29 April, 2024
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La dialisi notturna attiva all’ospedale Sirai di Carbonia ed il servizio di guardia medica di Carloforte, le cui scadenze erano previste nel mese di febbraio, continueranno la propria attività senza interruzioni. Ares-Ats, su disposizione della Giunta regionale, infatti, ha prorogato entrambi i servizi fino al 30 giugno.

Nessuna interruzione quindi per il servizio di dialisi dell’ospedale Sirai, che per tre volte alla settimana eroga le cure nelle ore notturne.

«Un segnale di forte attenzione per tutto il Sulcis Iglesiente. Abbiamo mantenuto l’impegno preso con i pazienti che da tempo fruiscono di un servizio importante. Il modello di sanità che stiamo costruendo parte dai bisogni dei cittadini. Un sistema che mette al centro il territorio», dichiara il presidente della Regione, Christian Solinas, che di recente aveva incontrato una delegazione dei pazienti dializzati.

«La proroga del progetto di dialisi notturna aggiunge l’assessore regionale della Sanità, Mario Niedduci consentirà di valutare ulteriormente un servizio molto apprezzato che finora ha dato ottimi risultati con ricadute importanti sulla qualità della vita dei pazienti in cura. Anche nel Sulcis puntiamo a potenziare l’assistenza con investimenti e personale, attraverso ai concorsi. Bene anche la soluzione attivata per la guardia medica a Carloforte, che, soprattutto in ragione dell’emergenza sanitaria, darà continuità all’assistenza sull’isola.»

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E’ molto critico il giudizio della segreteria SPI-CGIL Lega di Carbonia sulla gestione dell’emergenza Covid da parte della Regione.

La segreteria SPI CGIL lega di Carbonia interviene oggi sulle problematiche legate all’emergenza Covid, dopo l’incontro tenutosi il 2 febbraio scorso, tra la CGIL Sarda, unitamente alle categorie della Funzione Pubblica e dello SPI (sindacato pensionati), con il direttore generale dell’assessorato regionale della Sanità.

«Il Direttore Generale dell’assessorato della Sanità – si legge in una nota ha fornito pochi dati sulla campagna vaccinazioni e sull’attività delle USCA (unità speciali continuità assistenziale). Manca un confronto diretto con l’assessore Mario Nieddu che non si è mai reso disponibile. Dai pochi dati forniti è emerso che al 1° febbraio sono state vaccinate 42.685 persone di cui 16.085 hanno ricevuto anche la seconda dose è fra questi 557 nelle RSA (ma solo 158 anziani ospiti), certamente piccoli numeri. È evidente, quindi, che sulla campagna vaccinale ci siano delle preoccupanti lentezze e la mancanza di una organizzazione sulla equa distribuzione territoriale dei vaccini.»

«Per quanto riguarda le USCA, ad oggi sono attive 24 dove lavorano 152 medici (tre quarti a tempo pieno gli altri, specializzandi, a tempo parziale) e 21 infermieri che si fanno carico di 1.264 pazientirimarca ancora la segreteria SPI CGIL lega Carbonia -. È stato inoltre evidenziato che per le liste d’attesa, problema molto sentito dai cittadini, è stato redatto il piano di smaltimento lo scorso dicembre e nei prossimi giorni le aziende sanitarie lo presenteranno. Sul Recovery Plan ha risposto che i dieci progetti elaborati verranno resi noti solo se approvati dal governo (in barba alla trasparenza), su l’edilizia sanitaria ha citato gli interventi, di cui si parla da anni, che riguardano gli ospedali di San Gavino Monreale e l’ospedale Santa Barbara di Iglesias, e la messa in sicurezza anti-Covid dei pronto soccorso e l’incremento dei posti in terapie intensiva.»

«Infine, sull’assistenza territoriale – sottolinea ancora la segreteria SPI CGIL lega Carbonia –, ha comunicato che una struttura tecnica dell’assessorato sta lavorando a un piano, ancora in fase embrionale, da presentare all’Assessore e per ciò che riguarda il personale c’è la disponibilità di 2 milioni di euro per incentivare i medici sulla campagna vaccini.»

«Noi pensionati della lega SPI CGIL di Carbonia, non possiamo stare inermi di fronte ad una marcata incompetenza e all’assoluta mancanza di responsabilità dell’assessore regionale della Sanità. Pertanto, siamo pronti ad intervenire con iniziative forti e mirate e pronti a coinvolgere, dove ci fosse la necessità, la popolazione a difesa dei nostri diritti – conclude la segreteria SPI CGIL lega Carbonia -. Non permetteremo ad alcuno di barattare la nostra salute, d’ora in poi chi non è in grado di agire per il bene collettivo, chiederemmo che si faccia da parte.»

 

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«Il territorio del Sulcis Iglesiente è ideale per ospitare la terza tappa della campagna di screening anti Covid ‘Sardi e sicuri‘ promossa dalla Regione Sardegna con la collaborazione di Andrea Crisanti, microbiologo e ordinario dell’Università di Padova.»

Lo sostiene, oggi, il sindaco di Sant’Antioco, Ignazio Locci.

«Se l’obiettivo è l’abbattimento della circolazione virale, che ci consentirà di portare l’Isola fuori dall’emergenza il più rapidamente possibile, oggi che la Sardegna vede un generale miglioramento dei dati riferibili alla pandemia aggiunge Ignazio Locci -, è fondamentale consolidare i risultati raggiunti per poter successivamente invertire l’andamento della curva dei contagi, coinvolgendo un’altra fetta di popolazione quale è il Sulcis Iglesiente, il quale, peraltro, abbraccia ben tre Distretti Sanitari: Carbonia, Iglesias e Arcipelago del Sulcis.»

«Pertanto, chiedo al presidente della Regione Christian Solinas, all’assessore della Sanità Mario Nieddu e al commissario straordinario dell’Ats, Massimo Temussi, di valutare la possibilità che la terza tappa della campagna regionale si svolga proprio nel territorio più a Sud della Sardegna. Sono certo che l’organizzazione incontrerà il consenso dei cittadini, del personale medico ed infermieristico per la buona riuscita del progetto. Auspichiamoconclude il sindaco di Sant’Antiocoche nella campagna di screening vengano coinvolti gli istituti scolastici secondari di secondo grado del territorio, al fine di mettere al riparo lo svolgimento didattico in presenza, per noi considerata una priorità irrinunciabile.»

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«Restiamo convinti delle ragioni che ci hanno spinto a chiedere la sospensiva del provvedimento del Ministero, pur nel rispetto della decisione della Magistratura. In attesa del giudizio di merito, non possiamo che esprimere profondo rammarico. I numeri parlano chiaro, l’attuale scenario del quadro pandemico è compatibile con la zona gialla, se non, addirittura, con la zona bianca. Abbiamo subito una decisione su criticità superate. Il buonsenso avrebbe voluto che fosse il Ministero a rivedere le restrizioni, così non è stato e ancora non ne capiamo il motivo. La Sardegna e i sardi sono vittime di un sistema contorto, quello della zonizzazione, che ha messo a nudo tutte le sue lacune.»
Lo dichiara l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, che aggiunge: «Due settimane nel purgatorio della zona arancione, condannati da un sistema ottuso che, anziché contrastare la diffusione del virus, finisce per pesare in modo devastante sul nostro tessuto sociale, economico e produttivo già largamente provato da un anno di pandemia. Ancora una volta lo Stato ha girato le spalle all’Isola, perdendo l’occasione di fare la cosa giusta nel momento di maggiore necessità per i sardi».
Antonio Caria

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Domani, sabato 30 gennaio, i medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e medici di continuità assistenziale saranno sottoposti alla vaccinazione anti Covid al Madison Cineworld di Iglesias. Un passo in avanti sostanziale per l’immunizzazione di tutto il personale che in questi mesi ha tanto fatto per garantire assistenza e supporto all’utenza, mettendo in prima fila la tutela della salute del prossimo.

Il coordinatore di progetto, Giuseppe Ottaviani, lo ha comunicato ai medici interessati con una nota nella quale ha spiegato che «è in ripresa, pur non secondo le aspettative, la fornitura del vaccino Pfizer in Sardegna. Nonostante le consegne non siano ancora regolari e quantitativamente adeguate, sono state assegnate in extremis alla nostra Area dosi sufficienti per includere le vostre categorie nella sessione di sabato 30 gennaio 2021. Comprendo il disagio – ha concluso Giuseppe Ottaviani -, per lo scarso preavviso ma, purtroppo, siamo costretti a lavorare con programmazione a brevissimo termine. Si conferma la vostra convocazione delle vostre categorie per sabato 30 gennaio».

«Nonostante i ritardi e la pessima gestione delle forniture ad opera del governo centrale, che ha comportato inevitabili ritardiha commentato il consigliere regionale Michele Ennas -, ringraziamo l’assessore della Sanità, Mario Nieddu, la ASSL Carbonia per aver predisposto l’attività. Non possiamo che sperare, d’ora in avanti, che l’esecutivo nazionale si adoperi tempestivamente per fornire all’Isola un numero congruo di dosi per proseguire il piano vaccinale con quelle certezze che in questo mese troppe volte sono venute meno.»

 

 

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L’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, ha riferito nella Sesta commissione del Consiglio regionale, presieduta da Domenico Gallus (Udc), sulle decisioni assunte dal ministero della Salute il 22 gennaio scorso e che hanno portato la Sardegna in zona arancione, con le conseguenti restrizioni in termini di spostamenti tra i Comuni e per ciò che attiene le limitazioni delle attività dei bar e dei ristoranti. Nella sostanza l’assessore ha ribadito il superamento, fin dall’indomani della firma dell’ordinanza ministeriale del 22 gennaio, delle criticità che hanno portato alla nuova e più penalizzante classificazione, determinata dal rapporto stilato dall’Istituto superiore di sanità e da cui discende la valutazione del rischio epidemiologico delle regioni in base a 21 differenti indicatori di rischio.

«La Sardegnaha detto Mario Niedduè passata da zona gialla a zona arancione, perché il 19 gennaio ha registrato un aumento di focolai nelle Rsa e negli ospedali, a cui si sono aggiunti due ricoveri in più nei reparti di terapia intensiva (da 51 a 53) che hanno fatto superare il limite massimo del 30 per cento di occupazione dei letti con il respiratore.»

«Il giorno successivo alla firma del decreto Speranzaha aggiunto il responsabile della Sanitàabbiamo attivato, come da programma, i trenta posti della terapia intensiva dell’Azienda ospedaliera universitaria di Sassari e si è rientrati dunque ampiamente entro il tetto massimo di occupazione.»

L’assessore ha inoltre contestato le rigidità e l’automatismo con i quali si procede per l’attribuzione delle zone di rischio alle Regioni («fino al 12 gennaio scattavano le prescrizioni ora si va direttamente alle chiusure») ed ha ribadito la richiesta affinché siano modificate le decisioni che riguardano la Sardegna, riportando così l’Isola in zona gialla, senza attendete i 14 giorni di vigenza del decreto del 22 gennaio.

«Rilevo inoltreha concluso l’assessore della Sanità che una certa elasticità nel valutare le aree di rischio è stata riservata invece ad alcune Regioni, come la Basilicata e il Molise, che sono rimaste in zona gialla pur registrando un indice di contagio (Rt) di molto superiore rispetto a quello della Sardegna.»

Nel corso del dibattito non sono mancate alcune sottolineature polemiche da parte dei consiglieri della minoranza che hanno evidenziato la correttezza dell’operato del ministro della Salute, Roberto Speranza, ed hanno lamentato i ritardi con i quali l’amministrazione regionale ha provveduto alla trasmissione dei dati relativi all’emergenza Covid, nonché una generale sottovalutazione dei limiti di occupazione dei reparti della terapia intensiva e dei posti letto in genere.

Francesco Agus (Progressisti) non ha nascosto i timori perché l’Isola possa restare in zona arancione per più di 14 giorni («bisogna capire se abbiamo il personale necessario per far funzionare le terapie intensive») ed Eugenio Lai (Leu) ha invece chiesto lumi sull’operato del “bed manager” e domandato copia della documentazione inoltrata all’assessorato sull’occupazione dei posti letto. Di una generale sottovalutazione dei rischi, ha parlato Gianfranco Ganau (Pd), che ha insistito anche sulla attendibilità scientifica dei 21 criteri dell’Iss per la classificazione dei rischi.

Annalisa Mele (Lega) ha difeso l’operato dell’assessore e riaffermato «il superamento delle criticità che hanno determinato il passaggio della Sardegna in zona arancione», mentre Rossella Pinna (Pd) ha ricordato «che il declassamento della Regione era annunciato» ed ha precisato che dei trenta posti della terapia intensiva inaugurati lo scorso sabato a Sassari, in realtà soltanto 14 risulterebbero di nuova attivazione. Antonello Peru (Udc-Cambiamo) si è soffermato sulle penalizzazioni che la zona arancione comporta per i baristi ed i ristoratori ed ha invitato l’assessore a garantire «maggiore attenzione ai numeri e ai parametri che determinano le decisioni del ministero».

Pierluigi Saiu (Lega) ha definito “statici” i criteri utilizzati a Roma ed ha bollato come “assurda” la scelta del Governo di non tener conto del miglioramento di tutti gli indicatori riferiti alla situazione Covid in Sardegna.

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«Oggi per noi è una data importante, perché vediamo la fine di un percorso che abbiamo iniziato poco più di un mese fa e per il quale avevamo preso un impegno forte con la Regione: concludere i lavori per la terapia intensiva Covid. Abbiamo centrato il risultato.»

Così, questa mattina, il commissario dell’Aou di Sassari, Antonio Lorenzo Spano, ha aperto l’incontro di inaugurazione della nuova terapia intensiva Covid da 30 posti, nella stecca bianca di viale San Pietro.

All’inaugurazione della struttura, questa mattina, erano presenti, il presidente della Giunta regionale Christian Solinas, il presidente del Consiglio regionale Michele Pais, l’assessore regionale dell’Igiene e Sanità Mario Nieddu. Quindi ancora, il rettore dell’Università sassarese Gavino Mariotti, il sindaco di Sassari Nanni Campus, il prefetto Maria Luisa D’Alessandro e l’arcivescovo Gian Franco Saba.

A fare gli onori di casa, il commissario straordinario dell’Aou di Sassari, Antonio Lorenzo Spano, il direttore sanitario dell’Aou Bruno Contu e il direttore di Anestesia e Rianimazione professor Pier Paolo Terragni.

Una superficie di circa 1.300 metri quadrati in cui, nei giorni scorsi, dopo la conclusione dei lavori edili avvenuta il 6 gennaio scorso, sono stati installati i letti, i monitor parametrici, le pompe infusionali, i telefoni, i computer, gli armadi, i carrelli medicali ed asservitori. Sono state predisposte le stanze per il personale infermieristico e medico, le telecamere per il controllo a distanza dei pazienti collegate con la stanza di monitoraggio.

La conclusione dell’allestimento consentirà, nel più breve tempo possibile, il trasferimento dei pazienti dalle terapie intensive Covid del Palazzo Clemente e delle Malattie infettive.I lavori edili di adeguamento della terapia intensiva Covid da 30 posti si sono chiusi il 6 gennaio, cioè dopo soli 30 giorni dal loro avvio e come previsto dalla delibera di Giunta regionale 58/3 del 20 novembre 2020 (piano dei 40 giorni).

I lavori di potenziamento della struttura per il Coronavirus sono stati effettuati grazie al bando di gara aperta, indetta a livello nazionale dal commissario per l’emergenza sanitaria Covid, Domenico Arcuri, che ha consentito di intervenire proprio per la ristrutturazione e l’adeguamento della Terapia intensiva.

Si è trattato di opere urgenti realizzate a tempo di record e hanno riguardato la realizzazione delle pavimentazioni e dei rivestimenti, il completamento e adattamento all’emergenza degli impianti elettrici, telefonici e trasmissione dati, degli impianti di sicurezza, telecamere, antincendio, condizionamento e gas medicali. I lavori erano stati consegnati il 2 dicembre al raggruppamento temporaneo di impresa formato dalla Intercantieri Vittadello Spa di Pordenone e dalla Tepor Spa di Cagliari. Il 7 dicembre gli operai avevano iniziato le opere edili per concluderle il 6 gennaio scorso.

«È importante che la struttura inizi ad operare già dalla prossima settimanaha ripreso Antonio Lorenzo Spanoperché si abbia una ricaduta forte e si abbia una risposta più incisiva, soprattutto per il Covid. Nei prossimi mesi lavoreremo per cambiare un po’ la fisionomia di questa terapia intensiva. Non appena il Covid avrà finito di cambiare le nostre vite questa struttura verrà utilizzata come terapia intensiva ordinaria.»

E infatti, finita la pandemia, seguirà una ulteriore fase di lavori che porterà la Rianimazione alla sua conformazione definitiva, con 23 posti letto.

«L’attuale emergenza Covidha aggiunto il professor Pier Paolo Terragnirappresenta il catalizzatore di un evento unico nel panorama costruttivo, organizzativo e assistenziale che darà vita alla realtà che oggi stiamo inaugurando. Questa struttura rappresenta la sintesi di tutti gli sforzi assistenziali di tante persone, professionisti e tecnici che hanno dato il cuore nella lotta contro una malattia grave e difficile nelle sue cure più complesse.»

Un ringraziamento quindi è andato all’Ufficio tecnico aziendale per la progettazione e il completamento delle dotazioni tecniche.

Secondo il direttore della struttura, la “TI30” rappresenta «un’occasione per cogliere, da un evento tra i più negativi della storia professionale, un’opportunità di rinascita e dove le professionalità dei prossimi anestesisti della Scuola di Sassari potranno crescere e perfezionarsi».

Intanto, proprio nei giorni scorsi, l’Aou di Sassari ha approvato gli atti e ratificato la graduatoria del concorso unificato, per titoli ed esami, per la copertura a tempo pieno e indeterminato di 18 posti di specialisti in Anestesia e Rianimazione.

Sono 39 gli idonei del concorso regionale che ha visto la partecipazione di circa 50 specialisti su 70 iscritti.

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Il ministero della Salute ha formulato parere positivo sul Punto nascita dell’ospedale Cto: semaforo verde alla deroga di un anno, con il monitoraggio sull’andamento dell’attività. Nonostante il calo dei parti tra il 2018 e il 2019, da 356 a 276, il punto nascita di Iglesias, l’unico del Sulcis, con un bacino di 130mila utenti, è stato riconosciuto come riferimento anche per diverse neo-mamme provenienti da Comuni che appartengono ad altre Assl.

Il ministero della Salute ha comunicato alla Regione la risposta alla richiesta di deroga anche per i punti nascita degli ospedali Paolo Dettori (Tempio Pausania), negativa, e Paolo Merlo (La Maddalena), interlocutoria, con decisione rinviata.

«Da Roma ancora un segnale di poca attenzione per i problemi del nostro territorio. In particolare, per ciò che riguarda il punto nascita di La Maddalena registriamo scarsa sensibilità per la condizione peculiare dovuta alla doppia insularità. Non possiamo accettare logiche rivolte al taglio dei servizi», ha detto il presidente della Regione, Christian Solinas.

«I pareri espressi dal ministero della Salute alle nostre richieste di deroga per la riattivazione dei punti nascita di Tempio e La Maddalena ha aggiunto l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddusono l’ennesimo schiaffo alle mamme della Sardegna. Nel primo caso la chiusura è netta. Nel secondo, dopo aver atteso una risposta per oltre un anno, tutto quello che ci viene proposto è un estenuante rimpallo con un’ulteriore richiesta di approfondimenti. L’unica nota positiva è rappresentata dal parere espresso sul punto nascita di Iglesias, a testimonianza che avevamo ragione a intraprendere questa strada. Ma non saremo mai soddisfatti finché a tutte le partorienti della Sardegna non saranno garantiti gli stessi diritti.»

L’istanza era stata formalizzata dall’assessorato della Sanità e trasmessa a Roma il 31 gennaio scorso al fine di superare i limiti stabiliti dalla normativa nazionale per i punti nascita considerati ‘sub-standard’, cioè quelli in cui si registrano meno di 500 parti l’anno. Obiettivo della richiesta: scongiurare la chiusura del punto nascita di Iglesias e riavviare le attività già sospese negli ospedali della Gallura.

Negativo, invece, il parere sul Paolo Dettori. Una risposta basata, tra le altre cose, sulla premessa per cui la richiesta di deroga non sarebbe stata giustificata in ragione del basso numero di utenti. Differente, infine, la posizione sul Paolo Merlo per cui il Ministero, pur dichiarando, al momento, di non potersi esprimere in modo favorevole, ha aperto a una fase interlocutoria.

«Le peculiarità del territorio di Tempio e La Maddalenaha precisato Mario Nieddue in particolare l’insularità di quest’ultima, non sembra siano state prese in grande considerazione nella formulazione del parere. Le risposte che abbiamo ricevuto evidenziano la necessità di rivedere i criteri definiti dal DM70 del 2015, che legano la sopravvivenza dei servizi sanitari a parametri troppo rigidi che non considerano le specificità geografiche e demografiche della Sardegna, con il risultato di creare ulteriore svantaggio e disparità fra i territori.»

«Sul punto nascita del Paolo Merlo il Ministero decide di non decidereha concluso l’assessore della Sanitàma i nostri obiettivi non sono cambiati. Proseguiremo l’interlocuzione con Roma dando immediatamente seguito all’approfondimento richiesto.»

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I rappresentanti sindacali del medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, Paolo Mameli – Fimmg, Anna Rita Ecca – Intesa Sindacale (FISMU), Maria Francesca Pinna – SIMPeF, Paolo Zandara – SISPe e Domenico Salvago – Snami, hanno inviato una dura lettera all’assessore regionale della Sanità Mario Nieddu, al Commissario Straordinario ATS Sardegna Massimo Temussi ed al Commissario ASSL Carbonia Gianfranco Casu, con richiesta di spiegazioni sulla mancata somministrazione della prima dose vaccinale per i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta nella ASSL Carbonia.

«Il Programma Vaccinazione Anti-COVID-19 Fase 1 della ASSL Carbonia, illustrato con nota del 12.01.2021 del Coordinatore di Progetto Dr. Giuseppe Ottaviani, prevedeva nelle giornate di sabato 16 e domenica 17 la somministrazione della prima dose vaccinale anche per i medici di medicina generale e i pediatri di libera sceltasi legge nella lettera -. Così non è stato, perché nella tarda mattinata del 15 c.m. ai medici, tramite contatto telefonico da parte di operatori del CUP, veniva comunicato che i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta non avrebbero più ricevuto la somministrazione della prima dose vaccinale e, dunque, non dovevano recarsi nella struttura individuata per le vaccinazioni. Gli operatori non hanno fornito nessuna spiegazione attendibile – il presunto mancato accordo con le sigle sindacali, in un primo tempo indicato come possibile causa è ovviamente risibile, non essendoci mai stata nessuna concertazione in merito -.»
«Contattati i Direttori di Distretto, in qualità di rappresentanti sindacali, si è appurato che nemmeno i responsabili aziendali erano in grado di fornire delucidazioni in merito, in quanto del tutto ignari della svolta che l’ASSL, su indicazione di ATS, aveva dato alle operazioniaggiungono i cinque rappresentanti sindacali dei medici -. A nulla è valso cercare di capire cosa stesse succedendo, perché anche l’ulteriore spiegazione che la Pfizer aveva tagliato le forniture e non c’era copertura certa per le seconde dosi, si è rivelata anch’essa risibile, in quanto nelle giornate di sabato e domenica le altre ASSL hanno continuato a somministrare le prime dosi vaccinali ai medici dell’Area convenzionata, senza nessuna variazione rispetto al calendario programmato. Quindi, se ne deduce, che il taglio della scure si è abbattuto solo sui medici dell’ASSL Carbonia, che hanno visto categorie non altrettanto esposte al COVID-19 ricevere il vaccino secondo programma. Di fatto, il Sulcis Iglesiente e i suoi cittadini, ancora una volta verranno penalizzati perché questo vuol dire che i medici di medicina generale, di continuità assistenziale (perché ovviamente anche per loro slitta la prima fase) e i pediatri di libera scelta non solo non potranno aderire alla seconda fase vaccinale come operatori perché non ancora immuni, ma continueranno a fare tamponi antigenici, a visitare pazienti critici, esposti all’infezione virale. E di tutto questo, però, i cittadini saranno puntualmente informati ,utilizzando tutti i nostri canali di comunicazione.»
«E’ di questi giorni la morte di un medico di medicina generale, il dr. Ettore Gallus, sino a poco tempo fa nostro collega di continuità assistenziale a Santadi – concludono Paolo Mameli, Anna Rita Ecca, Maria Francesca Pinna, Paolo Zandara e Domenico Salvago -. Si è attesa una risposta chiarificatrice nella giornata di oggi che ponesse fine a questa scarsa considerazione del lavoro svolto dai medici convenzionati, ma non è pervenuta neanche per le vie brevi – canale di comunicazione informale utilizzato in questi giorni dalle OO.SS.»

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Cinque consiglieri comunali del gruppo “Officina civica”, Alessandro Pilurzu, Matteo Demartis, Federico Marras, Nicola Concas e Federico Casti, hanno inoltrato una richiesta di vaccinazione urgente dei lavoratori del comparto di Igiene urbana adibiti al ritiro dei rifiuti dei pazienti Covid-19, al presidente della Giunta regionale Christian Solinas, all’assessore regionale della Sanità Mario Nieddu, al commissario straordinario ATS Sardegna Massimo Temussi, ai capigruppo del Consiglio regionale, al presidente del Consiglio comunale di Iglesias Daniele Reginali, al sindaco di Iglesias Mauro Usai e all’Anci Sardegna.

La richiesta è finalizzata «a predisporre un piano di attuazione immediato su tutto il territorio regionale atto alla vaccinazione del personale del comparto di Igiene urbana e degli impianti di smaltimento, che si occupano del ritiro porta a porta e del trattamento dei rifiuti provenienti da pazienti positivi al Covid-19».

«Considerato che i lavoratori che dovranno essere sottoposti a vaccinazione prioritaria sono in media due o tre per comune serviranno circa 1.000 dosi di vaccino per coprire tutti gli operatori, un numero esiguo che però potrà dare tranquillità a tutto il personale che quotidianamente in maniera silenziosa ed efficace, espleta un servizio che lì mette a contatto con i materiali contaminatisostengono i cinque consiglieri comunali del comune di Iglesias proponenti -. Tale richiesta ha il fine unico di garantire la salvaguardia e l’incolumità di tutte quelle lavoratrici e di quei lavoratori, che nonostante le attenzioni delle aziende del settore che mettono loro a disposizione tutti i D.P.I. previsti, rischiano il contagio durante la loro giornata lavorativa con la possibilità di trasmettere il virus negli ambienti lavorativi e famigliari.»