12 December, 2025
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Il Governo non può disimpegnarsi dalle politiche industriali – di Mauro Esu

Con la loro mobilitazione i lavoratori di Eurallumina hanno riproposto all’attenzione delle istituzioni la richiesta di un intervento che scongiuri il rischio di una definitiva chiusura dello stabilimento di proprietà della Rusal. Valutando i temi specifici di questa vertenza emerge, ancora una volta, come il nostro territorio viva problematiche che devono necessariamente essere inquadrate nelle questioni industriali che l’Italia vive nel contesto europeo. Dagli incontri tenuti al Mimit fra settembre e ottobre scorsi, in cui si sono affrontate una dopo l’altra le diverse vertenze, è emersa in maniera ancora più chiara e dirimente l’esigenza di avere politiche nazionali e un’agenda industriale che sia davvero all’altezza delle sfide e della reindustrializzazione dell’Italia. Ci pare sia prevalsa nel Governo, soprattutto in questi ultimi mesi, una tendenza a regionalizzare e parcellizzare le vertenze, una sorta di “ognuno si arrangi”. Eppure, se pensiamo alle conseguenze delle guerre sulla nostra economia, i dazi dell’amministrazione americana, i costi energetici e la tassa ETS che impatta fortemente sui costi del trasporto marittimo, penalizzando quasi unicamente la Sardegna, appare evidente come non si possa prescindere da una politica strategica nazionale. A queste problematiche si può aggiungere un tema che nel Sulcis Iglesiente Guspinese si pone in maniera ancora più stringente in questi mesi, ovvero il peso della burocrazia e le lungaggini delle procedure autorizzative in materia di bonifiche. Nel sollecitare un ruolo nazionale più incisivo, vorremmo fosse chiaro che il nostro territorio vive una fase di unitario e corale lavoro in cui sono impegnati diversi assessorati regionali, la Provincia, i comuni, i sindacati e le imprese, volto a favorire nuove condizioni di sviluppo. In questi mesi non siamo rimasti ad attendere con le braccia conserte che da Roma arrivassero tutte le soluzioni, ma abbiamo attivato tutti gli strumenti a nostra disposizione, su scala regionale e nel territorio, cercando di fare la nostra parte. Vale la pena ricordare che, a fine 2023, i 360 milioni del Fondo per la Giusta Transizione (JTF) assegnati al Sulcis Iglesiente, si trovavano ancora arenati nell’immobilismo della precedente amministrazione regionale, con il rischio che andassero totalmente perduti. Con l’accelerazione che si è riusciti ad imprimere nell’attuazione del JTF e del “Fondo per lo Sviluppo e la Coesione”, nonché delle risorse dello stesso bilancio della Regione, possiamo affermare con un calcolo approssimativo, ma per difetto, che su comuni, Provincia, Consorzio Industriale e imprese, si sono riversate in questi ultimi mesi somme che ammontano a circa 250 milioni di euro. Si aggiunga una particolare ed efficiente capacità che, in maniera diffusa, i comuni stanno dimostrando, in alcuni casi in collaborazione con le società partecipate della Regione, nel reperimento di risorse europee (o derivanti da altre fonti) finalizzate al miglioramento e alla creazione di nuove infrastrutture e nuovi servizi. Tutto questo mentre abbiamo dovuto assistere alle promesse di ministri che sono venuti in fabbrica nel Natale dello scorso anno prospettandoci soluzioni e percorsi di cui non si vede alcun risultato. Ecco perché siamo convinti che nel prossimo confronto con il Governo nazionale il nostro territorio abbia le carte in regola per chiedere a tutti di fare la propria parte sia sull’Eurallumina che per tutti i temi industriali ancora aperti. L’approvazione, nello scorso mese di settembre, del Dpcm Energia Sardegna ha segnato una tappa importante, forse storica, per le aree industriali sarde e in particolare per lo stabilimento, altamente energivoro, di Eurallumina. Dopo anni di immobilismo e di conflitti istituzionali che hanno coinvolto anche il tribunale amministrativo, grazie alla mediazione e alle proposte avanzate dall’assessorato regionale dell’Industria, il nuovo decreto favorirà nell’Isola la stabilità energetica nella fase di transizione verso le fonti rinnovabili e garantirà una perequazione tariffaria sul trasporto del gnl. Possiamo dire che oggi si stanno avviando i passaggi formali che porteranno alla realizzazione della rete del gas sino a Portovesme. Era questa una delle condizioni irrinunciabili per qualsiasi industria altamente energivora, in una regione che è l’unica in Italia non collegata alla rete nazionale del gas metano. Permane ancora un secondo punto, grave e complesso, riguardante le sanzioni stabilite dal Comitato di Sicurezza Nazionale, in quanto, su ricorso del Governo, il Consiglio di Stato ha ripristinato il congelamento degli asset della società Rusal. Pertanto, affinché si possa dare avvio agli investimenti di 300 milioni che la società intende realizzare in quel sito, si pongono alcune questioni imminenti da affrontare con il ministro nel prossimo incontro. La prima riguarda le anticipazioni con cui l’Agenzia del Demanio deve, a norma di legge, con fondi del ministero (20 milioni di euro annui), far fronte alla custodia e alla gestione dello stabilimento. Senza queste risorse, si profila un disimpegno della Rusal e la chiusura definitiva dello stabilimento. Il secondo punto si pone a cavallo fra le questioni di tipo politico e quelle più strettamente tecniche e giuridiche. Il provvedimento sanzionatorio del CSF appare, infatti, non del tutto comprensibile in un contesto di uniformità di decisioni su scala europea. I sindacati rilevano, infatti, che in Germania, Svezia e Irlanda, situazioni analoghe riguardanti aziende consociate della stessa Rusal non vedono applicata nessuna sanzione. Pertanto, mentre va chiesto alla Rusal di fare tutti gli ulteriori sforzi per contribuire alla risoluzione del problema, non possiamo esimerci dal sottoporre al Governo italiano una valutazione riguardante la disparità di trattamento nell’ambito dell’Unione Europea.

Mauro Esu

Segretario Provinciale del Partito Democratico del Sulcis Iglesiente

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