28 April, 2024
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Servizio di dialisi notturna a rischio chiusura all’ospedale Sirai di Carbonia. A lanciare l’allarme è Fabio Usai, consigliere regionale del Partito Sardo d’Azione.
«Spiace constatare che ciclicamente la “dialisi notturna”, ovvero uno dei più importanti e (a livello nazionale) riconosciuti e invidiati servizi sanitari di cura dell’ospedale Sirai di Carbonia, viene messa in discussione con un’evidente noncuranza delle ripercussioni che l’abolizione di questo straordinario protocollo terapeutico avrebbe nella salute e in generale qualità di vita dei pazientiscrive in una nota il consigliere regionale dei 4 Mori -. È notizia di ieri, infatti, che la cronica mancanza di personale infermieristico negli ospedali del territorio (Sirai e Santa Barbara), specificamente nei reparti di nefrologia e dialisi, ha dato origine alla decisione di rimodulare gli orari del personale impiegato in tali strutture, in modalità incompatibile con l’espletamento del servizio soprammenzionato. Una decisione dei dirigenti sanitari motivata da necessità organizzative ma che cozza profondamente con l’esigenza di garantire agli assistiti le migliori cure rese disponibili dalla scienza nelle relative strutture. Per questo motivo i pazienti, che grazie alla dialisi notturna hanno visto aumentare e migliorare sensibilmente, negli ultimi anni, la propria aspettativa e qualità di vita, manifestano enorme preoccupazione rispetto all’eventualità che questo servizio salvavita venga interrotto o nella migliore delle ipotesi depotenziato al pari di tanti altri nel territorio.»

«Un servizio, è bene ricordarlo, nella sua innovatività tra i pochi in Italia e considerato all’avanguardia in ambito scientificoaggiunge Fabio Usai -. Grazie a esso, i pazienti possono godere delle cure la notte e vivere una quotidianità pressoché normale di giorno. Inoltre, considerato il suo espletamento tramite tempistiche più lunghe rispetto  a una normale dialisi, le conseguenze fisiche per chi viene sottoposto al trattamento sono nel medio e lungo periodo estremamente meno impattanti per la salute. Nondimeno, preservare la “dialisi notturna” nel nostro territorio oltre a essere esercizio fondamentale per garantire la salute dei pazienti, significa anche proteggere uno dei pochi servizi sanitari d’eccellenza rimasti, ed evitare che lo smantellamento degli ospedali del Sulcis Iglesiente, iniziato svariati anni or sono, proceda inesorabile.»

«Sollecito fortemente il direttore ASSL Carbonia Carlo Murru, il Commissario dell’ATS Massimo Temussi, e l’assessore regionale della Sanità Mario Nieddu, ad adoperarsi per identificare una soluzione alternativa a quella della disintegrazione del servizio di “dialisi notturna” – conclude Fabio Usai -. In caso contrario saremo pronti a dare battaglia contro questa decisione scellerata e fortemente lesiva della salute dei pazienti e in generale dei cittadini del territorio.»

 

“Sardi e sicuri’, è lo slogan che la Regione Sardegna ha scelto per promuovere la grande campagna di screening anti Covid-19 che partirà a gennaio nell’Isola.

«Una sfida che ha l’obiettivo di riportare la Sardegna all’azzeramento della circolazione virale, attraverso fasi sequenziali in un tempo ragionevolmente breve. Un progetto che, oltre alla parte tecnico scientifica, farà leva sulla responsabilizzazione e il coinvolgimento delle comunità e di tutte le istituzioni», ha dichiarato il presidente della Regione, Christian Solinas, che oggi ha presentato l’iniziativa nel corso di una conferenza stampa con l’assessore della Sanità, Mario Nieddu, il commissario straordinario di Ares-Ats, Massimo Temussi, ed il prof. Andrea Crisanti, ordinario dell’Università di Padova che supporterà la Regione nel progetto.

«Un’iniziativa che nel pieno della seconda ondata – sottolinea il presidente della Regione – punta a riportare la Sardegna allo stato di ‘Covid-free’, raggiunto durante la prima fase grazie alle misure adottate e al comportamento responsabile del popolo sardo. Realizzeremo un’azione mirata per l’individuazione dei positivi e la compressione della circolazione virale che prevede anche l’adozione di interventi per consolidare i risultati raggiunti.»

L’attività di informazione e promozione alla base del progetto sarà orientata su quattro fattori: unità, responsabilizzazione delle comunità, opportunità per l’Isola di ridurre o, addirittura, azzerare la circolazione virale e la possibilità, per i cittadini, di accedere gratuitamente a uno strumento di controllo del virus.

La campagna di screening partirà dall’Ogliastra e procederà nei mesi successivi sulle altre aree: 23 i comuni individuati come sede per effettuare i test, con 46 postazioni e un totale di 180 operatori per l’esecuzione di 32.278 tamponi antigenici per un’adesione stimata attorno al 65% della popolazione.

«Il territorio su cui avvieremo la campagna – spiega Andrea Crisanti – ci permetterà di individuare eventuali criticità e di valutare problematiche che eventualmente dovessero emergere e che possono riguardare diversi aspetti, come il flusso dei dati, la logistica, il personale o altro. Sarà una ‘palestra’ che ci consentirà di procedere, successivamente, su scala più vasta.»

Due gli ‘step’ previsti per lo screening, ciascuno della durata di due giorni. I primi tamponi antigenici rapidi, saranno eseguiti tra il 4 e il 5 gennaio e saranno ripetuti sui soggetti risultati negativi a distanza di una settimana, per aumentare la probabilità di intercettare eventuali positività al Covid. Nella prima sessione di test saranno utilizzati tamponi antigenici rapidi cromatografici (in grado di restituire un risultato visibile a occhio nudo tramite la colorazione, nell’arco di 15 minuti), mentre nella seconda saranno impiegati tamponi antigenici immunofluorescenti (risultato entro 24 ore attraverso l’analisi con un apposito macchinario). In entrambe le fasi le persone risultate positive saranno immediatamente sottoposte al tampone molecolare e con loro saranno tracciati e testati i contatti stretti.

«Al termine di questa campagna – conclude Andrea Crisanti – non avremo solo migliorato la situazione dal punto di vista della circolazione virale, ma avremo lasciato sul campo un bagaglio di formazione, competenze tecnico scientifiche e organizzative fondamentali per la fase di consolidamento che seguirà.»

Il sostituto direttore medico del Presidio Ospedaliero Unico Carbonia – Iglesias, ASSL Carbonia, dottor Luca Giovanni Marini, ha disposto la chiusura ai visitatori ed al ricovero di pazienti Covid negativi del reparto di Medicina dell’Ospedale Sirai di Carbonia, dopo le «segnalazioni inerenti pazienti e personale sanitario, risultati Covid-19 positivi, provenienti dai primari e dirigenti medici». Sono risultati positivi 1 medico, 7 infermieri e 20 pazienti, la quasi totalità degli attualmente ricoverati nel reparto. I pazienti Covid negativi «qualora compatibili per tipologia di ricovero e patologie con il reparto di Medicina, andranno ricoverati presso l’Ospedale CTO di Iglesias o in altri Ospedali». Il dottor Marini, inoltre, ha disposto che «in riguardo ai reparti di Endoscopia digestiva degli Ospedali Sirai e CTO, del Presidio Ospedaliero Unico Carbonia – Iglesias, temporaneamente vengono sospese le attività sanitarie, sino ad avvenuta sanificazione degli ambienti e dichiarazione da parte del primario del ripristino delle attività».

La comunicazione inviata ai dirigenti medici segnala, inoltre, la procedura da seguire in relazione alla cronica carenza di personale sanitario e alla prevenzione, valutazione ed esposizione al rischio lavorativo e per la sicurezza ambientale, del personale in forza al Presidio Ospedaliero Unico Carbonia – Iglesias.

I tamponi cui è stato sottoposto tutto il personale sanitario, potrebbe portare, già nelle prossime ore, all’accertamento di nuovi casi di positività al Covid-19.

La situazione di gravissima emergenza presente nel reparto di Medicina, arriva dopo i problemi emersi nel Pronto Soccorso nei giorni scorsi e già nei primi giorni dello scorso mese di novembre, quando venne parzialmente occupato da pazienti Covid positivi, presenza prolungatasi per diversi giorni, in attesa di trasferimento presso altri presidi. Allora una cinquantina di medici segnalarono l’emergenza all’assessore regionale della Sanità Mario Nieddu, al commissario straordinario dell’ATS Massimo Temussi, al direttore sanitario dell’ATS Giorgio Carboni, al direttore della ASSL di Carbonia Carlo Murru, al direttore DAP dell’ATS Sardegna Sergio Pili, al direttore medico del Presidio Ospedaliero Unico Giovanna Gregu.

«La presenza, ormai quotidiana, di pazienti Covid positivi nel nostro Pronto Soccorso rende, di fatto, impossibile la gestione contemporanea dei pazienti con codici più gravi, dei pazienti dell’osservazione breve e di quelli in attesa di referto del tampone molecolare per ricoveroscrissero i medici -. Infatti, tutti questi pazienti permangono in Pronto Soccorso in assenza di spazi adeguati e di personale sufficiente a fornire un’assistenza appropriata che, ormai in gran parte, esula dalle competenze del Pronto Soccorso stesso...

L’assistenza di questi pazienti provoca non solo un’elevata possibilità di contagio, con gravissimo pregiudizio sulla sicurezza e salute degli operatori sanitari e degli assistiti, ma anche un ritardo nella gestione delle emergenze -urgenze che, naturalmente, non può essere accettabile per il personale che si trova coinvolto in prima persona nell’assistenza ai pazienti e, soprattutto, per i pazienti stessi. Le condizioni di lavoro inaccettabili dell’Ospedale Sirai di Carbonia ed in particolare del Pronto Soccorso, porteranno inevitabilmente ad una riduzione della qualità dell’assistenza e al rischio di errori medici che potranno avere ripercussioni sulla salute dei pazienti nonché di tipo medico-legale. L’esigenza di identificare un “Ospedale Covid” dove far confluire i casi sospetti e dove si possano assistere separatamente e con competenza i pazienti affetti da tale patologia, era del tutto evidente fin dall’inizio dell’epidemia e, pertanto, prevista nel Piano regionale di riorganizzazione della rete ospedaliera…»

«Non programmare il futuro, limitandosi ad inseguire l’epidemia – scrissero in conclusione i medici – potrebbe non lasciare tempo e condannarci a conseguenze tragiche. In tale ipotesi, non ci assumeremo responsabilità morali e legali delle eventuali conseguenze.»

L’appello dei medici non è stato recepito dai vertici del sistema sanitario regionale e la situazione all’Ospedale Sirai di Carbonia è precipitata, con un reparto, quello di Medicina, quasi interamente contagiato e chiuso ai visitatori e ai ricoveri di pazienti Covid negativi. E del Centro Covid individuato nell’Ospedale Santa Barbara di Iglesias ed inserito nel Piano di emergenza della Regione Sardegna diversi mesi fa, ancora oggi, non c’è traccia…

Giampaolo Cirronis

Il piano di intervento per l’emergenza Covid 19 e i suoi progressi a venti giorni dall’avvio sono stati illustrati questa mattina in commissione Sanità dall’assessore Mario Nieddu accompagnato dal direttore generale Marcello Tidore e dal commissario straordinario di ATS Massimo Temussi.

Il piano risulta complessivamente attuato al 75%. In particolare la sensibilizzazione dei medici di medicina generale e della medicina convenzionata ha portato alla riduzione degli iperflussi e dei congestionamenti registrati nei pronto soccorso della Sardegna. I ritardi nell’intervento per l’esecuzione dei tamponi sono stati risolti con il potenziamento dei team attraverso l’acquisizione di nuovo personale medico e infermieristico (sette medici, dieci infermieri e due tecnici) mentre grazie a nove apparecchiature (più quattro strumenti per indagine biologica molecolare negli ospedali di Carbonia, San Gavino, Alghero e Ozieri) per test molecolare rapido si sono ridotti i tempi per l’esecuzione dei tamponi. È in corso invece la valutazione dei ritardi nella comunicazione degli esiti dei tamponi: sarà necessario procedere all’assunzione di personale per evitare che le comunicazioni degli esiti siano troppo lunghe. In particolare è previsto l’ingresso di 36 tecnici di laboratorio, di 14 amministrativi, 20 tecnici per la prevenzione, 3 infermieri e 87 medici dell’igiene pubblica.

Per quanto riguarda i posti letto Covid, Massimo Temussi ha spiegato che «risultano incrementati del 68% al 10 dicembre: venti giorni prima la Sardegna poteva contare su 392 posti letto Covid-19 ma nelle ultime tre settimane ne sono stati attivati altri 266 e altri potranno essere aggiunti considerati i lavori in corso, nell’azienda ospedaliera di Sassari, e al Marino e Binaghi di Cagliari».

Mario Nieddu e Marcello Tidore.

Sotto il profilo del monitoraggio domiciliare è in atto la revisione delle strategie terapeutiche con l’obiettivo di controllare a distanza lo stato di salute dei pazienti positivi attraverso la telemedicina e il tele monitoraggio.

È in corso poi la riconversione di alcune strutture ospedaliere – come ospedale Binaghi di Cagliari – a favore di pazienti Covid-19, con lo scopo di evitare la saturazione dei posti letto e più in generale la riduzione della capacità assistenziale ospedaliera. Per quanto riguarda la terapia intensiva Ats comunica che ad oggi sono presenti 80 posto letto per i pazienti Covid (66 nel pubblico 14 ospedali privati) 77 posti di terapia semi intensiva, mentre per le degenze si area medica ad oggi risultano implementati 601 posti. Sono invece due gli hotel convertiti a luoghi di degenza per pazienti Covid mentre un altro sarà a breve individuato per effettuare uno screening rivolto a circa 55mila sardi di un’area geografica individuata ma ancora tenuta riservata, probabilmente il 27 e 28 dicembre. La campagna di screening sotto la direzione del professor Andrea Crisanti sarà preceduta da un piano di comunicazione dove saranno indicati i luoghi e le modalità per effettuare i test antigenici rapidi. L’assessore Mario Nieddu ha poi precisato: «A distanza di dieci giorni effettueremo nella stessa area un tamponamento per individuare altri eventuali positivi, si tratta di uno stress test per verificare cosa accade». Rispondendo alla domanda del capo gruppo PD Gianfranco Ganau l’esponente dell’esecutivo ha aggiunto: «Il massimo sarebbe far fare il tampone a tutti i sardi ma questo non è possibile, in ogni caso la prossima settimana ci dovrebbero consegnare 150mila test tipo A e 50mila di tipo B, poi dalla successiva settimana ancora, arriveranno 250mila test ogni 7 giorni».

Rispondendo ad una domanda del presidente del parlamentino, Domenico Gallus, l’assessore ha ribadito l’impegno a dotare l’ospedale di Ghilarza dei “medici in affitto” per effettuare il progetto pilota mentre il commissario straordinario Massimo Temussi ha comunicato lo stato di avanzamento dei lavori al Santa Barbara di Iglesias e ha aggiunto: «Sono in corso le trattative con le rappresentanze sindacali dei medici di famiglia con scopo di ottenere il massimo coinvolgimento nel contrasto alla pandemia».

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La campagna sull’uso corretto degli antibiotici prosegue e si rafforza con un nuovo importante partner: a scendere in campo è Federfarma Sardegna, la federazione unitaria dei titolari delle farmacie, che ha aderito con entusiasmo al progetto e dalla prossima settimana distribuirà il materiale in tutta l’Isola attraverso la sua rete.

La campagna, promossa dalla Regione attraverso l’assessorato della Sanità, ideata e realizzata dal Servizio Comunicazione e Relazioni Esterne dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Cagliari, coinvolge tutte le aziende sanitarie e ospedaliere della Sardegna. Si parte da uno slogan semplice ed efficace («Antibiotici, usarli non è un gioco. Prendili correttamente») con l’obiettivo di riuscire ad abbassare il consumo eccessivo e inappropriato degli antibiotici. Per farlo è necessario agire sugli attori della filiera del farmaco: il medico che lo prescrive, il farmacista che lo dispensa, il cittadino che lo assume. La campagna ruota proprio attorno a questo concetto con testimonial d’eccezione come la Dinamo Sassari, con Gianmarco Pozzecco e Marco Spissu.

«Il farmacistaspiegano il presidente di Federfarma, Giorgio Congiu, e la responsabile del progetto per la federazione dei farmacisti, Maria Pia Orrù  ha l’importante ruolo di istruire il paziente sul corretto uso dell’antibiotico. È fondamentale far capire ai pazienti che se non usiamo l’antibiotico nel modo corretto, cioè non interrompere la terapia anzitempo o utilizzare in modo inappropriato un antibiotico avanzato da una terapia precedente, rischiamo poi che questo antibiotico non funzioni più e che si dovranno assumere antibiotici sempre più forti fino ad arrivare all’antibiotico-resistenza che è provocato proprio da un uso inappropriato e indiscriminato degli antibiotici. Consideriamo poi – proseguono Giorgio Congiu e Maria Pia Orrù – che la farmacia e i farmacisti grazie alla loro capillarità e professionalità sono sempre disponibili ad ascoltare il cliente-paziente e suggerire delle regole a tutela della salute. Bisogna ascoltarli.»

Per l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, «la collaborazione con i farmacisti incarna a pieno lo spirito di questa campagna d’informazione. Il gioco di squadra è fondamentale per dare forza al messaggio e sensibilizzare le persone all’uso corretto e consapevole dei farmaci. La Regione è sempre in prima linea per la tutela della salute dei cittadini anche attraverso la corretta informazione. La cultura della salute è la componente essenziale di un sistema sanitario che funziona. Sugli antibiotici il progetto curato dall’Aou di Cagliari, con la partecipazione di interpreti d’eccezione, lancia un messaggio chiaro per prevenire i danni dell’antibiotico resistenza: usarli non è un gioco».

«Del restoaggiunge il direttore generale dell’Aou di Cagliari, Giorgio Sorrentino – le partite importanti si vincono sempre con il gioco di squadra. Il coinvolgimento di tutti è importante e l’appoggio di Federfarma è essenziale per la riuscita di questa campagna.»

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«Ospedali al collasso, ambulanze che attendono in coda ai pronto soccorso, interi reparti smantellati per inventare nuovi posti letto dedicati ai malati Covid. Eppure, l’affollamento degli ospedali poteva essere evitato.»

A dirlo sono i consiglieri regionali del Partito Democratico che attraverso un’interrogazione presentata in Consiglio, primo firmatario Roberto Deriu, chiedono lumi alla Regione circa l’istituzione delle USCA, Unità Speciali di Continuità Assistenziale per la gestione domiciliare dei pazienti affetti da Covid-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero, anche in relazione alla necessità di fornire risposte alla popolazione nelle aree in cui sono maggiori i casi di positività per i medici della medicina generale.
«Con la deliberazione del 15 aprile scorso spiegano i consiglieri PDil Commissario Straordinario dell’ATS aveva stabilito che la Sardegna dovesse istituire le USCA. Vere e proprie squadre di medici e infermieri che curano i malati Covid per assisterli a domicilio. Fanno tamponi e prelievi del sangue, somministrano le terapie e monitorano lo stato della malattia. Si tratta di interventi coordinati con i medici di famiglia che forniscono supporto a famiglie e anziani, spesso evitando i ricoveri.»

La stessa deliberazione aveva stabilito che fosse dato mandato con urgenza ai direttori delle ASSL, in attesa della conclusione della contrattazione sindacale in corso presso il competente assessorato regionale, di provvedere all’immediata costituzione delle USCA in ogni Distretto sanitario.
«Il numero e il funzionamento delle USCA in Sardegna, però, non è stato mai reso notodenunciano i consiglieri del Partito democratico -. Per questo motivo, l’assessore della Sanità Mario Nieddu ci deve spiegare, dati alla mano, quante Unità Speciali di Continuità Assistenziale sono state attivate in Sardegna per la gestione domiciliare dei pazienti affetti da Covid, e dove si trovano. Vogliamo anche sapere se la Regione ha sottoscritto la convezione con i medici di medicina generale per provvedere ai tamponi. Inoltreconcludono i consiglieri del Partito democraticoè necessario che vengano fornite le procedure che devono seguire i sindaci dei comuni nei quali si segnalano i casi di positività al Covid, al fine di evitare l’aggravarsi della situazione di emergenza per quanto riguarda la sanità territoriale.»

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«Siamo costantemente al lavoro per contrastare la pandemia. Incrementare le forze in campo ci consentirà di dare risposte sul piano dell’assistenza, ma anche di supportare il personale che finora ha combattuto il virus con grande spirito di servizio e sacrificio.»
Sono le parole dell’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, dopo che 232 medici sono stati contrattualizzati attraverso l’avviso pubblico della Regione.
«La Regione mette in campo tutti gli strumenti a disposizione per potenziare il sistema sanitario e rispondere all’emergenza. On le nuove assunzioni dei medici, rafforziamo la prima linea nelle corsie degli ospedali e sul territori. Forze nuove che – ha aggiunto il presidente della Regione, Christian Solinas – daranno un contributo fondamentale agli ospedali impegnati dall’emergenza in atto per la crescita dei contagi, consentendo, inoltre, di incrementare la nostra capacità di prevenzione della diffusione del virus attraverso il controllo e tracciamento sul territorio.»
Antonio Caria

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Le segreterie Funzione pubblica CGIL e CISL Funzione pubblica del Sulcis Iglesiente, hanno inviato una richiesta di intervento urgente al prefetto di Cagliari Gianfranco Tomao, al presidente della Regione Sardegna Christian Solinas, all’assessore regionale della Sanità Mario Nieddu (inviata per conoscenza al commissario straordinario A.R.E.S. Massimo Temussi ed al commissario straordinario della direzione A.S.S.L. Carbonia Carlo Murru), per la gestione del focolaio Covid-19 in atto alla RSA Sant’Elia di Nuxis.

Giovanni Zedde (FP CGIL) e Roberto Fallo (CISL FP), esprimono «forte preoccupazione per i numerosi casi di positività al Covid-19 riscontrati presso la RSA Sant’Elia di Nuxis, in questi ultimi giorni, 19 ospiti e 14 operatori sin qui accertati e tracciati da ATS. Da quanto ci è dato sapere, in numeri del focolaio sono destinati ad aumentare, in quanto una dozzina di ospiti sono risultati positivi al tampone rapido antigienico, fatto in struttura, per i quali si stanno aspettando conferme dai tamponi molecolari fatti da ATS. In una situazione drammatica come quella sopra descrittaaggiungono Giovanni Zedde e Roberto Fallo il personale è allo stremo delle forze fisiche e mentali perché, da un lato bisogna garantire la continuità assistenziale degli ospiti, dall’altro bisogna evitare di contagiarsi e contagiare i propri familiari».

Giovanni Zedde e Roberto Fallo, infine, chiedono alle autorità competenti «un autorevole intervento, affinché gli ospiti ed il personale della RSA Sant’Elia di Nuxis, non vengano lasciati soli a fronteggiare tale emergenza e che la stessa non possa ulteriormente aggravarsi». 

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«Nell’evoluzione della pandemia, i principali indicatori utilizzati su tutto il territorio nazionale descrivono oggi una criticità moderata per la Sardegna, con un andamento tendenzialmente migliore rispetto ad altre regioni. Una situazione che va consolidata con l’auspicio che i primi segnali di un rallentamento vengano fissati in una fase di ‘plateaux’, fino all’inversione della curva.»
Lo ha detto il presidente Christian Solinas, che oggi, insieme all’assessore della Sanità, Mario Nieddu, e ai dirigenti delle aziende del sistema sanitario dell’Isola, ha presentato il piano di intervento regionale in emergenza Covid-19 nell’arco temporale di 40 giorni.

«Un atto di programmazioneprecisa il presidente della Regioneindispensabile per l’efficacia delle misure in campo, reso possibile grazie al lavoro sinergico fra le aziende sanitarie delle Sardegna di concerto con la Regione. Mentre qualcuno montava casi mediatici che hanno generato un’immagine negativa della Sardegna come untrice del resto d’Italia, c’era chi lavorava per garantire al meglio la salute dei sardi e affrontare al meglio l’emergenza in corso.»

Il documento ha come punto di partenza la rimodulazione della dotazione di posti letto dedicati alla gestione dei pazienti affetti da SARS-Cov2 varata dalla giunta il cinque novembre, in aggiornamento di quanto già stabilito dall’esecutivo regionale ad aprile. La programmazione a quaranta giorni fornisce un’analisi di contesto, con la progressione e le dinamiche di diffusione del virus nelle ultime settimane sul territorio regionale, e un’analisi di processo, individuando l’attivazione dei posti letto e i percorsi d’assistenza dei pazienti positivi, sia sintomatici, sia asintomatici, mettendo a fuoco le attuali criticità e indicando le azioni necessarie a farvi fronte.

«La modularità del piano regionaledichiara l’assessore della Sanità, Mario Nieddu, in riferimento all’impostazione adottata già nelle precedenti fasi – ci ha consentito fino a oggi di garantire assistenza ai pazienti Covid mantenendo attivi servizi dedicati a chi soffre di altre patologie. Procedere per ‘step’ è fondamentale per ottimizzare le risorse in campo.»

Sulle azioni che la Regione sta mettendo in campo l’assessore della Sanità ha ricordato che «la battaglia contro il virus non si vince in ospedale, ma sul territorio e a questo scopo abbiamo previsto un incremento del personale. Stiamo potenziando gli organici attraverso il bando della protezione civile e procedendo con l’assegnazione di incarichi con il bando di Ats. Inoltre stiamo implementando una piattaforma informatica, che una volta ultimata, consentirà maggiore efficienza nella condivisione dei dati per tutti i soggetti deputati al controllo e gestione dei casi: autorità sanitaria, sindaci e forze dell’ordine».

Emergenza COVID19-Pianificazione 40gg

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15 nuovi casi di positività al Covid-19 nella città di Carbonia, dopo i 19 annunciati ieri dal sindaco, Paola Massidda.

«Cari concittadiniannuncia Paola Massidda -, a un solo giorno di distanza dalla precedente comunicazione in cui vi davo conto della presenza di 19 nuovi casi di positività al Covid-19, l’ATS mi ha inviato un nuovo elenco di flussi Covid nella nostra città, in cui si rileva la presenza di 15 nuove persone che hanno contratto il Coronavirus. L’ATS ha già provveduto a porre in isolamento domiciliare tutte le persone con cui esse sono entrate in contratto.»

«Sulla scorta di questi dati preoccupanti sia per Carbonia che per l’intero territorio, insieme agli altri Sindaci del Sulcis abbiamo dato maggiore impulso alle nostre richieste all’assessore regionale della Sanità Mario Nieddu e alla ASSL di Carbonia per avere entro questa settimana la convocazione di una conferenza territoriale socio-sanitaria in cui affrontare i problemi legati alla pandemia in corso al fine di conoscere ed essere rassicurati sui piani regionali previsti per garantire i presidi necessari a far fronte all’emergenza sanitaria da Covid-19aggiunge Paola Massidda -. Nel frattempo come Comune abbiamo attivato il sistema comunale di Protezione civile per la consegna di farmaci e spesa a domicilio per le persone positive in isolamento domiciliare e quelle in quarantena che non dispongono del sostegno di una rete familiare o amicale in grado di aiutarle a far fronte alle necessità quotidiane. Per attivare il servizio gli interessati dovranno telefonare al numero di riferimento del Centro Operativo Comunale (C.O.C.) 347 3855336 dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle 12.00. Il servizio di spesa alimentare e di farmaci a domicilio è attivato dalla Protezione Civile Comunale grazie alla collaborazione delle associazioni del territorio Caritas e Croce Rossa Italiana – conclude il sindaco di Carbonia -. I volontari contatteranno poi l’interessato per sapere quali medicinali e quali generi alimentari occorrono.»