5 December, 2025
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Legambiente plaude alla sentenza del TAR Lazio sul ricorso presentato da ANEV

«La sentenza è una grande vittoria per la lotta alla crisi climatica, l’indipendenza energetica del Paese e l’abbassamento delle bollette che gravano sui bilanci di famiglie e aziende.» È questo il commento di Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, alla sentenza del Tar del Lazio al ricorso presentato da ANEV, che smonta una parte importante del decreto del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica sulle aree idonee per lo sviluppo delle rinnovabili. La sentenza annulla i commi 2 e 3 dell’articolo 7 del DM aree idonee che garantivano una ampia e incomprensibile discrezionalità alleRegioni.
«Il MASE continua Stefano Ciafaniproceda velocemente a riscrivere il decreto ministeriale e le Regioni si adeguino alla sentenza del TAR Lazio, garantendo uno sviluppo veloce e ordinato degli impianti a fonti rinnovabili e sotterrando per sempre quell’ascia di guerra contro le fonti pulite, in primis fotovoltaico ed eolico, che non abbiamo mai visto usare purtroppo contro i veri scempi che hanno devastato, in alcuni casi in modo permanente, il paesaggio del Belpaese.»
La sentenza
I principali punti rilevati nel DM del 21 giugno 2024 dal TAR del Lazio riguardano in primo luogo la mancanza di principi e criteri omogenei a livello nazionale per l’individuazione delle aree idonee e non idonee all’installazione degli impianti FER, sottolineando che l’articolo 7, comma 2, del Decreto si limita sostanzialmente a ripetere quanto già previsto dalla legge 53/2021; in secondo luogo, i giudici evidenziano che le eventuali limitazioni alla realizzazione di impianti FER devono essere proporzionate, ragionevoli e giustificate da motivazioni ambientali e paesaggistiche concrete e adeguate, senza impedire in modo aprioristico e vincolante la realizzazione di tali impianti, e perciò ritengono illegittima la discrezionalità lasciata alle Regioni di individuare, senza specifiche motivazioni, una fascia di rispetto dal perimetro dei beni sottoposti a tutela di ampiezza differenziata a seconda della tipologia di impianto, proporzionata al bene oggetto di tutela, fino a un massimo di 7 km.
Infine, il TAR ritiene fondato il motivo di ricorso, con il quale è stata contestata la legittimità del DM per l’assenza di una normativa transitoria di salvaguardia dei procedimenti di autorizzazione degli impianti FER in corso di svolgimento. Di conseguenza, obbliga le amministrazioni ministeriali a rieditare i criteri per la individuazione delle aree idonee e non idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili.

In conseguenza della sentenza del TAR, la Regione Sardegna dovrà rivedere la definizione delle aree idonee e non idonee contenuta nella legge regionale 20/2024. Si tratta di un’opportunità preziosa per rimettere in discussione un approccio aprioristico che ha portato a considerare la quasi totalità del territorio sardo come non idoneo, compromettendo le potenzialità della transizione energetica in Sardegna sia in termini di riduzione delle emissioni che di sviluppo sostenibile.
«Ci auguriamo che il Governo provveda con rapidità all’esecuzione del dettato della sentenzadichiara Marta Battaglia, presidente di Legambiente Sardegnae che la Regione scelga questa volta di governare il processo di transizione affrontando il tema delle aree idonee in maniera propositiva, raccogliendo la sfida culturale incardinata sulla costruzione di una nuova relazione tra impianti e paesaggio.»
«La transizione energetica è un processo complessoaggiunge Giorgio Querzoli, responsabile scientifico di Legambiente Sardegnae le scelte che faremo avranno conseguenze importanti e durature per la nostra regione: energia a buon prezzo per i sardi e per le imprese che vorranno scegliere di investire in Sardegna, meno ciminiere ed emissioni climalteranti, indipendenza energetica e nuovi posti di lavoro in un settore in grande crescita e che guarda al futuro.»

È approdata a Carlo
Avviate le rilevazio

giampaolo.cirronis@gmail.com

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