18 April, 2024
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Carissimi Amici degli organi di informazione, a voi affido questo mio messaggio perché possa pervenire alle tantissime persone che in questo mese hanno trepidato e pregato per me. Il 20 novembre u.s., in seguito a un ennesimo tampone fatto a me, agli operatori e a tutti giovani in recupero presso la Comunità di S’Aspru, siamo risultati tutti positivi, eccetto due operatori. La positività al Covid è sempre un evento molto preoccupante e complesso ma lo è ancor di più in una realtà comunitaria dove convivono persone già ferite dalle diverse forme di dipendenza e dal disagio. Ci incoraggiava, comunque,il fatto che fossimo asintomatici e che quindi, ancor di più in isolamento in Comunità, rispettando la quarantena saremmo riusciti a debellare l’infezione. Per quanto mi riguarda, data la mia età, 74 anni, sono stato subito sottoposto alla terapia prevista dal protocollo COVID, pur vivendo con normalità le mie giornate. Dopo una settimana però il saturimetro ha cominciato a segnalare il calo dell’ossigeno nel mio sangue, per cui la sera dell’1 dicembre, con l’intervento del 118, sono stato portato al Pronto Soccorso di Sassari in ambulanza. Dopo l’inevitabile attesa in un corridoio, sono stato sottoposto alla TAC e, subito dopo, il medico mi ha comunicato l’esito: «Padre Morittu, lei ha una polmonite da Covid». Non mi ha detto altro, ma la lunga fila delle persone in attesa dello stesso esame dopo di me, giustificava il suo dover tornare subito al suo da fare. Ho preso consapevolezza, lì, su una carrozzina, in un corridoio, che l’alieno stava già lavorando dentro di me e contro di me. Sono stato portato poi in una grande stanza e sistemato in un letto; mi è stato applicato il boccaglio dell’ossigeno in attesa di trovar posto in qualche reparto idoneo al caso. In quella solitudine, in quel silenzio, con la lucidità che l’ossigeno ha prodotto nel cervello, ha preso spazio nei miei pensieri non solo la possibilità, ma la certezza di morire. Ho cominciato a dialogare con Dio e non so perché non gli chiedevo di lasciarmi vivo, ma di farmi degno di entrare in Paradiso, di perdonare ogni mio peccato, e di rendere forti i miei collaboratori, per continuare la nostra missione. L’arrivo di una barella ed il trasferimento nel reparto di Pneumatologia col frenetico intervento dei sanitari che hanno immediatamente inserito la mia testa nel “casco” ossigenato e ventilato, ho colto un ulteriore segno della gravità della mia situazione. La venuta del cappellano, il carissimo don Paolo, e la mia richiesta di poter ricevere l’assoluzione sacramentale, è stato, a quel punto, il suggello che chiedevo a Dio. In attesa che da un momento all’altro mi portassero in Rianimazione, mi sono affidato pazientemente ai medici, agli infermieri, agli oss. Dopo 11 infiniti giorni, il casco è stato sostituito dal boccaglio, mentre i valori rientravano nella norma. Questo mi ha fatto capire che Dio, nel frattempo, aveva cambiato programma: mi voleva vivo e dava tempi supplementari alla mia vita. Anche vivere il Natale in un reparto anti Covid, con nuovi poveri e io stesso povero, malato come loro e con il personale sanitario stremato ma indefesso, è stato per me francescano come vivere il Natale di San Francesco a Greccio in un contesto aggiornato al tempo della nostra pandemia. Se riconosco che Dio mi ha salvato dalla morte, con altrettanta certezza riconosco i suoi inviati speciali: il primario professor Piero Pirina e tutti i medici, infermieri, oss del Reparto di Pneumologia ed il cappellano don Paolo Mulas. Quanta professionalità, quanta immane fatica e quanto amore. Vi ringrazio per tutto e anche per non avermi in nessun modo privilegiato: ho visto ogni malato essere al centro della vostra missione. Grazie ai malati che con me hanno condiviso la permanenza in ospedale: ci siamo incoraggiati, aiutati, pazientemente sopportati, facendoci familiari stante la lontananza imposta ai parenti.
Inoltre, il mio grazie commosso è per tutti coloro che hanno elevato a Dio preghiere e suppliche per la mia salute, ma anche per i giovani e per gli operatori delle nostre Comunità, chiamati anch’essi a vivere un periodo difficilissimo e ora anche loro fortunatamente negativi al virus. Intorno alla mia persona, si è raccolto veramente un intero popolo: miei frati, vescovi, sacerdoti, volontari, amici, persone sconosciute. Dio vi ha ascoltato: sono vivo. Ho un’infinita gratitudine verso di Lui ed il dovere di realizzare il grande insegnamento di questa esperienza: essere ancor di più vicino a Dio, ai poveri e anche a me stesso. Il 29 dicembre sono stato dimesso dall’ospedale: nello stesso giorno il Presidente della Repubblica mi ha conferito la distinzione onorifica di commendatore dell’Ordine “Al Merito della Repubblica Italiana”. Ho inviato stamane una lettera nella quale scrivo: «Lei capirà, signor Presidente, che la gioia di essere vivo e poter tornare a casa, ha ieri superato l’imbarazzo e l’onore che Lei ha voluto dare alla mia persona. Non di meno, voglio tanto ringraziarLa perché ha rivolto il Suo sguardo sulla gente e sui problemi della mia Sardegna e da Frate francescano accetto con semplicità di essere stato così privilegiato della Sua attenzione. Le voglio anche dire che sono contento che questa distinzione onorifica Lei l’abbia attribuita al mio nome perché, come tante volte ho detto alla mia gente, il mio è un NOME AL PLURALE: Lei ha onorato i miei Frati, i Volontari della nostra Associazione Mondo X – Sardegna e un’incredibile moltitudine di uomini e donne che in questi 40 anni hanno convissuto con me sulla frontiera della droga, dell’Aids e dell’emarginazione sociale in Sardegna. Io, da solo, non sarei stato capace: loro, con un impegno arduo e perseverante da Volontari o, comunque, da umili servitori dell’Uomo, hanno colorato di vita, di speranza e di progetti l’esistenza di tante persone ferite da vicende drammatiche. Lei ha onorato i responsabili e tutti coloro che con loro sono impegnati nel recupero dalle dipendenze in Sardegna: sono 9 le associazioni che nell’Isola, formano con la nostra il Coordinamento delle Comunità Terapeutiche (CEAS); la Sua attenzione per la situazione delle dipendenze in Sardegna è in questo momento importantissima e provvidenziale. Troppo silenzio, troppa indifferenza e troppa rassegnazione su questo drammatico problema che il Coronavirus ha ulteriormente aggravato. E gli effetti sono un altissimo prezzo che pagano i giovani coinvolti nelle dipendenze ma anche coloro, che, sia nell’associazionismo privato che nel pubblico – gli operatori dei SERD – sono impegnati ogni giorno al loro fianco. Signor Presidente, ho trascorso il Natale in un reparto anti-Covid (dopo 39 vissuti con i tossicodipendenti), con nuovi poveri, e io, povero con loro, e con il personale sanitario strematissimo ma indefesso. Per me francescano è stato come vivere un Natale di Greccio incarnato nell’attualità di questa pandemia. Sento che Lei ha voluto onorare anche loro, malati e sanitari, ed infondere tanto coraggio e speranza. Grazie, Signor Presidente, e se e quando ci potremo incontrare, le chiedo di aggiungere al titolo di “commendatore” anche quello di “frate Salvatore”: mi farà sentire ancora più a mio agio col mio padre San Francesco!
Cari Amici, oggi concludiamo un 2020 che riconosciamo essere stato particolarmente drammatico. Dio ci doni un Anno Nuovo ricco di pace, di fratellanza, di solidarietà e senza più pandemia. Buon Anno e ancora grazie a tutti voi.
Fra Salvatore Morittu
ASSOCIAZIONE MONDO X – SARDEGNA

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«Santa Lucia porta un nome speciale. Su di lei non ci sono tante notizie e forse nel sociale aveva altri nomi rispetto a quello con il quale la conosciamo. Ma questo nome dice quello che è stata la sua vita: piena di luce e la sua azione è stata improntata a mantenere viva la luce battesimale».

Così ieri l’arcivescovo di Sassari, monsignor Gian Franco Saba, si è rivolto ai tanti fedeli, pazienti e operatori sanitari, che si sono ritrovati nella piccola cappella al piano terra del Palazzo Clemente, per celebrare la festività della patrona della vista. Una festa che si svolge ogni anno con grande partecipazione e con la grande collaborazione del personale dell’unità operativa Clinica Oculistica diretta dal professor Francesco Boscia. L’arcivescovo ha sottolineato la necessità di mantenere viva la luce della fede che deve illuminare il cammino da vivere insieme.

«Vogliamo ritrovare la gioia di stare assieme – ha detto in apertura della celebrazione il cappellano del Santissima Annunziata, don Piero Bussu – e dobbiamo accogliere il sacrificio come testimonianza di vita, che deve suscitare in noi il desiderio di essere un’unica famiglia, uno spirito che vorremmo si instaurasse in ogni ambito ospedaliero.»L’arcivescovo quindi, dopo la concelebrazione con i cappellani del presidio ospedaliero, don Piero Bussu, padre Eugenio Pesenti e don Paolo Mulas, con il rettore del seminario di Sassari, don Andrea Piras, i sacerdoti don Antonio Tanca e don Angelo Demontis e due seminaristi, ha fatto visita ai pazienti del reparto di clinica Oculistica, accompagnato dai medici del reparto, dal direttore generale Nicolò Orrù e dal direttore amministrativo Chiara Seazzu.

L’animazione del coro, durante la celebrazione liturgica, è stata curata dal dottor Jacopo Marzano.

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Sarà celebrata venerdì pomeriggio, 13 dicembre, alle 16.00, nella cappella San Pietro di Palazzo Clemente, la messa in onore di Santa Lucia, patrona della vista e della Clinica oculistica dell’Aou di Sassari.

A celebrare la funzione religiosa, con i cappellani degli ospedali don Piero Bussu, padre Eugenio Pesenti e don Paolo Mulas, sarà l’arcivescovo di Sassari, monsignor Gian Franco Saba.

La celebrazione della festa in onore della santa di Siracusa è una tradizione che si rinnova nella clinica di Oculistica da cica 40 anni.

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È pronto il calendario per la Settimana Santa, con l’orario delle messe che saranno celebrate nelle cappelle del presidio ospedaliero dell’Aou di Sassari.

Nella cappella al piano terra del Palazzo Clemente, i cappellani don Paolo Mulas e don Eugenio Pesenti celebreranno le messe domenica 14 aprile, alle ore 10,15, con la benedizione delle palme.

Giovedì 18 aprile, alle ore 16,30, sarà celebrata la messa in “Coena Domini mentre alle ore 20,30 si svolgerà la “Ora Santa, la veglia all’altare della reposizione.

Venerdì 19 aprile nei vari reparti, a partire dalle ore 9.00, ci sarà l’adorazione della Santa Croce.

Domenica 21 aprile, la messa per la Pasqua di Resurrezione sarà celebrata alle ore 10,30.

Nella cappella al settimo piano del Santissima Annunziata, invece, don Luigi Usai, domenica 14 aprile, alle ore 9,30, celebrerà la benedizione delle palme e la messa.

Giovedì 18 aprile, alle 16,30, è in programma la messa in “Coena Domini”.

Venerdì 19 aprile, alle ore 15.00, si terrà la celebrazione della “Passio Domini”.

Domenica 21 aprile, infine, alle 9,30, sarà celebrata la messa della Pasqua di Resurrezione.

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Sono tumori che pochi conoscono, perché pochi sono gli “sponsor”, ex pazienti o testimonial d’eccezione, che ne parlano. Tumori che, anche dopo la cura portano a un peggioramento della vita. Sono quelli della laringe che, nell’ultimo trentennio, se da una parte hanno fatto registrare un calo dell’incidenza, dall’altra hanno fatto registrare un peggioramento della prognosi. Diverse le modalità di intervento ma resta fondamentale la diagnosi precoce.

Questo quanto emerso ieri nell’incontro scientifico organizzato dall’unità operativa di Otorinolaringoiatria dell’Aou, diretta da Francesco Bussu, nell’aula A della Facoltà di Medicina. Un’occasione per celebrare anche San Biagio, vescovo e martire, protettore dei malati di gola e patrono degli specialisti otorinolaringoiatri, alla quale ha partecipato una rappresentanza di direttori di dipartimento e di strutture, docenti ed ex docenti della Facoltà di Medicina, studenti e personale medico e infermieristico. A completare le celebrazioni in onore del santo anche una messa con l’arcivescovo di Sassari e l’esposizione della reliquia di San Biagio.

A fare un quadro della situazione, e in particolare delle diverse metodiche di intervento chirurgico, è stato Gaetano Paludetti, professore e direttore dell’istituto clinica Otorino dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Policlinico “Agostino Gemelli” di Roma. A lui è spettato il compito di illustrare, attraverso la sua relazione, l’esperienza ventennale del Policlinico Gemelli nella chirurgia oncologica della laringe.

Il docente della Cattolica ha sottolineato come «l’incidenza di questo tipo di tumore – ha detto – è in fase di decrescita, anche per la riduzione del tabagismo. Tuttavia c’è un peggioramento della prognosi, dovuto in parte alle nuove modalità di trattamento finalizzate ad evitare la tracheostomia permanente». Sono state illustrate quindi le metodiche chirurgiche e non chirurgiche al momento a disposizione.

Operatori e pazienti quindi si sono ritrovati nella piccola cappella al piano terra del Palazzo Clemente dove l’arcivescovo di Sassari, Gianfranco Saba, coadiuvato dai cappellani dei presidi ospedalieri dell’Aou, don Luigi Usai, don Eugenio Pesenti e don Paolo Mulas, ha celebrato la funzione religiosa. L’alto prelato nell’omelia ha ricordato il progetto per la pastorale della Salute e ha posto l’accento sulla necessità di garantire la salute e l’assistenza a tutti, in un periodo in cui sembrano regnare le divisioni. È stata letta quindi una preghiera dei laringectomizzati.

A margine della funzione religiosa, il direttore generale Antonio D’Urso ha sottolineato come l’unità operativa di Otorinolaringoiatria sia un punto di riferimento per la città di Sassari. «Un plauso va alla squadra diretta da Francesco Bussu. La struttura è in forte crescita – ha detto -, in costante aumento i casi presi in carico e la loro complessità, segno di come l’unità operativa sia un’articolazione importante dell’Aou e un punto di riferimento per la didattica e la sanità della città e del territorio».

L’arcivescovo quindi, nel reparto al secondo piano della stecca bianca di viale San Pietro, ha salutato i degenti e ha esposto la preziosa reliquia del santo incastonata in un reliquario d’argento del 1500, oggetto di secolare devozione per i sassaresi.

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«L’Aou, un’azienda fatta di condivisione»

Ieri la direzione aziendale ha incontrato il personale per il tradizionale scambio di auguri, alla presenza del rettore dell’Università di Sassari Massimo Carpinelli e dell’arcivescovo di Sassari Gian Franco Saba.

«Le aziende sono costituite da un gruppo di persone che hanno bisogno di tempo per amalgamarsi. Le aziende non si fanno con atti ma attraverso la condivisione delle storie». Così ieri il direttore generale dell’Aou di Sassari Antonio D’Urso si è rivolto ai direttori delle strutture ospedaliere, al personale medico e infermieristico riunito al settimo piano del Santissima Annunziata per il tradizionale scambio degli auguri natalizi. Un’occasione per condividere il cammino fatto nell’anno che si avvia a conclusione e gli obiettivi del prossimo anno.

Il manager ha ripercorso alcune tappe fondamentali, dall’atto aziendale ai fondi contrattuali, dai lavori per il nuovo ospedale alle stabilizzazioni. «Oltre 200 persone passeranno da tempo determinato a indeterminato: si tratta di un passaggio epocale», ha detto.

Il direttore generale inoltre ha sottolineato il ruolo fondamentale degli ospedali sassaresi e del ruolo centrale dell’Aou di Sassari, riferimento del Nord Sardegna, per quanto riguarda l’assistenza, la didattica e la ricerca. «Qua ci sono competenze che la rendono una grande azienda. Ci sono ancora tanti gap da superare ma – ha concluso – permettetemi di ringraziarvi perché ognuno di voi ha contribuito alla realizzazione di quello che siamo e che saremo».

All’incontro, oltre al direttore generale, al direttore sanitario Nicolò Orrù e al direttore amministrativo Lorenzo Pescini, erano presenti anche il rettore dell’Università di Sassari Massimo Carpinelli e l’arcivescovo di Sassari Gian Franco Saba.

Il rettore dell’Ateneo turritano ha rimarcato l’importante ruolo dell’Aou di Sassari sia sul versante dell’assistenza sia della ricerca e della formazione. «Ho sempre creduto che questa azienda potesse essere il riferimento per il Nord Sardegna e per la regione – ha detto – e, inoltre, che per l’Università di Sassari e la città la Sanità rappresenti il biglietto da visita. Se non avessimo avuto l’Aou, certe scuole di specializzazione non ci sarebbero state», ha concluso.

Monsignor Gian Franco Saba nel rimarcare che «un ospedale è segno di civiltà perché luogo di accoglienza», ha ricordato l’attività svolta attraverso la pastorale per la Salute. La sua presenza, inoltre, è stata anche l’occasione per la presentazione dei nuovi cappellani dei presidi ospedalieri dell’Aou. All’ospedale Santissima Annunziata sarà presente don Luigi Usai e alle cliniche, assieme a don Eugenio Pesenti, ci sarà don Paolo Mulas.

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Nelle strutture ospedaliere dell’Aou di Sassari, pazienti e fedeli possono partecipare agli appuntamenti che avvicinano al Natale. I cappellani del Santissima Annunziata, don Luigi Usai, e delle Cliniche di viale San Pietro, don Paolo Mulas e don Eugenio Pesenti, hanno fissato il calendario delle funzioni religiose sino all’Epifania.

Nella cappella al settimo piano dell’ospedale civile Santissima Annunziata, la messa della vigilia, il 24 dicembre, è fissata per le ore 18,30. La messa del giorno di Natale, invece, è per le ore 9,30. Il 26 dicembre, Santo Stefano, la celebrazione eucaristica è fissata alle ore 9,30. Il 31 dicembre, alle ore 18,30, sarà celebrata la messa con “Te Deum” di ringraziamento. Il giorno dell’Epifania, 6 gennaio, la messa è per le ore 9,30.

Nel complesso ospedaliero delle cliniche, nella cappella San Pietro di Palazzo Clemente, al piano terra, la messa di Natale sarà celebrata appunto il 25 dicembre alle ore 10,30. Il 6 gennaio alle 10,30 è in programma la messa per l’Epifania.

Nella cappella al quinto piano del Materno Infantile, gli orari delle messe sono stati fissati alle ore 20,20 per il 24 dicembre, messa della Vigilia, quindi il 5 gennaio, alle ore 17.00, la messa per l’Epifania.

In clinica Ostetrica, poi, le novene del Santo Natale, vengono celebrate alle ore 17,40.

Il 24 dicembre, inoltre, a mezzanotte, è in programma la veglia e l’adorazione del Bambino Gesù in Terapia intensiva neonatale. La celebrazione è riservata ai soli genitori dei bambini ricoverati e al personale del reparto.

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L’arcivescovo di Sassari, monsignor Gian Franco Saba, ha celebrato giovedì sera la festa dedicata a Santa Lucia, la patrona della Clinica oculistica, che quest’anno è stata festeggiata nell’Aou di Sassari per il trentanovesimo anno.

Nella piccola cappella al piano terra del palazzo Clemente in tanti, medici, fedeli e utenti si sono ritrovati per un momento di fede e di raccoglimento in onore della santa siracusana, morta martire nella sua città per aver manifestato la sua fede, all’epoca delle persecuzioni cristiane sotto l’imperatore Diocleziano.

L’arcivescovo, che ha concelebrato assieme ai cappellani delle cliniche don Eugenio Pesenti e don Paolo Mulas, ha invitato i presenti a una riflessione sulla scienza e sulla medicina ed al ruolo dei medici davanti alla fragilità e al dolore.

Alla celebrazione erano presenti il direttore generale Antonio D’Urso, il direttore amministrativo Lorenzo Pescini, il direttore sanitario Nicolò Orrù ed il direttore della Struttura di Oculistica Francesco Boscia insieme ad altri medici ed infermieri del reparto.