10 November, 2025
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Attivo industria dei metalmeccanici: «Incontri al MIMIT deludenti, stravolte le aspettative annunciate. Pronti alla mobilitazione»

L’attivo industria dei metalmeccanici si è riunito stamane, a Portoscuso, per esaminare gli ultimi sviluppi delle infinite vertenze degli stabilimenti di Portovesme. Di seguito il documento  integrale diffuso a fine riunione.

Gli annunci del 27/12/2024 in cui si dichiaravano strategiche le produzioni di alluminio, di zinco e di piombo a Portovesme sembrano distanti anni luce. Su SiderAlloys, il 17 ottobre 2025 al Mimit, il ministro ha dichiarato che nel giro di qualche settimana ci sarebbe stato un nuovo soggetto imprenditoriale, pronto a sostituire l’attuale proprietà ritenuta incapace di rilanciare le produzioni di alluminio primario. Nel frattempo è trascorso oltre un mese e quello che emerge è che si sta provando a ripercorrere la stessa strada di qualche anno fa, cioè cercare il coinvolgimento di potenziali nuovi investitori, ai quali si chiede di entrare in SiderAlloys. Questa ipotesi, se confermata, sarebbe l’ennesima perdita di tempo fallimentare, che rischia di far perdere l’unica possibilità di rilancio. Occorre subito chiarire, come dichiarato in tanti precedenti comunicati, che il futuro legato all’attuale proprietà non è più perseguibile. Invitalia deve ricevere un unico mandato: interrompere qualsiasi rapporto con l’attuale proprietà, in quanto non ha mai rispettato il piano industriale sottoscritto nel 2018 e dopo oltre 7anni si ha una fabbrica morta, in condizioni peggiori di come là si era acquisita. Il Ministro non può permettere passaggi differenti, perché, in caso contrario, occorre affermare che si vuole rinunciare definitivamente alle produzioni di alluminio primario, con le conseguenze e le ricadute del caso sul territorio. Pertanto, chiediamo al Ministro un incontro urgentissimo a tutti i livelli, perché la vertenza non è più gestibile. Se per Eurallumina, si può considerare un importante passo avanti, l’approvazione del DPCM (anche se non sufficiente a garantire il rilancio), su Glencore, le comunicazioni fatte il 2 ottobre dal ministro, hanno colto tutti di sorpresa. Si è passati dalle dichiarazioni di produzioni strategiche a “non si farà più piombo e zinco”. Inoltre, nel corso di questi incontri, i numeri su ammortizzatori sociali e forza lavoro impegnata, sono stati incomprensibili. Siamo certi che appena 4 anni fa in stabilimento varcavano i cancelli oltre 1.500 lavoratori, dopo le fermate della produzione di piombo di alcuni anni fa e sopratutto dello zinco di un anno fa, all’inizio del 2025 sono diventate 900, oggi siamo a poco più di 300, con i tanti in cassa integrazione che non sanno quale futuro occupazionale aspettarsi. Gli atti a cui ha fatto riferimento il Presidente della Provincia, hanno dimostrato che la Glencore si è resa protagonista di un abuso dal punto di vista produttivo, che ha indebolito economicamente il territorio; questi, dimostrano che i metalmeccanici nei tanti comunicati, nelle manifestazioni e negli scioperi attuati precedentemente avevano visto giusto, l’idea del mantenimento produttivo era l’unica garanzia a sostegno del territorio. Invece, per il polo industriale di Portovesme spariscono le certezze che ne garantivano l’esistenza, dato che dopo le fermate conseguenti alle produzioni di alluminio e delle difficoltà contingenti nel rilanciarle, subisce un ulteriore indebolimento derivante dalle fermate produttive storiche, in cui vantavamo conoscenza e capacità eccellenti, sia nel mondo degli appalti che tra i diretti. Enel. Anche l’ottenimento del DPCM va visto in questa ottica e mentre da una parte potrebbe rilanciare come detto sopra l’Eurallumina, ha certificato anche il fine vita della centrale Enel di Portovesme, alla quale, manca solamente le data di fine lavori, all’interno della quale si lavora in una situazione di precarietà mai conosciuta precedentemente, in cui i lavoratori si sentono sempre più deboli.

In questa incertezza generale, quali possibilità di rientrare al lavoro potranno avere gli oltre 300 lavoratorə in mobilità in attesa del rilancio industriale? Insomma una gravissima situazione di crisi in cui versa tutto il polo industriale, in cui non appare chiara neanche la posizione della regione. Emerge che dei 32 mesi di perdita industriale del paese Italia, il Sulcis-Iglesiente è seppure in piccola parte, compartecipante, abbiamo rinunciato a produzioni quale alluminio, piombo e zinco senza che ci siano state crisi di mercato delle materie prodotte. Tradotto significa che le multinazionali sfruttano e abbandonano i territori, senza che la politica riesca a invertire o contrastare tali decisioni. Ci preoccupa l’idea di perdere definitivamente queste produzioni, così pure il cambio che politicamente si vuole dare alle produzioni del territorio. Semplificando le dichiarazioni del ministro Urso, incontrato in queste settimane al MIMIT, lasciano intendere che per piombo e zinco non c’è più spazio, contrariamente a quanto dichiarato precedentemente, l’alluminio è in stand-by, per l’Enel si è certificata la chiusura, chi è in ammortizzatore sociale, deve pregare di mantenere perlomeno quella condizione, tuttavia emerge un piano di compensazione tutto da verificare. Rincorsa agli armamenti, black mass, litio, accatastamento di materie critiche rare; che futuro e quali prospettive daranno in termini economici e di occupazione? L’assessorato all’Ambiente nel suo intervento al Mimit ha evidenziato che in merito alle riconversioni per la Portovesme srl, sono state presentate due paginette, dalle quali è impossibile trarre conclusioni; di contro, dalle dichiarazioni della Portovesme queste potrebbero trovare sviluppo per il 2030. Di cosa si sosterranno i lavoratori? È evidente il forte segnale di debolezza della politica a tutti i livelli, nei confronti di aziende o multinazionali, che hanno sfruttato abbondantemente il territorio, pronti a produrre in siti alternativi alle prime difficoltà. Ma il territorio, con in testa i suoi abitanti, le Istituzioni, è quello che vogliono? L’attivo dei quadri e delegati tenutosi oggi, nel respingere totalmente le accuse di voler chiudere le attuali produzioni, esprime un parere totalmente negativo sulle vertenze in corso e propone la convocazione di una iniziativa di coinvolgimento generale (Assemblea), in cui decidere iniziative più incisive, al fine di arrivare a sgomberare il campo da tutte le incertezze esistenti. La politica regionale e nazionale, dovrà chiarire definitivamente in che modo si intende rilanciare l’occupazione del territorio, sapendo che non siamo disponibili ad accettare le “non scelte”, come avviene oramai da tempo, perché non prendere decisioni, sappiamo dove ci porta: significa decidere di perdere le produzioni esistenti e contribuire allo spopolamento territoriale, noi non siamo disponibili ad accettarlo.

Attivo Industria FIOM, FSM, UIL Territoriale

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