21 December, 2025
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In Italia la blue economy vale come l’oro ed è sempre più a cinque vele. A portare in primo piano numeri di settore ed esperienze balneari di successo, a partire dalle località a cinque vele 2025, è Legambiente in occasione della seconda edizione del Forum Blue Economy organizzato oggi a Roma nell’ambito del progetto europeo Life Sea.Net. Nella Penisola, stando agli ultimi dati disponibili, la blue economy rappresenta il 10,2% del Pil italiano, conta un giro d’affari di 47 miliardi di euro all’anno, dando lavoro a un milione di persone. Core business il Mar Mediterraneo – uno dei più importanti hotspot di biodiversità che ospita oltre 17.000 specie – ma anche gli oltre 7mila km di costa della Penisola e la spinta che arriva dalle 30 località balneari a cinque vele (20 di mare e 10 di laghi), premiate oggi da Legambiente e Touring Club Italiano alla Casa dell’Architettura e descritte nella Guida “Il mare più bello 2025”. Il segreto di queste località è quello di puntare su sostenibilità ambientale, turismo dolce, valorizzazione del territorio e tutela della biodiversità. Un mix perfetto grazie al quale in queste aree la blue economy va a gonfie vele portando crescita economica, miglioramento della qualità della vita ma anche tutela e conservazione dell’ecosistema.

Blue Economy a cinque vele: Il Sud domina la top five nazionale delle località marine a cinque vele con ben cinque comuni del Meridione che si distinguono anche per essere tra i 103 “comuni Amici delle Tartarughe” avendo firmato il protocollo d’intesa promosso da Legambiente nell’ambito del progetto europeo Life Turtlenest. Prima in classifica è la sarda Domus De Maria (Su) con la neonata area marina protetta Capo Spartivento, e tra le new entry 2025 dei “comuni Amici delle tartarughe” impegnati a portare avanti azioni concrete quali la pulizia manuale delle spiagge, limitazioni dell’inquinamento luminoso, formazione dei gestori balneari, collaborazione con referenti scientifici per il monitoraggio e la protezione dei nidi. Secondo posto per la cilentana Pollica (Sa), seguita in ordine di classifica da Nardò, località in provincia di Lecce tra le new entry di comuni amici delle tartarughe, dalla sarda Baunei (Nu) anche lei new entry tra i comuni amici delle tartarughe, e da San Giovanni a Piro (Sa). A livello regionale la Sardegna si conferma anche quest’anno la regione con più realtà premiate, ben 6 comuni a cinque vele, seguita da Puglia e Campania con rispettivamente cinque comuni a testa. Sul fronte laghi, quello di Molveno, in Trentino-Alto-Adige, conferma anche nel 2025 la sua posizione da leader in classifica, seguito dal lago di Monticolo ad Appiano sulla strada del Vino (Bz) e il lago di Avigliana Grande (To).

Salgono a 103 i comuni Amici delle Tartarughe marine, segnalati nella Guida Il Mare più bello con l’apposito simbolo della tartaruga, più che triplicati rispetto al 2024 quando erano 33. Tra le new entry 2025, oltre alla citata Domus De Maria, Nardò (LE), Baunei (NU), ci sono anche, Roma con il litorale di Ostia, Genova, La Maddalena, Tropea, Ugento e molte altre. A livello regionale la Campania, con 25 comuni, guida la classifica dei “Comuni Amici delle Tartarughe”, seguita da Puglia (15 comuni), Calabria (13), Lazio (12), e poi da Toscana e Sardegna con rispettivamente dieci comuni a testa. Salgono invece a 38 le aree protette costiere che hanno firmato il protocollo, con tre new entry, tutte in Puglia: il Parco di Porto Selvaggio, il Parco del litorale di Ugento e il Parco della Costa di Otranto e Leuca.

«La Blue economycommenta Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente rappresenta un pezzo di economia fondamentale per conseguire gli obiettivi climatici al 2030 e quelli del Green Deal europeo, ma è importante un approccio sempre più sostenibile conciliando la promozione del settore marittimo, nuova occupazione, la conservazione di habitat e biodiversità e definire una governance condivisa con regole chiare. Ce lo ricorda anche la conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani in corso a Nizza dove si sta discutendo di un possibile Patto europeo per gli Oceani e della qualità di mari e oceani minacciati in primis da sfruttamento, inquinamento e crisi climatica. Servono azioni internazionali e nazionali, ma anche interventi a livello territoriale. Le esperienze delle località balneari a cinque vele che oggi abbiamo premiato insieme al Touring Club Italiano dimostrano come ciò sia fattibile partendo da un turismo sostenibile capace di valorizzare il territorio e il capitale naturale affrontando al tempo stesso le tante problematiche ambientali come crisi climatica, inquinamento e overtourism.»

«Dal 2000 dedichiamo una guida al mare più bello d’Italiaafferma Giulio Lattanzi, Direttore Generale del Touring Club Italianoun traguardo importante: un quarto di secolo in cui Il mare più bello, ha raccontato, mappato e valorizzato il patrimonio marino e lacustre del nostro Paese, unendo alla promozione turistica del territorio un forte impegno per la sostenibilità e la difesa dell’ambiente, come indicato con grande forza dalla modifica dell’art. 9 della Costituzione. Un invito a scoprire luoghi noti e meno noti e a lasciarsi ispirare per vivere esperienze turistiche autentiche. Ma soprattutto uno strumento per riflettere sul nostro rapporto con l’ambiente, in un momento in cui cambiamento climatico e inquinamento rendono sempre più urgenti azioni concrete a tutela del Pianeta: l’innalzamento del livello dei mari, l’erosione costiera, l’aumento delle temperature, la perdita di biodiversità, le microplastiche in mare sono effetti delle attività umane. Attività che impattano anche sulle economie locali e sul turismo del futuro. Come Touring Club Italiano siamo orgogliosi di contribuire con questa guida alla diffusione di un modello di turismo consapevole, rispettoso dei territori e delle comunità che li abitano e siamo grati a Legambiente per la proficua e duratura collaborazione, che unisce esperienze e competenze complementari in un progetto comune così importante.»

«Quello sardo è un ottimo risultatodichiara Valentina Basciu, Direttrice di Legambiente Sardegna -. Anche quest’anno la nostra regione si distingue nel panorama della blue economy italiana con ben 6 località che ricevono il riconoscimento delle “Cinque Vele”, evidenziando il forte impegno dei territori nella promozione di un turismo sostenibile, nella valorizzazione del territorio e nella tutela della biodiversità. In particolare, il primo posto nazionale di Domus De Maria ci riempie di orgoglio perché conferma la giusta direzione intrapresa dalla comunità, certificata anche dalla recente istituzione dell’area marina protetta di Capo Spartivento e da scelte consapevoli come l’adesione al protocollo “Comune Amico delle Tartarughe.»

Blue Economy, sfide, proposte e buone pratiche: Oggi la blue economy si trova ad affrontare nuove sfide e problemi. Tra queste la crisi climatica che avanza con impatti importanti su mare e biodiversità; ma anche la necessità di seguire un approccio sempre più sostenibile a partire da settori come la pesca e il turismo. Il primo in crisi a causa di decenni di pesca intensiva, il secondo minacciato da un eccessivo overtourism. Alla luce di ciò, per Legambiente è fondamentale che l’Italia promuova una crescita blu, gestendo responsabilmente i mari attraverso un’efficace e sostenibile strategia nazionale marina conservando e tutelando habitat e biodiversità, e ratifichi velocemente il trattato per la tutela dell’Alto mare per garantire la tutela delle acque marine oltre le 200 miglia dalla costa. Sul fronte pesca è importante puntare sulla pesca costiera artigianale che rappresenta il settore con il minor impatto ambientale e la maggiore occupazione. Dall’altro lato occorre promuovere un turismo che non “soffochi” le località turistiche, come ben dimostrano le quattro buone pratiche selezionate da Legambiente e di cui si è parlato oggi al Forum Blue Economy.

Dal Parco nazionale delle Cinque Terre, che prevede modalità di gestione del traffico sui sentieri e limitazioni e all’interno dell’area marina protetta per le imbarcazioni a motore, al Parco nazionale Arcipelago Toscano, che porta avanti una fruizione controllata di quelle isole tradizionalmente precluse alla visita dei turisti aprendo le porte di territori fragili e delicati secondo modalità e protocolli severi che hanno permesso di coniugare tutela dell’ambiente e fruizione turistica controllata. Altra buona pratica, la piattaforma Oikos realizzata da un’azienda sarda e utilizzata da sempre più comuni costieri che hanno previsto modalità di prenotazione per fruire delle loro spiagge a numero di bagnanti contingentati. E, infine, Garda Green, una rete di strutture di ospitalità (alberghi, ristoranti e camping) dell’area del Garda che hanno condiviso un protocollo di sostenibilità costituito da un marchio, da un disciplinare e da un documento tecnico riconosciuto dalla Regione Veneto, da Legambiente Turismo e dal Global Tourism Sustainable Council.

«Per proteggere la biodiversità che abita i nostri mari e per conservare e ripristinare gli ecosistemi costieri commenta Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette di Legambiente servono interventi concreti e l’adozione di una visione di Sustainable Blue Economy, che unisca lo sviluppo economico e la protezione ambientale. Non è un caso che gran parte delle località a cinque vele ricadono in aree di grande interesse naturalistico dove il capitale natura rappresenta un importante volano economico e di sviluppo. All’Italia chiediamo di recuperare i ritardi accumulati sulla strategia marina nazionale e sulla mappatura delle aree marine da proteggere, di promuovere una gestione integrata della costa, rafforzare la tutela degli ecosistemi incrementando le aree marine protette e migliorando la governance degli enti gestori dei siti Natura 2000 anche facendo tesoro dell’esperienza del progetto Life Sea.Net.»

Life Sea.Net e Rete Natura 2000: Il progetto Life Sea.Net, cofinanziato dal Programma LIFE della Commissione Europea e coordinato da Legambiente,  mira a supportare l’Italia nella difesa e nella efficace gestione degli ecosistemi marini e prevede di migliorarne la gestione grazie ad un toolkit governance: una guida di supporto a tutti gli enti gestori dei siti marini Natura 2000 che – tramite un approccio condiviso – fornisce una regolamentazione adeguata per il raggiungimento degli obiettivi delle politiche europee in tema di biodiversità e sviluppo sostenibile. Legambiente ricorda che in Italia la Rete Natura 2000, istituita nel 1992 dall’Unione Europea, attraverso la direttiva “Habitat”, ha l’obiettivo di salvaguardare specie e habitat di interesse comunitario ed è costituita da 281 Siti di Interesse Comunitario (SIC). Di questi solo 119 hanno un piano di gestione. La mappatura delle aree marine da proteggere non è stata completata, soprattutto per quanto riguarda il mare aperto e i siti transfrontalieri. Su questo l’associazione ambientalista chiede all’Italia di accelerare il passo.

Cinque vele 2025 località mare

Regione Comune Comprensorio 2025 PR Posizione 2025
Sardegna Domus de Maria Litorale di Chia Sud Sardegna 1
Campania Pollica Cilento Antico SA 2
Puglia Nardò Alto Salento Jonico Le 3
Sardegna Baunei Baunei NU 4
Campania San Giovanni a Piro Costa del Mito SA 5
Toscana Castiglione della Pescaia Maremma Toscana Gr 6
Sardegna Cabras Golfo di Oristano e AMP  Sinis – Mal di Ventre OR 7
Sardegna San Teodoro Golfo di Olbia, costa nord orientale e AMP di Tavolara SS 8
Liguria Monterosso Cinqueterre Sp 9
Liguria Riomaggiore Cinqueterre Sp 9
Liguria Vernazza Cinqueterre Sp 9
Puglia Otranto Alto Salento Adriatico Le 10
Sardegna S. Teresa di Gallura Gallura costiera e AMP Capo Testa SS 11
Toscana Capalbio Costa d’Argento e Isola del Giglio Gr 12
Basilicata Maratea Costa di Maratea Pz 13
Toscana Isola del Giglio Costa d’Argento e Isola del Giglio Gr 14
Puglia Melendugno Alto Salento Adriatico Le 15
Puglia Vieste Gargano Sud Fg 16
Campania Castellabate Cilento Antico SA 17
Sardegna Posada Baronia di Posada e Parco di Tepilora NU 18
Puglia Gallipoli Alto Salento Jonico Le 19
Toscana Grosseto Maremma Toscana Gr 20

Cinque VELE 2025 località lacustri 

Regione Località Pr Lago Vele Posizione
Trentino Alto Adige Molveno Tn Lago di Molveno 5 1
Trentino Alto Adige Appiano sulla Strada del Vino Bz Lago di Monticolo 5 2
Piemonte Avigliana To Lago di Avigliana Grande 5 3
Veneto Sospirolo Bl Lago del Mis 5 4
Trentino-Alto Adige Fiè allo Sciliar Bz Lago di Fiè 5 5
Veneto Alpago Bl Lago di Santa Croce 5 6
Abruzzo Scanno Aq Lago di Scanno 5 7
Lombardia Gardone Riviera Bs Lago di Garda – Riva occidentale 5 8
Piemonte Cannero Riviera Vb Lago Maggiore – Nord Verbano e Golfo di Borromeo 5 9
Lombardia Toscolano Maderno Bs Lago di Garda – Riva occidentale 5 10

ELENCO COMUNI AMICI DELLE TARTARUGHE INSERITI NELLA GUIDA IL MARE Più BELLO 2025

REGIONE PROVINCIA COMUNE
1 ABRUZZO CH Rocca San Giovanni
2 ABRUZZO CH Torino di Sangro
3 ABRUZZO TE Tortoreto
4 ABRUZZO TE Silvi
5 ABRUZZO TE Pineto
6 BASILICATA PT Maratea
7 BASILICATA MT Rotondella
8 BASILICATA MT Policoro
9 CALABRIA CS Scalea
10 CALABRIA CS Calopezzati
11 CALABRIA CS Tortora
12 CALABRIA CS Trebisacce
13 CALABRIA CZ Stalettì
14 CALABRIA CZ Guardavalle
15 CALABRIA RC Palizzi
16 CALABRIA RC Bianco
17 CALABRIA VV Ricadi
18 CALABRIA VV Tropea
19 CAMPANIA CE Sessa Aurunca
20 CAMPANIA SA Camerota
21 CAMPANIA SA Casal Velino
22 CAMPANIA SA Pisciotta
23 CAMPANIA SA Pollica
24 CAMPANIA SA Pontecagnano Faiano
25 CAMPANIA SA San Giovanni a Piro
26 CAMPANIA SA San Mauro Cilento
27 CAMPANIA SA Ascea
28 CAMPANIA NA Torre del Greco
29 CAMPANIA SA Sapri
30 CAMPANIA SA Capaccio Paestum
31 CAMPANIA SA Castellabate
32 CAMPANIA SA Cetara
33 CAMPANIA SA Agropoli
34 CAMPANIA NA Ischia
35 CAMPANIA NA Forio
36 CAMPANIA NA Lacco Ameno
37 CAMPANIA NA Serrara Fontana
38 CAMPANIA NA Procida
39 CAMPANIA NA Barano d’Ischia
40 CAMPANIA NA Casamicciola Terme
41 CAMPANIA NA Portici
42 EMILIA – ROMAGNA FE Codigoro
43 EMILIA – ROMAGNA FC San Mauro Pascoli
44 LAZIO LT Ponza
45 LAZIO LT Formia
46 LAZIO LT Minturno
47 LAZIO LT Itri
48 LAZIO LT Gaeta
49 LAZIO LT San Felice Circeo
50 LAZIO LT Fondi
51 LAZIO LT Sabaudia
52 LAZIO LT Terracina
53 LAZIO RM Pomezia
54 LAZIO RM Roma
55 LIGURIA IM Santo Stefano al Mare
56 LIGURIA IM Costarainera
57 LIGURIA IM Imperia
58 LIGURIA SV Borghetto Santo Spirito
59 LIGURIA SV Ceriale
60 LIGURIA GE Genova
61 MARCHE MC Potenza Picena
62 MARCHE AN Sirolo
64 MOLISE CB Montenero di Bisaccia
65 PUGLIA FG Isole Tremiti
66 PUGLIA FG Zapponeta
67 PUGLIA LE Gallipoli
68 PUGLIA LE Salve
69 PUGLIA LE Ugento
70 PUGLIA TA Castellaneta
71 PUGLIA TA Palagiano
72 PUGLIA TA Massafra
73 PUGLIA TA Maruggio
74 PUGLIA TA Ginosa
75 PUGLIA TA Manduria
76 PUGLIA BAT Trani
77 PUGLIA BR Carovigno
78 SARDEGNA SS San Teodoro
79 SARDEGNA SS La Maddalena
80 SARDEGNA SS Arzachena
81 SARDEGNA SS Castelsardo
82 SARDEGNA SU Sant’Anna Arresi
83 SARDEGNA OR Narbolia
84 SARDEGNA SS – OT Badesi
85 SICILIA TP Campobello di Mazara
86 SICILIA TP Mazara del Vallo
87 SICILIA ME Messina
88 SICILIA ME Saponara
89 SICILIA ME Terme Vigliatore
90 SICILIA RG Modica
91 SICILIA RG Santa Croce Camerina
92 TOSCANA GR Grosseto
93 TOSCANA GR Follonica
94 TOSCANA GR Orbetello
95 TOSCANA GR Castiglione della Pescaia
96 TOSCANA PI Vecchiano
97 TOSCANA PI San Giuliano Terme
98 TOSCANA LI Bibbona
99 TOSCANA LI Cecina
100 TOSCANA LU Camaiore
101 TOSCANA MS Massa
102 VENETO VE Caorle
103 VENETO VE Jesolo

 

La transizione ecologica delle isole minori avanza con il freno a mano tirato. A evidenziarlo l’indice complessivo di sostenibilità che, tenendo conto di vari indicatori (consumo di suolo, uso dell’energia, gestione dei rifiuti, risorse idriche e sistemi di depurazione, mobilità, presenza di aree naturali protette), nel 2025 si attesta al 46,8%, appena l’1,3% in più rispetto al 2024. Tra le isole minori più virtuose l’Isola di San Pietro (indice del 62%, +8% rispetto al 2024), seguita dall’Isola di Capri (61%, -1%), Sant’Antioco (57%, -3%) e le Isole Tremiti (55% come nel 2024).
A restituire l’istantanea sono Legambiente e l’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del CNR (CNR-IIA) che hanno presentato a Napoli, nell’ambito della fiera Green Med Expo & Symposium, il rapporto “Isole Sostenibili 2025”. Frutto del lavoro dell’Osservatorio Isole Sostenibili, l’analisi ha preso in considerazione 26 piccole isole abitate in Italia, amministrate da 33 Comuni che ospitano più di 188 mila abitanti residenti, sulla base di dati 2023 di fonti nazionali ed europee.
Nel report del 2025, quello che emerge è un percorso verso la sostenibilità caratterizzato da luci e ombre. Da un lato, infatti, non mancano segnali incoraggianti come il forte incremento del fotovoltaico che, tra il 2021 e il 2023, ha visto crescere la potenza installata del +116% (dati Terna e Legambiente), superando in media il 50% del target fissato dal DM 2017. Con casi virtuosi come Ustica (+153%) e Ventotene (+93%). Dall’altro, però, restano alcune criticità. Nel 2023 solo 7 delle 26 isole analizzate interconnesse alla rete elettrica nazionale, con le altre 19 dipendenti ancora da costosi e inquinanti gruppi elettrogeni a gasolio (fonte Terna). Inoltre, non decolla la raccolta differenziata che nel 2023 si attesta al 58%, un incremento di appena il 2% rispetto all’anno precedente, ancora sotto l’obiettivo europeo del 65% (dati ISPRA), nonostante alcune isole come Ustica (93%) e Favignana (85%) si distinguano in positivo. Altro tallone d’Achille è il consumo di suolo: tra il 2022 e il 2023 ha raggiunto 7,8 ettari, pari a circa 11 campi da calcio (fonte ISPRA). Gravi anche le carenze nella gestione idrica: tra il 2020 e il 2022, secondo ISTAT, le perdite d’acqua sono salite al 42,3% (11,8 milioni di m³) rispetto al 40,6% di sette anni fa; con picchi drammatici a Ventotene (77% di dispersione), Capraia (69%), Pantelleria (67%) e le Pelagie (58%). In aggiunta, il 22,5% della popolazione delle isole non è ancora servito da rete fognaria, con situazioni particolarmente critiche a Salina (solo il 2% servito), Ischia (28%) e Pantelleria (45%). Infine, la mobilità risulta dominata dall’uso individuale dell’auto e da una presenza marginale del trasporto pubblico: secondo i dati ACI, sono 186.399 i veicoli privati circolanti, a fronte di circa 188.000 residenti (99 ogni 100 abitanti); mentre gli autobus pubblici sono appena 398, 0,2 ogni 100 abitanti. Per di più il parco auto è obsoleto: in media il 61% dei veicoli è di classe Euro 4 o inferiore, con punte del 73% a Pantelleria e 72% nelle Pelagie e a Salina.

Alla luce di ciò, Legambiente e CNR-IIA, partendo dall’approvazione del Piano del Mare 2023-2025, che negli obiettivi promuove il coordinamento delle politiche relative alle attività correlate all’insularità, hanno acceso i riflettori sulla necessità di un Piano nazionale dedicato alla transizione ecologica insulare, integrato e strutturato, basato su quattro pilastri, con azioni prioritarie specifiche:
1) Transizione energetica: connessione alla rete elettrica nazionale per le isole più vicine alla terraferma e microgrid intelligenti per le isole non interconnesse; lo sviluppo delle rinnovabili, estendendo l’uso di solare, eolico e nuove tecnologie come il moto ondoso, e di Comunità Energetiche Rinnovabili; la promozione della mobilità sostenibile e l’efficienza energetica degli edifici pubblici.
2) Gestione sostenibile delle risorse naturali: garantire l’accesso all’acqua potabile e a servizi di depurazione efficienti tutto l’anno, sfruttando per esempio i fondi del PNRR Isole Verdi; ridurre le perdite delle condutture, implementare i dissalatori per l’approvvigionamento idrico al posto delle navi cisterna e i sistemi di raccolta e riutilizzo delle acque piovane; un impegno concreto per raggiungere l’obiettivo del 30% di territorio tutelato entro il 2030, valorizzando le aree protette già esistenti e i piani di conservazione delle specie endemiche.
3) Innovazione e digitalizzazione: il potenziamento della connettività ultraveloce, come previsto dal Piano Isole Minori finanziato dal PNRR, per promuovere innovazione, sostenibilità e ritorno dei residenti. Migliorando anche il monitoraggio ambientale, la gestione dei rifiuti e delle reti, contribuendo a una transizione ecologica davvero integrata.
4) Turismo sostenibile: una governance nazionale e regionale, che tenga conto delle specificità insulari, per garantire servizi e collegamenti tutto l’anno; strategie di promozione che valorizzino identità, tradizioni e produzioni locali, attraverso il coinvolgimento attivo di cittadini, operatori e associazioni.
«Le isole minori italiane sono scrigni di biodiversità e cultura, ma anche territori fragili, esposti agli effetti della crisi climatica e al rischio di spopolamentodichiara Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente -. Questa consapevolezza ha guidato il lavoro che portiamo avanti dal 2018 con il nostro Osservatorio Isole Sostenibili, nato per colmare la scarsa attenzione, in termine di dati e politiche dedicate, nei confronti di questi territori unici, che hanno tutte le carte per essere laboratori avanzati di transizione ecologica. Ma per farlo serve una strategia nazionale coraggiosa, concreta e continuativa, che possa adattarsi alle specificità insulari. La transizione energetica – oggi ostacolata da ritardi normativi, vincoli ambientali e carenze infrastrutturali – insieme alla tutela del patrimonio naturale, devono diventare il cuore di un nuovo modello di sviluppo. Per garantire un futuro sostenibile e di qualità a questi territori e alle comunità che li abitano.»
Francesco Petracchini, direttore del Dipartimento di Scienze del Sistema Terra e Tecnologie per l’Ambiente del CNR: «Il rapporto Isole Sostenibili 2025 conferma che, nonostante alcuni segnali positivi, la transizione ecologica delle isole minori italiane procede lentamente. È il momento di imprimere una svolta decisa, valorizzando i progressi fatti – come l’aumento del fotovoltaico e le buone pratiche locali – ma affrontando con urgenza le criticità ancora presenti: dalla dipendenza energetica dai combustibili fossili ai ritardi nella gestione idrica e dei rifiuti, fino alla mobilità. Serve un Piano nazionale integrato, coraggioso e adattabile alle peculiarità insulari, fondato su tre pilastri: energia pulita, tutela delle risorse naturali, innovazione. Le isole minori possono diventare modelli di sostenibilità per tutto il Mediterraneo. Come CNR, siamo pronti a fare la nostra parte con ricerca, dati e innovazione».
Rinnovabili al palo. Tornando al report, se sul fronte rinnovabili il fotovoltaico sta registrando una crescita significativa nelle isole minori, il solare termico risulta assente. La performance migliore si registra a Ustica, che nel 2022 raggiunge appena il 21,29% dell’obiettivo fissato dal DM del 2017. Così come le bioenergie, realtà solo in casi virtuosi come Capraia (divenuta grazie alle bioenergie 100% rinnovabile con una produzione di energia pari a 5,10 kW per abitante) e la geotermia, che risulta in parte sfruttata a Ischia, a Capri (oltre 110 kW) e a Sant’Antioco.
La tutela della biodiversità. Le isole minori italiane godono già di un’elevata protezione della natura, poiché sono tutte parte di una o più aree protette. I comuni sono spesso gestori di aree marine protette e quindi possono essere protagonisti di Piani di tutela della flora e della fauna, che sulle isole minori spesso include specie endemiche.
L’obiettivo in questo settore deve essere quello più generale della protezione del 30% al 2030.
Quest’anno, la redazione e presentazione del Rapporto si inseriscono nel quadro dell’evento di mid-term del Progetto LIFE ISLET, co-finanziato dal programma LIFE-Clean Energy Transition dell’Unione Europea, che ha l’obiettivo di promuovere un modello efficace di costruzione di Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) specifico per le isole minori europee. Durante la conferenza sono stati infatti illustrati i primi risultati ottenuti dal progetto, con la presentazione del percorso realizzato sulle isole di Procida (Italia), Cres Croazia) e Astypalea (Grecia) nella creazione di CER.

L’isola di San Pietro è al primo posto in Italia con un indice di sostenibilità del pari al 62% (+ 8% rispetto al 2024), e al terzo si trova Sant’Antioco con 57%, che segna invece -3% rispetto allo scorso anno ma mantiene un’ottima performance. Entrambe superano abbondantemente la media delle piccole isole esaminate, pari al 46,8%.
Di seguito alcuni dati rilevanti con riferimenti ai principali temi toccati dal rapporto. Consumo di suolo. A fronte di un incremento medio del 7,8% di suolo consumato tra il 2022 e il 2023, La Maddalena e San Pietro sono tra le 10 isole che hanno registrato un consumo di suolo pari a zero. San Pietro e Sant’Antioco hanno entrambe il 5,5% di suolo artificializzato rispetto all’intera superficie.
Rifiuti. La percentuale media di raccolta differenziata delle piccole isole è pari al 58%. Se La Maddalena si ferma al 66,71, comunque al di sopra del limite di legge del 65%, San Pietro e Sant’Antioco sono entrambe sopra l’80%, con rispettivamente l’88,95% e l’81,5% di rifiuti differenziati.
Acqua. Prendendo come riferimento l’acqua immessa in rete, il consumo pro-capite giornaliero riferito a tutte le 26 isole analizzate dal rapporto è pari a 462 litri/abitante/ giorno; sia San Pietro che Sant’Antioco si collocano ben al di sotto di tale valore, con 251 e 294 litri. Per quanto riguarda la percentuale di dispersione idrica, Sant’Antioco registra un consistente miglioramento (-8,5%), anche se mantiene una percentuale (38%) tutto sommato in linea con la media delle 26 isole (42,3%). Sono indubbiamente necessari sforzi maggiori a La Maddalena, dove la dispersione tocca il 61%.
Energia. Le 3 isole sarde sono tra le 7 interconnesse alla rete elettrica nazionale. Sant’Antioco è la terza isola per potenza fotovoltaica installata, pari a 3.339 kW. Se si considera quello che il rapporto definisce “tasso di rinnovabilità”, cioè la potenza installata per abitante, Sant’Antioco raggiunge i 0,31 kW/abitante, San Pietro 0,25, La Maddalena 0,14.
Mobilità. Le tre isole sarde presentano un tasso di motorizzazione piuttosto elevato. Rispetto alla media di 65 auto ogni 100 abitanti, La Maddalena ne ha 69, Sant’Antioco 63 e San Pietro 58. Si distinguono invece per qualità del parco auto circolante, con rispettivamente il 45%, il 44% e il 51% in classe pari o superiore all’Euro 5 rispetto alla media del 39% riferita a tutte le isole esaminate.
«I risultati raggiunti dalle isole del Sulcis sono per noi motivo di orgogliodichiara Valentina Basciu, direttrice di Legambiente Sardegna -. Le piccole isole sono lembi di territorio particolarmente esposti agli effetti dei cambiamenti climatici e alle pressioni antropiche dell’overtourism, e per questo devono divenire sempre di più luoghi in cui si sperimentano soluzioni innovative per contenere il consumo di risorse e custodire quel patrimonio peculiare di biodiversità, identità, cultura che, spesso, giustifica l’istituzione di aree protette. San Pietro, in particolare, dimostra di aver compreso la portata della sfida e di avere messo in campo azioni coerenti che vedono non solo l’Amministrazione comunale, ma la comunità tutta e i turisti collaborare per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità, distinguendosi a livello nazionale.»