29 April, 2024
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Ugo Corda è stato per oltre un quarto di secolo uno dei grandi protagonisti, prima da calciatore, poi da allenatore, del calcio sulcitano. Originario di Carbonia, iniziò a giocare al calcio con la squadra giovanile dell’Orione di Carbonia. Conclusa l’attività giovanile sembrava che dovesse passare al Carbonia in serie D, ma visti gli scarsi risultati per il tesseramento finì per giocare con il Cortoghiana nei dilettanti. Dopo alcuni campionati dilettantistici arrivò finalmente a coronare il suo sogno di giocare con la squadra della sua città, in serie D. Al termine del campionato 1968/69, conclusosi con la retrocessione del Carbonia nei dilettanti, lasciò la squadra biancoblù per passare all’Alghero, sempre in serie D. Dalla squadra catalana arrivò a Iglesias nella stagione 1972/73, in serie D, con Alvaro Amarugi presidente e Mariano Dessì allenatore. In rossoblù ha giocato 5 campionati consecutivi, tutti in serie D, per un totale di 157 partite e 7 reti.

Elemento dotato di buona tecnica e di un ottimo sinistro, ma anche giocatore di grande personalità e di un carattere forte, veniva considerato l’allenatore in campo, doti sulle quali il tecnico Mariano Dessì faceva grande affidamento, facendolo giocare in mezzo al campo da centromediano metodista con compiti sia di interdizione che di impostazione. Lasciato il sodalizio rossoblù al termine della stagione 1976/77, ha giocato prima con il Portoscuso, per poi tornare in serie D con il Carbonia.

Conclusa la carriera da calciatore, è rimasto nell’ambiente da allenatore ed ha guidato il Carbonia in serie C/2, il Carloforte, la Fermassenti e la Sguotti. E’ morto nel mese di maggio 2019, all’età di 75 anni.

Brano tratto dal libro “80 anni di calcio rossoblù Monteponi Iglesias 1925-2002”, di Franco Reina, Giampaolo Cirronis Editore

 

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Uno dei migliori talenti del calcio sulcitano degli anni ’70 è stato sicuramente Fulvio Cabiddu. Originario di Cortoghiana, iniziò a giocare al calcio nei NAGC del Cortoghiana, per passare successivamente alle giovanili del Cagliari. Durante il NAGC il giovanissimo Fulvio Cabiddu arrivò tra i primissimi posti a Coverciano nelle selezioni di categoria a livello nazionale. Conclusa l’esperienza con il Cagliari Primavera, passò all’Iglesias per disputare il campionato di Promozione 1971/1972.

Giocatore non molto dotato fisicamente, per il modo di giocare era considerato il classico centrocampista dai piedi buoni, utile sia nella fase di impostazione del gioco sia in quella di interdizione, nonché elemento tenace e determinato. Alla fine del campionato di serie D 1973/1974 Fulvio Cabiddu lasciò l’Iglesias per giocare con il Vittoria in Sicilia, sempre in serie D. Dopo avere contribuito a portare la squadra siciliana in serie C, rientrò in rossoblù alla vigilia del campionato 1978/1979, con l’Iglesias ancora in serie D. Ha giocato con i rossoblù 8 campionati, 2 in Promozione e 6 in serie D, per un totale di 202 presenze e 16 reti, intervallate da 4 stagioni trascorse a Vittoria. Lasciata la squadra rossoblù in Promozione alla fine del campionato 1982/1983, continuò a giocare ancora per qualche stagione con il Cortoghiana.

Abbandonata l’attività agonistica iniziò quella di allenatore, guidando tra l’altro lo stesso Cortoghiana, il Teulada, Tratalias, Rio Narcao, Carloforte e Villacidro.

Fulvio Cabiddu oggi vive a Cortoghiana, ha lavorato presso l’Azienda Regionale Trasporti (Arst), prima Fms, è in pensione dal 2018 ed è stato consigliere comunale a Carbonia.

Brano tratto dal libro “80 anni di calcio rossoblù Monteponi Iglesias 1925-2005“, di Franco Reina, Giampaolo Cirronis Editore.

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Pinuccio Dettori è stato un grande uomo di sport. Primatista italiano nel salto in alto dal 1941 al 1957 con metri 1,85, due volte nazionale, campione italiano 2ª e 3ª serie nel ’40, secondo agli assoluti nel ’41 e ’46, secondo agli Studenteschi del ’39 e vittorioso in gare nazionali a Roma, Torino, Napoli, Parma e Milano, si qualificò per le Olimpiadi a Firenze nel 1940, con la misura di 1,85, ma non poté rappresentare l’Italia nella rassegna iridata per lo scoppio della guerra.

Divenne allenatore federale di atletica e, sotto la sua guida, crebbero atleti di assoluto valore quali Franco Sar, Antonio Ambu, Giacomo Multineddu ed Angelo Defraia.

A Carbonia conobbe e sposò Angela Beccheroni, con la quale ebbe due figli: Manlio, scomparso a soli 25 anni in un tragico incidente automobilistico; e Lilia, docente liceale.

Maestro elementare, ha dedicato la sua vita alla formazione dei giovani, nella scuola e nello sport. A lui si deve la realizzazione del campo sportivo di Corso Albania, al quale poi Aldo Carboni diede i crismi dell’ufficialità.

Pinuccio Dettori nel 1996 partecipò all’inaugurazione del complesso sportivo di via Balilla che, dopo la sua scomparsa, gli è stato intitolato.

Pinuccio Dettori era nato a Sassari il 21.03.1920, è morto a Carbonia il 13.02.2004.

Brano tratto dal libro “Dalla Carbosarda alla Pol. Carbonia – Io c’ero”, di Elvio Verniani, Giampaolo Cirronis Editore

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Alessio Rondelli è nato a Carbonia il 19 ottobre 1975. Si è dedicato fin da giovanissimo ad una disciplina sportiva bella quanto impegnativa qual è il full contact, raggiungendo presto i vertici nazionali e poi quelli europei e mondiali.

Di seguito i risultati raggiunti.

1995: campione italiano dilettanti 3ª serie full contact Wako categoria 81 kg.

1996: campione italiano dilettanti 2ª serie full contact Wako categoria 81 kg.

1997/1999/2000/2001: campione italiano dilettanti 1ª serie full contact Wako categoria 81 kg.

Caorle 1999/Jugoslavia 2001: medaglia di bronzo ai campionati del mondo full contact Wako categoria 81 kg con la maglia azzurra.

Mosca 2000: medaglia di bronzo ai campionati europei full contact Wako categoria 81 kg con la maglia azzurra.

2001: vincitore del torneo internazionale di Casablanca (full contact Pro Italia-Marocco).

2001: campione italiano professionisti Wako – Pro full contact categoria 81,400 kg.

Dal 2004 al 2007 – 2 volte nel 2007: campione del mondo professionisti Wako – Pro full contact categoria 78,100 kg.

2003 e 2004: campione italiano universitario di boxe categoria 81 kg.

2008: campione internazionale WBF di boxe professionisti categoria mediomassimi.

2009: campione intercontinentale WBF di boxe professionisti categoria mediomassimi.

 

Brano tratto dal libro “Dalla Carbosarda alla Pol. Carbonia – Io c’ero”, di Elvio Verniani, Giampaolo Cirronis Editore

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Roberto Masili è nato a Genova il 13 dicembre del 1969. Ha iniziato la pratica del ju-jitsu all’età di 5 anni, sotto gli insegnamenti del maestro Giuliano Masili (suo padre), dando subito dimostrazione di attitudine e passione verso la disciplina sportiva.

Nel 1981 si è aggiudicato, al palazzetto dello sport di Genova, il primo campionato italiano di ju-jitsu. Negli anni successivi, fino al 1989, ha vinto 2 campionati sardi e, per due volte, nel 1986 e 1987, è stato finalista ai campionati italiani, nei quali ha conquistato altrettante medaglie d’argento.

Nel 1983 Roberto Masili si è laureato per la prima volta campione italiano di judo, sotto la guida del maestro Settimio Pelliccioni (ex campione europeo di judo, nel 1975).

Nel 1986 ha deciso di dedicarsi a tempo pieno al karate sportivo (disciplina che pratica insieme a judo e ju-jitsu dal 1982), riuscendo a raggiungere i traguardi più importanti della sua carriera. Dal 1986 al 1993, si è aggiudicato per 6 volte il titolo di campione sardo (specialità kumité) e dal 1986 al 1993, è stato per 4 volte campione italiano.

Nel 1991, all’età di 21 anni, si è laureato per la prima volta campione europeo, al palazzetto dello sport di Cagliari, battendo l’atleta olandese Andreas Miller e si è ripetuto nel 2000.

Nel 2001, in Romania, e nel 2006 in Olanda, ha conquistato il titolo mondiale I.K.F. Roberto Masili è stato titolare della Nazionale di karate dal 1990 al 1999, titolare del GS nazionale Vigili del fuoco dal 1994 al 1999 ed è stato premiato dal Comitato Atleti Azzurri d’Italia.

Brano tratto dal libro “Dalla Carbosarda alla Pol. Carbonia – Io c’ero”, di Elvio Verniani, Giampaolo Cirronis Editore

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Per molti anni, nel Sulcis Iglesiente, le bocce (specialità raffa) sono state considerate uno sport minore, dopolavoristico più che agonistico, riservato quasi esclusivamente a quanti erano avanti con gli anni, prevalentemente pensionati…
Per molti anni…fino a quando…sono arrivati loro, i fratelli Massimo e Sandro Deias. La loro ascesa, a cavallo tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, quando erano giovanissimi, fu perentoria. I primi successi a livello regionale, lo sbarco oltre Tirreno, i piazzamenti in tornei prestigiosi fino alla definitiva consacrazione con la conquista dei titoli italiani!!!
Nel Sulcis Iglesiente ma, più in generale in tutta la Sardegna, tanti allora scoprirono le bocce, che diventarono uno sport per tutti e, ai massimi livelli, per i giovani. Sandro aveva appena superato i 20 anni, Massimo non li aveva ancora…Sulla loro scia è cresciuto l’intero movimento, anche a Carbonia – grazie all’impegno del Circolo Comunale guidato da Michele Collu, sono emersi altri giocatori di buon livello e per alcuni anni Carbonia è stata al centro delle cronache sportive nazionali anche nelle bocce.
Ma le bocce erano e sono rimaste uno sport povero. Massimo e Sandro Deias con le bocce non si sono certamente arricchiti ma…hanno risolto il loro problema principale, quello del lavoro. Grazie alle bocce hanno iniziato la carriera di rappresentanti, insieme al fratello maggiore Roberto, scomparso qualche anno fa in età ancora giovane…
Inevitabilmente, gli impegni lavorativi, con il passare del tempo li hanno distratti dall’impegno agonistico.
Recentemente hanno ripreso a giocare ma i risultati, inevitabilmente, non sono e non potranno più essere quelli che li portarono 39 anni fa alla ribalta nazionale!
A Carbonia, da qualche anno, l’attività ha ripreso vigore grazie all’entusiasmo e agli sforzi compiuti dall’ASD Circolo Bicciofilo Comunale guidato dal presidente Luca Saiu.
Giampaolo Cirronis

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In questi giorni di Primavera caratterizzati dalla paura di un nemico invisibile che ha fatto e continua a fare ogni giorno tante vittime, ci costringe ad un isolamento forzato e limita ai minimi termini i contatti tra le persone, tutto accade in un’atmosfera surreale, anche gli eventi più tristi.

Stamane è arrivata la notizia della prematura scomparsa di Livio Rivano, 71 anni, carabiniere in pensione, grande sportivo, già consigliere comunale di Portoscuso, amante del mare e di tutto ciò che gli ruota attorno, persona di grande umanità.

Conoscevo Livio Rivano da moltissimi anni, sapevo di godere della sua stima che non perdeva mai occasione di dimostrarmi ogni qualvolta ci si incontrava, era quasi sempre di buonumore, con il sorriso sul volto.

Le limitazioni imposte dai decreti del presidente del Consiglio dei ministri e dalle ordinanze del presidente della Regione, purtroppo, non consentiranno agli amici e conoscenti di partecipare alla cerimonia funebre, ma idealmente, l’intera comunità di Portoscuso e del Sulcis, dove aveva tantissimi amici, saranno al suo fianco per accompagnarlo in quest’ultimo viaggio.

Per ricordarlo, riporto quanto ha scritto stamane il sindaco di Portoscuso, Giorgio Alimonda, nella pagina facebook “Portoscuso Insieme”, con allegate due fotografie: una risalente al periodo dell’esperienza maturata in Consiglio comunale, l’altra con un amico su una barca a vela…

Giampaolo Cirronis

«Ci ha lasciati questa notte Livio, un carissimo amico, non solo personale ma di tutta la nostra Comunità. Non perdeva occasione per dare, con giovialità e simpatia, suggerimenti e spunti per il migliorare e far fare bella figura alla sua Portoscuso. Una cittadina che non ha mai voluto abbandonare anche quando da Carabiniere, dopo le sue esperienze sportive di alto livello, aveva preso servizio a Cagliari e dove, molto stimato per il suo delicato e importante servizio, si recava giornalmente per tanti anni.
Appassionatissimo di sport, dopo essere stato atleta olimpionico, unico caso fino ad oggi a Portoscuso, si è dedicato in particolare alla pratica e alla promozione del nuoto, della corsa e della vela, sua grande passione.
Lo ricordiamo e lo ringraziamo anche per il suo contributo da amministratore comunale e di persona sempre attiva, specialmente in ambito sportivo, dove non mancava mai il suo apporto con la sua carica e capacità di organizzatore di eventi, competizioni agonistiche e di richiamo turistico sportivo.
Livio mi mancherà e ci mancherà tantissimo, un forte abbraccio e sentite condoglianze alla sua cara famiglia, alla moglie ed ai figli che ha amato moltissimo.»

Giorgio Alimonda

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E’ una Pasqua diversa, per tutti, nell’intera comunità universale. Il Coronavirus in questa prima parte del 2020 ha letteralmente sconvolto la nostra vita, provocato decine di migliaia di vittime, tante altre, purtroppo, ne provocherà nelle prossime ore, nei prossimi giorni e settimane, forse anche nei prossimi mesi…L’uomo aveva conosciuto una Pasqua simile soltanto in altre cinque occasioni, in oltre due migliaia di anni (nel 541-542, con la peste di Giustiniano, che fece tra 50 e 100 milioni di morti; nel 1347, la Peste nera che si diffuse tramite i roditori e in Europa fece quasi 20 milioni di morti, e venne sconfitta nel 1353; la peste del 1630, diffusasi tra il 1629 ed il 1633, nota anche come peste manzoniana, che fece 1.100.000 morti; l’influenza spagnola, diffusasi tra il 1918 ed il 1920, che infettò circa 500 milioni di persone nel mondo, provocando almeno il 10% di morti, oltre 50 milioni; e, infine, l’influenza asiatica, pandemia di origine aviaria, che negli anni 1957/1960, fece circa due milioni di morti)

E’ una Pasqua assolutamente inedita, sia dal punto di vista religioso, sia da quello civile, da sempre caratterizzato da grandi festeggiamenti, pranzi in famiglia e tra amici, in casa o in vacanza, in giro per il mondo (quando si ha la possibilità di viaggiare), vigilia di una giornata, il Lunedì dell’Angelo, la Pasquetta, ancora più allegra e spensierata, da trascorrere al mare, in campagna o in montagna. Una Pasqua ed una Pasquetta rinchiusi in casa, in solitudine, che chi vivrà non potrà più dimenticare…

E’ una Pasqua diversa per tutti, ma resta una tappa transitoria, che rispettando le regole imposte a tutti noi dalle Istituzioni per contenere e prevenire la diffusione del virus, potremo presto metterci alle spalle. Non potranno farlo, purtroppo, le vittime di questo terribile nemico invisibile che si è introfulato tra noi e cerca, in ogni modo, di alimentare quanto più possibile il suo già terribile progetto distruttivo. E non potranno farlo i familiari delle vittime, così brutalmente colpite, che non hanno avuto neanche la possibilità di dare l’estremo saluto ai loro cari e assai difficilmente, anche in futuro, potranno ritrovare la serenità perduta, perché il dolore è troppo grande…

Anche in questa giornata di festa, dai più vissuta nelle rispettive abitazioni, sono tanti coloro che continueranno a lavorare, negli ospedali e nelle altre strutture sanitarie, ma anche nelle Istituzioni e nei presidi di Polizia, per assistere chi lotta contro questo terribile nemico invisibile…e questo pomeriggio, come ogni giorno ormai da oltre un mese, arriverà il bollettino della Protezione civile, a dirci quante vittime il Coronavirus ha fatto oggi in Italia e quanti sono coloro che sono stati contagiati nelle ultime ore, sicuramente ancora tanti, troppi, anche se negli ultimi giorni è emerso qualche timido segnale di inversione di tendenza…

E’ una Pasqua triste, come non l’avevano mai conosciuta, che trascorreremo ricordando prima a noi stessi e poi agli altri, che al di là degli sforzi che portano avanti da diverse settimane e continueranno a produrre con grande spirito di sacrificio e straordinaria solidarietà, medici, infermieri, tutto il personale delle strutture sanitarie, spesso ancora oggi non nelle migliori condizioni logistiche per la carenza degli strumenti necessari a “combattere il nemico” (il sistema sanitario pubblico nazionale italiano, pur all’avanguardia nel mondo, non era preparato per affrontare e sconfiggere in tempi brevi una simile pandemia e, ad emergenza finita, dovrà essere sicuramente rivisto e corretto), l’arma migliore e più efficace per vincere la sfida che ci ha lanciato il Coronavirus, è nella disponibilità di ciascuno di noi!

Innanzitutto, RESTIAMO A CASA! E quando proprio non possiamo fare a meno di lasciare le nostre abitazioni, per ragioni di lavoro (la nostra economia ha subito un tracollo senza precedenti e va sostenuto subito per evitare di intraprendere una strada senza uscita), sanitarie (andare in farmacia o a sottoporci a cure per le tante altre patologie che, purtroppo, non sono state cancellate dall’irruzione del Coronavirus) o di approvvigionamento viveri (da fare con coscienza e senso di responsabilità), tuteliamo noi stessi e gli altri, utilizzando correttamente i dispositivi di protezione individuale (DPI), ormai entrati nel linguaggio comune.

L’emergenza delle scorse settimane, quando trovare le mascherine protettive era praticamente impossibile, è stata in larga parte superata, perché le Istituzioni hanno provveduto a reperire sul mercato, soprattutto quello internazionale, ingenti quantitativi di mascherine, e perché un po’ ovunque si è sviluppato uno straordinario senso di solidarietà, attraverso la produzione artigianale. Anche nel Sulcis Iglesiente si sono moltiplicate, giorno dopo giorno, le produzioni, come abbiamo documentato a più riprese, e oggi, giorno di Pasqua, vogliamo segnalare le mascherine chirurgiche “agricole” create a Sant’Antioco dall’atelier di moda di Cristiana Marongiu, evoluzione del lavoro avviato dal team Salidu-Pinna-Marroccu, Le mascherine ci accompagneranno probabilmente a lungo nella nostra vita quotidiana, queste ci regalano almeno un sorriso…

Nonostante tutto…Buona Pasqua…rigorosamente A CASA!

Giampaolo Cirronis

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La vita di ciascuno di noi è costellata di gioie e dolori ma non dobbiamo smettere mai di coltivare dei sogni che, prima o poi, riusciremo a realizzare…
Modesto Melis (nato a Gairo l’11 aprile 1920, morto a Carbonia il 9 gennaio 2017), negli ultimi anni della sua vita terrena, tra i tanti sogni, ne ha coltivato due che è riuscito a realizzare…
Il primo, il 14 settembre 2014, quando, 69 anni dopo, è tornato a Mauthausen e Gusen, in Austria, in due degli oltre 42.000 campi di concentramento creati dai Nazisti e dai loro Alleati durante la Seconda Guerra Mondiale, i luoghi che hanno segnato così profondamente gli anni della sua giovinezza, dai quali è riuscito a tornare miracolosamente vivo…
Il secondo, l’11 aprile 2015, il giorno del suo 95° compleanno, quando si è lanciato con il paracadute nel cielo di Serdiana, da 4.500 d’altezza, rivivendo in una manciata di minuti le fortissime emozioni di quando era giovane paracadutista…
Le emozioni che Modesto Melis ha saputo trasmettere, prima e dopo quei due eventi, ai suoi cari e a chi ha avuto la fortuna di stargli vicino, resteranno incancellabili, insegnamenti di vita straordinari per le presenti e future generazioni…
Nel 2014, alla vigilia del suo 94° compleanno, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha conferito a Modesto Melis, l’onorificenza di Cavaliere.
Sono tra quanti, negli ultimi anni della sua vita, hanno avuto la fortuna di stare vicino a Modesto Melis e, con il fondamentale apporto dell’autore Giuseppe Mura, ho avuto il privilegio di pubblicare il libro che racconta la sua storia: “L’animo degli offesi”.
CIAO MODESTO
Giampaolo Cirronis
 

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La gravissima emergenza creata dalla diffusione del Coronavirus, sta facendo emergere quotidianamente uno straordinario spirito solidaristico tra persone, associazioni, intere comunità. Esempi, in tal senso, si registrano a tutti i livelli ma una sottolineatura particolare la meritano quando arrivano da chi, nel corso della vita, è stato meno fortunato ed è chiamato ad affrontare ogni giorno grandissimi sacrifici. Merita una segnalazione ed un elogio l’iniziativa assunta ieri dall’A.S.D. Polisportiva Girasole di Carbonia, associazione che da diversi anni si occupa della promozione e del sostegno dell’attività sportiva di atleti paralimpici, con la donazione della somma di 2.000 euro al Centro Operativo Comunale di Protezione Civile, attivato dal sindaco di Carbonia, Paola Massidda, con ordinanza n. 31 del 13 marzo 2020, per coordinare tutti gli interventi necessari a fronteggiare l’emergenza da Covid-19. Il COC sta lavorando in sinergia con le associazioni presenti nel Piano di Protezione Civile e con tutti gli altri sodalizi e le formazioni sociali il cui contributo può essere utile in un periodo emergenziale come questo, caratterizzato dall’epidemia da Covid-19.

«L’emergenza sanitaria ha provocato la sospensione di tutte le attività della nostra Polisportiva e, soprattutto, le trasferte che ogni anno facciamo con i nostri atleti per partecipare a vari eventi sia in Sardegna sia nella Penisolaspiega il presidente Enzo De Nardised abbiamo deciso di destinare 2.000 del nostro mini bilancio annuale alle iniziative utili a fronteggiare l’emergenza da Covid-19, a sostegno delle tante famiglie che si trovano in condizioni di estrema difficoltà sociale.»

E’ auspicabile che l’esempio dell’A.S.D. Polisportiva Girasole di Carbonia venga seguito da tutti coloro che sono in grado di dare un contributo, piccolo o grande che sia, utile ad attenuare, almeno in parte, il grave disagio sociale presente nella città di Carbonia e nell’intero territorio.

Giampaolo Cirronis