29 March, 2024
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Nessuna sede Inps della Sardegna verrà chiusa. Lo assicura il ministero del Lavoro, su interessamento del senatore 5 Stelle Emiliano Fenu che si è fatto portatore presso il ministro Luigi Di Maio degli interessi di tutta l’isola.

«Nel rispetto dell’autonomia organizzativa dell’Inps, il ministero del Lavoro è riuscito a sospendere l’avvio del piano di riordino esercitando la propria funzione di vigilanza – spiega Emiliano Fenu -. Il piano di riorganizzazione dell’Inps in Sardegna non sarà dunque avviato. Prima di avviare l’eventuale piano si procederà ad un’attenta analisi con i territori per comprenderne le necessità. Nel prossimo anno resteranno quindi attive tutte le attuali sedi Inps nel territorio sardo. Si tratta di un successo innegabile di questo Governo – conclude Emiliano Fenu – che si è dimostrato attento agli interessi della Sardegna e continuerà ad esserlo su altre questioni cruciali che interessano il nostro sviluppo.»

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Il deputato del Movimento 5 Stelle Pino Cabras ha presentato un’interrogazione al vicepremier Luigi Di Maio, sui «disservizi postali nel Sulcis Iglesiente, provocati da un nuovo modello organizzativo di Poste Italiane che entro l’anno sarà esteso a tutta l’isola e che minaccia così di peggiorare la qualità del servizio, soprattutto nelle zone più periferiche». L’on. Pino Cabras chiede al ministro dello Sviluppo economico di conoscere i dati relativi alla riorganizzazione del servizio postale erogato da Poste Italiane nell’isola e quali iniziative il governo intenda intraprendere per porre fine ai disservizi che da mesi interessano le comunità del Sulcis Iglesiente.

I centri maggiormente colpiti (troppi i ritardi nella consegna delle bollette e dei giornali in abbonamento) sono Fluminimaggiore, Carloforte, Domusnovas, Gonnesa, Musei e Villamassargia, ma i disagi potrebbero presto interessare altri comuni di tutta l’isola perché il nuovo modello organizzativo di Poste Italiane denominato “Joint Delivery” ed introdotto progressivamente in Sardegna a partire dal 20 giugno scorso, mira ad aumentare ricavi e utili secondo criteri di profitto che, sostiene Pino Cabras, «stanno compromettendo la qualità del servizio nelle zone più periferiche e, pertanto, meno profittevoli». Per questo il deputato chiede al ministro Luigi Di Maio se «non consideri il servizio postale erogato da Poste Italiane un importante servizio pubblico che, pertanto, non possa essere subordinato alle logiche di profitto».

«Nel Sulcis Iglesiente la situazione ormai è fuori controllo. I ritardi arrivano anche fino a tre settimane – scrive Pino Cabras nella sua interrogazione – ed i pesanti disagi del territorio si sono tradotti in diverse proteste di piazza, nonché in azioni legali avverso Poste Italiane per i danni causati dal ritardo nella consegna della corrispondenza. Ma oltre alla corrispondenza tradizionale, i ritardi interessano bollette e quei prodotti editoriali in abbonamento i cui contratti con Poste Italiane vincolano questa a tempi di recapito imperativi ormai puntualmente disattesi di settimane, arrecando così grave pregiudizio economico all’editoria locale.»

Secondo i lavoratori di Poste Italiane e i sindacati di settore, l’introduzione del nuovo modello organizzativo sconta un personale poco numeroso, costretto a rotazioni di turno e di servizio difficilmente sostenibili. Il modello “Joint Delivery” (previsto da “Deliver 2022”, il piano quinquennale di Poste Italiane annunciato lo scorso 27 febbraio) incide poi sull’organizzazione del personale, prevedendo «una cospicua riduzione dei lavoratori destinati a passare in tutt’Italia da 138mila a 123mila, per un taglio totale di 15mila unità in meno nell’arco del quinquennio, equivalente a una riduzione annuale media di tremila lavoratori». Un taglio che, secondo Pino Cabras, «non potrà non incidere nella qualità del servizio offerto da Poste Italiane nell’isola». 

La Regione segue da tempo con grande attenzione la vicenda dei lavoratori della Sardinia Green Island, la società, con sede a Macchiareddu, che intende operare nel campo della produzione energetica. Continuiamo a fare le necessarie azioni di facilitazione ai fini dell’espletamento di tutte le procedure utili alla realizzazione del progetto industriale e a sollecitare l’interesse di altri imprenditori. Inoltre vogliamo incalzare il Governo sulla questione degli incentivi per le fonti energetiche alternative, passaggio fondamentale per dare una prospettiva stabile ai lavoratori”. Lo ha detto l’assessore degli Affari Generali Filippo Spanu nel corso dell’incontro, a Cagliari, nella sala riunione dell’assessorato, con tutti i soggetti coinvolti nel processo di riavvio della produzione: dalle parti datoriali ai rappresentanti delle organizzazioni sindacali. “Ricordo – ha aggiunto l’esponente della Giunta – che il progetto al centro dell’attenzione riguarda non solo la gestione delle fonti rinnovabili ma anche un’attività legata all’agroindustria per dare vita, a una sorta di distretto di produzione dell’energia che possa servire anche ad altre aziende dell’area industriale di Macchiareddu”. “Sul tema degli incentivi – ha annunciato Filippo Spanu – chiederemo un incontro al ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio. C’è, infatti, molta incertezza sugli incentivi per il termodinamico, meno problemi invece sembrano sussistere per il fotovoltaico. Ma si tratta di questioni da chiarire al più presto nel corso di un tavolo ministeriale. La Regione – ribadisce l’assessore – vuole accompagnare tutto il percorso finalizzato al riavvio della produzione. Allo stesso tempo intendiamo utilizzare al meglio tutti gli strumenti esistenti per assicurare, sul fronte degli ammortizzatori sociali, un’adeguata tutela ai lavoratori”.

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Il deputato del Movimento 5 Stelle Pino Cabras ha presentato un’interrogazione ai ministri Danilo Toninelli, Luigi Di Maio e Barbara Lezzi (responsabili rispettivamente dei dicasteri dei Trasporti, dello Sviluppo economico e per il Sud), nella quale chiede se non ritengano il nuovo ponte di Sant’Antioco un’opera «sproporzionata, altamente impattante ed eccessivamente onerosa», e se invece non sia più opportuno recepire le proposte formulate dal Comitato Civico Porto Solky che permetterebbero un notevole risparmio di risorse ed il miglioramento di tutta la viabilità del Sulcis.

Nella sua interrogazione, Pino Cabras chiede inoltre ai tre ministri «quali iniziative il Governo intenda intraprendere per la realizzazione di una nuova infrastrutturazione delle aree portuali di Sant’Antioco e per la bonifica ed il recupero delle aree ex Sardamag, in funzione di nuove opportunità di sviluppo ed occupazionali in una delle province italiane col più alto tasso di disoccupazione, in quanto la costruzione del nuovo ponte impedirebbe la realizzazione di un polo della nautica da diporto, così come previsto dal Piano Sulcis».

«In seguito ad una delibera del Consiglio comunale di Sant’Antioco – conclude Pino Cabras -, l’Anas ha tuttavia sottoposto il progetto del mega ponte al Consiglio superiore dei Lavori pubblici, il cui parere non risulta ad oggi pervenuto. In assenza di una sua risposta entro 90 giorni, il parere sarà considerato favorevole. C’è quindi ancora il rischio che l’opera possa essere realizzata.»

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L’immediata sospensione del piano di decentramento territoriale delle sedi Inps e l’apertura di un tavolo di confronto con Ministero e Istituto di previdenza per ridiscutere la riorganizzazione dei servizi in Sardegna.

E’ la richiesta unanime di sindaci, sindacati, forze datoriali e comitati provinciali dell’INPS indirizzata al ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, e al direttore generale dell’INPS, Tito Boeri, al termine dell’incontro con i capigruppo del Consiglio regionale convocato dal presidente dell’Assemblea sarda, Gianfranco Ganau, al quale ha preso parte anche la direttrice dell’Inps Sardegna Cristina Deidda.

Tutte le parti intervenute hanno ribadito la propria contrarietà al progetto di riorganizzazione degli uffici territoriali con la trasformazione in punti INPS di 8 agenzie (Isili-Senorbì, Tempio, Alghero, Ozieri, Ghilarza, Sorgono, Siniscola, Macomer) ed il possibile ridimensionamento di quelle di Assemini, Carbonia e Lanusei. Un’eventualità sempre più probabile visti i nuovi parametri per il mantenimento degli attuali presidi nel territori, introdotti dal Regolamento di attuazione del decentramento territoriale, emanato dall’INPS lo scorso 21 settembre. Un piano di riordino fondato su tre pilastri: la presenza di una popolazione residente superiore ai 60mila abitanti (attualmente sono 28mila); una pianta organica di almeno 10 dipendenti; la possibilità, per almeno il 60% della popolazione, di raggiungere una struttura INPS della stessa provincia in meno di mezzora partendo dal comune di residenza con un mezzo proprio. La permanenza di un’agenzia dell’Istituto nel territorio, secondo le indicazioni della Direzione generale dell’INPS, sarà condizionata dalla presenza di almeno due delle tre condizioni.   

«Si tratta di parametri impossibili da rispettare considerata l’orografia della Sardegna, le condizioni socio-economiche e le difficoltà nei trasporti – hanno detto in coro sindaci, rappresentanti sindacali ed esponenti delle organizzazioni imprenditoriali – se non si cambieranno i criteri le sedi INPS saranno chiuse.»

«Questa riforma così strutturata è inadeguata per la Sardegna – ha affermato il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau – i presunti risparmi non riuscirebbero a coprire l’aumento dei costi sociali che potrebbero triplicare. E’ arrivato il momento di fare sentire la voce forte della Regione.»

Preoccupazioni condivise da tutti i capigruppo e dalla direttrice regionale dell’INPS, Cristina Deidda. «Come INPS Sardegna abbiamo da subito rappresentato alla Direzione generale le difficoltà di applicazione di alcuni parametri al territorio sardo, a meno che non si decida di ridurre di oltre il 50% i servizi nei territori – ha detto Cristina Deidda – alcune agenzie, per carenza di personale, si trovano già in forte difficoltà, è dovere dell’INPS garantire il servizio ai cittadini. La Direzione regionale non è nelle condizioni di poter applicare quei parametri. Non si può chiudere nemmeno un’agenzia. Manifesteremo l’esigenza di mantenere la situazione attuale e chiederemo risorse per migliorare i servizi».

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Si è tenuto oggi, al Mise, l’incontro tra le confederazioni confederali CGIL, CISL e UIL ed il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, sul rinnovo degli ammortizzatori sociali anche per le aree di crisi industriale complessa. Il segretario generale aggiunto della CISL, Luigi Sbarra, questa sera ha diffuso una nota sui contenuti della riunione.

«Le posizioni espresse dalla CISL sono state di apprezzamento per la decisione di dare continuità alla cassa integrazione per cessazione, con la misura già inserita nel decreto legge “urgenze”, ma anche di preoccupazione per la ripresa economica ancora troppo debole per dare un impulso effettivo all’occupazione, con moltissime aziende che faticano ad uscire dalla crisi, mettendo a rischio siti produttivi e posti di lavoro, e l’occupazione che cresce, ma soprattutto quella a termine – scrive Luigi Sbarra -. Abbiamo quindi chiesto che, in un prossimo provvedimento di legge, siano inserite due misure di grande importanza per fronteggiare la questione dei trattamenti di cassa integrazione guadagni straordinaria che verranno a scadenza nei prossimi mesi:

• la proroga di 12 mesi della cassa integrazione guadagni straordinaria e della mobilità in deroga nelle aree di crisi complessa;

• la riformulazione della norma sulla proroga di 12 mesi della cassa integrazione guadagni straordinaria nelle aziende fuori delle aree di crisi complessa, ma con piani di risanamento complessi. Quest’ultima norma non necessita di proroga, essendo già prevista per il biennio 2018-2019, ma di una riscrittura che elimini l’attuale limite di 100 dipendenti e ricomprenda nell’ambito di applicazione anche i contratti di solidarietà al fine di offrire ampia copertura.»

«Inoltre abbiamo sollecitato con forza una misura straordinaria per le attività danneggiate dal crollo del ponte a Genova, inspiegabilmente stralciata dal decreto “urgenze”, che consenta di fruire della cassa integrazione in deroga per favorire la ripresa delle attività, e che introduca misure di semplificazione degli adempimenti e proroghe delle scadenze per la presentazione delle domande – aggiunge Luigi Sbarra -. La CISL ha anche sottolineato la centralità di una strategia efficace sui servizi pubblici per l’impiego, non più rinviabile, con forti investimenti in risorse umane e finanziarie per far decollare finalmente le politiche attive e l’assegno di ricollocazione. Infine, abbiamo parlato del decreto dignità, sul quale non solo sono necessarie verifiche di tipo interpretativo ed un ruolo maggiore della contrattazione collettiva, ma è anche importante colmare la gravissima lacuna relativa agli incentivi al lavoro stabile: l’incentivo ai contratti a tempo indeterminato va portato al 100% per incoraggiare effettivamente la stabilità del lavoro.»

Luigi Sbarra rimarca che «il ministro Luigi Di Maio ha dato disponibilità a riconoscere le proroghe per gli ammortizzatori sociali in scadenza, con emendamenti al decreto urgenze o al decreto fiscale, per poi eventualmente aumentare i finanziamenti con la legge di bilancio; a valutare il riconoscimento della cassa integrazione in deroga per la città di Genova nel provvedimento di conversione in legge del decreto “urgenze”, ad aprire un confronto con il sindacato sulle politiche attive e, sollecitato dalla CISL, ha chiarito che il reddito di cittadinanza non andrà a sostituire l’assetto degli ammortizzatori sociali».

Il confronto proseguirà in sede tecnica, dove saranno affrontati gli elementi qualificanti delle organizzazioni sindacali confederali.

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«Dobbiamo correre ai ripari ripristinando gli ammortizzatori sociali ed erogando nuovi sussidi, in modo tale da non mettere sulla strada migliaia di famiglie a causa del Jobs Act, che ha creato solo danni ai lavoratori rendendo il mercato sempre più precario e incerto.»

E’ Simone Testoni, segretario Territoriale dell’UGL a sollecitare l’intervento del governo alla vigilia dell’incontro con i sindacati metalmeccanici sugli ammortizzatori sociali in scadenza in questi giorni.

«È un grave allarme sociale, per cui migliaia di lavoratori del settore perderanno la copertura della cassa integrazione e dei contratti di solidarietà – dice chiedendo con urgenza un tavolo di confronto con il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio – per studiare delle misure da inserire nella prossima Legge di Bilancio, in grado di bloccare l’ondata di disoccupazione prevista a fine settembre.»

«Non possiamo permetterci che vengano messe al bando le tutele antecedenti al 2015 per i lavoratori altamente usuranti. Siamo a caccia di risposte concrete: basta riforme che danneggiano il lavoro, il sistema occupazionale ha bisogno di finanziamenti per cui non siamo disposti a fare sconti», conclude Simone Testoni.

 

 

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Oggi, dopo la fiducia posta dal Governo alla Camera sul “Bando per le periferie”, ho scritto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al vice presidente del Consiglio Luigi Di Maio.

Illustre presidente del Consiglio dei ministri,

dopo varie interlocuzioni dirette ad ottenere una conclusione positiva per il comune di Carbonia in relazione all’emendamento 13.2 al decreto Milleproroghe, mi trovo costretta a scriverLe perché mi sembra che i rimedi che il Suo Governo ha proposto siano ben peggiori rispetto alle ragioni – pur capite e parzialmente condivise – che giustificano l’emendamento stesso. 

In questo periodo, io e la mia Amministrazione, ci siamo sentiti di riporre la giusta fiducia rispetto all’operato del Governo che, grazie alle molteplici interlocuzioni tecnico-politiche avvenute con lo staff del vice premier Di Maio, con alcuni parlamentari e con i sindaci “colpiti” dal decreto in oggetto, eravamo sicuri sarebbe stato corretto in maniera “accettabile”. Certi di un epilogo positivo della vicenda, abbiamo continuato a lavorare approvando i progetti esecutivi, approvando gli schemi di convenzione con i partner di progetto e ratificando gli accordi con i partner istituzionali e no. 

Abbiamo sempre rassicurato i nostri cittadini, gli abitanti dei quartieri coinvolti, gli enti e le istituzioni, i progettisti e chiunque sia interessato, a diverso titolo, dal programma sulle periferie che abbiamo faticosamente costruito. 

Oggi siamo, però, molto delusi perché sentiamo tradite le nostre legittime aspettative e perché, all’indomani dell’incontro tra Lei e i sindaci, non solo non si è concretizzato un percorso condiviso migliorativo e premiante per chi ha ben operato ma, allo stato, permangono tutte le preoccupazioni e le riserve in merito alle posizioni fin qui esposte e tenute dal Governo. 

Risulta incomprensibile come un contratto già scritto venga cancellato dall’oggi al domani senza precedenti accordi, senza preavviso, senza condivisione e senza che precisi criteri spieghino come e perché lo stesso sia stato abrogato o rinviato nella sua efficacia. Il panorama è confuso perché si mischiano legittimi interessi politici con questioni economico-finanziarie (necessità di reperimento di risorse) con una sentenza della Consulta che può essere rispettata con un’intesa successiva con le regioni interessate. Sembra inoltre che i benefici che genera l’emendamento non siano così chiari, monitorabili e valutabili perché non ci sono criteri utili a farlo e, inoltre, non solo si differiscono al 2020 i finanziamenti, ma si subordinano a una non meglio identificata valutazione da farsi a cura di un comitato ancora da costituire secondo criteri sconosciuti e quindi non valutabili.

Non è neanche chiaro il perché non ci sia copertura per un miliardo e seicento milioni da destinarsi ai 96 comuni beneficiari del finanziamento sul bando periferie, poiché 800 milioni sono stati stanziati sulla base di una delibera Cipe e altri 800 milioni attraverso il comma 140 della legge di bilancio del 2016. Bisognerebbe spiegare, inoltre, come mai tutte le convenzioni e gli atti amministrativi che ne conseguono avevano avuto il benestare della Corte dei Conti che aveva validato il tutto dal punto di vista contabile.

Il provvedimento, soprattutto per i modi utilizzati e per le scelte attuative, rischia di generare il malcontento e lo scontro tra istituzioni ma, soprattutto, di far sentire le amministrazioni e i cittadini delle sue periferie abbandonati, abbandonati e traditi nelle loro legittime aspettative per ciò che hanno faticosamente guadagnato sulla base di regole e accordi certi e sanciti con appositi contratti.

All’interno del panorama descritto la Sardegna, come noto, vive un ruolo di maggior isolamento e marginalità rispetto al resto delle regione italiane, tanto che il programma delle periferie è stato considerato di tale valenza e importanza strategica che la Regione Sardegna ha promosso un bando regionale (Programmi integrati di riordino urbano per le periferie) di “rinforzo” a quello Nazionale, prevedendo idonee premialità nella valutazione per i progetti maggiormente capaci di integrarsi con esso e che siano in grado di attivare azioni sinergiche, di potenziamento e integrazione rispetto appunto ai progetti del bando nazionale sulle periferie. In ambito sardo, la città di Carbonia, che insiste nella regione storica più povera e tra le più marginali e periferiche d’Italia e dell’isola, ha colto questa opportunità per promuovere un progetto e un programma strategico che fosse in grado di incidere a diverso livello nelle politiche urbanistiche, paesaggistiche, architettoniche, economiche, ambientali, culturali e sociali, riuscendo a costruire un programma e progetti partecipati e massimamente condivisi e maggiormente sentiti dai cittadini più fragili che vedevano in questa opportunità un’occasione di riscatto sociale.

La città di Carbonia e la sua amministrazione ha concorso al bando per le periferie mettendo in campo risorse materiali e immateriali e coinvolgendo massimamente i cittadini, gli amministratori locali, la struttura tecnica e altri enti e soggetti dentro un processo di reciproca collaborazione e fiducia. Su questa base il programma sulle periferie e i progetti che lo costituiscono sono stati strutturati a partire da una visione socio territoriale complessiva, strategica e sistemica, capace di guardare e programmare nel breve, medio e lungo periodo, attraverso azioni di ricucitura e promozione del tessuto territoriale, ambientale, urbanistico, architettonico, idrogeologico, della mobilità sostenibile e, soprattutto, culturale e sociale.

Per fare questo sono stati sottoscritti accordi con enti pubblici, sono stati presi impegni di spesa per azioni materiali e immateriali, sono state allocate risorse per cofinanziamenti di altri progetti sinergici e collegati e, in una parola, sono state generate aspettative concrete in una moltitudine di soggetti e partner, cittadini in primo luogo, che, nel caso in cui il finanziamento venisse perso o differito senza garanzie, genererebbero una reazione a catena i cui esiti nefasti sono difficili da prevedere e da quantificare.

Con questa nota, Le chiedo formalmente, a nome della comunità di persone che amministro, un personale impegno e una forte presa di posizione, affinché i comuni virtuosi come il nostro vengano reinseriti tra quelli da finanziare già da subito, per evitare che la periferia di una città inserita in un contesto periferico regionale e i suoi abitanti non si vedano fortemente penalizzati e non vedano il lavoro profuso fino ad ora come vano, finendo per perdere fiducia nelle istituzione e, in primis, in quella più vicina a loro che deve VALORIZZARLI, PROTEGGERLI E TUTELARLI.

Paola Massidda

Sindaco di Carbonia

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«Chiediamo l’immediata convocazione dal ministro di Maio per aprire il tavolo di crisi in cui AirItaly metta finalmente sul piatto il suo concreto piano industriale.»

Lo afferma il segretario generale della Uiltrasporti Sardegna William Zonca dopo il Consiglio comunale aperto sulla vertenza AirItaly, tenutosi questa mattina ad Olbia alla presenza dei rappresentanti dei lavoratori, delle parti sociali e dei rappresentanti delle istituzioni.

«Dopo l’intervento della Regione e quello dei nostri rappresentanti nelle sedi istituzionali nazionali è ora necessaria una decisa e ferma presa di posizione del governo nazionale che consenta di scongiurare i 51 trasferimenti e tenere ad Olbia i lavoratori sardi – aggiunge William Zonca -. Ribadiamo la nostra richiesta all’azienda di una moratoria, con l’avvertimento che non condivideremo alcuna azione unilaterale senza essere a conoscenza del piano industriale di AirItaly che consenta di gestire in maniera non traumatica questa situazione. Se non avremo riscontro dall’azienda – conclude il segretario della Uiltrasporti Sardegna – dopo lo sciopero di 4 ore di oggi siamo pronti ad una seconda mobilitazione con una nuova astensione questa volta di 24 ore.»

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Anche quest’anno giovani inventor da tutta Italia si ritroveranno a Bisceglie per partecipare a DigithON, la maratona delle idee digitali in programma dal 6 al 9 settembre ideata da Francesco Boccia.

Sono 100 le startup selezionate che, sul palco delle Vecchie Segherie, avranno a disposizione 5 minuti per convincere analisti e investitori sulla bontà e sulla potenzialità dell’idea che potrebbe aggiudicarsi uno dei premi in palio: il primo, decretato dal comitato scientifico insieme alle votazioni on-line, di € 10.000 offerto da Confindustria Bari-Bat, più altri 6 premi assegnati dagli altri partner di DigithON.

Tra i partecipanti anche una startup proveniente da Carbonia: 4 Sport Outdoor, un portale di riferimento per l’organizzazione della vacanza sportiva e delle attività all’aria aperta, consente al turista di risparmiare tempo e risorse.

DigithON è la più importante rassegna italiana per la promozione delle startup digitali. Anche nell’edizione 2018 ci saranno interventi di ospiti illustri nel mondo dell’impresa, dello spettacolo e della politica, tra i quali il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ed il ministro del Lavoro Luigi Di Maio.