Questa sera, nell’ambito del XIV Festival LiberEvento, lo scrittore e giornalista Marcello Veneziani presenterà, a Calasetta, il suo ultimo libro: “C’era una volta il Sud”
Questa sera, nell’ambito della XIV edizione del Festival Culturale LiberEvento, lo scrittore e giornalista Marcello Veneziani presenterà, a Calasetta, presso la Torre Sabauda (ore 22.00, ingresso gratuito, senza prenotazione) il suo ultimo libro: “C’era una volta il Sud”.
Il testo è costituito da 250 pagine che accolgono 130 fotografie che documentano la vita nello scorso secolo – in particolare negli anni Cinquanta e Sessanta – nel Meridione d’Italia. Il lavoro, la festa, il matrimonio, il gioco, il riposo, l’attesa, il mito, la superstizione, la morte, il dolore: ogni aspetto dell’esistenza umana viene descritto e narrato.
Grazie a Marcello Veneziani disponiamo di un’opera che sottrae all’oblio un mondo genuino e autentico per il quale l’autore sembra abbia nostalgia, non perché egli sia un passatista, ma per i valori autentici di cui quelle genti del Meridione erano – e sono – depositarie e custodi.
Inseguendo le leggi del mercato e dei consumi, tutto ciò che è legato al passato e alla tradizione si tende a tacciarlo come retrogrado e povero, a favore, invece, del nuovo, del moderno, del globale che ci omologa e ci uniforma in nome del cosmopolitismo.
Questa sera, tra descrizione e narrazione, ci verrà presentato il Sud e avremo modo di riflettere su un passato recente, identitario e culturale, da preservare, rispettare, conoscere e tramandare.
Il voler rincorrere il futuro, stare al passo con i tempi ed essere cittadini del mondo, troppo spesso ci induce a credere che tutto ciò che è legato al passato sia qualcosa da superare, dimenticare, di cui vergognarsi perché legato all’arretratezza, al duro lavoro dei contadini e dei pescatori, alla miseria.
Marcello Veneziani non nasconde gli aspetti più tristi, non edulcora il passato nei suoi lati più duri, ma è bravissimo a narrarcelo con la consapevolezza che era un mondo ricco di pregi, tradizioni e, soprattutto, relazioni umane. Quelle relazioni identitarie che creano comunità e che dobbiamo conservare, amare, valorizzare.
Simona Pirosu
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