldi, perché arrivano in ritardo? Perché creiamo disagi a chi è già in difficoltà? Occorre stabilire un meccanismo che consenta di pagare nei termini».

Giudizio critico anche sul Reis: «E’ uno strumento importante ma non si può consentire un blocco di 8 mesi – ha detto Zedda – bisogna stringere e agire rapidamente».

Sulla spesa sanitaria, infine, la consigliera azzurra ha bocciato senza mezzi termini l’azione dell’esecutivo: «Quello che si è fatto fino ad oggi non è andato nella direzione voluta. La spesa sanitaria aumenta. Non siamo in grado di monitorare la diminuzione dei costi, Quanto bisogna aspettare ancora per la riforma della rete ospedaliera?».

Giovanni Satta (Uds) si è detto d’accordo sulla necessità di una razionalizzazione della spesa su larga scala. «Per questo mi sono astenuto sull’Ats, il principio è giusto ma purtroppo i costi della Sanità continuano a salire».

Giovanni Satta ha poi auspicato parità di trattamento per i territori. «Si è deciso di chiudere il punto nascita a La Maddalena, la razionalizzazione è giusta ma deve essere fatta su tutto il territorio nazionale, questo non avviene – ha affermato Giovanni Satta – a Nuoro l’Asl ha 163mila abitanti, solo tremila in più rispetto a Olbia, eppure ottiene 40 milioni di euro in più rispetto alla Gallura. Questo gap spero che venga presto colmato». Stesso discorso sui risparmi: « A Nuoro la questione del Project financing dell’ospedale San Francesco non è ancora risolta. I dipendenti, sono sottopagati, a chi vanno i soldi per i maggiori guadagni del Project?».

Giovanni Satta si è poi rivolto un plauso all’assessore Arru per l’attivazione del un servizio regionale di elisoccorso (“E’ importante perché consente di salvare vite anche nelle zone più isolate”) mentre ha sollecitato un potenziamento delle strutture per la terapia del dolore: «A Cagliari il reparto del Binaghi funziona per sole 5 ore alla settimana, il servizio potrebbe essere potenziato a costo zero».

Una bocciatura sull’operato della Giunta è arrivata invece da Giorgio Oppi, consigliere dell’Udc ed ex assessore alla Sanità. «Sfascio, disorganizzazione e fallimento come mai si era visto negli ultimi decenni. Costi aumentati e servizi peggiorati – ha detto Oppi – si è accentrato tutto nelle mani delle burocrazia mentre serve più autorevolezza della politica».

Secondo Giorgio Oppi, la Giunta ha introdotto una riforma «che non riforma nulla. La Sanità sarda non gode di buona salute, checché ne dica la stampa. Il progetto per il nuovo Polo pediatrico di Cagliari, voluto dalla Giunta Cappellacci, è fermo. A Nuoro la nuova macchina per radioterapia oncologica non funziona per la mancata formazione dei medici. Le liste d’attesa continuano ad essere lunghissime».

Critiche anche sull’Areu: «Non è ancora entrata in attività. Anzi, è stata uccisa prima di nascere. Non esiste ancora un programma. L’obiettivo – ha sottolineato Oppi – sembra essere quello di chiudere alcuni Pronto Soccorso». Per questo non convince nemmeno il recente accordo con la Lombardia: «La loro situazione è completamente diversa. La deliberazione della Giunta espropria il direttore dell’Areus delle proprie competenze. Siamo di fronte all’ennesimo pasticcio».

In conclusione del suo intervento Oppi ha parlato dell’ospedale Mater di Olbia: «Ci sono ritardi e continui cambi di programma. Proponenti accusano la Regione e voi siete in silenzio – ha affermato l’esponente della minoranza – non c’è traccia dei soldi, il Mater Olbia non aprirà mai, bisogna avere il coraggio di dirlo».

Il consigliere Emilio Usula (Misto-Rossomori), riprendendo gli interventi appassionati della Busia e della Zedda sui centri antiviolenza ha preannunciato un emendamento che prevede il finanziamento adeguato di queste strutture. Dopo un convegno svoltosi a Nuoro alla presenza di tutti i responsabili dei centri della Sardegna, ha ricordato Usula, «è stato lanciato un forte grido di dolore da parte di tutti gli operatori per dover gestire situazioni di grandissima complessità con pochissime disponibilità economiche». I centri anti violenza, ha detto ancora Usula, «chiedono in fin dei conti la ricostituzione della dotazione finanziaria del 2007 per cui, sotto questo profilo, apprezzo la proposta della collega Pinna ma la ritengo insufficiente perché spero in uno stanziamento più importante; c’è bisogno di certezze per permettere ai centri di dare speranza a tante donne sarde». Soffermandosi poi sul problema della nuova rete ospedaliera, il consigliere dei Rossomori ha espresso una posizione «contraria a micro emendamenti su situazioni particolari, perché compito della Regione, invece, è quello di individuare una risposta complessiva valida per tutto il sistema regionale».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sdp), in apertura, ha rinnovato la richiesta all’assessore Arru di riferire su situazione dell’Aias, mentre i lavoratori, ha ricordato, «sono impegnati in un presidio per sollecitare l’attenzione delle Istituzioni ed alcuni di essi sono addirittura in sciopero della fame». Parlando del problema della violenza di genere, Pizzuto ha auspicato fra l’altro «un lavoro avanzato in campo culturale per scardinare lo schema secondo il quale il genere maschile è di dominio e spesso di prepotenza e la donna è una sorta di oggetto». In materia di Reis (reddito di inclusione sociale), Pizzuto ha riconosciuto che «l’opposizione ha ragione a criticare alcune lentezze purché non si metta in discussione validità dello strumento,  ora la delibera della Giunta è stata modificata anche grazie a contributo dell’Anci e crediamo di aver imboccato la strada giusta». Piuttosto, ha osservato il consigliere di Sdp, «all’esterno c’è contrasto molto forte (anche mediatico) nei confronti del Reis, dimenticando che sulle povertà estreme in realtà il sistema pubblico assicurava ai destinatari, in media, circa 100 euro al mese». Forse qualcuno, ha polemizzato Pizzuto, «vuole mantenere gli ultimi in stato di oppressione e per questo serve uno scatto di volontà della politica anche perché abbiamo 40 milioni da spendere e il sistema può funzionare al meglio se le reti pubbliche fanno squadra; insomma i correttivi si possono fare ma senza può mettere in discussione il passo avanti che abbiamo fatto; la lotta è fra passato e futuro ed anzi questa conquista può essere una occasione di anzi riscatto per tutta la classe politica».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha dichiarato che «se dovessi misurare a spanne il valore della finanziaria basandoci sui report dei giornali sardi direi che è abbastanza mediocre ed in effetti difficile intervenire in un contesto in cui manca la percezione delle difficoltà del popolo sardo e non si fa un dibattito vero nel territorio e nell’opinione pubblica». Ciò accade, ha lamentato Dedoni, «anche perché, per esempio, la commissione d’inchiesta sulla sanità non riesce andare avanti senza dati e senza i necessari strumenti di analisi della situazione sarda ed è un gravissimo errore; la sanità non ha colore e dovrebbe accomunare tutti, gli sprechi ci sono ancora e sono tanti ma non si interviene, la magistratura indaga ma la politica non sembra cosciente di quanto accade e della necessità di dare risposte a cose concrete come le intollerabili attese al pronto soccorso». Nessuno vuole sparare nel mucchio, ha avvertito Attilio Dedoni, «ma la strategia giusta è quella di aggredire la mala sanità essendo noi magistrati di noi stessi e vorrei che questo fosse il grido di tutto il Consiglio».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta, dopo essersi definito anch’egli «un membro disarmato della commissione d’inchiesta sulla sanità dove di fatto non si riesce a lavorare» ha messo l’accento sullo stato dei rapporti fra Consiglio e Giunta e fra questi e lo Stato per quanto riguarda il riconoscimento degli svantaggi dell’insularità che «deve necessariamente ricomprendere le isole minori». Carloforte e La Maddalena, ha aggiunto Zanchetta, «sono riconosciute nella riforma della sanità ma vorrei sapere se, rispetto a questo principio, siamo andati avanti perché, se vengono sottratti servizi a La Maddalena non è che si possono compensare a Carloforte». La cosiddetta protesta delle pance che ha fatto il giro d’Italia, ha ricordato il capogruppo di Cps, «non è altro che la richiesta delle di far nascere i bambini a casa loro; ho già detto all’assessore Arru che bisogna garantire le condizioni di sicurezza e l’elisoccorso può essere un elemento di garanzia su cui ragionare per aiutare le donne a partorire sull’isola, una possibilità da verificare insieme alla rotazione equipe sanitaria».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu, parlando dei gravi problemi della sanità nuorese, ha ricordato che recentemente ha partecipato ad un incontro organizzato dalle forze sociali «dove è stato lanciato un forte allarme sulla sanità nel territorio condiviso anche dagli amministratori». La domanda che tutti si fanno, ha proseguito, «è sapere qual è la visione complessiva del settore che ha la Regione, quale può essere la nuova idea dei servizi e della geografia degli stessi sul territorio nuorese, come ci si può confrontare fra centro e periferia». Non abbiamo risposte chiare a queste domande, ha lamentato Congiu, «anzi vediamo che si va verso una dimensione del servizio che, se non condivisa, potrebbe creare difficoltà; il manager dell’Azienda unica Moirano ha preso contatto con gli amministratori promettendo incontro ma siamo lontani da un vero metodo partecipato e costruttivo e questi sono temi molto legati all’articolo che stiamo discutendo».

Subito dopo, il Consiglio ha iniziato ad esaminare gli emendamenti all’art. 3 respingendo una serie di proposte oppressive presentate dall’opposizione.

Prendendo la parola sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha richiamato l’attenzione del presidente su fatto che «molte delibere della Giunta inserite nel sito in realtà non sono cliccabili e quindi non si possono consultare; ho chiesto di verificare questo disservizio ai funzionari del mio gruppo e la risposta che hanno ottenuto è quella non sono autorizzati a dare copie nemmeno ai consiglieri regionali». Faccio appello a lei, presidente, ha concluso Pittalis, «perché questa situazione non può essere tollerata e la consultazione in tempo reale degli atti della Giunta è un diritto dei consiglieri».

Il presidente Gianfranco Ganau ha concordato sulla fondatezza della richiesta.

L’on. Michele Cossa (Riformatori) ha denunciato la chiusura dell’unico punto ristoro dell’ospedale Oncologico di Cagliari. “E’ inaccettabile che i malati in attesa della chemio non abbiano nemmeno la possibilità di prendere una cosa calda. Vorrei sapere dall’assessore Arru se si può affrontare e risolvere, anche a livello emergenziale, questo problema”.

L’emendamento 264 è stato respinto e così anche il 265. Ritirato l’emendamento 161, l’Aula ha poi respinto l’emendamento 266 identico al 409. Respinti anche il 267, 410, 268, 411, 269, 412, 270, 413, 271, 414, 272, 415, 273, 416, 274, 417, 275, 276, 277, 278, 418, 279, 280, 281, 282, 283, 419, 284, 420, 285, 421, 286, 422, 287, 423, 288, 424.

Approvato l’emendamento 651, sostitutivo totale, a firma dell’on. Pinna e più, relativo a uno stanziamento straordinario di 200 mila euro per contrastare il fenomeno del randagismo.

Sul punto l’on. Alessandra Zedda (FI) ha annunciato il suo voto favorevole ma ha chiesto che sia “maggiore l’attenzione verso gli enti locali, che gestiscono in prima persona i canili”. Per l’on. Sabatini “meglio intervenire sulla sterilizzazione che sulla costruzione di nuovi canili, anche se i 200 mila euro sono solo un parte del denaro necessario”. Favorevole anche l’on. Gianluigi Rubiu (Udc): “E’ una cifra simbolica ma in realtà stiamo sottraendo somme alla sterilizzazione e al compito delle Asl”. Anche l’on. Tedde (FI) ha annunciato il voto favorevole, pur con critiche: “I canili comunali sono sprovvisti di risorse, purtroppo questo stanziamento è un pannicello caldo”. Sul contributo ai canili è intervenuto anche l’on. Roberto Desini (Pds): “Spero sia l’inizio di un percorso e spero che in futuro si possano aumentare le risorse”.

L’on. Rubiu (Udc) ha illustrato l’emendamento 142: si tratta di un contributo di 400 mila euro alle associazioni di volontariato che gestiscono canili, centri di ricovero e di “oasi” e “villaggi”. Respinto l’emendamento 142 stessa sorte è toccata anche al 135.

L’articolo 4 è stato poi votato.

L’on. Michele Cossa (Riformatori) ha illustrato l’emendamento 6, relativo alla sicurezza materna e infantile a La Maddalena e ha sollecitato a tutta l’Aula un voto favorevole, vista l’importanza del tema. L’on. Giuseppe Fasolino (FI) ha ribadito il concetto: “Riusciamo o no a garantire il diritto alla salute anche agli abitanti di quest’isola? Non sono manco cittadini di serie B ma di serie C”.

L’on. Zanchetta (Upc) ha detto: “Mi fa piacere tanta attenzione per la mia isola ma in tante altre circostanze ci siamo trovati da soli, per problemi altrettanto seri. All’on. Satta mi permetto di dire che non sono d’accordo quando afferma che 37 parti all’anno in quel punto nascite non legittimano un punto nascite”.

Per l’on. Tocco (FI) “tutti ormai hanno capito l’importanza di questo problema. Io sono andato a La Maddalena sei mesi fa a toccare con mano la dimensione di questa vicenda, nonostante non sia il mio territorio e non faccia parte nemmeno di quella commissione”.

L’on. Giovanni Satta (Uds) ha detto: “Vorrei chiarire all’on. Zanchetta che non sono io ma le infermiere di La Maddalena che affermano come non sia il caso di far nascere un figlio all’ospedale di La Maddalena. Certo che se ci fossero tutte le condizioni di sicurezza, garantite dall’assessorato alla Sanità, sarebbe diverso”.   

Per l’on. Augusto Cherchi (Pds) “i punti nascita di Bosa, Ghilarza e Sorgono sono stati sospesi per ragioni di sicurezza. Questo non vuol dire che l’evento eccezionale non possa riguardare La Maddalena ma si tratta appunto di eventi eccezionali. La tutela della gravidanza è cosa ben diversa da quella del parto”.

Per l’Udc l’on. Oppi ha detto: “C’è sempre stata una posizione di favore del ministero a favore delle isole minori. Ma questo è un passo indietro. E’ chiaro che bisogna trovare una soluzione al problema”.

L’emendamento 6 è stato respinto, insieme al 66,

Approvati gli emendamenti 647 (Oppi e più) sul finanziamento della scuola di chirurgia robotica all’ospedale Brotzu e il 389 (Pietro Cocco e più) per il Centro di riabilitazione Santa Maria Assunta di Guspini.

L’on. Michele Cossa ha illustrato l‘emendamento 7, poi respinto, sul proposito di garantire l’assistenza indiretta alle donne di Carloforte e La Maddalena.

Ritirato l’emendamento 21 e respinto il 45 destinato a finanziare uno studio dell’Istituto superiore di Sanità sui rischi e i tassi di mortalità nelle aree sarde, in particolare tra quelle vicine alle zone industriali. Favorevole anche l’on. Ignazio Locci (FI).

Approvato l’emendamento aggiuntivo 636 illustrato dal capogruppo del Pd, on. Pietro Cocco: “Stiamo parlando dei lavoratori in deroga dei Comuni e non c’è spesa aggiuntiva”. 

L’Aula ha dato l’ok anche all’emendamento 572 (Istituto zoo profilattico) e lotta alla peste suina)

Respinto 614 mentre l’on. Roberto Desini (Pds) ha illustrato l’emendamento 586 sul personale delle aziende sanitarie e in particolar modo “sui vincitori dei concorsi che vengono però scavalcati dal personale delle agenzie interinali. A Sassari non lavorano gli idonei ma chi non ha superato nemmeno le preselezioni”. Sul punto l’on. Rossella Pinna (Pd) ha detto: “Condivido tutte le ragioni del collega”.

Il capogruppo del  Pd, on. Pietro Cocco, ha chiesto e ottenuto una sospensione breve per  coordinare la maggioranza.

Al rientro in Aula il presidente ha posto in votazione l’emendamento 586 che è stato approvato con 24 favorevoli e 23 contrari e pertanto, in sintesi, le graduatorie dei concorsi delle vecchie Asl che sarebbero dovute scadere il 30 giugno 2017 scadranno il 31 dicembre 2017. Approvato anche l’emendamento n. 2 a firma della consigliera Rossella Pinna (Pd) con le medesime finalità. Decaduto il 587 e accolto l’invito al ritiro per gli emendamenti n. 73 e 74, il primo firmatario dell’emendamento n. 90, Marco Tedde (Fi) è intervenuto per ribadire la richiesta di un finanziamento di 1 milione in favore della casa residenziale per anziani di Alghero, così come nella precedente finanziaria era stato concesso all’analoga struttura di Iglesias. A sostegno dell’emendamento di Tedde è intervenuto Giorgio Oppi (Udc) che ha citato la richiesta della struttura algherese per il finanziamento già dal 28 settembre 2016 («mentre la maggioranza aveva affermato che l’unica richiesta pervenuta era stata quella della casa per anziani di Iglesias»). Posto in votazione l’emendamento 90 non è stato approvato. Il consigliere Lotto (Pd) ha ritirato il n. 76 e l’Aula ha dato il via libera all’emendamento della Giunta n. 573 che stanzia 20mila euro per il 2017, 280mila euro per il 2018 e 560mila euro per il 2019, per il progetto di prevenzione della corruzione “Areté”. Sul 210 il relatore Sabatini si è rimesso all’Aula. Luca Pizzuto (SdP), primo firmatario dell’emendamento 210 ha spiegato che la proposta di modifica va nel verso di un miglioramento della gestione dei cosiddetti Plus consentendone la gestione consortile. Respinto l’emendamento orale del consigliere Paolo Zedda (Sdp), il Consiglio ha approvato la proposta di Pizzuto. Non approvato il 46, l’emendamento n. 9 è stato dichiarato inammissibile, non approvato l’89, ritirato il n. 3, è stato approvato il n. 616 (Dedoni e più) che modifica la copertura finanziaria dell’emendamento n. 15 (Demonti e più) che stanzia 200mila euro per il potenziamento del sistema della governante regionale sul tema dell’accoglienza.

Annunciata la discussione dell’emendamento n. 479 (Rossella Pinna e più) numerosi consiglieri di maggioranza e minoranza hanno dichiarato di apporre la firma a sostegno della proposta che modificando la normativa in vigore (la legge n. 8/2007) rende più capillare e articolata la rete dei centri antiviolenza nell’Isola. Attualmente, infatti, la rete sarda ha raggiunto il numero massimo di centri antiviolenza (8) previsti in legge e alcuni territori, ad iniziare dal Sulcis, non possono contare sui servizi di tali fondamentali strutture.

La prima firmataria, Rossella Pinna (Pd), ha espresso soddisfazione per l’attenzione mostrata al tema ed ha ricordato alcune cifre drammatiche sulla violenza di genere. Pinna ha quindi evidenziato, insieme con la modifica delle norme, anche l’incremento dei fondi regionali da 300mila euro a 900mila euro. A sostegno dell’iniziativa, seppur con differenti sfumature critiche, sono intervenuti Fasolino (Fi), Rubiu (Udc), Dedoni (Riformatori), Busia (Cp-Misto), Usula (Rossomori-Misto), Pizzuto (Sdp), Pittalis (Fi) e Sabatini (Pd).

I consiglieri della minoranza, ad incominciare da Pittalis e Rubiu, ed anche il consigliere dei Rossomori Usula, hanno criticato lo stanziamento di soli 600mila euro in aggiunta ai 300mila iniziali, mentre il relatore di maggioranza Sabatini ha replicato ricordando che insieme all’intervento della Regione deve considerarsi quello di importo equivalente da parte dello Stato («In totale contiamo su 1.8 milioni di euro»).

Posto in votazione l’emendamento 479 è stato approvato all’unanimità (51 votanti).

Approvato di seguito l’emendamento n. 14 (Ruggeri e più) che all’articolo 4 dopo il comma 22 introduce la norma che condiziona l’erogazione del finanziamento pubblico a favore dei servizi educativi per la prima infanzia all’assolvimento degli obblighi vaccinali per ciascun minore ammesso alla frequenza di tali servizi.

Il consigliere de La Base, Gaetano Ledda, ha quindi illustrato l’emendamento di cui è primo firmatario (n. 26) e che subordina gli interventi regionali sul pacchetto latte ad “una proporzionale ricaduta sull’intera filiera del lattiero-caseario, con un prezzo minimo del latte al pastore stabilito con un accordo collettivo tra produttori e trasformatori, nonché con ricadute anche nelle stagione di conferimento in cui si attua”. «Solo con queste misure – ha concluso Ledda – possiamo salvare il settore, in caso contrario sarebbe meglio evitare di stanziare risorse regionali al comparto».

Il presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd) ha ribadito di non aver niente in contrario ad esprimere parere favorevole ma, ha avvertito, «su questo provvedimento non ci devono essere bandierine, lo abbiamo discusso e voluto tutti, dalla Giunta e Consiglio, per dare un segnale a settore lattiero caseario, per cui mi danno fastidio certe esternazioni inopportune».

Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto) ha tenuto a ricordare che, oltre al formaggio, «i poveri hanno bisogno anche dei denti per masticare ed è strano che, da più di un anno, ci sia in lista d’attesa una legge per le cure odontoiatriche che non rientrano nella pubblica assistenza, auspico quindi che si trovino risorse necessarie per finanziarla». Quanto al pecorino, secondo Anedda «si rischia di non centrare l’obiettivo perchè gli allevatori hanno bisogno urgente di liquidità ne i soldi nostri bastano appena per la bolletta Enel o una rata di Equitalia».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha affermato che la proposta del consigliere Ledda «incide profondamente sul testo dell’art. 4 ed ha ragione il presidente Sabatini a ricordare che il provvedimento è stato voluto da Aula e Commissioni come punto di equilibrio notevolissimo per dribblare norme di carattere nazionale e sovra nazionale, usando la leva finanziaria in modo virtuoso per i produttori che soffrono». «Con l’emendamento – ha concluso Gaetano Ledda – si può aprire invece un pericoloso fronte di inapplicabilità e chiedo una verifica tecnica sul punto».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), condividendo la posizione del collega Sabatini ha espresso molte perplessità sull’emendamento «perché potremmo finire per danneggiare coloro che vogliamo aiutare; sono molto preoccupato, in particolare, per il riferimento ad accordo fra pastori e produttori che dovrebbe precedere ogni intervento normativo perché non si possono imporre i prezzi al mercato».

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto di rinviare votazione al pomeriggio, quando fra l’altro sarà presente l’assessore che potrà esprimere la posizione dell’Esecutivo.

Il consigliere Giorgio Oppi, nel merito si è detto d’accordo col collega Sabatini ma, sull’ordine dei lavori, ha invitato a mantenere gli impegni assunti per la conclusione dell’esame della Legge di stabilità entro la serata di domani.

Alla ripresa dei lavori, questo pomeriggio, il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la discussione dell’emendamento aggiuntivo n.26 presentato dal consigliere Ledda (Misto-La Base) all’art. 4 (disposizioni in materia di sanità e politiche sociali) del Dl n.393 (Legge di stabilità 2017). L’emendamento prevede fra l’altro che gli interventi della Regione nel settore lattiero-caseario siano “subordinati alla proporzionale ricaduta sull’intera filiera con un prezzo minimo del latte stabilito con accordo collettivo fra produttori e trasformatori.”

Aprendo il dibattito il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato il voto favorevole all’emendamento precisando che «il collega Ledda ha posto correttamente il problema in conferenza dei capigruppo e in Aula, sostenendo giustamente che i 14 milioni della Regione non possiamo darli agli industriali ma indirizzarli perché gli effetti favorevoli ricadano soprattutto sui produttori, possiamo scrivere meglio il testo ma il contenuto va salvato».

Sull’ordine dei lavori, il presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd) ha chiesto di far intervenire subito l’assessore dell’Agricoltura Pierluigi Caria.

L’assessore Caria ha sostenuto che «l’emendamento può anche andar bene ma esiste un problema nella parte finale in cui si parla di prezzo minimo del latte; il riferimento è generico e tuttavia si corre il rischio, lasciando questa dicitura finalizzata al sostegno degli allevatori, di violare il regolamento Ue/2012 che esclude la fissazione di prezzi minimi, per cui questo passaggio potrebbe far cadere l’impalcatura». Dopo il confronto con gli attori della filiera, ha continuato Caria, «è emerso il ruolo centrale dell’organismo inter-professionale ed inoltre, tenendo presente che al calo dell’offerta non corrisponde l’aumento del prezzo in tempi brevi, sarebbe forse opportuno allargare le maglie sulla destinazione dei 14 milioni, come l’aiuto alla diversificazione produttiva e quello previsto per le compensazioni dei maggiori costi di trasporto nelle aree svantaggiate».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro ha affermato che, «alla luce dei chiarimenti dell’assessore si può sospendere l’esame dell’emendamento per verificare una nuova stesura e proseguire nei lavori».

Il proponente Gaetano Ledda si è detto d’accordo per esaminare la proposta assieme all’art. 5.

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha ribadito, approfittando della presenza dell’assessore, la sua richiesta di esame tecnico del testo per verificare la presenza di potenziali conflitti giuridici perché «se resta questo vulnus non andiamo da nessuna parte».

Successivamente l’Aula ha respinto una serie di emendamenti.

Approvati invece il n. 91 (Daniele Cocco e più) che prevede, senza aumento di spesa, nuovi requisiti per i dipendenti a tempo indeterminato della Regione, il n. 92 (Alessandra Zedda e più) che prevede la collaborazione del Plus e delle associazioni sportive nel programma di sport terapia destinato ai disabili, il n.162 (Piscedda e più) che dà stabilità al lavoro delle strutture che operano a sostegno delle persone ammesse a pene alternative, il 525 (Agus, Busia) per le campagne di comunicazione sull’importanza dei vaccini, il 491 (Busia e più) sulla promozione di interventi di recupero rivolti agli autori di violenze di genere.

Via libera del Consiglio anche all’emendamento n.643 (Busia, Agus) che modifica l’emendamento n.486 e costituisce un fondo regionale a favore delle vittime di crimini domestici e degli orfani.

Su quest’ultimo emendamento si è sviluppato un breve dibattito.

La consigliera Busia (Campo Progressista) ha ricordato fra l’altro che, in base alla normativa vigente, «se non ci sono familiari superstiti mancano strutture e nessuno si può occupare delle vittime delle violenze; occorre quindi colmare un vuoto e serviranno altre risorse, mentre a livello nazionale c’è una proposta già approvata unanimità dalla Camera e, al Senato, il presidente Grasso ne ha disposto la calendarizzazione, con la Sardegna che si colloca all’avanguardia».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha parlato di «buona finalità che tocca da vicino i diritti della persona però si scontra con una previsione finanziaria insignificante, poi non si può dire che ci rientrano le spese legali perché altrimenti questi fondi finirebbero agli avvocati».

L’Assemblea si è poi occupata del gioco d’azzardo patologico, discutendo l’emendamento n. 524 del consigliere Francesco Agus (Campo progressista) il quale ha ricordato che «la Sardegna è fra le poche Regioni che non hanno legiferato, una vergogna per i Sardi nell’auspicio che vengano calendarizzate al più presto le proposte di legge già presentate e stanziate risorse adeguate».

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc Sardegna) ha osservato che, quanto alle risorse, «l’assessore Arru potrà confermare dirà che lo Stato ha assegnato recentemente la somma di 1.3 milioni».

L’assessore della Sanità Luigi Arru ha ribadito l’impegno della Giunta nel riordino delle patologie da dipendenza, annunciando a breve una delibera con le risorse adeguate all’attuazione di interventi per la tutela delle persone.

Il consigliere del Pd Salvatore Demontis ha chiesto di aggiungere la sua firma, condividendo le riflessioni del collega Francesco Agus ed auspicando una legge regionale «su un fenomeno quanto mai attuale, anche perché la normativa nazionale non prevede misure come distanze minime fra esercizi abilitati all’utilizzo delle slot ed orari di apertura delle sale.

Anche il consigliere di Forza Italia Giuseppe Fasolino ha aderito alla proposta perchè, ha osservato, «si tratta di un fenomeno che crea grossi problemi sociali nelle comunità».

D’accordo anche il consigliere Luca Pizzuto (Sdp), secondo il quale il provvedimento è importante per il contrasto alla «nuova droga della società che colpisce gran parte della popolazione sarda, contro cui non basta la prevenzione ma servono strumenti ai servizi sanitari per le patologia complesse».

Parere favorevole anche dal vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde, ad avviso del quale l’intervento della Regione «è comunque un pannicello caldo rispetto a patologia che ormai è epidemia, la nuova legge non può prescindere dalla costituzione di un centro regionale con ramificazioni presso territori, perché le famiglie non sanno come e dove curare i congiunti ludopatici».

L’emendamento n. 524 è stato poi ritirato dal consigliere Agus dopo le assicurazioni sulla disponibilità di risorse ma il vice capogruppo di Fi Marco Tedde lo ha fatto proprio, chiedendo di metterlo ai voti. In sede di scrutinio, la proposta è stata poi respinta.

Dopo l’emendamento 491 l’Aula ha affrontato il 507, che è stato ritirato dal proponente, on. Francesco Agus (CP).

Sull’emendamento 26 sul prezzo del latte e l’acquisto del formaggio invenduto l’on. Gaetano Ledda (Misto) è intervenuto per rileggere il testo finale della norma, così come modificato. L’emendamento è stato poi approvato.

Approvato anche l’emendamento 632, 633 e 655 all’articolo 2 sugli amministratori straordinari delle Province, sui consiglieri metropolitani. Ritirato, a seguito delle rassicurazioni della Giunta, l’emendamento Daniela Forma (Pd) sui cantieri verdi nei Comuni che abbiano un polo di incenerimento e di termovalorizzazione.

L’Aula è poi passato all’esame dell’articolo 5 e dei relativi emendamenti.

L’on. Pittalis (FI) ha annunciato il ritiro di tutti gli emendamenti soppressi a firma di Forza Italia e di FdI.

Approvato il testo dell’articolo, il Consiglio regionale è passato all’esame dei singoli emendamenti.

Approvato il 648 (Gavino Manca e più). Sul 514 (Agus e più) il presentatore ha insistito per fissare in 436 mila euro le spese per studi e ricerche a vantaggio delle società di cui la Regione abbia una quota maggioritaria. L’emendamento è stato respinto. Approvato l‘emendamento 649 e 474 (Gavino Manca e più) sulle società in house.

Si è poi passati all’art. 5 bis (Disposizioni in tema di istruzione, formazione, cultura, spettacolo e sport).

Nel dibattito generale Ignazio Locci (FI) è stato molto critico e si è soffermato soprattutto sul settore archivi e biblioteche. Dal 2014 questo settore – ha detto – ha visto diminuire la  dotazione finanziaria. Oggi la giunta propone un’ulteriore riduzione da 18 a 17 milioni di euro e non garantisce neanche la copertura finanziaria dei costi dei posti di lavoro. L’assessore Paci non è molto affezionato a questo tema dei beni culturali. Quindi la situazione non migliora rispetto allo scorso anno, nonostante le promesse. Noi non condividiamo questa impostazione. La commissione ha trovato una sintesi e poi la giunta stravolge tutto e diminuisce la dotazione finanziaria.

Alessandra Zedda (FI)  ha  aperto il suo intervento denunciando che “Sardegna ricerche” lunedì ha aperto un bando che poi è stato immediatamente chiuso. Oggi è stato aperto e dopo tre minuti è stato annullato. La vicecapogruppo di Forza Italia ha chiesto  all’assessore Paci di verificare e di intervenire. Passando nel merito dell’articolo 5 bis, Alessandra Zedda ha asserito che era  da tempo che non si vedeva in una finanziaria una “lista della spesa così spudorata”. Questo modo di legiferare è improponibile – ha detto – spesso ci sono richieste ad personam che non possono certo figurare in una finanziaria. Per il settore sport ha ringraziato gli assessori Paci e Dessena e la Terza  commissione  che stanno cercando di porre rimedio all’agonia del settore dello sport nell’isola.

Edoardo Tocco (FI) ha detto che l’articolo 5 bis prevede solo interventi parziali e improponibili  come i  70.000 euro destinati a favore dell’associazione nazionale degli ufficiali di stato civile  e d’anagrafe. Abbiamo necessità di valorizzare il settore sportivo e aiutare soprattutto  le società che devono fare le trasferte. Speriamo che nel 2017 le società possano avere i soldi in tempo reale.

Marco Tedde ha affermato che  la rubrica   è altisonante ma che poi, leggendo l’articolo ci si accorge che è frutto di una tecnica legislativa minimalista e furba. Un insieme di “marchette”  poco dignitose, solo “contributi previdenziali” per chi li propone. Tedde ha elencato i contributi previsti come quello  a favore degli architetti. Ironicamente ha chiesto alla maggioranza e alla giunta: “perché non dare qualcosa anche agli avvocati o agli  agronomi? Critico anche sul comma 10: “Niente da dire sulla figura storica di Antonio Gramsci, ma perché i contributi vengono erogati solo previa certificazione? 

Proprio su questa questione del comma 10 su cui l’on. Truzzu  ha presentato l’emendamento 311 (il comma 10 dell’articolo 5 bis è soppresso)  sono intervenuti: Paolo Truzzu (Misto) che ha spiegato le ragioni della presentazione dell’emendamento: “non si possono dare finanziamenti sulla base di una autocertificazione”; Pietro Pittalis  (FI) che ha detto che è necessario cassare il comma 10 perché si sta creando una eccezione al sistema. Non è in discussione la figura di Gramsci o della Fondazione – ha sottolineato – è sospetta la modalità. Pittalis ha annunciato la richiesta di votare l’art. 10 per parti. Anche la consigliera Anna Maria Busia ha chiesta una votazione per parti dell’articolo. E’ poi intervenuto il presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini che ha spiegato che  l’autocertificazione proviene da una precedente finanziaria approvata dal centrodestra. Non ho fatto altro – ha detto – che riprodurre quello che è stato fatto in precedenza,. Se si vuole modificare non ho nulla in contrario.

L’emendamento soppressivo  311, con voto elettronico palese, è stato bocciato (votanti  49, si 16, no 33) .

Pietro Pittalis ha ritirato tutti gli altri  emendamenti soppressivi parziali.

In sequenza sono stati approvati  gli emendamenti: 

574, sostitutivo del comma 7 dell’articolo 5 bis presentato dalla giunta regionale. Questo emendamento prevede nuove procedure di erogazione in coerenza con i principi recenti di programmazione e di competenza finanziaria potenziata;

625, primo firmatario Pietro Cocco, che sostituisce nel comma 11 l’importo 18.000.000 con 16.300.000.

Poi è stato approvato il testo dell’articolo 5 bis votato per parti come richiesto dai consiglieri Pittalis e poi Busia.

L’articolo è stato votato dal comma 1 all’8 (votanti 47, sì 31, no 16); il comma 9 (votanti 47, sì 29, no 18); il 10 (votanti 46, sì 31, no 15); il comma 11 (votanti 45, sì 29, no 16), il comma 12 (votanti 46, sì 31, no 15); il comma 13 (votanti 46, sì 27, no 19); il comma 14 (votanti 46, sì 28 no 18); il comma 15 (votanti 46, sì 28, no 18), il comma 16 (votanti 47, sì 30 no 17), il comma 17 (votanti 49, sì 31, no 18); il comma 18 (votanti 48, sì 31, no 17) e infine i commi da 19 a 23 (votanti 47, sì 31, no 16).     

 Approvato l’articolo, Daniele secondo Cocco (Sinistra per la democrazia e il progresso) ha ritirato, dopo aver sentito l’assessore Paci che ha assicurato che i problemi dei Ricercatori del CNR erano all’attenzione della giunta, l’emendamento 20. 

E’ stato approvato l’emendamento 78 (Lotto e più) che prevede un contributo annuo di 800.000 euro in favore dell’ente concerti “Marialisa De Carolis di Sassari e il 638 (Dedoni e più) che prevede un contributo complessivo di 20.000 euro a favore dell’accademia delle belle arti di sassari e dei Conservatori di musica di cagliari e Sassari per il finanziamento di programmi di mobilità studentesca internazionale. Approvato anche l’emendamento 407 (Piscedda e più) .  

Dell’emendamento 575 sono stati approvati solo il  7 ter (350.000 euro per le attività musicali popolari)  e il 7 quater (1.300.000 campionati federali nazionali a squadre) 

Approvato anche l’emendamento 639 (Paolo Zedda )  che sostituisce nell’emendamento 581 le parole “1.400.000” con “1.600.000”, il 581 e l’emendamento 11 (Mario Tendas) che autorizza la spesa di 60.000 euro a favore del comune di Oristano per l’esercizio del diritto di prelazione per l’acquisto dell’immobile “Casa natale Giuseppe Pau”.

 Si è poi aperto un ampio dibattito sull’emendamento 24 presentato da Emilio Usula (Misto) sul patrimonio dei beni archeologici. Nel dibattito sono intervenuti i consiglieri Alessandro Collu (Pd), Attilio Dedoni (Riformatori), Angelo Carta (Psd’az), Locci (FI), Sabatini (PD). L’emendamento è stato bocciato.  

Non approvato l’emendamento n. 97, l’Aula ha dato il via libera all’emendamento n. 640 (Dedoni e più) che destina 30mila euro alla Fondazione A. Segni; decaduto il 57 è stato approvato il 147 (Rubiu e più) con copertura finanziaria precisata dall’assessore Paci per 80mila euro destinati alla pontificia facoltà di teologia della Sardegna e al pontificio seminario regionale sardo. Approvato il 212 (Daniele Cocco e più) che destina 934mila euro alla Fondazione Sardegna film commission. Approvato il 576 (Giunta regionale) che autorizza la rimodulazione dell’Apq Politiche giovanili del 2008.

La consigliera di Fi, Alessandra Zedda, ha quindi proposto un emendamento orale all’emendamento n. 98 (Alessandra Zedda e più) che abroga le diciture “improrogabilmente” e sostituisce la data del 31 agosto con 30 novembre. Accolto dall’Aula l’emendamento orale, il consigliere Desini ha dichiarato di apporre la firma agli emendamenti 98, 99 e 100. Il Consiglio ha quindi approvato l’emendamento 98 che in via straordinaria stabilisce che i contributi alle società sportive sono erogati entro il 30 novembre 2017. Approvato anche l’emendamento n.99 (Alessandra Zedda e più) che fissa al 30 giugno la scadenza per il programma degli interventi nello sport. Via libera all’emendamento n. 100 (Tocco e più) che prevede la concessione di anticipazioni fino all’80% degli importi spettanti alle società sportive.

Decaduto l’emendamento 141, non approvato il 615, decaduto il 186, l’Aula ha dato disco verde all’emendamento n. 631 (Desini e più) che emenda il 588 (approvato) ed autorizza 200mila euro a favore delle società sportive dilettantistiche per la formazione di personale in qualità di esecutore Blsd.

Approvato il  101 (Tocco e più) che modifica i requisiti richiesti alle società sportive di cui al comma 20 lettera c) dell’articolo 5 bis della presente legge.

Approvato il 646 (Collu) che modifica la copertura finanziaria dell’emendamento n. 1 (Collu e più) che autorizza la spesa di 200mila euro a favore dell’Università della terza età.

Ritirato il 17, il 18 dichiarato inammissibile, non approvati in sequenza il 102, il 103, il 104, il 106, il 107, il 108 e il 109. 

Dopo la variazione della copertura finanziaria annunciata dall’assessore Paci  (200mila euro) approvato l’emendamento n. 209 (Pizzuto) che trasferisce 200mila euro ai “CSC” della Sardegna.

Approvato l’emendamento 641 (Dedoni) che autorizza un contributo di 30mila euro al comune di Milis per la sorveglianza del palazzo Boyl.

Approvato l’emendamento  n. 472 (Paolo Zedda)  e quello di sintesi 637 (Paolo Zedda e più) che autorizzano la spesa di 70mila euro per realizzare un festival itinerante della tradizione della Sardegna; 130mila euro per la promozione della tradizione poetica e musicale; 100mila euro a favore della proloco; 30mila euro per la formazione di studenti nel settore dell’etnomusicologia; 180mila euro per la tutela della lingua sarda; 100mila euro per il doppiaggio in lingua sarda di cartoni animati; 80mila euro a favore dei periodici regionali non quotidiani e delle testate giornalistiche on line per la programmazione di spazi in lingua sarda.

Non approvato l’emendamento n. 624 e con una nuova copertura specificata dall’assessore Paci approvato l’emendamento n. 477 (Christian Solinas e più) che autorizza la spesa di 100mila euro a favore dell’Archivio storico diocesano di Cagliari. Approvato anche il 478 (Christian Solinas e più) che autorizza la spesa di  50mila euro anche per l’Archivio storico diocesano di Sassari. Ritirati gli emendamenti 490, 519, 543, 546, 560 e 563. Approvato il 579 (Giunta regionale) che autorizza la spesa di 500mila euro nel triennio per interventi di sostegno alle politiche giovanili. Via libera anche al 589 (Desini e più) che stanzia 45mila euro a favore del centro sportivo educativo nazionale (Csen).

Decaduto il 444 e ritirato l’emendamento 480 si è passati all’esame dell’articolo 5 ter e degli emendamenti presentati.

Commissione e Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati.

Successivamente il presidente ha tolto la seduta ed aggiornato i lavori del Consiglio a domattina, con inizio alle 10.00.

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Campo Progressista, il nuovo soggetto politico voluto dall’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia, prende corpo anche in Sardegna. Dopo i dibattiti pubblici, organizzati nelle scorse settimane in vari centri dell’Isola, arriva un forte segnale politico alla Giunta Pigliaru. A mandarlo i consiglieri regionali Francesco Agus (ex Sel) e Annamaria Busia (Centro democratico) che insieme hanno presentato 96 emendamenti alla Legge di Stabilità 2017, da domani all’attenzione dell’Aula.

«Si tratta della prima iniziativa istituzionale di Campo Progressista nell’Isola – ha spiegato Francesco Agus – noi siamo tra quelli che mirano a una approvazione rapida della Manovra 2017 per rendere disponibili tutte le risorse di bilancio finora spese per dodicesimi a causa del ricorso all’esercizio provvisorio. Questo però non deve ledere la facoltà dei consiglieri di presentare proposte correttive. La legge finanziaria non è un mero documento ragionieristico ma l’atto politico per eccellenza. Noi crediamo che ci siano questioni di fondo ancora irrisolte a partire dal patto firmato nel 2014 tra Stato e Regione e rimasto finora argomento tabù. Se non si fa chiarezza su questo punto difficilmente la Sardegna potrà trovare risposte alle proprie domande.»  

Tra le critiche principali rivolte alla Giunta, le difficoltà nell’applicazione delle delibere attuative sul Reis (Reddito di inclusione sociale): «A un anno di distanza dalla sua approvazione i Comuni sono ancora in grave difficoltà».

Gli emendamenti presentati, tutti aggiuntivi, puntano a modificare la destinazione di una parte delle risorse del tesoretto da 40 milioni di euro messo a disposizione dalla Giunta. «Nelle audizioni delle Commissioni – ha proseguito Agus – tutte le associazioni di categoria hanno mostrato insoddisfazione per i contenuti della Manovra. Non riuscire ad immaginare soluzioni alternative sarebbe un grave errore».     

«Così com’è questa finanziaria non può essere votata – ha detto la consigliera Annamaria Busia – siamo però fiduciosi e ci aspettiamo che Giunta e Consiglio accolgano alcuni nostri suggerimenti». Tra questi, spicca la proposta di destinare 10 milioni di euro del Fondo unico degli enti locali al comune di Nuoro per far fronte ai debiti fuori bilancio ereditati dall’amministrazione barbaricina.

Altri emendamenti riguardano il trasferimento di beni dalla Stato alla Regione (ex art 14 dello Statuto) da valorizzare attraverso lo strumento del project financing, il rifinanziamento dei Centri antiviolenza, vari interventi per la valorizzazione turistica dei piccoli centri dell’interno, la promozione dei gemellaggi tra comuni sardi e di altri regioni d’Europa, un tetto massimo per le consulenze delle società partecipate.

Campo progressista proporrà in finanziaria un Piano straordinario per il lavoro. «Oggi le politiche per il lavoro sono attuate da soggetti diversi (Aspal, Insar e assessorati) e le proposte presentate in finanziaria puntano a interventi iperterritoriali, noi invece pensiamo a una regia unitaria che riesca a mettere in campo un progetto di ampio respiro – hanno detto Agus e Busia – per far questo servono risorse importanti che difficilmente potranno essere recuperate se non si risolve la battaglia con lo Stato sugli accantonamenti e non si interviene sulla razionalizzazione della spesa».

Su quest’ultimo fronte, Campo Progressista annuncia una battaglia di principio: «Ci sono enti che spendono ingenti risorse in consulenze come l’Insar – ha ricordato la consigliera Busia – la Sardegna, inoltre, continua a spendere di più rispetto ad altre Regioni per gli stipendi dei manager della sanità o per le parcelle degli avvocati. Una seria spending review deve tener conto anche di questi aspetti».

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E’ proseguito stamane, in Consiglio regionale, la discussione generale sulla “Legge di stabilità 2017” iniziata ieri sera.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il dibattito sui disegni di legge n°393 e 394 (Legge di stabilità 2017-Bilancio di previsione triennale 2017-2019).

Il presidente ha dato la parola al primo consigliere iscritto a parlare, Stefano Tunis di Forza Italia.

Nel suo intervento Tunis ha fatto un riferimento generale al quadro politico affermando che «c’è un grande disagio che va aumentando fra politica e società sarda, con comportamenti che vanno anche al di là dell’ordine e della sicurezza perché la povertà entra in una quantità enorme di famiglie sarde ed oggi non basta più nemmeno il poco lavoro». Secondo Tunis quindi questo tema «dovrebbe essere al centro del nostro dibattito invece è un elemento che manca nei documenti della Giunta e della maggioranza i quali, sul punto, si limita ad uno spostamento di risorse, più orientato a riequilibri interni al centro sinistra, incapace di cogliere la disponibilità delle opposizioni a entrare nel merito delle questioni per fare fronte comune contro questo disastro che si sta abbattendo sulla Sardegna». Rivolgendosi alla maggioranza il consigliere di Forza Italia ha fatto un richiamo «alla responsabilità e ad una valutazione critica delle scelte di bilancio perché non si percepisce il miglioramento di alcun indicatore economico ed anzi, per esempio, il settore edilizio denuncia una perdita di 10.000 addetti ed in tutta Italia si registra il fallimento delle politiche del governo Renzi riproposte pedissequamente in Sardegna». I pochi indicatori positivi sulla trasformazione dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato, ha osservato Stefano Tunis, «sono frutto della decontribuzione e si sono sgonfiati in breve tempo; insomma, se dopo due esercizi non ci sono differenze apprezzabili nella strategia e non c’è alcun miglioramento della situazione economica occorre chiedersi cosa sta a fare la Giunta sui suoi banchi».

Sempre per Forza Italia, il consigliere Oscar Cherchi ha lamentato di essere «costretto a ripetere la solita cantilena che però riflette la realtà dei fatti e i fatti dicono che per la terza volta la Regione è in esercizio provvisorio e questo ritardo lo paga molto caro tutta la Sardegna: le fasce più deboli, le imprese e le famiglie che continuano ad attendere invano qualche novità». La nostra Regione, ad avviso di Cherchi, «non solo è in ritardo su tutto ma arretra in modo preoccupante nel confronto con l’Italia e l’Europa, a cominciare dalla disoccupazione giovanile e dalle infrastrutture che dopo 3 anni restano al palo nonostante il mutuo; alcuni dati, in particolare, appaiono molto gravi, dal Pil pro capite all’istruzione al funzionamento della pubblica amministrazione, ciò significa che la politica della Giunta nel suo complesso ha causato un disastro che ha riportato la Sardegna indietro». Ecco la ragione più profonda, ha ricordato il consigliere, «delle continue proteste di tanti settori della società sarda a cominciare dal Piano di sviluppo rurale con cui si è voluto demonizzare il passato senza portare un minimo di crescita». Questa finanziaria, ha aggiunto Cherchi, «è per l’ennesima volta la solita lista della spesa che soddisfa alcune necessità della maggioranza ma resta slegata dai reali problemi della Sardegna e, quando l’opposizione ha fatto qualche proposta, la maggioranza si è girata dall’altra parte: dalle entrate al Piano casa (con la legge edilizia che non ha prodotto nulla), dagli Enti locali ai trasporti, per finire con la sanità, sempre più lontana dai bisogni dei Sardi».

Il consigliere dell’Udc Alfonso Marras ha sottolineato in apertura il notevole ritardo e l’omissione «delle tante incompiute della Regione: non si fa cenno ad 80.000 persone che sopravvivono grazie ad ammortizzatori sociali, il riferimento ai record del turismo trascurano la grave crisi del nord Sardegna e di Alghero che non riesce più a destagionalizzare, si minimizzano i costi dell’insularità per il sistema economico, l’impatto negativo della vertenza entrate ancora molto aperta e dal cui esito dipende ogni possibilità di ripresa della Sardegna, la realtà del sistema sanitario dove la mancata riorganizzazione della rete ospedaliera ha ingolfato il sistema con danni ancora più gravi per le zone interne senza risparmi apprezzabili». Mancano in altre parole, a giudizio del consigliere dell’Udc, «interventi per lo sviluppo e la tutela dell’ambiente in chiave turistica, non ci sono novità per l’economia regionale ma solo un elenco di voci finalizzate a mantenere i costi della gestione ordinaria».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde, ha sottolineato che il dibattito si svolge «in un’Aula sguarnita e distratta, specchio della Sardegna guidata dalla Giunta dei professori che fa tanti annunci cui non fanno seguito risultati concreti, nel sostegno alla crescita delle imprese ed al benessere delle famiglie». Nel recente opuscolo che raccoglie l’attività di metà mandato, ha dichiarato Tedde, «ci sono 53 pagine di propaganda e di cose non fatte contrabbandate come importanti realizzazioni ed inoltre, nella stessa relazione della Giunta che accompagna questa Legge di stabilità, si parla di segnali di ripresa che, però, nessuno vede: anzi i fallimenti sono aumentati del 26%, hanno chiuso 297 aziende edili con 6.500 posti di lavoro in meno, sulla lotta alle povertà il nuovo strumento del Reis (con una copertura di 30 milioni) è del tutto inattuato anche secondo i Comuni, mancano una selezione delle priorità e l’indicazione di una strategia forte per contrastare la crisi». In Sardegna, ha continuato Tedde, «si avvertono vuoti clamorosi nella lotta alla disoccupazione giovanile e nel sostegno di quanti hanno perduto il lavoro, mentre  si trascura il fenomeno dello spopolamento delle zone interne che sarà una delle piaghe peggiori per la Sardegna del domani». Soffermandosi sulla situazione col Governo, Tedde ha sottolineato che, unico caso in Italia,  la maggioranza ha chiesto le dimissioni con un’interrogazione dell’assessore alla sanità.

Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto-Sinistra sarda), nel suo intervento,  ha detto che «nella legge di stabilità si legge che tutto va bene» ed ha evidenziato che sono stati riservati alle priorità indicate dal Consiglio 25 milioni di euro dove «sono state inseriti il restauro del campanile del paese fino alle vertenza del pecorino romano». A proposito della questione del prezzo del latte, l’esponente della maggioranza ha affermato che «la soluzione adottata è quella dei soliti sussidi mentre sarebbe stato meglio introdurre il credito di esercizio per i pastori e istituire una task force per aggredire le criticità della filiera, caratterizzata da debolezza imprenditoriale, inadeguatezza dei dirigenti delle aziende di trasformazione e commercializzazione». Anedda ha inoltre insistito sulle misure contro spopolamento e disoccupazione: «Ma  non bastano i terreni ai giovani, serve accompagnarli nella conoscenza del mercato e dei prodotti, ed è su questo che deve  impegnarsi la Regione non nel finanziamento delle associazioni di categoria e delle agenzie regionali improduttive».

Il consigliere della sinistra ha definito il settore dell’agroalimentare, della cultura e del turismo «il nerbo del sistema economico sardo» ed ha manifestato apprezzamento per gli investimenti delle multinazionali in Sardegna. «I dati sull’occupazione sono buoni – ha affermato Anedda – ma i dati Inps dicono che siamo una Regione assistita, con una pubblica amministrazione esempio di inefficienza anch’essa gravata da compiti impropri di ammortizzatore sociale: in pratica le imprese sane lavorano anche per quelle malate coperte di debiti». Il capogruppo del Misto ha concluso ricordando che la sinistra è l’unica forza di maggioranza fuori della Giunta.

Il consigliere Paolo Zedda (Misto-Sdp) ha ricordando i tempi della sua specializzazione a Boston ha affermato di aver capito «che è necessario investire sull’istruzione». «La prova – ha aggiunto l’esponete della maggioranza – è che quelle nazioni povere che hanno puntato sulla scuola  sono oggi quelle  che crescono di più nel mondo». Per Paolo Zedda un buon amministratore deve essere capace di fare politica anche rinunciando a quote di consenso e – a suo giudizio – le riforme di sistema fatte dal centrosinistra sono un dato positivo sebbene abbiano bisogno di di tempo per essere realizzate. Il consigliere del centrosinistra ha dichiarato apprezzamento per la riforma dei servizi per l’impiego e l’istituzione dell’Aspal («abbiamo fatto una riforma coraggiosa ed abbiamo fatto bene, prima regione d’Italia, seguendo il modello europeo»). Paolo Zedda ha quindi difeso il cosiddetto Reis («aiuta individui che a loro volta aiutano la società») ed ha ricordato l’emigrazione dei giovani sardi che vanno all’estero in cerca di lavoro e futuro («la povertà è diffusa e lo sviluppo è ancora sbilanciato a vantaggio delle coste ma se non si mettono in campo correttivi efficaci la Sardegna rischia di scomparire»). L’esponete Sdp ha quindi concluso lamentando un troppo basso livello di istruzione in Sardegna («siamo fra i popoli con livello di istruzione più basso») e per quanto attiene il confronto con lo Stato – a giudizio di Paolo Zedda – per le questioni finanziarie e della entrate va rinnovato di anno in anno “perché cambiano gli scenari e i confini di azione».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha chiesto, provocatoriamente,   più coraggio all’opposizione e ha detto  che i mali della Sardegna sono responsabilità del centrodestra. «Adesso però – ha proseguito – andiamo avanti e guardiamo al futuro partendo dalla relazione di Sabatini, che parla di programmazione unitaria ma se prendiamo le tabelle emerge che a metà del ciclo le cifre passano da 1.76 al 10% per la spendita dei fondi comunitari». «Sulla vertenza entrate – ha affermato Truzzu – assistiamo alla conversione del centro sinistra,  dalla leale collaborazione all’ annuncio, fino alla perdita secca di 700 milioni di euro per effetto del ritiro dei ricorsi dei ricorsi». L’esponente della minoranza ha evidenziato che «i manager della Sanità prevedono una crisi di liquidità in primavera mentre avanza buco di altri 300 milioni». Sulla questione del reddito di inclusione sociale, Paolo Truzzu, ha ricordato la delibera del Comune di Sorgono che ne ha chiesto l’abrogazione «perché al livello locale non si riesce a spendere un euro».

Agricoltura, trasporti, spopolamento delle zone interne sono – a giudizio del consigliere di FdI – le questioni nelle quali emergono le maggiori criticità del governo del centrosinistra. «Per non dimenticare il lavoro e Aspal – ha concluso Paolo Truzzu –   che in Sardegna è fatto per il 10% di voucher».

Dopo l’on. Truzzu ha preso la parola l’on. Francesco Agus (Misto), secondo cui «la Finanziaria è l’atto più politico del Consiglio regionale ed è per questo che non sono contento che la Giunta sia oggi rappresentata dal solo assessore del Bilancio. Chiedo formalmente che tutta la Giunta sia presente nella discussione degli emendamenti. Emerge dalle audizioni una situazione economica addirittura peggiore da quella che si scorge dai dati e che è percepita come peggiore anche rispetto alle regioni del Sud Italia. Molto dipende dalla crisi della monocultura industriale sarda e dal taglio dal 2011 della spesa pubblica verso le regioni e gli enti locali. I Comuni sono stati costretti ad aumentare le tasse e la Regione è diventata l’unica fonte di trasferimento ai Comuni». L’oratore ha aggiunto: «Io non considero chiusa la vertenza entrate perché non considero chiusa la vertenza con lo Stato. Quanto alla spesa pubblica, l’introduzione del bilancio armonizzato ha cambiato del tutto il tema degli accantonamenti e credo che sia necessario considerare sempre aperto il braccio di ferro con lo Stato».

A seguire per Forza Italia ha parlato l’on. Alessandra Zedda, che si è rivolta all’assessore Paci per denunciare il blocco della spesa pubblica della Regione. «I cittadini non ne possono più e ogni giorno sollecitano i pagamenti. Non è il caso di sottovalutare le loro reazioni, che mi auguro non ci siano mai». L’ex assessore della giunta Cappellacci ha chiesto un intervento sulle attività produttive e ha giudicato «negativamente le riforme della Sanità. A sentire le voci non si fa peccato: è vero o non è vero che Moirano deve andare via a giugno, come si dice? Mi auguro di no perché sennò questa riforma così bella non la porteremo avanti. Nella Asl 8 si contano appena 15 determinazioni, giusto per capirci. Negli altri settori non va certo bene, come la legge 7 e l’innovazione: oggi la Sardegna è ben lontana dall’obiettivo europeo del 3 per cento visto che dedichiamo all’innovazione lo 0,7 per cento del Pil e per il numero degli occupati indossiamo la maglia nera nel settore hi tech a livello europeo. Assessore Paci, vogliamo continuare con i convegni e le consulenze sul tema dell’occupazione?».

Per l’on. Emilio Usula (Rossomori) «questa finanziaria è inadeguata anche perché non sono state individuate con coerenza le criticità e i bisogni da colmare.   E non ci sono le risorse finanziarie anche perché questa giunta ha rinunciato ai ricorsi contro lo Stato. Ma non solo: nemmeno le risorse nelle casse della Sfirs, che pure l’assessore Raffaele Paci aveva promesso di sbloccare proprio a marzo 2017, sono ancora disponibili. Assessore Paci, dov’è il rilancio e dove sono i nuovi posti di lavoro? Dove sono gli effetti positivi della riforma della Sanità? E se parliamo di istruzione, vogliamo dire che siamo in una condizione disastrosa e andiamo oggi al terzo esercizio finanziario di questa legislatura, evidentemente con responsabilità chiare della Giunta. Questa manovra finanziaria non è all’altezza delle aspettative dei sardi».

Il vicepresidente del Consiglio, Eugenio Lai, ha sospeso la seduta per esigenze sopravvenute tra le quali un incontro con l’Associazione sarda Esposti all’amianto. I lavori del Consiglio regionale riprendono questo pomeriggio.

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E’ iniziato, in Consiglio regionale, l’esame del disegno di legge n. 393 “Legge di stabilità 2017”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il Dl n° 401 – “Modifiche alla legge regionale 6/2016 (Bilancio 2016 e pluriennale 2016-2018) conseguenti alla sentenza della Corte Costituzionale n° 6 del 2017″.

Il consigliere dei Riformatori sardi Luigi Crisponi, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha ricordato il recente attentato contro il sindaco di Oliena, sottolineando positivamente la solidarietà manifestata dalle Istituzioni. Però, ha ricordato, «c’è un problema di illegalità diffusa che interessa tutto il territorio regionale con particolare riferimento ai piccoli centri delle zone interne che sono sempre più luoghi del malessere». A questo dobbiamo dare una risposta, ha proseguito Crisponi, auspicando «un documento di indirizzo del Consiglio per assicurare adeguati finanziamenti a quelle realtà in cui è più acuta la tensione sociale; sarebbe una azione di buon senso e di alta politica, per esempio, garantire un forte sostegno a quelle attività rurali messe in difficoltà dopo i gravi danni del ciclone Cleopatra». Bisogna insomma rassicurare amministratori e popolazioni, ha concluso Luigi Crisponi, «perché oggi, proprio a causa dell’attentato, la Giunta di Oliena si è riunita in piazza».

Il presidente Ganau, rispetto al problema sollevato dal consigliere Luigi Crisponi, ha precisato che potrà essere presentato un ordine del giorno.

Tornando all’ordine del giorno della seduta, il presidente ha dato la parola al presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd) per illustrare il contenuto del Dl n° 401. Sabatini, nel suo intervento, ha brevemente ricordato il dibattito svoltosi in commissione ed il voto contrario dell’opposizione, mentre la maggioranza ha condiviso la necessità di approvare celermente il provvedimento.

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha stigmatizzato il comportamento del Governo mettendo l’accento sul fatto che «c’è stata una brusca battuta d’arresto nei rapporti con la Regione per un atteggiamento eccessivo della Ragioneria generale dello Stato su cifre che non modificano il cuore della Legge finanziaria, ed è un dato preoccupante constatare l’esagerato rigore sempre richiesto alla Regione». La correzione tecnica è necessaria, secondo Locci, «senza però dimenticare che il problema sollevato dallo Stato davanti alla Corte Costituzionale in effetti può essere considerato sanato per il 2016 ma potrebbe riproporsi per il 2017 e, se accadesse, saremmo di fronte ad un fatto assurdo». Quindi, ha aggiunto, «da una parte c’è il passo falso della Giunta e dall’altra la conferma che lo Stato tiene stretti i cordoni della borsa e gestisce con accanimento burocratico i rapporti con la Sardegna».

Sempre per Forza Italia il vice capogruppo Alessandra Zedda ha ricordato che il suo gruppo aveva dato l’allarme su quanto poteva accadere da oltre un anno e, come consigliere, ha manifestato «fastidio e vergogna per la declaratoria di incostituzionalità della Legge di Bilancio della Sardegna ma c’è di più, perché nella relazione allegata al provvedimento in esame emergono spazi di ambiguità che potranno essere verificati in sede di consuntivo». Si è cercato di liquidare la vicenda come un errore tecnico, ha poi lamentato la Zedda, «ma in realtà la Regione ha speso più di quanto poteva e non basta l’ammissione di colpa a giustificare un anno di caos amministrativo che ha danneggiato la Sardegna, oltretutto per tutto per mutui con risorse non si riescono nemmeno a spendere». Quando si arriverà alla Legge di Stabilità 2017, ha concluso la vice capogruppo di Forza Italia, «sarà bene ascoltare l’opposizione che ha sempre parlato nell’interesse dei Sardi e rivedere, in particolare, la partita dei residui attivi nella ragionevole certezza che molte risorse lo Stato non le trasferirà più alla Sardegna».

Il consigliere del gruppo Misto-Rossomori Emilio Usula ha sostenuto che «con questa legge il Consiglio accompagna l’assessore a Canossa e chiedere una indulgenza allo Stato per non aver fatto bene i suoi compiti». Non è solo un vizio di forma, ad avviso del consigliere, «perché è la stessa Corte che parla di una manovra elusiva della salvaguardia degli equilibri di bilancio e forse la colpa più grave è non essersi costituiti in giudizio anche perché, in ogni caso, la correzione doveva essere presentata subito senza esporsi ad una brutta figura davanti alla Corte Costituzione, oltretutto con un assessore-professore». C’è poi il problema, ha detto ancora Usula, «della gravissima situazione che si è proiettata negativamente su tutto il sistema Regione con particolare riferimento alle amministrazioni locali, un argomento da sempre al centro dell’azione politica dei Rossomori, che hanno sempre cercato di dare il lor contributo con una finalità chiara, quella di dare ai Comuni più risorse e più agibilità finanziaria nell’interesse delle imprese e dei cittadini». Di fronte alle nostre proposte, ha concluso Emilio Usula, «abbiamo registrato un atteggiamento stizzito, eppure proprio oggi la Cna fornisce cifre allarmanti sull’economia della Sardegna: rispetto al 2015, nel 2016 il valore delle opere pubbliche è calato del 53% (livello più basso degli ultimi 15 anni), soprattutto nei Comuni con un calo delle gare del 27% e del 29% come importo dei lavori (la metà dell’anno precedente) e quindi servono politiche più agili, cantieri più veloci e maggiori risorse». Quello che dice oggi la Cna, ha concluso l’esponente dei Rossomori, «lo sostenevamo noi da tre anni e per questo siamo passati all’opposizione».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha affermato in apertura che, paradossalmente, avrebbe voluto sottoscrivere l’intervento del collega Usula perché in realtà «solo in apparenza siamo davanti ad un fatto tecnico perché poi ci sono alcuni fatti politici; il primo è la bocciatura della Legge di Bilancio respinta per la prima volta nella storia dell’autonomia ed il secondo è rappresentato dalla bocciatura pure la correzione ed inoltre tutta questa vicenda ha avuto una narrazione piena di omissioni e forse di menzogne». La ricostruzione fornita dalla maggioranza, ha spiegato Truzzu, «dimostra, infatti, che sono stati nascosti fatti importanti al Consiglio ed ai Sardi, quando a gennaio l’assessore dichiarò che l’errore era stato corretto con l’assestamento dimenticando di dire che la sentenza della Corte Costituzionale era già nota da novembre; in seguito, quando il collega Pietro Pittalis ne chiese conto l’assessore, in replica, assicurò che il Bilancio sarebbe stato comunque parificato e in caso contrario avrebbe rassegnato le dimissioni». Mi sono stufato di essere preso in giro e di fare la comparsa o il complice, ha concluso Paolo Truzzu: «per questo non parteciperò al voto».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, dopo aver dichiarato che «il Governo forse è amico dei governanti sardi ma non dei Sardi» ha aggiunto che «l’assessore Paci non ha superato l’esame, nonostante si sia tentato di far passare la cosa quasi in sordina, proponendo addirittura di discutere del 2017 senza mettere a sposto il 2016». Le accuse della Corte, ha ammonito Carta, «sono pesantissime perché di afferma che la Regione non solo ha commesso errori gravi ma lo ha fatto quasi deliberatamente, vanificando il principio costituzionale sancito dall’art. 81, spendendo in pratica quello che non si aveva». Cercate sempre  il primato, ha proseguito Carta rivolto alla maggioranza, «e in realtà lo avete ottenuto perché siete la prima giunta regionale d’Italia a chiudere un bilancio in passivo; la stessa relazione che accompagna questo provvedimento è reticente e non affronta i problemi veri posti dalla Corte Costituzionale, cerca di nascondere la Caporetto della Giunta dei professori che, al di là di tutto, ha determinato un rallentamento della spesa che ha avuto conseguenze devastanti sulla Sardegna».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, premettendo di non voler essere ripetitivo ha evidenziato che «da questa vicenda emerge con chiarezza che non si sono seguite le procedure previste dalla legge e nemmeno si è tentato di correggere gli errori in corsa, trascurando che una semplice variazione di bilancio a giugno avrebbe messo tutto a posto, ma sarebbe stato troppo per l’inefficienza di questa Giunta che perso la faccia davanti a tutta Italia, altro che fare i primi della classe». Abbiamo espresso più volte i nostri dubbi sulla vertenza entrate, ha protestato Dedoni, «ed oggi siamo in una condizione difficilissima, abbiamo meno entrate e siamo sottoposti ad oltre 600 milioni di accostamenti ingiustificabili, abbiamo ritirato i ricorsi e questo è il risultato aspettando la riconoscenza del governo amico che poi non è arrivata, abbiamo rinunciato a difendere lo Statuto e la Regione, non abbiamo fatto il nostro dovere e continuiamo ad andare a Roma con il cappello in mano mentre vengono calpestati i nostri diritti, abbiamo abbandonato la battaglia sulle accise rinunciando a 4 miliardi, è stato ritirato anche su questo punto un ricorso alla Corte Costituzionale ed abbiamo deciso autonomamente, come Riformatori, di andare davanti alla Corte di Giustizia europea». Non so cosa accadrà, ha concluso Dedoni annunciando che il suo gruppo non parteciperà al voto, «ma stiamo facendo una battaglia giusta per i diritti dei Sardi ed la Giunta che deve fare un esame di coscienza».

Dopo l’on. Attilio Dedoni ha preso la parola l’on. Francesco Agus (Gruppo Misto), che ha detto: «Non ci sono bocciature perché nei rapporti con lo Stato non ci sono professori né alunni. A volte non si capisce nemmeno bene chi abbia torto e chi ragione. In questa occasione il Governo ha impugnato la legge 32 e poi la legge 36, scegliendo una strada irrituale e violenta. Per questo abbiamo accumulato ritardi, non imputabili alla Regione. Credo che le coperture finanziarie individuate siano congrue perché altrimenti ci troveremmo a fronteggiare le incongruenze di una manovra finanziaria, che andiamo a breve a votare, senza tutte le coperture. Interverrei già su questo testo di manovra per modificare la legge 32 e la legge 36».

Per il capogruppo di Forza Italia, on. Pietro Pittalias, «il fatto che in questo dibattito sia intervenuto un collega di maggioranza, uno solo, fa capire quanto imbarazzo ci sia tra di voi. Se questo è il nuovo corso che volete inaugurare partendo da piazza Duomo, a Milano, mi cadono davvero le braccia. Onorevole Agus, lei difende l’indifendibile e non si pone il problema che l’assessore alla Programmazione sia incappato in un errore macroscopico. Un dato è chiaro, oggettivo: la legge finanziaria e di bilancio del 2016 è stata dichiarata illegittima sotto il profilo costituzionale dalla Corte costituzionale. Non era mai accaduto prima nella storia della Autonomia e in altri tempi per un fatto del genere ci sarebbero state evidenti conseguenze politiche.

Non è un’operazione di routine: state riscrivendo la finanziaria del 2016 e l’assessore Paci ha poco da minimizzare. Ci sarà una ragione se questa isola ha il Pil più basso d’Italia e la disoccupazione aumenta mentre diminuiscono i consumi? Ci sarà una ragione se tutto è immobile? Non avete credibilità agli occhi dei cittadini e delle imprese. Vi facciamo un accorato appello: prima ve ne andate e meglio è».  

Per la Giunta ha parlato l’assessore Raffaele Paci, che ha detto: «Siamo in Aula per prendere atto di un errore e per mettere rimedio, l’ho dichiarato. Non minimizzo dicendo che è accaduto un semplice errore tecnico: è accaduto, invece, che abbiamo una oggettiva difficoltà nell’applicazione dell’articolo 118 della Costituzione e sul tema dell’utilizzo del disavanzo tecnico abbiamo dato una certa interpretazione che invece si è rivelata difforme rispetto a quella che dà lo Stato. In sede di confronto con lo Stato abbiamo accettato l’interpretazione dello Stato ed eliminato già dalla legge 32 il disavanzo tecnico. Ma il problema è che c’è stato uno scollamento temporale tra la nostra modifica e l’udienza della Corte costituzionale sul ricorso. Ecco come è nata la necessità di operare il riallineamento per le parti che sono state dichiarate illegittime dalla Corte costituzionale, ovvero i 31 milioni. Ma non è tutta la finanziaria 2016 illegittima, sia chiaro. Certo che avremmo preferito che tutto questo non fosse avvenuto ma siccome è capitato ora dobbiamo porre rimedio!.

Per dichiarazione di voto è intervenuto l’on. Francesco Agus (Gruppo Misto), secondo cui «il vero problema sono i rapporti con lo Stato, che ha corretto con la penna rossa un errore di 31 milioni che la nostra Regione  ha fatto obiettivamente applicando una norma dello Stato. Senza che lo Stato abbia offerto il minimo aiuto alla Regione nell’applicazione delle nuove norme. Questo è il senso delle cose».

Per l’on. Piermario Manca (Pds) «il voto è di astensione perché c’è stata una certa superficialità, al netto delle scuse dell’assessore. Noi non siamo qui a fare la sorveglianza a un bidone vuoto, questo è il Consiglio».

Anche l’on. Paolo Truzzu (Fli) ha annunciato il voto di astensione: «Questa inezia tecnica è il frutto di un macroscopico errore politico. Voi avete spacciato il superamento del patto di stabilità come un grande successo e dovete prendere atto di questo errore politico. Assessore Paci, lei aveva dichiarato a gennaio scorso che ogni problema era stato risolto e oggi invece tornate sul problema».

Per l’on. Gianfranco Congiu (Pds) «c’è un elemento di fondo in questa vicenda, che orienta il dibattito. La Corte costituzionale dice in sentenza a pagina 5 che il disavanzo tecnico può essere risolto in senso positivo con una stretta interpretazione della norma altrimenti il disavanzo tecnico è un vero e proprio disavanzo. Dunque, è il legislatore dell’articolo 118 che ha sbagliato scrivendo la norma».

A nome dell’Udc Sardegna l’on. Gianluigi Rubiu (Udc)  ha annunciato l’astensione dal voto: «I massimi esponenti della facoltà di Economia della Sardegna hanno fallito, ridicolizzando con questo errore l’intero Consiglio regionale e dunque tutta la Sardegna. E’ un fatto di una gravità inaudita che testimonia l’incapacità».

Per il sardista Angelo Carta «lo Stato ha fatto il suo dovere in questa vicenda, ricordandoci che l’assessore Paci ha sbagliato. E’ un errore che non doveva essere commesso ed è logico che ci siano conseguenze politiche. Come deve cambiare, una volta per tutte, il rapporto con lo Stato. Comunque, noi voteremo contro».

Per il presidente della commissione Bilancio, on. Franco Sabatini, «in commissione e in Aula abbiamo parlato più volte di questo problema e respingo l’accusa che non se ne sia parlato in questa istituzione. L’errore c’è ma non ha inciso in nessuno stanziamento del bilancio 2016, sia chiaro. Non ci siamo dimenticati delle variazioni con cui si cancellavano, in passato, intere partite di bilancio».

Per Forza Italia l’on. Pietro Pittalis ha detto: «Dire che siamo davanti a un malinteso rapporto tra lo Stato e la Regione è il problema dei problemi. La Giunta ha ritirato tutti i ricorsi che pendevano davanti alla Corte Costituzionale e oggi mi fa piacere che in un sussulto di dignità si dica che lo Stato ha un atteggiamento padronale nei confronti con la Sardegna. In questi tre anni avete consentito allo Stato di comportarsi così e nonostante questo siete riusciti a far bocciare la legge di bilancio. Non parteciperemo al voto perché non vogliamo assolutamente avallare questo tipo di pasticcio».

«Siamo alle cose concrete», ha detto invece il capogruppo del Pd, on. Pietro Cocco, «questa decisione non ha avuto conseguenze sul bilancio e non è vero che noi ci genuflettiamo davanti al Governo. C’è un episodio emblematico, ricordo i sardisti qualche anno fa consegnare la bandiera della Sardegna a Berlusconi: questo è decisamente più significativo».

L’Aula ha votato il passaggio agli articoli ed è poi iniziata la discussione generale sugli articoli. Approvati gli articoli 1, 2 e gli allegati 1, 2, 3. La legge è stata approvata.

Proposta di istituzione della commissione d’inchiesta n. 4 sul sistema della protezione civile regionale

A seguire, l’onorevole Cossa ha illustrato il secondo punto all’ordine del giorno, ossia la richiesta di istituzione della commissione di inchiesta sui fatti avvenuti nel gennaio 2016, a seguito degli accadimenti di protezione civile e delle polemiche che sono derivate tra i sindaci e la Regione.

«Siamo consapevoli del lavoro dei volontari e degli operatori di protezione civile – ha detto Michele Cossa -. E siamo consapevoli anche della delicatezza della situazione ma qui non c’è nulla di imprevedibile e sono inaccettabili gli allerta meteo del tutto inutili, ai quali i cittadini ormai non credono più. Anche i danni economici, non facilmente accertabili, sono evidenti e così si chiudono scuole e uffici. Possibile che debba essere in capo ai sindaci il dovere di interpretare cos’è scritto nei comunicati della Protezione civile? Nel dubbio ogni sindaco, per scansare le responsabilità, è portato a chiudere le scuole. Mi auguro che l’Assemblea  non liquidi con sufficienza questo problema, visto che riguarda l’intera comunità e la sicurezza delle persone. Cosa impedisce di organizzare un sistema efficiente e all’altezza dell’emergenza?».

Al termine il presidente Gianfranco Ganau ha comunicato che la discussione sull’istituzione della commissione d’inchiesta è rinviata ad altra data.

Sul terzo punto all’ordine del giorno Dl. n. 281 (Giunta regionale) “Ridefinizione dei confini tra i comuni di Magomadas e Tresnuraghes”, il relatore on. Giuseppe Meloni (Pd) ha sollecitato l’approvazione del testo licenziato dalla commissione, sulla scorta di quanto già deliberato dai Consiglio comunali interessati. Sentito anche il parere della Giunta, l’Aula ha approvato la legge.

Disegno di legge n. 393 (Giunta regionale) “Legge di stabilità 2017”.

Sulla manovra finanziaria 2017, quarto punto all’ordine del giorno dei lavori dell’Aula, ha preso poi la parola l’on. Franco Sabatini, relatore per la commissione Bilancio che presiede: «La vertenza entrate non può ritenersi mai chiusa perché il quadro normativo è in continua evoluzione e dovremmo imparare da altre Regioni, più virtuose, a costruire costantemente questi rapporti con lo Stato e a tenerli sempre aperti». L’oratore ha auspicato al più presto il funzionamento dell’Agenzia sarda delle entrate e ha detto che «la Giunta regionale ha fatto bene a porre il problema dei tagli agli enti locali, il tema della Sanità e dell’insularità. Già dal 2017 avremo 20 milioni aggiuntivi sul sistema Enti locali e dal 2018 saranno 30. Grande risultato è stato raggiunto nell’accordo sulle risorse per colmare il gap infrastrutturale per metano, città metropolitana e insularità. Si tratta di somme pari a quelle che furono erogate negli anni ’70 per il Piano di rinascita».

Per il presidente Franco Sabatini i ritardi della macchina amministrativa della Regione nel livello di spesa «saranno oggetto di un esame attento da parte della commissione Bilancio. Ad una mia pubblica denuncia sull’argomento, alcune figure sindacali hanno considerato questa segnalazione come una caduta di stile. Mi chiedo: può essere considerata caduta di stile la denuncia di una problematica grave a tal punto da compromettere, seppure parzialmente, alcuni obiettivi programmatici, che la manovra stessa si pone? In una situazione di così pesante crisi economica, può essere considerata incauta la denuncia di una macchina amministrativa non all’altezza del suo compito e che rischia di far mancare le risorse per gli interventi di risposta ai fattori di crisi più inquietanti?

È evidente che il problema esiste ed è urgente affrontarlo e porvi rimedio, cercando le migliori soluzioni possibili, al fine di superare lentezza, assenza di motivazione, formalismo, culto dei precedenti, fuga dalle responsabilità, eccesso di controlli inutili, squilibrata distribuzione del personale e delle risorse finanziate».

In conclusione, il presidente Sabatini ha detto: «La manovra, che è all’attenzione dell’Aula, procede nella giusta direzione del rilancio della crescita economica, della competitività e dei consumi, attraverso la conferma di politiche fiscali vantaggiose e la programmazione ed attuazione di importanti investimenti infrastrutturali.

Rimangono, infatti, inalterate le aliquote dell’addizionali regionali IRPEF ed IRAP, le più basse in Italia dopo quelle applicate dalle province autonome di Trento e Bolzano

Si confermano le assegnazioni a favore del sistema degli enti locali attraverso il fondo unico e con uno stanziamento pari a 49 milioni derivanti dalle accise provenienti dall’ENEL.

Sono rafforzati gli interventi a favore del mondo dell’istruzione, del mondo culturale e dell’associazionismo.

Vorrei anche segnalare l’importante stanziamento per l’applicazione del reddito di inclusione sociale che ammonta, per la sola parte passiva, a 44 milioni di euro, comprensiva dei 14 milioni provenienti dall’annualità 2016, nonché 40 milioni per la parte attiva proveniente dal fondo sociale europeo.

Il REIS, unitamente al contratto di ricollocazione, in via di attivazione da parte dell’Assessorato del Lavoro, costituirà l’impalcatura per la creazione di un vero e proprio welfare sardo.

Infine vorrei fare cenno allo stanziamento di 14 milioni per l’attuazione di un programma di sostegno al comparto lattiero-caseario, finalizzato, attraverso l’acquisto del formaggio per gli indigenti, a far risalire il prezzo del latte.

Vale la pena anche ricordare che nel 2017 diventa pienamente operativo il piano di infrastrutturazione finanziato con l’attivazione del mutuo di 700 milioni di euro che, se nei primi due anni ha contenuto i trasferimenti per il 2015 a 60 milioni e per il 2016 a 51 milioni, nel 2017 saranno attivate opere per 150 milioni.

Così, come precedentemente affermato, in una programmazione unitaria, ai fondi regionali si aggiungono quelli statali ed europei ed è per questo che non si può non segnalare lo stato di avanzamento della programmazione territoriale, attraverso la quale si stanziano importanti risorse per la valorizzazione dei progetti locali di sviluppo.

A questo si aggiunge la prossima attuazione di importati infrastrutture viarie.

Per tutte queste ragioni, esprimo un parere fortemente positivo sulla manovra finanziaria ed auspico che questa assemblea la possa approvare celermente così da rendere operativi nel più breve tempo possibile gli interventi volti a superare la crisi economica e sociale».

Alessandra Zedda (FI), relatrice di minoranza, ha sottolineato i ritardi con cui la giunta Pigliaru ha presentato  i documenti finanziari.

«La legge finanziaria e il bilancio del 2017 confermano – ha detto la consigliera di Forza Italia – che questa Giunta non riesce a far approvare, per il terzo anno di seguito, la manovra nei termini di legge. Anche questa volta sono trascorsi tre mesi di esercizio provvisorio. Solo per il  profondo senso di responsabilità e per la  consapevolezza che abbiamo per la grave situazione che la nostra Sardegna e i sardi vivono quotidianamente, faremo di tutto per evitare il quarto mese di esercizio provvisorio». Molto negativo il giudizio della vice capogruppo di Forza Italia sull’azione della giunta Pigliaru: «Da 3 anni i vostri annunci non hanno trovato alcun fondamento o sostanziale concretezza. Avete promesso e mai mantenuto. Ed è lunga la lista  delle incompiute,  degli errori grossolani e delle mancate azioni per favorire lo sviluppo. Ormai – ha proseguito Alessandra Zedda – siamo agli ultimi posti in Europa nei settori delle Entrate, dei  trasporti, delle infrastrutture, dell’energia, della scuola, dei  servizi nelle zone periferiche e interne, dell’acqua, della sanità e delle servitù militari».

E la situazione è sempre più grave: in Sardegna il 46 per cento della popolazione è  a rischio povertà e la disoccupazione è al 56,4 per cento: siamo  una delle tre regioni italiane col più elevato tasso di disoccupazione giovanile nella fascia dai 15 ai 24 anni. Arretriamo su tutto: lavoro, istruzione, infrastrutture, imprese, innovazione. Inoltre, l’indice della competitività delle regioni europee condanna la Sardegna in fondo alla classifica. Nei tre anni di Giunta Pigliaru siamo scivolati di ben sei posizioni. L’Isola è 228esima su 263 regioni. Inoltre, in questa manovra finanziaria non esiste alcuna traccia dell’argomento che per noi è oggi fondamentale per azzerare il filo col passato, la battaglia per far sì che il fattore insularità possa essere a vantaggio di una nuova economia, socialità e sviluppo. Le risorse appostate in questo bilancio mal si combinano con un’azione incisiva, strategica che metta al centro della crisi piuttosto che della rinascita il tema focale della già citata insularità. Quindi , la vostra proposta di finanziaria – ha concluso – è una lista della spesa, quando va soddisfare le richieste, a tratti inopportune e fastidiose, per le soddisfazioni dei vari componenti la maggioranza, a tratti un libro dei sogni che appare l’esatta fotocopia delle finanziarie precedenti. Una menzione a parte meritano l’agricoltura e l’allevamento. In questo settore – ha detto ancora rivolta alla giunta – la vergognosa complicità del Governo conferma la vostra politica del gambero.

Dopo la relazione di minoranza il presidente Gianfranco Ganau ha chiuso i lavori. Domani mattina comincia la discussione generale. Il Consiglio è stato convocato per le ore 10.00.

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Con la costituzione del gruppo “Sinistra per la Democrazia e il Progresso2 cambia la “mappa” della rappresentanza consiliare delle forze politiche in Consiglio regionale.

Questa la nuova composizione dei gruppi:

Partito Democratico: Pietro Cocco (presidente), Alessandro Collu, Pietro Comandini, Lorenzo Cozzolino, Salvatore Demontis, Roberto Deriu, Daniele Forma, Gianfranco Ganau, Luigi Lotto, Gavino Manca, Giuseppe Meloni, Cesare Moriconi, Francesco Pigliaru, Rosella Pinna, Luigi Ruggeri, Franco Sabatini, Antonio Solinas, Gianmario Tendas;

Forza Italia: Pietro Pittalis (presidente), Ugo Cappellacci, Oscar Cherchi, Giuseppe Fasolino, Ignazio Locci, Antonello Peru, Alberto Randazzo, Marco Tedde, Edoardo Tocco, Stefano Tunis, Alessandra Zedda;

Gruppo Misto: Gaetano Ledda (presidente), Francesco Agus, Fabrizio Anedda, Annamaria Busia, Mario Floris, Giovanni Satta, Paolo Truzzu, Emilio Usula;

Partito dei Sardi: Gianfranco Congiu (presidente), Augusto Cherchi, Roberto Desini, Piermario Manca, Alessandro Unali;

Cristiani, popolari e socialisti: Zanchetta Pierfranco (presidente), Antonio Gaia, Raimondo Perra, Walter Piscedda;

Udc Sardegna: Gianluigi Rubiu (presidente), Alfonso Marras, Giorgio Oppi, Giuseppino Pinna;

Partito Sardo d’Azione: Angelo Carta (presidente), Marcello Orrù, Christian Solinas;

Riformatori Sardi liberaldemocratici: Attilio Dedoni (presidente), Michele Cossa, Luigi Crisponi;

Sinistra per la Democrazia e il Progresso: Daniele Cocco (presidente), Eugenio Lai, Luca Pizzuto, Paolo Zedda.

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I quattro nuovi assessori della Giunta Pigliaru hanno prestato giuramento stamane in Consiglio regionale.

Il presidente Ganau ha aperto la seduta con all’ordine del giorno le comunicazioni della Giunta ai sensi dell’art. 121 del Regolamento interno. Dopo le formalità di rito, il presidente ha comunicato all’Aula la decisione del consigliere Francesco Agus, eletto nelle liste di Sel, di aderire al Gruppo Misto.

Gianfranco Ganau ha quindi dato la parola alla consigliera del Centro democratico Annamaria Busia che, in occasione della Festa della donna, ha voluto ricordare con un breve intervento la necessità di azioni più stringenti per la realizzazione di una vera parità di genere.

Annamaria Busia, citando dati Ocse e Censis, ha ricordato le difficoltà vissute dalle donne sul lavoro e la crescente esposizione a episodi di violenza fisica e morale. «Le donne lavorano, in media, 4 ore in più degli uomini in ambito familiare mentre la loro retribuzione sia nel settore pubblico che privato è inferiore a quella dei lavoratori maschi. Le donne, anche se più istruite, hanno inoltre minori prospettive di carriera».

Nonostante ciò, la rappresentanza femminile nelle istituzioni locali, grazie alla introduzione della doppia preferenza di genere, è cresciuta negli ultimi anni. Le donne-sindaco sono aumentate di sette volte rispetto agli anni scorsi.

Annamaria Busia si è poi soffermata sui dati allarmanti sulla criminalità: «14 milioni di donne hanno subito nella vita una violenza fisica o psicologica da parte di un uomo. Negli ultimi 15 anni sono 1740 le vittime di omicidio. Crimini che colpiscono indirettamente anche i bambini. Il numero degli orfani che hanno perso la madre per mano del padre è salito a 1628. Dati che fanno riflettere e ci fanno dire non una di meno».
Il presidente Ganau ha ringraziato la consigliera per l’intervento “condivisibile e opportuno vista la giornata”.

Anche il capogruppo dei Cristiano socialisti popolari, Pierfranco Zanchetta, ha voluto rivolgere un omaggio e un riconoscimento alle donne sarde e a quelle presenti in Aula. «Colleghe che hanno un compito difficile – ha detto Zanchetta – il mio non è un riconoscimento formale ma un pensiero sincero rivolto a tutte le donne anche a quelle della mia isola (La Maddalena) che stanno per diventare madri e chiedono attenzione per il punto nascita dell’ospedale».

Si è quindi passati alla discussione dell’ordine del giorno. Sull’ordine dei lavori è intervenuto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che ha chiesto al presidente Ganau di mettere a disposizione dell’Aula la nota degli assessori dimissionari Francesco Morandi e Claudia Firino per capire le ragioni della loro uscita dalla Giunta e avere contezza del contenuto.

Il presidente Ganau ha comunicato di non avere a disposizione la nota ma solo i decreti assessoriali con la nomina dei nuovi assessori. Ha quindi invitato i nuovi componenti dell’esecutivo a presentarsi davanti al banco della presidenza per il giuramento. I neo assessori Pier Luigi Caria (Agricoltura e riforma pastorale). Barbara Argiolas (Turismo, artigianato e commercio), Filippo Spanu (Affari generali e Riforme) Giuseppe Dessena (Cultura e Pubblica istruzione), ascoltata la formula di rito, hanno giurato davanti al Consiglio.

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola al presidente della Giunta Francesco Pigliaru per le comunicazioni all’Aula.

«Ho ascoltato con interesse i dati sulla questione femminile in Italia – ha esordito Pigliaru – sono dati che ci inducono a riflettere, è il caso di trovarci in quest’Aula per una discussione approfondita sullo stato delle politiche di genere».

Francesco Pigliaru è poi entrato nel merito delle sue comunicazioni al Consiglio relative  al rimpasto di Giunta. «Oggi presentiamo una squadra di governo rinnovata e un programma ambizioso – ha detto Pigliaru – siamo contenti di sottoporci a un dibattito ampio».

Il presidente della Regione ha quindi ricordato i risultati raggiunti nei primi tre anni della legislatura a partire dalle azioni per mitigare gli svantaggi dovuti alla condizione di insularità. A questo mira il Patto per la Sardegna, firmato con il Governo nazionale, che metterà a disposizione 2,9 miliardi di euro. Il presidente ha poi proseguito parlando delle riforme in campo sanitario con l’adozione dell’Azienda unica regionale e della legge di riordino del sistema degli enti locali, senza dimenticare gli interventi a sostegno dei soggetti più deboli come il reddito di inclusione sociale e quelli per la scuola (1174 cantieri aperti in 844 plessi scolastici), per l’industria, con le vertenza Alcoa ed Eurallumina, per il rilancio di Igea e la riorganizzazione di Abbanoa.

«Si tratta di riforme strutturali e di progetti strategici per la Sardegna. In passato non si è avuto il coraggio di farli perché non producono effetti immediatamente tangibili – ha sottolineato Pigliaru – c’è  bisogno di un lungo lavoro di governo. L’obiettivo è far uscire l’Isola dalla crisi e ricostruire la fiducia nella politica da parte dei cittadini. Questo è il momento in cui la nostra azione riformista deve avere la capacità di affermarsi.»

Francesco Pigliaru ha quindi indicato gli obiettivi futuri. «Ci concentreremo sulla lotta alla dispersione scolastica, si è fatto molto con il progetto Iscola ma bisogna fare di più – ha detto Pigliaru – così come è nostro intento completare la riforma della sanità con il riordino della rete ospedaliera, intervenire per creare una forte sinergia nel sistema aeroportuale e migliorare la mobilità interna ed esterna dei sardi».

Il presidente ha poi rimarcato la necessità di lavorare per avere più peso in Europa. In questa direzione va l’alleanza con altre isole periferiche come la Corsica e le Baleari: «E’ un’opportunità per fare un’azione congiunta e coordinata nei confronti dei rispettivi governi e presentarsi più forti in Europa».

Francesco Pigliaru ha quindi garantito l’impegno della Giunta per la soluzione di alcune vertenze aperte come quella sulla chimica verde a Porto Torres e lo “scandaloso” abbandono de La Maddalena. Non meno importanti saranno le azioni per la sconfitta definitiva della peste suina.

Sul fronte dell’urbanistica, il presidente ha annunciato la presentazione in tempi rapidi di una nuova legge. «Il provvedimento è pronto» mentre sulle zone interne ha confermato l’impegno a portare avanti azioni efficaci contro lo spopolamento. «Il Piano delle zone interne mette a disposizione 150 milioni di euro che possono finanziare interventi mirati, fuori dagli slogan e dalle politiche generiche».

Francesco Pigliaru ha poi ribadito l’attenzione della Giunta al mondo delle campagne. «L’Agricoltura è un settore in cui crediamo, occorre renderlo più moderno, la tecnologia può dare un grande aiuto. L’obiettivo è creare un’agricoltura più ricca e capace di dare reddito».

Sulla finanza pubblica, Francesco Pigliaru ha chiarito che la Regione non farà passi indietro nella vertenza per la riduzione degli accantonamenti: «700 milioni all’anno sono inaccettabili. Faremo una battaglia forte». Stesso discorso sul fronte dell’occupazione. «In passato abbiamo puntato molto su politiche attive del lavoro e sulla flex security sperando in una ripresa che non c’è stata. Le misure nazionali non hanno prodotto i risultati sperati. Serve un’integrazione per garantire maggiore inclusione sociale. Azioni e progetti sono pronti».

Il presidente Pigliaru si è detto sicuro che Giunta rinnovata sarà all’altezza della sfida. «Serve una maggioranza più coesa. Non nascondo la complessità del percorso che ci ha portato sin qui. Ho cercato di garantire la massima inclusione – ha detto ancora Francesco Pigliaru – occorre adesso procedere insieme per raggiungere i risultati che sono alla nostra portata. Sarà un successo se riusciremo a convincere chi guarda alla politica con scetticismo. Per questo occorre lavorare duro come una vera squadra per raggiungere gli obiettivi. Abbiamo una Giunta rinforzata – ha concluso Pigliaru – ho grande fiducia nel lavoro dei nuovi assessori. In tutta l’Isola aspettano risultati».

Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione sulle comunicazioni del presidente.

Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori sardi, ha rivolto il suo in bocca al lupo agli assessori senza però risparmiare critiche all’esecutivo. «L’ottimismo è un dato fondamentale nell’azione politica, ma esagerare ci conduce in strade molto strette se non del tutto occluse – ha detto Dedoni – dire che questa Giunta sia stata un baluardo degli interessi della Sardegna nei confronti del Governo fa sorridere. Non siamo stati all’altezza, abbiamo considerato il Governo amico ma non abbiamo fatto gli interessi della Sardegna».

Secondo Dedoni, il Patto firmato con il Governo Renzi ha portato la Sardegna nella condizione attuale: «Se non ci sono entrate non potranno esserci uscite. Altre regioni prima di applicare il principio del pareggio di bilancio hanno aspettato. Noi invece abbiamo rinunciato ai ricorsi per la vertenza entrate accontentandoci di battaglie di retroguardia come quella sugli accantonamenti – ha proseguito l’esponente dei Riformatori sardi – meglio sarebbe stato insistere sul fronte delle accise che valgono 4 miliardi di euro all’anno. Noi abbiamo firmato per questo un ricorso alla Corte costituzionale sostituendoci alla Giunta».

Attilio Dedoni ha quindi duramente criticato la politica dei trasporti: «Niente è stato fatto per dare alla Sardegna la possibilità di interconnettersi con l’Italia e l’Europa – ha detto Dedoni – lo stesso vale per la viabilità interna e il rilancio del trenino verde, nelle zone interne». Stesso giudizio per  i mancati interventi a favore del commercio e dell’artigianato («vergognoso il modo con cui avete affrontato il tema»).

Il consigliere di minoranza ha parlato, infine, di riforme bocciando senza mezzi termini l’azione della Giunta e della maggioranza: «Non è vero che la riforma sanitaria consentirà di ridurre la spesa. Si stima un 5% di aumento. Noi proponevamo una Asl unica che si occupasse solo di acquisti e di personale. Si è fatto invece il doppione del doppioni. Di fatto avremo 9 Asl».

Attilio Dedoni ha quindi concluso il suo intervento rivolgendo un invito alla Giunta: «In questi due anni facciamo le cose possibili. Si individuino 5 punti su cui concentrarsi, la minoranza è pronta a dare il suo contributo a patto che siano nell’interesse esclusivo del popolo sardo».

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, ha ricordato le critiche pesanti rivolte alla Giunta da alcuni esponenti dei partiti di maggioranza. «In merito al rimpasto ho sentito parlare di pasticcio e di rifiuti – ha detto Carta – qualcuno si è scordato che la coalizione senza di lei non sarebbe qui. I suoi voti sono stati superiori a quelli dei partiti. Chi oggi sbraita senza di lei non sarebbero qui. Bene ha fatto ad assumere decisioni che le spettano, legittimato dal risultato elettorale. Giudizi e critiche sono frutto della perdita di una poltrona. Lavoro, industria, zone interne, strade, occupazione non compaiono nelle affermazioni dei cosiddetti leader che oggi annusano l’aria per capire dove sistemare se stessi».

Angelo Carta ha quindi posto il tema della questione morale ricordando la storica intervista rilasciata 36 anni fa da Enrico Berlinguer ad Eugenio Scalfari: «Il segretario comunista disse allora che i partiti non facevano più politica, erano macchine di potere e di clientela, non conoscevano le esigenze della gente, non avevano idee e programmi e gestivano interessi di parte, talvolta loschi – ha ricordato Carta – sono parole che, dopo 36 anni, descrivono bene la situazione attuale».

Il capogruppo sardista ha quindi invitato il presidente Pigliaru a porre rimedio a questa situazione: «Si è chiesto se questo accada anche in Sardegna? Se non lo ha fatto lo faccia perché altrimenti la profezia di Berlinguer si realizzerà. Lei è onesto, in lei confidiamo perché queste pratiche vengano debellate. E’ suo compito impedire che i sardi per la ricerca di un lavoro perdano la propria dignità. Riuscire a ricomporre la frattura tra la politica e il popolo darà un senso alla legislatura – ha detto Carta – i partiti devono uscire dalle banche e dalle fondazioni, il lavoro interinale non deve trasformarsi in schiavismo politico».

Angelo Carta ha quindi concluso con un appello al presidente: «Occorre fermare una piovra maledetta che vuole impossessarsi dalla Sardegna. Bisogna bloccare gli squali che non vengono da fuori. Gli assessorati non si trasformino in una “cosa loro” ma siano la casa di tutti i sardi».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha manifestato molto interesse per il rilancio dell’azione programmatica del governo regionale su cui si è soffermato il presidente, riconoscendo però che «è vero che le riforme strutturali non producono effetti nell’immediato ma nei prossimi due anni gli effetti si dovranno vedere, perché saranno due anni durissimi nei quali dovranno finalmente arrivare le risposte che i sardi attendono». «Sono convinto – ha aggiunto Cocco – che i risultati arriveranno e lo auspico soprattutto per la riforma degli Enti locali che ha sancito la perequazione fra territori e dimostra che si sta cominciando ad operare in modo reale a favore delle zone interne per combattere spopolamento e povertà». «Se lavoriamo bene su questi due problemi – ha insistito Cocco – le risposte arriveranno». Sul piano politico il capogruppo di Sel ha detto di credere «nella qualità dei nuovi assessori che vanno incoraggiati ad operare per il bene della Sardegna, ho fiducia nel presidente Pigliaru che non ha nascosto i problemi a cominciare dalla vertenza con lo Stato sugli accantonamenti perché, una vertenza che va rafforzata perché i nostri diritti non sono stati riconosciuti e non possiamo più permetterci di attendere ancora; molto inciderà sul successo di questo nuovo passaggio istituzionale la coesione e l’unità che tutti sapremo mettere in campo».

Per l’Udc il capogruppo Gianluigi Rubiu, rivolgendo prima di tutto gli auguri di buon lavoro a nome dei i sardi ai nuovi assessori per il loro lavoro, ha affermato che «Pigliaru ha fatto l’elenco delle cose fatte ma non condividiamo l’enfasi sui risultati ottenuti anche se tutto non è stato negativo come sul metano». «Tuttavia – ha avvertito – molti problemi restano da risolvere ed alcuni si sono aggravati a cominciare dalla sanità; se il presidente si sedesse da semplice cittadino in un pronto soccorso si renderebbe conto delle attese che sarebbe costretto a sopportare, se si rivolgesse al medico di famiglia per una visita specialistica vedrebbe che servono due o tre mesi in più e, se decidesse di curarsi altrove, si accorgerebbe che la mobilità passiva è cresciuta del 30%». Ciò significava, ad avviso di Rubiu, «che modello dell’azienda unica non è quello giusto per la Sardegna, come ha riconosciuto lo stesso manager ricordando che la sua idea per la sanità sarda era diversa». Gianluigi Rubiu si è poi soffermato sulle vicende dell’agricoltura, lamentando «la pesante eredità di un assessorato allo sbando che ha lavorato al di sotto delle aspettative perdendo 3 anni del Piano di sviluppo rurale, allontanando tanti giovani imprenditori che nell’attesa si sono indebitati mentre altri hanno superato l’età per essere ammessi ai contributi e si sono ritrovati esclusi». Il capogruppo dell’Udc ha infine richiamato la complessa vicenda dei lavoratori dell’Ati-Ifras dove, «una legge approvata all’unanimità dal Consiglio è stata disattesa un giorno dopo dal vertice amministrativo, ennesimo segno di una grave mancanza di coesione nella maggioranza che non ha più alcuna forza propulsiva».

Pierfranco Zanchetta, capogruppo di Cps, ha manifestato vivo apprezzamento per l’invito del presidente Pigliaru a concentrarsi sulle cose da fare, sottolineando positivamente anche il richiamo dello stesso presidente «a ricostruire un rapporto di fiducia all’interno della maggioranza e nei confronti della società sarda, un richiamo che va colto in pieno e impegna tutto il Consiglio a mantenere alto il valore delle Istituzioni ed il suo rapporto con la comunità regionale». Particolarmente significative, a giudizio di Zanchetta, «anche le sottolineature sulle zone interne che va allargata a tutte le periferie che meritano più attenzione e sul rafforzamento della rivendicazione contro lo Stato». La lettera di mandato per i nuovi assessori, ha proseguito Zanchetta, «apre una nuova fase di confronto fra esecutivo e maggioranza che dovrà caratterizzarsi per una collaborazione più forte e per il superamento della litigiosità interna; in sostanza a due anni dalla fine della legislatura bisogna stare sul pezzo e, a questo proposito, richiamo l’attenzione del Consiglio sulla battaglia delle donne di La Maddalena che stanno protestando per il punto nascita, ritengo insomma che anche dal confronto più duro deve emergere la capacità di risolvere i problemi con competenza e senza leggerezza». Ancora più positivo, ha concluso il capogruppo dell’Upc, «il passaggio che il presidente ha voluto dedicare alla situazione dell’ex arsenale che spero sia definita in tempi brevissimi grazie al lavoro del tavolo con lo Stato; la nostra disponibilità, quindi, c’è tutta, ma è fondamentale orientarci sul raggiungimento di risultati veri in un rinnovato rapporto fra maggioranza ed esecutivo».

Il consigliere Gianfranco Congiu, capogruppo del Partito dei sardi, ha definito il dibattito sulla nuova Giunta «non rituale e per questo abbiamo detto chiaramente le ragioni del nostro dissenso che attengono ala ricaduta delle nostre politiche sulla società sarda, questo è il grande tema sul quale insistiamo perché a nostro giudizio la società sarda è stretta nel duopolio urbano nord sud delle aree urbane a danno di altre aree e, pro noi, perequazione significa non lasciare nessuno indietro e dare attuazione alla riforma che poggiava proprio sul caposaldo della perequazione». Ora, ha continuato Congiu, «dobbiamo chiudere la legislatura recuperando questo ritardo ed è su questa sfida che saremo giudicati dagli elettori». Esaminando alcune tematiche specifiche Congiu ha detto ancora che «in agricoltura serve più robustezza per ottimizzare le risorse e l’impatto positivo sui territori, sull’istruzione non emerge del tutto l’idea della Regione per le aree marginali e le politiche vanno meglio calibrate, sulla sanità va bene l’obiettivo generale ma un sistema di elisoccorso articolato su tre basi fa nascere ancora una volta il problema della copertura delle zone più marginali». «Su questo problema ritorneremo con le nostre proposte – ha avvertito il capogruppo del Pds – perché dal nostro punto di vista bisogna puntare sulle zone più difficilmente raggiungibili». Concludendo con una osservazione politica, Gianfranco Congiu ha assicurato che il Partito dei Sardi «sta nella maggioranza e questo significa lavorare ad un percorso di coesione fondato sulle medesime priorità».

Per il gruppo Misto, il consigliere Gaetano Ledda ha raccolto invito del presidente Pigliaru al pragmatismo e rivolgendosi ai nuovi assessori, ha chiesto a Dessena «più attenzione per dimensionamento scolastico», ad Argiolas di «proseguire nell’ottimo lavoro già svolto», a Spanu «icona della Regione, di valorizzare sua conoscenza della macchina amministrativa»; a Caria, infine, ha ricordato che «la legislatura si gioca su questo settore primario perché, in questi due anni, i bandi non sono partiti e ci sono i problemi aperti del prezzo del latte e del pecorino».

Sempre per il Gruppo Misto, il consigliere Fabrizio Anedda ha sostenuto che «lo sviluppo Sardegna parte dalla piccole e medie imprese con particolare importanza all’artigianato ed all’agricoltura e, sotto questo profilo, in questi tre anni c’è stato poco lavoro di squadra, dimenticando che il turismo è un settore traversale che coinvolge cultura, trasporti, commercio ed artigianato». La strada giusta, ha concluso, «è quella di coinvolgere di più gli amministratori locali e gli assessori hanno proprio il compito di rimuovere queste criticità». Quanto alla sua forza di appartenenza, Anedda ha assicurato che, «pur essendo l’unico partito di maggioranza fuori dal governo regionale, ci impegneremo a fondo su lavoro, sanità e politiche di inclusione sociale».

Il consigliere Emilio Usula (Rossomori) ha proseguito per conto del gruppo Misto: «Celebriamo oggi una liturgia stanca e stantia per una piccola operazione di restauro della giunta logorata da troppi tiri di giacchetta». I Rossomori hanno quindi bocciato “contenuti e metodo” del rimpasto («siamo fuori dalla maggioranza per aver constatato la progressiva distanza tra la giunta e i sardi»). L’altro consigliere eletto nei Rossomori, Paolo Zedda ha rivolto gli auguri alla giunta e al presidente ed ha indicato come priorità, in vista della conclusione della legislatura, il tema della scuola e l’istruzione.

Il consigliere Giovanni Satta (Uds-Misto) ha insistito sulla strategicità del settore dell’agricoltura («è il cardine dell’economia sarda che però in questi ultimi tre anni è stato colpevolmente trascurato»). «Fuori da quest’aula – ha concluso l’esponete della minoranza – non c’è l’entusiasmo che faceva trasparire l’intervento del presidente della Regione: serve un’inversione di rotta e ridurre lo scollamento la Giunta e il Consiglio».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco ha rivolto auguri di buon lavoro ai nuovi assessori ed ha ringraziato gli uscenti “per il lavoro svolto” ed ha quindi salutato con favore la cosiddetta “lettera di mandato”.  L’esponete della maggioranza ha quindi replicato ad alcuni giudizi negati espressi sugli organi d’informazione dall’ex presidente Cappellacci: «Oggi facciamo il primo intervento manutentivo alla squadra di governo dopo tre anni di governo mentre ricordo 25, 26, 27 giuramenti di assessori della passata legislatura e un po’ di pudore non guasterebbe».

Il capogruppo dei democratici ha quindi ribadito i concetti espressi dal presidente Pigliaru nel suo intervento di apertura («siamo di fronte a un rinnovato impegno di coesione all’interno della maggioranza») ed ha escluso fratture politiche («ci sono state solo normali discussioni») affermando che solo l’assessore Elisabetta Falchi si è dimessa per ragioni politiche mentre Demuro ha lasciato la Giunta per motivi personali ed il resto degli avvicendamenti è motivato «dalla necessità di dare una scossa all’azione di governo». Pietro Cocco ha quindi ricordato le riforme approvate (enti locali e Asl unica) e la scommessa di una nuova rete ospedaliera, nonché i risultati ottenuti con il “patto” da 2miliardi e 900 milioni di euro siglato con il governo. «Sulla scuola forse non abbiamo brillato come ci si attendeva – ha concluso il capogruppo – così come è accaduto al livello nazionale nonostante sia siano stabilizzati i precari della scuola e i trolley degli insegnanti abbiano viaggiato più nei servizi televisivi che nei porti e negli aeroporti».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, è ritornato sulla  richiesta formulata in apertura di seduta per avere la disponibilità delle lettere con le quali hanno rassegnato le dimissioni gli assessori Firino e Morandi: «Ho chiesto la lettera di dimissione di Firino e Morandi perché immaginavo quello che avremmo assistito alla recita del presidente Pigliaru che, infatti, ha fatto finta che niente fosse accaduto nel merito della sostituzioni di quattro assessori». «La verità – ha proseguito Pittalis – è che Demuro ha sbattuto la porta come ha fatto la Falchi e Firino con Morandi si sono dimessi per “tutelare la loro dignità personale e politica”».

A giudizio del consigliere di Fi «c’era, c’è ed è destinata a perdurare fino alla fine della legislatura una pesante crisi politica». Pietro Pittalis ha ricordato le dichiarazioni critiche rese alla stampa dal segretario del Partito dei sardi (il rimpasto non ci rappresenta) ed ha quindi definito il rimpasto in  Giunta «un gioco di equilibrismi e tra le correnti e gli spifferi del Pd».

Il capogruppo della minoranza ha insistito sugli indicatori negativi della Sardegna («la disoccupazione è aumentata, il Pil è allo 0.9 in meno contro 1 per cento più del resto delle regioni, la povertà cresce come il disagio sociale») ed ha contestato al presidente Pigliaru il tentativo di “nascondere” il risultato referendario («ha assunto una posizione precisa come fautore del sì mentre in Sardegna c’è stata la più alta percentuale di no»). «Le nostre – ha concluso Pittalis – non sono le critiche della opposizione ma il grido di dolore del corpo sociale e di tutti i sardi contro le vostre politiche del nulla».

Nell’intervento in sede di replica, il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, ha ribadito il dibattito non rituale a seguito della comunicazione all’Aula degli assessori ed ha riconosciuto in aperture la fondatezza delle affermazione del capogruppo del Psd’Az, Carta, in ordine al tema della cosiddetta questione morale: «Puntare sulla trasparenza degli assessorati è un punto fondamentale e gli assessorati non sono proprietà di nessuno». Il presidente si è quindi riferito alle dichiarazione del capogruppo Udc, Rubiu per affermare che «nel comparto agricolo ci si è limitati alla gestione delle emergenze e che per il futuro servirà andrà oltre se si vuole garantire maggiore redditività e più sviluppo».

Francesco Pigliaru si è quindi soffermato sull’opportunità di un confronto sui “contenuti” («l’onorevole Pittalis ha però perso l’occasione di parlare dei contenuti») ed ha invitato gli esponenti della minoranza a soffermarsi “nel merito delle cose” («diteci cosa non vi piace di Iscol@, della nuova continuità, o dove stiamo sbagliando nel gestire il patto con lo Stato»). Il presidente della Regione ha escluso categoricamente l’esistenza di una crisi politica in seno alla maggioranza («Pittalis forse la auspica ma non esiste») ed ha dichiarato apprezzamento per la proposta avanzata dal capogruppo dei Riformatori, Dedoni: «Pronti ad indicare le cinque cose chiare da fare e su cui collaborare tutti, nell’interesse dei sardi, da qui al termine della legislatura»

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi dichiarato conclusi i lavori ed ha annunciato la convocazione dell’Aula al domicilio, ricordando la convocazione della conferenza dei capigruppo nel primo pomeriggio, alle 15.00, con all’ordine del giorno la programmazione dei lavori dell’assemblea.

La manovra finanziaria 2017-2019 approderà in Consiglio regionale mercoledì prossimo 15 marzo. Lo ha deciso nel pomeriggio la conferenza dei capigruppo. Il documento contabile dovrebbe essere approvato entro la fine del mese.

Questo nel dettaglio il programma dei lavori dell’Aula e della Commissione Bilancio deciso dai presidenti dei gruppi.

Mercoledì 15 marzo, ore 16.00 seduta del Consiglio regionale:

1) Discussione e approvazione del D.L. 401 “Modifiche alla legge regionale 11 aprile 2016, n. 6 (Bilancio di previsione per l’anno 2016 e bilancio pluriennale per gli anni 2016-2018) conseguenti alla sentenza della Corte costituzionale n. 6 del 2017”.

2) Proposta di istituzione della Commissione d’inchiesta sul sistema di protezione civile in Sardegna

3) Manovra finanziaria 2017-2019, relazioni di maggioranza e opposizione .

Giovedì 16 marzo, ore 10.00, seduta del Consiglio regionale:

Manovra finanziaria 2017-2019. Discussione generale e approvazione passaggio agli articoli.

Mercoledì 22 marzo ore 14.00: scadenza dei termini per la presentazione degli emendamenti.

Giovedì 23 marzo, ore 16,00: seduta della Commissione bilancio per l’esame degli emendamenti.

28, 29 e 30 marzo sedute del Consiglio regionale:

1) Manovra finanziaria 2017-2019: discussione dei singoli articoli e delle tabelle.

2) Bilancio interno del Consiglio.

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L’associazione “Meglio in due” ritorna alla carica sulla doppia preferenza di genere. «Basta con le promesse per le donne della nostra terra, vogliamo la doppia preferenza di genere nella legge elettorale regionale – dicono Carla Poddana, Elena Secci e Lucia Tidu -. Siamo partite nel mese di agosto 2016 con un’idea, quella di coinvolgere l’intero territorio della Sardegna in una battaglia di democrazia paritaria; il nostro sogno era quello di far entrare con forza nel Consiglio regionale la voce di una terra che chiede la parità di genere, che pretende un meccanismo di riequilibrio che è stato già sperimentato e ha portato ottimi risultati nei comuni sopra i 5.000 abitanti, il nostro obiettivo è quello di portare a casa il risultato».

«Fino a questo momento si tratta di discussioni e di promesse che ancora non hanno portato a fatti concreti. Non ci fermeremo fino ad ottenere il risultato. Abbiamo previsto altre importanti iniziative nei vari territori della Sardegna e siamo pronte a lottare. Vorremmo un 8 marzo diverso, uno nel quale oltre a un simbolo floreale vi fosse anche una doverosa certezza, quella della doppia preferenza di genere nella Legge Elettorale Regionale; lo dobbiamo a noi stesse, a chi ci ha sostenuto in questa battaglia e lo dobbiamo alla nostra Sardegna alla quale non possiamo consegnare ancora una volta una democrazia non paritaria. Questo Consiglio regionale è formato da 56 uomini e 4 donne. Vi sembra che vi sia un problema di equilibrio di genere – concludono Carla Poddana, Elena Secci e Lucia Tidu -? La risposta è Sì, quindi basta promesse, è tempo di agire.»

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Verranno assunti a tempo indeterminato 315 operai dell’agenzia Forestas: lo ha annunciato questa mattina alla commissione Prima del Consiglio regionale l’assessore della Difesa dell’Ambiente, Donatella Spano, nel corso dell’audizione sul tema dell’ex Ente Foreste.

Rispondendo alle domande del presidente del “parlamentino”, on. Francesco Agus, l’esponente della Giunta si è soffermata sull’ipotesi dell’applicazione del contratto della Regione ai dipendenti di Forestas e sui relativi costi. Anche il tema delle mansioni superiori attribuite in questi anni agli operai è stato esaminato, con l’ipotesi di una riserva del 50 per cento dei posti che saranno messi a concorso pubblico.

Il presidente Agus ha ricordato che «su 3781 operai il 60 per cento ha il primo livello e saranno, dunque, possibili e necessarie progressioni al secondo e terzo livello».

Il consigliere Daniele Cocco ha detto che «il guaio di Forestas sono anche i mansionati al quarto livello, che a breve non potranno più svolgere le funzioni e nei cantieri ci saranno seri problemi».

Per l’Inps sono poi stati auditi la direttrice regionale Cristina Deidda e la sua vice Irene Cammarata, che hanno ribadito la posizione dell’ente: «Forestas rientra tra le pubbliche amministrazioni. Gli operai di Forestas, a differenza dei colleghi amministrativi, non sono inquadrati nella cassa pensionistica pubblica ma in quella privata, per una questione di mansioni svolte». Secondo l’Inps non c’è «nessun aggravio  di costi sotto il profilo previdenziale nel caso in cui ai lavoratori di Forestas il Consiglio regionale riconosca con una legge l’applicazione del contratto della Regione».

Al termine di questo lungo ciclo di audizioni (ieri è stata la volta dei sindacati confederali, gli autonomi e il direttore generale di Forestas) il presidente Francesco Agus ha detto: «No alle fughe in avanti: parliamo di un ente complesso e di dimensioni enormi e la cui costruzione ha una storia tutt’altro che lineare. I problemi riscontrati in questi mesi erano facilmente prevedibili e meritavano una riflessione più seria negli anni scorsi. Stiamo lavorando per avere un quadro complessivo di situazioni e norme. Soltanto dopo questa fase si potrà ragionare sulle soluzioni».