28 April, 2024
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«Le scuole devono restare aperte e continuare a essere il riferimento primario del sistema sociale ed educativo dei nostri ragazzi. L’istruzione dei ragazzi è un aspetto fondamentale non solo in termini culturali ma anche in termini di aggregazione sociale dato che attorno alla scuola ruota un sistema di relazioni utile ad accompagnare la formazione della persona.»
Così il consigliere regionale dei Riformatori sardi Michele Cossa che sottolinea l’importanza di tenere attivo il sistema – asili nido, scuola primaria e scuola secondaria – sia in riferimento all’aspetto educativo dei più piccoli e sia in relazione alle esigenze delle famiglie.
«Viviamo un momento di enorme difficoltà che vede esposte le famiglieconclude Michele Cossa -. La cosa importante è che le regole e le prescrizioni vengano rispettate per garantire il massimo della sicurezza al personale e agli scolari. Bisogna fare il possibile per evitare di chiudere. Le famiglie hanno diritto ad avere sostegno e supporto nella crescita dei propri figli attraverso la Scuola, formidabile alleato dei genitori.»

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Alla luce dei contagi di Coronavirus nella RSA di Nuxis, che espongono a rischi una vasta area della Sardegna, rivolgiamo un appello all’assessore della Sanità Mario Nieddu e a tutte le Istituzioni di competenza, affinché intervengano per scongiurare il ripetersi di drammi già vissuti all’interno delle RSA.

Il Sulcis Iglesiente e il Sud Sardegna, in forte sofferenza per la pandemia e per l’inefficienza del sistema sanitario ospedaliero e territoriale, falcidiato da anni di tagli, necessitano di misure adeguate, per scongiurare il ripetersi del dramma che ha sacrificato tante vite umane proprio nelle RSA da marzo in poi.

L’esperienza vissuta deve imporre alle istituzioni di non sbagliare più. Le RSA non possono essere più abbandonate a se stesse. L’adozione di tutte le misure di tutela a partire dalle fasce più deboli, dagli anziani, ai disabili, alle persone affette da patologie croniche, è improcrastinabile.

Si sottovaluta la necessità di sicurezza per gli ospiti particolarmente fragili e per il personale che opera nella struttura al alto rischio. Si tratta di lavoratori che viaggiano abitualmente tra Nuxis e Sud Sardegna, un’area già sacrificata dai contagi. Sottoporre a tampone SarsCov2 sia gli ospiti che il personale che opera nella RSA è la priorità.

Necessitano risorse umane/professionali adeguate e linee guida chiare che sostengano ed orientino il personale ancora in grado di affrontare i turni di lavoro.

Benché la Cooperativa Sociale Codess Padova, si impegni a garantire il proprio sostegno economico ed umano, il supporto delle istituzioni è indispensabile. Servono nuovi spazi da destinare ai positivi e l’integrazione di personale specializzato, seppur non continuativo.

Ci appelliamo alle Istituzioni competenti e ai gestori della RSA di Nuxis, affinché tutto il personale, che rischia in prima fila, possa lavorare in sicurezza per il bene di tutti.

Rete Sarda in difesa della Sanità Pubblica – Coordinamento Sulcis Iglesiente

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«La presa di posizione dei sindacati preoccupa, specie in un momento così delicato per la nostra Isola.»

Lo dichiara l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, in risposta alle accuse delle sigle della funzione pubblica che, dopo il vertice di giovedì, hanno proclamato lo stato d’agitazione.

«A sorprendere aggiunge Mario Nieddusono le motivazioni alla base di questa decisione. Le inadempienze lamentate sono in realtà riferibili ad azioni che abbiamo già intrapreso e ad altre che stiamo portando avanti. Nessun annuncio, ma misure concrete che abbiamo illustrato rispondendo punto per punto alle domande poste nel corso dell’incontro.Oggi ci dicono che non si è fatto nulla per potenziare il personale, quando la Regione, attraverso le aziende sanitarie, ha bandito ben sessantadue concorsi per assunzioni a tempo indeterminato. L’allungamento dei tempi per il loro espletamento è motivato solo dall’emergenza in atto. Per sopperire alle carenze non abbiamo atteso i concorsi, ma abbiamo proceduto allo scorrimento di tutte le graduatorie ancora aperte per l’assegnazione di nuovi incarichi e avviato cinquantanove selezioni. Già nella prima fase, inoltre, abbiamo dato indicazione alle aziende di procedere, dove possibile, con le stabilizzazioni, molte delle quali sono avvenute.»

«Le accuse di inerzia sul fronte del reclutamento del personale sottolinea l’assessore regionale della Sanità risultano ancora più incomprensibili alla luce dell’ultimo avviso pubblico, appena chiuso, per la selezione di medici, anche non specializzati, che ha raccolto oltre settecento manifestazioni di interesse. Ares sta già procedendo alle chiamate, a partire dagli specializzandi. C’è un forte impegno per il potenziamento del nostro sistema sanitario, in particolare per l’inserimento di medici specializzati. Ma dobbiamo anche fare i conti con una realtà, dove spesso l’offerta di lavoro supera la domanda. Il reclutamento in corso consentirà anche di incrementare la nostra capacità di tracciamento dei contagi. Sarà dedicato a questo scopo il personale in arrivo dal bando della protezione civile. Su questo fronte abbiamo anche messo in campo quaranta veterinari dell’Ats che, nella provincia di Sassari, tra le più colpite dalla pandemia, stanno supportando il servizio di Igiene pubblica. Stiamo procedendo con ogni mezzo a disposizione all’incremento delle Usca, Unità speciali di continuità assistenziale, e delle forze in prima linea nelle corsie degli ospedali.»

«Alla fine della prima fasedice ancora Mario Nieddusiamo stati incolpati più volte per il mancato allentamento delle misure di sicurezza negli ospedali e nelle strutture territoriali. Oggi, invece, ci viene rivolta l’accusa di non aver preparato la nostra sanità all’urto di questa seconda ondata. Ma la realtà è che noi non abbiamo mai abbassato la guardia contro il virus e che nessuno poteva prevedere un’evoluzione così rapida e violenta della pandemia. Quanto sta avvenendo in Sardegna è la fotografia di ciò che sta accadendo, in alcuni casi in maggior misura, in altre regioni, anche al di fuori dei nostri confini nazionali. Siamo ben consapevoli dell’impegno estenuante e dei sacrifici a cui sono sottoposte tutte le persone che lavorano nel nostro sistema sanitario, inclusi i volontari dell’emergenza urgenza. A loro vanno i ringraziamenti nostri e di tutti i sardi. Per loro e per garantire la salute dei cittadini stiamo mettendo in campo ogni strumento a nostra disposizione, in una situazione oggettivamente difficile. Ai sindacaticonclude Mario Nieddu rivolgo un appello, richiamando tutti alla massima collaborazione istituzionale e al confronto, che non abbiamo mai fatto mancare e mai mancherà.»

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«La Sardegna è pronta a fronteggiare efficacemente ogni possibile scenario di evoluzione della pandemia, garantendo una adeguata assistenza ai malati di Covid che necessitano di ricovero ospedaliero.»

Il presidente della Regione, Christian Solinas, commenta così i numeri e gli scenari tracciati dalla rimodulazione del piano strategico regionale per l’emergenza Covid-19, approvata dalla Giunta nel corso dell’ultima seduta.

Sono complessivamente 1.006 i posti letto individuati. Un programma che, seguendo l’impostazione già adottata nelle precedenti fasi dell’emergenza, prevede l’attivazione progressiva di 552 posti letto che andranno ad incrementare i 454 già attivi o di prossima attivazione, con una modularità che può consentire di arrivare a 832 posti letto in degenza ordinaria, 39 in sub intensiva e 135 in intensiva.

«La nostra strategiaspiega il presidente Christian Solinas consolida e rafforza significativamente l’impostazione già adottata nella prima fase, e la rimodula tenendo conto dell’attuale crescita della curva epidemiologica. Abbiamo identificato un percorso che ci consente di adeguare la nostra risposta in termini di assistenza al modificarsi dello scenario della pandemia. Siamo pronti a fronteggiare ogni emergenza.»

Nella riorganizzazione prevista anche l’operatività della struttura ospedaliera del Binaghi di Cagliari, con 100 posti letto dedicati ai pazienti Covid, attraverso una strategia, «che consentiràprecisa il presidente della Regionedi supportare il Santissima Trinità ed alleggerire la pressione sugli altri presidi».

«Tutti i servizi attualmente erogatiassicura ancora Christian Solinascontinueranno a essere garantiti. Il Binaghi, oltre ad essere centro di riferimento regionale per la Sclerosi multipla, cui si rivolgono circa 4mila persone, ospita diversi servizi di grande importanza per l’assistenza sanitaria e la prevenzione. Le soluzioni adottate consentiranno di continuare a garantire le cure, preservandone la sicurezza e l’efficienza.»

«In particolare, i livelli assistenziali dei servizi rivolti ai pazienti affetti di sclerosi multipla saranno mantenutidichiara l’assessore regionale della Sanità Mario Nieddu, in riferimento al Centro regionale -. Il virus sta mettendo fortemente sotto pressione i nostri ospedali. Siamo costantemente al lavoro per dare risposte che assicurino l’assistenza ai pazienti Covid e garantiscano le cure di chi soffre a causa di altre patologie. La riorganizzazione progressiva del sistema sanitario va in questa direzione e ci consente di ottimizzare le risorse a disposizione, che non sono infinite, e di intervenire nel modo più efficace.»

Coinvolte nel piano dell’emergenza, come nella prima fase, anche le strutture private dell’Isola che, all’occorrenza, vedranno una progressiva attivazione di posti letto per pazienti Covid: Mater Olbia con 36 posti letto, di cui 6 in terapia intensiva, 6 in subintensiva e 24 in degenza ordinaria; Policlinico Sassarese con 70 posti letto, 10 in intensiva, 25 in subintensiva e 35 in ordinaria; Kinetica con 50 posti letto, 10 in intensiva e 40 in ordinaria. Con questa finalità la Giunta regionale, nel corso della stessa seduta, ha inoltre approvato, con un ulteriore provvedimento, le linee di indirizzo per l’attivazione dei posti letto negli ospedali convenzionati e per la loro gestione, indicando i costi (già fissati dal nomenclatore tariffario regionale) e stabilendo i termini del rapporti tra le strutture e Ares-Ats, che deciderà sui ricoveri, e dell’impiego di personale dedicato ai soli pazienti Covid.

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Partiranno da domani le assunzioni dei medici che hanno risposto all’avviso pubblico bandito dall’Ats il 23 ottobre e i cui termini sono scaduti alla mezzanotte di ieri. Al bando hanno risposto 777 medici e l’azienda regionale procederà all’assegnazione di incarichi per la durata di 6 sei mesi che potranno essere prorogati a seconda del protrarsi dell’emergenza.

«Stiamo mettendo in campo ogni strumento a disposizione per potenziare il nostro sistema sanitario e dare risposte sempre più efficaci sia in termini di assistenza, sia sul piano della prevenzione, attraverso il rafforzamento dei servizi che svolgono le operazioni di controllo e tracciamento del virus sul territoriodichiara il Presidente, Christian Solinas -. La salute dei cittadini è il bene più prezioso da difendere, in un quadro difficile a causa della pressione che la pandemia sta esercitando sui nostri ospedali. La Sardegna ha ripreso a investire sulla Sanità dopo anni di tagli i cui effetti sono ancora oggi sotto gli occhi di tutti e appaiono ancora più evidenti in un’emergenza senza precedenti per l’Isola e per il Paese.»

«Inizieremo immediatamente ad esaminare le domande pervenutedichiara l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddue rafforzeremo ogni ambito territoriale. Non abbiamo posto un limite al numero di incarichi da assegnare e recluteremo tutto il personale necessario. Abbiamo il dovere di dare risposte ai cittadini che necessitano d’assistenza e cure, ma anche ai tanti operatori sanitari impegnati in prima linea sul territorio e negli ospedali.»

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Nuova presa di posizione della Rete sarda in difesa della Sanità pubblica (coordinamento Sulcis Iglesiente) sulle lunghe attese alle quali viene sottoposta l’attuale e prevista impennata dei contagi da Covid-19.
«Di fronte a questa nuova incontrollabile ondata epidemicasi legge in una nota –  ad oggi non è ancora attivo il centro Covid con annessa terapia intensiva e sub intensiva prevista all’ospedale Santa Barbara di Iglesias, approvata con delibera regionale a luglio 2020! Lo stesso assessore regionale dott. Mario Nieddu affermava che questa soluzione avrebbe permesso un leggero decongestionamento sulle altre strutture presenti nell’isola dedicate a contrastare il Covid-19. La reale carenza di personale Medico Infermieristico e Oss si aggiunge alle difficoltà presenti nella riorganizzazione della Rete Ospedaliera.»

«Il macchinario per processare i tamponi non può sopperire alle altre carenze, quale il personale dedicato in forte carenza, nella necessità oggettiva di tenere liberi il CTO ed il SIRAI, nel rispetto delle altre patologie croniche e non. La Sanità già fortemente in agonia da anni, non è in grado di contrastare l’ondata di contagi nel sud Sardegna, e la mancata attivazione dei suddetti servizi, crea un ulteriore tracollo delle strutture sulcitaneaggiunge il coordinamento Sulcis Iglesiente della Rete sarda in difesa della Sanità pubblica -. L’impossibilità di tracciare tutti i casi in esponenziale aumento mette ancora di più in evidenza tali difficoltà! L’apertura del reparto Covid ad Alghero, Ozieri ed Oristano avvenuto nel rispetto della delibera regionale, pone il Sud Sardegna in una situazione di svantaggio rispetto alla non applicazione della delibera regionale, imputando le responsabilità alla Giunta regionale e all’ATS. L’incontrollabile situazione sanitaria ci porta a toccare un punto a nostro avviso chiave, la mancanza di unione di tutte le forze politiche che amministrano la Regione e l’unione dei Sindaci dei territori, questi ultimi con responsabilità dirette nei confronti della salute dei cittadini. Vanno evidenziate le difficoltà per la tutela e le cure per le fasce più deboli.»
«Pur consapevoli delle responsabilità politiche preferiamo soffermarci alle forti e indiscriminate carenze di personale e posti letto depotenziati prima della pandemia, oggi è tempo di accelerare le falle che la Sanità presenta. La posa in essere non si costruisce con interrogazioni recriminazioni ma con l’unione delle forze politiche e direzione ATS, la Rete Sarda ha spesso evidenziato più volte le falle che si creavano tra le delibere della Regione e la messa in opera delle stesse conclude il coordinamento Sulcis Iglesiente della Rete sarda in difesa della Sanità pubblica -. La Rete sarda in difesa della Sanità pubblica rivolge a tutte le forze politiche, sociali, associazioni ai rappresentanti istituzionali siano essi Sindaci, consiglieri regionali di maggioranza ed opposizione, a fare quadrato per l’immediata attivazione del punto Covid nel presidio ospedaliero del Santa Barbara di Iglesias previsto, al fine di salvaguardare il corretto e continuo funzionamento dei Servizi già in sofferenza dei Presidi ospedalieri.»

 

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Il sindaco ed il presidente del Consiglio comunale di Iglesias, in seguito alla votazione del Consiglio comunale, nel corso della seduta straordinaria del 29.10.2020, hanno richiesto all’assessore regionale della Sanità dott. Mario Nieddu, al Direttore ad interim della ASSL di Carbonia dott. Giorgio Carboni ed al Commissario straordinario dell’ARES dott. Massimo Temussi, un incontro nel quale affrontare il tema della sanità nel territorio, alla luce delle problematiche emerse nel corso degli anni e rese ancora più stringenti dall’emergenza sanitaria in corso, al fine di conoscere:
– Le tempistiche con le quali si intende procedere per gli interventi strutturali previsti per l’adeguamento dell’ospedale Santa Barbara di Iglesias a centro COVID.
– L’eventuale intenzione di potenziare la pianta organica degli ospedali di Iglesias e di Carbonia per sopperire alle carenze di personale riscontrate da tempo e, al contempo, dare i servizi sanitari puntuali ai cittadini che ne necessitano.
– La ragione per la quale i posti letto di terapia intensiva e di terapia sub intensiva nell’ospedale Santa Barbara di Iglesias, previsti nella deliberazione della Giunta Regionale 35/38 del 9.07.2020, non sono stati ancora allestiti e resi operativi.
– Le tempistiche della messa in opera del macchinario per processare i tamponi diagnostici presso il laboratorio analisi dell’ospedale Sirai di Carbonia, donato dalla Fondazione di Sardegna.

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L’11 marzo scorso la Giunta regionale ha approvato il “Piano strategico per l’attivazione progressiva di strutture di area critica” predisposto dal Governatore, Christian Solinas, in risposta all’emergenza Covid-19. Per far fronte alle necessità che avrebbero potuto presentarsi, il Piano prevedeva una progressiva riorganizzazione dei presidi sanitari dell’Isola, individuando le strutture ospedaliere, comprese quelle private, dedicate alla cura dei pazienti contagiati da Covid-19 e le strutture dove sarebbe stata garantita l’assistenza a tutti gli altri pazienti.

Il documento strategico configura la Sardegna in due macro aree di competenza, Nord e Sud, per consentire la massima sicurezza nell’eventuale trasporto dei pazienti verso i presidi di riferimento, ed è articolato in fasi successive che si attiveranno a seconda della necessità.

Il Piano prevedeva la realizzazione di 33 posti letto Covid al Cto di Iglesias e individuava l’ospedale Sirai di Carbonia tra le strutture di supporto per la cura ai pazienti non affetti dal Coronavirus. La scelta del Cto venne contestata dalla comunità locale e la sede del Centro venne spostata all’ospedale Santa Barbara.

Il 6 giugno la Giunta regionale ha approvato in via preliminare il piano di riorganizzazione della rete ospedaliera in emergenza Covid-19, così come previsto dal decreto legge licenziato dal Governo il 19 maggio.

Per l’incremento delle terapie intensive e subintensive, il piano individua diverse strutture su tutto il territorio e, in via prioritaria, i presidi ospedalieri dell’Isola già predisposti nell’emergenza alla gestione dei casi Covid-19 (Santissima Trinità di Cagliari, San Francesco di Nuoro e cliniche San Pietro dell’Aou di Sassari), venivano integrati con gli ospedali San Martino di Oristano e Santa Barbara di Iglesias.

«In caso di emergenzaspiegò l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, in riferimento al caso specifico del Santa Barbara la struttura consentirebbe la gestione dei pazienti affetti da Coronavirus mantenendo libero il vicino Cto e potrebbe, se necessario, fornire supporto al Santissima Trinità.»

A distanza di quasi 8 mesi dalla scelta iniziale e di quasi 5 dall’approvazione del Piano di riorganizzazione della rete ospedaliera in emergenza Covid-19, al Santa Barbara nulla è stato fatto ed oggi, in piena emergenza Covid-19, i pazienti positivi vengono parcheggiati nei Pronto Soccorso del Sirai e del CTO, in attesa che si liberino posti letto al Santissima Trinità di Cagliari, nel quale l’emergenza è totale. La situazione è incomprensibile, per quello che era e resta il Piano approvato, ed inaccettabile, anche perché ieri sera su La7, la ministra delle Infrastrutture dei Trasporti Paola De Micheli, ha affermato che il Piano per i Centri Covid è stato ultimato in tutta Italia e che tutti i posti letto Covid sono disponibili in caso di necessità. La domanda che sorge spontanea è: «Il Sulcis Iglesiente non fa parte dell’Italia?»

Giampaolo Cirronis

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Lo SPI – CGIL, Lega di Iglesias, ha diffuso una nota nella quale «denuncia la progressiva crisi dei servizi e delle prestazioni sanitarie del territorio e, in particolare, di Iglesias. Sull’agonia dell’attività ospedaliera del CTO si sono spesi fiumi di parole senza alcun risultato concreto. Le liste d’attesa sempre più lunghe, la riduzione dei livelli di prevenzione, assistenza e cura di patologie gravi quali cardiopatie, ictus, tumori e quelle metaboliche hanno ulteriormente incentivato la cosiddetta mobilità passiva, cioè l’utilizzo di servizi sanitari di altri centri dell’isola, in particolare di Cagliari. La popolazione più fragile, soprattutto gli anziani, corre il rischio di non poter ricevere cure e assistenza adeguate perché ha più difficoltà a spostarsi. Questo stato di cose, già intollerabile, è peggiorato con l’aumento dei casi di contagio da Covid-19 in città e nel territorio».

La Lega SPI-CGIL di Iglesias «chiede di sapere che fine abbia fatto la prevista istituzione del “reparto Covid” presso l’ospedale Santa Barbara, annunciato dall’assessore regionale della Sanità Mario Nieddu, nello scorso mese di giugno. L’iniziativa rientrava nel piano concordato con il Governo per l’aumento delle terapie intensive e sub-intensive in tutto il territorio nazionale, con l’obiettivo di fronteggiare un’ eventuale seconda ondata di Covid-19».

«Ad oggi, in piena recrudescenza del contagio, non vi è traccia alcuna del reparto, della terapia intensiva e sub-intensiva COVID, né delle attività di supporto quali laboratorio analisi, radiodiagnostica, sistema a regime di diagnostica molecolare e quelle, ugualmente importanti, quali il reperimento di risorse professionali adeguate aggiunge Lo SPI – CGIL, Lega di Iglesias -. E’ evidente che il ritardo o, ancora peggio, la mancata adozione di misure adeguate ad una situazione sanitaria straordinaria porterà al declino irreversibile del sistema cittadino e del Sulcis Iglesiente.»

«La Lega SPI-CGIL di Iglesias è, quanto mai, impegnata a sensibilizzare e mobilitare i propri iscritti e i cittadini contro questa gestione scellerata della sanità pubblica e chiede al sindaco di Iglesias, ai Sindaci e alle Istituzioni del territorio, di assumere tutte le iniziative utili nei confronti dell’Ats e della Regione Sardegna affinché procedano a:

  • ISTITUZIONE IMMEDIATA DEL PREVISTO REPARTO COVID CON TERAPIA INTENSIVA E SUB-INTENSIVA AD IGLESIAS;
  • LA REALIZZAZIONE DEL PIANO, varato dal precedente Governo Regionale, DI ADEGUAMENTO E SVILUPPO DELLA RETE OSPEDALIERA E DEI SERVIZI SANITARI DI IGLESIAS E DEL TERRITORIO.»

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«Il nostro impegno per contrastare l’emergenza sanitaria, economica e sociale è totale. In questa fase di crescita della curva epidemiologica vogliamo rafforzare soprattutto i servizi chiave per il controllo e la gestione dei contagi sul territorio.»

Lo ha detto il presidente della Regione, Christian Solinas, presentando il bando con cui Ats ha avviato la formazione di una graduatoria per il reclutamento di medici da destinare a tutte le sedi territoriali in risposta all’emergenza Covid-19.

«Gli incarichiprecisa il presidente della Regione Sardegnaavranno una durata di sei mesi e potranno essere prorogati in ragione del protrarsi dell’emergenza. La carenza di personale sanitario, dovuta a un lungo periodo di tagli alla spesa e mancata programmazione, è oggi uno dei principali motivi di sofferenza del nostro sistema sanitario. Ora più che mai è fondamentale mettere in campo scelte in grado dare risposte concrete alle reali necessità di assistenza dei cittadini.»

L’avviso pubblico, inserito da ieri nella sezione ‘bandi di concorso e selezioni’ all’interno del portale istituzionale dell’azienda sanitaria regionale, resterà aperto per dieci giorni. Le manifestazioni di interesse potranno quindi essere inviate entro il 2 novembre.

«Dall’elenco saranno assegnati incarichi ai medicispiega l’assessore regionale della Sanità, Mario Niedduche potranno essere impiegati ovunque sia necessario. Sarà reclutato tutto il personale di cui ci sarà bisogno. Potranno partecipare anche i medici non specializzati, che in Sardegna sono circa cinquecento. In questa fase daremo sicuramente priorità ai servizi di Igiene pubblica, sia per potenziare la nostra capacità di tracciamento del virus, consentendoci di individuare i soggetti positivi in tempi più rapidi e prevenire così la diffusione del contagio, sia per migliorare l’attività di sorveglianza di chi si trova in isolamento domiciliare, riducendo anche i tempi delle comunicazioni, che hanno risentito pesantemente del forte aumento del numero dei casi di positività accertati.»