7 May, 2024
HomePosts Tagged "Giampaolo Cirronis" (Page 32)

[bing_translator]

Mercoledì 8 novembre, presso il Planetario de l’Unione Sarda, il direttore scientifico del festival “SulciScienza”, professor Nino Dejosso, ed il responsabile scientifico del Planetario de l’Unione Sarda, dottor Manuel Floris, hanno presentato alla stampa il programma del primo festival della cultura e della scienza di Carbonia e del Sulcis. L’obiettivo di “SulciScienza-Idee per la Cultura, per la Società, per la Scienza” è quello di contribuire a costruire una coscienza scientifica collettiva. Una conoscenza condivisa indispensabile a ogni cittadino per essere compartecipe, critico e propositivo, del progresso scientifico e tecnologico. Un progresso che è al contempo patrimonio culturale dell’umanità e terreno privilegiato nella competizione economica contemporanea. Il Festival vuole essere l’occasione per meglio conoscere la scienza ed il pubblico verrà incontrato avvicinando la scienza all’interesse delle persone attraverso conferenze, incontri, laboratori, spettacoli, animazioni e concerti. Sette giorni di appuntamenti con la fisica, la chimica, le scienze naturali, la matematica, l’ambiente, le neuroscienze e l’immunologia, l’architettura, l’arte, la musica, con una ricca varietà di linguaggi e di attività per coinvolgere grandi e piccini, scuole e famiglie, ricercatori e semplici cittadini. La forza di questo Festival vuole essere la forza della nostra Città, della sua capacità non solo di fare cultura, ma anche di proporla, di diffonderla in modo innovativo a tipologie sempre più diverse ed estese di pubblico. Il Festival vuole essere il coraggio di credere nella cultura come chiave di sviluppo che possa fungere da volano per un nuovo modello di sviluppo economico e socioculturale della città di Carbonia e di quello del territorio del Basso Sulcis.

Il festival verrà inaugurato domani, 13 novembre, nelle ex Officine Meccaniche – Fianco Sezione Storia Locale – Grande Miniera Serbariu.

Di seguito il programma della prima giornata.

– Inizio del Tour di presentazione del percorso di visita del Festival alla Grande Miniera di Serbariu

– Mostra fotografica di Alessandro Spiga Sala conferenze del Museo dei Paleoambienti Sulcitani

– Associazione Ischente “Plusvapore” – Esposizione artistica, prima Glitch Art Waporwave Exhibit in Sardegna

– Progetto “Post Organico: The Day After”

“L’arte esplora il paesaggio post-industriale”

Sale Piano Terra – Grande Miniera Serbariu

– Mostra di foto storiche. “Foto della memoria. La Sardegna al tempo delle miniere, fra innovazione e tradizione, dal Pozzo Baccarini alla tratta Gonnesa-Portovesme, la prima ferrovia al mondo a scarto ridotto.” Atrio Piano Terra – Grande Miniera Serbariu

– Monitor con loop dei documentari scientifici del documentarista Davide Mocci Sala Astarte – Grande Miniera Serbariu

– Angolo del libro Atrio Primo Piano – Grande Miniera Serbariu AREA RETROGAMING: spazio dedicato alle consolle dagli anni 80. Atrio Primo Piano – Grande Miniera Serbariu

– Mostra del pittore René Rijnink > Sale Primo Piano

– Mostra del pittore Mario Selloni > Sale Primo Piano

– Avvio della settimana dell’Open Day del FabLab del Sulcis Sala Astarte – Grande Miniera Serbariu

10.30-11.30

“Tutto migra Migrano i continenti, da sempre migrano piante e animali. La storia del genere umano è una storia di migrazioni.”

Conferenza a cura di Egidio Trainito

Sezione Storia Locale – Grande Miniera Serbariu

11.30-12.00 “Post Organico” L’arte esplora il paesaggio post-industriale. Conferenza a cura di Federico Cozzucoli Sezione di Storia Locale

14.00-15.00 > SCUOLA PRIMARIA

“Alla scoperta dell’ossidiana. Artigiani del Neolitico” A cura di Giulia Balzano e Maria Cristina Ciccone

9.00-11.00 > SCUOLA SECONDARIA SUPERIORE

“Il latte e i prodotti funzionali. Scienza e tecnologia incontrano la tradizione” (LEZIONE + LABORATORIO) a cura di Sofia Cosentino IIS Beccaria di Villamassargia

9.49-10.30 > SCUOLA SECONDARIA SUPERIORE “Prospettive di sviluppo delle tecnologie rinnovabili per la produzione di energia elettrica. Opportunità per il sistema industriale nazionale”. A cura di Bruno D’Aguanno IIS Beccaria di Santadi

9.30-12.30 > SCUOLA SECONDARIA SUPERIORE “Geni e Neuroscienze” – Laboratorio di Neurogenomica

A cura di Paolo Follesa e Giacomo Fais (Dipartimento di Scienze della Vita e dell’ambiente)

Gli studenti impareranno a svolgere un protocollo semplificato di estrazione e di esaltazione del DNA.

I.T.C.G. Angioy a Carbonia, nel Laboratorio di Chimica – (5ª A Liceo)

11.00-12.00 > SCUOLA SECONDARIA SUPERIORE “L’incredibile mondo dei microrganismi”

A cura di Alessandra Pani

In condivisione tra I.T.C.G. Angioy di Carbonia, (3ª A Biotecnologie Sanitarie), e IIS Beccaria di Carbonia [2ª C]

Presso l’Auditorium dell’I.T.C.G. Angioy

12.00-13.00 > SCUOLA SECONDARIA SUPERIORE

“Le cellule staminali, nuova frontiera della ricerca biomedica”

A cura di Valeria Sogos

Quarte A-B-C dello Scientifico Gramsci Amaldi di Carbonia [70 alunni], 5ª B Liceo Scientifico I.T.C.G. Angioy, di Carbonia e IIA IIS Beccaria, di Carbonia.

Sede di svolgimento: Auditorium I.T.C.G.Angioy

11.00-12.00 > SCUOLA SECONDARIA SUPERIORE “La violenza sulle donne. Dallo stalking al gaslighting”.

A cura di Angela Quacquero

IIS Beccaria di Santadi

Lunedì 13 novembre pomeriggio

16.30-19.00

Presso Sotacarbo – Grande Miniera di Serbariu

SESSIONE INAUGURALE

Moderatore: Giampaolo Cirronis

1. Interventi istituzionali

2. Presentazione della prima edizione di SulciScienza a cura di Manuel Floris

3. Inaugurazione del Festival con la lettura del brano: “IL VALORE DELLA SCIENZA”, discorso tenuto dal premio Nobel Richard P. Feynman nel 1955, in occasione della consegna del Premio. La lettura verrà proposta dall’attrice Monica Zuncheddu, madrina del Festival.

4. Lectio Magistralis di Pietro Zanarini, Direttore Settore ICT del CRS4: “Il futuro non è più quello di una volta”.

5. Lectio magistralis di Micaela Morelli, Prorettore alla Ricerca dell’Università di Cagliari: “Quale ruolo per la Scienza in un mondo che cambia e che è sempre più difficile comprendere”.

20.30-22.00 CONCERTO DEL TEATRO LIRICO DI CAGLIARI CON L’ENSEMBLE DI ARCHI “SARDÓ”

Sala Astarte – Grande Miniera di Serbariu

[bing_translator]

Si è svolta questa mattina, presso il piazzale “Silvio Olla” della Caserma “Pisano” di Teulada, sede del 1° Reggimento Corazzato e del 3° Reggimento Bersaglieri, la cerimonia del 81° anniversario della costituzione del 1° Reggimento Corazzato, alla presenza del sottosegretario di Stato della Difesa, on. gen. Domenico Rossi, già comandante del 1° Reggimento Corazzato di Teulada, del Comandante del Comando Militare Esercito Sardegna, Generale di Divisione, Giovanni Domenico Pintus, dell’on. Paolo Luigi Dessì e di tutte le autorità civili (tra le quali una decina di sindaci dei Comuni del territorio) e militari del Sulcis Iglesiente. Nel corso della cerimonia sono state rivissute la storia e le imprese del 1° Reggimento Corazzato. Al termine, il comandante del 1° Reggimento, col. Fabrizio Giardini, il generale Cosimo D’Arrigo, già comandante del 1° Reggimento, ed il sottosegretario della Difesa Domenico Rossi, nel corso di una breve cerimonia hanno consegnato dei doni a Salvatore Sulas, imprenditore di Carbonia, per il rapporto di amicizia avuto con il 1° Reggimento per alcuni decenni.

Nell’ambito della cerimonia sono stati schierati sul piazzale lo stendardo del 1° Reggimento corazzato, la banda della Brigata “Sassari” ed i gonfaloni dei comuni di Teulada e Sant’Anna Arresi.

La storia del Reparto

Il 1° Reggimento Fanteria Carrista fu costituito a Vercelli il 15 settembre 1936. Nel 1940 il 3° battaglione carri M 13/40, venne inviato in supporto alla Brigata Corazzata Speciale in Libia. Nello stesso anno il Comando di Reggimento ed un battaglione carri L, raggiunsero l’Africa Settentrionale. Il 26 dicembre 1940 il battaglione carri L, da poco giunto in Libia, passò alle dirette dipendenze del X C.A.. Il 1° gennaio 1942 fu sciolto a causa delle perdite subite ed il suo personale fu assorbito dal Centro Carristi A.S.. La 3ª Compagnia nel frattempo, operò da luglio a settembre con la colonna Santa Maria, quindi passò in rinforzo alla divisione “Savona” e dovette essere considerata dispersa a seguito della caduta di “Sollum”. La 2ª Compagnia operò a sua volta, a fine novembre, nella zona di “Tobruk”. Anche il Comando del 1° Reggimento, nel gennaio del 1941, venne inviato in Africa Settentrionale, dove si sciolse a causa degli eventi bellici nel mese successivo, nel corso dei combattimenti determinati dalla prima offensiva britannica.

Il comando di Reggimento venne ricostituito in Patria il 15 marzo 1941, per trasformazione del comando Truppe al Deposito, e mobilitato dall’ottobre del 1941 all’8 settembre 1943. L’11 settembre 1943 il Reggimento ed il deposito vennero disciolti a causa dei noti avvenimenti conseguenti all’armistizio. Il 10 luglio 1948 lo Stato Maggiore dell’Esercito ordinò di costituire in Roma il Comando del 1° Reggimento Carristi che, incorporato il II Battaglione e dislocatosi nella caserma di “Pietralata”, nel settembre passò alle dipendenze dell’Ariete. Il 1° aprile 1949 il 1° Reggimento Carristi, cambiò la numerazione in 132°, spostandosi da Roma nella sede di Aviano il 28 aprile, ed incorporando il 1° Battaglione Carri che da “Casarsa” si portò ad Aviano (28 aprile 1950). Il 26 marzo 1959 fu costituito il Campo Addestramento Unità Corazzate (CAUC), in seguito all’esigenza dello Stato Maggiore dell’Esercito di creare un Campo di Addestramento per le Unità Corazzate, con sede a Capo Teulada. Il successivo 1° maggio 1959 prese vita a Capo Teulada il (CAUC), per lo specifico addestramento dei reparti che impiegano mezzi corazzati.

Il CAUC dal 1° maggio 1974 si trasformò in 1° Reggimento Fanteria Corazzato e nella circostanza ereditò la Bandiera di Guerra e le tradizioni del 1° Reggimento fanteria carrista. Il 9 marzo 1993 il Reggimento venne ridenominato “1° Reggimento Corazzato”. Il 3 ottobre 1999, a seguito dell’abolizione da parte dello Stato Maggiore dell’Esercito dei carristi come specialità dell’Arma di Fanteria, e con il conseguente passaggio di tutte le Unità carriste dall’Arma di Fanteria a quella di Cavalleria, il 1° Reggimento Corazzato, con solenne cerimonia tenutasi a Pinerolo alla presenza del Capo dello Stato, del Ministro della Difesa e del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, ricevette in consegna lo Stendardo, adottato dalle Unità dell’Arma di Cavalleria in luogo della Bandiera di Guerra. Il 25 novembre 2009, a seguito della ricostituzione a Teulada del “3° Reggimento bersaglieri”, ha perso il Battaglione corazzato ed ha assunto la configurazione di Comando poligono mantenendo la denominazione di “1° Reggimento Corazzato”.

Alleghiamo un ampio album fotografico della cerimonia con tre filmati e le interviste al sottosegretario di Stato della Difesa on. gen. Domenico Rossi e al generale di divisione Giovanni Domenico Pintus.

Giampaolo Cirronis

 

        

                                                                                                             

[bing_translator]

La Sala Astarte della Grande Miniera di Serbariu ospita sabato 13 maggio, dalle ore 17.00, un convegno sul “Carignano, espressione di un territorio, crescita e impresa”, organizzato dall’associazione Paniere Sulcitano e dal comune di Carbonia.

Dopo l’introduzione di Gianni Orefice, presidente del Gruppo Imprese Sud-Ovest, sono previsti gli interventi di cinque relatori: Gaetano Cipolla (agronomo), Francesco Brai (biologo-nutrizionista), Angelo Demontis (sommelier), Domenico Usai (tecnico dell’Agenzia Laore), Raffaele De Matteis (presidente della Cantina Sardus Pater).

Il dibattito sarà moderato dal giornalista Giampaolo Cirronis.

Al termine dei lavori, è prevista una degustazione con vino Carignano prodotto nel Sud Ovest Sardo.

 

[bing_translator]

IMG_9906

L’11 aprile 1920 nasceva a Gairo Modesto Melis. La sua vita è stata segnata profondamente dalle atrocità della 2ª guerra mondiale e dalla deportazione nei campi di concentramento di Mauthausen e Gusen, dai quali è tornato “miracolosamente” alla fine del conflitto e nei quali è voluto ritornare il 12 settembre 2014, per cercare di capire, a distanza di 69 anni, come sia stato possibile sopravvivere a quell’inferno.

Per ricordare Modesto Melis, un piccolo grande uomo venuto a mancare lo scorso 9 gennaio, ripropongo oggi l’articolo, con un ricco album fotografico, pubblicato la sera di quel grigio giorno d’inverno, reso gelido dalla notizia che, chi lo ha conosciuto nell’arco della sua lunga esperienza di vita (in particolare i familiari, dalla moglie Lucia ai figli Bruno, Teresa e Renato, ai nipoti e a tutti i parenti), non avrebbe mai voluto apprendere. E l’articolo scritto da Nadia Pische dopo la cerimonia funebre, celebrata nella chiesa di San Ponziano l’11 gennaio, anche in questo caso allegato un album fotografico.

«Ho conosciuto Modesto Melis cinque anni fa, quando Giuseppe Mura mi ha proposto la pubblicazione di un libro in cui intendeva ricostruire la sua storia, vissuta da Carbonia a Mauthausen e ritorno. Sono stati cinque anni intensi, nel corso dei quali Modesto Melis ha incontrato migliaia di persone, soprattutto giovani, ai quali ha raccontato le sue incredibili esperienze di vita, per non dimenticarle ed evitare che l’essere umano possa ripeterle in futuro.

Nella copertina del libro “L’animo degli offesi”, scritto da Giuseppe Mura, è riportata una breve riflessione di Modesto Melis che riporto testualmente.

«Com’è stato possibile che proprio io, tra migliaia di altri i cui corpi sono stati combusti nei forni e le ceneri sparse sul terreno a concimare i campi, sia sopravvissuto? E’ una domanda che ancora, dopo che da decenni sono scomparsi gli incubi che tormentavano le mie notti, mi travaglia e, di soppiatto, si insinua spesso tra i miei pensieri.

In quelle giornate nel lager, pur nella nebbia che mi ottenebrava la mente, ero sempre consapevole, in ogni attimo di quella parvenza di esistenza, che la morte era sempre in agguato, pronta a cogliermi per un nonnulla. Anche quando strappavo dai mucchi di cadaveri quei poveri brandelli umani, sapevo che di lì a poco anch’io sarei potuto finire ad ingrossare quel macabro cumulo e, a quella fine che appariva ineluttabile, pensavo, non sarei sfuggito.»

E’ difficile scrivere su Modesto Melis, ora che il suo lungo percorso di vita è giunto al termine. Mi tornano alla mente gli incontri in città e paesi della Sardegna, Carbonia, Cagliari, Nuoro, Iglesias, Carloforte, Portoscuso, Sant’Antioco, San Giovanni Suergiu, Capoterra e tanti altri ancora; gli incontri al Museo della Liberazione a Roma, al Liceo artistico di Roma, a Cerveteri; e, soprattutto, il viaggio di ritorno in Austria, con base a Linz (dove abbiamo dormito nella stessa camera d’albergo) e destinazioni Mauthausen e Gusen, concluso con una visita al centro di Vienna, dove, alla bella età di 94 anni e mezzo, ha percorso chilometri e chilometri a piedi, concedendosi solo qualche breve sosta, per un leggero dolore alle gambe e ai piedi…

Un’altra grandissima emozione, l’11 aprile 2015, il giorno del suo 95° compleanno, che ha voluto festeggiare rivivendo l’esperienza del lancio con il paracadute da 4.500 metri di altezza, nel centro di volo di Serdiana. Una volta toccata terra, tra le braccia dell’istruttore Valentino, le sue prime parole, ancor prima di abbracciare la moglie e i figli, furono: «Quando organizziamo il prossimo lancio?» Un anno dopo avrebbe voluto ripetere il lancio, mi ha contattato per chiedermi di prenotare il volo, per poi desistere, con grande delusione, quando i familiari lo hanno convinto che sarebbe stato meglio evitarlo…

Dal mese di aprile 2014 si è dedicato anche alla sezione di Carbonia dell’associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra, nella quale ha ricoperto la carica di presidente.

Negli ultimi mesi le condizioni di salute non gli hanno consentito di continuare gli incontri con i giovani ai quali si era tanto affezionato. Nelle ultime settimane il suo “fisico d’acciaio” che in gioventù riuscì a superare prove incredibili che per tanti anni non ha potuto neppure raccontare perché nessuno gli credeva, ha iniziato a cedere. Alle 17.30 di oggi, 9 gennaio 2017, si è arreso.

Con la scomparsa di Modesto Melis, Carbonia, il Sulcis e la Sardegna intera perdono uno straordinario testimone della storia del XX secolo.

Allego un’ampia documentazione fotografica sui numerosi momenti gioiosi vissuti da Modesto Melis negli ultimi anni.

Ciao Modesto

Giampaolo Cirronis

     

 

 

In una giornata grigia di gennaio persino il sole ha pensato di venire ad accompagnare Modesto Melis nel suo ultimo viaggio.

Stretti intorno alla moglie Lucia e ai figli Bruno, Teresa e Renato, tanti  parenti, amici cari e conoscenti, hanno voluto rendere omaggio ad un piccolo grande uomo. Piccolo di statura, ma grande per umiltà e cuore, Modesto lascia un segno in tutte le persone che lo hanno conosciuto. Il suo sorriso, la sua battuta scherzosa, il suo sguardo vispo ed attento, tutto faceva di lui una bella persona. Un uomo che aveva tanto sofferto prima per le atrocità vissute e viste da vicino nei campi di concentramento, e poi per non averle potute raccontare per tanti lunghissimi anni, vista la reticenza delle persone nel credergli. Ricordi che ha dovuto tenere dentro sino a quando, finalmente, qualcosa è cambiato, verità nascoste iniziavano a prendere forma, anche attraverso altri testimoni. Finalmente arrivava la sua rivalsa… far sapere di quali nefandezze era stato capace l’essere umano.

Oggi, commossa per la sua dipartita, una grande folla ha seguito la messa nella chiesa di San Ponziano dove don Giampaolo Cincotti lo ha voluto ricordare nella sua semplicità, nel suo modo allegro di prendere la vita: «Con lui se ne va un pezzo di storia», ha concluso il sacerdote.

Una storia che Giuseppe Mura ha voluto raccontare, nel libro “L’animo degli offesi”, per fermare nella memoria di tutti atrocità che devono essere da monito per le nuove generazioni, che devono bandire la violenza in virtù della pace. Nuove generazioni che devono debellare per sempre l’insana idea di popoli superiori ad altri. Modesto ciò lo sapeva bene e, proprio per questo motivo, ha voluto dedicare gli ultimi anni della sua vita, a far conoscere una verità per molti scomoda.

Alla fine della funzione, la lettura della preghiera dei paracadutisti, i suoi compagni d’avventura, fatta dal presidente dell’associazione Nino Cossu… e poi il ricordo di Agnese Delogu con cui ha diviso nell’associazione dei mutilati e invalidi di guerra tante esperienze in giro per la Sardegna… scuole, associazioni, biblioteche.

Tra i presenti, alcuni assessori e il vicesindaco della città che tanto lo ha amato, forze dell’ordine in divisa. E poi il silenzio… non solo quello dei presenti ma anche quello che la tromba di Alessandro Sciascia gli ha regalato.

Un applauso, un grande applauso per omaggiarlo ed un grido “Folgore” per rendergli onore.

Si potrebbero riempire pagine intere di ricordi ed aneddoti ma fra le tante parole io ne sceglierei una nella certezza di catturare la stessa che voi tutti decidereste di usare… una e una sola…

GRAZIE!

Per essere entrato nelle nostre vite, per sempre nel cuore di chi ti ha conosciuto.

Che la terra ti sia lieve Modesto.

Nadia Pische

    

   

IMG_9906

[bing_translator]

E’ stato presentato ieri, nella sala conferenze della Biblioteca regionale, a Cagliari, il XXXII festival internazionale “Ai Confini tra Sardegna e Jazz”, organizzato dall’associazione culturale Punta Giara, sotto l’alto Patrocinio della Presidenza del Consiglio e della Giunta della Regione Autonoma della Sardegna, con l’apporto fondamentale dell’assessorato della Pubblica Istruzione, Sport e Spettacolo, dell’assessorato del Turismo, Commercio e Artigianato della Regione Autonoma della Sardegna e della Fondazione di Sardegna.

Erano presenti alla conferenza stampa e sono intervenuti i rappresentanti delle istituzioni pubbliche, il sindaco di Sant’Anna Arresi Teresa Pintus, il sindaco di San Giovanni Suergiu Elvira Usai, Andrea Dettori che ha portato i saluti dell’assessore della Pubblica Istruzione, Sport e Spettacolo della Regione Sardegna Giuseppe Dessena, il presidente dell’Unione dei Comuni del Sulcis Gianfranco Trullu, e gli sponsor della manifestazione.

Nel corso della conferenza stampa, coordinata dal giornalista Giampaolo Cirronis, sono stati presentati due video sui due comuni che ospiteranno gli spettacoli, San Giovanni Suergiu per l’anteprima del 31 agosto sul sagrato della chiesa di Santa Maria di Palmas (l’assessore del Turismo Camilla Melis si è soffermata sulle iniziative portate avanti da alcuni anni dall’associazione culturale Palmas Vecchio ed ha descritto dettagliatamente tutti gli aspetti del borgo e del sagrato della chiesa) e Sant’Anna Arresi per i dieci giorni del Festival. I due sindaci si sono augurati che le sinergie messe in campo tra soggetti pubblici ed associazioni del territorio possano dare ancora più forza ad un progetto di carattere culturale multidisciplinare e che possano maggiormente valorizzare il territorio. 

Il presidente dell’Unione dei Comuni del Sulcis Gianfranco Trullu ha evidenziato come queste manifestazioni possano vivacizzare tutto il territorio e valorizzarlo in tutti i suoi aspetti.

Ponziana Ledda, in rappresentanza dell’associazione Destinazione Sulcis ha presentato il progetto “I-Dee Madri”, destinato ad arricchire il già sostanzioso cartellone artistico con attività parallele quali escursioni e laboratori.

Superate le premesse, si è entrati nel dettaglio degli aspetti artistici della XXXII edizione, dopo la presentazione video del calendario dei concerti che si susseguiranno dal 31 agosto da San Giovanni Suergiu con l’Anteprima del festival e poi dal 1 al 10 settembre nella storica sede di Piazza del Nuraghe, a Sant’Anna Arresi, il direttore artistico Basilio Sulis ha illustrato le linee guide del prossimo festival passando attraverso la figura di Max Roach, dei diritti civili e delle percussioni moderne evidenziando il numero delle presenze femminili che si esibiranno ai piedi del Nuraghe Arresi. L’Associazione, ha detto il direttore artistico, è riuscita a ritagliarsi uno spazio non solo nazionale ma anche internazionale, sia per quanto riguarda la produzione musicale sia sotto l’aspetto dell’immagine, a seguire Andrea Murgia ha esposto in dettaglio il cartellone artistico della rassegna, illustrando le caratteristiche di tutti i concerti che si susseguiranno dal 31 agosto al 10 settembre, tra esclusive italiane, prime assolute e progetti originali e tutti gli aspetti logistici organizzativi della manifestazione. 

A seguire è intervenuta Adriana Lobina in rappresentanza del circolo Anspi Oratorio di Sant’Anna Arresi che ha illustrato il progetto del laboratorio musicale destinato ai bambini tra i 4 e i 10 anni che farà parte integrante degli eventi del XXXII Festival “Ai Confini tra Sardegna e Jazz”, i cui elementi fondamentali saranno il rispetto dell’ambiente e l’arte del riciclo.

Al termine, Giampaolo Cirronis ha ringraziato la Cantina Mesa, Automobili Cocco, l’Agenzia Fo.Re.STAS della Regione Sardegna, la Provincia del Sud Sardegna, la RAI e Nieddittas per la loro proficua collaborazione per la realizzazione della XXXII edizione del festival “Ai Confini tra Sardegna e Jazz“, ed ha invitato tutti i presenti a partecipare alla rassegna.

Relazione Artistica

Il festival Ai Confini tra Sardegna e Jazz compie con la XXXII edizione, l’ennesimo atto di amore nei confronti del linguaggio musicale contemporaneo e del jazz in particolare, lo fa con intatto vigore e con l’atteggiamento che da sempre ha caratterizzato questa manifestazione: «La curiosità». Parte dal passato ancora presente per leggere la contemporaneità della vita di uomini e donne, con l’ambizione di scrivere nuove pagine a valore universale, che partendo dalla nostra isola possa delineare il futuro attraverso la lente di questa straordinaria forma d’arte.

L’associazione culturale Punta Giara è da sempre connessa al mondo circostante perché dalla musica trae spunti per parlare della società e la società contribuisce all’utilità della musica stessa.

Nell’ideare, progettare e realizzare la XXXII edizione, dopo lunghe e proficue analisi, la direzione artistica ed i soci dell’Associazione Culturale Punta Giara sono partiti dal rapporto annuale sui diritti civili che Amnesty International ha pubblicato recentemente facendoci rendere conto di come ci troviamo davanti ad un’emergenza umanitaria di proporzioni mondiali.

Dopo le rivoluzioni sociali degli anni ’60 il mondo sembra aver compiuto un passo indietro nei confronti di ciò che parevano diritti acquisiti dell’uomo.

Infatti, come si evidenzia, mai come in quest’ultimo periodo i diritti umani stanno attraversando grandi pericoli. Le violazioni in circa 160 cosiddetti stati democratici intaccano sistematicamente molti dei diritti inalienabili: l’infanzia tradita, le violenze di genere, crimini di guerra, sparizioni forzate, torture e deportazioni di massa ne rappresentano il quadro catastrofico. Nulla avrebbe fatto pensare ad un’involuzione tale rispetto ai diritti acquisiti grazie alle rivoluzioni sociali degli anni 60, e tutto ciò non ha lasciato insensibili i soci dell’Associazione.

Il pensiero è corso automaticamente a quei paesi che non rientrano nel cosiddetto “Occidente Civilizzato” invece è sotto gli occhi del mondo di come le ultime elezioni negli Stati Uniti siano state condotte in maniera “discriminatoria, misogina e xenofoba”. In realtà proprio gli Stati Uniti d’America hanno segnato una delle evoluzioni sociali più importanti del millennio da poco passato.

Sembra quasi che un colpo di spugna abbia cancellato il sudore ed il sangue versato da Malcom X, Martin Luther King e da tutti gli afro-americani sacrificati sull’altare della supremazia bianca.

E’ in questo momento che ritorna con prepotenza la necessità di analizzare un caposaldo sia delle lotte per i diritti civili che dell’evoluzione della stessa musica jazz. Il nostro pensiero si è soffermato inevitabilmente sulla suite “We Insist! Freedom Now” composta dal geniale batterista Max Roach e completata dalle parole del poeta, cantante e scrittore afro-americano Oscar Brown Jr.

Il contributo che ha dato questo lavoro ai diritti civili è sintetizzato nel punto esclamativo all’interno del titolo stesso, non più una richiesta ma una volontà che durante gli anni 60 è diventata sempre più pressante e doverosa. Una presa di posizione non più contrattabile né procrastinabile come testimonia la storica copertina della meravigliosa, fondamentale e rivoluzionaria suite.

E sarà proprio lo spirito di Max Roach che caratterizzerà questa edizione. Max Roach è considerato, a pieno titolo, uno degli innovatori più importanti del suo strumento e di conseguenza della musica jazz, una pietra miliare nei confronti della quale ogni musicista ha l’obbligo di confrontarsi.

Max Roach è riuscito a trasformare la batteria da semplice strumento d’accompagnamento in una macchina creativa in grado di suggerire la via da percorrere agli strumenti che fino ad allora avevano caratterizzato la composizione jazzistica. La sua capacità di trasferire lo stile bebop alla batteria ne ha fatto il padre delle moderne percussioni facendole diventare uno strumento di espressione personale.

La sua capacità tecnica, apprezzata da musicisti del calibro di Charlie Parker, Miles Davis, Eric Dolphy e Sonny Rollins fra i tanti, è andata ad unirsi alla consapevolezza politica legata sempre più alla pressante disuguaglianza sociale che purtroppo allora come oggi caratterizza l’organizzazione umana.

Questa edizione sarà connotata oltre che dalle percussioni e la loro evoluzione, anche da una fortissima presenza femminile.

La disuguaglianza passa anche attraverso la discriminazione sessuale e gli abusi fisici e mentali che le donne subiscono a causa di una inesistente superiorità maschile. E’ intenzione degli organizzatori indagare l’estrema potenza creativa delle donne unita anche alla dimensione creatrice. Guarderemo attraverso gli occhi di una figura che unisce dentro di sé infinite esistenze capaci di avvolgere e proteggere l’universo. Non solo creazione di vita ma anche creatrici di visioni artistiche, culturali e sociali. Lo sguardo delle Muse ci aiuterà e ci guiderà attraverso una profondità che riuscirà forse a destabilizzare preconcetti millenari privi di ogni fondamento.

Il festival aprirà il sipario il 31 agosto per un’anteprima nella suggestiva cornice della chiesa di Palmas a San Giovanni Suergiu. Sul palco suonerà il progetto Percussion Evolutions. L’omaggio alle percussioni inizierà con un grande amico della nostra associazione, Hamid Drake, che suonerà con il balafonista Aly Keita ed il cantante e percussionista Boni Gnahorè.

Il giorno successivo, 1 settembre, segna l’inizio ufficiale del festival con una formazione tutta africana. La cantante della Costa d’Avorio Dobet Gnahorè presenta un concerto di melodie e suoni tipicamente africani con una formazione che prevede ancora Hamid Drake, Boni Gnahorè, Aly Keita e Mike Dibo (batteria), Valery Assouan (basso). Si partirà con un caos percussivo che segna quasi la nascita di una Venere Nera fino alla chiusura con due brani dedicati a Nelson Mandela.

Il 2 settembre sul palco della Piazza del Nuraghe avremo due concerti, il primo vede la partecipazione del duo Courvasier-Wollesen ed il secondo è il progetto Lean Left. Sylvie Courvasier è una pianista svizzera di grande rispetto in ambito jazzistico e si presenta con l’eclettico batterista Kenny Wollesen. Insieme svilupperanno un dialogo percussivo fra la melodia ritmica del piano e la potenza musicale della batteria.

Il secondo set sarà tutto di un’ ottima formazione sospesa tra improvvisazione, ritmo, melodia e rumore. Il sax di Ken Vandermark guiderà i due chitarristi Andy Moore e Terry Ex ed il batterista Paal Nilssen-Love.

Il giorno successivo saliranno nuovamente sul palco Hamid Drake ed il balafonista ivoriano Aly Keita per farci immergere in un incontro tra due culture africane ed americane mentre il secondo set sarà affidato a David Virelles (piano), che con Vicente Archer (basso), Romàn Dìaz (percussioni), Eric McPherson (batteria) ci regaleranno la prima esclusiva del festival. Il pianista cubano porta sulla scena La Voce (Mbokò) che rappresenta la parola della divinità tesa fra Africa e Cuba.

Il maestro Joe Chambers sarà protagonista di un solo di piano il giorno 4 settembre primo set che poi lascerà il campo alla formazione che l’anno scorso ci ha regalato uno dei concerti più entusiasmanti della passata edizione. Il Summit Quartet di Gustafson, Vandermark, Luc Ex e Drake si esibiranno in una produzione originale che sarà anche l’occasione per presentare il meraviglioso disco registrato nel 2016 proprio sul palco del nostro festival e prodotto dall’Associazione Culturale Punta Giara.

Il giro di boa è un’altra esclusiva del festival, M’Boom Repercussion. Lo spirito di Max Roach prenderà forma sul palco con una riproposizione di uno dei suoi capolavori. A questo straordinario concerto oltre a Marc Abrams (basso), Pietro Tonolo (sax), Eli Fountain (batteria), Diego Lopez (percussioni) parteciperanno anche Joe Chambers (vibrafono), Ray Mantilla (percussioni) e Warren I. Smith (batteria). Chambers, Mantilla e Smith sono i musicisti originali che accompagnarono Roach nella registrazione del disco. A questa formazione si aggiungerà anche un quartetto d’archi proveniente dal Conservatorio di Cagliari, ad inizio serata in prima assoluta Tiziano Tononi con Susie Ibarra con il progetto Drums, Gongs & Bamboo, un esaltante dialogo tra percussioni.

David Vireless salirà nuovamente sul palco di piazza del nuraghe in un solo di piano ed aprirà la settima giornata della manifestazione introducendoci ad uno spettacolo che si presenta come eccezionale. Shamania di Marilyn Mazur. La Mazur è un’artista poliedrica che ha suonato con Miles Davis e Gil Evans. Per questa occasione ha allestito uno spettacolo di sole donne che ci regaleranno uno dei concerti più attesi di questa edizione.

Il 7 settembre il primo concerto della serata sarà affidato ad un solo di Tyshawn Sorey, un giovane batterista americano che ha collaborato con Zorn, Wadada Leo Smith, Anthony Braxton. Sorey è musicista e compositore con una carriera superlativa.

Il secondo set ci introdurrà in una nuova forma di approccio jazzistico. Infatti il progetto Odd Time di Kassa Overall (batteria), Kool A.D. (voci & dj), Dada Powell (voci) ci porterà attraverso una lettura elettronica della musica. Una lettura che vuole attualizzare un discorso musicale che non è mai finito ovvero la libertà espressiva del jazz contemporaneo.

Kassa Overall ed il suo Trio apriranno il primo set del giorno successivo per poi lasciare spazio al batterista Tyshawn Sorey con una formazione (Corey Smithe al piano e Chris Tordini al basso) che alterna composizione ed improvvisazione.

Ci si avvia alla conclusione del festival e la penultima serata sarà qualcosa di difficile da dimenticare. La Burnt Sugar con i suoi 17 portentosi musicisti ci offrirà una rilettura dell’album Freedom Now! di Max Roach. Il concerto è una produzione originale creata appositamente per questa edizione del festival.

La chiusura della manifestazione, il 10 settembre, vedrà sul palco una giovane formazione italiana, il Liquid Stone Trio. Michele Uccheddu (percussioni), Caterina Genta (cantante, performer), Emanuele Balia (elettronica) ci porteranno in un universo di suoni creati per spingere più in là i confini delle strutture musicali.

Il saluto all’anno prossimo sarà affidato al secondo pirotecnico concerto della Burnt Sugar. Questo gigantesco ensemble si esibirà in una personale rilettura dei grandi successi della musica nera da Hendrix a Prince passando per la Motown ed il jazz. Sarà un omaggio ai 30 anni di carriera dell’orchestra che festeggerà con una produzione originale l’arrivederci al prossimo anno.

Attraverso lo svolgimento del tema riteniamo che ancora una volta il jazz possa e debba affermare la sua valenza sociale divincolandosi dalla superficialità che vorrebbe la musica l’arte solamente come puro intrattenimento per favorire la creazione di un pensiero unico, controllabile ed incapace di scegliere tra ciò che è sopraffazione e ciò che diritto.

Ecco perché anche noi, prendendo spunto dal capolavoro di uno dei musicisti più importanti della storia della musica contemporanea, ci uniamo a quel grido che dice “Noi Insistiamo! Libertà Adesso”.

   

IMG_7213      IMG_7191      

 

[bing_translator]

Inter-Empoli è stata l’ultima radiocronaca di Riccardo Cucchi, giornalista e radiocronista della RAI dal 1979, arrivato al traguardo del collocamento in pensione. Ieri, a San Siro, ha ricevuto un’accoglienza da “fuoriclasse” dai tifosi dell’Inter, che gli hanno dedicato uno striscione che, come ha detto alla Domenica Sportiva e poi ai tantissimi media che lo hanno intervistato, lo ha molto colpito.

Perché dedico questo spazio all’ultima radiocronaca di Riccardo Cucchi?

A Riccardo Cucchi è legato un piccolo episodio (per me grande, grandissimo) verificatosi l’11 giugno 1990, sulla tribuna stampa dello stadio Sant’Elia di Cagliari, dove venne disputata Inghilterra-Eire, prima partita del girone F della prima fase dei Campionati del Mondo.

All’epoca ero direttore responsabile di Telegamma e decisi di seguire le partite in programma al Sant’Elia, per documentare al meglio l’evento nello Speciale programmato nella Tv che dirigevo, con ospite fisso, come commentatore, Elvio Salvori.

L’11 giugno mi recai con largo anticipo al Sant’Elia, quando la tribuna stampa era ancora semivuota. Mi si avvicinò un collega che, lo confesso, non conoscevo, microfono in mano, e mi chiese la disponibilità ad intervenire nel corso della partita, per un commento. Non mi disse per quale testata lavorava e, ripeto, non lo conoscevo. Mi chiese la testata per cui lavoravo, gli dissi che dirigevo una televisione privata, Telegamma, mi fece capire che ci sarebbe stato qualche problema e allora gli dissi che lavoravo anche per La Nuova Sardegna (giornale per il quale erano accreditati altri colleghi) e annuì, facendomi capire che il problema sarebbe stato superato, presentandomi come giornalista del quotidiano sassarese.

Iniziò la partita, l’Inghilterra sbloccò il risultato nel primo tempo ma non la chiuse e nel secondo tempo venne raggiunta dall’Eire, protagonista di una partita superiore alle aspettative. Quando mancava un quarto d’ora al fischio finale, negli angusti spazi della tribuna stampa vidi farsi largo ed arrivare verso di me quel giornalista con uno straordinario casco di capelli che mi chiese un giudizio sull’andamento dell’incontro. Sinceramente non provai particolare emozione e risposi come forse meglio non avrei potuto, elogiando l’Eire che, in una partita certamente non brillante, rispetto al potenziale delle due squadre, aveva fin lì fatto decisamente meglio dell’Inghilterra.

Concluso il mio intervento, quel giornalista che non conoscevo, si riprese il microfono e con un “Grazie Cirronis, a te Ameri” che, non dimenticherò mai, mi bloccò il sangue nelle vene!!!

Solo allora capii che si trattava di Riccardo Cucchi, giornalista della Rai che curava le interviste in tribuna stampa nelle radiocronache del “mostro sacro” dei radiocronisti: Enrico Ameri!

Cinque giorni dopo, all’ingresso del Sant’Elia per Inghilterra-Olanda, incontrai Giorgio Porrà, allora giornalista di Videolina oggi caporedattore di Sky Sport, che mi fece i complimenti per l’intervento fatto nel corso della radiocronaca di Enrico Ameri…

Oggi, dopo quasi 27 anni, non ho difficoltà a confessare che quel piccolo/grande episodio, resta uno dei ricordi più belli di una carriera professionale iniziata, quasi per caso, nel 1977, quando frequentavo la 4ª Liceo Scientifico.

Giampaolo Cirronis

Riccardo Cucchi (foto tratta dal suo profilo facebook).

[bing_translator]

L’Amministrazione comunale di San Giovanni Suergiu ha organizzato due giornate nell’aula consiliare di via Roma, il 27 e 28 gennaio, dedicate a mantenere vivo il ricordo della Shoah.

Il programma:
27 gennaio, a partire dalle ore 10.00:
– Proiezione di filmati e lettura di poesie con i ragazzi della scuola Secondaria di primo grado “G. Marconi”;
– Giampaolo Cirronis ripercorre il ricordo della Shoah e dei campi di concentramento nell’esperienza di Modesto Melis.
28 gennaio, a partire dalle ore 18.00:
– Giacomo Mameli analizza il tema dell’olocausto nell’ambito della letteratura sarda e italiana, attraverso la lettura e il commento dei testi di Anna Frank, Primo Levi, Giulio Benedetti e Francesco Masala. Interverrà Chiara F.

[bing_translator]

Carbonia partecipa al Giorno della Memoria con numerose iniziative, per non dimenticare l’orrore dei lager e le persecuzioni naziste e fasciste subite da milioni di ebrei e da tante donne e uomini diversi: diversi per opinioni politiche, per orientamento sessuale, per religione, per colore della pelle, per gruppo etnico, diversi per una forma di disabilità. Diversi ma uomini e donne che hanno subito violenze indicibili e, nella maggior parte dei casi, non sono riusciti a tornare a casa.

Di seguito il calendario degli eventi, organizzati dal Comune di Carbonia e dalle associazioni impegnate a tramandare la memoria e a lottare contro il revisionismo e il negazionismo.

Mercoledì 25 gennaio, dalle 10.00, al Teatro Centrale “In un cielo di stelle gialle… bianche farfalle”, spettacolo teatrale del Crogiuolo, diretto da Mario Faticoni (Teatro dell’Arco). La prima messa in scena è prevista per le ore 10.00, la seconda per le 11.30. Lo spettacolo è gratuito e parteciperanno alcune classi degli Istituti Superiori. Testo e regia di Rita Atzeri. Interpreti: Marta Gessa e Antonio Luciano. Organizza il Teatro del Sottosuolo in collaborazione con il Comune di Carbonia.

Venerdì 27 gennaio

– ore 10.00, Biblioteca comunale, viale Arsia

Incontro dibattito con la Paola Danesi, testimone diretta della Shoah.

Partecipano alcune classi delle scuole secondarie di primo grado.

– ore 10.00, Museo del Carbone, Grande Miniera di Serbariu

Inaugurazione Mostra fotografica: “Il treno della memoria. Auschwitz e Birkenau”, a cura dell’Associazione FAF (Fabbrica Artigiana di Fotografia).

La mostra è visitabile dal 27 gennaio al 28 febbraio, dalle 10.00 alle 17.00 tutti i giorni escluso il lunedì.

– ore 11.00, Teatro Centrale (piazza Roma), proiezione per gli studenti del filmato “Racconti di un viaggio dentro la memoria”, documentario realizzato dalla Fabbrica del Cinema di Carbonia sull’esperienza dei Viaggi della Memoria, progetto promosso da ARCI Sardegna in collaborazione con l’associazione Deina. Il film racconta il viaggio effettuato, dal 4 al 10 febbraio 2016, da 52 ragazze e ragazzi di tutta la Sardegna. In treno dal Brennero hanno raggiunto la città di Cracovia, insieme a centinaia di partecipanti provenienti da altre regioni italiane, ripercorrendo metaforicamente il tragitto fatto dai deportati. L’iniziativa è rivolta agli studenti delle classi 4ª e 5ª delle scuole superiori.

Organizza il Sistema Bibliotecario Interurbano del Sulcis (S.B.I.S.)

– dalle ore 17,30, Aula Polifunzionale (Piazza Roma)

Saluto del Sindaco Paola Massidda

Interventi di don Amilcare Gambella, parroco di San Ponziano, e Giampaolo Cirronis, giornalista ed editore, sulla storia di Modesto Melis, il nostro concittadino recentemente scomparso, sopravvissuto alla deportazione nel lager di Mauthausen.

Fash mob della Clessidra Teatro di Anna Pina Buttiglieri.

Reading in musica su Modesto Melis con Anime Resilienti (Susanna Mannelli, Chiara Giuliani e Sabrina Barlini, con musiche di Angelina Figus e Coro Centro Studi Musicali di Carbonia) e La Parola ai poeti, con Claudio Moica, Giovanna L.F. Fiabane, Marcello Murru e Francesco Artuso, musiche dal vivo a cura di Angelo Montis. Organizza il Teatro del Sottosuolo.

– dalle ore 19.45, Teatro Centrale (piazza Roma), proiezione pubblica del filmato e dibattito “Racconti di un viaggio dentro la memoria”, documentario realizzato dalla Fabbrica del Cinema di Carbonia sull’esperienza dei Viaggi della Memoria, progetto promosso da ARCI Sardegna in collaborazione con l’associazione Deina. Organizza ARCI Sardegna, in collaborazione con il Centro Servizi Culturali Carbonia della Società Umanitaria – Fabbrica del Cinema, lo Sbis – Sistema Bibliotecario Interurbano del Sulcis, con il contributo della CGIL – Camera del Lavoro del Sulcis Iglesiente, ANPI e Compagnia Teatrale La Cernita. Durante la serata interverranno alcuni rappresentanti degli Enti e delle Istituzioni coinvolte, mentre alcune ragazze e ragazzi che hanno partecipato al progetto nell’anno 2016, restituiranno la propria esperienza alla Comunità. La Compagnia La Cernita curerà la lettura di alcuni passi dedicati al tema della Memoria.

[bing_translator]

Venerdì 27 gennaio la Sala polifunzionale del comune di Carbonia ospiterà una serie di iniziative per “Il Giorno della Memoria”.

Il 27 gennaio 1945, i soldati sovietici liberavano il campo di concentramento di Auschwitz. Il 27 gennaio è il Giorno della Memoria, una giornata simbolo scelta per ricordare l’orrore dei lager.

In tutto il mondo si ricordano le vittime dell’Olocausto, vittime innocenti della persecuzione nazista e fascista. Ebrei, rom e sinti, slavi, intellettuali, oppositori politici, omosessuali, testimoni di Geova, persone diversamente abili, persone ritenute “asociali” come, per esempio, mendicanti, vagabondi e venditori ambulanti. Milioni le persone deportate nei campi di concentramento che non fecero mai ritorno a casa. Trattate come schiave, portate alla morte, con aberrante precisione scientifica, per la fatica, la fame e le torture, uccise nelle camere a gas o con altri metodi atroci come le iniezioni di benzina nel cuore.

Per non dimenticare questo orrore e perché non si ripeta, anche Carbonia partecipa alla Giornata della Memoria, con numerose manifestazioni. Tra queste, venerdì 27 gennaio, a partire dalle ore 17,30, diverse iniziative ospitate nella Sala polifunzionale, in Piazza Roma. Dopo il saluto del sindaco, Paola Massidda, seguiranno gli interventi di Don Amilcare Gambella, parroco di San Ponziano e di Giampaolo Cirronis, giornalista ed editore, che parlerà di Modesto Melis, il nostro concittadino recentemente scomparso, sopravvissuto alla deportazione nel lager di Mauthausen. Subito dopo un Fash mob della Clessidra Teatro di Anna Pina Buttiglieri.

Seguirà il reading su Modesto Melis con Anime Resilienti (Susanna Mannelli, Chiara Giuliani e Sabrina Barlini, con musiche di Angelina Figus e Coro Centro Studi Musicali di Carbonia) e La Parola ai poeti, con Claudio Moica, Giovanna L.F. Fiabane, Marcello Murru e Francesco Artuso, musiche dal vivo a cura di Angelo Montis.

Partecipano: il Teatro del Sottosuolo, Botti du Schoggiu, Associazione Suergiu per la cultura, Le città invisibili, Centro Studi Musicali di Carbonia e Clessidra Teatro di Anna Pina Buttiglieri, in collaborazione con il comune di Carbonia. Anime Resilienti e la Parola ai poeti è organizzato dal Teatro del Sottosuolo.

IMG_4618

 

 

 

 

IMG_4093IMG_4202 IMG_4201IMG_4007

[bing_translator]

 

Il 27 gennaio 2017 sono in programma in tutta la Sardegna iniziative per “Il Giorno della Memoria”. Sarà il primo “Giorno della Memoria” senza Modesto Melis, uno degli ultimi testimoni degli orrori della 2ª Guerra Mondiale, morto il 9 gennaio 2017, all’età di 96 anni e 9 mesi. La storia di Modesto Melis (nella prima delle due fotografie allegate si trova nella galleria di Gusen, dove durante la prigionia nel campo di concentramento di Mauthausen, ha lavorato alla costruzione di aerei ed è tornato il 13 settembre 2014) costituisce un’eredità straordinaria per le presenti e le future generazioni.

Ripubblichiamo l’articolo scritto da Giuseppe Mura, autore del libro sulla storia di Modesto Melis, “L’animo degli offesi”, al termine delle visite a Mauthausen e Gusen, i luoghi della lunga prigionia.

Come era accaduto in quella sera del 7 agosto del 1944, il 13 settembre 2014 Modesto ha visto comparire lentamente in cima al pianoro erboso, alla sommità della collina, il profilo grigio ed inquietante della costruzione che, allora, gli parve come un castello riemerso dalle tenebre del passato.

Ora come allora alte mura grigie immerse in un pulviscolo di pioggia finissima ed avvolgente, illuminate da potenti riflettori, con la corrusca aquila di bronzo, inquadrata da sciabole di luce che trasformavano la costruzione in una impressionante immagine di minacciosa potenza, quasi sospesa nel nulla di una notte oscura.

Oggi quell’aquila minacciosa che stringeva tra gli artigli il superbo simbolo della croce uncinata, non esiste più. Travolta dalla furia di rivalsa dei deportati liberati, è crollata per sempre, al suo posto due tristi spuntoni di ferro arrugginito, rimangono a testimoniare quella presenza ma, un’aria di sinistra malvagità, continua ad emanare da quella mura, dai profili dei camini e delle torrette, da cui spuntavano, un tempo, le canne delle mitragliatrici.

Come allora, Modesto ha superato quel portone per scendere nelle tenebre delle docce dove, nudo ed umiliato fu completamente depilato e venne lavata via, oltre al sudore del viaggio nei vagoni bestiame, anche la sua dignità d’uomo.

Per contro, la mattina del 13 settembre Modesto è stato accolto dal rispetto e dal sorriso delle guide del Memoriale di Mauthausen che lo hanno come avvolto in un abbraccio di simpatia, stringendoglisi intorno per sentire dalla viva voce il suo racconto, come a voler trovare la conferma vivente di quanto, essi stessi, raccontano ai visitatori che accompagnano ogni giorno con la narrazione dell’orrore. Modesto, insieme all’autore della sua biografia “L’animo degli offesi”, Giuseppe Mura e all’editore, Giampaolo Cirronis, è stato sottoposto, se pur bonariamente, dal ricercatore che, da circa 40 anni studia il sistema concentrazionario di Gusen, ad un vero fuoco di fila di domande, per cercare eventuali, possibili notizie ancora non note, su metodi e tecniche usate per portare avanti il loro piano di costruzione di armamenti nell’imponente galleria.

Le risposte di Modesto sono state sempre accurate e puntuali, per quanto possibile dopo 69 anni, ma sempre accompagnate da un sorriso tranquillo e dalla consueta arguzia. La visita è proseguita domenica 14 settembre, al Memoriale di Gusen, il campo dove Modesto languì per quasi un anno, fino al fatidico 5 maggio del 1945. Poteva essere una mattina come tante altre vissute da Modesto nei suoi novantaquattro anni di vita, invece si preparava per lui un avvenimento speciale, unico, quello in cui avrebbe rivisto i luoghi dove aveva trascorso la gran parte della sua prigionia: il lager di Gusen.

Fino al 1940, il nome Gusen era stato solamente quello di un modesto affluente del Danubio, sconosciuto a chiunque non abitasse in quel circondario ma, quando gli alti ufficiali delle SS, si accorsero che era prevedibile un rapido incremento del numero di deportati, si diede inizio alla costruzione di decine di grandi baracche in legno, insieme a qualche edificio in pietra e all’utilizzazione di poche costruzioni preesistenti. Fu poi eretto un muro perimetrale, alla cui sommità vennero stese tre linee di filo spinato, sostenute da isolatori di porcellana; infine, furono elevate, ad ogni angolo e al centro di ciascun lato del perimetro, le torrette di guardia. Era sorto il nuovo lager, appendice di quello principale di Mauthausen, divenuto ormai il centro direzionale di un vasto sistema concentrazionario, composto di ben 49 campi satelliti, tra i quali, quello di Gusen sarebbe stato il maggiore, arrivando a contenere fino a 26.000 deportati. Vi avrebbero trovato la morte oltre 3.500 italiani. Modesto Melis, matricola 82441, vi sopportò ogni genere di sofferenza.

La prima sorpresa arriva per Modesto subito all´arrivo: nessuna traccia è più presente di quanto aveva conosciuto;i chilometri di filo spinato percorso da corrente e la lunga teoria di baracche di legno sono stati sostituiti da linde ed eleganti villette dai tetti spioventi per resistere al carico della neve, circondate da allegri giardini cinti da siepi verdi, intersecati da vialetti lastricati. Di tutto quanto Modesto aveva conosciuto e vissuto, rimane uno dei doppi forni crematori, racchiuso da un muro di cemento armato, costruito a seguito di una raccolta volontaria di denaro da parte di ex deportati italiani. Furono sempre le stesse associazioni a comprare il terreno per erigere il monumento, per poi cederlo al comune di Langenstein, di cui la novella frazione divenne parte. Modesto appare ora un poco perplesso, ma i ricordi riaffiorano non appena, affiancati da un’affabile guida, entriamo nel memoriale e, appesi alle pareti, osserviamo i pannelli luminosi che rappresentano le foto originali del campo e le diverse piantine.

Modesto aguzza gli occhi, si avvicina e dà il via ad un inarrestabile flusso di parole. Racconta e racconta…, le sue esperienze, la composizione del campo, le diverse vicissitudini affrontate, i kapos, le frustate, i compagni morti, i più, i sopravvissuti, pochissimi…

Una mattinata dedicata interamente alla memoria. Poi, sempre accompagnati dalla giovane ed interessatissima guida, ripercorriamo i sentieri del cammino passato. Ecco il percorso della ferrovia che trasportò i deportati, un giorno dopo l’altro, ecco il ponte ed il cavalcavia che attraversò Modesto nella sua fuga verso la libertà.

Terminiamo infine la visita esausti per le emozioni contrastanti che saturano le nostre menti: orrore, stupore, sconcerto…pena..

Modesto è forse l’unico ad apparire sereno, quasi…

Giuseppe Mura

Autore del libro “L’animo degli offesi”