10 May, 2024
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Al termine di un lungo dibattito sulla vertenza Aias, il Consiglio regionale ha approvato l’ordine del giorno Cocco Pietro (Pd) e più.

Aperta la seduta, il presidente Ganau, dopo la lettura del processo verbale, ha messo in discussione la mozione n. 297, presentata dalla maggioranza, sulla difficile situazione dei dipendenti dell’Aias (Associazione italiana spastici) e della Fondazione Randazzo da circa otto mesi senza stipendio.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, intervenendo  sull’ordine dei lavori, ha contestato la procedura con la quale è stato definito l’ordine del giorno dell’Aula.

«Voglio innanzitutto precisare che l’opposizione è favorevole al dibattito sulla situazione dell’Aias ma non è questo il modo giusto di discutere – ha detto Pietro Pittalis – sarebbe stato più utile esaminare prima l’argomento in Commissione in modo da acquisire i dati e sentire tutte le parti in causa: azienda, sindacati e assessorato.»

Il capogruppo azzurro ha poi paventato il rischio che il Consiglio si trasformi in un ring: «Non consentiamo a nessuno di lucrare a danno dei lavoratori – ha aggiunto Pietro Pittalis – l’ordine del giorno è un falso. La Conferenza dei Capigruppo non ha mai deciso di inserire alcuna mozione all’ordine del giorno ma di venire in Aula bypassando il lavoro istruttorio in Commissione. Si elimini la mozione e si faccia un dibattito concordato, altrimenti si viola il regolamento e si rischia di compiere un abuso. Non si può pensare di inserire argomenti a discrezione di chicchessia. Chiediamo che il dibattito sia aperto dall’assessore. La documentazione sull’Aias è arrivata solo oggi alle 12,45. Non abbiamo interessi e privilegi da difendere ma vogliamo salvaguardare i lavoratori e l’azienda. Il dibattito si svolga serenamente senza alchimie. Non ci prestiamo ad assecondare situazioni che inquinano una corretta dialettica tra maggioranza e opposizione».

Sulla stessa lunghezza d’onda il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu: «Nella Conferenza dei capigruppo del 3 aprile scorso abbiamo chiesto che la questione venisse affrontata in una seduta pubblica della Commissione Sanità alla quale invitare l’assessore, i sindacati e l’azienda. Ciò che serve è un confronto serio sui dati. La maggioranza ha invece scelto di portare la discussione direttamente in Consiglio. Oggi ci sarà l’assessore a raccontare ma nessuno a controbattere».

Gianluigi Rubiu ha poi contestato i ritardi nell’acquisizione dei dati sui rapporti tra Regione e Aias: «Sono arrivati stamattina alle 12.40, io ne ho preso visione alle 15.00. Ci è stata fornita una montagna di documenti che ha bisogno di essere letta e capita, altrimenti il dibattito è inutile. I lavoratori rischiano di tornare a casa delusi. I problemi dei dipendenti Aias e dei pazienti ci stanno a cuore. Ci interessa però salvare anche l’azienda. Questo non è il modo di procedere, non si opera con l’inganno con una mozione costruita ad arte e presentata il giorno dopo la Conferenza dei capigruppo. Impensabile arrivare oggi a un ordine del giorno unitario».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha confermato le versioni dei colleghi dell’opposizione auspicando però un percorso che consenta di arrivare a una soluzione condivisa. «L’inserimento nell’ordine del giorno della mozione del centrosinistra va contro l’intendimento della Conferenza dei Capigruppo. Sembrerebbe che la maggioranza abbia voluto mandare un messaggio ai lavoratori – ha detto Angelo Carta – qui non c’è nessuno che vuole andare contro i loro diritti, la manovra della maggioranza è un inganno. Qui c’è la volontà di trovare una strada unanime per trovare una soluzione che miri alla salvaguardia dei lavoratori e dell’azienda».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, primo firmatario della mozione, ha respinto le accuse definendo “gravissime” le affermazioni della minoranza. «Vogliamo semplicemente discutere su un argomento serio. Abbiamo pensato di farlo con una mozione, normale strumento per sollecitare un dibattito. Noi volgiamo solo discutere senza la pretesa di avere la verità in tasca».

Pietro Cocco è poi tornato sulla seduta della Conferenza dei capigruppo nella quale si decise di portare in Consiglio la vertenza Aias. «La verità è una sola – ha sottolineato Pietro Cocco – noi abbiamo detto che era necessario aprire un dibattito sul tema, la minoranza chiedeva invece di discuterne in Commissione. Noi abbiamo replicato che la Commissione aveva già affrontato il tema e sentito tutte le parti in causa. Io stesso ho partecipato ad alcune riunioni. Ritenevamo che fosse utile discuterne in Aula, senza fare melina chiedendo all’assessore di venire a riferire in Consiglio. La minoranza ha chiesto di mettere la questione ai voti, la maggioranza ha così deciso di arrivare in Aula. Nonostante ciò, è nostro intendimento discutere serenamente e trovare una via d’uscita. Questa è una situazione che si trascina da anni, non troveremo oggi la soluzione».

A Pietro Cocco ha replicato Alessandra Zedda (Forza Italia): «La minoranza non ha votato alcun documento in Conferenza dei capigruppo. Chiedevamo di fare un lavoro diverso con un’istruttoria in Commissione – ha detto Zedda – l’opposizione non ha votato contro i lavoratori e contro nessuna mozione. Chiedevamo una procedura differente. Anche noi no abbiamo amici o nemici. Chiediamo solo il rispetto delle regole».

Contro la decisione di portare in Aula il dibattito sull’Aias senza un passaggio in Commissione Sanità si è schierato il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni: «Avremmo voluto parlarne serenamente in Commissione dove potevano essere trovate le soluzioni. Noi non vogliamo imbrogliare nessuno, vogliamo sapere la verità e ne chiediamo conto all’assessore. Ormai non si risponde più  ai quesiti che pone un consigliere. E’ ora di farla finita con la difesa di interessi indifendibili. Bisogna pensare prima di tutto ai malati e a chi ha bisogno di essere curato. Occorre capire perché non si pagano gli stipendi, perché un’azienda non viene messa nelle condizioni di pagarli – ha detto Dedoni – non vorrei che qualcuno mirasse a ripetere errori fatti in altre aziende del Sulcis».

Un invito a un dibattito pacato è arrivato dal capogruppo di Sdp Daniele Cocco: «Sono convinto che le proposte di soluzione possano essere condivise da tutti i 60 consiglieri presenti in questa assise – ha detto Cocco – nessuno ha la verità in tasca. Quale occasione migliore di chiedere all’assessore le informazioni che finora non abbiamo avuto. Al centro delle politiche sanitarie devono essere messi prima i pazienti poi i lavoratori e l’Azienda. L’obiettivo è risolvere il problema in modo definitivo, ci sono dipendenti che da 9 mesi non ricevono lo stipendio. Mi auguro che l’assessore possa dare oggi le risposte alle nostre domande».

Secondo Cocco, dunque, non va persa l’occasione per fare chiarezza: «Nessuno è contro nessuno. Il Consiglio non vuole esprimere giudizi, il nostro compito è quello di proporre una soluzione o condividere un percorso che porti a una soluzione – ha concluso il capogruppo di Sdp – l’assessore chiarisca, non buttiamola in caciara questo è un argomento serio, stiamo parlando della vertenza più importante dell’Isola».

Antonio Solinas (Pd) ha difeso il diritto della maggioranza di presentare una sua mozione. «Questo è previsto dal regolamento – ha detto Antonio Solinas – non abbiamo interessi da difendere, non so se questo valga per tutti. Sembra quasi che la minoranza abbia difficoltà, quasi paura a discutere. Nostra preoccupazione è che ci sono lavoratori senza stipendio da nove mesi».

Edoardo Tocco (Forza Italia) ha precisato che in Commissione non c’è mai stato un confronto serio tra le parti in causa. «I dirigenti Aias solo stati sentiti solo una volta».

Giuseppe Fasolino ha contestato la decisione di inserire la mozione all’ordine del giorno. Il presidente Gianfranco Ganau lo ha invitato a limitare il suo intervento sull’ordine dei lavori. Ne è nato un vivace scambio di battute al termine del quale Gianfranco Ganau ha tolto la parola all’esponente della minoranza.

Anche Marco Tedde (Forza Italia) ha contestato l’oggetto dell’ordine del giorno. «La mozione è stata inserita in modo surrettizio. Il documento è stato presentato il giorno dopo la Conferenza dei capigruppo. Noi chiedevamo invece di avere i dati per poter capire la situazione e intervenire in aula con cognizione di causa. Come possiamo interloquire con un assessore che interverrà alla fine del dibattito? Sarebbe meglio sentirlo subito».

Anche Oscar Cherchi (Forza Italia) ha appoggiato la richiesta presentata dai suoi colleghi di partito: «Si elimini la mozione e sentiamo invece la relazione dell’assessore Arru».

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis, dopo aver ricordato che ci sarà la discussione di merito, ha affermato che dal punto di vista procedutale «è utile che l’assessore apra il dibattito che poi potremmo concludere con un ordine del giorno unitario; propongo una nuova riunione della conferenza dei capigruppo per riformulare l’ordine del giorno in linea con il sentire comune già espresso dal Consiglio».

Per i Riformatori sardi il consigliere Michele Cossa ha osservato che «la procedura fin qui seguita va corretta come ha suggerito il collega Daniele Cocco perché è interesse di tutti evitare una inutile corrida e concentrarsi, invece, sul destino dei lavoratori che non ricevono lo stipendio da mesi». «Il nostro dibattito – ha sostenuto – deve essere aperto all’insegna della chiarezza e per questo dobbiamo partire dalla relazione dell’assessore».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha espresso in apertura dispiacere perché «fra bugie e verità abbiamo perso un ora senza risolvere il problema, anche se in capigruppo l’accordo per discussione in Consiglio doveva andare di pari passo con un  approfondimento in commissione che però non c’è stato». «Lo stesso capogruppo di Sdp Daniele Cocco – ha proseguito Oppi – ha detto che fino ad oggi non ci sono state risposte, ma l’esigenza di una mozione unitarie c’è e rimane; il problema è se la Regione è disponibile a dare risorse all’Aias, cosa accaduta altre volte in passato generando problemi difficilissimi poi risolti con una trattativa, quindi è opportuno ritrovare le opportune convergenze».

Il presidente Gianfranco Ganau ha precisato che la procedura seguita dalla conferenza dei capigruppo è stata regolare e conclusa con un voto di maggioranza; quanto alla mozione, ne è stata presentata una ma potevano essercene altre.

Intervenendo ancora sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pittalis, ha manifestato «grande rispetto per le decisioni della presidenza ma qui si sta mistificando la realtà e vorremmo che lei fosse sempre garante delle regole». «Chiedo alla maggioranza ed alla presidenza – ha aggiunto Pittalis – di introdurre il dibattito con l’intervento dell’assessore della Sanità; è un problema di forma ma anche di sostanza, altrimenti da oggi in poi saremo irremovibili su tutto, senza alcuna eccezione alle regole».

Il presidente Gianfranco Ganau ha ribadito che i lavori proseguiranno con la presentazione della mozione, seguita dall’intervento dell’assessore.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha chiesto una breve sospensione dei lavori, che il presidente ha accordato.

Alla ripresa della seduta, il presidente dell’Assemblea ha dato la parola al primo firmatario della mozione Pietro Cocco (Pd) per illustrarne il contenuto.

Il capogruppo del Pd ha dichiarato in apertura che l’iniziativa della mozione nasce «dal perdurare di una situazione molto grave di cui il Consiglio deve occuparsi, senza pregiudizi e preconcetti, per restituire serenità a chi lavora e garantire ai cittadini le necessarie prestazioni socio-assistenziali, tenendo presente che c’è una questione particolarmente urgente riguardante il destino di 1200 lavoratori che hanno un arretrato di 9 mesi più la tredicesima e vivono uno stato di tensione altissimo, anche perché al momento sono falliti tutti i tentativi di mediazione».

Al di la della situazione, comunque, c’è secondo Pietro Cocco «la necessità di conoscere per intero lo stato dei rapporti fra azienda e Regione, del dare e dell’avere, dei contratti in essere e dei servizi erogati, di verificare se i servizi erogati corrispondono ai soldi pubblici corrisposti all’azienda». «Un lavoro molto complesso – ha precisato il capogruppo del Pd – a causa di lunghi arretrati, contenziosi e sentenze di diversi tribunali nel frattempo intervenute». «La richiesta che formuliamo – ha concluso l’esponente del Pd – è che siano pagati gli stipendi arretrati ex art 1676 codice civile ed inoltre che la Regione tratti con l’azienda per reintegrare i lavoratori licenziati; insomma occorre intervenire con rapidità per garantire i diritti dei lavoratori ed il diritto alla salute dei cittadini».

A nome della Giunta l’assessore della Sanità Luigi Arru ha auspicato in apertura che «le cose siano ricondotte ad un giusto clima di ragionamento», sottolineando di «non aver mai negato piana disponibilità al confronto sia al Consiglio che alla commissione ed invitando i lavoratori a sospendere lo sciopero della fame».

Quello dell’Aias, ha proseguito Arru, «è un problema vecchio e complesso, nato quando ero uno studente di medicina e sviluppatosi in un periodo molto lungo durante il quale si sono avvicendati ben 13 assessori della Sanità, per cui mi atterrò ai numeri».

Al 2014, ha detto l’assessore entrando nel dettaglio del riepilogo delle cifre, «esisteva, secondo i dati del prefetto Giuffrida, un contenzioso di 44 milioni risalente in parte al 1995, un periodo precedente alla nascita delle Asl; su questa ed altre partite ho chiesto una verifica ai commissari dando disposizioni per i pagamenti che risulta siano stati effettuati nell’arco di 60-90 giorni». «Riepilogando – ha spiegato ancora l’assessore, «dal 2014 al 2016 le Asl hanno versato all’Aias circa 88 milioni, più 25 nel triennio versati a strutture sul territorio, un flusso di circa 40 milioni l’anno». «La complessità della situazione – ha sintetizzato Arru, «nasce anche da un possibile credito contestato di 12 milioni, dico possibile perché in realtà non si tratta di un debito del sistema sanitaria ma di superamento dei tetti di spesa e di fatture tariffe contestate, un contesto delicato in cui esistono dubbi sull’autorizzazione ad erogare le prestazioni. Da parte nostra c’è tutta la disponibilità a proseguire le verifiche superando le versioni contrapposte delle parti che probabilmente potrebbero essere risolte trasferendo il compito dell’approfondimento ad un soggetto terzo». «Mi riservo di intervenire ancora» ha detto infine Arru, a conclusione del dibattito.

Dopo l’assessore Arru ha preso la parola l’on. Tunis (FI), che ha detto: «Ringrazio l’assessore Arru per la garbata ed esaustiva informativa che ha dato all’assemblea. E’ necessario mettere in relazione tutte le informazioni che si possono ottenere da tutti i punti di vista, non solo quello dei lavoratori o dell’Aias. Certo, c’è il dubbio sul quantum che la Regione deve all’Aias ma non c’è dubbio sul fatto che queste somme siano andate a montare nel tempo dentro i bilanci dell’Aias, che così è diventata insolvibile. Dopo tanti anni non possiamo parlare di crediti deteriorati e oggetto di transazione, perché i bilanci approvati in passato non lo consentirebbero. Allo stesso modo è del tutto indispensabile che l’Assemblea si faccia carico del fatto che le prestazioni devono essere erogate a migliaia di persone: questo e soltanto questo è il nostro compito, al di là dei disastri che l’amministrazione regionale ha prodotto in questo tempo con le sue disfunzioni e i suoi ritardi».

Per Oscar Cherchi (FI) «vanno date risposte istantanee a questo problema e la mozione del centrosinistra non offre nessuna soluzione in questo senso. Dobbiamo uscire stasera dal Consiglio regionale con una risposta importante per i pazienti e per i lavoratori. Certo, si tratta di prestazioni convenzionate attraverso le Asl e le Asl ogni anno hanno il terrore di superare il tetto di spesa. Sono corretti i dati che hanno fornito all’assessore Arru o sono inventati? Dobbiamo accertarlo rapidamente per individuare davvero una soluzione che duri nel tempo. E non è dentro un’aula che si può effettuare questo confronto tecnico».

Ha preso la parola Francesco Agus (CP), secondo cui «questo dibattito è solo l’ultimo capitolo di una lunga serie di vicende politiche che riguardano l’Aias. Un tema come questo merita una discussione pubblica perché le implicazioni di questa vicenda sono abnormi, per i pazienti e per i lavoratori, che non percepiscono lo stipendio anche da nove mesi. Lo stipendio dei lavoratori è sacro, non sono legittimi gli scudi umani: su questo dobbiamo essere chiari. Soprattutto quando parliamo di lavoratori che portano avanti un servizio pubblico sanitario. L’auspicio è che la giornata di oggi sia utile e che i lavoratori riprendano da questo mese a ricevere la loro retribuzione. Parallelamente chiedo sia data certezza sul pagamento degli arretrati: prima o dopo ma non mai».

Per Ignazio Locci (FI) «la politica non può restare insensibile davanti alle proteste estreme dei lavoratori. Ci chiediamo, però, chi autorizza le prestazioni che l’Aias ha erogato. Vogliamo sapere chi le richiede dentro le aziende sanitarie, se lo fa con leggerezza o meno. Presto o tardi dovremo affrontare anche nuove vertenze sul numero degli operatori rispetto ai servizi sociosanitari erogati, soprattutto se ci saranno tagli al personale. Diciassette milioni di euro di prestazioni contestate, dodici milioni di euro di debiti dalla Regione verso Aias. Mi pare una situazione molto complessa».

E’ intervenuto anche Fabrizio Anedda (Misto), secondo cui «il sistema Aias conta circa 1400 dipendenti che vantano 9 mensilità arretrate. Non so se per scelta o per idiozia la politica sarda ha lasciato il monopolio ad Aias della riabilitazione. In trent’anni l’assessorato alla Sanità non si è organizzato: è possibile? Dobbiamo decidere rispetto all’alternativa al monopolio».

Annamaria Busia (CP) «se è vero che questo non è un tribunale è anche vero che la politica serve per dare indicazioni e soluzioni ai problemi. Che cosa intende fare l’assessore Arru per trovare una soluzione a questo contenzioso che sta ingessando un intero comparto della Sanità oltre ai profili di responsabilità per danno erariale? C’è poi un ulteriore punto da chiarire, non secondario: la Regione ha pagato prestazioni extrabudget o no?   A quale anno risalgono i crediti più vecchi? Sono prescritti o sono oggetto di cause civili? Ecco, servono risposte concrete su questo e le attendiamo dall’assessore Arru, al quale ho avuto modo in altre occasioni di affrontare il tema”.

Alessandra Zedda (FI) ha esordito dicendo che «siano trenta giorni o novanta o mesi ma la Regione è in ritardo con i pagamenti e siamo in grado di dimostrarlo. Dobbiamo chiarire il discorso del budget, soprattutto nel 2016 perché è da quell’anno che si sono manifestati i maggiori ritardi nei pagamenti. Non discuto i dati dell’assessore Arru ma discuto sulla necessità di trovare un percorso che possa consentire ad Aias di pagare gli stipendi. Il mio vuole essere un contributo propositivo: possiamo anche pensare di pagare direttamente i dipendenti, com’è avvenuto in passato».

Per Marco Tedde (FI) «l’argomento è serio ma deve essere l’assessore a risolverlo. E se l’assessore Luigi Arru ne è a conoscenza da tempo perché siamo ancora a questo punto. Non ci devono spaventare i problemi vecchi quando siamo al governo: chi governa si fa carico di tutto. Ma chi dovrebbe essere il terzo, nel ragionamento dell’assessore Arru, che deve occuparsi di incontrare le parti e risolvere questo problema. Intanto, la Regione cominci a pagare le somme non contestate altrimenti gli interessi e le spese legali si aggiungeranno al capitale che già la Regione deve, con sentenze non più impugnabili».

Dopo Marco Tedde ha preso la parola l’on. Eugenio Lai (SDP), che ha detto: «Sarà per la mia giovane età o perché non mi piace girare introno sui problemi ma non può essere messo sullo stesso piano chi viene pagato a 90 giorni e chi non paga da nove mesi i lavoratori. E non accetto che si dica che alcuni consiglieri regionali vogliono cavalcare questa situazione sulle spalle dei lavoratori. Al primo piano ci devono essere i diritti dei lavoratori e il servizio da erogare. E’ dovere della politica intervenire nei confronti dei più deboli, ovvero i lavoratori: ben venga una commissione sull’Aias ma si paghino subito i lavoratori. E nessuno dica che “solo dieci dipendenti stanno facendo lo sciopero della fame”. Riportiamo nel servizio pubblico il servizio della riabilitazione».

Per Edoardo Tocco (FI) «alla fine dei giochi è l’assessore Arru che deve prendere la palla in mano. Non siamo noi oggi a risolvere il problema ma Luigi Arru e il manager Fulvio Moirano. Anche se oggi votiamo un parere favorevole domani i lavoratori non avranno gli stipendi. L’assessore chiami Moirano e trovino una soluzione: noi siamo già d’accordo per tutelare i lavoratori e chiedo che la commissione Sanità sia convocata nelle prossime 48 ore».

Per l’on. Luigi Ruggeri (PD) «non c’è dubbio che l’Aias si sia manifestata con professionalità e cultura della sanità quando la Regione non c’era. Ma oggi non è più così e dobbiamo interrogarci sul fatto se questo modello abbia un futuro sostenibile. Abbiamo il dovere di interrogarci in particolare sulla gestione dei lavoratori, che devono essere nei pensieri del committente pubblico insieme ai pazienti.  I lavoratori non sono carne da macello, come spesso capita nelle vertenze industriali della Sardegna. L’altro vero tema è la qualità e la appropriatezza del servizio erogato oggi, soprattutto dentro le residenze psichiatriche. Per questo chiediamo che si attivi l’assessore, per i competenti doveri di indirizzo e di controllo. Compreso il dovere di accertare come avviene la remunerazione dei dipendenti».

Il consigliere dei Riformatori sardi, Michele Cossa, ha invitato il Consiglio ad avere un approccio terzo nei confronti della vertenza Aias, definito «un problema gigantesco che coinvolge migliaia di dipendenti e di pazienti ed una platea enorme di fornitori». «Il problema non è nuovo – ha aggiunto l’esponente della minoranza – ma in questi ultimi anni è vero che ha assunto dimensioni mai viste prima». Michele Cossa ha definito paradossale la situazione del ritardo dei pagamenti che costringe l’Aias alle anticipazioni bancarie: «Così una parte consistente del denaro pubblico se ne va in interessi bancari».

Il consigliere dei Riformatori ha quindi replicato a quanti hanno ipotizzato l’erogazione pubblica dei servizi resi dall’Aias («Costerebbe molto di più e parlare di 12 milioni di debiti contestati ci fa capire l’assurdo della situazione»). Michele Cossa ha quindi auspicato che la Regione paghi almeno le somme che non sono oggetto di contestazione per agevolare il pagamento degli stipendi arretrati ed ha invitato l’azienda a revocare licenziamenti e sanzioni nei confronti dei dipendenti.

Antonio Solinas (Pd) ha affermato che «la prima azione da porre in essere è la verifica della convenzione tra la Regione e l’Aias e quindi garantire che il personale sia messo nelle condizioni di offrire prestazioni e servizi”. L’esponente della maggioranza ha invitato l’assessore ad adoperarsi per accelerare la definizione del  contenzioso e dare «una boccata d’ossigeno all’azienda». A giudizio di Solinas, il Consiglio dovrà quindi adoperarsi «per ristabilire un clima di serenità tra lavoratori e azienda» per far sì che «la Regione possa pagare direttamente gli stipendi arretrati ai dipendenti».

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha evidenziato la riduzione dei fondi erogati all’Aias nel corso dell’ultimo triennio («si è passati dai 36 milioni di euro del 2014 agli attuali  24 milioni») ed ha lamentato il ritardo nella presentazione dei documenti ai consiglieri nonché il mancato accoglimento della richiesta per un incontro chiarificatore in commissione con l’assessore. A giudizio dell’esponente della minoranza la cosa fondamentale «è sapere a quanto ammonta il credito che la Regione ha riconosciuto all’Aias». Giorgio Oppi ha quindi ricordato la riduzione del budget 2016 con effetto retroattivo («comunicata cioè alla fine dell’anno a valere però sulle prestazioni erogate a partire da gennaio») ed ha auspicato una allentamento delle tensioni. «Propongo che la Regione – ha affermato il leader dei centristi – anticipi parte delle somme dovute ai lavoratori e ricordo a tutti che una riduzione del budget del 20% significa una riduzione del personale del 20%».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sdm) ha affermato di avere una impostazione ideologica al problema: «Ho un impostazione ideologica secondo la quale i lavoratori hanno ragione anche quando hanno torto, ma non è il caso dell’Aias perché i suoi dipendenti hanno solo ragione». A giudizio di Pizzuto i crediti vantati dall’Aias non sono tali da giustificare il ritardo di 9 mesi nel pagamento degli stipendi e l’esponente della maggioranza ha quindi sollecitato un accordo con l’azienda che preveda il pagamento immediato delle retribuzioni arretrate. «Se così non sarà – ha affermato Pizzuto – si passi ad altre misure come la sospensione dell’accredito e ai pagamenti diretti ai lavoratori, preparando nel contempo l’ingresso del pubblico nei servizi della riabilitazione e ponendo fine al monopolio dell’Aias».

«L’onorevole Pizzuto si ispira alla Cina e alla Corea del Nord», ha replicato il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, «e mi chiedo come si faccia ad accettare che una pubblica amministrazione riduca il budget dei servizi offerti da operatori privati a fine anno ma con effetto retroattivo». «La verità – ha aggiunto l’esponente della minoranza – è che in questi anni si tende a pagare meno per nascondere il mancato contenimento della spesa in sanità». Dedoni ha invitato l’assessore a pagare direttamente gli stipendi ai dipendenti dell’Aias: «È una cosa semplice, pagate direttamente i lavoratori e smettetela di strumentalizzare il loro disagio».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha evidenziato il ruolo centrale dell’assessorato nella definizione della vicenda ed ha ricordato che «l’Aias è un’azienda sarda che non scappa come invece hanno fatto tante altre aziende a cui non avete né chiesto il Durc né altro tipo di patenti». «La vertenza Aias – ha dichiarato l’esponente della minoranza – può concludersi positivamente ma l’azienda ritiri i licenziamenti e i dipendenti cessino sciopero della fame, solo così potremo favorire un confronto con la Regione con l’impegno di pagare subito le somme non in contenzioso».

Il capogruppo di Sinistra democrazia e progresso, Daniele Cocco, ha insistito «sull’inaccettabile e ingiustificato ritardo nel pagamento degli stipendi ai lavoratori» ed ha rimarcato la necessità di dati certi sui crediti e sui contenziosi di Aias con la Regione. Il capogruppo di maggioranza ha quindi invitato l’assessore ad un «passaggio in commissione insieme ai tecnici» per un quadro definito e certo della questione.

«Dopo quattro ore di dibattito la maggioranza arriva alla proposta che abbiamo formulato in sede di capigruppo e in apertura di seduta – ha attaccato il capogruppo Udc, Gianluigi Rubiu – e come avevamo previsto i lavoratori non avranno nessuna risposta da questo confronto in Consiglio». L’esponente della minoranza ha ribadito la proposta formulata in precedenza da Oppi con l’invito all’assessore di anticipare il pagamento degli stipendi ai dipendenti dell’Aias.

Dopo Gianluigi Rubiu è intervenuto Giovanni Satta (gruppo misto) che ha detto che bisogna iniziare a essere lineari. «Ci sono dei diritti e dei doveri – ha aggiunto – che devono essere rispettati». Per Giovanni Satta l’azienda va salvata. E’ necessario, pertanto,  che si vada subito in commissione per dare risposte ai lavoratori.

Gianfranco Congiu (Partito dei sardi) ha spiegato che il suo gruppo ha aderito alla mozione 297 perché la formulazione era la più opportuna. «Siamo vicini alle persone che in questo momento stanno soffrendo – ha aggiunto – e il testo laico della mozione era quello che più si adatta alle esigenze del momento. Non si possono trovare in qualche ora soluzioni che non sono trovate in 60 anni. Noi dobbiamo tracciare – ha concluso –  il baricentro della nostra attività per il futuro. Dobbiamo cercare di colmare quelle discrasie contrattuali che esistono. Dobbiamo giungere a una riscrittura di un nuovo modello di erogazione di quei servizi.  Si devono riscrivere i rapporti».  

Il capogruppo Pietro Pittalis (FI) ha detto che questo dibattito è stato utile ma non produttivo. Perché non ci sono state  proposte per dare soluzioni  a questo problema. L’assessore stasera – ha sottolineato – ha fatto il suo dovere: ha dato i dati. Non condivido invece il parlarsi addosso della maggioranza che doveva invece individuare almeno qualche proposta concreta. Pietro Pittalis ha detto che in Aula non è stato riconosciuta l’attività meritoria dell’Aias e della Fondazione che spesso si sono  sostituite al pubblico. Sembra quasi – ha aggiunto – che ci sia  il tentativo di regolare i conti con la fondazione e con una famiglia perché forse c’è qualcuno che vuole accaparrarsi il mercato. Quando i colleghi del centrosinistra dicono che alla fine del dibattito si torna in commissione danno  ragione alla minoranza: il dibattito doveva svolgersi nella sede competente: la commissione.

Alla fine dell’intervento dei capigruppo ha preso la parola l’assessore Arru che ha garantito l’ impegno a confrontarsi in commissione per cercare la soluzione più  adatta, sempre nel rispetto del diritto positivo. Quindi, massima disponibilità e massima apertura nei confronti dei lavoratori.

Pietro Cocco (Pd), primo firmatario della mozione,  ha annunciato la predisposizione di un ordine del giorno e ha confermato che la discussione su questa vertenza era meglio farla in Consiglio, alla luce del sole, davanti al pubblico. Le proposte che faremo speriamo siano condivise anche dalla minoranza.

Per consentire la predisposizione dell’ordine del giorno i lavori sono stati sospesi  per qualche minuto.

Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau ha detto che sono stati presentati due ordini del giorno. Il primo (Pietro Cocco e più) è stato approvato (presenti 46, sì 26, no 17). Bocciato il secondo (Pietro Pittalis e più) con 18 voti a favore e 25 contrari. L’ordine del giorno approvato impegna il presidente della Regione, la Giunta e l’assessore della Sanità a sollecitare l’AIAS ad effettuare la certificazione dei propri bilanci per accertare l’effettiva consistenza dei crediti vantati; a prevedere che nei contratti stipulati dall’ATS con gli erogatori privati vi siano esplicite clausole di salvaguardia delle retribuzioni dei lavoratori che, se disattese, potranno essere causa di revoca dell’accreditamento;  ad adottare un atto di indirizzo in base al quale il pagamento delle retribuzioni pregresse avvenga ex articolo 1676 del codice civile e che il contenzioso, se possibile, venga risolto in via transattiva. L’ordine del giorno impegna anche ad avviare una ricognizione degli operatori privati potenzialmente interessati a svolgere questi servizi sanitari e socio sanitari  in grado di superare il monopolio in atto.

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Il Consiglio regionale ha concluso la discussione generale ed ha approvato il passaggio agli articoli della “Legge di stabilità 2017”.

La seduta pomeridiana è cominciata con l’intervento del capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni che ha detto che tutti ragionano come se fosse un bilancio in continuità. Per Attilio Dedoni non è così: si tratta dell’ultimo bilancio di questa maggioranza e di questo Consiglio regionale. Ci sarebbe, infatti, un accordo per andare al voto a febbraio-marzo. Per Attilio Dedoni, quindi, questi documenti servono per andare in campagna elettorale. «Questa Giunta – ha proseguito – avrebbe dovuto prevedere interventi strutturali, invece questo bilancio non ha anima e non ha programmazione nel territorio. Ci sono risorse libere, per fare programmazione, solo per circa 500 milioni di euro». Attilio Dedoni si è soffermato anche sui problemi dell’agricoltura, del latte, dell’acqua, delle dighe, del commercio, dell’artigianato. «Tutti argomenti solo sfiorati da questa Giunta che pensa ormai solo alle prossime elezioni».   

Per Pier Franco Zanchetta (Cristiano popolari socialisti), è necessario avviare un nuovo rapporto-trattativa-confronto anche duro con lo Stato partendo dal settore sanitario che assorbe la metà dell’intero bilancio. Non possiamo più tollerare che la spesa sanitaria sia sulle spalle dei sardi. Per questo deve essere immediata la riapertura di un confronto immediato con il Governo nazionale. Gli interventi di questa mattina da parte dell’opposizione sono stati critici e duri. «Ho colto – ha aggiunto il capogruppo dei Cristiano popolari socialisti – da parte della minoranza un segnale di preoccupazione che condivido: il richiamo alla sofferenza della nostra gente. Maggioranza e opposizione devono procedere insieme per alleviare queste sofferenze del nostro popolo. Nel 2017 si evidenzia un incremento di risorse disponibili per spese di investimento. Non sono poche ma non bastano e anche su questo dobbiamo aprire un confronto con lo Stato. Ma la vera  priorità rimane quella della revisione del nostro  Statuto che  è vecchio, è datato e non adeguato ai nostri tempi».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha lamentato il perdurare della politica delle “marchette” («sono riservate solo ai consiglieri della maggioranza») ed ha definito la Giunta Pigliaru come “la Giunta Pam”. «Siete la Giunta dei patti, degli annunci e delle marchette – ha tuonato l’esponente della minoranza – e continuate a restare avulsi dalla realtà». «Abbiamo bisogno di una finanziaria che dia la scossa alla Sardegna – e questa non la dà affatto, anzi i Comuni vi dicono che vi state allontanando dalla nostre comunità e dai loro bisogni». «Avete perso l’occasione per fare una finanziaria coraggiosa – ha concluso Angelo Carta – e offrire così ai sardi un bilancio con le risorse necessarie per il rilancio della nostra Isola».

Il capogruppo di Sinistra per la democrazia e il progresso, Daniele Cocco, ha replicato alle critiche dei consiglieri della minoranza ed ha espresso apprezzamento per l’azione riformatrice condotta dal centrosinistra al governo della Regione. «Il tema centrale – ha spiegato l’ex Sel – resta il rapporto con lo Stato e affermiamo con chiarezza che non possiamo più permetterci di subire il prelievo sugli accantonamenti». Il capogruppo Sdp ha ribadito l’urgenza di un master plan per le zone interne e sul Reis ha invitato alla prudenza evidenziando che serve del tempo perché il meccanismo entri a regime («con il reddito di inclusione sociale daremo continuità ai sussidi e potremo sostenere percorsi per far uscire i beneficiari dalla povertà estrema»).

Daniele Cocco ha proseguito con un invito ai consiglieri della minoranza («denunciate le marchette una per una e consigliere per consigliere, perché sono cose indegne e illegittime») e con un appello all’assessore Raffaele Paci: «Basta ritardi sulla spesa dei fondi destinati ad attenuare autentici drammi personali e sociali».

Il consigliere del centrosinistra ha quindi concluso il suo intervento ricordando l’incontro della conferenza dei capigruppo con i cosiddetti lavoratori in utilizzo: «Abbiamo fatto leggi con poste immediatamente spendibili e i lavoratori ci dicono che un funzionario dell’assessorato ha bloccato l’iter, verificheremo quanto sta accadendo all’assessorato del Lavoro perché tali situazioni non possono più verificarsi».

Dopo l’on. Daniele Cocco ha preso la parola l’on. Gianluigi Rubiu (Udc), che ha detto: «Da questa finanziaria si capisce che la giunta non ha ben compreso la quantità e la qualità dei problemi della Sardegna e noi che abbiamo contatto quotidiano con la Sardegna non possiamo che riscontrare la disperazione e soprattutto dei giovani, afflitti dal problema della disoccupazione». Per l’oratore «i finti accordi con lo Stato italiano e il ritiro della vertenza delle entrate producono il risultato che le entrate sono virtuali. Non ci sono le risorse sufficienti per le politiche che soddisfino i bisogni reali della Sardegna». Rivolto all’assessore Paci, l’on. Gianluigi Rubiu ha detto: «Non ci sono in questa finanziaria interventi seri e lungimiranti sulle attività produttive, il turismo e l’agricoltura, ovvero i settori che possono prendere per mano l’economia dell’Isola. E nulla state facendo per fronteggiare il dramma del non lavoro e per fermare la fuga dei giovani».

Nella discussione generale sulla manovra è intervenuto poi l’on. Pietro Cocco, capogruppo del Pd, che ha detto: «E’ vero come dice l’opposizione che gli indicatori di crescita della Sardegna non sono brillanti. E’ un’ovvietà, lo sappiamo.  Ma non è pensabile che i mali della Sardegna possano essere imputati a questa maggioranza o a questo governo. Vediamo qualche dato: la disoccupazione sarda è al 15,9 contro il 18 del Mezzogiorno. Il tasso di occupazione sardo è al 52 contro il 44 del Mezzogiorno. Ancora: rispetto al 2014 c’è stato un timido miglioramento perché la disoccupazione sarda era al 19 per cento quindi è scesa di tre punti. Sono aumentati di 38 mila unità gli occupati, anche grazie ai voucher, certo e possiamo discutere di tutto. Anche di questo strumento. Ma i dati ufficiali sono questi e sono certificati».

L’esponente del Pd ha aggiunto: «Invece di seguire le piccole cose avremmo dovuto in passato occuparci delle grandi questioni della Sardegna. Oggi noi ci stiamo provando su tanti temi, sulla sanità e non solo. E tutto senza aumentare mai Irpef e Irap, con sgravio totale per le nuove imprese».

Ha parlato poi l’on. Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia: «La visione di Sardegna che ha appena presentato l’on. Cocco deve essere il frutto di qualche istituto di ricerca a lui ben noto. Ma i dati dell’Istat parlano di ben altro. Se noi togliamo il lavoro stagionale, quello precario e quello temporaneo il dato dell’occupazione è ben altro, purtroppo. Lasciate a noi il lavoro dell’opposizione: voi non potete essere insieme partiti di lotta e di governo perché non avete sistemato ancora bene i  vostri conti dentro la maggioranza. Così è stato per il vostro rimpasto, effettuato al ribasso per vostra stessa ammissione. Non siete credibili: non c’è stata una sola vostra riforma che abbia sortito effetto positivo per la Sardegna. Cosa c’è dietro la vostra proposta di assegnare 200mila euro alla formazione degli architetti di Cagliari o 75mila euro per le biblioteche private, 70mila euro per gli ufficiali di stato civile e dell’anagrafe, 100 mila euro per l’Eurispes? Ma di cosa stiamo parlando».

Per la Giunta l’assessore Paci ha detto: «Questa è la terza finanziaria e sono abituato ai ruoli e al clima. Non mi pare che la giunta o la maggioranza abbiano detto di aver risolto tutti i problemi. A chi serve tutto questo? E’ arrivato il momento di smettere questo atteggiamento. Noi dobbiamo farci carico dei problemi dell’oggi e di quelli ereditati. E il tempo per il consenso non sempre coincide con quello del buon governo, come ha detto l’on. Paolo Zedda questa mattina. I problemi delle persone sono quelli del lavoro e la ripresa è molto più lenta di quello che avremmo auspicato. Sono d’accordo, la macchina amministrativa va riformata fortemente. Ma tante cose sono state fatte. Prima abbiamo messo in sicurezza il bilancio con l’abolizione del patto di stabilità e le norme di attuazione. Ora affrontiamo il tema degli accantonamenti. Il patto con il governo ha valenza nel triennio e dal 2018 chiediamo che gli accantonamenti per la Sardegna siano drasticamente ridotti».

Il vicepresidente della Giunta ha parlato degli «interventi generali sul lavoro e sull’economia del governo Renzi ma gli effetti sono poi diversi in ogni territorio. Noi chiediamo di poter fare le nostre politiche per la Sardegna con le nostre risorse. Non dobbiamo dare discredito alla politica, dobbiamo far sapere che tutti noi abbiamo a cuore il bene comune, come ha detto questa mattina l’on. Stefano Tunis. Il futuro ci comprende tutti: centrodestra, centrosinistra e cittadini. Dobbiamo dare risposte con questa finanziaria».

Chiusa la discussione generale l’on. Pietro Pittalis ha chiesto alla presidenza di indicare le modalità di presentazione degli emendamenti. Il vicepresidente Lai ha confermato che il termine è fissato per mercoledì 22 marzo, alle 14.00.

L’Aula ha approvato il passaggio agli articoli e il vicepresidente Eugenio Lai ha poi dichiarato chiusi i lavori che riprenderanno proprio con l’esame della manovra finanziaria martedì 28 marzo, alle 10.00.

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E’ proseguito stamane, in Consiglio regionale, la discussione generale sulla “Legge di stabilità 2017” iniziata ieri sera.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il dibattito sui disegni di legge n°393 e 394 (Legge di stabilità 2017-Bilancio di previsione triennale 2017-2019).

Il presidente ha dato la parola al primo consigliere iscritto a parlare, Stefano Tunis di Forza Italia.

Nel suo intervento Tunis ha fatto un riferimento generale al quadro politico affermando che «c’è un grande disagio che va aumentando fra politica e società sarda, con comportamenti che vanno anche al di là dell’ordine e della sicurezza perché la povertà entra in una quantità enorme di famiglie sarde ed oggi non basta più nemmeno il poco lavoro». Secondo Tunis quindi questo tema «dovrebbe essere al centro del nostro dibattito invece è un elemento che manca nei documenti della Giunta e della maggioranza i quali, sul punto, si limita ad uno spostamento di risorse, più orientato a riequilibri interni al centro sinistra, incapace di cogliere la disponibilità delle opposizioni a entrare nel merito delle questioni per fare fronte comune contro questo disastro che si sta abbattendo sulla Sardegna». Rivolgendosi alla maggioranza il consigliere di Forza Italia ha fatto un richiamo «alla responsabilità e ad una valutazione critica delle scelte di bilancio perché non si percepisce il miglioramento di alcun indicatore economico ed anzi, per esempio, il settore edilizio denuncia una perdita di 10.000 addetti ed in tutta Italia si registra il fallimento delle politiche del governo Renzi riproposte pedissequamente in Sardegna». I pochi indicatori positivi sulla trasformazione dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato, ha osservato Stefano Tunis, «sono frutto della decontribuzione e si sono sgonfiati in breve tempo; insomma, se dopo due esercizi non ci sono differenze apprezzabili nella strategia e non c’è alcun miglioramento della situazione economica occorre chiedersi cosa sta a fare la Giunta sui suoi banchi».

Sempre per Forza Italia, il consigliere Oscar Cherchi ha lamentato di essere «costretto a ripetere la solita cantilena che però riflette la realtà dei fatti e i fatti dicono che per la terza volta la Regione è in esercizio provvisorio e questo ritardo lo paga molto caro tutta la Sardegna: le fasce più deboli, le imprese e le famiglie che continuano ad attendere invano qualche novità». La nostra Regione, ad avviso di Cherchi, «non solo è in ritardo su tutto ma arretra in modo preoccupante nel confronto con l’Italia e l’Europa, a cominciare dalla disoccupazione giovanile e dalle infrastrutture che dopo 3 anni restano al palo nonostante il mutuo; alcuni dati, in particolare, appaiono molto gravi, dal Pil pro capite all’istruzione al funzionamento della pubblica amministrazione, ciò significa che la politica della Giunta nel suo complesso ha causato un disastro che ha riportato la Sardegna indietro». Ecco la ragione più profonda, ha ricordato il consigliere, «delle continue proteste di tanti settori della società sarda a cominciare dal Piano di sviluppo rurale con cui si è voluto demonizzare il passato senza portare un minimo di crescita». Questa finanziaria, ha aggiunto Cherchi, «è per l’ennesima volta la solita lista della spesa che soddisfa alcune necessità della maggioranza ma resta slegata dai reali problemi della Sardegna e, quando l’opposizione ha fatto qualche proposta, la maggioranza si è girata dall’altra parte: dalle entrate al Piano casa (con la legge edilizia che non ha prodotto nulla), dagli Enti locali ai trasporti, per finire con la sanità, sempre più lontana dai bisogni dei Sardi».

Il consigliere dell’Udc Alfonso Marras ha sottolineato in apertura il notevole ritardo e l’omissione «delle tante incompiute della Regione: non si fa cenno ad 80.000 persone che sopravvivono grazie ad ammortizzatori sociali, il riferimento ai record del turismo trascurano la grave crisi del nord Sardegna e di Alghero che non riesce più a destagionalizzare, si minimizzano i costi dell’insularità per il sistema economico, l’impatto negativo della vertenza entrate ancora molto aperta e dal cui esito dipende ogni possibilità di ripresa della Sardegna, la realtà del sistema sanitario dove la mancata riorganizzazione della rete ospedaliera ha ingolfato il sistema con danni ancora più gravi per le zone interne senza risparmi apprezzabili». Mancano in altre parole, a giudizio del consigliere dell’Udc, «interventi per lo sviluppo e la tutela dell’ambiente in chiave turistica, non ci sono novità per l’economia regionale ma solo un elenco di voci finalizzate a mantenere i costi della gestione ordinaria».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde, ha sottolineato che il dibattito si svolge «in un’Aula sguarnita e distratta, specchio della Sardegna guidata dalla Giunta dei professori che fa tanti annunci cui non fanno seguito risultati concreti, nel sostegno alla crescita delle imprese ed al benessere delle famiglie». Nel recente opuscolo che raccoglie l’attività di metà mandato, ha dichiarato Tedde, «ci sono 53 pagine di propaganda e di cose non fatte contrabbandate come importanti realizzazioni ed inoltre, nella stessa relazione della Giunta che accompagna questa Legge di stabilità, si parla di segnali di ripresa che, però, nessuno vede: anzi i fallimenti sono aumentati del 26%, hanno chiuso 297 aziende edili con 6.500 posti di lavoro in meno, sulla lotta alle povertà il nuovo strumento del Reis (con una copertura di 30 milioni) è del tutto inattuato anche secondo i Comuni, mancano una selezione delle priorità e l’indicazione di una strategia forte per contrastare la crisi». In Sardegna, ha continuato Tedde, «si avvertono vuoti clamorosi nella lotta alla disoccupazione giovanile e nel sostegno di quanti hanno perduto il lavoro, mentre  si trascura il fenomeno dello spopolamento delle zone interne che sarà una delle piaghe peggiori per la Sardegna del domani». Soffermandosi sulla situazione col Governo, Tedde ha sottolineato che, unico caso in Italia,  la maggioranza ha chiesto le dimissioni con un’interrogazione dell’assessore alla sanità.

Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto-Sinistra sarda), nel suo intervento,  ha detto che «nella legge di stabilità si legge che tutto va bene» ed ha evidenziato che sono stati riservati alle priorità indicate dal Consiglio 25 milioni di euro dove «sono state inseriti il restauro del campanile del paese fino alle vertenza del pecorino romano». A proposito della questione del prezzo del latte, l’esponente della maggioranza ha affermato che «la soluzione adottata è quella dei soliti sussidi mentre sarebbe stato meglio introdurre il credito di esercizio per i pastori e istituire una task force per aggredire le criticità della filiera, caratterizzata da debolezza imprenditoriale, inadeguatezza dei dirigenti delle aziende di trasformazione e commercializzazione». Anedda ha inoltre insistito sulle misure contro spopolamento e disoccupazione: «Ma  non bastano i terreni ai giovani, serve accompagnarli nella conoscenza del mercato e dei prodotti, ed è su questo che deve  impegnarsi la Regione non nel finanziamento delle associazioni di categoria e delle agenzie regionali improduttive».

Il consigliere della sinistra ha definito il settore dell’agroalimentare, della cultura e del turismo «il nerbo del sistema economico sardo» ed ha manifestato apprezzamento per gli investimenti delle multinazionali in Sardegna. «I dati sull’occupazione sono buoni – ha affermato Anedda – ma i dati Inps dicono che siamo una Regione assistita, con una pubblica amministrazione esempio di inefficienza anch’essa gravata da compiti impropri di ammortizzatore sociale: in pratica le imprese sane lavorano anche per quelle malate coperte di debiti». Il capogruppo del Misto ha concluso ricordando che la sinistra è l’unica forza di maggioranza fuori della Giunta.

Il consigliere Paolo Zedda (Misto-Sdp) ha ricordando i tempi della sua specializzazione a Boston ha affermato di aver capito «che è necessario investire sull’istruzione». «La prova – ha aggiunto l’esponete della maggioranza – è che quelle nazioni povere che hanno puntato sulla scuola  sono oggi quelle  che crescono di più nel mondo». Per Paolo Zedda un buon amministratore deve essere capace di fare politica anche rinunciando a quote di consenso e – a suo giudizio – le riforme di sistema fatte dal centrosinistra sono un dato positivo sebbene abbiano bisogno di di tempo per essere realizzate. Il consigliere del centrosinistra ha dichiarato apprezzamento per la riforma dei servizi per l’impiego e l’istituzione dell’Aspal («abbiamo fatto una riforma coraggiosa ed abbiamo fatto bene, prima regione d’Italia, seguendo il modello europeo»). Paolo Zedda ha quindi difeso il cosiddetto Reis («aiuta individui che a loro volta aiutano la società») ed ha ricordato l’emigrazione dei giovani sardi che vanno all’estero in cerca di lavoro e futuro («la povertà è diffusa e lo sviluppo è ancora sbilanciato a vantaggio delle coste ma se non si mettono in campo correttivi efficaci la Sardegna rischia di scomparire»). L’esponete Sdp ha quindi concluso lamentando un troppo basso livello di istruzione in Sardegna («siamo fra i popoli con livello di istruzione più basso») e per quanto attiene il confronto con lo Stato – a giudizio di Paolo Zedda – per le questioni finanziarie e della entrate va rinnovato di anno in anno “perché cambiano gli scenari e i confini di azione».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha chiesto, provocatoriamente,   più coraggio all’opposizione e ha detto  che i mali della Sardegna sono responsabilità del centrodestra. «Adesso però – ha proseguito – andiamo avanti e guardiamo al futuro partendo dalla relazione di Sabatini, che parla di programmazione unitaria ma se prendiamo le tabelle emerge che a metà del ciclo le cifre passano da 1.76 al 10% per la spendita dei fondi comunitari». «Sulla vertenza entrate – ha affermato Truzzu – assistiamo alla conversione del centro sinistra,  dalla leale collaborazione all’ annuncio, fino alla perdita secca di 700 milioni di euro per effetto del ritiro dei ricorsi dei ricorsi». L’esponente della minoranza ha evidenziato che «i manager della Sanità prevedono una crisi di liquidità in primavera mentre avanza buco di altri 300 milioni». Sulla questione del reddito di inclusione sociale, Paolo Truzzu, ha ricordato la delibera del Comune di Sorgono che ne ha chiesto l’abrogazione «perché al livello locale non si riesce a spendere un euro».

Agricoltura, trasporti, spopolamento delle zone interne sono – a giudizio del consigliere di FdI – le questioni nelle quali emergono le maggiori criticità del governo del centrosinistra. «Per non dimenticare il lavoro e Aspal – ha concluso Paolo Truzzu –   che in Sardegna è fatto per il 10% di voucher».

Dopo l’on. Truzzu ha preso la parola l’on. Francesco Agus (Misto), secondo cui «la Finanziaria è l’atto più politico del Consiglio regionale ed è per questo che non sono contento che la Giunta sia oggi rappresentata dal solo assessore del Bilancio. Chiedo formalmente che tutta la Giunta sia presente nella discussione degli emendamenti. Emerge dalle audizioni una situazione economica addirittura peggiore da quella che si scorge dai dati e che è percepita come peggiore anche rispetto alle regioni del Sud Italia. Molto dipende dalla crisi della monocultura industriale sarda e dal taglio dal 2011 della spesa pubblica verso le regioni e gli enti locali. I Comuni sono stati costretti ad aumentare le tasse e la Regione è diventata l’unica fonte di trasferimento ai Comuni». L’oratore ha aggiunto: «Io non considero chiusa la vertenza entrate perché non considero chiusa la vertenza con lo Stato. Quanto alla spesa pubblica, l’introduzione del bilancio armonizzato ha cambiato del tutto il tema degli accantonamenti e credo che sia necessario considerare sempre aperto il braccio di ferro con lo Stato».

A seguire per Forza Italia ha parlato l’on. Alessandra Zedda, che si è rivolta all’assessore Paci per denunciare il blocco della spesa pubblica della Regione. «I cittadini non ne possono più e ogni giorno sollecitano i pagamenti. Non è il caso di sottovalutare le loro reazioni, che mi auguro non ci siano mai». L’ex assessore della giunta Cappellacci ha chiesto un intervento sulle attività produttive e ha giudicato «negativamente le riforme della Sanità. A sentire le voci non si fa peccato: è vero o non è vero che Moirano deve andare via a giugno, come si dice? Mi auguro di no perché sennò questa riforma così bella non la porteremo avanti. Nella Asl 8 si contano appena 15 determinazioni, giusto per capirci. Negli altri settori non va certo bene, come la legge 7 e l’innovazione: oggi la Sardegna è ben lontana dall’obiettivo europeo del 3 per cento visto che dedichiamo all’innovazione lo 0,7 per cento del Pil e per il numero degli occupati indossiamo la maglia nera nel settore hi tech a livello europeo. Assessore Paci, vogliamo continuare con i convegni e le consulenze sul tema dell’occupazione?».

Per l’on. Emilio Usula (Rossomori) «questa finanziaria è inadeguata anche perché non sono state individuate con coerenza le criticità e i bisogni da colmare.   E non ci sono le risorse finanziarie anche perché questa giunta ha rinunciato ai ricorsi contro lo Stato. Ma non solo: nemmeno le risorse nelle casse della Sfirs, che pure l’assessore Raffaele Paci aveva promesso di sbloccare proprio a marzo 2017, sono ancora disponibili. Assessore Paci, dov’è il rilancio e dove sono i nuovi posti di lavoro? Dove sono gli effetti positivi della riforma della Sanità? E se parliamo di istruzione, vogliamo dire che siamo in una condizione disastrosa e andiamo oggi al terzo esercizio finanziario di questa legislatura, evidentemente con responsabilità chiare della Giunta. Questa manovra finanziaria non è all’altezza delle aspettative dei sardi».

Il vicepresidente del Consiglio, Eugenio Lai, ha sospeso la seduta per esigenze sopravvenute tra le quali un incontro con l’Associazione sarda Esposti all’amianto. I lavori del Consiglio regionale riprendono questo pomeriggio.

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Con la costituzione del gruppo “Sinistra per la Democrazia e il Progresso2 cambia la “mappa” della rappresentanza consiliare delle forze politiche in Consiglio regionale.

Questa la nuova composizione dei gruppi:

Partito Democratico: Pietro Cocco (presidente), Alessandro Collu, Pietro Comandini, Lorenzo Cozzolino, Salvatore Demontis, Roberto Deriu, Daniele Forma, Gianfranco Ganau, Luigi Lotto, Gavino Manca, Giuseppe Meloni, Cesare Moriconi, Francesco Pigliaru, Rosella Pinna, Luigi Ruggeri, Franco Sabatini, Antonio Solinas, Gianmario Tendas;

Forza Italia: Pietro Pittalis (presidente), Ugo Cappellacci, Oscar Cherchi, Giuseppe Fasolino, Ignazio Locci, Antonello Peru, Alberto Randazzo, Marco Tedde, Edoardo Tocco, Stefano Tunis, Alessandra Zedda;

Gruppo Misto: Gaetano Ledda (presidente), Francesco Agus, Fabrizio Anedda, Annamaria Busia, Mario Floris, Giovanni Satta, Paolo Truzzu, Emilio Usula;

Partito dei Sardi: Gianfranco Congiu (presidente), Augusto Cherchi, Roberto Desini, Piermario Manca, Alessandro Unali;

Cristiani, popolari e socialisti: Zanchetta Pierfranco (presidente), Antonio Gaia, Raimondo Perra, Walter Piscedda;

Udc Sardegna: Gianluigi Rubiu (presidente), Alfonso Marras, Giorgio Oppi, Giuseppino Pinna;

Partito Sardo d’Azione: Angelo Carta (presidente), Marcello Orrù, Christian Solinas;

Riformatori Sardi liberaldemocratici: Attilio Dedoni (presidente), Michele Cossa, Luigi Crisponi;

Sinistra per la Democrazia e il Progresso: Daniele Cocco (presidente), Eugenio Lai, Luca Pizzuto, Paolo Zedda.

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«La legge truffa approvata dal centrosinistra nel dicembre scorso per venire fuori dall’impasse Ati-Ifras mostra oggi tutti i suoi limiti e conferma le preoccupazioni da noi espresse in sede di discussione, quando denunciavamo un imbroglio a carico dei 520 lavoratori. E, ahinoi, oggi sappiamo con certezza che avevamo ragione: le maestranze ex Ati-Ifras, secondo la norma farsa e le rassicurazioni fornite dalla maggioranza, avrebbero dovuto fare 60 giorni in Naspi per poi transitare nei Comuni, in Igea, nelle Province, etc. Ma marzo è arrivato e, guarda caso, non si sa ancora nulla, mentre i lavoratori, ancora in Naspi (che peraltro non è stata ancora pagata), aspettano e restano in questo limbo cui gli ha costretti il centrosinistra.»

Lo sostengono, in una nota, Ignazio Locci, vicepresidente del Consiglio regionale e Stefano Tunis, consigliere regionale di Forza Italia Sardegna.

«Ci dica la Regione come intende uscire dal caos che ha consapevolmente creato per manifesta incapacità, lasciando nell’incertezza 520 famiglie. Quando verranno approvati i progetti di cui gli esponenti della maggioranza si riempivano la bocca? Quando verranno assunti i lavoratori, i quali attendono che la Regione rispetti gli impegni presi? In gioco c’è il futuro di centinaia di sardi, nonché il proseguo delle attività nei cantieri gestiti da Ati-Ifras fino al dicembre scorso. Il tempo è scaduto e le chiacchiere stanno a zero. La Regione – concludono Ignazio Locci e Stefano Tunis – lavori per normalizzare la situazione nel più breve tempo possibile.»

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Il Consiglio regionale ha respinto (20 sì, 32 no) la mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore dell’Ambiente Donatella Spano.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la mozione n° 285 (Pittalis e più) sulla sfiducia all’assessore dell’Ambiente Donatella Spano, ai sensi dell’art. 118 del regolamento.

Il presidente ha dato la parola al primo firmatario della mozione, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, per illustrarne il contenuto.

Pietro Pittalis, dopo aver rivolto un augurio di bentornato al presidente Pigliaru, è entrato nel merito della mozione citando un messaggio, carico di disagio, inviato dal sindaco di Fonni nel pieno dell’ondata di maltempo, che faceva riferimento fra l’altro a mezzi spazzaneve fermi a Cagliari, mezzi Anas parcheggiati nei pressi di una casa cantoniera, un mezzo dei Vigili del Fuoco preso d’assalto dai pastori disperati. «Quelle del sindaco di Fonni – ha sostenuto Pittalis – sono le stesse parole di tanti Sindaci della Sardegna che sono stati abbandonati a se stessi, senza risorse e senza mezzi, addirittura additati come capri espiatori, e a volte trattati senza nemmeno il dovuto riguardo». «La mozione quindi – ha aggiunto – riporta all’attenzione del Consiglio e dell’opinione pubblica quanto accaduto in quelle settimane e la Regione non può continuare a nascondere la verità di disservizi e ritardi sui quali non può cadere il silenzio; spero perciò che l’assessore eviti la solita autodifesa e che la maggioranza non si presti ad una difesa d’ufficio, perché non possiamo dimenticare quanto accaduto soprattutto per evitare che i fatti di allora si ripetono». «Noi riteniamo – ha detto il capogruppo di Forza Italia – che le strutture della Regione siano inadeguate per ruoli, funzioni e capacità gestionale; i fatti sono incutibili e tutti abbiamo avvertito che la Giunta e l’assessore non hanno trovato di meglio che scaricare colpe e responsabilità senza una parola di autocritica, ricordiamo tutti l’imbarazzo sulla comunicazione relativa alle strade transitabili, poi ritrattata, e le immagini grottesche dell’assessore e del vice presidente della Regione nelle centrali operative della protezione civile». «Le nostre critiche alla struttura di vertice – ha detto Pietro Pittalis – sono oggettive perché non si è mostrato in grado di fronteggiare le situazioni più difficili, ed ha anzi ignorato forti elementi di preoccupazione come quelli espressi dal comandante della forestale che, il 13 gennaio scorso, comunicava che per tutto l’inverno non si potevano utilizzare i mezzi perché privi delle zavorre e quindi devono restare fermi». «Insomma – ha concluso Pietro Pittalis – il governo regionale è apparso distinto e distante dal mondo reale; noi non vogliamo che ai disastri naturali seguano i disastri sociali e siamo convinti che non bisogna dichiarare guerra alla natura ma alle istituzioni che non si dimostrano responsabili; l’unica strada percorribile, per noi, è quella delle dimissioni dell’assessore per manifesta incapacità».

Per i Riformatori sardi il consigliere Michele Cossa, dopo aver espresso le sue felicitazioni per la guarigione del presidente Pigliaru, ha parlato di un «problema gigantesco per le implicazioni che ha sulla vita delle persone e dei beni pubblici e privati della nostra Regione, perché siamo convinti che un sistema di protezione civile degno di questo nome deve garantire sicurezza di persone e cose uscendo dalla logica dell’adempimento e del trasferimento del cerino, come abbiamo visto dal 18 gennaio in poi». Michele Cossa ha poi criticato «gli allerta meteo incomprensibili, gli amministratori locali messi sulla graticola dall’assessore dell’Ambiente come ultimo anello della catena, quello più debole, quello che resta con il cerino in mano». «Inoltre – ha aggiunto – è mancata chiarezza delle comunicazioni, nei manuali operativi che bisognerebbe leggere per capire come mai l’allerta gialla riversi la responsabilità della sua corretta interpretazione sui Sindaci». «Oggi – ha concluso – servono scelte diverse e di qui nasce la mozione».

Il consigliere Luigi Crisponi, sempre dei Riformatori, si è associato agli auguri al presidente Pigliaru, osservando sulla mozione che «è inutile riprendere a recitare il rosario dell’inadeguatezza della macchina della protezione civile». «Piuttosto – ha sostenuto – quello della protezione civile è un problema che, come altri, viene da lontano; mi riferisco al dibattito del 29 settembre in Consiglio con cui si censurò la campagna antincendi su cui era emerso un problema serio per la mobilitazione dell’apparato difforme sul piano temporale da quanto indicato dal governo regionale, con la conseguenza che restarono scoperti i mesi di ottobre e novembre». «Ebbene – ha sintetizzato – da quegli errori non si è imparato nulla, anzi assistiamo ancora ad una grave disorganizzazione ed al profondo scollamento fra Regione e amministrazioni comunali; alcuni esempi di questa realtà sono la mancanza di comunicazione fra la protezione civile di Oliena, che ha comunicato cessazione dell’attività e il Sindaco manco lo sapeva, alla scuola del corpo forestale per la formazione degli operatori di cui non si sa più nulla».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, di Forza Italia, dopo gli auguri al presidente Pigliaru, ha parlato di una «situazione veramente delicata che dovrebbe spingere l’assessore a porsi tre domande, nello spirito di una la mozione che non personalizza ma chiede attenzione su un problema di grandissima importanza che tocca da vicino la vita delle popolazioni: se il sistema di protezione civile è stato in grado di gestire le emergenze, se il sistema di allerta funziona, se l’organizzazione dei nuclei di intervento è efficiente». Secondo Fasolino «bisogna ripartire daccapo partendo dalla certezza che non si può scaricare tutto sui Sindaci, perché molte cose non vanno e bisogna correggerle, partendo per esempio dagli avvisi che richiedono presenze h24 ma nessuno ne copre i costi, o dall’impossibilità per i Sindaci di comprare perfino un gruppo elettrogeno, pur avendo i soldi in cassa».

Ancora per Forza Italia, il consigliere Ignazio Locci ha dichiarato che «non è con piani dei Comuni né con rapporto migliore con il vertice regionale della protezione civile che si possono cambiare le cose che non vanno, è invece la catena di comando delle responsabilità (anche penali) riversate sui Sindaci che va profondamente riformata, altro che stare attenti alle carte ed alle comunicazioni formali». I Sardi, secondo Locci, «percepiscono che la protezione civile sarda non è all’altezza in tutte le sue componenti e, sotto questo profilo, bisogna avere il coraggio di non tenere in disparte le Forze Armate che in questi anni hanno dimostrato di essere l’unica istituzione pubblica di stare sul campo con efficienza e professionalità; ed è sbagliato che in Sardegna non ci sia un rapporto stabile con gli enti militari che sarebbe un grande valore aggiunto per la comunità regionale uscendo dal rivendicazionismo su entrate e servitù».

Roberto Desini, del Partito dei Sardi, ha rivolto in apertura un bentornato al presidente Pigliaru e, quanto alla mozione, l’ha definita «fuori luogo nei tempi e nei contenuti e lo dico al di là delle difese d’ufficio e sulla base dell’esperienza di Sindaco quando ho potuto verificare il significato della presenza dell’assessore e e del direttore della protezione civile; per queste ragioni non ci sto ad assistere alla deriva populista del discredito delle istituzioni e del qualunquismo». «Sulla base dei numeri che spesso non raccontano quantità e qualità del lavoro della protezione civile – ha aggiunto Desini – bisogna riconoscere che nevicate come quella che si è abbattuta sulla Sardegna non si verificavano dal ‘56 ed erano prevedibili solo in parte; lo stesso sito del Comune di New York riportava l’eccezionalità dell’ondata di maltempo, con la cancellazione di ben 3000 voli ma non c’era nessuna mozione di sfiducia nei confronti del Sindaco». Va ricordato invece, ha continuato il consigliere, «che la Regione sarda è stata l’ultima Regione a istituire il centro regionale di protezione civile, il 1° gennaio 2015, mentre doveva nascere dal 2004; questa Giunta ha fatto quanto doveva, fermo restando che si può sempre migliorare ma senza gettare la croce sulla istituzioni, confrontiamoci piuttosto sulle cose concrete e pensiamo al bene comune».

Stefano Tunis, esponente di Forza Italia, ha detto che «qui nessuno sta cercando di addossare all’assessore colpe che non ha, il punto centrale è che bisogna superare l’interpretazione burocratica della protezione civile, con le montagne di carte che nascondono qualunque dimensione umana, con i Sindaci che hanno avuto sulle loro spalle un livello di responsabilità enorme senza nessuno strumento per affrontarle, con i cittadini che hanno vissuto la paura di non potersi sentire sicuri nemmeno all’interno della propria casa». «In questo periodo – ha detto poi Tunis – si sta facendo il rimpasto, un contesto in cui non ci si può nascondere dietro atti amministrativi, mentre sarebbe molto più utile una seria autocritica sull’approccio immateriale ad una settore delicatissimo come la protezione civile; per svolgere un ruolo ci vogliono attitudini e non solo conoscenze scientifiche e non è possibile che ci si sia resi conto dell’inadeguatezza del sistema regionale di fronte alle circostanze».

Il consigliere di Sel Francesco Agus, dopo aver rivolto un augurio di bentornato al presidente Pigliaru, ha annunciato il voto contrario alla mozione, «sia per i temi che per lo strumento utilizzato, ricorrendo ancora una volta alla gogna pubblica per fini personalistici, pur riconoscendo che il sistema ha storture che sopravvivono a diverse legislature». Non si può però parlare di negligenze, ad avviso di Agus, «ma i tempi sono connessi alla sicurezza ed alla salute dei sardi e queste domande devono avere risposte; è vero che il sistema non è il migliore possibile ed occorre una profonda revisione di meccanismi di previsione, di allerta e di comunicazione in effetti troppo gergali nella consapevolezza che non si possono cambiare agli enti naturali». Per cui le criticità sono evidenti ma al tempo stesso superabili, ha affermato Agus, auspicando che «avere indicazioni in questo senso in sede di replica, dimenticando che la protezione civile si nutre di fiducia e funziona se opera in un clima di fiducia e questo meccanismo virtuoso in Sardegna non è scattato, nemmeno nella città di Cagliari». Dico no, ha concluso Agus, «alla cessione di responsabilità verso chi non ha mezzi ed auspico che si possa operare in un rinnovato clima di fiducia rifacendosi a buone prassi».

Paolo Truzzu, consigliere del gruppo Misto-Fdi, ha dichiarato che «non è facile intervenire quando sono gioco sicurezza e salute della comunità e qualcuno può pensare ad operazioni opache dell’opposizione, mentre è auspicabile che la discussione sia davvero utile a non nascondere la polvere sotto il tappeto». Se a Fonni ci fosse stato l’aeroporto, ha proseguito Truzzu riferendosi all’intervenendo del collega Desini, «avremmo sentito che le piste erano libere, per cui certi fatti non possono essere ignorati ed un assessore politico, di fronte a situazioni del genere, avrebbe subito rassegnato le dimissioni». Tutti i Sindaci, ha poi ricordato Truzzu, «stanno dicendo che il sistema di allerta non funziona e ignorare questo dato significa non incidere sul sistema dimenticando fra l’altro che i nostri Sindaci ascoltano i bollettini dell’Aeronautica e non quelli della protezione civile regionale; detto questo è certo che l’assessore non è un metereologo ma il problema esiste e non affrontarlo compiutamente è una sua responsabilità, come è stata sua responsabilità assicurare che le strade erano libere salvo poi rettificare dopo qualche ora senza chiedere scusa ed anzi scaricando su Sindaci, così come è stata responsabilità del direttore affermare che la nevicata di Fonni non era colpa sua, un fatto inaccettabile che giustifica le richiesta delle dimissioni».

Per i Rossomori Emilio Usula, dopo gli auguri al presidente Pigliaru, ha parlato di una mozione «con qualche forzatura che, però, è senz’altro l’occasione per migliorare una gestione della protezione civile poco coerente e inadeguata rispetto alle esigenze della nostra Regione, pur non volendo speculare su eventi naturali eccezionali». Sul piano più generale, Usula ha preso spunto dai temi della mozione per affrontare altre contraddizioni dell’assessorato dell’Ambiente, «come le gravi incoerenze sulla gestione dei rifiuti, le scelte in aperto contrasto con il programma elettorale della maggioranza, un piano dei rifiuti che ancora non c’è e crea disuguaglianze a scapito dei più virtuosi, la gestione ostinata ed ottusa di impianti come quello di Tossilo, sostenuta con supponente indifferenza rispetto a posizioni più volte espresse da forze politiche, amministrazioni e cittadini, dallo stesso Consiglio regionale, il sostegno ad impianti industriali a carbone in grave contraddizione con gli impegni dichiarati». Per questo, ha concluso Usula, «annuncio il mio voto di astensione».

Dopo l’on. Emilio Usula ha preso la parola l’on. Fabrizio Anedda, che ha salutato il rientro in Aula del presidente Pigliaru e ha detto: «Il maltempo non è colpa dei politici né degli amministratori locali ma è loro responsabilità gestire le emergenze. Oggi gli ovili sono attrezzati, non si fa più la transumanza  e il maltempo avrà di sicuro creato disagio ma non facciamo demagogia. Il mio voto verso questa mozione, offensiva verso l’assessore, è un no».

Per l’on. Giuseppe Meloni (Pd) la mozione Pittalis e più «ha il solo merito di aver portato l‘attenzione sul tema delle emergenze nell’ambiente e su questo sono d’accordo: il sistema dei codici di allerta va migliorato e a oggi non è certamente utile. Va organizzato con maggiore efficacia. In occasione dell’alluvione del 2015 noi amministratori locali non abbiamo dormito per giorni ma in quei momenti non abbiamo pensato manco per un attimo di attaccare altre istituzioni. Il mio comune è rimasto tre giorni senz’acqua mentre quello accanto contava purtroppo i cadaveri».

Dopo aver salutato il presidente Pigliaru, l’on. Antonio Solinas (Pd) ha ricordato: «Erano decenni che mancava dalla Sardegna una nevicata così forte e ogni sistema di protezione civile sarebbe stata messa in crisi.  Certo che la nostra Protezione civile può migliorare e bene farebbe il Consiglio regionale a suggerire efficientamenti a una struttura abbastanza giovane. Certo, sulle allerta meteo abbiamo molto da ricevere e l’assessore Spano lo sa. All’amico Pietro Pittalis dico che il suo intervento è stato a dir poco ingeneroso».

«Bentornato al presidente della Regione», ha detto l’on. Giorgio Oppi (Udc), che ha aggiunto: «Noi non abbiamo l’abitudine di denigrare i predecessori, come invece ha fatto l’assessore Spano di recente, parlando male del nostro lavoro. La Protezione civile è stata istituita da noi nel 2009 e se la gara per la sala operativa è andata deserta è solo per la vostra incapacità. Noi siamo riusciti a istituire i parchi, cosa che nessuno era mai riuscito a fare prima, al di fuori della legge 31. E non avevamo questo rapporto critico con il personale dell’assessorato, come lo avete voi».

Per l’Upc ha preso la parola l’on. Pierfranco Zanchetta, che ha detto: «Non ci sono vittime in questa calamità delle scorse settimane, ed è importante. Cogliamo questa occasione per un confronto di merito sulla protezione civile, non per fare polemiche. L’incolumità dei nostri cittadini è la prima cosa che ci sta a cuore ma abbiamo anche il paesaggio e un grande patrimonio animale da tutelare. Per questo è necessario potenziare e migliorare la nostra protezione civile. Dovremmo prendere in considerazione il modello dei volontari dei vigili del fuoco del Trentino – Alto Adige, presenti in ogni comune».

L’on. Attilio Dedoni (Riformatori) «l’assessore non esiste ma esistono i doveri dell’assessorato e quello che non è stato fatto in queste settimane. Partiamo da un dato: il metro e mezzo di neve nel Nuorese. Ma quando ci si organizza, non lo si fa per gestire la normalità ma per gli eventi straordinari come questo che è appena capitato. Non facciamo paragoni con altre Regioni e Paesi, dove le nevicate sono molto più abbondanti, come gli Usa».

Per l’on. Angelo Carta (Psdaz) «chiedere la revoca di una delega all’assessore non è certamente un atto ordinario. Però in casi straordinari è possibile. Non è possibile invece il contrario: che la Giunta sfiduci il Consiglio regionale. L’ordine del giorno sul termovalorizzatore di Macomer, ad esempio, è stato del tutto disatteso e voi avete del tutto sfiduciato la maggioranza e il Consiglio, con il vostro atteggiamento. L’assessore Spano è andata in un crescendo di sordità arrivando al culmine in occasione dei disagi provocati da questa nevicata. E’ suo preciso compito tutelare le popolazioni del Nuorese e invece le avete lasciati completamente sole. Ancora una volta avete dimostrato di non avere a cuore il centro della Sardegna, ridotta ormai a cenerentola della Sardegna. Per questo chiedo che l’assessore si dimetta e sia rimosso il direttore della protezione civile».

Per l’on. Daniele Cocco (Sel) «anche questa richiesta di dimissioni di un assessore cadrà nel vuoto. Preoccupiamoci di costruire una protezione civile migliore per la Sardegna, prendendo ad esempio modelli come la Toscana e recependo le proposte che sono giunte dal Consiglio. Non è possibile che il 70 per cento della forza di Forestas d’inverno sia in cassa integrazione: nei gironi delle grandi calamità quel personale sarebbe stato utilissimo al lavoro nei Comuni».

Per il Partito dei sardi ha preso la parola l’on. Congiu secondo cui «questa discussione avrebbe dovuto svolgersi in un modo normale. Stiamo dimenticando l’unico vero dato di questa vicenda: la neve è in Barbagia e isola il centro Sardegna ed è per questo che dovremmo dislocare nel centro della Sardegna tutti i mezzi antineve a disposizione nell’Isola. Questa è l’unica cosa che dovremmo imparare da questa vicenda».  

Per il Pd ha parlato il capogruppo, on. Pietro Cocco, che ha detto: «E’ vero che se l’assessore fosse andata sul posto avrebbe magari rassicurato le popolazioni ma non avrebbe cambiato i numeri della vicenda. I mezzi della Protezione civile erano tutti impegnati nel Nuorese e così tutte le organizzazioni di volontariato. Sono intervenuti circa 1.500 uomini». Pietro Cocco ha parlato anche dei  bollettini dell’allerta meteo e ha aggiunto: «Certo che il servizio va migliorato ma certo voi non siete in grado di dare lezioni a nessuno».

L’on. Tedde (Forza Italia) ha dato al presidente Pigliaru «un sincero in bocca al lupo ma senza sconti» e ha aggiunto nel merito del dibattito: «L’assessore Spanu è totalmente inadeguata a svolgere le funzioni che ricopre. Persino il capogruppo del Pd ha censurato l’assenza dell’assessore nei luoghi del disastro quando sarebbe stata utile proprio quella presenza delle istituzioni. Avete raccontato favole».

Per la Giunta ha replicato l‘assessore Spano, che ha riaffermato i dati della vicenda: «Intanto, i sindaci sono parte del sistema di protezione civile regionale, non sono un corpo separato. Molti sindaci ci ringraziano e non si sono sentiti soli: soltanto alcuni hanno avuto da dire. Già a inizio dicembre 2016 avevamo diramato le modalità di intervento e assegnato i propri mezzi spazzaneve e spargisale ai Comuni. Al momento della eccezionale nevicata i mezzi erano già sui territori e c’erano anche i mezzi delle associazioni di volontariato e di Forestas. Il coordinamento con le prefetture ha funzionato e così con le protezioni civili dei Comuni. Abbiamo messo a disposizione 1493 persone, molti dei quali richiamati dalla cassa integrazione».

Sui bollettini e gli avvisi di criticità, l’assessore ha detto: «Si tratta di documenti ufficiali, non di burocrazia. Siamo passati da 178 avvisi nel 2013 a 67 nel 2015 fino ai 33 del 2016. Questo significa risparmio di forze e di risorse da parte dei comuni e della Regione. Non dovete credere a chi dice che è possibile fare previsioni al metro quadro. Stiamo migliorando il sistema con investimenti infrastrutturali sulla rete idropluviometrica e degli igrometri. Stiamo finanziando anche la rete radio regionale. Insomma, stiamo lavorando e dobbiamo farlo in sinergia con i Comuni».

Il presidente Francesco Pigliaru ha ringraziato per gli auguri ricevuti e ha esordito dicendo: «Sarebbe stato più utile un dibattito aperto su come migliorare quello che è stato fatto finora.  Noi riteniamo di aver fatto tutto per avere la migliore protezione civile della Sardegna. Dobbiamo capire qual è il nostro livello del servizio e non mi interessa chi ha fatto e chi non ha fatto nel passato. Va a detto però a merito dell’assessore Spano che il centro funzionale decentrato in nove mesi è stato messo in funzione e oggi gestisce i rischi degli eventi meteo. Qualche complimento, onestamente, lo abbiamo avuto dai sindaci che hanno riconosciuto un netto miglioramento rispetto al passato. Possiamo e dobbiamo continuare a migliorare senza deresponsabilizzare i sindaci, che hanno i loro doveri».

Poi ha proseguito: «Ora abbiamo anche un manuale operativo e non è poco: magari da migliorare ma lo abbiamo. Non è accettabile però che noi facciamo sentire ai sardi che nulla è stato fatto in questi anni perché non è vero. Quando c’è stata la grande bufera di vento a Cagliari c’era un codice giallo: dobbiamo evidentemente migliorare la comunicazione e far capire a tutti, in tempo reale e con chiarezza, quando è in pericolo la sicurezza. Piena fiducia all’assessore Spano, del quale ho profondissima stima».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, nel suo intervento di replica ha definito l’intervento del presidente Pigliaru «un’autodifesa dettata da colleganza con l’assessore Spano e da ragioni di natura politica». «Chi ha responsabilità su ambiente e protezione civile – ha proseguito Pittalis – non può relegare le problematiche evidenziate nel corso del dibattito come eventi occasionali, non utili cioè a misurare capacità e adeguatezza dell’assessore». Il capogruppo ha accusato i consiglieri della maggioranza di «dare ragione ai sindaci che protestano contro l’assessore, quando sono sul territorio, e di difendere invece l’assessore quando sono seduti in Consiglio».

«Non serve – ha proseguito l’esponente della minoranza – far finta che nulla è accaduto, bisogna capire, infatti, cosa non ha funzionato nella macchina degli interventi e non si può solo affermare che i macchinari che non funzionano sono quelli acquistati nella passata legislatura.»

Pittalis ha quindi auspicato la fine della politica degli annunci da parte della Giunta ed ha evidenziato la carenza di fondi in bilancio per far fronte ai danni.

Il presidente del Consiglio ha quindi comunicato la convocazione della Quinta e della Seconda commissione per domani, giovedì 23 febbraio, alle 11 ed ha concesso la parola per dichiarazione di voto.

Ignazio Locci (Fi) ha preannunciato voto a favore («Serve riorganizzare la protezione civile e non basta che la Regione risponda al telefono alle richieste di aiuto», stessa dichiarazione da parte del suo collega di gruppo e di partito, Marco Tedde («Vi siete difesi con argomenti non pertinenti, l’assessore doveva ammettere le sue responsabilità») e da parte di Paolo Truzzu (Misto-Fdi): «L’assessore non mi ha convinto: dovete prendere atto di ciò che è accaduto e chiedere scusa»).

Mario Tendas (Pd) ha dichiarato voto contrario alla mozione («Davanti agli eventi eccezionali bisognerebbe evitare di accusarsi reciprocamente ma fare un’analisi seria per affrontare e risolvere i problemi dell’emergenza»), seguito da Piero Comandini (Pd): «Sono molte le discussioni che alimentano l’antipolitica e dico che la protezione civile va tolta dalla politica perché va oltre le istituzioni e la politica».

Contrario anche Luigi Lotto (Pd): «Non si fa marketing sull’emergenze non si fa speculazione e promozione politica su queste cose».

A favore, invece, Attilio Dedoni (Riformatori): «Auspico un confronto vero sul funzionamento della protezione civile in Sardegna» e Ugo Cappellacci (Fi) («Siete qui da tre anni, dite che la responsabilità del tutto è di Cappellacci, vi chiedo allora cosa avete fatto voi in questi tre anni nei quali governate la Sardegna»).

Favorevole anche Luigi Crisponi (Riformatori): dall’assessore abbiamo ascoltato un intervento debole e scoordinato, bene invece il presidente Pigliaru quando afferma che non servono contrapposizione su questo tipo di eventi.

Il presidente ha quindi proceduto con la votazione per appello nominale, il cui scrutinio ha dato il seguente risultato: favorevoli alla sfiducia dell’assessore dell’Ambiente 20, contrari, 32.

I lavori del Consiglio regionale riprenderanno giovedì 2 marzo, alle ore 16.00, con una seduta congiunta assieme al Consiglio delle Autonomie Locali in cui saranno affrontati i temi della Legge di Stabilità e dei rapporti Regione-Enti locali.

Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo convocata dal presidente dell’Assemblea Gianfranco Ganau al termine della seduta di questa mattina. La conferenza ha messo a punto anche la scaletta della riunione, suddividendo in modo paritario gli interventi dei rappresentanti del Cal e dei capigruppo del Consiglio.

Per quanto riguarda l’elezione dei Revisori dell’Ersu di Sassari, altro argomento che figurava all’ordine del giorno della seduta di questa mattina, il presidente Ganau eserciterà i poteri sostitutivi, tenendo conto delle indicazioni dei gruppi.

La Legge di Stabilità 2017, infine, comincerà il suo percorso in Consiglio una volta definiti i passaggi tecnico-giuridici relativi all’esercizio 2016 che si sono resi necessari a seguito della recente sentenza della Corte Costituzionale.

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L’assessore della Sanità Luigi Arru è intervenuto in audizione sulla Legge di stabilità 2017 davanti alla commissione Bilancio, presieduta dall’on. Franco Sabatini.

«Dopo la decisione del Governo di ampliare i Lea (livelli essenziali di assistenza) e garantire vaccini e farmaci innovativi occorre un confronto forte con lo Stato perché, attualmente, queste nuovi voci di spesa incidono in modo pesante sui conti della sanità sarda; fra gli interventi che abbiamo allo studio per allineare i nostri Lea c’è anche la revisione di alcune prestazioni che, secondo alcuni studi, oggi non sono più efficaci come il taglio cesareo, che in Sardegna presenta picchi anomali. Per quest’anno – ha aggiunto l’assessore – prevediamo inoltre di sbloccare il turn over, perché abbiamo una curva demografica del personale medico negativa con una età media superiore ai 53 anni e c’è bisogno di immettere risorse professionali fresche nel sistema; prepareremo proiezioni da qui a 10 anni per invertire questa tendenza».

«Sempre nel 2017 – ha sottolineato ancora Luigi Arru – vareremo un pacchetto di misure per la famiglia, non per motivi ideologici ma per ragioni molto pragmatiche; abbiamo l’indice di natalità peggiore d’Italia e servono politiche di lunga visione che metteremo in campo con uno stanziamento quadruplicato rispetto agli esercizi precedenti, 20 milioni provenienti da finanziamenti europei, nazionali e regionali.»

Il presidente Franco Sabatini, riprendendo il tema dell’aumento del disavanzo sanitario determinato indirettamente dagli interventi del Governo, ha annunciato che «la commissione proporrà al Consiglio regionale una risoluzione sulla sanità sarda, inquadrata in una più ampia vertenza con lo Stato che, in termini reali, toglie alla Sardegna risorse preziose anche con gli accantonamenti ed i fondi agli Enti territoriali». Così non reggiamo, ha sintetizzato: «Dobbiamo riaprire una nuova vertenza entrate con lo Stato con l’impegno comune di tutti, non solo della politica ma di tutta la società sarda, riprendendo se necessario anche l’esperienza degli stati generali».

Nel dibattito hanno preso la parola numerosi consiglieri regionali, che hanno posto all’assessore quesiti molto puntuali e circostanziati: turn over, centrale unica di committenza e borse di studio (Truzzu-Misto Fdi-An), annullamento del project financing di Nuoro, retribuzioni dei manager e medicina penitenziaria (Daniele Cocco-Sel), compensi ai manager, sanità nuorese e istituzione di un dipartimento di medicina penitenziaria (Busia-Misto), liste d’attesa (Anedda-Misto), nomina di 14 nuovi coordinatori (Usula, Rossomori).

La commissione, visto il protrarsi del dibattito, ha rinviato ad una data successiva l’esame degli interventi finanziari sulle politiche sociali ed ha proseguito i lavori con l’audizione dei manager della sanità.

Per l’azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari Giorgio Sorrentino ha detto fra l’altro che «l’azienda è sotto finanziata, sia rispetto ai suoi compiti istituzionali di didattica e ricerca che devono procedere di pari passo con l’assistenza, sia soprattutto per la logistica; per il San Giovanni di Dio abbiamo potuto spendere solo 300.000 euro per la manutenzione ma bisognerà decidere al più presto cosa fare di una struttura di 29.000 metri quadrati che ha più di cento anni».

Per l’azienda ospedaliero-universitaria di Sassari, Antonio D’Urso, si è soffermato sulle difficoltà della sua costituzione, «realizzando una fusione fra due realtà, le cliniche universitarie ed il Santissima Annunziata, praticamente speculari per dimensioni quindi con molte strutture doppie da razionalizzare per costruire un’offerta coerente con gli obiettivi». «Nel medio periodo recupereremo certamente molta efficienza – ha sottolineato D’Urso – ma in questo esercizio prevediamo una perdita importante».

Successivamente è stata la volta del direttore generale dell’Ats Fulvio Moirano che, sul disavanzo, ha messo l’accento sul fatto che «è un risultato generale di segno negativo che però contiene al suo interno molte eccellenze». «La nostra missione – ha sostenuto – è quella di recuperare 100 milioni di risparmi e ce la possiamo fare solo avendo a disposizione la nuova rete ospedaliera, che è un po’ la madre di tutti gli interventi che ci consentiranno di riposizionare il disavanzo su limiti accettabili». Su un dimensionamento della rete che tenga conto delle tante specificità della Regione, Moirano si è detto convinto che «è giusto pagare costi anti-economici se ci sono disagi oggettivi: girando la Sardegna ho capito quali difficoltà ci sono per dimensionare correttamente l’offerta sanitaria». Il manager ha poi annunciato alcuni interventi a breve termine come una piattaforma contrattuale unitaria da sottoporre ai sindacati, la definizione di una strategia comune sulla sanità nuorese per il dopo-project ed una gara unica per la copertura assicurativa delle aziende sanitarie.

Fulvio Moirano, infine, ha assicurato che è sua intenzione assegnare ampie deleghe per la gestione del servizio sanitario sul territorio, tenendo per se soltanto la pianificazione strategica e la definizione delle “regole del gioco”.

Nel dibattito hanno preso la parola i consiglieri regionali Stefano Tunis e Alessandra Zedda (Forza Italia), Luigi Ruggeri (Pd), Anna Maria Busia (Misto), Christian Solinas (Psd’Az) e Gianfranco Congiu (Pds).

 

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Il Consiglio regionale ha approvato la proposta di legge n. 389 “Modifica della legge regionale 30 novembre 2016, n. 30, per lo svolgimento temporaneo delle attività di cui alla convenzione Ras-Ati Ifras nelle more della procedura di scelta dell’aggiudicatario del nuovo Piano per i lavoratori del Parco Geominerario storico e ambientale della Sardegna” con 29 voti favorevoli e 19 contrari.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio regionale ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il consigliere del Pd Franco Sabatini ha sollecitato la Giunta a riferire al Consiglio, al termine della seduta, sulla grave situazione del su sistema agro pastorale sardo perché, ha spiegato, «tutte le misure del Psr sono bloccate da Agea, forse a causa di problemi con la Banca d’Italia».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis si è detto d’accordo con Sabatini ed ha chiesto, inoltre, di cambiare l’ordine del giorno mettendo al primo punto la vicenda dei lavoratori del Parco Geominerario, «anche perché i lavoratori sono qui e su questo tema c’è la sensibilità di tutti i gruppi e della stessa Giunta».

Il capogruppo dell’Udc Sardegna Gianluigi Rubiu, dopo aver chiesto di aggiungere la sua firma alla proposta di legge sul superamento del precariato nel sistema Regione, ha condiviso in parte le argomentazioni di Sabatini osservando però che «ci sono responsabilità dirette dell’assessorato, la Banca d’Italia non c’entra niente e le responsabilità sono tutte della Regione».

Il consigliere Eugenio Lai, di Sel, ha ricordato che «molti piccoli Comuni, in questi giorni, piccoli ricevono da Poste italiane la comunicazione di un taglio dei servizi a partire da febbraio, quando dovrebbe entrare in vigore un non meglio precisato nuovo modello di recapito che prevede la consegna della corrispondenza solo per pochi giorni alla settimana». «Occorre fermare la fuga dello Stato dai piccoli Comuni – ha lamentato Eugenio Lai – e occorre un intervento immediato della Giunta, fermo restando che come gruppo di Sel presenteremo al più presto un ordine del giorno».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha annunciato il parere favorevole del suo gruppo, a discutere immediatamente il problema dei lavoratori del parco geo-minerario, come concordato dai capi gruppo.

Riprendendo la questione del comparto agricolo sollevata dal consigliere Franco Sabatini, il consigliere Piermario Manca (Pds) ha sostenuto che «i problemi con Bankitalia ci sono perché sono state chiuse tutte le operazioni il 12 dicembre scorso, per questo serve la riapertura di termini come è stato fatto altre volte, per sbloccare i pagamenti».

Sottoposta al voto del Consiglio, è stata approvata la proposta di inversione dell’ordine del giorno a favore della proposta di legge 384/A – Cocco Pietro e più – “Disposizioni per la prosecuzione delle attività previste dalla convenzione relativa alla gestione del progetto denominato Parco geo-minerario e modifiche alla alle regionale 5/2016 (Legge di stabilità 2016)”, col parere favorevole dei capigruppo in base all’art. 102 del Regolamento.

Illustrando il provvedimento, il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha ricordato in apertura che «il 30 novembre Consiglio ha approvato una legge che prevede la proroga un anno per una convenzione avviata dal 2001, mentre ora è emerso che questa soluzione non è giuridicamente praticabile anche se dal nostro punto di vista è legittima, sulla base di sono pareri diversi degli uffici dell’assessorato del Lavoro che hanno emanato un provvedimento di diniego formale per un contrasto con le norme nazionali su appalti». «Insomma – ha sostenuto Cocco – siamo davanti ad una situazione complicata che intendiamo risolvere assumendoci qualche responsabilità, e cioè affidare la prosecuzione del progetto non all’Ati ma ad Igea, società in house della Regione, rilevata da condizione drammatica e messa ora in condizione di fare assunzioni con una missione coerente; in concreto, si dovrà fare prima la profilazione dei dipendenti a cura dell’Aspal anche tenendo conto dei territori, mentre per i lavoratori è previsto l’accesso al trattamento Aspi per due mesi e poi il trasferimento ad Igea a tempo determinato fino al nuovo affidamento». «La ritengo una proposta ragionevole ed importante – ha concluso Cocco – che va incontro ai lavoratori».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto all’assessore del Lavoro di avere copia della nota del direttore generale relativa al diniego della proroga.

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis ha sottolineato che «l’appassionato intervento di Cocco è l’unico atto di cui dispone il Consiglio su questa vicenda, nonostante a novembre sia stata votata all’unanimità una legge perché non volevamo che ci fosse interruzione lavoro nemmeno per un giorno». «Ora la maggioranza ha cambiato idea – ha protestato Tunis – e vorremmo ragionare senza preclusioni perché, di fatto, con questa proposta i lavoratori entrano nell’area degli ammortizzatori sociali e non si capisce qual è l’atto di indirizzo della Giunta al quale il direttore generale si sia opposto con un diniego». «Non legiferiamo in modo pasticciato – ha invitato il consigliere – se la Giunta non vuole fare questa operazione se ne assuma la responsabilità, noi riteniamo invece che ci siano ulteriori possibilità della legge anche per il Consiglio e piuttosto dobbiamo riflettere su questi punti; resto è la stessa soluzione che si è seguita per definire la questione di Csl e Cesil».

Sempre per Forza Italia il consigliere Ignazio Locci ha affermato che «il richiamo alla 31 fatto da Cocco non fa capire se la norma si applica agli atti amministrativi o se si estende alla disapplicazione di una legge regionale; io non credo, forse è stato fatto un errore non prevedendo che la Giunta desse applicazione alla legge con una direttiva di attuazione e con un ordine di servizio e comunque sono atti che doveva compiere l’esecutivo, che forse avrebbero semplificato l’azione del direttore generale, salvo violazioni di carattere formale che per me non ci sono». «La realtà – ha aggiunto Ignazio Locci – è che i lavoratori non hanno avuto le tredicesime e gli stipendi di dicembre, tecnicamente sono in ferie da domani e senza lavoro con l’Aspi dal primo gennaio; per il resto è tutto rimandato a tempistiche imprecisate, a determinazioni future di società in house, a procedure concorsuali e piani industriali approvato dalla Giunta che non ci sono, a voler tacere del fatto che questi lavoratori vengono da storie industriali fallimentari». «Evitiamo di perdere tempo – ha concluso Tunis – e correggiamo la norma impegnando il governo regionale a fare ciò che deve».

Ancora per Forza Italia, la consigliera Alessandra Zedda ha ribadito le perplessità sulla proposta in esame, perché «i lavoratori passano dal lavoro ad una situazione di politiche passive ed al licenziamento e poi, se c’erano tutte queste perplessità degli uffici non avremmo potuto approvare una legge il 30 novembre scorso con consenso unanime e, rispetto alla proroga, avremmo anche potuto scegliere un percorso alternativo anche perché sapevamo dall’inizio dell’anno che la convenzione sarebbe scaduta il 31 dicembre». Ora, secondo Alessandra Zedda, «non possiamo proporre di mandare in disoccupazione chi non ha salario, dimenticando oltretutto che il cammino con le società in house non sarà facile, sarebbe invece preferibile trasferirli subito in Igea attivando la proroga perché non si può continuare a sprecare tempo ed occorrono soluzioni immediate».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha messo l’accento sul fatto che «deve restare chiaro che noi siamo favorevoli alla discussione di questa legge pur avendo molte perplessità soprattutto per il destino dei lavoratori ma, al di là delle cose amministrative, valgono le certezze politiche ed è una certezza che la Giunta ha sprecato un anno senza trovare soluzioni a questa vicenda pur avendo ben presenti le scadenze che aveva di fronte». «Il sistema del Geoparco – ha detto ancora Attilio Dedoni – va rivisto in senso globale ma ci vuole quella forte capacità di governo che è mancata e ci sono responsabilità politiche che non possono essere aggirate; non so se l’assessore fosse o non fosse favorevole alla legge votata dal Consiglio il 30 novembre, se era contrario si è determinato un corto circuito gravissimo con la maggioranza». «Non riusciamo nemmeno ad applicare una nostra legge – ha protestato Attilio Dedoni – dobbiamo agire con coscienza ed andare avanti».

Il consigliere sardista Angelo Carta ma messo l’accento su un dibattito che va focalizzato sulla necessità di «dare certezze maggiori rispetto alla proposta arrivata oggi in Aula, perché il disagio del direttore generale lo conoscevano tutti da molti mesi e già la costituzione della commissione di inchiesta, nel maggio scorso, nasceva dalla necessità di superare una complicatissima situazione di stallo poi confermata da legge di novembre ma, allora, perché non abbiamo fatto subito il bando nonostante i tre anni di tempo?» «Adesso – ha riepilogato Angelo Carta – siamo davanti ad bivio, trovare una soluzione o arrendersi alla disoccupazione ma il problema è che non possiamo dare garanzie per l’assunzione in Igea, anche perché qualcuno resterebbe comunque fuori; ora assessore e Giunta hanno il dovere di trovare soluzioni, superando quella superficialità e quella leggerezza che hanno spinto anche il Consiglio a mentire ai lavoratori».

Il consigliere di Sel Luca Pizzuto, citando Gramsci che diceva che «il mondo è grande e terribile» ha riconosciuto che «tutto è complicato, le opinioni sono tutte legittime ma ritengo sia inaccettabile l’aggressione nei confronti di chi cerca di risolvere il problema e per questo esprimiamo tutta la nostra solidarietà al capogruppo del Pd Pietro Cocco impegnato da mesi nella ricerca di soluzioni e che alla fine appare cornuto e mazziato». «Sarà ora l’esecutivo – ha aggiunto Luca Pizzuto – a dire cosa bisogna fare, certo non c’è tempo da perdere per evitare che i lavoratori entrino in periodo di disoccupazione, capisco il gioco delle parti ma il problema riguarda la legislazione regionale, nazionale ed europea, per cui non ci si può non assumere la responsabilità di dare certezze ai lavoratori». «Se ci sono altre proposte le ascoltiamo – ha concluso Luca Pizzuto – purché siano praticabili, cerchiamo piuttosto una strada unitaria in grado di assicurare continuità di impiego ai lavoratori».

Dopo l’on. Luca Pizzuto ha preso la parola l’on. Gianluigi Rubiu (Udc), che ha detto: «Noi siamo per la difesa e il rispetto dei lavoratori, già maltrattati perché provenienti da aziende decotte del territorio. Da tempo conosciamo la data del 31 dicembre e c’era un anno per affrontare questi problemi. I lavoratori sono stati illusi per un anno, lasciando intendere che ci sarebbe stata una via d’uscita. Mentre questa proposta di legge, disoccupazione per due mesi, è gravissima. L’unica cosa da fare sarebbe stata la proroga di 12 mesi della convenzione, per avere tutto il tempo di predisporre la gara, che ha bisogno di sei mesi di pubblicazione. Certo, che anche due mesi di cassa integrazione sono utili ma noi siamo chiamati a un gesto più importante e sciogliere ogni dubbio procedendo verso la gara, come il Consiglio regionale ha già deciso. Decisione che poi il direttore generale ha disatteso. Ecco, la Regione deve dimostrare di contare davvero qualcosa, non è pensabile che le nostre decisioni siano nelle mani dei dirigenti. Che poi decidono se applicare o meno i nostri provvedimenti». 

L’esponente dell’Udc ha proseguito: «C’è forse interesse da parte di qualcuno a sopprimere l’Ati Ifras? Che cosa ci impedisce di stabilizzare in Igea i lavoratori dell’Ifras?».

Sempre dall’opposizione ha preso la parola l’on. Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, che ha detto: «Cari colleghi di maggioranza, state pregiudicando i lavoratori dell’Ifras. Certo che due mesi sono più del nulla. Ma è la conclusione che non mi convince: c’è una legge del 30 novembre  2015 totalmente disattesa dalla Regione. Non c’è governo politico da parte degli assessori? Che cosa consente agli uffici di disattendere  la volontà del Consiglio? Non possiamo scommettere sulla pelle dei lavoratori: so che con due mesi di cassa integrazione saremo qui a febbraio a occuparci di Ifras. Ecco perché vogliamo chiudere oggi questa vicenda».

Per la Giunta ha preso la parola il vicepresidente, Raffaele Paci. «E’ una situazione complessa che si trascina da 13 anni. Noi abbiamo solo l’obiettivo di tutelare i lavoratori dando loro certezze con provvedimenti che abbiano una solida base amministrativa. Dobbiamo completamente cambiare registro rispetto al passato: quelle carte dell’Ifras sono già all’attenzione della Procura e dobbiamo mettere fine a queste proroghe. Solo il bando europeo darà certezze ai lavoratori: certo che si poteva fare prima ma dopo 13 anni noi lo abbiamo fatto davvero».

Per quanto riguarda la proroga, il vicepresidente Paci ha detto: “Il dirigente ha analizzato la norma e ha espresso una serie di criticità, ha chiesto un parere all’Autorità nazionale anticorruzione e ha forti dubbi sulla legittima di una ulteriore proroga.  Ecco perché oggi salvaguardiamo con questi mesi di cassa integrazione i lavoratori e ci sarà un intervento successivo da parte di società regionali come Igea per prendere con contratti a tempo determinato, massimo di 9 mesi, questi lavoratori. Nel frattempo il bando europeo andrà avanti. Questa è una strada percorribile in continuità reddituale per i lavoratori”.

L’on. Pittalis (Forza Italia) ha ripreso la parola per chiedere una sospensione dei lavori e riflettere ulteriormente sul provvedimento prima di votarlo.

La richiesta di sospensione è stata accolta. Alla ripresa  è intervenuto per dichiarazione di voto l’on. Tedde (Forza Italia): «Siamo alla Caporetto della funzione legislativa della Regione. Avevamo individuato la soluzione per salvare qualche centinaio di famiglie, collaborando con la maggioranza. Evidentemente abbiamo perso tempo perché un dirigente dice che questa legge non va bene e dà un parere contro la legge, sovvertendo la gerarchia delle fonti».

Per l’on. Stefano Tunis (FI) «approvata questa legge la posizione dei lavoratori sarà indebolita e non ci sono garanzie per una soluzione certa per i 512 lavoratori. Molti dei quali vengono da esperienze lavorative drammatiche. Annuncio a titolo personale il voto contrario al passaggio agli articoli e al contenuto della norma».

Anche l’on. Edoardo Tocco (FI) ha preso la parola. «Credo che la Giunta debba avere uno scatto d’orgoglio, soprattutto sulle questioni del lavoro nel Sulcis. Si tratta di lavoratori, che stanno dando la loro vita per un progetto regionale che è all’Unesco».

Per l’on. Piero Comandini (Pd) «la soluzione condivisa, in buona fede, sembrava fosse stata trovata a novembre. Dopo 13 anni in cui altri hanno affrontato sempre la proroga e non la stabilizzazione dei lavoratori nel Parco. Oggi con senso di responsabilità dobbiamo approvare questa legge, che non avremmo mai voluto discutere e che forse avremmo dovuto discutere prima: ritardi e responsabilità ce ne sono, anche da parte nostra».

E’ intervenuto anche l’on. Alberto Randazzo (FI), secondo cui «l’intervento dell’Anac è del tutto inutile perché non mi risulta che siamo in vista della risoluzione del problema. Questa vostra proposta non è applicabile e chiedo all’assessore se è ancora in vigore la legge Madia con tutti i suoi vincoli».

L’on. Ignazio Locci (FI) è «contrario al passaggio agli articoli di queste legge: ci sono elementi che consentono nel merito di dare continuità ai lavoratori. Siamo contrari perché voi state consegnando all’incertezza i lavoratori».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha detto: «Se non conoscessi bene questa vicenda, sentendo alcuni interventi di chi aveva tutto il tempo per sistemare la vicenda e non lo ha fatto, mi arrenderei. Peraltro, abbiamo concordato con i sindacati questa soluzione. La nostra proposta manda in Igea i lavoratori attraverso due mesi di cassa integrazione e voi avete ancora da dire? Nemmeno l’Igea è la soluzione che va bene? Noi abbiamo risanato l’Igea, altri l’hanno sventrata e fregata: vogliamo parlare anche di questo?».

Il sardista Angelo Carta ha detto: «Attenzione a non adottare atti vietati dalla legge penale: La Giunta dia l’ordine al dirigente di attuare l’articolo 2, difendendo l’operato di questo Consiglio. La Giunta deve fare la Giunta perché quest’Aula non ha violato leggi civili né penali».

Per l’on. Salvatore Demontis (Pd) «la Giunta non può ordinare a un dirigente di adottare un atto che quest’ultimo ritiene illegittimo. Il dirigente non si assume questa responsabilità perché c’è un’inchiesta di natura penale che riguarda la vicenda. Dunque, il suo atteggiamento è comprensibile. Al capogruppo del Pd va riconosciuto tutto il merito della proposta». 

Contrario anche il voto dell’on. Oscar Cherchi (FI). «E’ l’ennesima dimostrazione di una giunta totalmente incapace. Nessuno vuole avvelenare pozzi, non dimenticatevi che prima di noi avete governato voi la Sardegna. Quanto ci avete messo a decidere come agire?».

Per l’on. Gianluigi Rubiu (Udc) «può accadere che il direttore generale si opponga anche su questa proposta di legge, giudicandola illegittima, e che diventi carta straccia. La nostra contrarietà si traduce in una proposta: quello di mettere mano alla legge con una proroga di sei mesi, prevista nelle norme europee. Questa è la soluzione, non due mesi di cassa integrazione».

Ha quindi preso la parola il consigliere del Pd Gigi Ruggeri che ha definito la vicenda dei lavoratori del Geoparco «un legno storto difficile da acconciare in modo ordinato».  L’esponente del Pd ha difeso l’operato della Giunta: «L’esecutivo – ha detto – sta provando a trovare una soluzione. Serve un piano industriale per dare ai lavoratori una prospettiva e non un semplice sostegno al reddito. Per fare questo c’è bisogno di tempo, si possono fare anche errori, ma in futuro avremo la possibilità di spendere correttamente i soldi. Se si dà una prospettiva ai lavoratori è tempo guadagnato e non buttato».

Mario Floris (Uds) ha ricordato che la legge 31 stabilisce una separazione netta tra politica e amministrazione. «Agli assessori spetta il compito di dare gli indirizzi, all’amministrazione quello di attuarli. Questo principio deve essere sempre tenuto in conto: la politica deve essere consapevole del proprio ruolo». 

Eugenio Lai (Sel) ha mostrato “imbarazzo” per l’andamento del dibattito. «Da sindaco sono abituato a essere in prima linea per trovare soluzioni – ha detto Lai – dalla minoranza ho sentito invece solo accuse e una continua ricerca di colpevoli. E’ vero che il bando di gara poteva essere fatto prima, ma è altrettanto vero che ad oggi c’è una sola proposta in campo per salvaguardare i lavoratori e mantenere i servizi che offrono. E’ inutile andare avanti con questo squallido teatrino se poi si crea nuovo precariato».

Secondo Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda) il dibattito sui precari del Geoparco doveva essere fatto prima. «Oggi abbiamo in ostaggio 500 persone che rischiano di perdere il loro posto di lavoro. Siamo chiamati a trovare una soluzione per assicurare una continuità lavorativa. Se non si riesce a creare nuovi posti tuteliamo almeno quelli esistenti. Mettere i lavoratori in carico all’Igea è una buona proposta».

Alessandra Zedda (Forza Italia), dopo aver annunciato il suo voto contrario, ha respinto le accuse provenienti dai banchi della maggioranza. Rivolta al consigliere di Sel Eugenio Lai ha detto: «Non è vero che non ci sono nostre proposte. La minoranza non ha mai fatto mancare il suo supporto. Questo provvedimento però non risolve nessuna forma di precariato. Oggi si mandano in cassa integrazione i lavoratori. Non c’è niente di squallido nel cercare una soluzione migliore. Il problema in passato è sempre stato risolto in modo corretto e legittimo. Evitiamo di raccontare bugie per far passare provvedimenti che non risolvono i problemi. La proroga della convenzione con Ati Ifras è l’unica via percorribile».

Anche il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha contestato le affermazioni di Lai: «Il teatrino animato dalle comparse c’era anche il 30 novembre. Non so se hanno recitato male allora o oggi cercano di mistificare coprendosi di pezze di Arlecchino. Si vuole approvare un provvedimento perché la Giunta non è riuscita  a far passare la proroga. Non si dà una soluzione ma si mandano i dipendenti del Geoparco in cassa integrazione. I lavoratori si difendono con i fatti e non a parole. La proroga rappresentava una garanzia ma si è deciso altrimenti».

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato con 30 voti favorevoli e 19 contrari.

Disco verde anche per l’articolo 1 “Modifiche e integrazioni alla legge regionale n. 5 del 2016” (30 sì e 19 no).

Sull’articolo 2 “Modifiche all’articolo 2 della legge regionale n. 30 del 2016” è intervenuto il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) secondo il quale la decisione di non far passare la proroga rappresenta una violenza alla funzione legislativa del Consiglio regionale. «Tutto ciò mi imbarazza – ha detto Marco Tedde – ancora più imbarazzante è impedire all’assessore del lavoro di intervenire nel dibattito. Evidentemente non può dire ciò che pensa». L’esponente azzurro ha poi contestato il fatto di aver rinunciato ad applicare la proroga della convenzione Ifras approvata il 30 novembre scorso: «Se una legge è illegittima lo decide la Corte Costituzionale. Il governo non l’ha impugnata, il problema vero è che non c’è una Giunta e il Presidente non ha in mano le redini dell’apparato burocratico. L’esecutivo può dare un ordine scritto al direttore generale perché venga attuata la legge. Evidentemente c’è qualche debolezza nella Giunta. Ha ragione Soru: chi non se la sente di fare il presidente o l’assessore vada a casa».

A Marco Tedde ha replicato il capogruppo del Pd Pietro Cocco: «Ho ascoltato tanti interventi ma finora non ho sentito soluzioni. Nessuno indica cosa fare dei lavoratori – ha sottolineato Cocco – io sono inferocito sul fatto che un direttore generale intervenga sulla nostra legge. Ci schiantiamo di fronte a una nota del direttore generale dell’Assessorato. Nonostante ciò cerco di andare oltre per provare a trovare una soluzione per i lavoratori. C’è la proposta di due mesi di Naspi con la parte del reddito mancante integrata dalla Regione e la presa in carico dei lavoratori da parte di Igea. Su questo sono d’accordo anche i sindacati. Aspettare il pronunciamento della Corte Costituzionale o il parere dell’Anac ha tempi troppo lunghi». 

Rossella Pinna (Pd) ha ricordato brevemente i termini della vicenda. «E’ una questione estremamente complessa che va avanti da oltre 15 anni con  un impegno economico di 350 milioni di euro e una convenzione affidata senza procedura di evidenza pubblica – ha detto Pinna – noi abbiamo cercato di prorogare un servizio pensando più agli aspetti sociali che ad altro. Non mi sento sminuita come consigliere regionale dalla mancata applicazione della norma. Ciò che oggi interessa è mettere in sicurezza i lavoratori e dare loro una prospettiva. Non rinuncio a pensare che il Geoparco può stare slegato da Igea».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, replicando a quello del Pd Pietro Cocco, ha precisato di non voler andare contro l’operato del direttore generale dell’assessorato al Lavoro Eugenio Annichiarico. «Il Dg ha segnalato profili di illegittimità, Giunta e assessore ai sensi della normativa vigente avevano il potere e il dovere di dare attuazione a una legge anche facendo tesoro della discussione. Se sono stati commessi reati, se ci sono indagini in corso se ne occuperà la magistratura, ma ciò non deve bloccare l’attività legislativa. Noi dobbiamo occuparci della sorte dei lavoratori che non hanno nessuna responsabilità». Pietro Pittalis ha poi concluso il suo intervento augurandosi che la soluzione prospettata dalla maggioranza sia la migliore: «Speriamo che sia così, noi manteniamo le nostre perplessità».

Messo in votazione l’articolo 2 è stato approvato con 30 voti a favore e 20 contrari.

Successivamente l’Aula ha dato il via libera  anche all’art. 3 “Norma finanziaria” ( 30 sì e 20) e 4 “Entrata in vigore” (30 sì 20 no).

Prima del voto finale della legge sono intervenuti per dichiarazione di voto:

Ignazio Locci (FI) che ha espresso il voto contrario. «Dietro questa legge – ha detto – si cela un disegno più complessivo. Si vuole tornare alle politiche attive del lavoro cosi come normate in origine nella Finanziaria. Quindi non ci sarà nessun piano industriale e ci sarà il tentativo solo di allungare i tempi».  

Voto contrario anche da Marco Tedde (FI) che  ha detto di intervenire con profonda tristezza. «Stiamo celebrando – ha sottolineato – l’eclissi di questo Consiglio regionale, il crepuscolo della funzione legislativa di questa Assemblea. A cosa serve – ha chiesto – la funzione legislativa se poi le leggi non vengono rispettate dalla giunta? E’ una cosa di una gravità inaudita. Qui esiste una legge che non è stata applicata. Se la giunta non ha il coraggio di governare la Regione si deve fare da parte. Se noi con la legge del 30 novembre, come è stato detto , abbiamo posto in essere illeciti penali dobbiamo costituirci tutti in carcere. Siamo – ha concluso – in un pantano politico».

Edoardo Tocco (FI), anche lui contrario alla legge, ha espresso la speranza che le perplessità della minoranza siano smentite e che quindi, al più presto si trovino soluzioni adeguate per i lavoratori.

Gianluigi Rubiu (Udc) ha definito la legge “un rattoppo” che mette i lavoratori al sicuro per qualche mese dal punto di vista economico ma che è del tutto inadeguata. «Oggi – ha sottolineato – avevamo una grande opportunità: dimostrare che le leggi si fanno in Consiglio regionale. Ma l’opportunità è stata persa».

Piero Comandini (Pd) ha espresso il voto convinto a favore della legge. Per l’esponente del Pd l’obbligo della maggioranza era quello di trovare una soluzione, ma il percorso sarà ancora lungo. «Da oggi bisognerà evitare che si facciano gli errori del passato e dare gambe all’intero progetto senza avere altri ritardi. E’ il momento di correre».

Angelo Carta (Psd’Az) ha espresso il voto contrario alla legge. «La Giunta – ha ribadito – continua a non assumersi responsabilità. Mi auguro che questa legge, approvata a maggioranza, sia la quadratura del cerchio, ma  ho i miei dubbi. La centralità del Consiglio regionale è continuamente messa in dubbio dal comportamento della giunta».

Alberto Randazzo (FI), esprimendo un voto  contrario, ha chiesto garanzie sull’applicazione della legge.

Favorevole alla proposta di legge Salvatore Demontis (Pd)  che ha detto che si tratta dell’”unica legge possibile”. «D’altronde – ha sottolineato – non ci sono proposte alternative della minoranza. Quindi dobbiamo essere responsabili perché teniamo al futuro dei lavoratori».

Attilio Dedoni (Riformatori) ha ricordato che la legge del 30 novembre era stata votata all’unanimità, al contrario di questa che non avrà l’appoggio della minoranza. Il capogruppo dei Riformatori ha invitato tutti a ragionare in termini seri sulla pratica sempre più frequente della disapplicazione delle leggi fatte dal Consiglio regionale. «Il Parco Geominerario deve avere una vita nuova e diversa – ha concluso – vogliamo che lo statuto sia modificato e vogliamo una politica seria».    

Anche Oscar Cherchi (FI) voterà contro . Per il consigliere di Forza Italia si tratta di un passo indietro di cui si assume la responsabilità la maggioranza. «Tutto nasce dalla presa di posizione di un direttore generale. Noi non ci stiamo. Mi auguro che i lavoratori siano soddisfatti».

Favorevole alla legge  Pierfranco Zanchetta (Cristiano popolari socialisti) che ha detto che non è vero che il Consiglio sta rinunciando alle sue prerogative. «Aver messo in campo questo provvedimento – ha aggiunto – è la dimostrazione che manteniamo in piedi la nostra funzione».

Contraria all’approvazione Alessandra Zedda (FI) secondo la quale «le questioni devono essere risolte definitivamente e questa legge ha invece l’unico effetto di allungare il brodo per altri due mesi».

Per Pietro Cocco (Pd) la legge è una buona soluzione ed è l’unica percorribile in questo momento. D’altronde la minoranza continua solo a dire «speriamo che la legge che andate ad approvare abbia successo», senza fare proposte concrete. «Lavoreremo – ha concluso – perché a questa legge sia data attuazione».

Per Mario Floris (Gruppo Misto) è una forzatura dire  che la minoranza non aveva altre soluzioni. L’ex presidente della Regione ha auspicato che in aula  cambi il modo di concepire la politica che è totalmente falso. «La responsabilità – per Mario Floris – non sono del  funzionario ma della Giunta».

La legge è stata approvata (votanti 48, sì 29, no 19). Il presidente ha interrotto la seduta. I lavori riprenderanno questo pomeriggio alle ore 16.00.

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Il Consiglio regionale ha approvato il passaggio agli articoli del disegno di legge n. 382 sulle variazioni del bilancio per l’esercizio finanziario 2016 e del bilancio pluriennale 2016/2018 ai sensi dell’articolo 51 del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il DL n. 382/A – Giunta regionale – Variazione del bilancio 2916 e del bilancio pluriennale 2026-2018. Per l’illustrazione del provvedimento il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza Franco Sabatini, del Pd.

Sabatini ha definito in apertura molto positiva la decisione dei capigruppo di discutere provvedimento questa mattina, «un provvedimento che ha natura certamente tecnica ma che contiene molti elementi sociali di grande utilità concreta per i cittadini della Sardegna». Rivolgo quindi un appello ad opposizione, ha concluso Sabatini, «per una sollecita approvazione della legge».

Per la minoranza, il relatore Paolo Truzzu (Fdi-An) ha affermato che «tecnicamente si sta gestendo un avanzo di circa 289 milioni ed una massa finanziaria di poco superiore a 300 ed occorre chiedersi da dove vengono queste risorse, forse dalla capacità del governo regionale di controllare spesa o forse dalla crescita dell’economia sarda ma la realtà è profondamente diversa». Questi soldi, ha spiegato Truzzu, «provengono dall’imputazione diversa di somme future assegnando al 2016 somme inserite nei bilanci 2017 e 2018, cioè se non li avessimo avuti si sarebbe determinato un buco nei conti della Regione». Quanto al loro utilizzo, Truzzu ha ricordato che «gran parte della somma, 130 milioni, sono causati da minori entrate e in effetti il rapporto Bankitalia sull’economia sarda dice la nostra piccola ripresa economica è evaporata fatta eccezione per piccoli numeri di turismo e servizi, mentre cala il numero degli occupati perché i giovani rinunciano a cercare lavoro». Inoltre, ha aggiunto il relatore di minoranza, «altri 120 vanno alla sanità, dato preoccupante in linea con una stima del fabbisogno 2016 attorno ai 400 milioni in più, a dimostrazione del fatto che il piano di rientro ha mancato le previsioni e non ha prodotto nulla; infine, gli ultimi 20/30 milioni sono destinati in parte al sociale e in parte ad alcune mancette per cose un po’ particolari». In sintesi, per Truzzu «emerge un quadro non confortante della situazione generale delle entrate in contraddizione con le rassicurazioni del governo regionale e infatti c’è molta differenza fra un accertato di 8 miliardi ed un riscosso che, a novembre, è di circa la metà». Ciò significa, ha concluso Truzzu, «che siamo di fronte ad un fallimento tecnico e anche politico, appesantito dai continui litigi della maggioranza».

Aprendo il dibattito, il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha richiamato un passaggio dei lavori in commissione sul Dl 382, «definito dalla Giunta regionale una variazione di bilancio ma in realtà si tratta di un assestamento, significa che sono saltati tutti gli indicatori della programmazione regionale da Def in poi e quindi, accanto alle questioni tecniche ci sono molte questioni politiche e molte norme intruse, scelte che esprimono al massimo livello l’indirizzo di governo della maggioranza». Intanto, ha sostenuto Locci, «c’è stata una colpevole sottovalutazione delle entrate della Regione, che calano per 130 milioni, altro che più 350 nel 2017, e non si può giustificare questo dato negativo con l’applicazione del principio del bilancio armonizzato». Sulla sanità, ha aggiunto il consigliere, «c’è una proiezione di 184 milioni di disavanzo nel 2016 e stanno emergendo i trucchi contabili di questo settore come in quello delle politiche sociali dove è ormai certo che non si possono utilizzare i fondi europei». Insomma, ha concluso Locci, «il quadro non consente valutazioni positive e il dato politico di fondo è che la vertenza entrate non si è affatto conclusa».

Sempre per Forza Italia, il consigliere di Forza Italia Edoardo Tocco ha sottolineato che «ancora una volta l’opposizione è qui in Aula nonostante la fretta della maggioranza, segno che noi facciamo per intero la nostra parte nell’interesse della comunità regionale». Affrontando il contenuto della manovra, Tocco ha affermato che «contiene aspetti molto critici che non consentono di dare risposte ai cittadini, soprattutto, nella sanità; stiamo anticipando al 2016 120 milioni previsti per il 2017 e questa è una cartina di tornasole del fatto che le strutture sanitarie sono sempre in una situazione drammatica, che è fallito il piano di rientro ed è peggiorata la qualità dei servizi». A questo punto, ha sintetizzato Tocco, «delle due l’una: o le entrate sono state sovra stimate o crescita dell’economia sarda è stata molto bassa; il problema è che la maggioranza sistema le sue cose e tampona qua e là ma la Sardegna ha sviluppo di sviluppo e crescita e soprattutto di immaginare una prospettiva per il futuro».

Ancora per Forza Italia, il vice capogruppo Marco Tedde ha detto di vedere la cornice del dibattito «molto grigia perché la maggioranza ha disatteso il patto stabilito con l’opposizione, che invece lo ha rispettati accettando la modifica del calendario dei lavori; forse avete problemi nuovi  ma dovevate pensarci prima perché ai sardi non interessano certe esigenze politiche di qualche partito». Tornando al dibattito, Tedde ha messo l’accento sul fatto che «la Giunta prosegue in un lavoro incessante di marketing politico con annunci, conferenze stampa e propaganda che impedisce di vedere le cose come sono dopo 36 mesi di governo del centro sinistra». Il dato politicamente più significativo, a giudizio di Tedde, «è che i problemi non sono affrontati, come dimostrato dalla situazione disastrosa dei trasporti (svuotamento ct2 e conseguente impoverimento di ct1, sostegno low cost, abbandono Ryanair dalla fine del 2015, incognite dopo la vendita delle quote aeroporto di Alghero dove si è registrata una perdita di 350.000 passeggeri e di centinaia di milioni) e della sanità la cui gestione fortemente politicizzata ha salvato le poltrone dei commissari senza ridurre le spese». Tutto questo, ha concluso, «lo dovranno pagare le famiglie e le imprese sarde». 

Mario Floris (Uds), rivolto al presidente Ganau, è tornato sulla seduta di ieri: «E’ successo un fatto increscioso – ha detto il decano dei consiglieri regionali – lei mi ha tolto la parola mentre intervenivo sull’ordine dei lavori e lo ha fatto in modo barbaro. Ciò è  intollerabile se fatto a danno di una persona mite che ha fatto della sacralità delle istituzioni la ragione della propria vita. Lei ha il dovere di tutelare le prerogative dei consiglieri. Se chiediamo il rispetto del Regolamento lo dobbiamo fare fino in fondo a partire dall’osservanza degli orari delle sedute. Lei non aveva il diritto di togliermi al parola, spieghi perché si è comportato in questo modo».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia), tornando sull’argomento in discussione, ha definito “anomala” la variazione di bilancio proposta dalla Giunta. «Credo che nel testo ci siano delle norme intruse – ha sostenuto Cherchi – questo aspetto deve essere approfondito per capire se abbiamo di fronte un testo congruo o se invece rischia di essere impugnato dal Governo e cassato dalla Corte Costituzionale».

L’esponente della minoranza ha poi criticato i contenuti del provvedimento, a partire dai debiti fuori bilancio: «Ci sono ancora molti dubbi, non è chiaro quali e quanti siano – ha rimarcato Cherchi – nel provvedimento mancano inoltre strumenti di programmazione e sono assenti gli investimenti. Siamo ormai a fine anno, credo che le risorse della Finanziaria dovranno essere riprogrammate».

Il consigliere azzurro si è poi soffermato sul tema del lavoro: «La Finanziaria non conteneva misure per favorire la ripresa dell’occupazione, soprattutto giovanile. Durante la discussione della manovra fui accusato dal presente della Commissione Bilancio che difese strenuamente la legge. Nei primi sei mesi del 2016 non è successo niente, anzi, l’occupazione è calata».

Cherchi, infine, ha ricordato alla Giunta la manifestazione di protesta dei sindaci sardi contro i vincoli di bilancio evidenziando il profondo malessere vissuto dagli amministratori locali: «Basta scaricare le responsabilità sul passato – ha concluso Cherchi – occorre pensare al futuro e dare speranze ai territori. La vertenza entrate è stata condotta in modo sbagliato. Occorre tirare fuori un cuore di sardità, indipendenza e specialità per andare uniti e compatti e ottenere il dovuto dallo Stato».

Stefano Tunis (Forza Italia), dopo aver lamentato l’assenza in aula del presidente Pigliaru, ha sottolineato la coerenza tra le idee proposte all’esterno dalla Giunta e l’utilizzo degli strumenti economici e finanziari: «Non ci si poteva aspettare altro da un presidente impegnato nella campagna referendaria. Pigliaru certifica l’inutilità della nostra specialità, interpreta il momento e prova a mandare in soffitta la nostra autonomia».

Secondo Tunis, la Giunta non prende in considerazione la situazione economica della Sardegna. «La nostra economia è intimamente legata alla qualità e quantità della spesa pubblica – ha detto il consigliere di minoranza – cresce se la spesa funziona bene. Nella programmazione c’erano poche politiche di sviluppo, ci saremmo aspettati che in fase di variazione di bilancio si ponesse mano a strumenti decisivi. Così non è stato, le politiche ininfluenti della Giunta si ripercuotono sul mondo del lavoro».

Tunis ha poi accusato la Giunta di subire le politiche nazionali: «Il Job Act non ha prodotto effetti positivi al Sud. La riforma del mercato del lavoro va contro il principio di sussidiarietà, ha attecchito solo nelle regioni che hanno un’economia forte. Noi dobbiamo essere protagonisti delle nostre scelte».

Il consigliere azzurro ha infine rivolto un invito all’esecutivo: «Occorre fare meglio da qui alla fine della legislatura. Raccogliete le disponibilità che arrivano dai banchi dell’opposizione – ha concluso Tunis – noi ci siamo, uscite dall’atteggiamento ottuso e condividete con l’Assemblea l’individuazione di politiche che possano dare lustro alla nostra economia».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha criticato l’impostazione del documento entrando nel dettaglio delle disposizioni: «Si stanziano oltre 90 milioni di euro per l’istituzione dell’elisoccorso, un progetto importante che passa allegramente tra le pieghe del documento senza una approfondita discussione – ha detto Crisponi – avremmo voluto capire come sono state distribuite le risorse per un’attività così importante per i territori. L’istituzione dell’Areus prevedeva di ubicare l’organizzazione del 118 nel centro Sardegna, questo non è avvenuto. Il nuorese sembra destinato a rimanere ai margini».

Il consigliere dei Riformatori ha poi criticato la decisione di stanziare i fondi per il servizio del 118 fino al 2024. «Si programma per nove anni mentre per il funzionamento della Biblioteca Satta di Nuoro si stanziano 358mila euro per una sola annualità. Si tratta di carità pelosa, di una mancia per una delle più prestigiose istituzioni culturali dell’Isola».

Il consigliere di Fratelli d’Italia, Paolo Truzzu (Misto) è ritornato sulla vertenza entrate per evidenziare che in altre Regioni a Statuto speciale sono stati “liberati” i cosiddetti accantonamenti («così è accaduto in Valle D’Aosta») mentre «l’atteggiamento remissivo della Giunta nei confronti del Governo fa sì che alla Sardegna manchino risorse per oltre un miliardo di euro».

L’esponente della minoranza ha quindi criticato la condotta del presidente della Regione in riferimento alla campagna referendaria («va in giro ad affermare che la riforma rafforza la specialità») e ha posto l’accento sull’aumento dei costi per le consulenze, e per la crescita dei dirigenti a fronte della riduzione dei dipendenti.

Paolo Truzzu ha contestato anche la proposta delle Giunta per la contrazione di un nuovo mutuo per far fronte al pregresso: «Perché si indebitano i sardi se davvero ci sono in cassa le risorse che la Giunta ha più volte annunciato come risultato della collaborazione con il governo?

Il consigliere Fd’I ha parlato di “autentico fallimento politico e tecnico” in riferimento alla programmazione regionale: non sono garantiti i tempi né sono stati centrati gli obiettivi. «Basta con lo storitelling che significa raccontare storie, basta dunque raccontare storie e si affrontino davvero i problemi della Sardegna».

La vice capogruppo di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha sottolineato la scarsa presenza e la poca partecipazione in Aula nell’esame di provvedimento che ha definito “in ritardo, dovuto e anche mascherato”. «Mascherato – ha spiegato la consigliera – perché si attendeva una manovra di assestamento e invece arrivano variazioni di bilancio».

L’esponente della minoranza ha accusato l’assessore Paci di aver sottovalutato le conseguenze degli atteggiamenti politici verso il Governo e di aver commesso un grave errore con la sottoscrizione del patto sulle entrate. La consigliera Fi ha quindi criticato la scelta della contrazione di un mutuo ed ha denunciato che a fronte degli 8 miliardi di euro che la Regione avrebbe dovuto avere in cassa se ne contano solo 4 miliardi: «Noi, avevamo avvisato il presidente e l’assessore che serviva una particolare attenzione con la ragioneria generale dello Stato».

Una ulteriore sottolineatura critica ha riguardato la decisione del ritiro dei ricorsi pendenti sulla vertenza entrate («le Regioni che le hanno mantenuti in essere oggi hanno visto liberati gli accantonamenti») ed ha accusato la Giunta di voler realizzare un hub per i migranti al porto Canale di Cagliari invece di dare seguito all’istituzione del punto franco doganale.

«Pagate in ritardo l’ultima tranche del fondo unico ai Comuni – ha concluso Alessandra Zedda – non si spendono i fondi comunitari, non siete in grado di attenuare i disagi delle famiglie né di sostenere le imprese, la situazione dei trasporti e della sanità è drammatica, avete dunque fallito su tutti i fronti e non vi resta altra scelta se non quella di andare a casa».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha lamentato la scarsa partecipazione al dibattito dei consiglieri di maggioranza e la distorta rappresentazione dei fatti di quanto accade nell’Aula del Consiglio regionale.

«La variazione di bilancio che proponete – ha tuonato l’esponente della minoranza – nascondono significative marchette e presentano una serie di norme intruse che in quanto tali dovrebbero cassate dal testo».

Dedoni ha quindi criticato l’impegno del presidente della Regione nella campagna referendaria a sostegno del “Sì”: «Ormai il presidente della Giunta lo fa Paci mentre Pigliaru è sempre più assente dai fatti concreti del governo regionale».

Il consigliere dei Riformatori ha criticato anche le scelte inerenti la dislocazione dei servizi dell’elisoccorso («l’elisoccorso non copre le zone dove il sistema sanitario difetta e dove più difficili sono i collegamenti viari») ed ha concluso il suo intervento preannunciando altri interventi in sede di esame del provvedimento.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha evidenziato i ritardi nella presentazione delle variazioni di bilancio («siamo fuori tempo massimo e siamo costretti a votare un provvedimento così complesso in breve tempo») ed ha accusato la Giunta di perseguire il tentativo di «mettere una serie di pezze e di marcare marchette».

L’esponente della minoranza ha quindi ricordato le dichiarazioni rese dall’assessore Paci e dal presidente Pigliaru in ordine all’accresciuta disponibilità di risorse finanziarie per effetto dei patti sottoscritti con il governo ed ha polemicamente domandato: «Dove sono i 600 milioni e tutte le altre risorse che avete strombazzato sulla stampa se oggi ravvisate la necessità di contrarre un nuovo mutuo per far fonte al pregresso in bilancio?».

Il consigliere dei Quattro Mori ha quindi riferito di aver ottenute dagli amministratori delle province l’esatto ammontare delle risorse sottratte dal governo tra il 2012 e il 2016 per Rca auto e imposta sulle trascrizioni. «Alla provincia di Sassari sono stati sottratti 108 milioni di euro, a quella di Nuoro 45 milioni, al Medio Campidano 26 milioni, 23 a Carbonia Iglesias, a Oristano 22 e a Cagliari 121 milioni, per un totale che supera i 348 milioni di euro in quattro anni».

Il consigliere Carta ha quindi polemicamente affermato che quanto stanziato nel Patto per Cagliari dal presidente del Consiglio dei ministri (168 milioni di euro) lo scorso 17 novembre è solo una piccola parte dei 348 milioni di euro che lo Stato ha sottratto alle province sarde («Quanto potrà durare questo l’inganno del governo italiano ai sardi?)»

«Rigettiamo questi inganni – ha concluso il capogruppo Psd’Az – e una maggioranza supina e succube di un governo ladro».

Il capo gruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha dichiarato che «con l’assestamento entriamo nel vivo dei problemi della Sardegna, sanità, trasporti, lavoro, che la maggioranza tratta in gravissimo ritardo e con una superficialità allarmante, scrivendo una brutta pagina della politica sarda». Rubiu ha poi espresso forte preoccupazione «per l’aumento crescente della disoccupazione che colpisce molti sardi ma soprattutto il 48% dei giovani», lamentando però che «tale preoccupazione non sembra toccare il governo regionale, tanto è vero che ha voluto chiudere i bilanci con un mutuo di 500 milioni in 40 anni e approvare la legge di stabilità a metà anno come nel 2016: una visione di Sardegna imbarazzante». Quanto alle cifre, ha aggiunto Rubiu, «i 130 milioni a copertura di minori entrate ed altri 130 per la sanità dimostrano che segno che non ci si rende conto di quanto accade fuori dal palazzo».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis si è detto non sorpreso dal mancato intervento dei consiglieri di maggioranza a testimonianza di una situazione in cui «il compito lo detta la Giunta e la maggioranza esegue, salvo lamentarsi a posteriori ma inutilmente nei territori con una totale e supina acquiescenza, lo stesso conformismo mostrato da una parte della stampa in occasione della campagna elettorale referendaria con cui ministri e maggiorenti di partito impegnati a convincere i sardi ad accettare la sconfitta della loro autonomia». Ci saremmo aspettati anche un atteggiamento diverso dal presidente della Regione, ha protestato Pittalis, «che invece continua a stendere sempre tappeti rossi per essere deriso e umiliato, condotta inaccettabile tanto più perché è entrato a piedi uniti nella campagna elettorale». Soffermandosi sulle recenti analisi economiche relative alla Sardegna, il capogruppo di Forza Italia ha sostenuto che «di fronte ai dati economici del rapporto Crenos sulla disoccupazione e soprattutto su quella giovanile, con un Pil all’ultimo posto in Italia ed al 222° posto su 270 Regioni europee, bisogna chiedersi il perché e trovare immediatamente risposte». Forse, ha ipotizzato Pittalis, «è stato commesso un errore nel ritirare i ricorsi contro lo Stato e forse i patti che si stanno firmando in giro per la Sardegna sono solo virtuali e rimandano tutto ad un futuro lontano, per esempio a Nuoro la Giunta è venuta nel dicembre del 2014, poi a luglio del 2015 si è firmato il patto e proprio oggi le principali associazioni del territorio sono a colloquio per chiedere conto dei ritardi non col presidente ma col suo capo di gabinetto». E’quindi urgente, ad avviso del consigliere, «una operazione-verità che però non può essere quella di questa manovrina di bilancio che inganna ancora una volta la gente ed i territori».

Replicando a nome della Giunta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha riconosciuto di avere un compito “difficile” e pur annunciando di volersi attenere al merito della legge, ha ammesso il ritardo con cui è stato presentato il provvedimento. Un ritardo, ha spiegato, «dovuto all’ingresso della Regione nel sistema del bilancio armonizzato che ha comportato una rivoluzione copernicana delle procedure amministrative ed informatiche che sono totalmente cambiate, determinando a cascata lo slittamento di tutti gli atti collegati». All’interno di questi nuovi processi di programmazione, ha proseguito Paci, «sono emersi squilibri nel ciclo pluriennale rendendo quindi necessarie alcune a correzioni, allineando entrate e spese nei prossimi anni». Nel dettaglio, l’assessore ha evidenziato per il 2016 la somma di 93 milioni in più dovuti alla gestione positiva mutui e minore tiraggio del piano infrastrutture e circa 130 milioni di compensazione della riduzione delle entrate rispetto alle previsioni pari a meno del 2% su Irpef ed Irap attribuibile all’andamento negativo del ciclo economico pur in quadro complessivo di aumento delle entrare». Quanto alla sanità, ha chiarito Paci, «i 120 milioni spostati dal 2017 al 2016 derivano ad un disavanzo pregresso e non corrente, fermo restando che sulla sanità andiamo avanti nel piano di risanamento e nella riforma ma va ricordato che stiamo pagando spese importantissime come farmaci innovativi per almeno 50 milioni (ex epatite C) sulle quali abbiamo aperto un confronto con lo Stato». Riteniamo cioè, ha precisato l’assessore, «che lo Stato debba riconoscerci come diritto di cittadinanza ed è incredibile che Sardegna non sia inclusa nel fondo nazionale di 500 milioni per i farmaci innovativi». Il resto, ha detto Paci avviandosi alla conclusione, «va a copertura di una serie di emergenze, dalle politiche sociali al sistema idrico, della  gestione liquidatoria delle ex Zir alle ex province ai laboratori, alla biblioteca Satta di Nuoro». Sarebbe interessante, ha detto infine l’assessore della Programmazione, «affrontare compiutamente il tema delle entrate ma la partita degli accantonamenti non è chiusa; abbiamo già impugnato due norme dello Stato su questa materia e il confronto continua come sulla sanità perché se si modificano in senso aggiuntivo i Lea (livelli centrali di assistenza) devono essere riconosciuti anche alla Sardegna».

Il presidente Ganau ha dichiarato chiusa la discussione generale e chiamato la votazione sul passaggio agli articoli.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha posto una questione pregiudiziale chiedendo di rinviare il testo in Commissione per eliminare le norme intruse: «Occorre garantire gli equilibri di bilancio come previsto dalla legge – ha detto Locci – evitiamo nuove indicazioni di spesa non previste».

Contro l’ipotesi del rinvio in Commissione è intervenuto il presidente della Commissione Franco Sabatini: «il Dl della Giunta – ha detto – interviene  per garantire gli equilibri di bilancio».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha invece sostenuto la proposta di Locci: «La pregiudiziale è a garanzia di tutto il Consiglio, il testo in discussione è un assestamento e non una variazione di bilancio. Ci sono norme che devono essere escluse. Per questo è necessario un lavoro in Commissione per ripulire il testo».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione proposta di rinvio in Commissione che è stata respinta dal Consiglio.

Per dichiarazioni di voto sul passaggio agli articoli è quindi intervenuta la consigliera di Forza Italia Alessandra Zedda: «Paci ha spiegato tecnicamente le difficoltà del bilancio – ha detto Zedda – ma chi ci illustra la ragione politica delle vostre scelte? Chi ci dice perché avete previsto alcune poste e altre no?. In Consiglio si fa politica».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha annunciato il suo voto contrario al passaggio agli articoli. «Non ci sono i presupposti giuridici per proseguire nell’esame della proposta. C’è una limitazione della sovranità consiliare, la programmazione economica e finanziaria deve essere riportata in Consiglio».

Marco Tedde (Forza Italia) ha parlato di dibattito malato: «Da parte del centrosinistra c’è un silenzio assoluto. Per la maggioranza tutto va bene anche se nel territorio si dice ben altro. Per questo abbiamo necessità di intervenire anche sulle virgole per analizzare tutti gli aspetti del provvedimento. Ciò che sorprende è l’assenza del presidente della Regione impegnato in una campagna referendaria molto dura. Pigliaru anziché stare in Aula va in giro per la Sardegna a braccetto di qualche ministro a promettere grandi risultati e a sponsorizzare il Sì. Non è il modo migliore di governare un’Isola che attraversa un momento molto difficile e non riesce ad agganciare la ripresa. Non c’è un’idea di Sardegna e non si sa cosa fare per uscire dalla crisi».

Voto contrario al passaggio agli articoli ha annunciato anche Oscar Cherchi (Forza Italia): «Voto no – ha detto Cherchi – perché nel provvedimento ci sono norme intruse e l’Aula snobba il ruolo dell’opposizione senza ascoltare rilievi e suggerimenti».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha detto di non aver nulla da dire sotto il profilo tecnico-burocratico, altro discorso invece dal punto di vista politico: «E’ un documento che non soddisfa l’opposizione ma avrebbe comunque meritato più attenzione da parte della maggioranza che invece ha scelto la linea del silenzio. E’ possibile che si muovano risorse pesantissime per la sanità e non si individui una misura a favore delle famiglie numerose? Non si capisce l’assenza di dibattito su questioni che toccano i gangli vitali delle famiglie, del lavoro e delle imprese».

Contro il passaggio agli articoli si è espresso anche Paolo Truzzu (FdI): «E’ vero che c’era in sospeso il giudizio della Corte dei Conti sulla parificazione del bilancio – ha detto – ma il documento poteva comunque essere messo a disposizione della Commissione, invece si arriva come al solito all’ultimo momento».
Sul 118, Truzzu ha fatto notare che altre regioni come Friuli, Lombardia e Lazio hanno approvato la variazione di bilancio a luglio.

Un’altra questione pregiudiziale è stata avanzata dal consigliere sardista Christian Solinas: «Nel documento manca la relazione del collegio sindacale sui debiti fuori bilancio – ha detto Solinas – non credo che la Regione abbia costituito un proprio collegio. Può essere votato un testo di legge senza la certificazione del collegio sindacale? Pare inoltre che esistano le certificazioni degli enti che hanno contratto i debiti ma non sono presenti negli allegati».

Stessa valutazione da parte del capogruppo del Psd’Az Angelo Carta: «Solinas ha evidenziato uno dei vulnus del provvedimento sul quale sarebbe necessario un pronunciamento degli Uffici – ha affermato Carta – Paci ha spiegato i motivi del ritardo omettendo il più importante: anche in questa variazione di bilancio c’è stato un assalto alla diligenza. L’assessore ha cercato di spiegare che non c’erano risorse disponibili. Per questo il documento è arrivato in ritardo».

Giovanni Satta (Uds), pur apprezzando le dichiarazioni di Paci, ha segnalato il cattivo funzionamento del Consiglio e delle commissioni: «E’ da due mesi che il Consiglio non lavora per problemi interni alla maggioranza – ha detto Satta – in Aula si chiede ai consiglieri del centrosinistra di non intervenire. Succede la stessa cosa che si è verificata nella discussione della riforma sanitaria. Il consigliere viene messo in condizioni di non discutere».

Edoardo Tocco (Forza Italia)  ha parlato di disinteresse da parte della Giunta e della maggioranza. «Si stanno canalizzando decine di milioni di euro per la sanità ma ciò che manca è un programma».

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha definito “irritante”  l’atteggiamento della tenuto dalla maggioranza in sede di dibattito in Aula ed ha illustrato i dati che, a suo giudizio, dimostrano la scarsa efficacia dell’azione della Giunta soprattutto in riferimento ai temi e alle questioni attinenti la Sanità.

Anche il capogruppo Udc, Gianluigi Rubiu, ha dichiarato voto contrario e ha ringraziato l’assessore Paci «per aver ammesso responsabilità sul ritardo nella presentazione della variazione di bilancio.

Il consigliere dell’Uds, Mario Floris (Misto) ha annunciato voto contrari ed ha svolto alcune considerazioni critiche “sull’illusione del presidenzialismo” e sui rischi per l’Autonomia speciale sarda («siamo gli uni contro gli altri e abbiamo una legge elettorale schifezza che ci dà un presidente eletto dal popolo senza progetto politico e che opera in una struttura che è la stessa di quando il presidente lo eleggeva il Consiglio»).

Il consigliere Udc, Giuseppe Pinna ha annunciato voto contrario e rimarcato i ritardi nella presentazione della variazione di bilancio («ma l’assessore Paci non è l’unico colpevole»), seguito dal capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, che ha fatto proprie alcune considerazione dei suoi colleghi Mario Floris (Uds) e Christian Solinas (Psd’Az). Ha annunciato voto contrario anche il consigliere Fi, Alberto Randazzo che ha colto l’occasione anche per lamentare il ritardo con il quale la Giunta e le commissioni procedono nelle informazioni ai consiglieri.

Il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis, ha ribadito il voto negativo dei gruppi dell’opposizione ed ha denunciato alcune incongruenze tra il provvedimento in discussione e le norme approvate in materia di semplificazione. Pittalis ha quindi rivolto la richiesta al presidente del Consiglio, perché ai sensi dell’articolo 78 del regolamento interno, siano concessi ulteriori minuti a disposizione dei consiglieri per gli interventi sull’articolo 1 del Dl 382 vista la complessità della formulazione del testo che conta ben 43 commi di legge.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, è intervenuto per spiegare le ragioni per le quali le forze della maggioranza non hanno svolto interventi in sede di dibattito in Aula: «Non è una mancanza di rispetto verso il Consiglio ma soltanto una scelta dettata dalla necessità di procedere con l’approvazione del testo nei tempi più rapidi possibile»

Il consigliere dei democratici ha quindi spiegato come nel testo di legge siano contenuti provvedimenti a sostegno delle categorie più svantaggiate e più deboli della società e tipiche dell’assistenza sociale.

«Rivolgo dunque l’appello – ha concluso Pietro Cocco – perché ci sia un’accelerazione nell’approvazione del provvedimento».

Posto in votazione l’Aula ha dato il via libera all’esame degli articoli e il presidente del Consiglio ha dichiarato di accogliere la richiesta formulata dal capogruppo Fi, Pietro Pittalis, perché ai sensi dell’articolo 78 del regolamento interno, sia esteso a 10 minuti il tempo entro il quale svolgere gli interventi sull’articolo 1 del Dl 382.

Il presidente Ganau ha quindi dichiarati conclusi i lavori ed ha annunciato la convocazione della Terza commissione alle 15 e 15 e dell’Aula alle 16 e 15.

Consiglio regionale A1

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Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità le disposizioni per la prosecuzione delle attività previste dalla convenzione relativa alla gestione del progetto “Parco Geominerario”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il Dl n.382/A – Giunta regionale – Variazione del bilancio 2916 e del bilancio pluriennale 2026-2018.

Prendendo la parola sull’ordine dei lavori, il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto di sottoporre all’Aula la proposta di invertire l’ordine del giorno esaminando prioritariamente la PL n. 384 che riguarda i lavoratori del Parco Geominerario.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis si è espresso in modo favorevole, sottolineando che si tratta di un provvedimento «urgente e prioritario che riguarda i lavoratori già rimandato più volte».

Il Consiglio ha approvato la proposta di inversione dell’ordine del giorno e, di conseguenza, sarà esaminata, come primo punto, la PL n. 384/A – Pietro Cocco e più – Disposizioni per la prosecuzione delle attività previste dalla convenzione relativa alla gestione del progetto denominato “Parco Geominerario” e modifiche alla legge regionale 6/2016 (Legge di stabilità 2016). Il presidente Ganau ha però precisato che non è ancora pronto il testo nella sua stesura definitiva e ha quindi sospeso la seduta.

Alla ripresa dei lavori il provvedimento è stato illustrato dal relatore Pietro Cocco, capogruppo del Pd. Cocco ha riassunto le tappe più recenti della vicenda del Parco Geominerario che risale al 2011, soffermandosi poi sulla proposta in esame che, in due articoli, «chiarisce in primo luogo la norma per quanto riguarda i destinatari includendo oltre ai lavoratori socialmente utili anche quelli svantaggiati in base alla normativa nazionale e regionale, con particolare riferimento a quelli provenienti dalle crisi Rockwoll e Italcementi; l’altro articolo prevede la proroga della convenzione per un anno e comunque per il tempo necessario a predisporre un bando pubblico internazionale il cui schema è stato approvato dalla Giunta venerdì scorso». Si tratta di un provvedimento di grande interesse pubblico, ha aggiunto Cocco, «che fra l’altro riguarda ben 87 Comuni di tutte le aree della Sardegna».

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha sottolineato che ۚ«si tratta di una partita di grande importanza per la Regione e in particolare per alcune zone della nostra Regione di grandissimo prestigio, perché la valorizzazione dei siti del Parco geominerario sono un patrimonio importante, così come è significativo dare un segnale preciso ai lavoratori, necessario perché nel frattempo la materia aveva subito molti cambiamenti». Ambiente, miniere, cultura e identità, ha aggiunto la Zedda, «sono parti di un sistema di valorizzazione del territorio che non riguarda solo le bonifiche ma anche molti altri progetti che devono avere continuità, per cui è auspicabile che nel corso di quest’anno si lavori per un bando ben fatto».

Sempre per Forza Italia, il consigliere Ignazio Locci ha messo l’accento sul fatto che il provvedimento non contiene «solo una modifica finalizzata alla solita proroga, ma cambia radicalmente l’impostazione politica e noi siamo favorevoli, perché si passa da un impiego delle risorse ripartite per cantieri ad un programma articolato che prevede l’impiego dei lavoratori per la realizzazione di progetti». C’è un cambio di visione positivo, secondo Locci, «anche se non va dimenticato che restano i ritardi complessivi sulle politiche attive del lavoro ed è evidente che i tempi della politica non coincidono con le esigenze reali dei lavoratori; con questo provvedimento insomma si rimettono in gioco 500 lavoratori ma soprattutto si sottolinea la continuità di un progetto legato all’occupazione ed al lavoro vero».

Ancora per Forza Italia il consigliere Stefano Tunis ha parlato del Parco Geominerario come «uno dei progetti che hanno caratterizzato maggiormente le politiche della Regione, certamente con le sue ombre ma comunque con un percorso che in dieci anni ha dato consentito a centinaia di lavoratori di avere un impiego stabile diverso dall’inquadramento nella pubblica amministrazione e questo è un grande risultato». Un risultato, ha precisato Tunis, «che riconosce la centralità delle risorse umane come contesto in cui trovare nuove quadrature politiche e amministrative, partendo dai risultati non solo del progetto Geoparco ma anche dei territori, degli Enti locali e di percorsi formativi e lavorativi fondati proprio sul capitale umano».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi, tornando per un attimo alle origini della lunga vicenda, ha ricordato «la prima gara di molti anni fa che vide coinvolti alcuni ministeri con un progetto che impegno due imprese riunite in una associazione temporanea». Ci furono contrasti anche molto forti e manifestazioni di lotta dei lavoratori, ha continuato Oppi nella sua ricostruzione, «soprattutto per le difficoltà dell’Ati di operare nel sistema-Parco con l’Igea che non consentiva l’accesso ai siti ed impediva quindi di predisporre buoni progetti, peraltro di competenza dei ministeri interessati, spingendo la Regione a ripetuti interventi per risolvere i conflitti». Dopo questo periodo difficile, ha detto ancora Oppi, «il progetto è definitivamente decollato ed ai lavoratori Lsu si sono aggiunti nel tempo anche quelli ex Rockwool; tutti hanno fatto lavori eccellenti sul territorio, a Buggerru e in tante realtà; ora la Regione deve farsi carico delle nuova gara internazionale con un programma ben strutturato, superando una stagione dove si è ripetutamente rischiato di mandare per strada queste persone a causa della conflittualità fra Ati ed assessorato al Lavoro».

Oscar Cherchi (Forza Italia) dopo aver sottolineato l’importanza del progetto del Parco Geominerario ha criticato il metodo utilizzato: «Oggi si arriva a una proroga perché nella legge di stabilità non si è scritto in modo chiaro quale sarebbe stato il futuro del Parco Geominerario – ha detto Cherchi – il bando internazionale si poteva fare sei mesi fa invece si è atteso e si è messa paura ai lavoratori».

Il consigliere azzurro ha poi ricordato che il progetto del Parco metteva al centro il capitale umano: «Un progetto che prevedeva addirittura l’aumento delle figure professionali per la valorizzazione di un sistema archeologico che è a fondamento della nostra cultura – ha affermato Cherchi – ora c’è la necessità di dare certezze non solo ai lavoratori che chiedono di essere stabilizzati ma anche a  chi spera di entrare a far parte del progetto».

Edoardo Tocco (Forza Italia) dopo aver rivolto un plauso alla maggioranza per aver presentato la proposta di legge ha rivendicato il ruolo costruttivo della minoranza: «Quando si tratta di lavorare per il benessere sociale l’opposizione è sempre pronta – ha detto Tocco – questa norma dà una risposta definitiva ai lavoratori del Parco Geominerario ed elimina malumori che andavano avanti da tempo».

Secondo l’esponente della minoranza, il Consiglio con la norma in discussione dà un segnale positivo all’esterno. «Quando si lavora insieme si riesce a ottenere risultati importanti – ha sottolineato Tocco – oggi diamo una risposta a oltre 500 lavoratori. Questo però non basta, il Consiglio è pronto a fare la sua parte, la speranza è che si portino avanti altri progetti».

Secondo il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta i complimenti sentiti in aula devono essere rivolti a tutte le maggioranze che negli ultimi anni si sono succedute alla guida della Regione. «Il progetto del Parco Geominerario ha sempre avuto la condivisione di tutti per la valenza che assume nel territorio – ha rimarcato Carta – oggi si dà una sicurezza e una tranquillità per proseguire un’esperienza che mira alla valorizzazione di aree di pregio e al recupero di quelle degradate. L’obiettivo non è solo dare un reddito a chi lo ha perso ma creare altri posti di lavoro stabili. Questo lo si può fare con la valorizzazione dei nostri beni ambientali, culturali e archeologici».

Fuori dal coro, invece, l’intervento del capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha espresso forti perplessità per i toni “trionfalistici” utilizzati da maggioranza e opposizione. «Finora si è proceduto con rinnovi annuali della convenzione, non si dice, però, che esiste un contenzioso con la società pugliese – ha detto Dedoni – siamo convinti di dare tranquillità agli operai? Siamo sicuri che Giunta e maggioranza abbiano fatto fino in fondo il loro dovere anche sul fronte della richiesta dei cofinanziamenti allo Stato? La Regione finora ha coperto i costi. La Giunta non ha trovato una soluzione adeguata per ciò che dice lo Statuto del Parco Geominerario. Non si è voluta garantire la giusta partecipazione ai comuni. La programmazione deve interessare tutta la Sardegna e non solo il Sulcis-Iglesiente».

Secondo Dedoni, per l’attuazione del progetto del Parco non sono stati fatti tutti i passi necessari. «La Regione continua a mettere i danari per evitare di mandare a casa i lavoratori ma non vengono chiariti tutti gli aspetti del progetto, c’è la paura che a qualcuno venga sottratto un punto di interesse. E’ un modo di operare inqualificabile, non si può continuare così, non è dignitoso per quest’aula. Vanno riscontrate le incongruenze senza attendere l’intervento della magistratura. Il bando internazionale deve essere chiaro e deve dare certezze definitive per il futuro degli operai che non devono lavorare a scadenza. Occorre dire basta al regime di prorogatio che va avanti dal 2001».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha chiesto di aggiungere alla proposta di legge le firme di tutti i capigruppo. «Per primi abbiamo proposto la procedura d’urgenza per l’approvazione del provvedimento offrendo il nostro contributo per arrivare a una soluzione positiva – ha detto Rubiu – lascerei però in frigo la bottiglia di spumante».

Secondo Rubiu, il ricorso alla proroga evita una scenario pericoloso ma non risolve il problema alla radice. «Ati Ifras ha svolto un ruolo importante per gli 87 comuni della Sardegna, ha contribuito a dare decoro al territorio ma non ha raggiunto gli obiettivi originari: la salvaguardia e il ripristino ambientale dei siti con la conseguente valorizzazione del loro patrimonio culturale e archeologico. Questi potevano diventare per l’Isola una fonte di sviluppo e occupazione, così non è stato».

Il capogruppo dell’Udc ha invocato, infine, la stabilizzazione dei 525 lavoratori del Geoparco: «La proroga non è un modello che ci interessa, serve per risolvere l’emergenza. Il bando internazionale darà una possibilità per altri tre anni ma alla fine si riproporrà lo stesso problema. Serve dunque una soluzione a lungo termine che garantisca i posti di lavoro e ponga le basi per la valorizzazione ambientale e culturale dei nostri siti».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, rispondendo alla richieste del collega Rubiu, ha dato il suo assenso alla richiesta di aggiungere le firme di tutti i capigruppo alla proposta di legge. «Questo darà più forma alla proposta – ha detto Cocco – noi andiamo avanti con le convenzioni dal 2001, è evidente che si tratta di una soluzione temporanea in attesa di predisporre un bando di gara. Occorre una soluzione definitiva che rispetti il progetto, garantisca le bonifiche e la valorizzazione dei territori. C’è un lavoro immane da fare».

Il capogruppo del Pd ha poi ricordato che l’accordo originario per il Geoparco prevedeva un finanziamento statale di 1600 miliardi di lire per le bonifiche. «Solo una parte è stata spesa, lo Stato non ha poi trasferito le risorse – ha concluso Cocco – serve una battaglia per sbloccare queste risorse e renderle disponibili ai comuni. Ora però occorre concentrarsi sul fatto che i lavoratori devono mantenere l’occupazione e che i servizi devono essere garantiti. Questo si può fare solo con la proroga».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis (Fi) si è detto favorevole al provvedimento ed ha ricordato che è un’ iniziativa del Consiglio regionale: «Siamo disponibili ad aggiungere le firme alla proposta di legge ma deve essere chiaro che si tratta di un provvedimento tampone che scongiura il licenziamento di oltre 500 lavoratori e certifica il fallimento delle politiche attive del lavoro da parte della Giunta regionale».

«La Giunta – ha affermato il capogruppo della minoranza – chiede la proroga di un anno per evitare un epilogo negativo per i lavoratori del parco Geominerario e dell’Ati-Ifras e  la situazione fotografa lo stato del lavoro in Sardegna dove aumenta la disoccupazione e si riducono i consumi». Pittalis ha proseguito con le critiche alla Giunta e ha definito autentiche bufale “i patti” sottoscritti di recente con il Governo.

«Basta con gli inganni ai sardi – ha tuonato l’esponente Fi – e basta alimentare false aspettative nei territori sul lavoro e l’occupazione».

Pietro Pittalis ha quindi insistito sul ritardo con il quale la Giunta procede con il bando internazionale ed ha dichiarato il voto favore: «Ma questo voto equivale ad una dichiarazione di sfiducia all’operato della Giunta regionale».

L’assessore del Bilancio, Raffaele Paci, ha precisato di intervenire in veste di vice presidente dell’esecutivo regionale per sottolineare “l’importanza che la Giunta attribuisce al provvedimento in discussione, il cui obiettivo è quello di tutelare l’interesse primario dei lavoratori e salvaguardare il servizio pubblico che questi lavoratori stanno garantendo”.

L’assessore ha quindi evidenziato che la proroga che il Consiglio si accinge a votare “è concessa in presenza di una riscrittura dell’intervento operativo e nell’imminenza del bando europeo”. «Il nostro progetto – ha spiegato Paci – mette al centro l’interesse dei lavoratori e l’interesse pubblico che non è quello di garantire profitto a chi tanti anni fa ha vinto una gara d’appalto e se l’è vista prorogare di volta in volta con un profitto del 15% sul costo del lavoro».

«Oggi – ha proseguito il vicepresidente della Regione – diamo la proroga sapendo che il quadro è cambiato grazie al lavoro serio di questa giunta e di questa maggioranza».

L’assessore ha concluso l’intervento ribadendo il favore della Giunta alla Pl. 384 e replicando alle critiche arrivate da alcuni esponenti della minoranza ha ricordato i principali interventi posti in essere dalla Giunta per il lavoro e lo sviluppo.

Il capogruppo di Fi, Pittalis ha quindi chiesto la possibilità di conoscere i nuovi progetti approvati sul Parco Geominerario e l’assessore Paci ha assicurato che è in corso la trasmissione dei documenti al Consiglio regionale.

In sede di dichiarazione di voto il capogruppo dei Riformatori, Dedoni, ha sottolineato che “non vi è traccia di nuovi progetti e nuovi piani operativi e che dunque la proroga è votata senza novità rispetto al passato”.

Marco Tedde (Fi) ha annunciato  voto favorevole nonostante alcune considerazioni critiche: siamo in ritardo e qualcuno è responsabile del ritardo con il quale si procede.

«La Giunta dedica troppo tempo all’autopromozione – ha concluso Tedde – e poco alla ricerca delle soluzioni concrete per risolvere i problemi».

Ignazio Locci (Fi) ha affermato: «Faccio un plauso all’assessore Paci e la Giunta per aver cambiato posizione affermando come prioritario l’interesse di tutti i lavoratori del Parco Geominerario. Voto a favore».

Annmaria Busia (Cd, Misto) ha dichiarato voto a favore ma “con vergogna”. «Voto a favorevole  solo per i lavoratori perché la politica dal 2001 è responsabile di una situazione disperata che abbiamo ereditato, basta a ricordare che nel 2001 non si è svolte alcuna gara ma i servizi sono stati affidati con affidamento diretto all’Ati-Ifras».

Giorgio Oppi (Udc) ha dichiarato voto a favore: «Preciso che dal 2004 al 2009 governava il centrosinistra e in Giunta sedeva anche l’attuale presidente dell’esecutivo, annuncio, dunque, una richiesta di accesso agli atti sull’argomento».

Piero Comandini (Pd) ha annunciato voto a favore: «Ricordo però che il Parco Geominerario rappresenta una delle più grandi incompiute della Regione». (A.M.)

Il consigliere Alberto Randazzo si è detto a favore «ma allibito perché è mancata trasparenza soprattutto sui rapporti fra i lavoratori e Giunta regionale; ha rispetto per i 500 lavoratori che stanno tutti i giorni nei cantieri ma sarebbe stato meglio sopprimere dal testo le parole “in attesa” perché così si alimenta ulteriore incertezza». Il Consiglio, ha concluso, «ha diritto di conoscere tutti i documenti che riguardano il progetto del Parco Geominerario».

Il consigliere del Pd Luigi Ruggeri ha precisato di essere a favore «ma senza grande entusiasmo, perché da una parte va dato il giusto peso alle innovazioni introdotte dalla Giunta senza peraltro dimenticare i problemi di un affidamento senza controlli sulle attività svolta anche se in questa situazione non si poteva fare diversamente: però dall’altra restano alcuni elementi di amarezza perché si sta continuando ad assicurare stabilità lavorativa a persone che provengono da grandi crisi industriali, a differenza di quanto accade nei contesti di piccole e piccolissime imprese di cui quali nessuno si fa carico».

Il consigliere del gruppo Misto Mario Floris ha messo in evidenza in apertura che in realtà «l’affidamento di cui si parla è stato deciso a suo tempo non dalla Regione ma dai ministeri competenti». Ricordando poi la sua intenzione di intervenire sull’ordine dei lavori e riferendosi al dibattito sulla riforma costituzionale, Floris ha sostenuto che «quanto accaduto recentemente presenta molte anomalie, in ordine ad una riforma costituzionale che ci dà la dimensione dei pericoli che corriamo; rispetto a questo non possiamo restare indifferenti e, soprattutto, non possiamo restare indifferenti rispetto ad un Governo che entra a gamba tesa nella competizione referendaria, cosa mai accaduta nel passato, per sferrare un attacco fortissimo contro l’autonomia regionale».

Il presidente Ganau ha osservato che alcuni temi sollevati dal consigliere Floris non sono attinenti al dibattito ed al passaggio consiliare delle dichiarazioni di voto.

Il consigliere di Forza Italia Oscar Cherchi, dopo aver premesso che «sarebbe stato giusto lasciare la parola al presidente Floris perché si può intervenire anche durante le dichiarazioni di voto, ha detto che «qualcuno tenta di difendere l’intervento della Giunta ma non si può dimenticare che sono passati tre anni trascorsi i quali non si può parlare di un grande progetto e non si può prendere in giro il Consiglio regionale, basta con i richiami strumentali al passato perché a metà legislatura non reggono più, che la maggioranza si metta d’accordo con se stessa».

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis si è dichiarato favorevole alla legge «ma questo voto non si può far passare nè come giudizio storico nè come valutazione su quanto proporrà la Giunta regionale; il senso del voto è piuttosto quello di dare ai lavoratori la garanzia che, in attesa della definizione del progetto ci sarà la continuità lavorativa; è vero che ci sono problemi non sono attribuibili al Consiglio su responsabilità e controlli, ma il Consiglio deve legiferare tenendo presente l’interesse pubblico».

Il capogruppo di Foza Italia Pietro Pittalis, in premessa, ha lamentato la sottovalutazione dell’intervento del consigliere Floris che stava per formulare una proposta sull’ordine dei lavori «perché qualcuno sta confezionando msu specialità ed autonomia della Sardegna anche con le recenti visite della signora ministro (perché non ci sto a storpiare la lingua italiana), tentando di mettere la sordina al dibattito sull’autonomia sarda in presenza di una riforma costituzionale». Sul provvedimento, secondo Pittalis, «è sbagliato sovrapporre ruoli politici ad altri perché qualcuno ha conflitti di interesse e lucra sulle spalle dei lavoratori e spero di avere l’occasione di approfondire queste questioni con una operazione verità; l’assessore Paci, poi, parla di piano ma il piano non c’è».

Il consigliere Angelo Carta, sardista, ha ricordato che «l’assessore Mura venne in conferenza dei capigruppo a proporre il ricorso all’art. 102 ed alla procedura d’urgenza per istituire una commissione di analisi sulle procedure seguite perché in assessorato non c’è nessuno disposto a farlo, in modo da consentire al dirigente di firmare il provvedimento; questo accadde in estate, segno che la pratica era rimasta molto indietro».

Christian Solinas, anch’egli sardista, ha affermato che «la volontà politica è comune ma questa non è la soluzione, perché l’amministrazione proroga decine di convenzioni in attesa delle gare, mentre qui si sta prorogando con l’ombrello del Consiglio regionale pur non essendo una sua competenza e l’operazione è di natura diversa e copre, fra l’altro, chi è fuggito di fronte alle sue responsabilità».

Subito dopo il Consiglio ha approvato il passaggio agli articoli della legge e, successivamente i primi 3 articoli che la compongono all’unanimità, con 54 voti.

Sull’art. 3/bis il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sollecitato chiarimenti sulle coperture finanziarie, sia del 2016 (che sarebbe solo parziale) che per gli anni successivi.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha precisato che, per il 2016 le coperture sono da completare, per circa 8 milioni, mentre quelle per gli altri anni dovranno essere analizzate alla luce del nuovo bando. Subito dopo il Consiglio ha approvato anche l’art.3/bis.

Prima del voto finale, prendendo la parola per dichiarazione di voto, il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha ribadito il parere favorevole del gruppo, osservando però, anche sulla base di quanto affermato dal consigliere Christian Solinas, che «ci sono elementi che potrebbero determinare l’impugnazione da parte del governo perché la proroga di una gara è un atto amministrativo che rientra nella sfera gestionale e non in quella legislativa; il Consiglio, quindi, sta esercitando un ruolo di supplenza nei confronti della Giunta troppo attenta al marketing e all’autopromozione ma qui sono in gioco questioni diverse cioè, nello specifico, fare atti amministrativi nei tempi stabiliti, questo modo di procedere è uno schiaffo all’ordinamento regionale e prima o poi dovremo riflettere su questa maniera sbagliata di legiferare».

L’altro vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda si è detta dispiaciuta dall’andamento del dibattito «perché dalla minoranza sono arrivati segnali di distensione ma non al punto di dimenticare che questa partita è aperta da tre anni; per carità, sappiamo che è una partita complessa nella legittimità e che occorre salvaguardare i posti di lavoro mettendo in campo un nuovo progetto, ma è inutile negare che ci sono state incomprensioni fra la Giunta e la maggioranza; lo dimostra anche l’intervento dell’assessore Paci al posto dell’assessore Mura, competente per materia».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione la legge che il Consiglio ha approvato con 54 voti favorevoli. Subito dopo ha tolto la seduta.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo finale della legge che è stata approvato all’unanimità (52 voti favorevoli su 52 votanti).