10 May, 2024
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Teatro Lirico di Cagliari 9

Si sono svolte oggi nella commissione Cultura le audizioni dei rappresentanti di “Assoartisti” e “Cosas” sul tema delle normative che regolano il settore dello spettacolo.

Gianluca Medas e Monica Pistidda (Cosas) con Vincenzo Derosa e Ilaria Zedda (Assocartisti) hanno preliminarmente portato all’attenzione del parlamentino presieduto da Gavino Manca (Pd) le risultanze dell’incontro tenutosi a San Sperate lo scorso 24 giugno che ha visto la partecipazione di tutte le associazioni e delle cooperative che rappresentano gli operatori del teatro e della musica. La principale richiesta che Cosas e Assoartisti hanno avanzato alla commissione («con spirito collaborativo e senza alcun accento conflittuale») riguarda l’annullamento della cosiddetta “delibera Milia” (n. 3/18 del 22.01.2013), in particolare per quanto attiene le premialità ed il conseguente ripristino dei parametri in vigore fino al 2012. «Sono circa ottanta – ha detto Gianluca Medas – le strutture e le organizzazioni che sono state messe in ginocchio nell’intera Isola dal meccanismo di assegnazione della quota di premialità adottato dal 2013».

Ulteriori proposte riguardano l’introduzione di regole che garantiscano “la proporzionalità tra contributo regionale e requisiti” («non è ammissibile che si richiedano i medesimi requisiti a chi percepisce un piccolo contributo e a chi vanta contribuzioni che superano i centomila euro»); la suddivisione dei settori di intervento regionale in: produzione teatro, produzione danza, produzione musica, distribuzione e organizzazione eventi; l’ammissibilità tra le spese utili alla rendicontazione degli spettacoli rappresentati su tutto il territorio nazionale e internazionale con la condizione che quelli realizzati e distribuiti nel territorio sardo debbano essere in misura prevalente; l’obbligo di inserimento, tra gli spettacoli organizzati da circuiti regionali e provinciali, della misura del trenta per cento di spettacoli prodotti da compagnie sarde; l’eliminazione del calcolo della media contributiva per l’individuazione del contributo regionale.

A conclusione dell’audizione dei rappresentanti di Cosas e Assoartisti, sono intervenuti nella Seconda commissione i vertici regionali dell’associazione generale cooperative italiane (Agci) sul tema delle gestioni dei beni culturali in Sardegna.

Beni culturali, bibliotecari, museali, archivistici e archeologici 

Sergio Cardia (presidente Agci) ha rappresentato le difficoltà cui vanno incontro le circa 40 realtà (per lo più cooperative) impegnate nella gestione dei beni culturali in circa 35 centri dell’Isola («Il sistema è ormai allo sfascio ed è sempre più a rischio il futuro lavorativo di circa 850 addetti»). A giudizio di Cardia il comparto soffre di una “doppia situazione di precarietà”. «La prima – ha spiegato il presidente dell’Agci – riguarda l’incertezza nella proroga delle gestioni che scadranno entro il prossimo dicembre e l’altra attiene il regime di precarietà in cui operano i lavoratori».

Sergio Cardia ha ricordato come la copertura da parte della Regione dell’85% del solo costo del lavoro, rispetto al 90% del 2016, insieme con  l’assenza di corresponsioni per le spese per infrastrutture e per quelle generali, unitamente all’impossibilità dei Comuni di contribuire ai costi delle gestioni dei beni ricadenti nei territori di competenza, di fatto ha prodotto «una situazione non più sostenibile per gli operatori e per le coop».

Sollecitato anche dalle richieste di chiarimento avanzate dai consiglieri di Forza Italia, Stefano Tunis e Ignazio Locci, il presidente dell’Agci ha preannunciato la trasmissione di un’ulteriore e più dettagliata documentazione ed ha ribadito per con forza «l’urgenza di interventi da parte della Regione nonché di nuove norme che diano stabilità al comparto delle gestioni dei beni culturali».

Il presidente della commissione, Gavino Manca, nel suo breve intervento di conclusione dei lavori, ha ricordato la complessità del tema delle gestioni dei beni culturali, archeologici e museali in Sardegna ed ha preannunciato un’altra serie di audizioni in vista dell’adozione di provvedimenti tali «da saper fare fronte all’emergenza rappresentata dalle cosiddette proroghe ma soprattutto per tracciare le linee di una riforma strutturale dell’intero comparto».  

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L’emergenza che ha investito il comparto dei beni culturali e ambientali ed in particolare le coop che operano nelle gestioni di musei e di siti archeologici, è stata al centro stamane, dell’audizione di Agci, Legacoop e Confcooperative, in Seconda commissione.

Marco Benoni (Confcooperative), Claudio Atzori (Legacoop) e Sergio Cardia (Agci) nei loro rispettivi interventi hanno avanzato la richiesta unanime affinché la commissione Cultura rafforzi e sostenga il recente impegno assunto anche dal presidente della Giunta Pigliaru e dall’assessore Claudia Firino, per reperire le risorse necessarie, stimate in circa 3,5 milioni di euro, per le gestioni dei musei e delle aree archeologiche dell’Isola, riallineando così gli stanziamenti, dopo il taglio nel bilancio effettuato nel 2015.

Lo stanziamento finale si concretizzerebbe, quindi, in circa 18 milioni di euro e corrisponde alla cifra necessaria per assicurare la copertura del costo del lavoro per i circa 800 addetti impegnati nel sistema delle gestioni comunali. Al momento, infatti, le risorse erogate dalla Regione sono sufficienti a soddisfare solo l’85% del costo lavoro e lasciano senza copertura la quota imputabile ai costi generali e a quelli delle attrezzature.

Il presidente della commissione, Gavino Manca, ha ribadito l’impegno, annunciato nel corso dell’audizione del “Coordinamento nessuno a casa” (a cui aderiscono la maggior parte dei lavoratori impiegati attraverso le coop nelle attività di gestione dei beni culturali e ambientali)  per un tempestivo intervento nei confronti della Giunta, al fine di reperire nell’immediato le risorse necessarie alla copertura del costo del lavoro. Gavino Manca ha inoltre ipotizzato il ricorso alla procedura d’urgenza (articolo 102 del regolamento interno del Consiglio) per approvare rapidamente lo stanziamento di tali risorse ed ha altresì ribadito la volontà di procedere in tempi brevi con l’esame di un nuovo provvedimento legislativo per favorire la razionalizzazione delle gestioni e garantire stabilità e opportunità di crescita al comparto.

I rappresentanti delle organizzazioni cooperativistiche hanno quindi dichiarato piena disponibilità al confronto per procedere nel verso di una legge che punti a realizzare un vero e proprio sistema culturale della Sardegna ma non hanno nascosto sottolineature critiche verso la proposta di legge presentata in materia e che punta alla stabilizzazione dei lavoratori con la creazione di una fondazione unica.

Sollecitati anche dagli interventi e dalle richieste di chiarimento avanzate dai consiglieri Gianmario Tendas (Pd), Rossella Pinna (Pd), Piero Comandini (Pd), Fabrizio Anedda (Misto-Prc), Ignazio Locci (Fi) e Paolo Zedda (Soberania e Indipendentzia), i rappresentanti di Legacoop, Confcooperative e Agci hanno illustrato nei dettagli i meccanismi di affidamento delle gestioni e rappresentato con schiettezza le crescenti difficoltà che derivano dall’indisponibilità delle risorse a valere sul 2015, evidenziando il fatto che senza un intervento immediato della Regione, alle diverse coop che operano nei musei e nei siti archeologici non resta altra strada se non quella dell’avvio delle procedure di licenziamento.

Museo Sant'Antioco copia

Procede in Quinta Commissione del Consiglio regionale l’esame del Testo Unico sull’apicoltura che unifica le proposte di legge n. 45 (Oscar Cherchi e più) e n. 61 (Piero Comandini e più).

Il parlamentino delle “Attività produttive”, presieduto da Luigi Lotto (Pd), ha sentito in mattinata i rappresentanti delle associazioni agricole, della cooperazione e delle organizzazioni dei produttori. Diversi i suggerimenti arrivati ai commissari per l’integrazione del testo e l’armonizzazione con le altre misure nazionali ed europee destinate all’allevamento delle api.

Il coordinatore regionale di Copagri, Pietro Tandeddu, ha posto l’accento sulla necessità di incentivare l’aggregazione degli apicoltori valorizzando il ruolo delle organizzazioni dei produttori.  Su questo punto, il rappresentante di Copagri ha chiesto alla Commissione di eliminare dal testo i riferimenti generici ad associazioni di apicoltori in materia di formazione professionale. «Il rischio – ha detto – è che si delegittimino le O.P, uniche associazioni riconosciute dalla legge». Tandeddu ha poi auspicato una maggiore attenzione per l’apicoltura “che produce reddito” da non confondere con quella di natura hobbistica.

Luca Sanna, presidente di Confagricoltura, si è soffermato sul tema della formazione professionale invocando un innalzamento della qualità. «Non bastano più le 40-50 ore dei corsi organizzati da Laore, per formare un apicoltore professionista ne servono almeno 200. Le lezioni devono essere quanto più istituzionalizzate, la presenza delle associazioni apistiche è superflua». Insufficiente, per Sanna, la dotazione di 2 milioni di euro prevista dal provvedimento: «Queste risorse – ha detto il presidente di Confagricoltura – non bastano per raggiungere gli ambiziosi obiettivi della legge».

Martino Scanu, presidente della CIA, ha espresso apprezzamento per la decisione di dotare il settore di una legge organica. «L’aspetto più interessante è il tentativo di inquadrare l’apicoltura come una attività “nomade”. Con piccole correzioni si può consentire agli operatori di lavorare al meglio e di trarre reddito dalle loro attività».

Concetto approfondito da Sergio Cardia, presidente di AGCI, che ha sottolineato l’esigenza di riconoscere agli apicoltori gli incentivi per l’uso del gasolio agricolo: «Le arnie vengono spostate continuamente, è ingiusto non riconoscere agli operatori la possibilità di pagare meno il carburante per i loro mezzi di trasporto». Il rappresentante del mondo della cooperazione ha inoltre invitato la commissione ad inserire nella legge un articolo specifico sulla ricerca e l’innovazione delle aziende.

Francesco Caboni, segretario dell’O.P “Terrantiga” ha suggerito una modifica alle disposizioni sugli investimenti aziendali: «L’erogazione dei contributi deve favorire chi svolge attività economiche – ha detto Caboni – occorre prevedere aiuti per l’acquisto di arnie, pacchi d’api, attrezzature per lo smielamento e la trasformazione del prodotto, mezzi di trasporto adeguati». Caboni ha infine rimarcato l’esigenza di una formazione di alto livello rivolta alle aziende: «C’è la necessità di un know how molto avanzato, sarebbe per questo utile confrontarsi con gli altri operatori internazionali (americani e australiani) per apprendere nuove tecniche  di allevamento e suggerimenti sul fronte del marketing e della commercializzazione dei prodotti». 

Nel corso dell’audizione si sono approfondite anche le questioni relative ai programmi di riforestazione degli areali di interesse apicolo, alla tutela degli ecotipi locali e non solo della specie di ape italiana “Spinola”, alle nuove disposizioni sanitarie e all’esigenza di controlli più efficaci per scongiurare l’introduzioni in Sardegna di malattie e parassiti.

Palazzo del Consiglio regionale 2014 2 copia

I rappresentanti del sistema dei beni culturali hanno inaugurato oggi il fitto calendario di audizioni programmate dalla II commissione dl Consiglio regionale sulla manovra finanziaria 2015. Nel corso dell’incontro, hanno segnalato l’inadeguatezza dei fondi previsti in Finanziaria a copertura della legge n. 14 del 2006 ( “Norme in materia di beni culturali, istituti e luoghi della cultura”) e chiesto un inversione di rotta alla politica sarda.

Giuliana Altea, della Fondazione Nivola, ha illustrato la difficile situazione in cui si trova l’ente a cui è affidata la gestione del museo “Costantino Nivola” di Orani. «I tagli operati sul bilancio della Fondazione impediscono di programmare eventi e attività per la promozione del museo – ha detto Altea – attualmente i 200mila euro previsti in finanziaria consentono di coprire solo le spese di gestione e di tenere aperta la struttura». Altea ha segnalato i risparmi ottenuti grazie alla nuova gestione della Fondazione, circa 43mila euro, e il lavoro a titolo gratuito assicurato dagli attuali componenti della Fondazione. «Tutto ciò però non basta serve, un’attenzione più forte per un museo situato in una zona svantaggiata della Sardegna che, con il suo forte potenziale identitario, può giocare un ruolo importante nello scenario internazionale». La rappresentante della Fondazione ha infine illustrato i progetti di autofinanziamento della struttura (book shop, caffetteria e parcheggio a pagamento) che per essere messi in atto hanno però bisogno di un supporto regionale.

Paolo Sirena, direttore del Museo del Consorzio “Sa Corona Arrubia”,  ha invece illustrato la paradossale situazione in cui si trova la struttura da lui diretta, tra le poche in Italia ad aver ottenuto la certificazione nazionale per la qualità gestionale ma oggi non più in grado di programmare eventi per carenza di risorse.

«Il museo – ha detto Sirena – può contare su professionalità di alto livello che negli anni scorsi hanno gestito eventi da 70/80mila visitatori (mostre sui dinosauri e sull’antico Egitto), personale oggi quasi fermo. Lo scorso anno sono stati organizzati 52 piccoli appuntamenti culturali solo grazie alla disponibilità a lavorare gratis di artisti e scrittori.»

Dante Olianas (Fondazione S’Iscandula) ha sottolineato gli effetti devastanti dei tagli alla dotazione finanziaria della legge n. 14/2006. «Noi abbiamo completato il programma del 2014 – ha detto Olianas – solo il 9 gennaio scorso siamo venuti a conoscenza che i fondi stanziati non c’erano più. Chi ci rimborsa le spese sostenute?» Olianas, che con la sua Fondazione ha riportato in Sardegna il materiale raccolto negli anni ‘60 dall’etnomusicologo danese Andreas Bentzon, ha chiesto più attenzione da parte della politica alla tutela del patrimonio culturale dell’Isola. «Oggi ci sono studiosi stranieri che lo stanno utilizzando spacciandolo per un prodotto di altre culture – ha riferito Olianas alla Commissione – in Scozia un personaggio presenta le launeddas come strumento di origine gaelica, tenendo conferenze finanziate con i fondi europei, senza che nessuno muova un dito».

Salvatore Cubeddu, direttore della Fondazione Sardinia, ha rimarcato la necessità di pensare alla cultura come motore di un nuovo modello di sviluppo.

«Solo così il popolo sardo potrà uscire da una situazione di subalternità ed aspettare gli investimenti delle multinazionali – ha rimarcato Cubeddu – sarebbe grave accettare che la crisi porti ad una chiusura delle associazioni culturali». Cubeddu, dopo aver ricordato le numerose iniziative della Fondazione per la tutela della lingua e sull’identità sarda, gli studi e le ricerche sulla storia autonomistica della Sardegna, i convegni su scuola e spopolamento, ha manifestato il profondo disagio degli operatori costretti, ogni anno, a elemosinare un contributo in denaro per poter fare cultura. «Se non si capisce che la cultura è la base della nostra rinascita non si va da nessuna parte – ha concluso il direttore della Fondazione Sardinia – serve un’inversione di rotta. Grave il fatto che per Sa Die de sa Sardigna non sia stato previsto in finanziaria nemmeno un euro».

Vannina Mulas, presidente del “Consorzio per la pubblica lettura – Biblioteca Satta”, ha  evidenziato le difficoltà del Consorzio costretto, a causa dei tagli, a rivisitare l’offerta dei servizi e i progetti di innovazione. «Dal 2011 al 2014 – ha detto Mulas – il capitolo di bilancio a noi destinato ha subito una decurtazione di 332mila euro. A questo si aggiunge la confusione sul reperimento delle risorse prima garantite dalla Comunità Montana. Senza un ripristino dei fondi sarà difficile assicurare l’assistenza di secondo livello garantita dal Consorzio a 30 biblioteche sparse nel territorio del Nuorese».

Alberto Pusceddu, portavoce del comitato “Nessuno a casa”, organismo che raccoglie numerosi lavoratori del sistema dei beni culturali, ha manifestato forte preoccupazione per la situazione del settore. «Serve una legge organica – ha detto Pusceddu – finora si è andati di proroga in proroga. Il comparto potrebbe rappresentare il vero valore aggiunto dell’economia isolana ma serve una razionalizzazione e una gestione unitaria del comparto».

Sono circa 800 i lavoratori impiegati nelle società e cooperative che gestiscono musei e biblioteche della Sardegna, 150 i progetti finanziati dalla Regione. «E’ una partita da 31 milioni di euro – ha proseguito Pusceddu – risparmiare è possibile ma serve un impianto normativo sicuro per slegare il settore dall’improvvisazione».

Concetto condiviso da Sergio Cardia, presidente della sezione sarda dell’Associazione Generale Cooperative Italiane. «Anche quest’anno i lavoratori del settore vivranno nell’incertezza, l’ultima proroga scadrà il prossimo 31 dicembre, è urgente una norma che metta in sicurezza i siti e il personale».

Cardia ha quindi chiesto il ripristino dei fondi del 2014 (31 milioni di euro per la gestione di siti archeologici, musei e biblioteche). «I tagli previsti dalla manovra finanziaria ammontano a 11 milioni di euro, circa un terzo in meno rispetto al bilancio dello scorso anno – ha detto il presidente dell’Agci – se confermati produrranno una situazione ingestibile».

Il presidente, Gavino Manca, ha assicurato il massimo impegno da parte della Commissione per il recupero di risorse che vadano a coprire i capitoli di spesa. «Il settore della cultura è obiettivamente penalizzato – ha detto Manca – siamo consapevoli delle difficoltà finanziarie della Regione ma, allo stesso tempo, siamo decisi a portare avanti il nostro programma elettorale che assegna alla cultura un ruolo fondamentale per lo sviluppo della Sardegna».

Manca ha poi condiviso la necessità di procedere alla rivisitazione della legge 14/2006 e al varo di una nuova norma che metta finalmente mano al settore dei beni culturali. «Bisogna dare certezze ai lavoratori – ha affermato il presidente della Commissione – quanto accaduto a Castelsardo, con l’esclusione dalla gestione del Museo dell’Intreccio dei lavoratori che per oltre due decenni hanno assicurato il funzionamento della struttura, è un fatto grave che non deve più succedere. Servono regole certe e chiare per evitare interpretazioni a danno dei lavoratori».

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Con l’audizione dei rappresentanti del mondo delle imprese e della cooperazione si sono concluse in serata le audizioni sulle riforme programmate per questa settimana dalla #Prima commissione permanente del Consiglio regionale, presieduta da Francesco Agus.

In apertura del suo intervento, il presidente di Confindustria Sardegna, Alberto Scanu, ha espresso un giudizio positivo sulla direzione presa dalla riforma nazionale orientata verso l’abolizione del bicameralismo perfetto. Fondamentale per Scanu anche il progetto di revisione del Titolo V della Costituzione. «Nel 2001 – ha detto il rappresentante degli industriali – abbiamo assistito alla riforma federalista che non ha portato benefici alle imprese». Durissimo il giudizio sull’utilizzo della specialità in Sardegna: «Per oltre 60 anni l’autonomia è stata utilizzata in modo distorto – ha affermato Scanu – anziché favorire lo sviluppo ha garantito il sottosviluppo». Secondo il presidente di Confindustria, sarebbe un bene sopprimere la potestà legislativa concorrente su alcune materie come la sanità, l’energia e i lavori pubblici e riportare la competenza esclusiva allo Stato».

Altra riforma urgente, per Scanu, è quella della macchina amministrativa regionale. «Confindustria – ha detto il presidente – è da sempre contraria ad una proliferazione di enti. Serve una ricognizione sulle società in house e sugli enti strumentali della Regione, spesso inutili e dannosi per il sistema delle imprese». Scanu ha poi auspicato un riordino degli enti locali. «In Sardegna – ha detto – il 65% dei comuni sono sotto i cinquemila abitanti. Impensabile andare avanti senza un’aggregazione dei servizi». Ultimo cenno, infine, al metodo con cui avviare la stagione delle riforme: «Bene l’Assemblea Costituente se non si trasforma nell’ennesimo carrozzone. Pensiamo ad un organo formato dalle migliori e qualificate competenze della società civile. In ogni caso – ha concluso Scanu – i tempi per procedere alle riforme non devono superare i sei mesi».

Maurizio De Pascale, presidente di Confindustria Cagliari, ha focalizzato la sua attenzione sul tema della razionalizzazione del sistema pubblico. «Spesso – ha detto – assistiamo ad una duplicazione di competenze e funzioni. Tutto questo va a danno delle imprese e di chi produce. Nel settore dell’edilizia, per esempio, sarebbe utile l’istituzione di una centrale unica per gli appalti». Secondo De Pascale, è necessaria in Sardegna «una svolta culturale che consenta all’apparato produttivo isolano di poter contare su regole e tempi certi». Il rappresentante di #Confindustria, infine, ha parlato di riordino degli Enti Locali: «Siamo favorevoli all’abrogazione delle provincie, prima però occorre capire a chi andranno le funzioni».

Il presidente di Confindustria Nuoro e Ogliastra Roberto Bornioli, pur ritenendo ineludibile il processo riformatore, ha evidenziato il rischio che le spinte accentratrici possano ulteriormente penalizzare le zone interne della Sardegna. «Il territorio del nuorese è stato smembrato con la nascita delle nuove province, adesso si pensa a una razionalizzazione che potrebbe accentrare competenze e funzioni alla Regione. Noi crediamo invece utile un decentramento amministrativo. Da tempo – ha concluso Bornioli – chiediamo di portare alcuni assessorati, come quello dell’Ambiente, a Nuoro».

Enrico Gaia, responsabile dei rapporti istituzionali di Confapi, si è detto favorevole al superamento della potestà concorrente su alcune materie riportandole nella sfera legislativa statale. Per Gaia, l’imperativo categorico è rappresentato dall’urgenza di procedere ad una semplificazione della macchina amministrativa e ad una drastica riduzione del peso della burocrazia. «La duplicazione delle competenze è deleteria per lo sviluppo – ha detto il rappresentante di Confapi – molte società in house della regione hanno prodotto molte perdite e nessun vantaggio per le imprese».

Claudio Atzori, presidente regionale di #Legacoop, ha presentato alla Commissione una richiesta formale perché nella revisione del nuovo Statuto sia riconosciuta la funzione sociale delle cooperazione così come stabilito dall’art. 45 della Costituzione. «Altre regioni lo hanno previsto nei loro Statuti – ha detto Atzori – è giusto che lo faccia anche la Sardegna». Tra le richieste, anche l’introduzione di una norma che assegni alla Regione la competenza sul procedimento di revisione per le cooperative, oggi riservato allo Stato: «Garantirebbe risorse aggiuntive al bilancio regionale e procedimenti più snelli per le imprese». Dal rappresentante di Legacoop, infine, la sollecitazione per uno snellimento della macchina amministrativa «commisurata alla popolazione a al sistema economico regionale» e la creazione di una «stazione unica per gli appalti» che assicurerebbe gare certe, regolari, trasparenti e controllate.

Sergio Cardia, presidente di #Agci Sardegna, ha sottolineato la necessità di una riforma complessiva della Regione. Non solo Statuto ma anche Legge statutaria, riorganizzazione della macchina amministrativa e riordino degli Enti lLocali. «La sovrapposizione di competenze frena lo sviluppo – ha detto Cardia – per far ripartire le imprese serve oggi una semplificazione legislativa e un alleggerimento della burocrazia». Da Cardia è poi arrivata una sollecitazione per l’istituzione dell’#Agenzia regionale delle entrate, «uno strumento che ribalterebbe il rapporto finanziario con lo Stato». Giudizio positivo, infine, sull’ipotesi di istituire la #Città Metropolitana di Cagliari.

Per Carlo Tedde, presidente di #Confcooperative, occorre fare un riflessione profonda sul nuovo modello di sviluppo da proporre per la Sardegna. «In questo contesto il ruolo delle cooperative sarà sempre più importante, il mondo va verso un concetto di profitto funzionale al benessere dei territori e dei cittadini». «E’ necessario dare più valore alle imprese – ha concluso Tedde – l’azione della Regione e dello Stato deve essere di supporto e non di mero controllo. «Se non ci sarà un cambio di rotta il sistema produttivo isolano è destinato al collasso».

I lavori della Prima commissione riprenderanno martedì prossimo.

QuintaCommAudAgricoltura21052014 005

«Vogliamo redigere una legge quadro che affronti i principali aspetti del comparto agricolo, semplificando e integrando la normativa vigente a sostegno di uno dei settori fondamentali per la nostra economia».

Lo ha affermato il presidente della #Commissione Attività produttive, Luigi Lotto (Pd), nel corso delle audizioni delle associazioni di categoria e cooperative, che si sono svolte questa mattina in Consiglio regionale.

Obiettivo dell’incontro è stato l’esame delle prime cinque proposte di legge in capo alla Commissione: progetto di legge n. 13 (istituzione, individuazione e disciplina dei distretti rurali, dei distretti agro-alimentari di qualità e dei bio distretti); progetto di legge n. 14 (tutela, conservazione e valorizzazione dell’agrobiodiversità della Sardegna); progetto di legge n. 15 (promozione e costituzione delle organizzazioni interprofessionali per prodotti agro-alimentari); progetto di legge n.16 (istituzione del marchio collettivo della Regione Sardegna per la tracciabilità e la promozione dei prodotti agro-alimentari di qualità); progetto di legge n. 22 (conservazione e valorizzazione dei prodotti sardi e dei derivati dalla lavorazione di semole e sfarinati di grano duro).

All’audizione hanno partecipato la Cia, Copagri, Coldiretti, Confagricoltura, Fedagri – Confcooperative, Legacoop, Agci, e Unci Sardegna. Positiva la valutazione generale sull’iniziativa di raccogliere in una legge quadro tutte le norme sull’agricoltura, integrandole con ulteriori esigenze del comparto. I rappresentanti di categoria hanno chiesto, in maniera unanime, una semplificazione normativa. Positivo, anche, l’esame della proposta di legge sull’agrobiodiversità, sul marchio collettivo di qualità con una attenzione particolare alla scrittura dei disciplinari. Efisio Rosso, Fedagri-Confcooperative, intervenendo sulla costituzione di organizzazione interprofessionali, ha evidenziato che esistono già associazioni di imprese operanti nel settore agricolo.

Pietro Tandeddu, coordinatore regionale di Copagri regionale, accogliendo con favore l’iniziativa della Commissione, ha evidenziato che ci sono anche altri argomenti su cui è importante che il Consiglio regionale legiferi, tra cui il credito agevolato di esercizio, la multifunzionalità, le infrastrutture rurali, la filiera corta, l’aggregazione d’impresa, la semplificazione legislativa, e ha chiesto una maggiore attenzione della Regione alle politiche europee a sostegno dell’agricoltura. Per Francesco Erbì, presidente provinciale di Cagliari della Cia, era necessaria una legge quadro, e ha auspicato che la Commissione analizzi settore per settore le esigenze del comparto.

«Guardiamo con favore a queste proposte di legge – ha affermato Simone Cualbu, vice presidente della Coldiretti regionale – che cercano di dare risposte a un settore in grave crisi». Il consulente della stessa associazione di categoria, Antonio Orefice, ha esortato però la Commissione a valutare, per quanto riguarda la proposta sui distretti rurali quanto accaduto in altre regioni, dove i risultati non sono stati omogenei. Sergio Cardia, presidente regionale dell’Agci Sardegna, ha anche sottolineato la necessità di un’azione di marketing coordinata da un unico soggetto per promuovere i prodotti sardi.

«Quello di oggi è stato soltanto il primo incontro tra la Commissione Attività produttive e le associazioni di categoria – ha concluso il presidente della commissione Lotto – per arrivare, insieme, ad una legge quadro che dia sostegno al settore agricolo sardo.»