19 May, 2024
HomeSocialeLa solidarietà è intrepida. Le priorità del Villaggio. Riflessione facoltativa ai Sindaci del Sulcis Iglesiente – di Giorgio Madeddu

La solidarietà è intrepida. Le priorità del Villaggio. Riflessione facoltativa ai Sindaci del Sulcis Iglesiente – di Giorgio Madeddu

Contemporaneamente alla divulgazione del comunicato del 4 aprile 2024, inviato da numerose Associazioni di Volontariato di Carbonia ai Sindaci del Sulcis Iglesiente che chiedevano di prendere atto del disagio di migliaia di Disabili in attesa di accertamento da parte delle Commissioni Mediche per il riconoscimento dell’invalidità civile e della condizione di handicap, mi chiama signora Cecilia per sapere quando la “Commissione per l’invalidità” l’avrebbe convocata.
Sperava in tempi rapidi perché con la sua proverbiale ironia “chi non siara a interru fattu”.
Cecilia è una simpatica ottantasettenne che per gli acciacchi dell’età ha presentato negli ultimi anni: un progressivo ritiro sociale e ridotta la propria autonomia domiciliare. Rilevate de visu le sue difficoltà quotidiane, espressione delle senili patologie ho inviato all’Inps la certificazione per ottenere l’accompagnamento e i benefici della Legge 104 del ’92. La richiesta fu inoltrata quasi due anni addietro ma nell’attesa zia Cecilia ha presentato sempre maggiori difficoltà deambulatorie e oggi si aggira tra cucina e camera da letto con carrozzina e deambulatore.
A questo punto ho recuperato tutti gli invii effettuati negli ultimi due anni ancora in attesa di convocazione dalla Commissione Medica per la Valutazione dell’Invalidità Civile ed Handicap: purtroppo sono 42 (in gran parte, 80%, ultraottantenni con deficit cognitivi e/o deambulatori, tumori) che migliorerebbero la qualità della vita quotidiana con l’arrivo dei sostegni economici e sociali che il legislatore prevede, rapidi?
Gli uomini di legge legiferano senza fare i conti con la burocrazia notoriamente letargica di cui sono spesso responsabili. Il restante 20% dei Pazienti (Neuropatie Demielinizzanti, Tumori, esiti di incidenti stradali e sul lavoro, bambini con autismo e/o malattie rare).
Considerando i miei Pazienti in attesa di convocazione, nel Sulcis aspettano in questi ultimi due anni oltre 3.300 pazienti, in Iglesias oltre 700. Siamo davanti ad un ritardo inaccettabile che abbandona migliaia di famiglie ad affrontare tra mille difficoltà l’assistenza ai propri cari, potrebbe trattarsi di interruzione di servizio pubblico?
Il tema portato all’attenzione dalla CGIL della Sardegna Sud Occidentale nell’ottobre del 2023 non ha visto protagonisti appassionati i sindaci del Sulcis Iglesiente benché avessero ricevuto un assist favorevole, invitante. Non sono pervenute barricate pro invalidi certamente presenti in tutto il territorio se escludiamo il primo cittadino di Sant’Antioco che ha sostenuto le rivendicazioni delle numerose associazioni di Carbonia, indignate visto che come detto il 4 aprile chiedevano un impegno tempestivo e militante.

Dieci giorni dopo numerosi primi cittadini del Sulcis si incontrano a Nebida per promuovere (iniziativa condivisibile) il Cammino di Santa Barbara ma anche la Santa, probabilmente, avrebbe considerato prioritaria la vicenda delle 3.500 famiglie in attesa dei diritti disattesi.
Quando compilo il certificato medico da inviare all’INPS, conosco storia clinica e vicissitudini del Paziente, dichiaro in realtà che in quel momento, proprio in quell’istante, esistono le condizioni di invalidità e handicap, esprimo quindi la mia delusione nei confronti della ASL Sulcis Iglesiente che non riesce ad accogliere i Fragili e accumula ritardi inaccettabili.
Riflettendo sulle criticità del Villaggio (1.500 pazienti di Iglesias non sono il Vangelo ma anche per gli esperti di statistica rappresentano un buon campione) affiancato da tanti anni mi sento di elencare le priorità:
a) Servizio Sanitario Pubblico inadeguato a garantire i Livelli Essenziali di Assistenza, spesso i Pazienti sono costretti a pagare ai privati le prestazioni anche se dotati di esenzioni e/o disabilità e trasferirsi altrove per avere risposte adeguate.
b) L’età media del Villaggio si è elevata: nel 1995 superavano i 75 anni 88 Pazienti, oggi ne registro 180 il 50% di questi Anziani non possono pagarsi i farmaci di Fascia C e gli accertamenti, rinunciano a tutto pur di arrivare alla prossima pensione.
c) Nel 1995 ho partecipato con gioia a 10 nascite, nel 2023 1 solo bambino è venuto a trovarci.
d) Dal 1995 ad oggi il Villaggio si è impoverito di 50 giovani di età compresa tra i 20 e 35 anni (21 laureati) che hanno trovato risposte professionali e gratificazioni sociali in Italia e all’estero.
e) Dal 1995 ad oggi i Disoccupati del Villaggio sono aumentati, i pochi che incrociano incarichi trimestrali sono sempre precari a tempo determinato e introdotti da “segnalazioni clientelari”.
f) Nel 1995 i decessi erano 8 con due tumorali, nel 2023 sono stati 15 con 8 tumorali, gli ultimi 3 decessi tra i miei Pazienti erano Malati Tumorali.
Lo scenario descritto mi interpella e preoccupa, il Villaggio che tra qualche anno mi accoglierà come anziano è meritevole, senza perder tempo, di iniziative radicali che incoraggino la natalità, promuovano il lavoro giovanile dignitoso, non ricattabile e sottomesso al clientelismo della politica.
Una sanità liberata dalla mediocrità dei politici che dal 1978 considerano ”riserva venatoria”. Sindaci, non tutti, rampanti, incapaci di contrastare la mercificazione della sanità se non con slogan spuntati e indolori al potere perché sognano di poter partecipare prima possibile ai tavoli regionali e nazionali della spartizione.
Un Sindaco e un Medico dovrebbero avere la medesima aspirazione: difendere le condizioni di vita e salute dei suoi cittadini-pazienti, la Solidarietà militante che entrambi sono chiamati a testimoniare richiede una scelta non solo formale ma: di “palle” perché si tratta di contrapporsi al potere politico responsabile della tragedia sanitaria: per il Medico se non deve rispondere a qualche debito del passato con qualche capo tribù può essere istintivo schierarsi anche se per i più è “salutare” non esporsi, per un Sindaco si schiude un orizzonte, un bivio: eroismo oppure servilismo.

Eroismo: i responsabili della sofferenza della mia comunità per il 50% in sanità, sul lavoro, sui drammi del territorio e sulle inadeguate proposte future sono ascrivibili al mio partito quindi la mia missione necessita di una scelta radicale. Strappo la mia tessera (di destra o sinistra) e onoro la “mia comunità”.
Servilismo: cari cittadini per quanto le condizioni generali non siano adeguate alle nostre speranze e aspettative alcune promesse che da Cagliari e Roma arrivano meritano fiducia e attenzioni, necessaria pazienza, buonsenso siamo sempre nella loro agenda.
Davanti al bivio, una notte intera, ho aspettato fiducioso ma all’alba ho incrociato unicamente agricoltori e operai che assonati andavano a lavorare.
Riflettevo alle tante Nonne e ai numerosi Pazienti che vivono ai margini, risparmiando sulla spesa, su legna e medicine e umilmente senza schiamazzi in solitudine aspettano il nostro intervento. Il 20 aprile attraverso “L’Unione Sarda” scopro che in città il dibattito si concentra su dove ospitare un giovane artista, un famoso cantante: «Achille Lauro in Piazza Sella? E’ polemica». Recupero il giubbotto da marines, perché aspettavo schioppettate, tiro alla fune e braccia di ferro all’ultimo sangue, argomentazioni alternative ad un investimento disarmonico rispetto alle priorità della città.
Sgomento, dispnoico, incredulo, prendo atto che sono d’accordo sull’iniziativa e la singolar tenzone separa il Consiglio comunale sull’arena: Piazza Sella o Stadio Monteponi?
Investire il bene pubblico per la propria visibilità inseguendo priorità inesistenti può avere vantaggi elettorali a breve termine ma lascia il “Villaggio” senza mutande.
Ad “Iglesias da Bere” filosofia del divertimento e superficialità, si rende necessaria e salvavita un’alternativa da costruire senza rinvii: “Iglesias della Solidarietà”.
Quando l’impegno per la Famiglia e il Lavoro mi concedono il tempo per riflettere sulla mia vita, ritengo significativa l’influenza educativa che hanno avuto nella mia crescita i miei Nonni con cui ho convissuto fino al loro abbraccio finale.
Pensare ai tanti Nonni nel Sulcis che dopo aver superato la guerra, combattuto con la precarietà e le incertezze del dopo guerra ma solo grazie al loro sudore e sacrifici hanno garantito alla mia generazione e ai miei figli di studiare e sperare in un futuro e una vita dignitosa, oggi, aspettare una Commissione impantanata da ruggini burocratiche per riconoscergli la Vita, devo confessarlo: sono deluso e incazzato.

UNA COMUNITA’ CHE NON SOSTIENE LA VITA DEBOLE HA I GIORNI CONTATI

Cordialmente

Giorgio Madeddu
Medico di famiglia Iglesias

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