28 March, 2024
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Da giovedì 30 maggio a domenica 2 giugno si terrà a San Sperate la seconda edizione del Festival Sant’Arte. Organizzato dalla Fondazione Pinuccio Sciola, la manifestazione è dedicata alle arti visive e performative. Nelle giornate del 30, 31 maggio e 1 giugno ospiti di eccezione della Fondazione Sciola saranno il drammaturgo e regista Eugenio Barba e l’Odin Teatret, tra le più importanti formazioni teatrali di tutto il Novecento.

Su invito dei figli dello scultore, dopo oltre 40 anni, Barba ha infatti deciso infatti di tornare a San Sperate per celebrare la filosofia di Pinuccio Sciola, a tre anni dalla prematura scomparsa dell’artista, con cui la compagnia danese ha sempre condiviso la concezione sociale dell’arte: «Sono stato – ha scritto Barba – il direttore di un teatro che ha voluto intervenire nella realtà che ci circondava»

Dalla residenza stabile in Danimarca  l’Odin giunse nel gennaio del 1974 in Sardegna soggiornando prima a San Sperate e poi a Orgosolo. E fu proprio nel corso della tappa sarda, propiziata dal regista Pierfranco Zappareddu, che la compagnia sperimentò per la prima volta il “baratto culturale” che ne diventerà la cifra stilistica.

«I veterani dell’Odin che erano a San Sperate nel 1974 e anche dopo si rallegrano con me di ritornare e celebrare vostro padre e la straordinaria opera artistica e culturale di cui è l’artefice», ha scritto lo stesso Eugenio Barba ai figli di Pinuccio Sciola.

Una scelta precisa quella degli organizzatori che giunge in concomitanza con l’annunciato ritiro di Barba, alla fine del 2020, dalla guida della storica compagnia teatrale che tanta parte ha avuto nel processo di innovazione della scena mondiale, per passare il testimone a Julia Varley, insieme a Roberta Carreri, una delle attrici storiche della compagnia.

Proprio in omaggio all’amico scomparso, Eugenio Barba metterà in scena gli spettacoli Ave Maria (2012) eJudith (1987) e riproporrà il progetto di scambio-baratto con gli abitanti del paese, con scene di Ode al progresso (1997). Il teatro come genere artistico complesso e rappresentativo, è sempre stato apprezzato da Pinuccio Sciola, che nel 1976, invitato alla Biennale di Venezia (all’interno della Sezione Italia dal tema“Ambiente come Sociale”) portò con sé il gruppo storico del Teatro di Sardegna al loro debutto; più recentemente è stato scenografo per l’opera Turandot, rappresentata  al Teatro Lirico di Cagliari nel 2014, e presente con i suoni delle sue sculture sonore nell’opera Macbettu, produzione SardegnaTeatro, premio UBU 2017.

Il Festival di Sant’Arte, realizzato e coordinato dalla Fondazione Pinuccio Sciola, che cura anche la direzione artistica con la direzione organizzativa di Elisabetta Villani, è promosso dall’Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio della Regione Autonoma della Sardegna, dalla Fondazione di Sardegna e dal comune di San Sperate ed è supportato dalle associazioni culturali del paese Museo

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Dal 1973 al 1975 Eugenio Barba e l’Odin Teatret dalla Danimarca si trasferiscono, a più riprese e per lunghi periodi, in Sardegna e nel Salento, con l’intento di portare il teatro in “luoghi senza teatro”, a contatto con popolazioni che abitualmente non ne fruivano. Nel corso di queste permanenze, l’Odin definisce, come modalità di relazione con gli abitanti dei paesi salentini e sardi, in prevalenza contadini e pastori, il cosiddetto “baratto culturale” per cui al dono della loro arte i locali rispondevano con una canzone tradizionale, un ballo o una festa. Un’esperienza destinata a lasciare un segno profondo nei territori interessati, oltre che a incidere non poco sulla stessa traiettoria dell’Odin, tra le più importanti espressioni del teatro internazionale, come più volte riconosciuto dallo stesso Barba.

In Salento l’Odin aveva come referenti un gruppo di intellettuali, tra i quali Gino Santoro e Rina Durante, impegnati nella ricerca e riproposta della musica tradizionale, ed elesse Carpignano come sede della propria residenza. In Sardegna era arrivato grazie a Pierfranco Zappareddu, animatore, attore e regista e fondatore del gruppo teatrale Alkestis, che pochi mesi prima si era recato a Holstebro, in Danimarca, dove aveva sede l’Odin Teatret, per un’esperienza formativa. Sull’isola il gruppo danese operò soprattutto a San Sperate e Orgosolo ma toccò numerosi altri paesi, tra i quali Gavoi, Ollolai e la cerchia dei villaggi situati intorno ai santuari dell’Itria e di Monte Gonare. Vincenzo Santoro ricostruisce questa appassionante vicenda, attingendo a fonti d’epoca e privilegiando il punto di vista dei protagonisti, e individua anche nessi e relazioni con l’incendio che, da lì a poco, sarebbe divampato attorno al “rinascimento della pizzica”.

Il volume, edito da Squilibri, si apre con la prefazione di Eugenio Barba e include le fotografie di Tony D’Urso, scritti di Antonio D’Ostuni e Antonello Zanda e, nel DVD allegato, il documentario di Ludovica Ripa Di Meana, In cerca di teatro, girato alla fine della residenza salentina del 1974 e il film di finzione di Torgeir Wethal, Vestita di bianco, girato sempre nel corso dell’esperienza salentina dell’Odin.

Grazie alla collaborazione con la Cineteca Sarda di Cagliari, che ha contributo anche alla pubblicazione, il volume sarà presentato dove tutto in qualche modo è iniziato: il 29 settembre, alle ore 18.00, ad Orgosolo, presso la Biblioteca comunale, con Bastiana Madau, Antonello Zanda e Mario Rubanu; e il 30 settembre, alle ore 15,30, a San Sperate, con Mario Faticoni e Domenico Ferraro e l’esposizione di foto storiche di un altro testimone di quella seminale esperienza come Antonio Cabiddu: quest’ultimo appuntamento ricade all’interno del festival Sant’Arte che, ad un anno dalla sua scomparsa, riprende un’idea di Pinuccio Sciola, altro prestigioso interlocutore dell’Odin Teatret in Sardegna.