19 December, 2025
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Trentanove consiglieri regionali di tutti gli schieramenti hanno sottoscritto una proposta di legge che si propone, con una serie articolate di interventi, il superamento della disabilità auditiva, di cui soffrono circa 5000 sardi.

Presentando l’iniziativa, il primo firmatario Cesare Moriconi (Pd) ha sottolineato fra l’altro che «lo scopo principale della legge è quello di rimuovere una vera e propria barriera che impedisce a persone di ogni età l’accesso ad una normale vita di relazione, dal rapporto con le istituzioni pubbliche al mondo del lavoro, dal tempo libero ai rapporti affettivi».

«La norma regionale – ha aggiunto Cesare Moriconi – intende affermare anche il diritto di scelta del percorso terapeutico, aprendo da questo punto di vista una nuova frontiera che, dalla cosiddetta lingua dei segni, arriva fino all’oralismo, che consente alla persona di acquisire consuetudini e capacità espressive molto ampie e sostanzialmente pari a quella di chi non ha alcun deficit auditivo. Quindi si interviene puntando molto sulla prevenzione, sugli screening neonatali, sulla formazione del personale sanitario e di sostegno, sull’adeguamento delle strutture pubbliche e in generale sull’aumento della consapevolezza del fenomeno, attraverso un apposito registro regionale ed una commissione sulle sordità con la partecipazione di diverse figure professionali.»

Successivamente, ha preso la parola Sara Gerini che, grazie alla sua esperienza personale, ha lanciato la campagna “Facciamoci sentire” con cui si sta diffondendo anche a livello legislativo la consapevolezza di un approccio innovativo a questa particolare tipologia di disabilità. Sara Gerini ha sintetizzato il suo impegno con lo slogan “una sordità, tante soluzioni”, nel senso che le persone disabili devono avere la possibilità di poter fare un percorso articolato di recupero che, partendo dalla lingua dei segni che rappresenta una sorta di primo passo del bambino si può sviluppare (se adeguatamente accompagnato) fino all’oralismo dell’età adolescenziale.

«La nuova proposta di legge – ha sottolineato la consigliera di Forza Italia Alessandra Zedda, sostenitrice della proposta – affronta finalmente il problema a tutto campo e delinea un nuovo servizio pubblico che entra a far parte del sistema sanitario regionale.»

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha messo l’accento sul fatto che, puntando sulla famiglia e sulla scuola, «la legge fornisce una prima riposta adeguata ad una esigenza molto sentita dalla società sarda, che finora non aveva a disposizione strumenti concreti di intervento».

La proposta, ha evidenziato il consigliere del Pd Piero Comandini, «si colloca in un terreno molto vicino alla vita concreta delle persone, ai loro bisogni ed anche ai loro sentimenti, per questo spero che sia approvata al più presto dal Consiglio regionale».

Il consigliere Francesco Agus (Misto-Campo progressista) ha evidenziato infine che con la nuova legge «si qualifica e si potenzia il sistema sanitario regionale, con uno strumento normativo di forte innovazione e di elevato contenuto sociale».

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I problemi del settore pesca in Sardegna sono stati sviscerati questa mattina, nel corso del convegno “Mare, pesca e lavoro: la Sardegna è una grande risorsa”, organizzato dalla UILA Pesca, nel salone del Centro di aggregazione sociale di Sant’Anna Arresi. Molto qualificata la partecipazione: dal sottosegretario di Stato del ministero delle Politiche agricole settore Pesca Giuseppe Castiglione, al capogruppo del Partito democratico in commissione Agricoltura Nicodemo Oliverio e al deputato del Partito democratico Gessica Rostellato (eletta con il Movimento 5 Stelle), componente della commissione Lavoro; dai consiglieri regionali Piero Comandini (Pd), Gianluigi Rubiu (Udc) e Paolo Dessì (Misto), i primi due componenti della commissione Agricoltura, al dottor Antonio Salis della direzione generale dell’Agricoltura della Regione Sardegna, all’ammiraglio Pietro Verna, caporeparto Pesca del ministero delle Politiche agricole; dal segretario nazionale Uila Pietro Pellegrini, a quello regionale Gaia Garau e a quello regionale UILA Pesca Luciano Marica, ed ancora alla segretaria generale Uilapesca Enrica Mammucari. Presenti in sala il comandante della Guardia Costiera di Sant’Antioco tenente di vascello Maria Teresa Ostuni, il dirigente del commissariato di Polizia di Carbonia dott.ssa Gabriella Comi e al nuovo comandante della Compagnia dei carabinieri di Carbonia capitano Lucia Dilio.

I lavori sono stati aperti dai saluti del sindaco di Sant’Anna Arresi Teresa Pintus e dalla relazione della segretaria regionale UILA Gaia Garau. Nel corso del dibattito, sono stati toccati tutti i problemi del settore, dalla mancata tutela degli operatori penalizzati dalla presenza di delfini e cormorani che devastano le reti e si cibano del pesce pregiato (per la quale, finalmente, la Regione Sardegna ha deciso di adottare un provvedimento che prevede adeguati indennizzi), al mancato riconoscimento della pesca come lavoro usurante, alle quote tonno che penalizzano la Sardegna dove operano le uniche tonnare fisse e che non prevedono adeguati spazi per la pesca accidentale.

Nel corso dei lavori abbiamo intervistato il sottosegretario Giuseppe Castiglione, il consigliere regionale Piero Comandini ed abbiamo registrato una parte dell’intervento dell’on. Nicodemo Oliverio. Allegati i tre filmati e un ampio album fotografico.

                            

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Il presidente del Comitato promotore Roberto Frongia.

Il comitato promotore del referendum sull’insularità ha centrato l’obiettivo delle 15.000 firme (sono già 18.000).

Per il Movimento Referendario “Insularità in Costituzione”, si chiude oggi la fase iniziata venti giorni fa: abbiamo già raccolto 18.000 firme, è stato raggiunto e superato l’obiettivo minimo, che ci consente di dire che i sardi voteranno nella prossima primavera!

Lo ha dichiarato con soddisfazione il presidente del comitato promotore, Roberto Frongia, che ha aggiunto: «E’ stata davvero una fase entusiasmante, portata avanti con determinazione e passione da gruppi di volontari e amministratori locali volenterosi, che si sono appoggiati in larga parte alla piccola struttura dei Riformatori, spendendo pochi euro. Ma da oggi, la nostra sfida cambia marcia: vogliamo che il progetto dell’insularità sfondi in tutta la Sardegna e diventi realmente una battaglia di tutti, nella quale non ci sia alcun copyright, una battaglia intorno alla quale si uniscano tutti i sardi. L’obiettivo è così importante e centrale per la nostra isola che non ci possono essere primogeniture, né gelosie, né diserzioni!».

Michele Cossa, consigliere regionale dei Riformatori sardi: «Essere “un’isola” può apparire a chi non ci vive una cosa pittoresca. La realtà è che comporta costi aggiuntivi che devono essere compensati in nome della coesione nazionale, con l’obiettivo di rendere uguali i punti di partenza di tutti i cittadini italiani. Siamo italiani e vogliamo diritti di cittadinanza uguali a tutti gli altri italiani: uguali i punti partenza, saranno diversi i punti di arrivo in rapporto alla capacità e al talento di ciascuno! Sia data ai sardi la possibilità di dimostrare il proprio valore, senza la partenza ad handicap dell’insularità!»

«Non si tratta soltanto di difendere la nostra Autonomia – ha aggiunto il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Pietrino Fois – ma di interpretare una nuova stagione di Autonomia 4.0, che coniughi responsabilità e innovazione e rappresenti una vera rivoluzione culturale per l’intera Sardegna! La nostra cultura, la nostra storia millenaria e le nostre tradizioni rappresentano la consapevolezza della nostra identità che diventa il presupposto per l’abbandono del vecchio modello di sviluppo, basato sull’assistenza. I sardi non vogliono più ricevere il “pesce pescato da altri e regalato dallo Stato”, proseguendo un andazzo che mortifica ogni capacità di dimostrare quanto valiamo e ci condanna ad essere servi senza dignità. Vogliamo invece che siano azzerati gli attuali svantaggi strutturali legati all’insularità e che sia, dunque, finalmente consentito ai sardi di competere con pari punti di partenza e pari opportunità con tutti gli altri cittadini italiani!»

«L’obiettivo finale – ha concluso il parlamentare dei Riformatori sardi Pierpaolo Vargiu – può sembrare un sogno, ma non lo è affatto: vogliamo raccogliere 100.000 firme autenticate e certificate, un risultato mai ottenuto prima d’oggi in Sardegna nelle diverse campagne referendarie, che può certificare in modo inequivocabile che questa non è una battaglia di una parte politica, ma la madre di tutte le battaglie per tutti i sardi! Da oggi dunque chiediamo a tutti un “cambio di passo”: la classe dirigente sarda sta aderendo in modo autorevole e massiccio, è il momento di contagiare a tutti i sardi il nostro entusiasmo, gridando con forza quanto “noi ci crediamo!”.»

Sono poi intervenuti:

Enrico Altieri, già presidente della sezione tributaria della Corte di cassazione: «Si tratta di una iniziativa importante, perché incide sull’identità Costituzione della nostra nazione. Apre la strada a una serie di opportunità sinora negate, soprattutto sul piano della fiscalità di vantaggio».

Roberto Deriu, consigliere regionale del Pd: «Con questa iniziativa riprende vigore l’iniziativa riformatrice. Un ampio fronte proveniente da diverse aree politiche si riunisce per un obiettivo che potemmo definire in controtendenza, giacché nasce non per dividere me per unire, e si muove sul piano costituzionale, com’è corretto che sia».

Pietro Pittalis, consigliere regionale Forza Italia: «I referendum lombardo e Veneto del ottobre ci impongono di batterci per riaffermare la nostra specialità. Ringrazio i Riformatori sardi er la lungimiranza che hanno avuto nel promuovere l’iniziativa, e vorrei richiamare anche la battaglia fatta nel parlamento europeo dal nostro europarlamentare Salvatore Cicu, che ha portato ad una importante risoluzione del parlamento europeo».

Vanni Lobrano, docente di diritto romano presso l’Università di Sassari: “Iniziativa dal grandissimo significato costituzionale”.

Maria Antonietta Mongiu, già presidente del Fai: «Lavoriamo perché la maggior parte della popolazione sia con noi. Se riusciremo, la battaglia sarà vinta».

Rita Dedola, Presidente dell’ordine degli avvocati di Cagliari, che ha dichiarato: «Il traguardo di firme raggiunto conferma che avevamo visto lungo e giusto: in Sardegna è indispensabile una svolta culturale che individui un nuovo percorso di sviluppo, che unisca tutti i sardi, dando diritti di cittadinanza pari agli altri italiani. Anche lo smantellamento del sistema dei Tribunali a cui rischiamo oggi di assistere in Sardegna è figlio di una logica che rifiutiamo, non certo perché vogliamo assistenza statale, ma perché chiediamo che vengano calcolati e risarciti i maggiori costi per il buon funzionamento della Giustizia nell’Isola!»

Franco Sabatini, consigliere regionale Pd: «Sono temi che per loro natura sono trasversali, ed è significativo che ci siano consiglieri regionali di diverse parti politiche. Accanto ad essa tuttavia è necessario mettere in campo una forte azione politica rivolta all’Europa».

Stefano Altea, avvocato, esperto di Diritto Europeo: «L’iniziativa referendaria avente oggetto la (re)introduzione del principio di insularità all’interno della Carta Costituzionale trae legittimazione giuridica dall’art. 1 lettera f della L.R. 17 maggio 1957, n. 20 che regolamenta le Norme in materia di referendum popolare regionale. Ai sensi dell’art. 1, lettera f, infatti, può essere indetto referendum popolare per esprimere parere su questioni di particolare interesse sia regionale che locale. E’ di tutta evidenza come la costituzionalizzazione del principio di insularità sia una questione di particolare interesse per la Sardegna per due motivi. Il primo risiede nella necessità di affermare le pari opportunità, il secondo riguarda la questione fondamentale per riaffermare la specialità della nostra Regione in ambito nazionale. A livello contenutistico il quesito referendario si presenta del tutto legittimo dal punto di vista della legalità costituzionale in quanto non mira a derogare l’iter naturale di revisione della Costituzione di cui l’art. 138 ma vuole rappresentare un importante stimolo per la Giunta Regionale al fine di intraprendere i percorsi istituzionali necessari per la presentazione di una proposta di Legge Costituzionale».

Alessandra Zedda, consigliere regionale di Forza Italia: «L’affermazione del principio di insularità all’interno della Costituzione ci consentirà, nei confronti dell’Europa e del resto dell’Italia, una revisione totale sia del concetto di aiuto di stato, che di concorrenza. Questo determinerebbe un impatto fortissimo sulle potenzialità di sviluppo e potenziamento sia dei settori produttivi tradizionali che innovativi».

Piero Comandini, consigliere regionale del PD: «Tanti problemi della Sardegna nascono proprio alla condizione di insularità, mai veramente riconosciuta; è un dato di fatto, siamo lontani dalla terra ferma è una condizione che non possiamo cambiare, ma possiamo, dobbiamo, abbiamo il diritto/dovere di farne un vantaggio. Ecco perché ritengo che il referendum sia importante, perché sarà la voce di tutti i sardi, una voce unita e forte, perché il riconoscimento della nostra insularità ci darà la possibilità di liberarci dei tanti vincoli che altro non fanno che tenerci isolati. Il popolo sardo deve avere il giusto riconoscimento e la tutela che merita. Il referendum deve essere il punto di partenza per un nuovo grande Piano di Rinascita Regionale, sostenuto e riconosciuto a livello nazionale ed europeo».

Domenico Gallus, consigliere regionale gruppo Psd’az, La base e sindaco di Paulilatino: «Nuovo protagonismo degli amministratori locali, su un tema di rilevanza straordinaria. Ho avuto i moduli da pochi giorni eppure mi sono reso conto che le persone aderiscono con entusiasmo. È un segnale da non sottovalutare».

Marco Tedde, consigliere regionale di Forza Italia: «Siamo cittadini diversamente comunitari, questo è il frutto dell’insularità. Che è anche un fattore culturale determinante».

Giuseppe Fasolino, consigliere regionale di Forza Italia e sindaco di Golfo Aranci: «Fondamentale che il valore su cui noi qui presenti convergiamo non è l’appartenenza politica ma una battaglia comune per la nostra terra. Ma non dimentichiamo che il referendum è solo un punto di partenza».

Giovanni Pileri, coordinatore dei Riformatori sardi Gallura: «Ci sono terrori come la Gallura dove l’insularità pesa più che altrove. La gente risponde immediatamente, e questo oggi è un fatto straordinario. Riconoscimento fondamentale per la ripresa della nostra economia».

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Il consigliere regionale del Partito democratico Piero Comandini è il primo firmatario di un’interpellanza che denuncia l’ennesimo scippo ai danni della Sardegna, il consorzio grano sentore Cappelli e gli agricoltori del comparto cerealico sardo che da circa trent’anni lavorano per recuperare la coltivazione di questa speciale “cultivar di grano duro” e divulgarne la coltivazione sul territorio nazionale.

«Ora la decisione del ministero dell’agricoltura arriva come uno schiaffo, la Sardegna non avrà più l’esclusività del marchio perchè, per il tramite di una società privata, il grano verrà coltivato anche in Emilia Romagna e così anni di lavoro e sacrifici da parte del consorzio e degli agricoltori vanno in fummo – attacca Piero Comandini -. Lo spirito del Consorzio sardo Grano Cappelli, che è il presidio regionale di salvaguardia di questa pregiata, e ormai rara, cultivar di grano duro, particolarmente adatta alla coltivazione biologica, è stato in questi anni quello di chiamare a raccolta e censire i coltivatori e , e unire le eccellenze virtuose per creare filiere ad alta qualità certificata; per promuovere il rispetto dell’ambiente e della biodiversità e salvaguardare salute e benessere del consumatore.Il loro lavoro ha contribuito a creare, oltre un’eccellenza sarda a livello europeo, un significativo sviluppo economico del settore.»

«Dobbiamo intervenire uniti al fianco dell’assessore dell’agricoltura Pierluigi Caria – conclude Piero Comandini – affinché, con  fermezza e decisione,  la voce dei sardi arrivi al ministro Maurizio Martina così da revocare la concessione della coltivazione del grano senatore Cappelli fuori dalla Sardegna.»

   

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Mentre continuano le adesioni di moltissime personalità della cultura e del lavoro e cresce il numero dei sindaci sardi (oltre 80) che hanno fatto propria l’iniziativa referendaria, si registrano importanti adesioni, dal mondo politico, all’iniziativa del Comitato Promotore del Referendum sul principio dell’Insularità in Costituzione: Emilio Floris, Roberto Deriu, Alessandra Zedda, Annamaria Busia, Piero Comandini, Pietro Pittalis, Nello Cappai, Giuseppe Fasolino, hanno già sottoscritto la lettera-appello insieme ai Riformatori sardi.

Cresce il consenso intorno alla consapevolezza che il futuro della Sardegna richieda una radicale rivoluzione culturale, che rifiuti le prassi clientelari e assistenziali del passato per rivalutare i talenti legati alla capacità, al merito, allo spirito di sacrificio, alla intuizione imprenditoriale, al gusto per la sana competizione e per l’intrapresa. Ne consegue la convinzione che, in nome della coesione nazionale in cui crediamo, il “riequilibrio” non si attui attraverso interventi di sostegno estemporanei, ma piuttosto attraverso il riconoscimento dello svantaggio strutturale rappresentato dalla condizione di insularità e attraverso l’impegno dello Stato a garantire l’infrastrutturazione materiale ed immateriale indispensabile perché i Sardi abbiano garantiti uguali punti di partenza nelle sfide del mondo globale.

Forti di queste convinzioni, gli aderenti al Comitato Promotore guardano oltre le appartenenze di partito, nell’unico interesse dei sardi e della Sardegna.

«Un buon inizio e un ottimo segnale – ha rimarcato Roberto Frongia coordinatore dell’iniziativa -, giovedì, in Piazza Costituzione, alle 19.00, metteremo la prima firma per la richiesta del Referendum. Siamo certi che la crescita delle adesioni sarà esponenziale. I sardi capiranno che questo referendum può restituirci prospettiva e dignità, cambiando davvero il destino economico della nostra terra.»

 

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Piero Comandini, consigliere regionale del gruppo del Partito democratico, è primo firmatario di un’interrogazione, rivolta al presidente Francesco Pigliaru e all’assessore della Sanità Luigi Arru, con la quale chiede di verificare la situazione che grava su una struttura così importante qual è il Centro per le Malattie Dismetaboliche e l’Arteriosclerosi (CMDA) dell’Azienda Ospedaliera Brotzu, al fine di trovare una concreta e definitiva soluzione per ripristinare l’attività del CMDA dell’Azienda Ospedaliera Brotzu che, nella propria autonomia organizzativa, è diventata, nel tempo, un’eccellenza ed un importante riferimento a livello nazionale.

Il Centro per le Malattie Dismetaboliche e l’Arteriosclerosi (CMDA) dell’Azienda Ospedaliera Brotzu, è una struttura semplice dipartimentale che, fino a circa un anno e mezzo fa, aveva un organico costituito da quattro medici, un biologo nutrizionista, una dietista, quattro infermieri ed un ausiliario; attualmente, in seguito a pensionamenti e trasferimenti, vi lavorano due medici e due infermieri (formalmente appartenenti al Centro Trasfusionale), oltre a tre infermieri ed un ausiliario part-time. Le principali attività del Centro comprendono la valutazione del rischio cardiovascolare, la diagnosi clinico-laboratoristica delle malattie rare relative al metabolismo delle lipoproteine e la successiva terapia salvavita di LDL-Aferesi.

Il CMDA è individuato come un importante Centro di Riferimento Regionale (L.R. n. 16 del 06/05/1991) e la sua sezione di LDL-Aferesi rappresenta un’eccellenza riconosciuta in campo nazionale, infatti, nessun altro centro italiano può vantare un’attività quantitativa e qualitativa simile, grazie all’esperienza venticinquennale ed ai circa 12.500 trattamenti effettuati. Da anni partecipa a diversi studi e sperimentazioni scientifiche internazionali, ed è uno dei pochi centri italiani autorizzati alla prescrizione della Lomitapide (Lojuxta) (innovativo e costosissimo farmaco per il trattamento di alcune forme di ipercolesterolemia) e, per ultimo ma non per questo di minor importanza, dal 2012 ha partecipato a studi multicentrici internazionali sui nuovi farmaci per il trattamento dell’ipercolesterolemia (gli anticorpi monoclonali anti PCSK9: evolocumab ed alirocumab), due dei quali studi sono ancora in essere e un terzo, che riguarderà il trattamento delle donne in gravidanza, sta per iniziare.

Piero Comandini ricorda inoltre che, dal febbraio 2017, questi farmaci sono diventati rimborsabili ma la loro prescrizione è sottoposta a monitoraggio da parte dell’AIFA; tale prescrizione è riservata ai centri individuati dalle regioni. L’Assessorato alla Sanità, in una prima determina ha negato al CMDA l’autorizzazione alla prescrizione dei suddetti anticorpi monoclonali e, in una seconda lo ha autorizzato ma solo per un particolarissimo tipo di paziente e per un solo farmaco (nome commerciale Repatha); in pratica ha escluso il Centro dalla possibilità di prescrivere un farmaco usato per anni e che trova la sua principale indicazione proprio in quei pazienti che ad esso fanno riferimento (per la gravità della loro ipercolesterolemia o per fenomeni di intolleranza ai farmaci o perché praticano LDL-Aferesi).

Piero Comandini auspica che, con il coinvolgimento di tutte le parti interessate, si trovi presto una soluzione risolutiva e definitiva ai gravi problemi che attualmente generano disservizi per il personale medico, per gli operatori sanitari ed inevitabilmente per i pazienti, restituendo al Centro per le Malattie Dismetaboliche e l’Arteriosclerosi (CMDA) dell’Azienda Ospedaliera Brotzu quell’immagine di efficienza che dovrebbe caratterizzare ogni struttura ospedaliera.

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10 consiglieri regionali del centrosinistra, primi firmatari Roberto Deriu e Piero Comandini, Lorenzo Cozzolino, Daniela Forma, Giuseppe Meloni, Antonio Solinas, Mario Tendas, Francesco Agus, Annamaria Busia e Daniele Cocco Secondo, hanno presentato un’interrogazione urgente, rivolta all’assessore Arru e al presidente Pigliaru, per capire quali siano le ragioni che determinano il ritardo, nella nomina del Direttore Generale dell’Areus prevista dalla L.R. 17/2016 che sarebbe dovuta arrivare entro il 31 dicembre scorso e, trascorsi ormai sette mesi, sembra essere cronico e, «a quanto è dato a conoscere non c’è, da parte dell’assessore competente, neanche una proposta di delibera da presentare alla Giunta regionale».

«L’Azienda per l’emergenza urgenza ha una propria autonomia patrimoniale, organizzativa e gestionale – contabile, e questo ritardo non fa altro che generare conseguenze negative su tutta l’attività – sottolineano i consiglieri del centrosinistra -. Gli impegni assunti, sia con il protocollo d’intesa sottoscritto tra la Regione Sardegna e la Regionale Lombardia, sia l’impegno economico, 91 milioni di euro, per l’attivazione del servizio di elisoccorso e, il buon andamento dell’attività tutta, anche in considerazione del dimensionamento che ha interessato alcuni centri dell’Isola, necessitano con la massima urgenza la nomina del Direttore Generale.»

«A sette mesi di ritardo – concludono gli interroganti – in Consiglio regionale noi attendiamo, ma soprattutto l’attendono i sardi, una risposta da parte dell’esecutivo, una risposta che si traduce nella nomina, nel più breve tempo possibile, del Direttore Generale.»

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L’assessore regionale del Turismo, Bargara Argiolas, ha presentato in Commissione Attività produttive le linee-guida per l’attuazione della legge sulla “destagionalizzazione”.

«Abbiamo scelto di partire con un bando-pilota rivolo ai principali mercati di riferimento, da consolidare  e ampliare, quali Germania, Francia, Inghilterra, Olanda, Svizzera, Spagna e Russia, oltre al mercato Italia» ha detto Barbara Argiolas presentando lo schema delle direttive di attuazione della legge regionale 12/2017 sulla destagionalizzazione, che prevede un investimento complessivo di oltre 40 milioni di euro.

«Nel primo bando pilota che avrà un importo complessivo di 6.5 milioni di euro per le annualità 2017-2018 e sono previste – ha spiegato Barbara Argiolas – azioni complessive di comunicazione che prevedono presenze sui siti internet, aeromobili e social media, i cui effetti positivi potranno essere misurati attraverso il monitoraggio dei nuovi flussi di passeggeri.»

«Gli interventi – ha aggiunto l’assessore del Turismo – vanno inseriti in un ragionamento più ampio che interessa tutto il sistema turistico regionale, dalle camere di commercio con le quali stiamo attivando un piano di promozione internazionale negli stessi Paesi, ai bandi dedicati alle imprese del settore turistico legati sia ai progetti di internazionalizzazione che di ammodernamento delle strutture capaci di offrire servizi e ospitalità in linea con la stagionalità e con specificità diverse rispetto a quella estiva tradizionale.»

«A marzo 2018 – ha concluso l’assessore del Turismo – faremo un nuovo bando con cui contiamo di andare a coprire ulteriori spazi di mercato nazionale ed internazionale.»

Nel dibattito successivo hanno preso la parola i consiglieri regionali Luigi Crisponi (Riformatori sardi), Gianluigi Rubiu (Udc) e Piero Comandini (Pd).

Il presidente della Commisisone Luigi Lotto, nelle conclusioni, ha annunciato che l’assessorato fornirà per le vie brevi tutti i dettagli del Piano di destagionalizzazione ai commissari che, martedì prossimo, potranno discuterli e valutarli in una specifica riunione alla presenza dell’assessore.

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La consigliera regionale del Partito Democratico Daniela Forma ha presentato un’interpellanza, unitamente ai colleghi Pietro Cocco, Piero Comandini, Lorenzo Cozzolino, Roberto Deriu e Rossella Pinna, indirizzata all’assessore regionale degli Affari generali, Personale e Riforma della Regione, sul funzionamento della macchina regionale e sulla difficoltà dei cittadini sardi ad ottenere informazioni puntuali sullo stato delle loro pratiche in carico alla burocrazia regionale.

«Il cittadino sardo – si legge nell’interpellanza – è sempre più scoraggiato e, talvolta, terrorizzato all’idea di dover affrontare la burocrazia regionale, necessaria tuttavia per veicolare le istanze e vedere riconosciuti i propri diritti. Le maggiori lamentele arrivano soprattutto dai cittadini dei centri interni della Sardegna e da quelli più lontani dal capoluogo che obbligatoriamente devono far ricorso agli uffici dell’Amministrazione e, conseguentemente, devono interloquire con i loro funzionari. I cittadini lamentano non solo l’incertezza dei tempi dei processi amministrativi ma anche la mancanza di informazioni sullo stato dei medesimi e sulla completezza delle loro istanze. Troppo spesso, infatti, risulta impossibile comunicare e ricevere informazioni compiute sullo stato di una pratica e, quando si ha la fortuna di conoscere i recapiti telefonici dei funzionari interessati, i telefoni risultano spesso occupati oppure squillano inutilmente.»

Ma non è solo questo il punto. La Consigliera Regionale Daniela Forma riscontra contestualmente un generale malcontento da parte dei dipendenti dell’amministrazione regionale, i quali lamentano la mancanza di prospettive di crescita professionale ed un diffuso livellamento verso il basso delle professionalità. Senza voler con questo giustificare atteggiamenti omissivi e/o dilatori, che qualora accertati devono essere sanzionati, risulta tuttavia diffusa l’esigenza di mettere al centro nel nostro sistema regionale, con maggiore determinazione, il principio della “meritocrazia”.

«Poiché la situazione sopra rappresentata – aggiunge Daniela Forma – oltre che approfondire il solco esistente tra cittadini e amministrazione regionale, allontana gli stessi dalle nostre istituzioni, abbiamo depositato una interpellanza al Presidente della Regione e all’Assessore  degli Affari Generali, Personale e Riforma della Regione per sapere se ritengano opportuno riorganizzare l’apparato regionale in modo da consentire al cittadino un più facile accesso alle informazioni e se intendano mettere in campo azioni di sensibilizzazione dei dipendenti dell’amministrazione regionale, dei suoi enti ed Agenzie, rammentando loro che il procedimento amministrativo produce effetti in capo al cittadino che ha dunque il diritto di conoscerne non solo gli esiti ma, in itinere, anche lo stato di fatto delle loro pratiche. Infine – conclude Daniela Forma – chiediamo se intendano intraprendere iniziative, nei confronti dei dipendenti dell’amministrazione, allo scopo di ridurre il senso di insoddisfazione e demotivazione e rinsaldare quello spirito di corpo che ha sempre connotato il personale dell’amministrazione regionale.»

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Sarà modificato l’articolo 3 dell’ultima legge Finanziaria che metteva a disposizione 14 milioni di euro per l’acquisto di eccedenze di pecorino romano da destinare agli indigenti. La gran parte delle risorse (12 milioni di euro) sarà trasferita direttamente ai pastori come misura di sostegno al reddito, 2 milioni rimarranno invece nel fondo per l’acquisto del formaggio a scopi sociali.   

E’ quanto emerso questa mattina dal confronto in commissione “Attività Produttive” tra l’assessore dell’Agricoltura Pierluigi Caria, le associazioni di categoria ed i rappresentanti della cooperazione.

«Abbiamo accolto la proposta dell’Oilos – ha spiegato l’assessore Caria – non è questa una soluzione di carattere strutturale, siamo consapevoli che non risolveremo il problema del calo del prezzo del latte ma in questo momento di emergenza 12 milioni di euro possono dare un piccolo sollievo alle aziende. Ogni pastore riceverà circa 4 euro a capo dietro la presentazione di una certificazione delle produzioni di latte del 2016.»

Una decisione accolta con favore dalle organizzazioni di categoria: «E’ un provvedimento che sollecitavamo da tempo – ha detto il presidente di Confagricoltura Luca Sanna – la pastorizia ha subito un danno di circa 200 milioni di euro dal calo del prezzo del latte. Il sostegno al reddito è vitale». Sulla stessa lunghezza d’onda anche il presidente di Coldiretti Battista Cualbu che ha auspicato tempi rapidi per l’erogazione delle risorse, mentre qualche perplessità è stata sollevata dal presidente di Legacoop Claudio Atzori: «Non è un provvedimento che viene incontro alle esigenze dei trasformatori e non incide sul prezzo del latte – ha detto Claudio Atzori – è una risposta al mal di pancia dei produttori. Si cominci a vedere in quali settori le risorse stanziate hanno prodotto benefici, solo così potranno essere messi in campo interventi strutturali». Nettamente contrari i consiglieri di minoranza Gigi Rubiu, Mariano Contu e Marco Tedde che hanno parlato di “elemosina offensiva” per le aziende agropastorali e chiesto di pensare invece a un intervento più corposo a sostegno del mondo delle campagne.

«Questo è solo un piccolo intervento per tamponare l’emergenza – ha replicato Pierluigi Caria – cercheremo di trovare altre risorse nelle pieghe del bilancio da  destinare al comparto agricolo.»

Il presidente Luigi Lotto ha assicurato l’impegno della Commissione ad esaminare in tempi rapidi il provvedimento, una volta approvato dalla Giunta, per poi sottoporlo all’attenzione dell’Aula.

Successivamente l’assessore Pierluigi Caria ha illustrato alla Commissione l’attività dell’esecutivo sul fronte delle calamità naturali. «Ci sono tre partite aperte – ha spiegato Pierluigi Caria – per i danni delle nevicate la Sardegna è stata inserita nel decreto per il terremoto. 76 comuni sardi potranno presentare domanda per il risarcimento dei danni. Sulle gelate, invece, si è chiesta una deroga al Decreto ministeriale 102. Stiamo verificando l’ammontare dei danni, in seguito procederemo alla richiesta delle risorse. Sulla siccità è stata infine presentata una richiesta per il riconoscimento dello stato di calamità naturale per l’intera Isola. Il vero problema è che il Fondo Nazionale di solidarietà, al quale farà riferimento anche la Sardegna, ha una esigua dotazione finanziaria. Attualmente sono disponibili solo 15 milioni di euro per tutta l’Italia». A questo proposito, su proposta del consigliere Piero Comandini, la Commissione approverà nei prossimi giorni una risoluzione per chiedere a Giunta e parlamentari un intervento nei confronti del Governo per l’integrazione del Fondo.

Pierluigi Caria ha poi parlato della situazione degli invasi: «I bacini hanno ancora una discreta riserva d’acqua. Le restrizioni per l’uso in agricoltura sono preventive – ha detto l’assessore – l’emergenza riguarda la Nurra e l’Iglesiente. E’ un problema ciclico al quale occorre porre rimedio con interventi strutturali». Pierluigi Caria ha confermato lo stanziamento di 50 milioni di euro per la messa a norma e riqualificazione di tutte le dighe sarde. Altri 30 milioni di euro, del Fondo FSC, saranno invece destinati ai Consorzi di Bonifica.