4 May, 2024
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E’ stato approvato il bando per le assegnazioni di concessione di posteggi, banchi e box al mercato civico per la vendita al dettaglio di prodotti alimentari e non alimentari, di gastronomia, di somministrazione ed artigianato alimentare e non alimentare nonché per la vendita diretta se produttori agricoli. La presentazione delle istanze scade alle ore 12.00 di lunedì 12 settembre 2022.

Per gli interessati la documentazione è scaricabile dal sito istituzionale del comune di Carbonia.

Il Corpo forestale sta intervenendo con il supporto di elicottero proveniente dalla base operativa di Marganai su un incendio in agro del comune di Villasor, in località Cuccuru Bobboi.

Sul posto, coordina le operazioni di spegnimento il D.O.S. (Direttore delle operazioni di spegnimento) appartenente alla pattuglia del Corpo forestale di Sanluri.

Il comune di Carbonia ha aperto una manifestazione di interesse per l’affidamento di alcuni servizi per lo svolgimento delle consultazioni elettorali. La scadenza è per venerdì 19 agosto 2022, alle ore 12.00. Per l’elenco nel dettaglio delle attività di supporto e le modalità di presentazione delle domande è possibile consultare il sito istituzionale del comune di Carbonia.

Dopo l’anteprima del 24 luglio con il concerto di Carlos Piñana, il 18 agosto riparte la tredicesima edizione di ArtAngo & Jazz Festival, rassegna concertistica organizzata dall’associazione Anton Stadler, sotto la direzione artistica di Fabio Furìa, bandoneonista e compositore.

Sarà un viaggio profondo nel mondo del tango, accompagnato dal bandoneon che vedrà sul palco ad Iglesias, presso la Miniera di San Giovanni, nel piazzale Grotta Santa Barbara, il 18 agosto alle 21.30 I Virtuosi dei Berliner Philharmoniker.

Si tratta di un evento unico e straordinario dove un quintetto dei solisti della più nota orchestra di successo in tutto il mondo, la Berliner Philharmoniker, terrà un concerto dal titolo “Symphonic Tango”. I Virtuosi dei Berliner Philharmoniker sarà composto da Laurentius Dinca (I violino), Mereine Ito (II violino), Mathew Hunter (viola), Beata Antikainen, (violoncello), Stanislaw Pajak (contrabbasso), con Fabio Furia solista (bandoneon), Marco Schirru (pianoforte), Paolo De Liso (percussioni).

Lunedì 22 agosto invece, alle ore 22.00, il suggestivo scenario della Tonnara Su Pranu di Portoscuso, ospiterà i Novafonic Quartet per un concerto dal titolo “Contemporary Tango” (Fabio Furia, bandoneon; Gianmaria Melis, violino; Marco Schirru, pianoforte; Giovanni Chiaramonte; contrabbasso).

 

Lo stato di gravissimo degrado in cui versa il servizio sanitario pubblico in Sardegna registra ogni giorno casi di estremo disagio in cui si trovano migliaia di cittadini. La situazione sta precipitando per la carenza dei medici di base, destinata ad aggravarsi nel breve e medio termine per il collocamento in pensione di molti medici e la mancanza di sostituti.

Oggi registriamo l’iniziativa assunta da un cittadino di Carbonia, Vincenzo Panio, ex consigliere comunale, nonché ex comandante del Corpo di Polizia municipale dello stesso comune minerario, che ha presentato un esposto denuncia alla Procura della Repubblica contro i «responsabili dei pubblici servizi sanitari territoriali e regionali della Sardegna».

Il testo integrale.

Signor Procuratore,
Non è con grande piacere che rivolgo a Lei il presente “esposto-denuncia” contro i responsabili territoriali del Sulcis Iglesiente e di quelli regionali della “sanità pubblica”, ma, dopo attenta riflessione e valutazione sui gravi e irrisolti problemi di tale settore, constatato che detti problemi sono verosimilmente la conseguenza diretta e indiretta di atti omessi o mal compiuti da parte dei vertici di detti servizi, credo sia mio diritto-dovere

denunciare

alla S.V. la grave – direi terribile! – situazione che da qualche tempo si è venuta a creare nel Sulcis Iglesiente (ma parte anche in altri ambiti territoriali sardi) in ordine a vere e proprie omissioni di atti dovuti a garanzia del diritto alla salute dell’intera comunità e in particolare delle cosiddette “fasce più deboli” di donne e uomini che si trovano quotidianamente privati di detto diritto per il colpevole comportamento dei vertici dell’organizzazione sanitaria pubblica. Ciò con conseguenze assai più gravi per una moltitudine di cittadini (nel Sulcis Iglesiente molte centinaia) che combattono quotidianamente con patologie gravi e delicate tanto che se trascurate possono portare in breve alla morte. Oltre a migliaia di persone rimaste dal 1° agosto scorso senza assistenza medica di base.
Ciò premesso, precisato che mi chiamo Vincenzo Antonio Panio, che sono nato a Vallermosa il 12.11.1943 (78 anni compiuti), che risiedo a Carbonia,

espongo quanto segue:

1°) – Soffro da tempo di diverse patologie (vedasi elenco allegato) di cui almeno due assai gravi per le quali da anni sono costretto a frequenti visite ed esami medici, nonché costretto ad assumere diversi farmaci tra cui alcuni vitali per assicurarmi una esistenza quanto meno sopportabile.
2°) – Dal 1° agosto 2022, a causa del pensionamento del mio “medico di base” (ma anche altri due “medici di base” di Carbonia con migliaia di pazienti) non ho più assistenza medica né prescrizione di farmaci a carico del servizio sanitario pubblico.
3°) – Ribadisco che detta situazione riguarda complessivamente alcune migliaia di persone di Carbonia e territorio circostante tra cui, ripeto, alcune centinaia in costanti condizioni di salute precaria per cui devono fare frequenti controlli medici e assumere senza interruzione i farmaci necessari per il loro stato di salute.
4°) – Allo stato, di fronte a ciò – e non si intravedono cambiamenti a breve – non esistono altri medici disponibili in quanto tutti coloro che esercitano in città la medicina di base avrebbero già raggiunto da tempo i “massimali di pazienti” consentiti dal sistema sanitario per ciascuno di essi.
5°) – In tale situazione i suddetti cittadini, me compreso, vivono in uno stato di totale abbandono in merito alla “sanità di base” in quanto non possono riceve l’ordinaria, ma indispensabile, assistenza medica: dalle visite, alla prescrizione di farmaci ed esami clinici anche ordinari.
6°) – Un esempio: nei giorni scorsi ho dovuto fare una visita specialistica per accertare le cause di alcune situazioni sintomatiche alquanto sgradevoli e che mi condizionano non poco la vita quotidiana. Avevo l’impegnativa-prescrizione del medico di base (fatta prima che lui andasse in pensione). Allo stato, presso il servizio sanitario pubblico mi hanno informato che avrei potuto fare detta visita solo tra alcuni mesi.
Ma poiché mi era stato detto che era opportuno e necessario accelerare i tempi, mi sono rivolto ad un medico specialista privato, ovviamente a pagamento. Mi ha visitato due giorni dopo la mia richiesta. La visita ha avuto una durata complessiva (tra ricevermi, interpellarmi sullo stato di salute ed eseguire i controlli) di 25 minuti in totale. Al termine, mi è stato fatto pagare un compenso di 250 euro (dieci euro al minuto). Non ho titolo per stabilire se tale compenso sia o meno congruo, ma mi domando: «Un povero (non è il mio caso, ho lavorato per quasi 60 anni) o comunque un uomo o una donna che non hanno reddito, come possono fare a sostenere tali costi per curarsi»? La mia risposta: «Non si curano e continuano a stare male».
7°) – Nel referto conclusivo rilasciatomi dal suddetto medico privato è contenuta una specifica prescrizione per l’esecuzione di una decina di esami di laboratorio. Ebbene, gli esami non li potrò fare a carico del servizio sanitario pubblico in quanto non sono in grado – a causa dell’attuale stato del sistema sanitario pubblico – di poter avere la prescrizione-impegnativa del medico di base. Potrò farli solo presso strutture private e mediante pagamento di diverse centinaia di euro.
8°) – Domando ancora: «Chi non ha mezzi economici sufficienti o ne è totalmente privo, poiché non ha la necessaria “ricetta-impegnativa” del medico di base con la prescrizione di tali esami, dovrà privarsi di eseguirli e dovrà continuare a stare male rischiando di mettere in grave pericolo la propria salute?»
9°) – In relazione a tutto quanto sopra, mi sono adoperato per avere notizie sulle prospettive di soluzione. Risultato: agli sportelli dei servizi sanitari, gli addetti affermano che non hanno risposte perché trattasi di una situazione per la quale gli incaricati non hanno ricevuto disposizioni superiori, né si possono ipotizzare risposte a breve e medio termine. Perché i vertici regionali o delle aziende sanitarie locali non hanno preso decisioni in merito.
10°) – Risultato: nel frattempo le migliaia di cittadini rimasti senza assistenza medica di base cosa faranno? Anche avendone bisogno, non si potranno curare e vedranno peggiorare la loro situazione mentre coloro che soffrono di gravi patologie dovranno prepararsi alla morte.
11°) – Da qualche settimana si leggono notizie sulla stampa, accompagnate da proclami trionfalistici, che Sindaci, Medici, Sindacati, etc., si stanno riunendo alla ricerca di soluzioni. Ma quando arriveranno nessuno lo dice.
12°) – Siamo in presenza di gravi violazioni dei diritti umani, sia di ordine morale sia di ordine giuridico. Espressamente siamo in presenza della palese violazione del Diritto Costituzionale e della legislazione “a valle” di tale diritto. Infatti, siamo in violazione dell’art. 32 della nostra bellissima Costituzione (troppo spesso tradita) che, tra l’altro, in particolare, prevede la piena tutela della salute dei cittadini … . Ma quando? Con ciò siamo anche in violazione dei principi costituzionali generali primari e fondamentali che stabiliscono tra l’altro che il diritto alla salute è “diritto sociale fondamentale” e, pertanto, inviolabile dell’uomo singolo e della collettività.
E, pertanto, rimane totalmente inevaso anche il più recente provvedimento (Decr. Ministero Salute n° 77 del 23/05/2022) riguardante la definizione dei modelli standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale dei Servizio Sanitario nazionale, entrato in vigore il 07/07/2022.
Signor Procuratore, io non Le chiedo nulla di specifico, perché – ne sono certo – Lei comprenderà a che cosa è rivolta la presente istanza: migliaia di cittadini chiedono la restituzione dell’assistenza sanitaria da tempo sottratta dall’incuria e le inadempienze dei vertici responsabili pubblici preposti alla guida del settore.

Grazie, cordialità.

Vincenzo Antonio Panio

In passato, davanti ad un paziente con mal di stomaco, si pensava a 6 possibilità diagnostiche:
– che fosse una gastrite
– un’ulcera gastroduodenale
– un cancro dello stomaco
– una colecistite calcolosa
– un calcolo del coledoco
– un tumore della testa del pancreas
– una pancreatite
Ma poteva essere anche un aneurisma dell’aorta o un infarto del miocardio, o tutt’altro, come un Herpes Zooster del settimo-ottavo nervo toracico. Era una trappola diagnostica che richiedeva molto tempo, impegno e fortuna.
Oggi la diagnosi esatta è abbastanza veloce e precisa. Si può capire molto con l’esame obiettivo e l’ecografia, seguite da elettrocardiogramma e gastroscopia, e si può raggiungere una ragionevole certezza diagnostica con la TAC e la Risonanza Magnetica Nucleare.
Prima del 1980, erano pochissimi in Sardegna ad avere un gastroscopio ed un ecografo, e nessuno sapeva fare le colangiografie endoscopiche. In quel tempo non esistevano ancora né la TAC, né la Risonanza Magnetica. La diagnosi era affidata all’ascolto del paziente, e all’esame fisico dell’addome. Poi si continuava lo studio eseguendo la “gastrografia con mezzo di contrasto” facendo bere al paziente un bicchiere di liquido radio-opaco. Il radiologo studiava le “lastre” cercando l’ulcera, o il cancro, ma i dubbi diagnostici erano molti.
In rarissimi casi, si eseguiva un primordiale esame endoscopico con uno strumento rigido, che si introduceva attraverso la bocca fino allo stomaco, costituito da un tubo d’acciaio cromato, del diametro di 2-3 centimetri che si chiamava esofagogastroscopio e aveva in punta una lampadinetta ad incandescenza per far luce nel buio delle cavità interne. L’esame era difficile, pericoloso e raramente utile.
Quindi, restava a disposizione per la diagnosi soltanto la gastrografia fatta dal radiologo. Se neppure il Radiologo riusciva a vedere l’ulcera o il cancro allora restava una sola opzione: addormentare il paziente sul tavolo operatorio, aprire la pancia col bisturi dallo sterno all’ombelico; esplorare con gli occhi e con la palpazione lo stomaco, il duodeno, la testa del pancreas, le vie biliari. Se si vedeva un’area sospetta per ulcera si procedeva, seduta stante, alla resezione di tre quarti dello stomaco e alla sua anastomosi col digiuno.
Il dottor Gaetano Fiorentino, a Carbonia, nella sua carriera aveva fatto circa 3.000 di queste procedure. Il professor Mario Sebastiani della Patologia Chirurgica della Università di Cagliari raccontava d’averne fatte 2.000.
Le complicazioni di tale chirurgia avevano una certa frequenza e, non raramente, il paziente moriva.
Quegli iter diagnostico-terapeutici persistettero fino alla prima metà degli anni ‘70. Nell’anno 1973 venne messa in commercio in Italia la “Cimetidina”, nome commerciale “Tagamet”. Fu il primo inibitore capace di bloccare la produzione dell’acido cloridrico nello stomaco. Bloccando l’acido, curava l’ulcera. Era nato il progenitore di tutti i gastroprotettori attuali.
Nel 1979 entrarono definitivamente in commercio i “gastroscopi a fibre ottiche” ed il Sirai ne comprò uno. L’associazione fra Cimetidina e Gastroscopio fu una rivoluzione. Si imparò a diagnosticare con rapidità e certezza le ulcere e a distinguerle dal cancro; il chirurgo endoscopista poteva finalmente vedere con i propri occhi la fonte delle emorragie gastriche , e a trattarle per tempo. Si vide che il “Tagamet” funzionava e si poteva seguire col gastroscopio la guarigione delle ulcere. Immediatamente l’incidenza dell’intervento chirurgico esplorativo per cercare l’ulcera crollò e le resezioni gastroduodenali scomparvero.
Quel primordiale gastroscopio a fibre ottiche acquistato dalla Chirurgia del Sirai, salvò migliaia di vite nel Sulcis e l’ulcera, da dramma, si trasformò in un “fastidioso bruciore allo stomaco” curabile con una pastiglietta.
Nell’Ospedale di Carbonia, in Chirurgia, si formò un’èquipe di chirurghi che si perfezionò nell’endoscopia digestiva. Contemporaneamente, la tecnologia offerta dall’industria migliorò e comparvero i gastroduodenoscopi a “visione laterale” che furono essenziali per condurre lo studio della “papilla di Vater” nel duodeno. Questa piccolissima struttura anatomica, posta in un luogo veramente difficile da raggiungete, rappresenta un incrocio letale: è lo sbocco comune della bile e del succo pancreatico. La sua ostruzione è una tragedia: provoca sia l’ittero ostruttivo sia della pancreatite acuta.
La bile è un liquido giallognolo, denso, viscoso, ricco di “bilirubina”, che ha molte funzioni come: digerire i grassi, mobilizzare la peristalsi intestinale, e adsorbire la vitamina K, che è essenziale per la coagulazione del sangue.
Il fegato produce e riversa nel duodeno 600-800 cc di bile al giorno.
Se la papilla si ostruisce succede che la bile ristagna nelle vie biliari intraepatiche. Il fegato se ne imbibisce tanto che ad un certo punto la bilirubina trabocca nel sangue e si diffonde ovunque nel corpo.
Allora avviene un cambiamento nel colore della cute e degli occhi che diventano gialli: è l’ittero colostatico. Le urine diventano scure come Coca-Cola per eccesso di bilirubina, mentre le feci diventano chiare per mancanza della bile nell’intestino.
Man mano che cresce la quantità di bile nel sangue, il colore giallo della cute e degli occhi diventa sempre più intenso, mentre gli organi nobili come il cervello i reni e il midollo osseo se ne impregnano intossicandosi. Il danno cerebrale porta al coma; il danno renale porta alla insufficienza renale acuta; il danno midollare porta al blocco di produzione di sangue, mentre i muscoli, compreso il cuore vanno incontro alla degenerazione delle fibre e allo scompenso. L’arresto di assorbimento della vitamina K provoca emorragie spontanee.
I microbi si accorgono del grave degrado dell’organismo e del sistema immunitario e partono all’attacco provocando infezioni. Questo disastro totale di tutti gli organi (MOF) innesca la CID (coagulazione intravasale disseminata) e compaiono sia tromboembolie che emorragie irrefrenabili e mortali. Si scatena una “tempesta citochinica” simile a quella che abbiamo sentito tanto descrivere per i malati terminali di Covid-19. Il paziente non ha scampo: l’ittero ostruttivo è una via senza ritorno. Un intervento chirurgico di salvataggio eseguito tardivamente è spesso senza risultati.
Fino al 1980 gli ospedali videro moltissimi pazienti morire così, sia a Carbonia che in tutto il mondo. Tali malati muoiono anche oggi, però in certi casi si riesce a prevenire questa evoluzione, a rallentarla e, qualche volta, a fermarla. Questo vero e proprio miracolo, è avvenuto con l’impiego tempestivo del “gastroduodenoscopio” a visione laterale che ha consentito la disostruzione precoce delle vie biliari con l’impiego di sonde, elettrobisturi endoscopici e stent per il coledoco. I colleghi chirurghi endoscopisti all’arrivo di un paziente itterico si allertavano come ci si allerta all’arrivo di un grande traumatizzato per incidente della strada. Immediatamente, con l’assistenza esterna di un apparecchio radiologico portatile procedevano alla introduzione del gastroduodenoscopio, individuavano la via biliare ostruita, introducevano al suo interno sonde per gli esami radiologici di dette vie ed estraevano i calcoli dal coledoco. In altri casi, dilatavano la stenosi della via biliare dovuta ad un tumore, e sistemavano uno Stent per tenerla aperta e consentire lo sbocco della bile nell’intestino. Una volta messo lo Stent, col passare delle ore e dei giorni, tutta la bile che impregnava gli organi veniva ripresa dal fegato e scaricata nell’intestino. Il paziente tornava alla vita.
Il dramma descritto è avvenuto migliaia di volte e continuerà ad avvenire in futuro. Chiunque è candidato a simili eventi.

Oggi l’Ospedale di Carbonia non ha più in sede specialisti per l’Endoscopia Digestiva, né per le gastroscopie e le colonscopie, né per la colangiografia retrograda ed il trattamento dell’ittero ostruttivo da calcoli o da tumore della testa del Pancreas. E’ necessario costruire l’équipe di chirurghi endoscopisti esattamente come si fece nel 1980. Allora, sotto la spinta di una politica sanitaria gestita dai Sindaci, avevamo raggiunto livelli tecnologici sul trattamento delle più gravi patologie ostruttive biliari e pancreatiche, che ancora oggi sarebbero all’avanguardia. In quegli anni nella Chirurgia Generale del Sirai era stata messa a punto una tecnica svedese-americana per trattare la patologia biliare ostruttiva: la “colangiografia transepatica e il drenaggio biliare transepatico”. Era una tecnica radioguidata in anestesia locale. Sotto i raggi-X i chirurghi infiggevano un ago di 20 centimetri nella base toracica destra, fino a penetrare in un vaso biliare dilatato nella profondità del fegato. Attraverso quell’ago si introduceva un lungo tubino che pescava nella via biliare estraendone la bile accumulata. Già dopo poche ore il paziente migliorava.
Uno di questi pazienti fu poi operato dal professor Dante Manfredi, Direttore Chirurgo dell’Istituto dei Tumori Regina Elena di Roma. Questi aveva lavorato nella clinica chirurgica di Hanoi col collega vietnamita professor Thou That Tung. Il chirurgo vietnamita aveva inventato la tecnica della resezione dei tumori epatici con le dita (“digitoclasia”) e Manfredi l’aveva importata a Roma. Era l’unico in Europa capace di affrontare il caso del paziente di Carbonia. Lo operò e l’intervento andò benissimo, ma dopo 10 giorni di perfetto decorso postoperatorio vi fu una deiscenza delle anastomosi e il paziente morì. Il professor Manfredi attraverso il figlio del paziente fece pervenire ai chirurghi di Carbonia un suo commento: era stupito che in un ospedale sardo così piccolo si facessero procedure così avanzate.
Questo era lo stato delle cose sulla endoscopia digestiva e la diagnostica e trattamento delle ostruzioni biliari a Carbonia 40 anni fa.
Purtroppo, oggi un servizio così felice non esiste più.
Solo chi finisce nel tunnel delle suddette patologie sa quanto sia ingiusto costringere questi malati gravissimi e le loro famiglia a migrare in ospedali lontani che , in assoluto, non garantiscono nulla di più di quanto hanno sempre ottenuto a Carbonia negli ultimi 40 anni.
Il dottor Enrico Pasqui, grande esperto di storia della Medicina, raccontava che fino a 50 anni fa la gente del Sulcis curava l’ulcera gastroduodenale ingoiando lumache vive, e usava trattare l’ittero immergendo il malato nel letame.
Il salto in avanti dalla Medicina dal Medio Evo ad oggi è durato 50 anni.
Prima che si faccia un salto indietro, dobbiamo pensare molto bene a come prevenirlo.

Mario Marroccu

 

Da qualche mese è nata in Sardegna l’Associazione degli Amici del Museo Archeologico di Cagliari, un nuovo sodalizio che si prefigge lo scopo di promuovere la cultura e l’arte e di tutelare, promuovere e valorizzare i beni di interesse artistico, archeologico, paesaggistico ed etnografico mediante l’accrescimento del patrimonio del Museo di Cagliari, prestando assistenza per il conseguimento dei suoi fini di conservazione e di cultura artistica. Durante la scorsa primavera è stata promossa un’articolata attività di promozione, avviata nei mesi precedenti con diverse conferenze e appuntamenti culturali, tra cui il ciclo dei Pomeriggi di Paesaggi nell’ex Regio Museo in Piazza Indipendenza (dove l’associazione ha sede) e la partecipazione attiva ai Dialoghi di Archeologia, Architettura, Arte e paesaggio, curati dall’archeologa Maria Antonietta Mongiu e dal direttore del Museo di Cagliari Francesco Muscolino.
Ora l’Associazione degli Amici del Museo sta presentando le proprie attività nel territorio, in un’azione di promozione e rete con le istituzioni culturali e museali che arricchiscono la Sardegna. Dopo un primo incontro tenutosi a San Vito il 16 luglio, nella serata di venerdì 19 agosto un nuovo appuntamento dal titolo “Una sera con gli Amici del Museo. Tra Cagliari e Iglesias legami nella storia e nella cultura” è in programma a Iglesias, ospite dell’Associazione Mineraria Sarda nel suo giardino in via Roma 39, alla presenza del presidente dell’associazione degli Amici del ManCa, l’architetto e storico dell’arte Franco Masala, e della vicepresidente Marcella Serreli, già direttrice della Pinacoteca Nazionale di Cagliari. In dialogo con l’associazione sarà il Museo diocesano di Iglesias e più ampiamente l’Ufficio per i beni culturali ecclesiastici della diocesi di Iglesias, con i contributi di Silvia Medde, direttrice del Museo diocesano, e Licia Meloni, direttrice dell’Archivio Storico diocesano.
Quello del 19 agosto sarà un primo incontro con la ricca e articolata realtà museale e culturale di Iglesias e del territorio, cui faranno seguito nuove iniziative di confronto e promozione con i vari soggetti, istituzionali e privati, attivi nel Sud-Ovest della Sardegna.

Sono 494 i nuovi positivi al Covid-19 in Sardegna su 780 tamponi eseguiti, 42 diagnosticati da molecolare, 452 da antigenico.

E’ rimasto invariato il numero dei pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva, 10.

I pazienti ricoverati in area medica sono 137 (+8).

Sono 17.997 le persone in isolamento domiciliare (-90).

Si registrano 2 decessi: una donna di 98 anni ed un uomo di 74, residenti rispettivamente nella provincia di Sassari e nella provincia del Sud Sardegna.

Da oggi 16 agosto e fino al 18 presso Antica Tonnara Su Pranu di Portoscuso, torna per la sua settima edizione il Big Blue Festival, l’unico Ecofestival della Sardegna.

Come tutti gli anni, sarà una tre-giorni dedicata al mare, alla sostenibilità, all’ecologia: un invito alla complessità  nella riflessione sul tema “Ambiente”, con l’obiettivo, perseguito fin dalla prima edizione, di creare una nuova coscienza ambientale. A tal fine, grande spazio sarà riservato ai laboratori per i più piccoli con un ricco programma a cura di Argo Circolo Letterario – sezione Fantadìa – e Associazione Hoppipolla che comprenderà un’escursione guidata a Sa Punta e’S’Aliga, area SIC del comune di Portoscuso per scoprirne la preziosa biodiversità; laboratori artistici dedicati al mare e alla natura, con esposizione finale delle opere realizzate, e – l’ultima sera – il Carnevale estivo dedicato al MARE che si appresta a diventare un nuovo appuntamento fisso all’interno del Big Blue Festival.

Nelle tre serate invece, dalle ore 21.00, interventi di professionisti ed esperti di grande competenza: l’archeologo Nicola Dessì, il geologo Luigi Sanciu e il fotografo naturalista e divulgatore scientifico Marco Colombo. Ancora, un approfondimento a cura di Giovanni Paulis responsabile WWF dell’Oasi del Cervo e della Luna di Monte Arcosu; una Rappresentazione a cura del Gruppo di Teatro Su Pranu dedicata a identità e memoria della gente di mare e in chiusura proiezione di un film, definito “audace e straordinario” ambientato nel regno del realismo magico e con un forte messaggio ambientalista: “Vita di Pi” dal premio Oscar Ang Lee.

Fuori programma nella serata del 17: “Escursioni e incursioni musicali” a cura del duo romano Ale&Tom con lira, voce, surpeti e chitarra arpa.

Per tutti i tre giorni del Festival, spazio inoltre alla Mostra fotografica “Natura: femminile plurale” a cura di Alessandro Spiga che celebra la bellezza della natura con opere realizzate dalle bravissime fotografe Elisa Confortini, Daniela Demontis, Vyvys Marras, Nicoletta Muscas, Bettina Puddu e Simona Tedesco.

“Nel 2016, ovvero sette anni fa abbiamo parlato di cambiamento climatico, inquinamento e dell’urgenza di porre rimedio con il nostro comportamento della vita di tutti i giorni a una situazione che si preannunciava fatale. Oggi, nel 2022, non c’è spazio informativo che non tratti la materia. E tutti i giorni assistiamo alle conseguenze disastrose di politiche dissennate. Nel nostro Festival cerchiamo di creare cultura, ampliando la visione e le conoscenze del nostro pubblico. Siamo sempre convinti che questa sia l’unica via per giungere alla tanto attesa inversione di tendenza”, dice Maurizio Cristella, direttore artistico della manifestazione.

Il Big Blue Festival gode del patrocinio del comune di Portoscuso, ed è un progetto 011 Solution, organizzato in collaborazione con l’Associazione Argonautilus.