27 April, 2024
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Il Consiglio regionale ha approvato i capitoli 10 “Ospedali privati”, 11 “Le strutture complesse per disciplina”e 12 “Le principali reti per una risposta efficace al bisogno” della proposta di legge di riforma della rete ospedaliera. Martedì prossimo è previsto il voto finale.

In apertura di lavori, il relatore della minoranza, Edoardo Tocco (Fi) introducendo i temi della sanità privata ha ricordato l’importanza del capitolo 10 ed ha denunciato il “drammatico momento della sanità privata nell’Isola” a seguito della riduzione dei budget nonostante le ricadute occupazionali («la sanità privata sarda occupa 1.500 dipendenti con un indotto non inferiore ai 4.000 addetti»). Edoardo Tocco ha invitato la Giunta a ripristinare le adeguate quote di budget per le strutture private ed ha lamentato che, nonostante gli impegni a suo tempo assunti dall’assessore Luigi Arru, gli operatori delle cliniche Sant’Anna e Villa Elena di Cagliari che avevano perso il lavoro, “continuano a non averlo”.

Nel merito del Mater Olbia, l’esponente forzista ha dichiarato: «Non abbiamo nulla in contrario per il Mater che per noi deve mantenere quella mission specialistica per il quale è nato, in una visione sinergica con le altre strutture pubbliche e private gia operanti in Sardegna».

Stefano Tunis (Fi) ha insistito sul concetto di sanità privata: «la sanità privata è, in sintesi, una sanità pubblica erogata da soggetti privati, perché finanziata dalla Regione con risorse pubbliche». «Questa precisazione – ha spiegato il consigliere  della minoranza – serve anche ad affermare che, a proposito del Mater, deve essere calibrata quale quota di sanità privata finanziata dal pubblico erogherà e quanto sarà quella erogata e finanziata dal privato». In conclusione del suo intervento Tunis ha ricordato che per il Mater Olbia non c’è ancora l’accreditamento ed ha auspicato sul tema un dibattito “senza pregiudizi ideologici”.

Giorgio Oppi (Udc) ha svolto una serie di precisazioni e puntualizzazioni sulla sanità privata nell’Isola e nel ripercorrere la questione del budget ha anche affermato che molte case di cura private non raggiungono però neppure i budget di cui sono destinatari, mentre altre, particolarmente efficienti addirittura li superano. L’esponente della minoranza si è poi soffermato su alcune strutture private come Kinetika e San Salvatore di Cagliari («un imbroglio destinare risorse finanziarie perché erano strutture chiuse, non operanti») ed ha denunciato il rischio posti letto per il Policlinico di Sassari («potrebbe perdere 50 posti su un totale di 130»). Sul ruolo dei privati nel sistema della sanità sarda, Oppi ha riconosciuto un ruolo sostitutivo rispetto al pubblico come nel caso dell’Aias ma ha rivolto critiche al Mater Olbia. «Il Mater Olbia – ha proseguito il leader centrista – non ha fatto niente, non hanno attrezzature,  hanno cambiato strutture e patologie rispetto al progetto originario, hanno detto no ai posti letto in oculistica, no ai 22 posti di pediatria, no a chirurgia, no urologia, no cardiologia mentre potenziano ginecologia e oncologia ai danni di Sassari, Olbia e del Businco di Cagliari». «Il Mater – ha concluso Giorgio Oppi – deve invece operare dove è carente il pubblico».  

Giuseppe Fasolino (Fi) ha aperto il suo intervento ricordando l’intervento dell’assessore Arru a proposito dei privati («il privato può aiutare il pubblico per erogare servizi di qualità insieme a quelli che il pubblico non riesce ad offrire») ed ha definito il progetto del Mater Olbia “un progetto lungimirante che deve essere considerato un investimento e non un costo”. L’esponente della minoranza ha quindi ricordato che “il Mater è un progetto positivo per l’intera sardegna” ed ha polemicamente affermato che “forse gli investitori privati hanno sbagliato il territorio dove insediare la struttura”. Fasolino ha concluso dichiarando contrarietà all’ipotesi di rinviare le decisioni che riguardano il Mater Olbia: «Non serve procrastinare le decisioni, serve ricordare a molti che siamo consiglieri della Sardegna e non del collegio di elezione».

Alessandra Zedda (Fi) ha chiesto approfondimenti sul capitolo 10 e ha denunciato “un atteggiamento ostruzionistico verso le strutture della sanità privata («troppi aggravi di procedure e  penalizzazioni nelle fasi di accreditamento e autorizzazione»). «Sono per il Mater Olbia – ha affermato l’esponente della minoranza – perché a suo tempo è stato pensato per garantire al Nord Sardegna e all’intera Isola una sanità di eccellenza ma ad oggi non c’è accreditamento né autorizzazione e per questo serve accelerare le procedure e non posporre le valutazioni». La consigliera ha quindi concluso evidenziando una serie di difficoltà nelle strutture del cagliaritano ed ha dichiarato: «Avere una sanità di eccellenza come quella che dovrebbe offrire il Mater Olbia non può andare contro il resto delle strutture private e della sanità pubblica».

Il consigliere, Luca Pizzuto (Art. 1 – Sdp), ha mostrato una certa diffidenza sull’operato dei privati in sanità («ogni volta che apriamo al privato per le carenze del pubblico poi non riusciamo a governarlo, come accade nella vertenza Aias dove i lavoratori non riescono a prendere gli stipendi»). L’esponente della maggioranza ha quindi insistito sul caso Mater Olbia ed ha affermato: «Ho votato tre anni fa il progetto del mater che però si è rivelato un mezzo imbroglio». Pizzuto ha lamentato la modifica di quel progetto e la variazione dei partner scientifici , nonché una carenza di informazioni sul nuovo progetto tali da impedirne la votazione in Aula. «È inaccettabile – ha proseguito l’esponente Sdp – che si possa votare un qualcosa che non consociamo e per questo chiediamo un supplemento di istruttoria, precisando che si vuole procedere con delle forzature significa modificare il nostro rapporto di fiducia con l’assessore».

Emilio Usula (Rossomori) ha ricordato la riunione del 2014 tra i capigruppo e il presidente della Giunta con l’assessore Arru per dare il via libera al progetto del Mater Olbia: «In quell’occasione dissi che quel progetto non poteva indebolire il resto dell’offerta della sanità privata in Sardegna e ci furono offerte una serie di garanzie in tal senso». «Non sono ideologicamente contro l’iniziativa privata – ha proseguito Usula – ma politicamente sono per la tutela del servizio pubblico  e a distanza di tre anni e mezzo dal via libera dal progetto non sappiamo ancora cosa sarà il Mater Olbia». «Ragioniamoci ancora – ha concluso Usula – perché ci sono troppo poche informazioni per poter decidere».

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni,  ha ricordato le perplessità espresse, già ai tempi della Giunta Soru, sul progetto del Mater Olbia ed ha evidenziato che “dopo tre legislature la struttura non è operativa nonostante i ripetuti annunci inaugurali”. «Da anni si annuncia l’apertura del Mater – ha affermato l’esponente della minoranza – e l’ultimo appuntamento è fissato per il prossimo novembre ma niente è pronto nell’ospedale gallurese».

Il capogruppo del Pds, Gianfranco Congiu, ha ribadito le richieste politiche del partito dei sardi “per un sistema sanitario equo ed efficiente, ben distribuita nei territori in un’ottica di perfetta fusione tra privato e pubblico ma con la governante in mano al pubblico”.  Il consigliere della maggioranza ha dichiarato di attendere una proposta emendativa al capitolo 10 e ha ribadito l’esigenza che “gli standard di sicurezza imposti al pubblico siano estesi ai privati e che nella cessione dei posti letto anche il privato sia chiamato a rispondere sulla efficienza”.

Il consigliere Gigi Ruggeri (Pd) ha auspicato moderazione nei giudizi ed ha rielencato una serie di interventi  promossi all’interno del documento anche a proposito del Mater («abbiamo inserito un limite temporale perché le proposte del Mater assumano connotazione fattuale e abbiamo previsto la ridistribuzione dei posti letto accreditati».

Gigi Ruggeri ha inoltre ricordato l’inserimento, per la prima volta, delle strutture private nel sistema anche delle acuzie ed ha invocato “elasticità” senza che il tutto possa essere interpretato come “un aprire le porte indiscriminatamente al privato”. «L’ospedale della Gallura – ha concluso l’esponente della maggioranza – compensa una carenza storica del un territorio che ha una media inferiore alla media regionale, l’ultima è quella del Medio Campidano.

Il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis, ha replicato anche aspramente al consigliere Pizzutto («forse pensa alla sanità cubana quando parla di mezzo imbroglio riferendosi al Mater Olbia») ed ha rimarcato la riduzione dei budget deliberato dalla Giunta regionale: «Sono stati ridotti del 30% i tetti di spesa». Pietro Pittalis ha evidenziato come sulla delibera si attenda il pronunciamento del Tar ed ha insistito sulle ripercussioni che tale decisioni avrà nei servizi offerti ai pazienti. Il capogruppo della minoranza ha quindi sottolineato la scarsa incidenza del costo della sanità privata (15% del budget della Sanità) ed ha affermato che “se funzionasse la sanità pubblica non ci sarebbe la sanità privata”. Sul caso del Mater, l’esponente Fi ha così concluso: «Rinviare o ritardare le decisioni come propone la Giunta è una danno, non per la Gallura, ma per l’intera Sardegna». 

Intervenendo a nome della Giunta l’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha dichiarato di sentirsi al centro di un destino curioso, «perché da un lato mi si accusa di distruggere la sanità privata e dall’altro di favorirla, noi invece vogliamo consentire ai sardi di scegliere con il massimo garanzie e nello stesso Dm 70 sono molto chiari i chiari i  rapporti che possono intercorrere fra aziende sanitarie pubbliche ed operatori privati». Ribadisco quanto detto in commissione, ha aggiunto, «per sgombrare il campo da una certa dietrologia che sembrava finalizzato ad accelerare il Mater Olbia: la Giunta ha fatto un passaggio chiarissimo, indipendentemente dal nome, perché ne va della credibilità del sistema Sardegna di attrarre investitori stranieri, abbiamo dimostrato di essere credibili partendo dal Piano sanitario del 2008 dal San Raffaele in poi, concentrando la nostra attenzione su bisogni epidemiologici della Sardegna che determinano grandi flussi di mobilità passiva per patologie a bassa diffusione». L’emendamento, ha poi chiarito Luigi Arru, «ha esclusivamente contenuti tecnici e asettici e prevede comunque un passaggio in commissione, non c’è niente di discrezionale ma una continuità con gli obiettivi di integrazione del sistema pubblico che abbiamo perseguito fin dal 2014, anche sulla base di modelli sviluppati in altre Regioni, e non c’è nessuna volontà di depotenziare, anzi tutti gli atti della Giunta vanno nella direzione di una governance più efficiente e chiara nel cui ambito, peraltro, i criteri del piano nazionale esiti valgono anche per privati». Nessun trasferimento di soldi, ha proseguito Luigi Arru, «sulla sanità privata che nei fatti insiste in prevalenza sul Sud Sardegna, ma l’obiettivo di dare vita ad un centro di ricerca di eccellenza». Quanto ai ritardi, ha concluso l’assessore della Sanità, «non ascrivibili alla Giunta ed all’assessorato e, se gli investitori hanno operato cambiamenti non c’è dubbio sul fatto che il Gemelli sia un nuovo partner sia credibile e forte, per cui non dobbiamo aver paura, ma mostrare la capacità di rispettare le condizioni del 2014 che sono ancora valide; nessuno vuole tranelli o ha intenzione di distruggere la sanità pubblica, al contrario stiamo lavorando per far andare a cento all’ora tutte le strutture pubbliche».

Successivamente il Consiglio ha respinto un gruppo di emendamenti proposti dall’opposizione.

Sugli emendamenti sostitutivi totali n. 895 (Cherchi Augusto e più) e 896 (Fasolino), di contenuto identico si è sviluppato un articolato dibattito.

Il consigliere Emilio Usula (Misto-Rossomori) ha annunciato il voto contrario perché a suo avviso significa modificare il numero dei posti letto a favore del privato e a scapito del sistema pubblico.

Voto contrario anche da parte del consigliere Di Art. 1 – Mdp Luca Pizzuto che ha ricordato il voto favorevole espresso in precedenza dal suo gruppo, precisando però che ora il progetto è profondamente cambiato. Si tratta di una forzatura, ha dichiarato, «che registriamo con amarezza anche perchè intacca la fiducia che avevamo riposto sull’assessore, non ci resta che confidare nel presidente, posto che stiamo votando su un progetto che non conosciamo». Dopo tre anni e mezzo e dopo questa riforma, ha poi annunciato, «chiederemo una verifica a tutto campo perché a nostro giudizio ci sono responsabilità da verificare».

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis ha registrato un «forte pregiudizio in molti colleghi, l’emendamento sembrerebbe pro-privati ma il testo non dice affatto questo; propongo un emendamento orale con piccole precisazioni e, magari, possiamo fermarci qualche istante per ragionare».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha chiesto una breve sospensione dei lavori che il presidente ha accordato.

Ripresa la seduta, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto di poter aggiungere la firma di tutti i componenti del gruppo di Forza Italia all’emendamento n. 896 del collega Giuseppe Fasolino. Le due proposte consentono alla Giunta, sentita la commissione, di modificare il rapporto dei posti letto fra sanità pubblica e privata accreditata nella misura del 6%, con un corrispondente intervento di recupero proveniente dalle altre strutture (sia pubbliche che private) e dalla cosiddetta “mobilità passiva”.

Per dichiarazione di voto il consigliere del Pds Augusto Cherchi ha tenuto a precisare che nella proposta in esame «non si parla solo di sanità privata ma di pubblico-privato accreditato, non entro poi nel merito di proposte specifiche di privati ed osservo che si tratta di dettare alcune norme che nel testo originario non c’erano; nel merito sono convinto che i posti letto vadano ricercati anche nella sanità privata se ci sono, ma non negli ospedali territoriali o nelle Rsa perché siamo carenti, piuttosto ritengo necessario concentrarsi nel recupero della mobilità passiva».

Sulla proposta hanno inoltre annunciato il voto favorevole i consiglieri Raimondo Perra (Psi), Stefano Tunis (Forza Italia) e Giuseppe Meloni (Pd).

Il consigliere del Pd Lorenzo Cozzolino ha proposto un emendamento orale che prevede il passaggio obbligatorio in commissione delle proposte di riequilibrio dei posti letto.

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiarito che, a termini di regolamento, il termine “sentita la commissione” equivale alla previsione di un passaggio obbligatorio cui è collegata l’espressione di un parere.

Il consigliere del Pd Cesare Moriconi ha proposto di inserire la definizione “previo parere”.

Il presidente Gianfranco Ganau ha riconfermato l’interpretazione fornita in precedenza.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sostenuto la correttezza dell’interpretazione del presidente, osservando che «casomai ci sono perplessità di ordine politico all’interno della maggioranza».

Il relatore Luigi Ruggeri (Pd) ha ribattuto che «la vera preoccupazione emergerà quando non ci sarà questa Giunta». Nel merito, ha precisato che «la proposta comporta una variazione rispetto a quanto proposto nel 2015 dal Consiglio, ma in termini estremamente limitati; la percentuale è di appena il 6% ed è riferita alle specialità e non alle aree omogenee, mentre il recupero dei posti avverrà attingendo da mobilità passiva e inefficienze, per cui non si tratta assolutamente di un cavallo di Troia». Concluse le dichiarazioni di voto, il presidente ha messo in votazione l’emendamento che il Consiglio ha approvato con 49 voti favorevoli e 5 contrari.

Dopo quest’ultimo scrutinio, il Consiglio ha approvato anche il testo del decimo capitolo con  28 voti favorevoli e 20 contrari. 

Il presidente Gianfranco Ganau ha aperto la discussione sul capitolo 11, con i pareri della Giunta e della Commissione.

Respinto l’emendamento 14 e poi respinti 814, 24.

Approvato il testo del capitolo 11.

Sull’emendamento 727 l’on. Annamaria Busia (Cps) non ha aderito all’invito al ritiro. Il testo dell’emendamento prevede che “non potranno essere contemplate duplicazione di strutture nella stessa azienda o nei presidi di appartenenza dell’Ats”. L’Aula ha respinto l’emendamento.

Sul capitolo 12 “Le principali reti per una risposta efficace al bisogno” il presidente Gianfranco Ganau ha aperto la discussione, anche  con i relativi emendamenti.

L’on. Pietro Pittalis ha detto a nome di Forza Italia: “Non alziamo bandiera bianca ma ritiriamo gli emendamenti a una legge che sarà la vostra sconfitta”. Le stesse motivazioni da parte dell’Udc e di Fdi hanno portato al ritiro degli emendamenti soppressivi.

Sull’emendamento 293 l’on. Marco Tedde (FI) ha detto rivolto alla Giunta e alla maggioranza: “L’ospedale di Ozieri merita importanti riconoscimenti, nonostante l’abbiate tanto bistrattato”. Favorevole l’on. Emilio Usula (Misto), contrario l’on. Augusto Cherchi (PDS). L’emendamento 293 è stato respinto.

Sull’emendamento 884 l’on. Franco Sabatini ha suggerito un ulteriore emendamento orale di sostegno al punto nascita dell’ospedale di La Maddalena. Favorevoli anche i Riformatori Sardi, secondo cui “non basta perché l’ospedale versa in una situazione di disagio”.  Favorevole anche l’on. Annamaria Busia (Cps), secondo cui “occorre garantire ovunque e non solo a La Maddalena il servizio di emergenza e urgenza ostetrica”. L’on. Gigi Ruggeri ha chiarito la portata dell’emendamento, che è stato poi approvato all’unanimità.

Respinto l’emendamento 857 a firma Paolo Truzzu, che emendava l’832 (anche questo respinto).

Approvati gli emendamenti 864 (Cherchi), 726 (Cherchi) su pronto soccorso e chirurgia, 873 (Cherchi) sulla struttura di livello Hub, 890 (Cossa) sulle esenzioni per i pazienti con malattie rare.

Approvato il testo del capitolo 12, l’on. Emilio Usula ha chiesto all’Aula il sostegno all’emendamento 658 sulle reti integrate ma l’assessore Luigi Arru ha replicato dicendo che “una commissione tecnica sta lavorando ma ancora in questo momento non è ancora possibile procedere con la rete gastroenterologia”. L’emendamento è stato respinto mentre è stato approvato l’emendamento 833 che aggiunge Carbonia a Oristano nel disposto del paragrafo 1 del capitolo 12.

Respinti 728, 729, 836 e 731. Il presidente Gianfranco Ganau ha disposto una breve pausa.

L’Aula ha affrontato alla ripresa l’emendamento 894 (parere favorevole di Giunta e Commissione), che emenda l’emendamento 730 a firma Busia sui tumori al seno. La prima firmataria del 730 ha ricordato che “si tratta della prima causa di morte dai 35 ai 55 anni per le donne” e che “le possibilità di guarigione aumentano del 18 per cento se il tumore al seno viene curato in un centro specializzato. E’ impensabile che un dipartimento di chirurgia generale  si occupi di chirurgia alla mammella, è necessario scrivere che esiste un dipartimento specialistico per questo”.

Secondo l’on. Gigi Ruggeri (Pd) “l’emendamento 894 prevede le Brest unit di Cagliari, Sassari e Nuoro e dovranno seguire le linee di indirizzo della rete dei centri di senologia”. Sulla stessa posizione  anche l’on. Rossella Pinna (Pd) mentre gli on. Satta (Psdaz) Pizzuto (Articolo 1) hanno annunciato il voto favorevole all’emendamento Busia. Anche l’on. Francesco Agus (Cps) ha invitato la maggioranza a una riflessione sull’emendamento 894 e altrettanto ha fatto l’on. Alessandra Zedda (FI), che ha detto: “Non basta la ricostruzione della mammella per dire che abbiamo una chirurgia specializzata contro i tumori al seno, che non sono localizzati ma originano spesso la morte”.

L’on. Roberto Deriu (Pd) ha detto: “Non capisco come mai il tema non sia emerso con tanta forza anche in commissione. Non vorrei che questo voto fosse inteso come un voto a favore o contro le donne”.

L’assessore Luigi Arru ha preso la parola  per dire che “nelle Brest unit ci sarà personale dedicato e professionale”.

L’emendamento 894, con parere favorevole di Commissione e Giunta, è stato approvato e ha provocato la decadenza dell’emendamento Busia 730.

L’Aula ha quindi approvato l’emendamento 879 (Ruggeri)  che integra il 366 (Pizzuto e più) con il quale si stabilisce che “all’interno delle Brest Unit pubbliche, la Rete promuova l’istituzione di un dipartimento funzionale Tumori femminili basato su un approccio oncologico specifico per il genere femminile e relativo ai tumori della sfera ginecologica e senologica”.

Via libera anche all’emendamento 887 (Lai – Pizzuto) che riconosce la specificità della Radiologia pediatrica all’interno dell’hub pediatrica presso il Microcitemico di Cagliari.

Dopo aver bocciato l’emendamento 835 (Truzzu), il Consiglio ha approvato l’emendamento di sintesi 900 che riunisce il 671 e l’838. La proposta correttiva (Rubiu e più) prevede che la Rete regionale Donazione e trapianti venga costituita da tutti i componenti che partecipano al processo della donazione, del prelievo e del trapianto degli organi e dei tessuti coadiuvata dal Comitato consultivo misto (composto in maggioranza da rappresentanze di cittadini e associazioni di volontariato e in minoranza da rappresentanti dell’Azienda sanitaria, da medici  e dagli enti locali). Il Comitato avrà compiti di supporto all’Azienda Sanitaria, di proposta sui servizi e di verifica sul miglioramento degli stessi.

L’Aula ha inoltre espresso voto favorevole sull’emendamento 883 (Gallus e più) che individua un Centro di emergenza territoriale presso il presidio sanitario di Ghilarza. «Ringrazio Giunta e colleghi per aver accolto la mia proposta. Questa decisione consente di mantenere una assistenza sanitaria di livello nel territorio».

Bocciati invece gli emendamenti 837 e 733. Stessa sorte per l’emendamento n. 734 (Busia- Agus) con il quale si chiedeva si posticipare gli effetti del riordino della rete  ospedaliera all’attivazione dell’Areus. «Non si può approvare una riforma senza aver prima riorganizzato la rete territoriale e quella dell’emergenza urgenza – ha detto Annamaria Busia – in questo modo le aree periferiche saranno ancora più isolate. Non è pensabile eliminare i Pronto Soccorso in certe zone dell’isola, è l’unico punto dove le persone disagiate possono ricevere cure.  Pensare di riorganizzare il sistema senza che si possa garantire assistenza nelle zone periferiche senza le Case della salute e gli Ospedali di comunità avrà conseguenze gravissime».

Si è poi passati all’esame dell’emendamento 888 (Forma) sostitutivo totale dell’emendamento 364 presentato dal consigliere Giovanni Satta (Uds).  

«Il mio emendamento vuole porre rimedio a una grave situazione determinatasi dopo il crollo del Project financing di Nuoro – ha detto Satta – attualmente ci sono decine di persone senza lavoro. Chiedo che venga trovata una soluzione come si è fatto per l’Ipab di Ploaghe. Occorre garantire al personale che lavorava con contratto a tempo indeterminato al Cup amministrativo e ai servizi di ausiliariato l’assunzione diretta alla Asl. Gli addetti al portinariato e ai servizi di vigilanza potrebbero essere invece assorbiti dalla società che ha vinto l’appalto della Regione. Se non si vuole fare questo la Giunta dica quale è il suo progetto».

Il capogruppo di Art1-Mdp Daniele Cocco ha condiviso le preoccupazioni del collega Satta: «Il problema è molto serio – ha detto Cocco – ci  sono persone che lavorano da dieci anni e improvvisamente vedono interrompersi la loro prospettiva di vita. Non possiamo permettere che vivano nell’incertezza. Occorre fare di tutto per garantire loro un futuro. Chiedo che subito dopo l’approvazione della riforma si attivino misure idonee a risolvere il problema».

Annamaria Busia (Campo Progressista) ha attaccato la gestione del Project Financing di Nuoro. «Tutto parte da quel contratto truffaldino – ha detto Annamaria Busia – noi lo avevamo denunciato da tempo. Ora c’è una situazione difficile. Bene ha fatto Satta a fare questa provocazione. Si scopre che a Sassari ci sono vincitori di concorso che protestano perché al loro posto lavorano quelli che, con un gioco di prestigio, il Consiglio regionale ha trasformato in dipendenti di un’azienda pubblica. Se questo si è fatto per l’Ipab San Giovanni di Ploaghe lo si faccia anche a Nuoro».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha chiesto di aggiungere la sua firma all’emendamento 888. «Sull’emendamento Satta – ha detto Congiu – chiedo invece l’impegno dell’assessore per un piano di gestione del personale».

Più attenzione alla situazione dei lavoratori di Nuoro ha invocato Luigi Crisponi (Riformatori): «Siamo al paradosso – ha sottolineato l’esponente della minoranza – su questa riforma della rete ospedaliera abbiamo visto battaglie a difesa di primari e potentati. Poca attenzione invece per la situazione del personale che svolge i lavori più umili. Sono considerati lavoratori di serie B. Io penso invece che svolgano lavori umili ma irrinunciabili perché si occupano di servizi essenziali. Che tipo di riflessione vuole aprire la Giunta?».

L’assessore Luigi Arru ha garantito l’impegno dell’esecutivo: «Il direttore generale ha avviato un percorso per trovare una soluzione che non è facile. Non è vero che facciamo figli e figliastri. Garantisco il mio impegno come assessore e come cittadino di Nuoro». L’Aula ha quindi votato l’emendamento 888 che ha provocato la decadenza del 364. La proposta emendativa della consigliera Daniela Forma stabilisce che gli interventi previsti dal Project financing vengano comunque realizzati a prescindere dalle controversie legali e che le risorse risparmiate a seguito dell’annullamento del contratto vengano utilizzate per il potenziamento dell’offerta sanitaria della ASSL di Nuoro.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi annunciato la votazione degli emendamenti sull’assegnazione dei livelli agli ospedali di Nuoro e Lanusei che erano stati congelati durante il dibattito sul capitolo sesto.   

Il consigliere dei Rossomori Emilio Usula ha chiesto di rinviare la discussione a martedì prossimo: «Mi sembra poco credibile discuterli adesso – ha detto Emilio Usula – arriviamo alla fine di una lunga giornata, si tratta di argomenti che non possono essere liquidati in poche battute». Richiesta appoggiata dal capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu. Di parere diverso il capogruppo del Pd Pietro Cocco: «Gli accordi prevedono di terminare oggi l’esame dei capitoli e degli emendamenti lasciando a martedì prossimo le dichiarazioni finali sulla legge».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, pur condividendo la posizione di Cocco, ha invitato la maggioranza a riflettere sull’opportunità di un immediato rinvio della discussione a martedì prossimo: «E’vero quello che dice Cocco però stiamo parlando di due punti delicati. Abbiamo a disposizione tutto il pomeriggio di martedì, se si vuole continuare si continui. Ma per una questione di buon senso preferirei rimandare». Il presidente Ganau ha quindi messo ai voti la proposta di rinvio che è stata respinta dall’Aula.

Il Consiglio ha poi approvato due emendamenti, col parere favorevole della commissione e della Giunta: il n. 898 (Ruggeri-Perra) che introduce nuovi servizi nella struttura di Lanusei ed il n. 899 sostitutivo totale di sintesi (Ruggeri-Perra), che riscrive il dettaglio della nuova rete ospedaliera attribuendo le funzioni ai due hub principali di Cagliari e Sassari e ad ogni singola struttura.

Sull’emendamento n. 899 si sono espressi numerosi consiglieri regionali con dichiarazioni di voto.

Il consigliere del Misto-Rossomori Emilio Usula ha sostenuto che, a differenza di quanto previsto dall’emendamento, «il riconoscimento del secondo livello a Nuoro è supportato da buone ragioni e, peraltro, non è stato mai contrastato né dalla commissione né dall’assessore, ad eccezione di un parere legale che però non ho mai visto». C’erano gli spazi per una deroga, ha proseguito, «come è stato fatto in altre Regioni come l’Emilia-Romagna divisa in 3 aree vaste corrispondenti all’area nuorese, con ben 13 Dea di secondo livello con distanza massima di 43 km fra l’uno e l’altro mentre in Sardegna la distanza è di circa 200 chilometri».

Il consigliere del Pd Franco Sabatini si è dichiarato «non pienamente soddisfatto rispetto alla sua richiesta di Dea di primo livello per Lanusei; c’è stata una mediazione ma non poteva esserci riconoscimento senza servizi, per cui questo emendamento dà la sicurezza di servizi di livello adeguato anche per l’emergenza urgenza».

Per i Riformatori sardi, il consigliere Luigi Crisponi ha lamentato che «troppe volte si sono affrontati temi con evidenti demarcazioni fra nord e sud della Sardegna dimenticandosi dell’area più sofferente, l’area della Sardegna centrale; nell’emendamento c’è cerchiobottismo e resta il fatto che il mancato riconoscimento del secondo livello a Nuoro è una scelta grave per le popolazioni, gli operatori sanitari e soprattutto i malati, ancora una volta abbiamo assistito a cittadini, professionisti e malati di serie A e serie B».

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu ha affermato che con l’emendamento «si fa una operazione di verità che riconosce la particolare attrezzatura sanitaria del Nuorese non solo con classificazioni e parametri astratti ma attraverso la ricognizione attenta dei servizi sulla base delle esperienze». Queste strutture, ha continuato, «sono ora dentro una crisi ed il riconoscimento le aiuterà a superarla, in definitiva una misura intelligente che completa l’azione riformatrice della Regione e dà speranza per il futuro».

Secondo il capogruppo del Pasd’Az Angelo Carta «il collega Usula ha ragione a cercare di affermare un diritto dell’ospedale di Nuoro e non si capiscono le difficoltà per il riconoscimento di Dea secondo livello, che avrebbe aiutato il buon andamento della riforma dando risposte alle popolazioni e delineando, anche per la Sardegna, quella ripartizione in tre aree vaste che appare la soluzione migliore». Il problema della scarsità popolazione, ha detto ancora, «non regge perché in Italia si è adottata la stessa misura con una densità di abitanti corrispondente, quindi la richiesta per Nuoro è perfettamente sostenibile».

Il consigliere del Misto Giovanni Satta ha espresso molte perplessità sulla scelta adottata per Nuoro, che «come ha confermato il collega Usula citando numeri inoppugnabili trova fondamento nella realtà». Ancora più preoccupante, ha aggiunto, «la scelta di Olbia come presidio di primo livello, sia pure in attesa dell’entrata in funzione del Mater: secondo me meritava il secondo livello proprio in previsione della prossima apertura del Mater, per cui chiedo questa correzione con un emendamento orale».

Messa ai voti dal presidente Gianfranco Ganau, la proposta è stata respinta.

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha ricordato che il suo gruppo «in molte occasioni, provocatoriamente, aveva chiesto l’abrogazione acronimi per concentrarsi invece sulla realtà dei servizi territoriali evitando di dividersi sui nomi, dimenticando che in realtà Nuoro e Lanusei sono effettivamente potenziati: misurare sui servizi e più complicato ma sicuramente più giusto e rispondente ai bisogni delle comunità».

Il consigliere di Art. 1 – Mdp Luca Pizzuto ha definito il dibattito «imbarazzante al punto da rendere determinante ogni voto, per noi sarebbe interesse confermare il principio applicato sul Mater secondo il quale gli accordi non valgono;  ne terremo conto ma in questo caso rispetteremo gli accordi».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha parlato di un dibattito in cui «si è assistito a strani comportamenti, sicuramente non ci si è mossi in modo uniforme affrontando le problematiche delle diverse aree della Sardegna, ma resta il fatto che Nuoro è il terzo polo della Regione ed è inutile giocare con le parole».

Messo ai voti l’emendamento è stato approvato con 38 voti favorevoli ed uno contrario.

Subito dopo il presidente ha tolto la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno  martedì prossimo 24 ottobre, alle ore 16.00.

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I lavori del Consiglio regionale sono ripresi oggi con la prosecuzione del dibattito sulla riforma della rete ospedaliera. In discussione il capitolo 6 “Il modello di riferimento e gli obiettivi del riordino”.

Il presidente Gianfranco Ganau ha messo in votazione l’emendamento 681 (Agus e più) il cui esame era stato rinviato nella seduta precedente. Su richiesta di alcuni consiglieri i lavori dell’aula sono stati sospesi per alcuni minuti.

Alla ripresa dei lavori il consigliere Francesco Agus ha presentato un emendamento orale all’emendamento 281 che introduce alcune variazioni terminologiche: non più una richiesta di sopprimere la parte del quarto capoverso del capitolo 6.3 che introduceva la possibilità di procedere a un’unione del Policlinico Universitario di Monserrato con l’ospedale Brotzu, ma la subordinazione di questa eventualità a uno studio approfondito. 

Sulla proposta di Francesco Agus è intervenuto il vicepresidente della Commissione Sanità Edoardo Tocco (Forza Italia) che ha annunciato il voto favorevole all’emendamento orale: «I due poli sono decisamente diversi. E’ giusto che questo venga rimarcato, il Brotzu è l’ospedale delle urgenze, il Policlinico è invece destinato alla didattica. Sono due ospedali che marciano a velocità diverse».  

Anche Alessandra Zedda ha annunciato il suo voto a favore: «Sarebbe meglio cassare del tutto la previsione di una fusione tra i due ospedali – ha detto Alessandra Zedda – rimaniamo contrari a all’accorpamento delle due unità. Qualsiasi valutazione deve essere fatta alla luce dell’approvazione finale della rete ospedaliera».

Per Paolo Truzzu (FdI) «l’emendamento Agus è una soluzione accettabile vista la situazione che si è creata. Dobbiamo abituarci, quando si discutono questioni che riguardano il futuro dell’Isola, ad affrontarle in modo compiuto e con dibattiti fatti alla luce del sole».

Christian Solinas (Psd’Az) ha chiesto un chiarimento all’assessore sul costo industriale di un posto letto del Policlinico rispetto al Brotzu. «Ci sono differenze sostanziali o le situazioni sono sovrapponibili? – ha detto il consigliere dei Quattro Mori – se così non fosse ogni ipotesi di fusione sarebbe irrealizzabile».

L’assessore alla Sanità Luigi Arru, dopo aver dato parere favorevole alla proposta del consigliere Agus, ha ricordato che le norme e le indicazioni ministeriali vanno verso un superamento della netta distinzione tra didattica, ricerca e assistenza. «Ciò significa che le differenze rigide verranno meno – ha detto Arru – verranno favoriti i  passaggi di medici ospedalieri all’insegnamento». Sui costi Arru ha chiarito: «La spesa per un posto letto all’Aou deve essere uguale a quella del Brotzu. Il costo in termini assistenziali sarà lo stesso. Il personale docente deve svolgere sia compiti di ricerca che di assistenza. La costituzione di un posto letto “grezzo” è di circa 300mila euro».

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) ha annunciato il suo voto a favore chiedendo però che si chiariscano bene i termini dell’operazione: «Siamo stanchi dello smantellamento di strutture a favore di altre. Occorre dare un’interpretazione corretta e far capire che non si tratta di fusioni». Messo in votazione l’emendamento orale presentato dal consigliere Agus è passato all’unanimità.

Si è quindi passati all’esame dell’emendamento n. 613 (Usula e più) finalizzato al riconoscimento quale ospedale di II livello del San Francesco di Nuoro. Su richiesta del primo firmatario, il Consiglio ha deciso di rinviare alla fine della discussione l’esame dell’emendamento nonostante l’opposizione del relatore di maggioranza Luigi Ruggeri (Pd).

Il presidente Ganau ha poi messo in votazione l’emendamento n. 288 (Tedde e più). Anche in questo caso i firmatari hanno proposto un rinvio del voto alla fine della discussione. Il presidente ha fatto notare che l’emendamento prevede la modifica di una tabella e per tanto va votato. Il primo firmatario Marco Tedde ha insistito nella richiesta: «La tabella è collegata all’intero impianto del documento.  Se si vota si inficia tutto il provvedimento».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha quindi chiesto una breve sospensione della seduta. Proposta accolta dal presidente Ganau.

Alla ripresa dei lavori Gianfranco Ganau ha chiesto il parere della Commissione sull’emendamento 288. Il presidente Raimondo Perra ha ribadito il parere contrario. Il primo firmatario Marco Tedde, prendendo atto della decisione di non rinviare l’esame dell’emendamento n.288, ha annunciato il suo voto a favore.

Messo in votazione, l’emendamento è stato respinto.  

Approvato l’emendamento 360 (Daniele Cocco primo firmatario) con il parere favorevole della Commissione e della Giunta.

Respinti gli emendamenti 771, 289, 696, 775, 774, 290, 634, 778, 770, 776 e 286.

Approvato il 615 (Perra, Ruggeri) sul ruolo della Giunta e della commissione competente.

All’emendamento 624 (Usula) sono stati presentati gli emendamenti 868 (sostitutivo totale) e 878 (aggiuntivo) con parere favorevole di Giunta e commissione. Entrambi sono stati approvati.

L’emendamento 868 riguarda l’Aou di Monserrato e gli ospedali di Iglesias, Tempio, Ozieri e Nuoro. 

L’emendamento 878 riguarda invece il Cto di Iglesias.

Approvato anche il testo del capitolo 6, il presidente Ganau ha messo in votazione gli emendamenti aggiuntivi.

Approvato il 616 (Tocco) su counseling psicologico. Respinto il 699, il 698, 701, 782, 617, 785, 784, 643.

L’emendamento 619 (Tocco) è stato ulteriormente emendato in aula per accordo con la maggioranza.

Approvato anche l’emendamento 781 (Perra) sui presidi unici Dea di I livello.

L’on. Rubiu (Udc) ha illustrato l’emendamento 650 relativo alla possibilità di risparmio dei costi con un accorpamento del servizio delle guardie mediche. Favorevole anche il sardista Angelo Carta. L’on. Luigi Ruggeri (Pd) a nome della commissione ha invitato i presentatori al ritiro, per la difficoltà di attuazione della proposta. L’emendamento 650 è stato poi respinto, insieme al 651.

Sull’emendamento 625 (Tocco) si è acceso un dibattito concluso dall’assessore Luigi Arru: “La specialità è presente all’ospedale Brotzu, nel rispetto del DM 70”. Per l’on. Annamaria Busia “la mancata specificazione di quel che deve avvenire e quell’atto aziendale che viene annunciato e ritirato ci costringe a mantenere questo emendamento”. L’emendamento non è stato approvato e nemmeno il 703, 705.

Alla ripresa dei lavori, il Consiglio ha continuato l’esame degli emendamenti.

Approvati dall’Aula il n. 709 (Cossa) e 874 (Ruggeri) che riguardano gli interventi sul Binaghi di Cagliari nell’ambito di una programmazione regionale che sarà definita d’intesa con la Città Metropolitana.

Prendendo la parola sull’ordine dei lavori, la vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha richiamato l’attenzione del Consiglio su una dura presa di posizione del Partito dei Sardi relativa al negoziato fra Regione e Governo in materia di accantonamenti. Questa posizione, ha sostenuto, «di fatto apre la crisi della maggioranza perché si tratta del secondo partito della coalizione, per cui è necessario un chiarimento immediato del presidente Francesco Pigliaru al quale ricordo che disse, in un confronto con il collega Cappellacci, che si sarebbe dimesso in caso di risposta negativa del Governo».

Il presidente della Regione Francesco Pigliaru ha replicato precisando in apertura che la sua dichiarazione si riferiva ad un accordo Stato-Regione che, nella realtà, ha liberato risorse importantissime per la Sardegna, eliminando forti vincoli sulla spesa che ne avevano rallentato l’attività e lo sviluppo. Ciò non vuol dire, ha puntualizzato, «che lo Stato non abbia fatto cose che non erano previste contro le quali è giusto protestare e ribellarsi». Quanto al negoziato in corso, ha affermato, «siamo andati a Roma per chiedere più risorse per la Sardegna e combattere una palese sproporzione e, trattandosi di partite che si giocano a livello di governo regionale e nazionale, si è aperto un tavolo che proseguirà con una riunione già convocata per mercoledì prossimo». Confermo comunque, ha aggiunto, «che non ci sarà nessun accordo senza il passaggio ed il supporto del Consiglio, che non sarà tenuto all’oscuro e col quale anzi siamo pronti a confrontarci, sia con la maggioranza che con l’opposizione, su una battaglia così importante».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha osservato che «le dichiarazioni del presidente Pigliaru segnano una notevole discontinuità rispetto al passato quando un precedente accordo con il Governo fu sottoscritto senza alcun passaggio in Consiglio regionale». Per questo, ha concluso, «prendo atto che il presidente ha detto che è pronto a discutere e propongo di sospendere l’esame della rete ospedaliera per aprire un dibattito sul confronto con lo Stato; in definitiva sospendiamo e facciamo dibattito per assegnare al presidente un mandato pieno o per tornare a casa in assenza di risultati».

Il presidente Ganau ha assicurato che il dibattito sul tema degli accantonamenti si terrà, ma dopo l’approvazione della riforma della rete ospedaliera.

La consigliera del Pd Daniela Forma ha proposto un emendamento orale all’emendamento n. 874 per introdurre la questione del project financing di Nuoro dove, «a prescindere dall’esito delle controversie legali, occorre programmare l’utilizzo dei risparmi di risorse derivanti dall’annullamento del contratto per potenziare l’offerta sanità del’area nuorese e dare un segnale positivo rispetto alle preoccupazioni della comunità e degli operatori del settore».

Il presidente Gianfranco Ganau ha risposto che la proposta è inammissibile perché non collegata all’emendamento in esame che parla dell’area di Cagliari.

Il consigliere Emilio Usula (Misto-Rossomori) ha manifestato dispiacere per l’inammissibilità perché esiste concretamente il rischio di un de finanziamento per la sanità nuorese.

Anche il capogruppo di Art.1-Mdp Daniele Cocco ha condiviso “lo spirito” della proposta perché in effetti, ha detto, «c’è molta preoccupazione sul dopo project che ha già determinato la sospensione di molte attività importanti, per cui è necessario che l’assessore fornisca precise rassicurazioni, anche sulla sorte dei lavoratori.

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiarito che il problema sarà affronta top in sede di esame del capitolo 12.

Sull’emendamento n. 639 (gruppo Udc) il consigliere Alfonso Marras ha osservato che «non si capisce il criterio seguito nella classificazione delle strutture secondo il quale, in particolare, solo Nuoro è stata riconosciuta come struttura complessa a differenza di altre, come Oristano, che si sono viste declassate, una scelta che comporterebbe una oggettiva riduzione della qualità dei servizi».

Il consigliere del Pd Antonio Solinas ha sollecitato l’intervento dell’assessore Luigi Arru, dopo alcune garanzie solo informali, sul mantenimento del centro trasfusionale di Oristano.

L’assessore Luigi Arru, dopo aver ribadito che l’attribuzione del ruolo di struttura semplice o complessa è di competenza dell’atto aziendale e quindi del direttore generale, ha assicurato che chiederà le motivazioni delle scelte, fermo restando che sul centro trasfusionale è aperto da un anno un tavolo tecnico di confronto. «Porterò in Aula», ha concluso, «gli esisti del lavoro».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha riconosciuto la correttezza dell’assessore nel qualificare come “fatto gestionale” ma ha osservato che, di fatto, «nella redistribuzione alcune realtà sono state favorite ed altre no ed Oristano, nello specifico, ha ottenuto significativi riconoscimenti in termini di posti letto».

Il consigliere del Pds Augusto Cherchi ha definito quella sui posti letto «una polemica sterile ma, in relazione alla medicina trasfusionale che è una unità strategica, emerge una discrasia fra l’atto aziendale e i documenti ministeriali sulle reti ospedaliere». Affronteremo il problema in seguito, ha annunciato, «con l’esame di emendamenti specifici».

Messo ai voti, l’emendamento n. 639 è stato respinto.

Sull’emendamento n. 787 (Forma) che prevede l’istituzione dei comitati consultivi misti con l’obiettivo di migliorare la qualità dei servizi, la consigliera Daniela Forma (Pd) ha sollecitato la revisione del parere contrario della commissione, perché a suo avviso si tratta di organismi che rivestono una funzione importante nell’umanizzazione delle cure.

Il relatore Luigi Ruggeri (Pd) ha chiarito che il motivo del parere negativo era solo legato ad una scarsa chiarezza sulla formulazione per cui, in caso di revisione di alcune parti del testo (soprattutto sulla composizione dei comitati) c’è consenso sulla proposta. Dopo la rettifica del testo, l’emendamento è stato approvato.

Sull’emendamento n. 711 relativo alle procedure di reclutamento del personale il consigliere Francesco Agus (Misto-Campo progressista) ha invitato il Consiglio ad una riflessione più approfondita perché, ha sostenuto, «quello del reclutamento del personale è tema urgente ed il Consiglio si è già espresso per un censimento dei precari che ancora non si concluso, lasciando spazio ad interventi disorganici e settoriali». Ritengo necessario, ha concluso, «che siano messi a disposizione del Consiglio i dati sugli organici della sanità a pieno regime per verificare reale disponibilità e che si proceda quanto prima all’assunzione degli idonei che hanno superato concorsi pubblici».

L’assessore Luigi Arru ha rassicurato il consigliere comunicando che è stato completato il lavoro di ricognizione delle risorse umane del sistema sanitario regionale mentre, con gli atti aziendali, si procederà alle stabilizzazioni dei precari.

Il consigliere Francesco Agus ha quindi ritirato l’emendamento.

Il consigliere Emilio Usula (Misto Rossomori), prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha chiesto spiegazioni su quanto è previsto dal documento sugli stabilimenti sanitari delle aree disagiate.

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiarito che il contenuto del documento in relazione alle aree disagiate è stato definito puntualmente in precedenza.

Successivamente ha tolto la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno martedì prossimo 17 ottobre, alle ore 16.00.

 

 

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Resta accesa, in Consiglio regionale, la discussione sulla proposta di ridefinizione della rete ospedaliera. Ieri sera i lavori sono iniziati con l’intervento del consigliere di Fi, Edoardo Tocco, che ha ribadito le critiche al provvedimento e ha insistito sulla mancata nomina del direttore dell’Areus ed ha concluso con l’invito all’assessore perché si proceda con maggiore celerità nella cosiddetta emergenza\urgenza. Il consigliere di Fd’I, Paolo Truzzu, ha posto una questione di metodo riferendosi al fatto che si discute del riordino della rete ospedaliera senza conoscere con precisione i conti della sanità. «Nel merito – ha proseguito l’esponente della minoranza – affermo che manca un approccio politico al tema e  gli accordi che si annunciano sulla classificazione degli ospedali rispondono a logiche che non sono quelli dell’interesse dei cittadini e dei pazienti sardi». Paolo Truzzu ha quindi concluso riproponendo dubbi sulla riduzione dei costi ed ha accusato la Giunta di “far morire alcuni ospedali per consunzione”, negando personale, servizi e strutture.  

Alessandra Zedda (Fi) ha criticato la stesura del documento e la scarsa comprensione di grafici e modelli di sintesi. La consigliera della minoranza ha insistito sulla mancata operatività delle case della salute e  degli ospedali di comunità («è un vostro insuccesso ormai conclamato») e sulla scarsa informazione nella reale offerta ospedaliere in termini di posti letto. «I sardi – ha incalzato Alessandra Zedda – non conoscono quale assistenza ospedaliera avranno e condividono con noi le preoccupazioni per il blocco del turn over, per la difficoltà nel reperire i farmaci e per le liste di attesa».

Franco Sabatini (Pd) ha difeso con vigore l’emendamento per il Dea di primo livello in Ogliastra («non chiedo ciò che non è lecito per il mio territorio ma ciò che gli deve essere riconosciuto») ed ha ricordato i decennali ritardi della Regione nei confronti del territorio ogliastrino soprattutto per ciò che attiene le infrastrutture e i servizi. «Ogni servizio – ha proseguito il presidente della commissione Bilancio – ci è costato una battaglia ed è anche per questo che mi indigno quando qualcuno afferma che l’Ogliastra ha ottenuto troppo. Non lo accetto, l’Ogliastra oggi chiede soltanto il diritto alla salute che per anni gli è stato negato».

«Questa legge è talmente astratta che ha perduto ogni profilo di concretezza». Così Stefano Tunis (Fi) ha aperto il suo intervento critico sul mancato decollo del sistema di emergenza\urgenza e per il “modo superficiale” con cui si è proceduto nell’affidamento del servizio di elisoccorso. Il consigliere della minoranza ha quindi avanzato la proposta perché siano stralciate dal documento tutte quelle parti che attengono la sanità privata “così da valutarne con attenzione ruolo, funzioni e compiti”. Il consigliere dell’Udc, Alfonso Marras ha parlato di “un errore di fondo nella proposta di revisione della rete ospedaliera” riferendosi all’assenza di considerazione per i reali bisogni dei pazienti sardi. «È una riforma calata dall’alto – ha proseguito l’esponente della minoranza – che contiene modelli organizzativi che non possono essere applicati nella nostra Regione». Marras ha ricordato le proteste in piazza di tante comunità dell’Isola a difesa dei servizi e delle strutture ed ha accusato l’esecutivo di non aver predisposto un quadro costi\benefici sugli effetti del piano di rivisitazione della rete ospedaliera sarda.

Marco Tedde (FI) ha ricordato “ i buoni propositi non mantenuti dal presidente Pigliaru in materia di sanità ad incominciare da quello fallito di slegare la sanità dalla politica” per ribadire critiche al documento ed alla generale politica adottata dal centrosinistra («la politica è intervenuta così pesantemente nella sanità che la giunta è stata costretta a una serie di proroghe per i diversi direttori delle Asl»). L’esponente della minoranza ha accusato al Giunta di procedere con l’approvazione degli atti aziendali delle diverse Asl sulla base dei criteri contenuti nella proposta di revisione della rete ospedaliera che “non essendo stata ancora approvata dal Consiglio non è dunque in vigore”. Tedde ha concluso riproponendo una serie di dubbi sulla possibilità di ridurre i costi della Sanità sarda attraverso le azioni poste in essere dalla maggioranza: «La sanità col centrosinistra è sotto lo schiaffo di certa politica e di certi poteri».

Salvatore Demontis (Pd): «Sarebbe più semplice lasciare le cose come stanno ma il centrosinistra ritiene doveroso approvare questa riforma perché gli ospedali in Sardegna per certe specialità sono al di sotto delle soglie degli standard di sicurezza». «Gli standard scientifici internazionali non sono rispettati – ha proseguito – e se questo principio è vero allora va applicato, perché il diritto alla salute non vuol dire essere curati nell’ospedale sotto cassa ma essere curati bene».

Peppino Pinna (Udc) ha parlato di documento “predisposto senza tenere in considerazione le esigenze di territori e cittadini” ed ha ricordato le proteste delle diversità comunità dell’Isola. Il consigliere della minoranza ha quindi accusato la Giunta di aver tagliato servizi e strutture senza ceh si siano attivate l’Areus e l’elisoccorso. «Servizi – ha affermato Pinna – che avrebbero dovuto precedere la riorganizzazione dei presidi territoriali e l’individuazione dei presidi ospedalieri per la specializzazione nelle diverse patologie».

Ha preso poi la parola l’on. Luigi Ruggeri (Pd), che ha detto: «Capirei alcune perplessità se stessimo abbandonando un modello funzionante nei territori, capace di dare risposte puntuali al bisogno di Sanità. Invece, abbiamo davanti modelli non efficaci che sono stati funzionali ad altro. Non è che noi spendiamo molto: noi spendiamo male e non ci importa come spendiamo, basta che ci sia prossimità della spesa. Questo riflette l’immaturità generale dell’azione pubblica, che non si preoccupa dell’efficacia delle proprie azioni. Prossimità e complessità sono cose diverse: nulla togliamo sulla prossimità, perché risponde all’urgenza. Invece, faremo in modo che chi tratta le patologie lo faccia con altri strumenti e altra organizzazione a disposizione».

Per l’opposizione è intervenuto l’on. Attilio Dedoni (Riformatori), secondo cui «se anche è vero che il vecchio sistema non funzionava male è anche vero che la Sardegna non è l’ultima regione italiana in fatto di Sanità. E l’innovazione che si rende necessaria non è quella che state prospettando voi: manca la riorganizzazione del territorio, manca l’Areus e manca l’elisoccorso. Soltanto a quel punto si può procedere a rifare la rete ospedaliera. Non come state facendo voi. Ma la vergogna che vi seguirà negli anni è che non risolverete i problemi della Sanità togliendo all’Ogliastra o a La Maddalena».

L’on. Piefranco Zanchetta (Upc) ha detto: «E’ tanto il disagio di vari componenti della maggioranza. Figuratevi il mio, che arrivo da La Maddalena, una zona davvero disagiata al punto che è insulare nell’isola. E tutti scappano quando c’è da riconoscere la condizione in cui versa La Maddalena. Non ci si può dimenticare di chi deve attendere un’ora e mezzo il traghetto , perché altro mezzo non c’è se non il traghetto. Su questo ci saranno anche i miei emendamenti, più avanti, a rafforzare i buoni principi e a evidenziare le disparità di trattamento».

Per l’on. Daniele Cocco (Mdp) «c’è ancora molto da dire e da fare su questo paragrafo. In questi giorni sono convinto che otterremo un buon risultato nel confronto con l’assessore Arru». L’oratore ha chiesto alla Giunta notizie circa l’ipotesi che siano cedute all’Inps tutte le competenze in materia di accertamento dell’invalidità.

 A seguire a preso la parola l’on. Annamaria Busia (Cps): «La commissione Sanità aveva le mani legate e doveva muoversi tra i paletti imposti dalla Giunta. Se si elencano cifre e dati ma poi si procede a rattoppare vestiti malconci com’è accaduto ieri nel capitolo 5 con l’emendamento per Alghero e Ozieri è chiaro allora che non va bene. Gli incipit che date nei capitoli sono sempre ottimi e non si può non condividerli. Ma poi la risposta a questi bisogni non è mai puntuale né adeguata».

Per il Pds ha preso la parola il consigliere Augusto Cherchi, che ha detto in esordio: «Non entro nello specifico del capitolo 6 ma faccio una riflessione sulla necessità di ristrutturare la rete ospedaliera, ristrutturazione che se non fa il Consiglio regionale la farà qualcun altro.  L’importante, dal nostro punto di vista politico,è che gli atti aziendali non devono essere operativi prima che la riforma della rete ospedaliera non sia approvata. E se gli atti aziendali sono già stati approvati, dovranno essere modificati sulla base della riforma che uscirà da quest’Aula. Su questo abbiamo chiesto e ottenuto garanzie dal presidente della Regione».

Forza Italia ha preso la parola con il suo capogruppo, Pietro Pittalis, che ha detto: «Voi ritenete di fare qualcosa di straordinario e invece state facendo qualcosa di disastroso. E’ bene che si sappia anche che nel silenzio si sta consumando un fatto inaudito, a Roma: la fine della nostra autonomia, come segnano le agenzie di stampa. Ci sarebbe giusto un’apertura e non fatti concreti, ancora una volta: un confronto disastroso con il governo nazionale. Io capisco il vostro imbarazzo, cari colleghi della maggioranza, a cominciare dal collega Sabatini che ha tutta la mia solidarietà. Ma su Lanusei, su Alghero e Nuoro non con il voto segreto ma alla luce del sole è bene che tutti si assumano la responsabilità mettendoci la faccia».

L’assessore Luigi Arru ha risposto in esordio alla domanda dell’on. Daniele Cocco, smentendo le notizie su un trasferimento di competenze all’Inps sulle commissioni di invalidità civile. Sul resto del capitolo 6 ha detto: «Non c’è nessuna idea di punire un territorio piuttosto che un altro. La Sanità è una metafora della nostra idea di Sardegna forte, dove avremo la scuola di specializzazione in Riabilitazione. E ogni tanto fa piacere dare una buona notizia». Rivolto all’on. Franco Sabatini (Pd) ha detto: «Io ho cercato di essere fedele a un’idea di Sardegna, trovando un equilibrio tra la territorialità, la cosiddetta salute a km zero, ma anche la necessità di specializzazione, che non può essere ovunque».

L’Aula ha poi respinto l’emendamento soppressivo 9 e poi il 424 sul quale l’on. Usula ha detto: «Il capitolo 6 è la prova del contrasto tra le buone intenzioni in premessa e la pessima esecuzione».

Respinti anche gli emendamenti 425, 426, 427, 428, 683, 429, 430. 431, 433, 38, 40, 41, 42, 43, 44, 45, 48, 49, 50, 51, 53, 54, 55, 437, 283, 439, 440, 441, 442, 444, 470, 443, 445, 763, 614, 446, 447, 458, 448, 449, 450, 459, 451, 452, 760, 453, 454, 455, 456, 457, 460, 461, 463, 464, 465, 462, 466, 467, 468, 469.

Sull’emendamento 365 (Sabatini) la Giunta e la commissione hanno formulato un invito al ritiro. Il presentatore ha precisato: «Niente si chiede in più rispetto a quanto  oggi è già attuato in Ogliastra. Usiamo con giudizio nei territori questo DM 70. Chiedo pertanto che l’emendamento sia spostato a prima del voto finale sulla legge, perché si abbia il tempo di accoglierlo a costo zero per la Regione visto che non si chiede l’istituzione di nuovi servizi».

Il Consiglio regionale ha accolto la richiesta, anche sulla spinta dell’opposizione guidata dal capogruppo di Forza Italia.    

Respinti poi gli emendamenti 56, 471, 472, 473, 474, 475, 761.

L’on. Francesco Agus (Cps) non ha ritirato, nonostante l’invito, l’emendamento 681 contrario all’ipotesi di unione tra l’ospedale Brotzu e il Policlinico universitario. «Non solo la mia lettura non è smentita ma è proprio confermata, dato che è in ballo l’ipotesi di valutare la fattibilità di questa fusione. Contesto, peraltro, che senza nemmeno un bilancio degli accorpamenti fatti in questi anni si pensi di farne oggi di nuovi. Non è un’urgenza questa unione di cui parlate. E non è pensabile trasferire il Brotzu dentro l’azienda mista universitaria».

Sul punto ha replicato l’on. Luigi Ruggeri (Pd), che ha detto: «Siamo davanti a una ipotesi eventuale, se si legge bene. Attenzione però che senza numeri sufficienti verranno chiuse alcune scuole di specializzazione, rischio che si può scongiurare soltanto con un accordo tra il Brotzu e l’azienda ospedaliera mista».

Per l’on. Annamaria Busia (Cps) «l’emendamento consente di evitare un errore, perché l’eventualità non può far parte della formazione. Pertanto chiedo il voto elettronico».

Anche l’on. Paolo Truzzu (Fdi) ha annunciato il voto a favore dell’emendamento: «Ci stiamo abituando a fare cose strane, pensiamo che basti scrivere un pensiero dentro una legge perché poi si realizzi. Non è così: non si possono lasciare le mani libere per il futuro. Voglio un ragionamento alla luce del sole e all’esterno di questa Aula».

Anche il Psd’Az ha annunciato con il suo leader Christian Solinas il voto favorevole all’emendamento Agus. «Il progetto vostro è diverso: avete in mente di mandare il Brotzu dentro il Policlinico. Diciamo le cose con il loro nome».

Anche l’on. Alessandra Zedda (FI) è intervenuta e ha detto: «Gli atti aziendali che in questi gironi vengono sbandierati sulla stampa sono illegittimi e irrispettosi. E’ noto che vogliate potenziare il Policlinico universitario ma non è accettabile farlo sulle spalle del Brotzu, in ragione di cattedre o di strutture complesse».

Sull’ordine dei lavori l’on. Stefano Tunis (FI) ha detto: «Chiedo lo stralcio di questo punto, per discuterne dopo l’approvazione di questa legge».

L’on. Roberto Deriu (Pd) ha suggerito al collega Francesco Agus di rinviare il suo emendamento alla fine della discussione, al pari dell’emendamento Sabatini sui servizi ospedalieri in Ogliastra.

Per Forza Italia l’on. Edoardo Tocco ha ribadito il sostegno all’emendamento Francesco Agus: «Bisogna tenere ben distinte le due strutture, se non vogliamo correre il rischio che chi non è professore a Monserrato trovi invece la cattedra in via Peretti».Il presidente Gianfranco Ganau, su richiesta dell’on. Luigi Ruggeri ha sospeso i lavori per alcuni minuti.

Alla ripresa, il consigliere Ruggeri ha proposto di posticipare alla prossima seduta l’esame dell’emendamento; la proposta è stata accolta dal Consiglio.

Successivamente l’Aula ha respinto una serie di emendamenti.

Approvato, invece, l’emendamento n. 863 (Cherchi) che prevede una rettifica terminologica. Voto favorevole anche per l’emendamento n. 689 (Cherchi) che assicura nelle strutture ospedaliere delle zone disagiate interventi di bassa e media complessità in raccordo con le unità di pronto soccorso ed il n.862 (Cherchi) che allarga il campo degli interventi alla bassa ed intermedia complessità.

Sull’emendamento n. 882 a firma Pierfranco Zanchetta, il consigliere ha richiamato l’attenzione dell’Assemblea sulla normativa della Regione Sicilia che assegna alle partorienti nelle proprie isole minori un ristoro di 3000 euro per garantire parità di condizioni.

Sul punto l’assessore Arru ha assicurato una riflessione precisando che, trattandosi di prestazioni extra Lea occorre verificare coperture e funzione dell’intervento.

Il capogruppo di Cps Pierfanco Zanchetta, non soddisfatto della risposta, ha sollecitato misure adeguate nella prossima finanziaria, annunciando il ritiro della proposta. Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha criticato «questo modo schizofrenico di procedere che svilisce l’importanza dei problemi trattati» mentre il presidente Gianfranco Ganau ha chiarito che l’emendamento è inammissibile essendo privo di copertura.

Il Consiglio ha poi approvato l’emendamento n.858 del capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco che aggiunge ai servizi delle strutture di Alghero-Ozieri quello della radiologia interventistica extra vascolare.

Sempre riguardo alle strutture ospedaliere di Alghero Ozieri, delle quali è previsto il riconoscimento di presidio di primo livello è stato respinto un emendamento del consigliere Giorgio Oppi che prevedeva l’entrata in vigore della nuova denominazione dal 1° gennaio 2018. L’assessore Arru ha chiarito che, per poter essere definita di primo livello, la struttura necessita dell’unità di rianimazione, passaggio che richiede tempi tecnici non comprimibili.

Successivamente il Consiglio ha approvato gli emendamenti n. 766 (Perra e più) che descrive in dettaglio i servizi del presidio di Alghero-Ozieri e n. 690 (Cherchi e più) che riformula la classificazione degli “stabilimenti” (le strutture ospedaliere) con le relative funzioni.

Al termine dello scrutinio il presidente ha tolto la seduta. I lavori del Consiglio riprendono questa mattina alle 10.00.

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La commissione Autonomia ha approvato a larghissima maggioranza questa mattina la doppia preferenza di genere. Ora spetta al Consiglio regionale il voto finale sull’approvazione della modifica della legge elettorale, con l’introduzione del principio secondo cui ogni elettore sardo ha diritto di esprimere due preferenze per due candidati consiglieri regionali che appartengano alla stessa lista.

Il testo approvato prevede due articoli: uno recepisce la proposta della consigliera Annamaria Busia mentre il secondo tiene conto di quella del consigliere Gianfranco Congiu. Contrari soltanto i consiglieri Gennaro Fuoco e Marcello Orrù (Psd’Az).

Soddisfatti, invece, i componenti del “parlamentino” che si sono battuti in questi mesi per il doppio voto, a cominciare dal presidente Francesco Agus: «Questa decisione segna un momento democratico fondamentale per la Sardegna, un momento davvero atteso. Sono convinto che la coesione e la determinazione mostrata da tutti componenti della commissione durante i lavori siano il migliore viatico per l’approvazione anche in Aula della doppia preferenza di genere. Più donne sarde in politica e nelle istituzioni non possono che fare bene ai sardi e alla Sardegna».

Per Annamaria Busia (Cd) «è davvero un grande risultato per le donne della Sardegna, un risultato che qualifica un’intera legislatura. Ho apprezzato gli ottimi interventi dei colleghi di maggioranza e anche di Forza Italia, che hanno recepito il testo della mia proposta di modifica della legge statutaria».

«Con il recepimento all’articolo 2 della nostra proposta di legge la parità di genere diventa effettiva anche nei micro collegi come l’Ogliastra, in cui il ristretto numero di candidature consentiva un’elusione del principio di parità», ha detto Gianfranco Congiu, esponente del Partito dei Sardi.

Per Daniela Forma (Pd) «l’approvazione in Commissione del Testo sulla doppia preferenza di genere è un momento importante che qualifica la nostra legislatura sulla strada del superamento degli ostacoli che impediscono la piena cittadinanza delle donne sarde nella massima istituzione regionale. Ora lavoriamo tutti insieme perché questo risultato venga certificato in Aula».

L’esponente del Pd Roberto Deriu ha commentato così il voto in commissione: «Le leggi sono il risultato di una riflessione non solo di coloro che le approvano ma dell’intera società. Oggi la società ce lo chiede. Non sarà il definitivo, ma è ciò che oggi è richiesto dai tempi».

A favore del testo approvato in commissione Autonomia sono intervenuti anche i consiglieri Giuseppe Meloni e Salvatore Demontis, entrambi del Pd. L’on. Meloni ha aggiunto: «Il voto sulla doppia preferenza di genere è un accorgimento sacrosanto, nell’attuale quadro normativo elettorale, per favorire l’accesso di entrambi i generi al Consiglio regionale. Tuttavia, ritengo che nel complesso l’attuale legge elettorale sia da correggere e migliorare in altre sue parti. Ma quello di oggi è già un importante passo avanti».

Invece, per il collega Demontis «ho sempre dichiarato che qualora si confermasse il sistema elettorale basato sulle preferenze sarei stato favorevole alla doppia preferenza di genere. Pur preferendo un sistema basto sui collegi uninominali, dove la parità di genere si garantisce con l’alternanza delle candidature, sono convinto che l’unico sistema possibile  per garantire effettivamente le pari opportunità sia la doppia preferenza. Abbiamo raggiunto un primo risultato molto importante».

Per Forza Italia l’on. Stefano Tunis ha presentato  un emendamento per garantire il cinquanta per cento di candidature in ogni lista a ciascun sesso. Il contenuto dell’emendamento Tunis è stato rimesso alla valutazione dell’Aula in occasione della discussione generale sulla proposta di legge. Il consigliere FI ha detto: «Ma la doppia preferenza di genere è un atto dovuto. Le donne studiano di più e sono maggiormente capaci di vincere un concorso pubblico. Sono classe dirigente trainante per il Paese. Le istituzioni devono comprenderle in misura necessariamente maggiore».

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Il Consiglio regionale ha approvato il passaggio agli articoli della proposta di ridefinizione dalla rete ospedaliera della Regione.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha proseguito la discussione generale sul Documento n. 16/XV/A-Proposta di ridefinizione della rete ospedaliera della Regione autonoma della Sardegna.

Il presidente ha dato la parola al primo degli iscritti a parlare, il consigliere Michele Cossa, dei Riformatori sardi. Michele Cossa ha ribadito la necessità di una riforma più volte espressa dal suo gruppo ed ha aggiunto che, anzi, «andava fatta prima, con più risorse e meno problemi, ma la proposta della Giunta è profondamente sbagliata perché andavano studiate innanzitutto le cause profonde del disavanzo riconducibili in buona parte all’handicap dell’insularità». Inoltre, ha proseguito, «è una riforma sbagliata nei tempi perché la Giunta ha cincischiato per tre anni ed oggi pretende di cambiare marcia nell’ultimo anno di legislatura, ha tralasciato la rete dei servizi territoriali che viene prima della rete ospedaliera, sbagliata nel merito e nella sostanza, non per la centralizzazione di servizi amministrativi ma perchè si è premiato chi demerita e non chi lavora bene, sbagliata anche perché non taglia dove si serve, protegge poteri sanitari amici, ignora eccellenze, compiace il politico locale sui territori, conserva reparti finti e chiude reparti veri, mette gli uni contro gli altri, fa scempio infine di buone pratiche peggiorando la qualità sanità sarda».

Il consigliere Franco Sabatini (Pd) all’inizio ha riposto all’intervento del collega Stefano Tunis «che ha cercato di leggermi nel pensiero sbagliando tutto» ed ha ribadito con forza «che il disavanzo nella sanità c’era e c’è, era di 390 milioni nel 2012 ed è sceso a 320 nel 2016; questo significa che la riforma deve essere fatta presto e bene ed anzi è responsabilità del centro destra non averla fatta, ma questo non è l’unico motivo per un profondo cambiamento, il vero motivo è quello di avere gli stessi diritti di ogni cittadino italiano perché ora siamo agli ultimi posti per livelli di assistenza». Ogni riforma, a giudizio di Sabatini, «porta con se lamentele e mette in competizione i territori, però noi abbiamo un sistema che spreca troppe risorse e non garantisce una assistenza omogenea in tutto il territorio e questa è una preoccupazione che da tempo attraversa maggioranza e opposizione». Varare una nuova rete ospedaliera, ha aggiunto il presidente della commissione Bilancio, «è un atto fondamentale di programmazione dopo una stagione in cui otto Asl hanno operato come otto imperi senza alcun contatto fra di loro e noi stessi più volte abbiamo tutti parlato di doppioni che si sovrapponevano, di ricoveri impropri, di spese non necessarie, di sotto utilizzo di reparti e posti letto senza tuttavia cambiare questo stato di cose, col risultato che in Sardegna ci sono ancora oggi cittadini di serie A e cittadini di serie B, uno stato di cose che dobbiamo assolutamente cambiare».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha iniziato il suo intervento definendo il progetto di riforma «un documento di programmazione insufficiente, contraddittorio, velleitario e confuso che non produce un grande risultato perché ogni componente della maggioranza ha tutelato il suo territorio, attirando critiche da più parti (comprese quelle legate al centro sinistra) fino all’ex assessore Dirindin, insomma tutti scontenti dai medici agli infermieri alle autonomie locali, tutti soggetti che meritavano una ben diversa considerazione». Per quanto riguarda il ruolo dell’opposizione, Oppi ha ricordato che «ha cercato di migliorare il progetto, e sarebbero servite tabelle di comparazione per sapere com’era e come sarà il sistema ma nessuno ce le ha fornite, configurando un contesto che non permette di capire dove si interviene e che lascia in vita strutture con pochissimi posti che non sono sostenibili e non garantiranno assistenza adeguata ai pazienti». Inquadrando la riforma sotto il profilo giuridico e normativo il consigliere Giorgio Oppi ha citato «il dl 179 del 2009, in vigore come sancito recentemente dalla Cassazione, che mantiene a sua volta in vigore un impianto normativo sull’organizzazione interna degli ospedali su cui Sardegna non ha deliberato e che ora espone la riforma a possibili ricorsi». Ma l’aspetto più negativo della riforma, ha continuato, «è che il direttore generale dell’Ats è stato lasciato solo dalla politica che ha messo le persone peggiori nei posti migliori, approvando una riforma zoppa non supportata da una analisi dei dati e della situazione reale, con le unità di pronto soccorso al collasso con sette ore media di attesa, primari costretti a bloccare gli interventi per mancanza di farmaci, l’Areus bloccata da mesi  per dissidi interni alla maggioranza, la gara elisoccorso mandata avanti con superficialità senza tener conto dei pareri tecnici, il Mater Olbia ancora in alto mare». In definitiva, ha concluso, «la sanità crea e la sanità distrugge, e non credo che la riforma sarà riformata come chiedono i Sindaci».

Il consigliere del Pd Luigi Ruggeri ha respinto in apertura «la valutazione totalmente negativa della riforma della rete ospedaliera, nei confronti della quale si fa un certo processo alle intenzioni, utilizzando elementi di incertezza e paura che spesso accompagnano i momenti di crisi». Inoltre, ha insistito, «è sbagliato contrapporre territori e attribuire alla riforma il solo obiettivo di risparmiare, il problema non è che si spende troppo, è che si spende male perché non puntiamo abbastanza sulla appropriatezza dei ricoveri e delle prestazioni e non utilizziamo in modo efficiente il personale, che peraltro supera del quattro per cento gli standard nazionali». Quanto all’estensione geografica, secondo Ruggeri «non conta in assoluto se non in considerazione ai percorsi di emergenza, perché ogni ospedale deve avere la sua missione in relazione alle capacità, indirizzando i pazienti verso le strutture migliori proprio per garantire la migliore salute delle persone». La riforma, ha detto ancora Ruggeri, «in inserisce nella cornice della normativa nazionale che è il frutto di importanti acquisizioni scientifiche, ma se ne discosta in modo molto significativo con deroghe importanti come quelle per i punti nascita e, a livello complessivo, mettendo a punto un sistema che dà risposte di qualità e, soprattutto, non confonde gli interessi della popolazione con quelli di alcuni primari, segno che la classe politica ha mostrato la consapevolezza di andare oltre e guardare avanti».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha dichiarato di non avere «la verità in tasca» ma comunque in questa riforma ci sono a suo avviso «errori macroscopici attribuibili al fatto che, ancora una volta, la direzione politica della Regione si è sostanzialmente adeguata alla normativa nazionale e sarebbe interessante capire se anche le tante diversità italiane sono adattabili a quello schema». Noi, ha ricordato Attilio Dedoni, «paghiamo sanità e trasporti ma spendiamo male e prediamo a modello realtà come Lombardia ed Emilia Romagna profondamente diverse dalla nostra Sardegna, anche per queste ragioni la riforma peggiorerà la sanità sarda proprio perché non è stata pensata per la nostra specificità regionale e non presta sufficiente attenzione alla territorialità, indispensabile per conoscere il vero fabbisogno di salute dei cittadini sardi». Ci stiamo incamminando, ha concluso, «verso la solita riforma che alla fine imbottiremo di tutto con l’ennesimo emendamento di sintesi, che non inciderà sui nodi strutturali della sanità regionale».

Il capogruppo di Cps Piefranco Zanchetta ha rivendicato la sua autonomia intellettuale, ricordando di non esser mai stato tenero nei giudizi «senza fare sconti nemmeno all’assessore Arru, perché vengo dalle cosiddette aree disagiate come la Gallura che meriterebbero maggiore attenzione». Sul piano generale, Zanchetta ha sostenuto che «è vero che la colpa della sanità in un certo senso è di tutti ma non è corretto riversare tutte le colpe a questa maggioranza, perché la riforma va valutata nel merito evitando interpretazioni strumentali e cadute di stile come la definizione di rifogna sanitaria, a testimonianza di un atteggiamento che ha determinato in buona parte l’errata percezione della riforma da parte della popolazione». La sanità, al contrario, per Zanchetta «va maneggiata con cura soprattutto in Sardegna dove c’è bisogno di razionalizzare la spesa migliorando la qualità e questo è welfare riformista che punta al potenziamento dei piccoli ospedali, a cominciare da quelli della Gallura dove non si possono tagliare troppi servizi perché altrimenti faremmo scoppiare Olbia e non ce lo possiamo permettere per le decine di migliaia di pazienti che gravitano sul territorio nel periodo estivo». Il successo della riforma, ha sintetizzato il capogruppo di Cps, si giocherà «sulla valorizzazione della qualità di medici e personale ospedaliero che deve concorrere alla buona riuscita della legge». La madre di tutte le polemiche, ha concluso, «è il punto nascita di La Maddalena che siamo impegnati a riaprire in condizioni ancora definire  ma, comunque, a condizione che l’assessore assuma l’impegno di chiedere una deroga al ministro Beatrice Lorenzin, come per la camera iperbarica e la pediatria».

Per il consigliere Giovanni Satta (Misto) «la sanità non è di destra né di sinistra, un po’ come il problema dei pastori e la stiamo affrontando col peso degli errori di almeno trent’anni; personalmente, ho creduto nell’Ats tanto è vero che su quella parte del provvedimento mi sono astenuto, però finora non si sono visti risultati». La riforma della rete ospedaliera è necessaria ed il ruolo del direttore generale Moirano doveva essere inattaccabile, ha detto Satta, «ma poi abbiamo assistito all’emersione di tanti e troppi campanili, ed è vero che quando si cerca di fare tutto e poi non si fa niente, come dimostrano tanti esempi, da Ozieri ospedale parcheggio per pazienti in attesa di trasferimento, al ridimensionamento di Tempio, alle strutture sotto utilizzate a Sorgono, a San Gavino dove si vuol realizzare un presidio pari a quello di Olbia ma con una ben diversa popolazione, ai risparmi concentrati in alcuni punti del sistema e completamente dimenticati in altri». Sono tutti problemi che vanno affrontati, ha affermato Satta, «e non credo che ci siano le condizioni per una nuova apertura di credito da parte mia, spero però che la discussione sia utile a chiarire questi aspetti con una legge giusta per tutti, senza dimenticare la difficile situazione di molti lavoratori a cominciare da quelli ex project di Nuoro».

Dopo l’on. Giovanni Satta ha preso la parola l’on. Daniele Cocco (Art. 1 – Sdp), che ha detto: “La legge sulla riforma della rete ospedaliera dovrà avere come stella polare alcuni principi. E in particolare uno: quello di uguaglianza delle prestazioni erogate nei singoli territori. Sinora non è accaduto così e i cittadini si sono divisi tra quelli che hanno potuto curarsi a pagamento e chi non si è curato proprio. Cominciamo intanto a diminuire i tempi spaventosi delle liste d’attesa e chiediamo ai manager di garantire le stesse prestazioni negli stessi servizi. Mi sembra invece che intorno a questi manager ci sia un cerchio magico e ci siano le solite persone, che dal 2014 a oggi non hanno certo contribuito a ripianare il debito della sanità sarda. Del quale non si conoscono manco i valori.

E’ possibile che ci vogliamo dieci mesi per fare una colonscopia? E’ accettabile che la sanità risponda in modo diverso a seconda dei territori? Come mai ancora non è stata fatta la nomina dei dirigenti dell’Areus? L’oratore ha proseguito esprimendo preoccupazione per il futuro dei servizi del San Francesco di Nuoro e dell’ospedale di Ozieri.

Ha preso poi la parola l’on. Gianluigi Rubiu (Udc), che ha detto: “Il riordino della rete ospedaliera è un fatto coraggioso ma tutti i buoni propositi si infrangono davanti al fatto che non si è considerata la viabilità sarda e la condizione reale dei territori e dei Comuni della Sardegna. In questo modo si crea un solco sempre più profondo tra Cagliari e Sassari da una parte; e il resto dell’Isola, dall’altra. Un progetto privo di valutazione sull’appropriatezza dei ricoveri: l’unica finalità è una sforbiciata sul budget della Sanità, in particolar modo sulla Barbagia e sul Sulcis, che perdono posti letto e unità specialistiche. E così anche in Ogliastra, nel Sarcidano e nel Sarrabus e Gerrei. 

Il rischio evidente è una desertificazione dei centri dell’interno e un parallelo indirizzamento dei pazienti verso Sassari e Cagliari e anche fuori dalla Sardegna. Siamo pronti a scommettere che il sistema durante le feste natalizie non sarà in grado di reggere l’urto, soprattutto nei pronto soccorso”.

Per l’oratore “questo piano è stato concepito a tavolino più che pensato sulla base delle reali esigenze della gente”.

Ha preso poi la parola  l’on. Annamaria Busia (Cd), che si è detta “favorevole a una riforma della rete ospedaliera. Ed è questo il momento e il luogo per adottare i correttivi. Non accettiamo strumentalizzazioni per la nostra richiesta di dimissioni dell’assessore Arru sulla vicenda del project di Nuoro: si tratta di una coincidenza temporale legata alla decisione del Tar. Ma non rinunciamo nemmeno a dare il nostro contributo a migliorare un testo che ha delle evidenti criticità”.

Per l’on. Annamaria Busia “il documento ha una struttura organizzativa distorta che conducono a conclusioni non uguali  poiché si ignorano fattori dei territori. Il documento, poi, manca in toto di un’analisi economico finanziaria in rapporto agli obiettivi di salute.  Tanto che le comunità distanti dagli ospedali di eccellenza vengono del tutto tagliate fuori e non si comprende come possano essere definiti i risparmi della riforma”.

A nome del Pds ha parlato l’on. Gianfranco Congiu, che ha premesso: “Rappresento una forza politica  che ha l’ambizione di costruire un governo statuale e per questo ogni giorno applico il principio che nessun sardo deve restare indietro. Noi crediamo nella perequazione e cerchiamo di applicare questo credo a tutti i grandi processi e alle grandi riforme come questa.  In commissione Sanità abbiamo lavorato così, con questo spirito. Se lo schema di questo testo è aperto, allora siamo sulla buona strada, anche per rivedere le norme che riguardano i pronto soccorso e il loro funzionamento. Vogliamo anche chiarire quali sono le regole per la ridefinizione dei servizi. C’è da parte della maggioranza una volontà di ridiscutere questa riforma, al di là del fatto che è ancora possibile presentare emendamenti? Mi impegnerò sino allo spasimo perché il confronto e l’impegno che sollecitiamo al presidente e all’assessore si traducano in atti migliorativi”.

E’ intervenuto poi il capogruppo del Pd, on. Pietro Cocco, che ha premesso: “Questa riforma ha suscitato dibattito in tutta l’Isola e non poteva che essere così, visto il valore di questo provvedimento. La proposta di riordino manca da quasi due decenni: da allora più nulla. Fare una riforma, soprattutto nel settore sanitario, non è mai stato semplice”. L’esponente dem ha proseguito: “In una materia complessa come questa nessuno ha la verità in tasca e c’è davvero bisogno del contributo di tutti. Ma è importante realizzare la rete ospedaliera perché ce lo impone il DM 70: in difetto saremo commissariati. E allora la vogliamo utilizzare la nostra specialità e il nostro ruolo di legislatori? Se non lo facciamo noi saranno altri a fare le scelte aziendali sanitarie. Non è accettabile che qualcuno sia così poco rispettoso da usare termini come la “rifogna sanitaria”: evitiamo di fare un braccio di ferro se anche dentro la maggioranza ci sono legittime posizioni differenti. E c’è tutto il tempo per dialogare e presentare gli emendamenti, fuori e dentro le istituzioni”.

“Nel merito tengo a chiarire che gli ospedali restano gli stessi, classificati diversamente a seconda delle caratteristiche e dei territori. E i posti letto praticamente rimangono uguali. In più avremo le ambulanze volanti dell’elisoccorso”.

Per l’on. Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, “a tratti il dibattito sembra surreale con la maggioranza non nasconde – ed è un dato positivo – le contraddizioni che già i sardi hanno manifestato in altre sedi sul contenuto di questa riforma della rete ospedaliera. Non contrasteremo questo testo per partito preso ma perché la riforma non piace. Ed è facile dirlo in piazza, cari colleghi di maggioranza: dovete dirlo anche qua e non fare finta di nulla. Gli elettori sanno benissimo che nessuno di questa maggioranza potrà tirarsi fuori: avete precise responsabilità e qui siamo all’epilogo. Certo che il DM 70 del 2015 è un atto dovuto ma è l’effetto di una riforma che avete votato, quella di accorpamento delle aziende sanitarie. Questi modelli di razionalizzazione che avete adottato vanno bene forse in Emilia o in Lombardia: non in Sardegna. Altro che parlare in inglese: dite la verità ,state svuotando il centro Sardegna e concentrando tutto su Cagliari e Sassari. Siete voi che contribuite allo spopolamento, altro che. Noi contrasteremo questa visione riformatrice e il vostro sistema, che deve essere superato”. L’esponente di Forza Italia ha ricordato che la spesa sanitaria “assorbe da sola più del 50 per cento della Regione e se ne fanno carico da soli i contribuenti sardi dal 2007, a seguito di quella sciagurata operazione tra Soru e Prodi. Continuate a ragionare da italiani, sacrificando gli interessi dei sardi. Noi no: senza retorica vi dico che state facendo correre seri rischi ai sardi”.

Ha preso la parola anche l’assessore della Sanità, Luigi Arru, che ha premesso di aver ascoltato tutti gli interventi e si è chiesto: “Abbiamo letto tutti lo stesso documento? L’obiettivo della legge della rete ospedaliera non sono i conti e io che sono molto attento a parlare con tutti, io che non voglio cancellare trenta anni di professione medica, voglio ora che chi mi accusa di creare chirurghi di serie A e di serie B mi chieda scusa. Perché non è vero. Nessuno intende discriminare nessuno: né il personale della sanità né i pazienti. Perché non controlliamo gli accessi di ogni pronto soccorso sardo? Troveremo molte risposte interessanti. Non chiuderemo ospedali, grazie ai criteri del DM70: le chirurgie d’urgenza sono tutte garantite in tutti i presidi dell’Isola. E per la prima volta abbiamo una rete che dà risposte omogenee ai politraumi, agli infarti del miocardio, agli ictus in tutto il territorio. Abbiamo chiarito che l’ospedale di comunità è la cerniera del territorio: leggete tutto il documento, non soltanto alcune pagine. E vedrete che diamo risposte a Isili, al Mandrolisai, all’Ogliastra che pure ha 29 abitanti per chilometro quadrato eppure i tempi di accesso al pronto soccorso sono superiori all’ora”.

Per quanto riguarda l’elisoccorso l’assessore Luigi Arru ha detto: “Abbiamo fatto il bando, abbiamo previsto tre basi aeroportuali. Abbiamo fatto tutto quello che deve essere fatto. La nostra giunta tutela le popolazioni e la loro salute: non c’è un calcolo ragionieristico che anima le nostre azioni. Ed è curioso che non ci sia stato un solo sindaco a chiedermi come si procede e con quali tempi davanti a un ictus”.

Il presidente Gianfranco Ganau ha comunicato all’Aula che gli emendamenti potranno essere presentati entro le 10 di venerdì 29 settembre.

Per dichiarazione di voto è intervenuto l’on. Francesco Agus (Campo progressista Sardegna): “Il testo oggi in votazione aderisce al programma ministeriale del DM 70 ma è chiaro che saranno necessari correttivi che dobbiamo adottare nei prossimi giorni. Non apprezzo le incongruenze e i troppi non detto e non scritto. Ed è anche parecchio difficile pensare di emendare un testo omogeneo come l’atto”.

Sempre per dichiarazione di voto è intervenuto  Emilio Usula (Rossomori – Misto) che ha detto di essere preoccupato perché il primo livello potenziato per Nuoro è l’anticamera del depotenziamento. Questo depotenziamento si vede già – ha aggiunto – con la scomparsa nella zona  di strutture complesse. Devo ribadire la preoccupazione della sanità nuorese anche dopo la sentenza del Tar sul project. Emilio Usula ha chiesto all’assessore Arru quali azioni la Regione intende portare avanti per la  sanità nuorese anche dopo la sentenza del Tribunale amministrativo regionale.

Alfonso Marras (Udc) ha detto che questa riforma è un atto irricevibile perché crea cittadini di serie A e di Serie B. E’ un atto di “De profundis” per la sanità sarda perché mortifica molti territori. Ci saremmo aspettati – ha sottolineato – altra attenzione: questo documento impatterà negativamente su molte zone della Sardegna. Anziché tagli ci sarebbe necessità di nuovi servizi. Il voto è contrario.

Gianfranco Congiu (Partito dei sardi), sull’ordine dei lavori, ha chiesto al presidente Ganau chiarimenti sulla procedura .  Il presidente ha risposto che si stavano seguendo le decisioni prese in Conferenza dei capigruppo. 

Il capogruppo del partito dei sardi, per  dichiarazione di voto, ha espresso ancora una volta  le sue perplessità sul procedimento che si sta seguendo in aula. Congiu  ha parlato anche di “testo blindato” e ha sollecitato la giunta a dare della risposte. L’assessore Arru ha assicurato la massima disponibilità ad affrontare e a trovare la sintesi sui grandi temi avanzati dal Partito dei sardi.

Domenico Gallus (Psd’Az) ha annunciato il voto di  astensione per coerenza ed obiettività.  Anche per Annamaria Busia  (capogruppo misto)  il voto è di astensione  perché – ha detto – questo provvedimento va rivisto.

Antonio Gaia (Cristiano popolari socialisti) ha annunciato il voto  a favore.  Si tratta – ha  sottolineato – di una scelta coraggiosa. Le leggi si fanno nell’esclusivo interesse dei cittadini non a favore di un territorio. 

Per Christian Solinas (Psd’Az) la riforma è necessaria  ma questa ridefinizione della rete ospedaliera non è un a vera riforma. Farà aumentare i costi e peggiorerà i servizi.  I sardisti votano contro.

II passaggio agli articoli è stato votato dall’aula (votanti 48, sì 30, no 18). In chiusura di seduta il presidente Gianfranco Ganau ha ricordato che il termine ultimo per presentare gli emendamenti è  venerdì 29 settembre alle ore 10. Il Consiglio è convocato martedì 3 ottobre alle 16.00, la Sesta commissione si riunirà martedì 3 ottobre, alle ore 10.00.

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E’ iniziato, in Consiglio regionale, l’esame della proposta di ridefinizione della rete ospedaliera. All’esterno del Palazzo è montata la contestazione da parte di associazioni ed amministratori di diversi territori, con l’intero Consiglio comunale di Carbonia riunito in seduta straordinaria, che chiedono uno stop alla riforma per una sua completa revisione.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente ha comunicato che le elezioni di un nuovo vice presidente dell’Assemblea e del Garante regionale per l’infanzia si terranno in una delle prossime sedute.

Successivamente hanno preso la parola diversi consiglieri regionali, con interventi sull’ordine dei lavori.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sottolineato che «la presenza di due relatori di maggioranza che forse non è conforme al regolamento, è cosa davvero inusuale, come se la relazione di maggioranza di Raimondo Perra non fosse completa o affidabile per la stessa maggioranza, segno evidente delle difficoltà della coalizione sul piano politico, con molte componenti che non si fidano l’una dell’altra». Il provvedimento, ha concluso, «parte col piede sbagliato e deve essere ritirato, così è un teatrino delle parti; se avesse dignità politica, il collega Raimondo Perra si dovrebbe dimettere perché, evidentemente, è sotto tutela».

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiarito che il regolamento prevede la presenza di uno o più relatori.

Il consigliere Domenico Gallus (Psd’Az-La Base) ha denunciato quello che, a suo avviso, «è un gravissimo fatto, una mascalzonata nei confronti di 30 Comuni compiuta dall’Egas che li ha pugnalato a tradimento con la delibera che li costringe ad entrare in Abbanoa». Appena ho giurato, ha ricordato Gallus, «ho prospettato all’assessore dei Lavori pubblici Edoardo Balzarini una leggina per quei Comuni che volevano proseguire nella gestione autonoma, assicurando servizi e risparmi per la Regione; Edoardo Balzarini ha assicurato il suo impegno ma poi l’ha tradito favorendo l’approvazione della delibera, così come il sindaco di Sassari che aveva garantito una riunire con quegli amministratori locali». Ora, ha annunciato, «su questo problema farò una battaglia a tutto campo».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi), tornando sulla sanità, ha segnalato «la situazione incresciosa dell’Azienda per l’emergenza urgenza, perché pare che esista la nomina del direttore che viene citata in altri atti dell’assessorato ma il provvedimento non si trova più, per cui o siamo davanti ad un falso in atto pubblico questa delibera non è stata mai consegnata».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, dopo aver polemizzato con il collega Pittalis per il suo intervento definito «del tutto fuori luogo e di pessimo gusto», ha messo in luce sul piano politico che «la riforma è il frutto di un lavoro corale della commissione andato avanti per mesi con un confronto molto intenso con i territori e degli amministratori locali; in questo contesto il presidente Perra ha il pieno sostegno di tutta la maggioranza e la divisione dei compiti è stata una idea condivisa».

Il capogruppo di Art. 1 – Sdp Daniele Cocco, rivolgendosi al presidente Pigliaru, lo ha invitato «a farsi carico di quanto dichiarato da Gallus, un fatto gravissimo contro 30 Comuni della Sardegna».

Il consigliere Emilio Usula (Misto-Rossomori) ha sollecitato un chiarimento formale perché «il documento relativo alla riforma contenuto nella convocazione del Consiglio è presente sul sito internet ma in versione diversa da quella esitato dalla commissione; non credo sia una cosa regolare perché fra i due documenti ci sono differenze profonde».

Il presidente Ganau ha chiarito che il documento ufficiale è quello della commissione distribuito ai consiglieri assieme alla convocazione.

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), in apertura ha risposto al collega Pittlis affermando che, «se ha letto relazioni, avrà capito la scelta di differenziare i compiti». Riferendosi poi all’intervento del consigliere Gallus, ha ricordato che «si era trovato un accordo con il precedente assessore dei Lavori pubblici Maninchedda per lasciare ad alcuni Comuni la gestione autonoma del servizio idrico, perché in effetti questi Comuni hanno una situazione molto diversa dagli altri; il discorso va quindi ripreso dal nuovo assessore che deve riferire al più presto in commissione».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi, dopo aver lamentato che «da tempo assistiamo in Consiglio a discorsi fuori tema, ha condiviso le considerazioni del collega Usula, perché nella realtà il testo finale della riforma è parzialmente diverso da quello trasmesso all’Aula e per correttezza doveva essere rettificato».

Al termine di questo intervento, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la discussione generale del Documento n.16/XV/A “Proposte di ridefinizione della rete ospedaliera della Regione autonoma della Sardegna”.

Il presidente ha dato la parola al primo relatore di maggioranza, il presidente della commissione Sanità Raimondo Perra (Cps-Psi).

Dopo aver premesso di voler rinunciare ad ogni polemica, Raimondo Perra ha ribadito l’ampia condivisione della riforma da parte di tutto il centro sinistra ed ha ringraziato per il grande lavoro iniziato nel 2016 sia la commissione che i consiglieri Oppi e Gallus,   l’assessore Arru e i funzionari degli uffici, perché «tutti hanno contribuito in modo importante ad documento fondamentale per il riordino del servizio sanitario regionale, una opportunità fondamentale per un cambiamento lungamente atteso che, come tale, non poteva che suscitare comprensibili preoccupazioni pur essendo necessario perché la Sardegna è agli ultimi posti in Italia per efficienza del sistema». La riforma, ha aggiunto, «riqualifica la sanità sarda senza tagli né chiusure, facendo sintesi e raggiungendo posizioni condivise, anche attraverso un testo della commissione notevolmente differente dalla prima ipotesi della Giunta, frutto sia dell’ascolto dei territori e del coinvolgimento degli operatori, che di un confronto di merito con opposizione». Esprimo quindi soddisfazione, ha continuato Perra, «per un buon risultato ottenuto lavorando su problemi complessi fermo restando che, se ci sono errori, questo è il momento di correggerli, non per accontentare questo o quello ma per garantire appropriatezza sul tutto il territorio regionale». C’è d’altra parte il rammarico, ha concluso, «per non essere riusciti a spiegare bene la riforma, fatta di buone pratiche e costruita sulle migliori acquisizioni della scienza medica, senza smantellamento delle strutture esistenti e con la massima considerazione della specificità della Sardegna».

Sempre per la maggioranza, il secondo relatore Luigi Ruggeri, del Pd, ha sottolineato che la riforma non opera nessuna chiusura e non fa riferimento a priorità legate ad equilibri finanziari, «individua invece precisi paletti nella costruzione di una offerta  sanitaria in rete, perché è sbagliato parlare di salute uguale posti letto mentre la medicina è cambiata e dà risposte efficaci proprio fuori dall’ospedale e la rete serve ad esaltare le specializzazioni di ciascuna struttura». In Sardegna, ha continuato Ruggeri, «ricoveriamo molto per problemi di bassa complessità a differenza della Penisola, per cui abbiamo operato una classificazione corrispondente ad un dato demografico, per concentrare le casistiche aumentando il livello di sicurezza». Inoltre, «la nostra struttura regionale è stata resa più omogenea sul territorio, come ad esempio in Ogliastra, zona più decentrata rispetto agli hub principali». Piuttosto, ha osservato il consigliere, «c’è bisogno di far leggere meglio il documento perché molte richieste delle comunità sono in realtà contenute e vanno magari specificate in alcuni passaggi; una classe politica che si rispetti non esclude nessuno, perciò riteniamo di aver fatto una riforma equa che garantisce i cittadini molto più di chi chiede il mantenimento dell’esistente».

Parlando per l’opposizione il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha criticato l’accesso di ottimismo della maggioranza, rispetto ad una sanità migliore che per i cittadini non c’è, «anzi questa riforma ha enormi lacune per tante ragioni ma soprattutto perché, pur nel confronto formale, non sono stati ascoltati i cittadini più deboli, e lo stesso testo è pieno di acronimi e neologismi per addetti ai lavori incomprensibili ai più: altro che comunicare meglio». Sintetizzando il suo lavoro in commissione, Tocco ha ricordato di aver compiuto «diversi sopralluoghi in molte realtà dove rispetto alle disfunzioni riscontrate non si è fatto alcun intervento, a differenza dell’attivismo che ha caratterizzato nomine molto discutibili di manager chiamati a riformare una sanità che i Sardi non vedranno così come non vedranno l’elisoccorso». La verità, ha aggiunto Tocco, «è che ci sono molte cose che non quadrano, provvedimenti da adottare e persone da ascoltare, mentre purtroppo ha prevalso all’interno della maggioranza la linea di chi vuole andare avanti fino al disastro: i sardi non lo dimenticheranno».

Sempre per Forza Italia, il consigliere Stefano Tunis ha auspicato che la riforma non venga approvata, evitando «il titolo di coda del mandato di questa Giunta». Ricostruendo l’iter della legge Tunis ha detto che «vuol dire che c’era dolo nel portare all’ultimo momento la riforma della rete ospedaliera, cominciando dalla fine per non farsi cadere tutto in testa». Quella che doveva essere la Giunta delle competenze attenta all’oggettività delle cose, ha osservato Tunis, «è la stessa che poi non è riuscita nemmeno a chiudere il bilancio della sanità sarda costringendo lo stesso Sabatini ad una difesa d’ufficio che si scontra con numeri inattaccabili, e mette in luce l’enorme contraddizione fra la Sardegna Regione canaglia e quella miracolosamente salvata da una grande riforma». Nel concreto, ha spiegato Tunis, «la Regione sarà commissariata nonostante il maxi mutuo che forse nemmeno coprirà il disavanzo e rappresenterà invece l’ennesima ipoteca sullo sviluppo della nostra Isola». Confido ancora in un sussulto, ha auspicato infine il consigliere, «anche se sappiamo che non andrete a casa occorre mettere il Consiglio nelle condizioni di fare una buona riforma, cancellando gli errori di un progetto irrealizzabile, senza una verifica sui costi di produzione, senza emergenza urgenza e senza la garanzia sulla fase del trattamento dei pazienti post acuti a costi accettabili: tutto il resto è avanspettacolo e fumo negli occhi per nascondere ai sardi la verità».

Il consigliere Lorenzo Cozzolino (Pd), ha riconosciuto che l’argomento trascina inevitabilmente molte polemiche, e tuttavia «la Sardegna ha bisogno di una riforma per una sanità efficiente, moderna e a dimensione umana, eliminando sprechi e migliorando le prestazioni; la sanità sarda non è in uno stato fallimentare, anzi è ricca di professionalità e punte di eccellenza rispetto a realtà italiane ed estere più famose, però è una struttura vecchia, piena di doppioni che va cambiata». Non ci siamo affatto appiattiti sulle normativi nazionali di settore, ha assicurato Cozzolino, «anzi abbiamo lavorato due anni per costruire un percorso aderente a specificità del territorio regionale, una proposta originale, un meccanismo complesso che ci fa fare un salto in avanti verso la medicina moderna, fatta di buona prevenzione e e del trattamento efficace dei post acuti, è un cambiamento epocale». Inoltre, ha aggiunto, «con la riforma arriveranno anche 250 milioni di euro per ammodernare strutture, che non basteranno ma daranno comunque una prima significativa risposta». Sul piano politico, Lorenzo Cozzolino ha riconosciuto che «è vero che la maggioranza ha posizioni diversificate perché è una grande riforma all’interno della quale alcune realtà territoriali hanno rinunciato a qualcosa, e comunque si tratta di un provvedimento emendabile con lacune che vanno colmate nell’emergenza urgenza e nella medicina territoriale, così come occorre lavorare sui difetti di comunicazione e sulla percezione indotta della legge nelle zone disagiate che si sono sentite abbandonate, mentre al contrario queste strutture saranno potenziate con servizi che consentiranno ai pazienti acuti di essere stabilizzati e trasferiti per i trattamenti più complessi».

Dopo l’on. Lorenzo Cozzolino ha preso la parola l’on. Domenico Gallus che ha detto. “La legge di riforma arriva in aula dopo tre lustri e il percorso accidentato che ha avuto fa capire l’importanza del provvedimento. La riforma paga il prezzo di essere un tetto della costruzione di un edificio a cui mancano le stesse mura e le fondamenta: l’Areus e la sanità di prossimità o territoriale. E’ inspiegabile che a distanza di un anno l’Areus non abbia ancora un direttore perché ogni anima della maggioranza, e soprattutto del Pd ha il proprio cavallo da far correre per nominare il direttore”. L’oratore ha proseguito: “Chiunque si sieda sullo scranno della Sanità sarda è ormai evidente che non riesca ad evitare l’aumento dei costi. In realtà la Sanità sarda va del tutto rifondata e anche le obiezioni avanzate dai sindaci e dai territori dopo l’approvazione del testo in commissione sono sacrosante.  E la minoranza, voglio dirlo, è stata determinante per l’iter della legge, garantendo sempre il numero legale in commissione. Per tutti noi è chiaro che la riforma è necessaria e urgente”.

Per l’on. Emilio Usula (Rossomori) “questa riforma ha come obiettivo il risparmio e a nulla vale il dato che in Sardegna non si spende certo più della media nazionale e che i costi della sanità sarda sono insopprimibili. Alla fine questa riforma porterà più spesa e meno sanità, meno garanzia di servizi per il cittadino . E’ inaccettabile che in periferia non ci possa essere qualità della sanità, è inaccettabile che si accentri tutto nelle grandi città. Questo atteggiamento ha creato un danno di credibilità verso i medici che non lavorano negli ospedali cittadini, in  contrasto se posso dirlo con la mia storia professionale ma anche quella dell’assessore. Con questo riordino si concentrano risorse e fiducia nei grandi ospedali di Cagliari e di Sassari, con grandi accorpamenti che creeranno mega conflitti e megaconfusione”. L’oratore ha poi aggiunto: “In Sardegna la Sanità ce la paghiamo noi e da noi si dimensionano i servizi utilizzando i criteri della popolosità dei territori delle vecchie province. Non un criterio che tenga conto delle condizioni orografiche della Sardegna e non certo contrastando il fenomeno di spopolamento che investe ampie aree della Sardegna. Non posso poi tacere la mia grande preoccupazione per il destino dell’ospedale San Francesco di Nuoro, per il quale pretendo una classificazione come Dea di secondo livello”.

E’ intervenuto poi per Forza Italia l’on. Marco Tedde, che ha detto: “Mi piacerebbe poter dire, caro assessore Arru, che andiamo al riordino della rete ospedaliera dopo aver fatto funzionare l’Areus o in generale dopo aver riorganizzato la sanità sarda nel suo complesso. Invece non abbiamo avuto il piacere di aver visto nulla di tutto ciò. Questa riforma ha una gamba sola, considera solo gli ospedali e ha generato vere e proprie rivolte nei territori, con migliaia di sardi che si stanno lamentando. Questo vostro piano di riorganizzazione non è frutto di una scelta normativa, il più volte invocato DM70, ma di una scelta politica: dovete dire come stanno davvero le cose. Voi potete fare un piano che tenga conto delle esigenze reali della Sardegna ma non vi interessa, al di là delle parole che pronunciate. E se il buco della Sanità sarda si allarga ancora vuol dire che non funziona chi è al volante”.

L’on. Rossella Pinna (Pd) ha esordito dicendo: “Cercherò di non usare toni trionfalistici per descrivere questa riforma ma ho ascoltato quelli apocalittici del collega Usula che mi lasciano pensare che abbiamo visto un film diverso. Il centrosinistra ha messo con coraggio il diritto alla salute al centro delle sue politiche e lo fa in un momento storico in cui il consenso dei cittadini verso le istituzioni è molto affievolito. E altri strumentalizzano la nostra riforma a scopi demagogici. Noi abbiamo dedicato spazio alla mediazione e all’ascolto: forse non siamo riusciti a comunicare bene con questa riforma e forse non abbiamo fatto politica. Almeno, quella giusta: perché la buona politica è comunicazione. Solo così si spiega la percezioni infondata, di tanti, secondo cui questa riforma porterà a un taglio dei servizi.  Per questo non ci stancheremo di dialogare in questi giorni, soprattutto con il sistema delle autonomie locali della Sardegna.   Se avessimo applicato pedissequamente il DM 70 avremmo dovuto chiudere 15 presidi ospedalieri della Sardegna”.

L’esponente dem ha aggiunto: “Stiamo, dunque, riordinando un sistema che ha inefficienze e costa metà del bilancio regionale. La nuova rete riequilibra l’offerta ospedaliera nelle diverse aree della Sardegna, aumentando la sicurezza delle cure in un’ottica di rete. E nella consapevolezza che aumentano gli anziani e diminuiscono le nascite”.

Ha preso la parola l’on. Augusto Cherchi (Pds), che ha detto: “Inutile dire che stiamo sprecando risorse nella Sanità e non possiamo far finta di niente. Dobbiamo cambiare la Sanità, facendola arrivare a tutti e con qualità . Certo non basta riorganizzare la rete ospedaliera: serve potenziare le strutture territoriali e di questo siamo consapevoli.   Ma deve essere chiaro che l’ospedale non è la risposta a tutti i bisogni sanitari, a soddisfare ovunque il diritto all’assistenza.  Siamo consapevoli della complessità del tema e della necessità di garantire certezza di assistenza: noi non abbandoneremo i territori al loro destino e difenderemo i pronto soccorso e le chirurgie, abbiamo chiesto la migliore definizione degli ospedali di Tempio e di Alghero. Abbiamo tempo  per discutere ancora e per ascoltare le richieste di Ghilarza e di Iglesias per i centri territoriali.  Ma non firmeremo cambiali in bianco su accordi che non conosciamo e mi riferisco particolarmente a Olbia”.

L’on. Fabrizio Anedda (Misto) ha preso la parola e ha detto: “L’altro giorno ho visto sfilare a una manifestazione esponenti di estrema sinistra e di destra. Mi sono chiesto che cosa li unisca: la sanità pubblica è sempre un buon affare per i politici spregiudicati. E mi riferisco a quelli del passato che hanno governato. In Sardegna ci sono circa 50 mila anziani che non possono acquistare la dentiera: protestare è lecito e doveroso ma per cambiare in meglio. Non per tutelare rendite di posizione. E nel merito della riorganizzazione ospedaliera, il testo che la commissione della quale faccio parte ha licenziato prevede la perdita di qualche primariato di famiglia ma in compenso le esigenze dei territori sono potenziate. Ecco, dobbiamo potenziare i servizi territoriali ancora di più”.

“Rinuncio a dirvi di soprassedere con questa riforma, avete intrapreso questa strada”, ha detto l’on. Alessandra Zedda (Forza Italia), “ormai non riflettete più. Mi limito ad osservare quanto stridono le cose che dite con quello che scrivete nel testo. Intanto, visto che il carico della spesa sanitaria è sulla nostra testa valeva la pena davvero di derogare alle prescrizioni del DM70: io mi auguro che questa riforma possa migliorare i servizi territoriali e farci risparmiare. Ma purtroppo so che non sarà così. Anche perché non avendo riformato la rete dei servizi non porterà grande risultato la riforma della rete ospedaliera. Voi tagliate da subito 261 posti letto e le conseguenze le pagheranno i cittadini: chi non sarà ricoverato per assenza di posti letto? Che faranno i medici e gli infermieri dei posti letto soppressi? Pensate davvero di ridurre la spesa sanitaria così?”.

L’on. Alessandra Zedda ha detto, rivolta all’assessore: “Forse sono miei limiti ma io non capisco tante cose, tanti accorpamenti di reparti, tanti doppi incarichi anche negli ospedali di Cagliari. Da subito io scorgo una riduzione dell’offerta ospedaliera, questo io leggo tra le righe della riforma”.

Critico anche l’on. Paolo Truzzu (FLI), che rivolto all’on. Fabrizio Anedda ha detto: “Da tre anni e sei mesi governa il presidente Pigliaru, è a lui che dobbiamo rivolgerci: non al centrodestra. Questa vostra riforma è da bocciare in toto perché non è migliorabile: se non vengono potenziati i servizi territoriali non si riduce il fenomeno dei ricorsi inappropriati. Era il caso di potenziare i territori e garantire a tutti i sardi un elevato livello di cura: non lo avete fatto e vedrete che il numero dei ricoveri non calerà né si fermerà l’intasamento negli ospedali dei grandi centri. In questi anni avete compiuto una serie di atti del tutto contrari alle vostre enunciazioni e posso portare innumerevoli esempi, anche banali, per dimostrarlo. I vostri manager contraddicono quel che voi dite”. Poi l’esponente di FLI ha proseguito: “Siete gli stessi che hanno rinunciato ai ricorsi contro lo Stato per un piatto di lenticchie, quelli che hanno detto sì al referendum sulla Costituzione e che hanno raccontato ai sardi che la Asl unica avrebbe garantito qualità migliore e riduzione della spesa. Perché dovremmo avere fiducia in voi”.

L’on. Antonio Solinas (Pd) ha detto rivolto all’ultimo oratore. “Non intendo fare polemiche ma potevamo fare questa riforma e fare finta di nulla. Invece non sarà così. Mi sarei aspettato qualche proposta nel merito dalla minoranza, visto che abbiamo lavorato per mesi. E invece non abbiamo ricevuto nulla da parte loro. Certo, se avessimo riorganizzato prima la rete territoriale e fatto partire l’Areus, se avessimo fatto tutto questo e solo all’ultimo la riorganizzazione della ospedaliera è chiaro che ci saremmo risparmiati qualche critica e il malcontento, che in alcuni casi è dovuto a posizioni strumentali.   Certo, si poteva e doveva comunicare meglio ma non è vero. Ma la commissione ha lavorato molto e bene, modificando il testo di legge che proveniva dalla Giunta”.

Rivolto all’assessore Luigi Arru, l’on. Solinas ha detto: “Visto che in questi giorni è in circolazione l’atto aziendale della Asl unica a mio parere va evitato di parlare di tre dipartimenti e dobbiamo anche preferire i reparti all’eccellenza sanitaria. Abbiamo fatto la scelta in questa legislatura di non applicare ticket, di non aumentare Irpef e Irap. E le conseguenze di queste scelte si pagano”.

Il consigliere Pizzuto (Art. 1 – sinistra per la democrazia e il progresso) ha detto che in materia sanitaria non si deve fare una questione di soldi e di risparmio ma si deve tendere  a garantire a tutti i cittadini il diritto alla salute. Per Luca Pizzuto bisogna partire dalla domanda se il sistema sanitario attuale funzioni o meno e se i pazienti siano contenti. Per Luca Pizzuto bisogna cambiare le cose perché oggi la possibilità di cura è “riservata al caso”. Questo tema – ha aggiunto – è particolarmente delicato. Troppo spesso i pazienti sono considerati solo un mezzo per costruire carriere politiche o sanitarie. Questa Riforma, seppure da emendare, comincia a far diventare il paziente un fine. Per il consigliere di Art.1  questa riforma è  l’unico atto di sovranità vera che questo Consiglio regionale sta facendo.

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiuso la seduta. Il consiglio è convocato alle 15,30.

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Sabato 9 settembre, in occasione della 1ª festa regionale del partito “Energie per l’Italia”, svoltasi a Sassari, lo spazio principale è stato dedicato alla tavola rotonda con il segretario nazionale Stefano Parisi, il senatore di Forza Italia Emilio Floris ed il coordinatore regionale di “Energie per L’Italia” Tore Piana. Sono stati affrontati numerosi temi di politica nazionale, dall’immigrazione, alla crescita del PIL, alla riforma delle pensioni, al ruolo dell’Europa ed alla pressione fiscale, considerata troppo onerosa se non insostenibile per le imprese Italiane. Ma a tenere alta l’attenzione fra i numerosi presenti, sono state le problematiche della Sardegna e su come verranno affrontate le prossime elezioni regionali nell’Isola.

«Il nostro partito si presenterà alle prossime elezioni politiche con una propria lista, all’interno della coalizione di centro destra – hanno detto Stefano Parisi e Tore Piana -. I rapporti a livello nazionale sono ottimi ed anche qui in Sardegna abbiamo un’ottima collaborazione con Forza Italia e Fratelli d’Italia e lo dimostra oggi la presenza alla nostra 1ª festa del senatore Emilio Floris e del coordinatore Ugo Cappellacci che ha inviato il suo segretario particolare per portare i saluti, e di numerosi consiglieri regionali, tra i quali Stefano Tunis.»

Energie Per L’italia insieme a Italia Attiva Sardegna, saranno presenti con proprie liste anche alle prossime elezioni regionali, ed è proprio questo uno dei maggiori impegni che Tore Piana dovrà affrontare, la preparazione delle liste per le prossime regionali negli otto collegi Sardi , passando prima dalla individuazione dei candidati nei tre collegi previsti in Sardegna dall’Italicum, per le elezioni della Camera nella primavera 2018.

A margine della festa, Stefano Parisi ha incontrato una delegazione di pastori sardi aderenti al sindacato agricolo Copagri, che hanno spiegato le problematiche legate alla crisi del  prezzo del latte di pecora ed alla crisi dell’intero comparto dell’allevamento ovi-caprino sardo, ed hanno chiesto un intervento a livello nazionale per ricercare una soluzione strutturale all’interno della PAC e delle politiche nazionali sull’agricoltura, con misure specifiche a sostegno dell’intero comparto sul latte di pecora, che stabilisca remunerativo per gli allevatori sardi produrre il latte di pecora. Stefano Parisi ha garantito un suo personale interessamento. Soddisfazione è stata espressa dalla delegazione degli allevatori aderenti alla Copagri, che hanno omaggiato il segretario nazionale di “Energie Per l’Italia” Stefano Parisi, facendogli assaggiare un ottimo formaggio pecorino prodotto nelle campagne di Osilo.

 

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Il Consiglio regionale ha approvato nuove norme in materia di turismo.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la terza votazione per l’elezione del Garante per l’infanzia e l’adolescenza.

Prima di avviare le procedure di voto, sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto, «tenuto conto delle precedenti votazioni e della delicatezza dell’incarico, di valutare l’opportunità di un rinvio per evitare nuovi scrutini infruttuosi non in grado di dare l’esito positivo auspicato».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha condiviso la proposta di Pittalis che, messa ai voti, è stata approvata. L’elezione del Garante è stata quindi rinviata.

Sempre sull’ordine dei lavori, il consigliere del Psd’Az Christian Solinas ha sollevato un problema legato ad una recente delibera della Giunta con cui, a suo avviso, sono state di fatto anticipate alcune parti della nuova rete ospedaliera attualmente in discussione presso la commissione Sanità. Si tratta, ha sostenuto Solinas, «non solo di uno sconfinamento evidente rispetto alle prerogative del Consiglio, ma anche di un provvedimento che crea problemi alla ridefinizione del sistema ed apre la strada a ricorsi amministrativi, che metterebbero a rischio la stessa riforma».

L’Aula ha quindi ripreso la discussione del Testo unico del Turismo con l’art. 20 (Locazione occasionale a fini turistici) della legge.

Intervenendo nella discussione generale, il consigliere del Pd ha sollevato una serie di perplessità sul contenuto dell’articolo formulando successivamente una proposta di rinvio accolta dal Consiglio.

A seguire, il Consiglio ha approvato gli articoli art 21, 22 e 23.

Sull’art 24 (Stabilimenti balneari) il relatore Luigi Lotto, illustrando il parere della commissione, ha chiesto al consigliere Marco Tedde (Forza Italia), primo firmatario degli emendamenti aggiuntivi nn. 3 e 2 sulla classificazione degli stabilimenti e sull’installazione del servizio di wi-fi, di ritirarli accogliendone in sostanza il contenuto, inserito successivamente in una delibera di Giunta da sottoporre al parere della commissione.

Il consigliere Tedde ha accettato la proposta ed il Consiglio ha votato per l’accoglimento dell’emendamento orale del relatore di maggioranza Lotto.

L’Aula ha approvato subito dopo il testo modificato dell’art. 24.

Subito dopo sono stati approvati gli articoli dal 25 al 39.

L’art. 40 (Rete dei borghi della Sardegna) è stato integrato a seguito dell’approvazione dell’emendamento n.20 (Moriconi-Gaia) che assegna alla Giunta il compito di definire i requisiti necessari per l’iscrizione dei Comuni alla rete, «in base ai beni storici ed urbanistici presenti sul territorio ed alle iniziative intraprese per l’incremento delle attività turistiche»

A seguire, il Consiglio ha approvato gli articoli dal n. 41 al n. 51.

Subito dopo il presidente ha avviato la discussione dell’art 11 (Incentivi alle imprese turistiche), che l’Assemblea aveva deciso di rinviare nella seduta precedente.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto la sospensione della seduta. La richiesta è stata accolta.

Alla ripresa dei lavori l’Assemblea ha avviato la discussione degli emendamenti aggiuntivi 4 e 18, entrambi con parere negativo della commissione e della Giunta. Il primo (Peru e più) prevede che «le strutture turistiche che usufruiscono degli incentivi non possano svolgere servizio di accoglienza, pena la revoca degli stessi con obbligo di restituzione». Il secondo (Fasolino e più) assegna ai Comuni un contributo del 25%, a consuntivo, sulle spese sostenute per la promozione turistica».

Prima dell’esame delle due proposte il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, sull’ordine dei lavori, ha ricordato che in conferenza dei capigruppo si è stabilito di riprendere il primo di agosto ma, nel frattempo, «abbiamo ricevuto la richiesta di incontrare una delegazione del movimento pastori per il giorno 2». Pittalis ha infine invitato la presidenza a sottoporre l’argomento alla conferenza dei capigruppo al termine della seduta.

Il presidente Ganau ha comunicato che, al termine dei lavori, il problema sarà esaminato dalla conferenza dei capigruppo.

Tornando al dibattito sull’art. 11 e sugli emendamenti aggiuntivi presentati il consigliere di Forza Italia Antonello Peru, primo firmatario dell’emendamento n. 4, ha affermato che «l’articolo 11 è ottimo, va sostenuto e letto attentamente per le potenzialità che contiene, sia per la riqualificazione del sistema turistico regionale che per gli incentivi destinati alle strutture che vogliono ammodernarsi, dotarsi di nuove attrezzature e reti di trasporto, arredi, servizi, aree benessere». «La legge – ha aggiunto Peru – può rappresentare un fattore importante di crescita e sviluppo che premia aziende dinamiche e virtuose, e la tempo stesso la chiave per conseguire i veri obiettivi della legge a cominciare dalla destagionalizzazione, l’emendamento ha quindi queste finalità, distinguere il turismo dall’accoglienza che può essere sostenuta da altre tipologie di incentivi».

Sempre per Forza Italia il consigliere Stefano Tunis ha apprezzato la distinzione spiegata da Peru, definendola «una proposta ragionata che fa chiarezza sulle strutture e mette al riparo la Regione da accuse ingiustificate sulla commistione fra strutture di accoglienza e ricettività turistica, premiando chi ha scommesso sul turismo rispetto a chi ha scelto di preferire la rendita sicura dell’ospitalità».

Chiusa la discussione generale, il Consiglio ha approvato l’art. 11.

Subito dopo il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha chiesto il voto segreto sull’emendamento n. 4.

Il Consiglio ha approvato l’emendamento con 27 voti favorevoli e 22 contrari.

Al termine dello scrutinio, il capogruppo del Pd Pietro Cocco, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha dichiarato di dissociarsi totalmente dall’esito del voto perché, ha sottolineato, «non esiste che si riducano le libertà e i diritti dei cittadini del mondo, alla prima occasione questa norma si dovrà correggere perché così è inaccettabile».

Successivamente, l’Aula ha inziato l’esame dell’emendamento n. 18.

Il primo firmatario Giuseppe Fasolino, di Forza Italia, ha sollecitato l’allargamento dello spazio che la legge assegna alle amministrazioni comunali, perché «la Regione può e deve dare ai Comuni la possibilità ai Comuni di investire sugli eventi con parte delle risorse del proprio bilancio, riconoscendo una quota di questo investimento da parte della Giunta». Non vorrei distrazioni causate dal voto precedente, ha aggiunto, «ma questa proposta è importante non solo e non tanto per le risorse ma anche perché introduce un modo di operare corretto per tutti valutando le spese dell’anno precedente a consuntivo: è una proposta fondata sulla meritocrazia.»

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, nel sostenere le argomentazioni del collega Fasolino, si è rivolto al capogruppo del Pd Pietro Cocco al quale ha ricordato che «bisogna avere rispetto delle decisioni dell’Aula anche quando non si condividono; non capisco poi le ragioni dello scandalo perché stiamo parlando di una legge per il turismo, cosa diversa dall’accoglienza che ha una sua importanza ma è cosa diversa e va sostenute con altre leggi». «Confondere le due cose – ha continuato Pittalis – significa strumentalizzate l’emendamento che invece va rispettato ed apprezzato, senza vanificare grande lavoro del Consiglio, di maggioranza e Giunta a sostegno di una industria fra le più importanti della nostra economia».

Sempre per Forza Italia il consigliere Stefano Tunis ha affermato che «l’emendamento 4 non ammette interpretazioni, perché a fronte della scarsa durata della stagione e della modesta competitività delle nostre strutture ricettive, molti hanno riconvertito le loro attività con una scelta rispettabile, ma diversa sul piano economico ed industriale, che non limita i diritti di nessuno».

Il consigliere di art. 1 – Mdp Luca Pizzuto, con grande amarezza, ha definito il voto «immorale». «Io voglio restare umano – ha continuato – e non voterò una legge che applica un principio razzista, nessuno obbliga operatori ad accogliere persone, è un voto degno del terzo reich, non voterò la legge e abbandono l’Aula».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha dichiarato che «si sta uscendo fuori strada, non si può offendere il Consiglio in questo modo dopo aver espresso un voto libero». «Non è questa la sede per una polemica di basso livello – ha aggiunto Tedde – perché è stato solo detto solo che non ci deve essere commissione fra leggi e politiche diverse, il problema vero è che non si accetta il confronto e si viene tacciati di immoralità per avere espresso idee diverse».

Il consigliere del gruppo Misto Francesco Agus ha ricordato che «è già capitato in passato che Consiglio tornasse sui suoi passi e dovrà farlo anche stavolta; presenterò una proposta di legge per l’abrogazione di questo articolo».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha espresso dispiacere per dover intervenire in questa circostanza perché, ha chiarito, «rispetto le idee di tutti ma quando si arriva a paragonare il Consiglio al terzo reich mi offendo, mi scandalizzo e mi sento in dovere io di stare fuori da quest’Aula, questa è una istituzione dove non è consentito di disprezzare gli altri, nessuno ha disprezzato nessuno, nessuno offenda quest’Aula e, presidente, mi sarei aspettato un gesto da lei».

La consigliera del gruppo Misto Annamaria Busia ha definito la questione «non di poco conto, ci troviamo contrapposti gli uni agli altri su una norma che a mio avviso presenta forti dubbi di costituzionalità per una limitazione che esclude chi si occupa di accoglienza». «Peraltro – ha osservato – i rimedi ci sono e non va dimenticato che la legge ha elementi positivi, non parlo di moralità ma si può sempre porre rimedio sempre che la questione non venga sottoposta ad una valutazione di costituzionalità per aspetti di tutta evidenza, auspico infine un abbassamento dei toni su una questione che comunque, per fortuna, fa emergere posizioni radicalmente diverse nella chiarezza».

Paolo Truzzu, consigliere del Misto-Fdi, ha esordito chiarendo di non voler scomodare «morale, etica e costituzionalità, basta ricorrere al semplice buon senso per accorgersi che stiamo discutendo una legge sul turismo che ha lo scopo di orientare lo sviluppo economico della nostra Regione». «Nel merito – ha continuato – l’emendamento fa una scelta discrezionale dicendo che chi fa turismo fa turismo e basso, come chi fa industria non fa artigianato, gli imprenditori sono liberi di scegliere, insomma siamo di fronte a scelte legittime che non comportano senza nessuna repressione; stiamo superando i limiti, in un modo emblematico che rappresenta purtroppo quello del Paese».

Il capogruppo di art.1-Sdp Daniele Cocco ha spostato la discussione su un altro terreno, sostenendo che «si può discutere di tutto ma senza voto segreto, noi non accettiamo questo per la nostra storia e per quello che rappresentiamo, per cui ribadiamo l’impegno per una legge abrogativa di questo emendamento inaccettabile». Troppe volte, ha concluso, «il voto segreto viene utilizzato per leggi incostituzionali, a questo punto sarebbe auspicabile un impegno comune della maggioranza per rendere inefficace questo emendamento».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha preso le distanza dalla «brutta pagina» del Consiglio, «non tanto per il merito e l’oggetto dell’emendamento che comunque è distonico quanto perché sarebbe stato molto meglio un confronto a viso aperto, guardandoci negli occhi, per interrogarci se siamo o non siamo per l’accoglienza, se siamo o non siamo d’accordo per evitare le stragi nel Mediterraneo». Che ci sia bisogno di uno scrutinio segreto, secondo Congiu, «è la vera ignominia e bassezza, perché è un voto che nasconde altri malesseri ed altri problemi di tenuta della maggioranza, noi comunque firmeremo per l’abrogazione».

Il capogruppo del Pd Angelo Carta si è dichiarato d’accordo sull’emendamento n.18 che assegna contributi ai Comuni di 18, mentre «sul n. 4 credo e confido in Macron perché la Francia ci avrà risolto i problemi alla radice molto prima dell’entrata in vigore». «Oggi – ha detto – discutiamo di qualcosa che non avrà nessuna efficacia, il razzismo non si misura con un voto segreto ma con la vita e gli atti di ciascuno, in ogni caso nessuno può lanciare una accusa del genere per una legge che parla di turismo e, sotto questo profilo, la maggioranza ha dato abbondanti dimostrazioni di come si fa razzismo con leggi su enti locali e sanità». Il voto di oggi non è un vulnus nei confronti di nessuno, ha concluso, «e se poi arriva una nuova proposta di legge ne parleremo serenamente».

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis ha rivendicato il suo diritto «a non essere tacciato di razzismo e chiedo alla presidenza di tutelarmi, poi ricordo che quando una legge non riceve il voto per il passaggio agli articoli se ne rimanda la discussione, quindi continuiamo perché abbiamo molte cose importanti da fare».

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu, polemicamente, ha affermato di condividere l’emendamento 18, criticandone però la copertura finanziaria che sottrae risorse preziose alla sanità. Sul piano politico Deriu ha sostenuto che «questa bella legge sul turismo che cerca di portarci nella contemporaneità è stata oltraggiata, da un voto che dimostra la volontà della destra di cavalcare questo tipo di argomenti evocando l’arrivo dell’uomo forte», (interruzioni in Aula).

Dopo l’intervento dell’on. Deriu, ha preso la parola l’on. Luigi Crisponi (Riformatori), che ha detto: «Provo con evidente difficoltà a fare un passo avanti sul testo di legge e sull’emendamento 18. Se questa norma dovesse passare daremmo ossigeno a chi cerca di offrire qualità e servizi nei territori». Per l’on. Roberto Desini (Pds) «ognuno ha la propria coscienza e risponde di sé. Io non condivido lo spirito dei proponenti dell’emendamento 18 di Forza Italia ed è impostato in modo da tale da creare disparità tra i comuni costieri e quelli dell’interno. Per questo io voterò contro».

Sulla norma si è espresso anche l’on. Giorgio Oppi (Udc), che ha detto: «Voterò a favore ma sia chiaro che gli unici immorali sono gli otto, nove franchi tiratori della maggioranza che hanno votato a favore. Del resto anche ieri sera a voto palese si è manifestato il dissenso interno alla maggioranza».

L’emendamento 18 è stato respinto.

L’Aula è poi passato all’esame dell’articolo 15 (Definizione delle strutture ricettive all’aria aperta) e dei relativi emendamenti, riunificati nell’emendamento di sintesi 24 e nell’emendamento 19, come annunciato dal presidente Luigi Lotto.

L’emendamento 24 è stato approvato e anche il 19, che ha provocato la decadenza di alcuni emendamenti sostitutivi.

Sull’articolo 20 l’on. Luigi Ruggeri (Pd) ha chiesto il voto contrario all’articolo: «E’ una norma a rischio di impugnativa perché tra l’altro obbliga qualsiasi proprietario di due case che affitti  stagionalmente a costituire un’impresa. Credo che stiamo esondando dalla competenza legislativa del Consiglio regionale». 

Per l’on. Francesco Agus (Cps) «è giusto dare questo segnale scindendo tra chi ha una seconda casa e l’affitta nei mesi estivi e chi invece specula acquistando intere palazzine in frode a ogni norma. Per questo è giusto introdurre i correttivi e un tetto che separi chi affitta una casa da chi fa concorrenza sleale».

L’articolo 20 (Locazione occasionale a fini turistici)  è stato respinto a larghissima maggioranza.

Il presidente Ganau ha messo in votazione il testo definitivo della legge e sono iniziati gli interventi finali. Per l’on. Pierfranco Zanchetta (Upc) «non è chiaro come facciamo a normare i marina resort ma lascio tutto questo alla competenza dell’assessore, così come il tema del boat and breakfast. Intravedo rischi anche sull’articolo 15».

Il testo definitivo della legge è stato approvato con 42 votanti e 42 favorevoli.

Sulla proposta di legge 433 sulla raccolta funghi, il presentatore, on. Attilio Dedoni (Riformatori) ha detto: «Ci sono alcuni emendamenti, che sono migliorativi del testo in discussione. Pertanto, con un po’ di attenzione, possiamo approvare la norma».

Per l’on. Antonio Solinas (Pd) «al di là dell’intesa tra i capigruppo c’è una proposta di legge della commissione Ambiente esitata sentendo tutte le associazioni micologiche e le università. Per questo chiedo che la proposta 433 sia rinviata alla commissione.»

Il capogruppo di Forza Italia, on, Pietro Pittalis, ha definito la richiesta «schizofrenica: eravamo tutti d’accordo e si decide di ritornare in commissione per il man di pancia di qualcuno. Ne va della credibilità della conferenza dei capigruppo, che non hanno davvero più senso a questo punto. E noi se le cose stanno così non parteciperemo più. La maggioranza deve chiarirsi».

Per l’on. Michele Cossa (Riformatori) «il meglio è nemico del bene. Invito i colleghi ad approvare la legge sui funghi ipogei anche per non rendere la conferenza dei capigruppo una cosa ridicola».

Dopo l’intervento contrario dell’on. Gianluigi Rubiu (Udc) e Angelo Carta (Psd’az) e dell’on. Gianfranco Congiu (Pds) ed Antonio Solinas (Pd) sulla richiesta di rinvio l’Aula si è pronunciata a favore del rinvio in commissione.

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Pieno sostegno alla vertenza dei lavoratori della Wind3 di Cagliari è stato espresso dalla Commissione “Attività Produttive” del Consiglio regionale presieduta da Luigi Lotto. Una presa di posizione chiara che si tradurrà in un atto ufficiale del Consiglio: si pensa a una risoluzione della Commissione o a un ordine del giorno unitario da votare in Aula.

Un pronunciamento ufficiale dell’Assemblea sarda è stato sollecitato in mattinata dai sindacati sentiti in audizione dal parlamentino delle “Attività Produttive”. La vertenza riguarda circa 340 operatori sardi il cui posto di lavoro è a serio rischio dopo la decisione della Wind3 di cedere un ramo d’azienda a una società di out source. «Un’operazione ingiustificata – secondo i segretari di categoria Francesco Marongiu (Slc Cgil), Jimmy Uda (Fistel Cisl) e Tonino Ortega (Uilcom) – la Wind3 è una società sana con i bilanci in utile non ha la necessità di ridurre i costi del personale esternalizzando un servizio. Al momento della fusione di Wind con Tre, il nuovo operatore aveva garantito al Governo il mantenimento dei livelli occupazioni e del business aziendale in Italia. Questo non sta avvenendo, Wind 3 non sta cedendo un ramo d’azienda ma solo un servizio prima assicurato dalla società Tre».

La vertenza riguarda complessivamente 900 lavoratori distribuiti in quattro Regioni (Sardegna, Sicilia, Lazio e Liguria). Domani, a difesa dei posti di lavoro, è in programma una manifestazione nazionale in vista dell’incontro al Mise fissato per giovedì 15 giugno. «Non abbiamo armi a disposizione per contrastare la cessione del ramo d’azienda – hanno detto i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil – per questo è necessario un sostegno della politica. Chiediamo al Consiglio regionale e alla Giunta di promuovere un coordinamento tra gli esecutivi della quattro regioni interessate per dare più forza ad un’azione nei confronti del Governo nazionale».

Un appello raccolto dalla Commissione. I consiglieri regionali Piero Comandini (Pd), Ugo Cappellacci (Fi) e Stefano Tunis (Fi) hanno sollecitato un coinvolgimento diretto del presidente della Regione Francesco Pigliaru ricordando il precedente favorevole del call center Vol2: «Nel 2010 si riuscì a salvare circa 470 posti di lavoro – ha detto Ugo Cappellacci – la politica anche questa volta può fare molto. Occorre individuare gli strumenti per trovare una soluzione alternativa alla cessione del ramo d’azienda. Ma per far questo occorre pressare il Governo unendo le forze con le altre regioni». Posizione condivisa da Piero Comandini e Stefano Tunis che hanno appoggiato l’idea di un coordinamento tra le regioni interessate: «Alla base del business di Wind3 c’è una concessione governativa – ha detto l’esponente del Pd – può essere lo strumento per convincere Wind3 a fare un passo indietro». Questa di Wind3 non è un’operazione a costo zero: «C’è il rischio che lo Stato debba farsi carico dei costi degli ammortizzatori sociali di una società che produce utili – ha sottolineato Stefano Tunis – un aspetto che non  può passare in secondo piano».

Al termine dell’audizione, il presidente Luigi Lotto ha assicurato l’impegno della Commissione: «Faremo di tutto per dare il massimo contributo alla vostra vertenza – ha detto Luigi Lotto – insieme alla Giunta decideremo quali azioni portare avanti».

In mattinata la Commissione ha sentito anche i rappresentanti sindacali dei lavoratori del Consorzio Agrario della Sardegna, ente con 104 dipendenti in pianta organica e 48 sedi distribuite nel territorio regionale.

Il Consorzio, da tempo in crisi, ha accumulato negli anni un passivo di circa 45 milioni di euro. Un buco di bilancio che ha indotto la direzione dell’ente ad applicare il contratto di solidarietà ai dipendenti con conseguente riduzione dell’orario di lavoro a 26 ore settimanali. Per abbattere i costi di gestione, il Consorzio ha inoltre annunciato la chiusura delle sedi di Nuoro e Santa Maria La Palma e il trasferimento dei 17 dipendenti negli uffici di Oristano e Cagliari.

«I lavoratori non sono sacchi di patate – ha detto la segretaria della Flai Cgil Annarita Poddesu – i trasferimenti di sede creeranno forti disagi ma ciò che preoccupa di più è la mancanza di una strategia per il futuro. Il Consorzio ha annunciato la presentazione di un piano industriale che però non è ancora arrivato. Chiediamo alla politica di lavorare insieme a noi per scongiurare la chiusura delle sedi di Nuoro e Santa Maria La Palma ed individuare un percorso di rilancio».

«Se siamo oggi in queste condizioni lo dobbiamo all’incapacità del Cda dell’ente – ha proseguito Mariano Masala segretario del Sinalcap Sardegna – non si può pensare di risanare i bilanci con il solo ricorso al contratto di solidarietà». «Il Consorzio agrario svolge un ruolo strategico nel territorio – ha sottolineato il segretario della Fai Cisl Bruno Olivieri – in molte aree dell’Isola ricopre una funzione sociale che non può venire a mancare».

I rappresentanti dei sindacati, rispondendo alle domande dei membri della Commissione Luigi Crisponi (Riformatori), Piero Comandini (Pd), Mario Tendas (Pd), Mariano Contu (FI), Antonio Gaia (Upc) e Gianluigi Rubiu (Udc), hanno poi respinto l’accusa di aver sottoscritto il contratto di solidarietà contro la volontà dei dipendenti: «Quell’accordo è stato firmato perché il Consorzio non ha lasciato altre vie d’uscita – ha detto Annarita Poddesu – l’alternativa a quella firma erano i licenziamenti. I sindacati hanno l’obbligo di difendere i posti di lavoro».

Il presidente della Commissione Luigi Lotto ha preso atto della posizione dei sindacati ed annunciato un ulteriore approfondimento da parte della Commissione: «Siamo davanti a una situazione complessa – ha detto Lotto – nei prossimi giorni rifletteremo su come affrontarla coinvolgendo la Giunta regionale e l’assessore competente».

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Il Consiglio regionale ha approvato la legge che individua gli interventi esclusi dall’autorizzazione paesaggistica e quelli sottoposti alla cosiddetta procedura autorizzatoria semplificata.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il presidente ha sospeso la seduta per convocare una conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori il presidente ha comunicato l’inversione dell’ordine del giorno, portando al primo punto la proposta di legge n.421/A (Solinas Antonio e più) “Disposizioni urgenti finalizzate all’adeguamento della legislazione regionale al decreto del presidente della Repubblica n.31 del 13 febbraio 2017 – Regolamento recante individuazione degli interventi esclusi dall’autorizzazione paesaggistica o sottoposti a procedura semplificata; modifiche alla legge regionale 28/98”.

Successivamente, ha aggiunto, saranno esaminate le mozioni 302 (Cocco Daniele e più) sulla crisi industriale del polo di Ottana, la 293 (Rubiu e più) sulla situazione dei trapianti in Sardegna, la 298 (Dedoni e più) sulla fornitura di ausili e protesi da parte del servizio sanitario regionale e la 261 (Tedde e più) sui ritardi nell’attuazione del Piano di sviluppo rurale. Saranno rinviate ad altra data, ha concluso Ganau, la 239 (Rubiu e più) sulle servitù militari per l’indisponibilità del presidente Pigliaru a partecipare alla seduta e la 136 (Sale e più) sulla legalizzazione della cannabis.

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha preso atto dell’indisponibilità del presidente Pigliaru, sottolineando però che «l’argomento va trattato con estrema urgenza e quindi inserito all’ordine del giorno della prima seduta utile per la necessaria discussione sul programma di implementazione della base di Teulada».

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci, associandosi alle considerazioni di Rubiu, ha richiamato l’attenzione del Consiglio su un ordine del giorno approvato nel 2014 ed ormai superato, per cui «occorre riprendere dialogo con il ministero della Difesa sia per ridurre il carico di fuoco del territorio che, soprattutto, per sollecitare la realizzazione di progetti tecnologici che lo stesso ministero sta portando avanti».

Il consigliere del Pd Piero Comandini ha sollecitato l’unificazione della mozione Rubiu con una del Pd, presentata a suo tempo sullo stesso argomento.

Il presidente Ganau, dopo aver assicurato l’accorpamento dei documenti del Consiglio in materia di servitù militari, ha dato la parola al consigliere Antonio Solinas, del Pd, relatore della proposte di legge n. 421/A.

Antonio Solinas ha affermato in apertura che la proposta, approvata dalla quarta commissione all’unanimità, «ha registrato un consenso molto ampio in Consiglio e nella società sarda, fra i cittadini e le imprese, individuando gli interventi esclusi dalla autorizzazione paesaggistica e quelli sottoposti alla cosiddetta procedura autorizzatoria semplificata, per cui è opportuno approvarla quanto prima anche in vista della legge di manutenzione e di quella organica, sempre in materia urbanistica». «Il testo – ha aggiunto – riguarda in sostanza piccoli interventi edilizi come ad esempio le opere interne che non alterano la sagoma dell’edificio, i prospetti, le coperture e l’abbattimento delle barriere architettoniche mentre, quelli ammessi alla procedura semplificata, consistono in incrementi volumetrici non superiori a 10% od interventi di adeguamento alle misure antisismiche».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis si è dichiarato d’accordo con lo spirito del provvedimento osservando peraltro «che poteva anche non essere oggetto di legge regionale perché quella nazionale si poteva applicare direttamente, ma comunque è sempre meglio precisare per evitare di innescare interpretazioni difformi da parte degli uffici tecnici comunali». «Positiva – ha detto Pittalis – anche la semplificazione che cancella inutili lungaggini per interventi di piccola entità; l’auspicio è che questa legge sia una buona premessa per la prossima legge urbanistica perché attualmente la Sardegna ha una normativa che immobilizza tutto il sistema ed ostacola lo sviluppo del settore edilizio e dell’economia della Sardegna».

L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu ha condiviso il testo della commissione che era inserito, in un primo momento, nel testo della legge di manutenzione. «Con questo provvedimento – ha proseguito – si recepisce regolamento entrato in vigore in tutta Italia dallo scorso mese di aprile e va ricordato che il decreto di riferimento, all’art. 13, prevedeva l’adozione di una norma ad hoc nelle Regioni speciali». «Stiamo intervenendo su una casistica molto ampia – ha detto ancora Erriu – che comprende oltre 70 procedimenti e dimezza la tempistica; uno strumento di semplificazione utile importante ed atteso che condividiamo».

Per dichiarazione di voto il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha annunciato il voto favorevole del gruppo, anche perché «si supera una fase di incertezza determinata dagli uffici regionali che hanno comunicato ai Comuni il blocco di tutte le pratiche su paesaggistiche». «Piuttosto – ha aggiunto Marco Tedde – resta sullo sfondo una normativa regionale inadeguata, la recente legge edilizia non ha funzionato ed anzi ha creato problemi; paradossalmente il nostro Piano casa della legislatura precedente, che il centro sinistra si è ostinato a non prorogare, è ancora oggi più nuovo della vostra nuova legge ancora in gestazione, mentre quella urbanistica è ancora in alto mare». «Su questo noi siamo molto critici e non da oggi – ha concluso Tedde – perché la maggioranza non ha mostrato coraggio, non è attenta alle ragioni della produzione e nemmeno alla stessa tutela dell’ambiente».

Subito dopo il Consiglio ha approvato gli articoli ed il testo della legge, all’unanimità, con 42 voti.

Successivamente l’Aula ha iniziato l’esame della mozione n. 302 sulla crisi industriale di Ottana ed il presidente ha dato la parola al consigliere di Articolo 1-Sinistra democrazia e Progresso Daniele Cocco, per illustrarne il contenuto.

Daniele Cocco, dopo aver ringraziato tutti i capigruppo del Consiglio per l’attenzione sulla vicenda e gli assessori dell’Industria Maria Grazia Piras e del Lavoro Virginia Mura per la grandissima disponibilità, ha espresso preoccupazione «per la gravissima situazione di sofferenza economica ed occupazione della Sardegna centrale dove la complessità delle tante vertenze aperte non fanno ancora intravedere il rilancio di quell’area, con gravi ricadute su imprese, indotto e lavoratori, molti dei quali legati ad ammortizzatori ormai in scadenza». Il problema di Ottana, ha detto ancora Cocco, «è sostanzialmente legato a quello della centrale elettrica sul cui rilancio ruotano altre iniziative come il centro di stoccaggio del gas (gnl), il polietilene e l’impianto di Eni Versalis, impianti in larga parte fermi e con poca manutenzione, mentre avanza il dramma di centinaia di famiglie in cassa integrazione che vedono sempre più vicino licenziamento». «Rispetto ad un contesto così preoccupante – ha affermato Cocco –è necessario che la Regione, anche attraverso questa mozione, eserciti una forte pressione sul governo per accelerare rilancio dell’area di Ottana proteggendo nel frattempo i lavoratori e riferendo tempestivamente al Consiglio sulle iniziative che saranno attivate». «Chiediamo in altre parole – ha concluso – risposte concerete e riteniamo che, sotto questo profilo, che la vertenza debba essere trasferita alla presidenza del Consiglio dei ministri e, nello stesso tempo, vogliamo verificare la disponibilità privati e l’esistenza delle condizioni per far ripartire il sistema, mantenendo inoltre l’attenzione molto alta sul problema delle bonifiche».

La consigliera del Pd Daniela Forma, in apertura, ha ricordato che sulla vertenza di Ottana «il Consiglio è intervenuto più volte, così come la Giunta, mantenendo un contatto costante con i sindacati ed attivando un tavolo di confronto Regione-Governo per la proroga della mobilità in deroga a sostegno dei lavoratori». «La vertenza di Ottana – ha aggiunto – ha le sue specificità perché è l’unica della Sardegna centrale dove esistevano impianti di chimica pesante che cerca di ripartire secondo le condizioni del mercato di oggi e del domani; l’unica, inoltre, dove è scomparso, negli anni, il settore tessile con 5.000 posti di lavoro, trasformati in ammortizzatori sociali in perenne scadenza perché tessuto economico locale non riesce ad assorbirli». In definitiva, a giudizio della Forma, «occorre superare un pesante gap infrastrutturale, su cui incidono anche i costi dei servizi e la marginalità delle zone interne, che devono spingerci ad inquadrare il problema in una visione complessiva di un territorio in grande sofferenza, che potrebbe concretizzarsi anche in una politica fiscale speciale per uscire dall’assistenzialismo».

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, ha sottolineato che «quella di Ottana è una vertenza della Sardegna che appartiene a tutta la comunità regionale, che rappresenta la speranza di un territorio dove ci sono ancora imprenditori». Ogni progetto di rilancio, ha ricordato la Zedda, «ruota attorno alla riconversione della centrale energetica che oggi potrebbe essere rilanciata positivamente dalla realizzazione del deposito gpl di Oristano ma la questione più importante è che manca una presenza incisiva del Governo nazionale». La nostra è una battaglia comune, ha ricordato la consigliera, «e per questo dobbiamo intervenire in modo forte sul Governo per attirare ulteriori investimenti ma le istituzioni regionali si devono muovere, anche per non ripetere gli errori un passato caratterizzato dal saccheggio improduttivo di fondi pubblici».

Dopo l’on. Zedda ha preso la parola l’on. Usula (Rossomori), secondo cui «questa è una mozione quanto mai opportuna. Ribadiamo che siamo consapevoli dello stato di preoccupazione dei lavoratori e delle famiglie di Ottana. Questa mozione non deve essere un passo liturgico ma un atto di impegno politico solenne per tutti noi. Dobbiamo pretendere certezze sulle opere di bonifica e sulle infrastrutture nuove di Ottana, dalla banda larga alla rete del gas, dalle ferrovie alle strade. Esistono imprenditori sani, non rapaci e disinteressati ai lavoratori, che voglia rilanciare il settore agroalimentare. Ottana potrebbe diventare un polo di attrazione per imprenditori così».

Per i Riformatori sardi l’on. Luigi Crisponi ha detto: «Purtroppo, spesso ci occupiamo di crisi industriale ma quando si parla di Ottana c’è sempre un brivido che corre dietro la schiena. E’ il territorio più martoriato e povero di tutta l’Isola. Ma perché Ottana non è stata inserita nell’elenco delle aree industriali più complesse? Ci preoccupa molto il silenzio su questi temi e sul sistema energetico della Sardegna».

L’on. Stefano Tunis è intervenuto per Forza Italia e ha affermato: «Cominciamo a distinguere i filantropi e a contare le risorse pubbliche che sono state impiegate a Ottana. E’ un conto salatissimo quello pagato per uno stabilimento chiuso a Ottana. Fatta salva la buona fede di chi ha fatto l’assessore sino a oggi, è accanimento terapeutico destinare ancora risorse pubbliche. Non parlerò di nulla che serva a puntare il dito contro qualcuno ma dobbiamo riconoscere che i player di oggi a Ottana hanno evidenti limiti. Chiedo dunque questo: che questa mozione, intelligente e condivisibile per il rilancio del territorio, sia integrata con qualcosa di nuovo e non sia un ennesimo riempirci la bocca di parole».

L’on. Antonio Solinas (Pd) ha esordito dicendo: «Per trent’anni qualche risultato di crescita e di sviluppo il territorio lo ha ottenuto ma ormai negli ultimi anni la situazione è precipitata. Le responsabilità sono di tutti e dobbiamo tutti cercare uno sbocco per non lavarci la coscienza con una mozione. Ci sono iniziative che vanno accelerate. Certo ,la costruzione della dorsale del gas può dare una speranza: è arrivato il tempo che la Giunta e il Consiglio abbiano un confronto duro e forte, rispettoso ma deciso, con il Governo nazionale. Se non risolviamo il problema della Sardegna centrale stiamo creando problemi anche agli altri territori: servono incentivi fiscali per tutta la durata dell’investimento. Basta con i contributi a fondo perduto, che non generano sviluppo stabile».

Il sardista Angelo Carta è intervenuto per dire che“i sindacati hanno in corso una discussione su quale debba essere l’industria giusta oggi per Ottana”. A 48 anni dalla Commissione Medici «dobbiamo dare questa risposta, salvando prima di tutto quello che può dare davvero posti di lavoro da subito, come Ottana energia e Ottana polimeri. Ma dopo tutto questo è chiaro che ci deve essere un impegno ulteriore, che passa per l’agroindustria e la zootecnia. Non bastano i governi locali dei Comuni. Alitalia ha ingoiato otto miliardi in questi anni: per noi Ottana vale quello che Alitalia vale per lo Stato italiano perché è un simbolo di una Sardegna che non trova pace».

Per l’Udc l’on. Rubiu ha detto: «Chiediamo che la Sardegna incida soprattutto con il governo perché si trovino le soluzioni con il riconoscimento dello stato di crisi complessa, pensando soprattutto a una riconversione che salvi i livelli dell’occupazione. E può essere l’agroindustria il settore sul quale puntare. Mi viene da sorridere però per le misure straordinarie che vengono proposte: i capannoni di Ottana a un euro dopo le case di Ollolai ad un euro. Finirà che venderemo anche i nostri ospedali a un euro».

L’on. Congiu (Pds) ha esordito con l’indicazione dei contributi a favore degli imprenditori che volessero insediarsi a Ottana, secondo il bando di Invitalia pubblicato il 4 aprile. «Dal 16 dicembre 2016 Ottana è già inserita nelle aree di crisi non complesse  e l’offerta dei capannoni a un euro ha un senso. Vorrei capire con l’assessorato all’Industria se grazie al bando Invitalia ci sono richieste di insediamento di imprenditori a Ottana. Leggiamo di joint venture tra Sarroch e Versalis di Ottana ma non sappiamo di più».

L’on. Gaetano Ledda (Misto) ha esordito: «Sappiamo tutti quanto inquinamento c’è stato a Ottana e anche io provo  i brividi sulla schiena. Ripongo poca speranza nella chimica e sappiamo che il rilancio è legato alla sopravvivenza della centrale elettrica. La Regione ha buttato soldi e  li ha dati a imprenditori continentali che hanno costruito scatole vuote e se ne sono andati: non controlliamo mai i soldi che diamo. Abbiamo un’azienda a Ottana pronta ad assumere 50 operai investendo 40 milioni di euro ma la Regione deve svolgere il suo ruolo predisponendo il contratto di investimento, che deve essere pronto prima dell’estate».

Il capogruppo di Forza Italia, on. Pietro Pittalis, ha detto che «l’Aula sembra sottovalutare l’importanza dell’argomento. Il 3 maggio 2016 ci fu l’incontro istituzionale col presidente  Pigliaru proprio sul futuro di Ottana. Ricordo il pomposo comunicato dell’ufficio stampa della Giunta: a oggi nulla è cambiato, se non in peggio.  Assessore, il problema è che da sempre questa vertenza è stata considerata una vicenda locale. Non lasciamo soli gli amministratori di quest’area, persone che quotidianamente ci mettono la faccia. Non possiamo continuare con le attese, con i tavoli tecnici e quelli politici».

L’assessore Maria Grazia Piras (Industria) è intervenuta per la Giunta e ha detto che «l’attenzione su Ottana è sempre stata massima, anche nei rapporti con la presidenza del Consiglio dei ministri. Abbiamo avuto spesso rapporti tesi con Terna e sono arrivati anche risultati come la proroga del regime di essenzialità per il 2014 e il 2015 di cui ha beneficiato anche la centrale di Ottana. Sul livello strategico abbiamo promosso le interlocuzioni con il Mise e con Terna, per le modalità di una continuità operativa: ci vuole di più e stiamo chiedendo proprio alla Presidenza del Consiglio per un tavolo che punti comunque alla riconversione del polo energetico di Ottana». Sul tema della metanizzazione della Sardegna, l’assessore Piras ha detto: «Nel Patto per la Sardegna abbiamo il fondamento del progetto di metanizzazione della nostra isola. E’ evidente che senza imprenditori che parlino lingue chiare l’impresa non può andare avanti: spetta a loro dire quali sono i progetti che intendono realizzare a Ottana e la Regione starà ad ascoltarli. Gli strumenti di aiuto ci sono, come il bando Invitalia che da subito dà risorse a fondo perduto e agevolazioni fiscali. Intanto, abbiamo chiesto specificamente a Invitalia di poter accedere ai finanziamenti che stanziano complessivamente 40 milioni di euro al livello nazionale».

Sempre per la Giunta l’assessore Virginia Mura (Lavoro) ha detto: «Sugli ammortizzatori sociali in deroga richiesti per i lavoratori dobbiamo purtroppo far presente che esiste un divieto di legge dal 2014. Per questo non è stato aperto lo sportello nel 2015 non solo per i lavoratori del tessile. Cosa siamo riusciti a fare, anche grazie al lavoro dei nostri parlamentari sardi in Senato? Siamo riusciti a ottenere la rimodulazione di risorse ancora disponibili e abbiamo aperto uno sportello a dicembre scorso per i lavoratori che hanno concluso il periodo di sostegno della legge 223 nel 2016. Prendo l’impegno per i 90 lavoratori del settore tessile, apriremo uno sportello per le domande on line che ovviamente andrà a favore di tutti i lavoratori che si trovano in quelle condizioni, non solo di quelli del Nuorese».

Dopo gli interventi della Giunta, l’on. Daniele Cocco (MDP) ha chiesto una breve sospensione dei lavori con lo scopo di emendare con gli spunti emersi dal dibattito il testo della mozione. Il presidente Ganau ha disposto una sospensione breve.

Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau ha dato la parola al capogruppo di Sdp Daniele Cocco che ha annunciato la presentazione di alcune integrazioni dal testo della mozione.

Cocco ha quindi presentato un emendamento orale che modifica la parte finale del documento. Il nuovo testo chiede un impegno della Giunta a promuover in tempi rapidi un incontro urgente con la Presidenza dei ministri per l’esame della situazione complessiva del sito industriale di Ottana.

«Obiettivo dell’iniziativa consiliare – ha detto Cocco – è quello di arrivare a un rilancio del polo industriale di Ottana attraverso la ricomposizione della filiera della chimica e la riconversione della centrale energetica. Occorre inoltre presentare un’istanza formale per far dichiarare Ottana sito di interesse nazionale, passaggio che renderebbe obbligatorie le bonifiche». Su quest’ultimo punto, Cocco ha inoltre sollecitato la Giunta a sostenere il Comune di Ottana nella causa amministrativa promossa presso il Tar con la quale si richiede la bonifica delle aree dismesse dalla società Montefibre.

Il presidente Ganau ha quindi messo ai voti la mozione che è stata approvata all’unanimità.

L’aula è quindi passata successivo punto dell’ordine del giorno: una mozione e un’interpellanza sulla situazione dei trapianti in Sardegna e sull’adeguamento delle provvidenze a favore dei trapiantati illustrate dal primo firmatario Gianluigi Rubiu (Udc).

Nel suo intervento, Rubiu ha messo in luce le difficoltà attraversate dal Centro Trapianti della Sardegna che ha visto una contrazione degli interventi nel 2015 per poi riprendersi nel 2016.

«C’è la necessità di garantire un livello adeguato e costante di trapianti in modo da evitare ai pazienti più gravi lunghi e dispendiosi viaggi nella Penisola per farsi operare – ha detto Rubiu – occorre poi intervenire per modificare l’attuale normativa in modo da garantire parità di trattamento a tutti i pazienti.»

Gianluigi Rubiu ha quindi manifestato l’esigenza di promuovere in Sardegna la cultura della donazione, attraverso un’attività rivolta soprattutto alle scuole e ha chiesto chiarimenti sulla gestione del Centro regionale dei Trapianti e sulle modalità di erogazione dei rimborsi ai trapiantati chiedendo una rivisitazione delle leggi di settore.

L’assessore alla Sanità Luigi Arru, rispondendo alle sollecitazioni contenute nella mozione, ha illustrato la situazione della Rete regionale dei trapianti. «Il sistema sanitario – ha detto Arru – è oggetto di una profonda ristrutturazione che coinvolgerà anche il Centro regionale dei Trapianti. Ristrutturazione che inevitabilmente ha creato qualche difficoltà ma, nonostante tutto, nel 2016 sono stati ottenuti buoni risultati con 98 organi trapiantati. Un successo ottenuto grazie all’impegno di tutti coloro che operano negli ospedali sede delle donazioni e nei Centri Trapianto».

Arru ha poi convenuto con il firmatario della mozione sulla necessità di promuovere la cultura della donazione e si è detto d’accordo sulle azioni di sensibilizzazione delle giovani generazioni attraverso attività mirate nelle scuole.

L’assessore si è quindi soffermato sulla situazione del Centro regionale dei trapianti. «Il Sistema regionale ha bisogno di una profonda riorganizzazione – ha sottolineato Arru – la Giunta sta lavorando in questa direzione. Fino al 2015 il Centro era diretto dal prof. Carcassi con un impegno part time e a titolo gratuito. A seguito delle sue dimissioni si è presentato il problema della individuazione del nuovo coordinatore attraverso le nuove procedure di legge. Oggi questa figura può essere parificata al direttore di una struttura complessa. La proposta di riorganizzazione ha determinato un allungamento dei tempi, ma arriveremo presto a una soluzione. L’Ats avrà il compito di dare una risposta. A breve risolveremo il problema del responsabile del Centro di coordinamento trapianti. Tra i suoi compiti ci sarà anche quello di promuovere la cultura della donazione».

Luigi Arru si è poi detto d’accordo sulla necessità di procedere a una rivisitazione delle leggi di settore che regolano le provvidenze a favore dei trapiantati. «Il riordino delle leggi di settore è stato previsto già dall’art. 48 della L.R. 23/2005 – ha detto l’assessore – attualmente non tutte le situazioni vengono trattate allo stesso modo, occorre intervenire attraverso l’applicazione dell’ISEE e ridefinendo i limiti di reddito, la misura dei benefici, i criteri di riconoscimento delle provvidenze e dei rimborsi spese, attraverso principi di equità e omogeneità in relazione alle condizioni di bisogno accertate. Serve uno sforzo da parte di tutti, è una misura di welfare, non si possono creare discriminazioni».

In sede di replica il consigliere Gianluigi Rubiu ha auspicato il massimo sforzo da parte della Regione per venire incontro alle necessità dei trapiantati. «Non possiamo più fidarci delle sole leggi di settore, c’è bisogno di un restyling complessivo della normativa. La questione dei trapiantati è un argomento che riguarda tutti. Propongo per questo l’approvazione di un ordine del giorno unitario».

E’ poi intervenuta la consigliera Daniela Forma che, in sintonia con il primo firmatario della mozione, ha manifestato apprezzamento per la proposta di promuovere la cultura della donazioni: «E’ un elemento rilevante su cui lavorare. E’ giusto che la Giunta si spenda in prima linea – ha detto Forma – su questo fronte occorre cercare sinergie con gli enti locali. I comuni potrebbero registrare la volontà  dei cittadini di donare gli organi al momento del rinnovo delle carte d’identità». Daniela Forma ha poi affrontato il tema dei sussidi e delle provvidenze ai trapiantati: «La legge prevede rimborsi solo per i trapiantati di rene, poi estesa ad altre patologia. E’ necessario oggi fare un passo in avanti. Il Pd è pienamente convinto della necessità di dare corpo alle nuove esigenze».

E’ quindi intervenuto il consigliere Gianluigi Rubiu che ha presentato un ordine del giorno firmato da tutti i capigruppo. Il documento impegna la Giunta ad adeguare la legge n.11 del 1985, al monitoraggio costante sull’andamento del numero dei trapianti, alla verifica dell’adeguatezza della pianta organica de Centri trapianti e a prevedere un ulteriore stanziamento per le cure odontoiatriche indispensabili per il buon esito dell’intervento dei pazienti in lista d’attesa.

Posto in votazione l’ordine del giorno è stato approvato all’unanimità.

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione la mozione n. 298 sulle modalità di fornitura di ausili e protesi con spesa a carico del Servizio sanitario regionale

Attilio Dedoni, capogruppo dei riformatori e primo firmatario della mozione, ha in premessa ricordato all’assessore la necessità di dare una risposta alla situazione del Centro per la Sclerosi Multipla dell’ospedale Binaghi. «I dati forniti non tornano, i casi sardi non sono 7.000 ma 9.000. Occorre potenziare il Centro del Binaghi non vogliamo che ci siano altre ipotesi in campo».

Attilio Dedoni si è quindi concentrato sulla mozione in discussione: «Questa mozione nasce dalla necessità di fare chiarezza sulle fornitura di ausili e protesi ai pazienti sardi – ha detto Dedoni – prima gli ospedali si rivolgevano a fornitori e ditte della Sardegna che garantivano un assistenza tecnica in loco. Oggi, con il nuovo sistema di appalto, i fornitori sono in Continent3e. Le protesi e gli ausili vengono spediti e non vi è più la possibilità di rivolgersi a un tecnico. Capita spesso che gli strumenti non siano adatti al paziente e hanno bisogno di essere sistemati».

Secondo Dedoni c’è, dunque, la necessità di intervenire razionalizzando il sistema e contenendo allo stesso tempo i costi. «La nostra priorità deve essere il malato – ha concluso Dedoni – il paziente deve avere la possibilità di ottenere protesi calibrate sulla sua patologia. Le Asl devono vigilare affinché il servizio di manutenzione, rigenerazione e sanificazione degli ausili protesici non degeneri un un semplice riciclo di vecchie forniture in disuso».

L’assessore della Sanità, Luigi Arru, in apertura del suo intervento in sede di replica ha definito “straordinario” il lavoro svolto sul tema della sclerosi multipla in Sardegna ed a proposito dell’ospedale Binaghi ha escluso con nettezza qualsiasi ipotesi di chiusura o ridimensionamento («Il Binaghi non si tocca ed abbiamo concluso una fase di transizione dovuta al pensionamento di tre medici e all’attesa della stipula del documento con l’Università per i ricercatori»). Sulle modalità di fornitura di ausili e protesi l’assessore ha ricordato le precedenti determinazioni in materia, la maggior parte riferite al 2012, ed ha affermato: «Abbiamo colmato il tempo sulle cose non fatte e abbiamo dato disposizioni affinché l’Asl 1 di Sassari potesse procedere per il bando di fornitura superando le modalità adottate in precedenza che erano più costose». «Tracciamo inoltre – ha aggiunto Arru – la fornitura di protesi secondo il sistema disposizione con il Sisar e non entro nel merito della gara d’appalto». L’assessore ha però assicurato puntuali e tempestive verifiche in ordine alle criticità evidenziate nella mozione ed in particolare relativamente ai tempi delle consegne, al numero di tecnici ortopedici, alla sanificazione, alla manutenzione e alla carenza di istruzioni al momento della consegna degli ausili, all’assenza dell’operatore sanitario.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, nella controreplica ha confermato le carenze indicate nella mozione ed ha invitato l’assessore a procedere con le verifiche e «riaprire un ragionamento sulle forniture guardando alle ditte del settore che operano in Sardegna».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha dichiarato il voto a favore della mozione 289 («i problemi evidenziati nel documento meritano un’attenta verifica e se è il caso efficaci correttivi») seguito dal suo omologo del Psd’Az, Angelo Carta, che ha sottolineato come dall’Ats non siano pervenute indicazioni puntuali sulla spesa complessiva per la fornitura di ausili e protesi.

Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione la mozione 289 che è stata approvata ed ha concesso la parola al consigliere Marco Tedde (Fi), primo firmatario della mozione 261, sui ritardi nell’attuazione del Piano di sviluppo rurale (Psr) 2014-2020. Una mozione, come ha sottolineato Marco Tedde, ormai datata (settembre 2016) ma che ha consentito al presentatore di evidenziare i ritardi con i quali si è proceduto nella pubblicazione dei bandi del Psr («sono passati tre anni e si continua a rinviare») nonché il rischio che le imprese sarde del comparto agricolo siano di fatto private delle opportunità offerte dai fondi comunitari. «Viste le ingenti risorse a disposizione – ha concluso Tedde – chiediamo alla Giunta di colmare il grave ritardo anche attraverso un rafforzamento delle strutture assessoriali interessate e una semplificazione delle procedure».

L’assessore dell’Agricoltura, Pierluigi Caria, ha ripercorso l’iter burocratico amministrativo dei bandi del Psr e spiegato le ragioni dei rinvii che hanno interessato alcune misure del Psr ma ha affermato che «entro l’estate tutti i bandi del piano 2014-2020 saranno in pubblicazione». Caria ha inoltre dichiarato che la Regione Sardegna con circa 195 milioni di euro di fondi erogati a partire dal 1 gennaio 2016 è al quarto posto nella specifica graduatoria che vede in testa le province autonome di Trento e Bolzano, seguite dal Veneto. «Le criticità che hanno causato i ritardi – ha concluso l’assessore – non sono imputabili all’assessorato ma alle procedure informatiche utilizzate».

Il consigliere Marco Tedde preso atto delle rassicurazione dell’assessore Caria («lo aspettiamo alla prova dei fatti») e valutato che la mozione 261 si riferiva alla situazione Psr relativa al settembre 2016 ha annunciato il ritiro del documento ed ha però evidenziato la mancata risposta a due interrogazioni sul medesimo argomento presentate dai consiglieri della minoranza.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi dichiarato conclusi i lavori ed ha annunciato la convocazione dell’Aula al domicilio.