10 November, 2025
HomeEconomiaSviluppoFrancesco Giganti (Banca SOS alimentare e culturale): «Sanità di prossimità itinerante nel Sulcis – Un poliambulatorio in ogni Comune»

Francesco Giganti (Banca SOS alimentare e culturale): «Sanità di prossimità itinerante nel Sulcis – Un poliambulatorio in ogni Comune»

Sanità in Sardegna e Vertenza Entrate

La Sanità in Sardegna rappresenta uno dei temi più delicati e controversi della politica regionale. A partire dalla cosiddetta Vertenza Entrate, promossa dall’ex presidente Renato Soru nei primi anni 2000, la Regione Sardegna ha ottenuto dallo Stato maggiori quote di compartecipazione alle entrate fiscali generate sul territorio. Questo riconoscimento si basa sul principio di specialità statutaria della Sardegna, una delle cinque regioni italiane a statuto speciale.

Tuttavia, uno degli effetti indiretti di questa vittoria politica è stato che la spesa sanitaria, tradizionalmente coperta dallo Stato centrale, è diventata progressivamente a carico della Regione, in misura crescente rispetto ad altre regioni. In sostanza, la Sardegna ha ottenuto più risorse fiscali, ma ha dovuto farsi carico anche di maggiori costi, in particolare proprio quelli legati al sistema sanitario regionale.

Le criticità attuali

Questa situazione ha generato nel tempo difficoltà strutturali nel bilancio regionale. Il sistema sanitario sardo è oggi segnato da:

  • Gravi carenze di personale sanitario (medici, infermieri, specialisti);
  • Liste d’attesa sempre più lunghe, con migliaia di cittadini costretti a rivolgersi alla sanità privata o a spostarsi fuori regione;
  • Difficoltà finanziarie nell’erogazione dei servizi essenziali, in un contesto insulare che presenta già ostacoli logistici e demografici;
  • Un crescente malcontento tra i cittadini per la qualità e l’accessibilità dei servizi sanitari.

La proposta: restituire il costo della sanità allo Stato

Alla luce di questo squilibrio, molti osservatori, economisti e politici regionali ritengono necessario riaprire il confronto in sede di Conferenza Stato-Regioni, con l’obiettivo di ricondurre il finanziamento della sanità sarda allo Stato centrale, così come avviene in gran parte delle altre regioni italiane.

Restituire allo Stato il costo della sanità consentirebbe alla Sardegna di:

  • Alleggerire il proprio bilancio regionale;
  • Investire le risorse liberate in sviluppo, infrastrutture e servizi;
  • Garantire un livello uniforme di assistenza sanitaria rispetto al resto d’Italia, come previsto dai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).

Conclusione

La sanità in Sardegna è oggi al centro di una crisi che non è solo gestionale, ma soprattutto sistemica e finanziaria. Senza un intervento strutturale e una rinegoziazione dei rapporti con lo Stato, il sistema rischia di collassare, aggravando le disuguaglianze territoriali e sociali. La revisione degli accordi della Vertenza Entrate, pur salvaguardando l’autonomia fiscale della Regione, deve passare necessariamente per un riequilibrio dei costi della sanità a favore di una maggiore equità nazionale.

Proposta: Sanità di prossimità itinerante nel Sulcis – Un poliambulatorio in ogni Comune

Premessa

Il territorio del Sulcis, composto da 24 comuni, soffre da anni di gravi carenze sanitarie, con liste d’attesa insostenibili, carenza di medici e difficoltà di accesso ai servizi sanitari di base e specialistici. L’attuale modello ospedalocentrico e la scarsa capillarità dei servizi ambulatoriali rendono difficile garantire il diritto alla salute sancito dall’art. 32 della Costituzione.

Obiettivo

  • Istituire un modello innovativo di sanità di prossimità itinerante, tramite:
  • L’apertura o il potenziamento di poliambulatori territoriali in ciascuno dei 24 Comuni del Sulcis;
  • Un sistema rotazionale in cui ogni giorno un medico specialista si sposta in un Comune diverso;
  • Ridurre le liste d’attesa a massimo 30 giorni, garantendo continuità e regolarità nei servizi.

Funzionamento del modello

24 Comuni coinvolti

24 giorni lavorativi al mese (escludendo sabati e domeniche)

Ogni giorno, uno specialista (es. cardiologo, diabetologo, ortopedico, dermatologo…) si reca in uno dei comuni secondo un calendario fisso mensile.

I poliambulatori devono essere dotati delle attrezzature minime standard (ECG, ecografi, connessione telematica con il Fascicolo Sanitario Elettronico).

L’agenda delle visite viene gestita centralmente tramite ASL o software regionale, con prenotazioni facili per i cittadini (anche via telefono o sportello comunale).

Vantaggi

  • Riduzione delle liste d’attesa fino a un massimo di un mese.
  • Accessibilità territoriale garantita anche nei comuni più piccoli e isolati.
  • Sgravio per i presidi ospedalieri principali (es. Carbonia, Iglesias).
  • Maggiore continuità assistenziale per patologie croniche e fragilità.
  • Presenza costante di figure sanitarie di riferimento, anche per l’educazione alla salute e la prevenzione.

Risorse necessarie

  • Personale sanitario: specialisti a contratto o in convenzione, infermieri, amministrativi.
  • Spazi attrezzati: riuso di immobili comunali, ex sedi ASL o scuole dismesse.
  • Mezzi di trasporto per il personale sanitario.
  • Sistemi digitali per gestione prenotazioni e cartelle cliniche.

Sostenibilità

Il modello è scalabile, sostenibile e adattabile. Prevede l’impiego ottimizzato delle risorse umane (un solo specialista può coprire 24 comuni in un mese) e riduce i costi di trasporto sanitario per i pazienti. Può essere finanziato con fondi PNRR, regionali o europei per la medicina territoriale.

Conclusione

Questo progetto rappresenta una risposta concreta, moderna e sostenibile alla crisi della sanità nel Sulcis. Riporta il medico vicino al cittadino, riduce le disuguaglianze territoriali e rispetta il principio di equità del sistema sanitario nazionale.

L’importanza dei dati sanitari per una pianificazione finanziaria realistica

La gestione efficace della sanità territoriale nel Sulcis – e più in generale in tutta la Sardegna – non può prescindere dalla disponibilità e analisi sistematica dei dati epidemiologici e amministrativi. In particolare, i dati sulle esenzioni per patologie oncologiche e cronico-degenerative rappresentano un indicatore fondamentale per comprendere:

Il carico reale di malattia sul territorio;

  • Il numero potenziale di pazienti che necessitano di cure continuative e specialistiche;
  • L’impatto economico che queste patologie hanno sulla sanità pubblica regionale.

Queste informazioni sono essenziali per la stesura del bilancio sanitario regionale. Senza una base dati solida, non è possibile:

  • Costruire un modello predittivo affidabile;
  • Stimare in modo realistico il fabbisogno finanziario annuo per i servizi sanitari;
  • Pianificare in anticipo le risorse umane, tecnologiche e infrastrutturali necessarie;
  • Garantire equità e omogeneità nell’erogazione dei servizi tra territori diversi.

L’assenza o l’incompletezza dei dati comporta il rischio concreto di sottostimare il fabbisogno reale, generando tagli impropri, carenze di servizi e diseguaglianze nell’accesso alle cure, soprattutto in aree fragili come il Sulcis.

Raccomandazione operativa

È urgente attivare:

  • Un sistema informatizzato regionale di raccolta e analisi dei dati sanitari, integrato con le banche dati nazionali;
  • Una collaborazione stretta tra assessorati regionali alla sanità e al bilancio per usare i dati nella costruzione del documento di programmazione economico-finanziaria;
  • La trasparenza dei dati epidemiologici, anche a livello comunale o distrettuale, per una maggiore accountability verso cittadini e amministratori locali.

Conclusione aggiornata

Solo attraverso l’uso corretto dei dati sanitari e una programmazione strategica basata su evidenze epidemiologiche, sarà possibile garantire una sanità efficiente, sostenibile e realmente vicina ai bisogni dei cittadini del Sulcis e dell’intera Sardegna. La restituzione dei costi sanitari allo Stato, associata a una riforma della medicina territoriale e a una migliore capacità previsionale, rappresenta l’unica strada percorribile per superare l’emergenza sanitaria regionale.

Proposta: istituzione di un Osservatorio epidemiologico e Centro di Ricerca internazionale nel Sulcis

Premessa

I dati epidemiologici emersi negli ultimi anni indicano una frequenza anomala e un’accelerazione preoccupante di alcune patologie oncologiche e rare nel territorio del Sulcis e in altre aree della Sardegna. Tale evidenza suggerisce la possibile presenza di fattori ambientali e industriali aggravanti, ancora non pienamente identificati né studiati in modo sistematico.

In particolare, il territorio risente di un carico storico di inquinamento generato da:

  • Bonifiche minerarie mai completate o mai iniziate;
  • Inquinamento industriale persistente (siti ex-Alcoa, Portovesme srl, Eurallumina, impianti chimici e metallurgici);
  • Poligoni militari e sperimentazioni belliche, che hanno rilasciato nell’ambiente sostanze chimiche, metalli pesanti e materiali radioattivi.

Questi fattori, combinati, potrebbero generare un fenomeno di magnificazione degli agenti inquinanti (effetto cocktail), con ripercussioni biologiche ancora poco comprese, che spiegherebbero l’accelerazione di alcune malattie tumorali e rare.

Obiettivo

Trasformare questa condizione critica in una piattaforma di ricerca internazionale, attraverso:

L’istituzione di un Osservatorio Epidemiologico Permanente del Sulcis, con sede in loco, incaricato di:

  • Raccogliere, validare e analizzare i dati sanitari e ambientali;
  • Fornire supporto scientifico alla pianificazione sanitaria e ambientale;
  • Collaborare con ASL, ARPAS, ISS e università nazionali e internazionali.

La creazione di un Centro di Ricerca Internazionale sulle Malattie Ambientali, con l’obiettivo di:

  • Studiare i meccanismi di accelerazione patologica legati agli inquinanti del territorio;
  • Coinvolgere ricercatori e professori da tutto il mondo (medici, biologi, chimici, geologi, fisici, ingegneri ambientali);
  • Attivare collaborazioni con case farmaceutiche, enti di ricerca europei (es. Horizon Europe), e agenzie ONU (OMS, UNEP);
  • Sviluppare studi clinici, progetti di bonifica integrata e trial terapeutici innovativi.

Fonti di finanziamento

Fondi europei per la ricerca e la transizione ecologica (Horizon Europe, Next Generation EU, LIFE)

Fondi strutturali e di coesione per le regioni svantaggiate

Accordi di programma con Ministero della Salute, Ambiente, Università

Partenariati pubblico-privati con università, fondazioni scientifiche e industrie biotech/pharma

Impatto atteso

  • Comprensione delle cause ambientali e genetiche di alcune patologie ad alta incidenza;
  • Sviluppo di terapie e protocolli specifici per malattie rare e tumorali in ambienti contaminati;
  • Bonifica scientificamente guidata delle aree a rischio;
  • Valorizzazione del territorio come hub scientifico di rilevanza internazionale;
  • Creazione di posti di lavoro qualificati nel settore della ricerca, della sanità e della rigenerazione ambientale.

Conclusione aggiornata

Il Sulcis, da simbolo di abbandono e ingiustizia ambientale, può diventare un laboratorio globale di studio, cura e rigenerazione. Ciò che oggi rappresenta una ferita profonda può trasformarsi in opportunità di rilancio, attirando investimenti, competenze e speranza, per restituire dignità, salute e futuro al territorio e ai suoi cittadini.

Francesco Giganti (Banca SOS alimentare e culturale)

E’ ufficialmente a
Domani, mercoledì 2

giampaolo.cirronis@gmail.com

Rate This Article:
NO COMMENTS

LEAVE A COMMENT