29 March, 2024
HomePosts Tagged "Alessandra Zedda" (Page 47)

Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità la risoluzione sugli indirizzi del Consiglio regionale sulla programmazione unitaria 2014-2020.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau. Primo punto all’ordine del giorno il documento n. 1/A della Giunta regionale sulla”Programmazione unitaria 2014-2020. Aggiornamento  e definizione della strategia regionale”. Sul documento la Terza Commissione ha approvato ieri all’unanimità una risoluzione di indirizzi, ai sensi dell’art. 16 della legge regionale 13.

Il presidente Ganau prima di avviare la discussione sul primo punto dell’ordine del giorno ha concesso la parola al capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni sull’ordine dei lavori. Dedoni, a nome della minoranza, ha segnalato al presidente la necessità di inserire al più presto nella programmazione dei lavori dell’Aula una risoluzione sul riordino degli enti locali. «E’ grave – ha detto Dedoni – che non sia stato ancora portato a compimento l’iter per il superamento delle province così successivo ai referendum». Il presidente Ganau ha preso atto della richiesta e invitato il capogruppo dei Riformatori a presentare una richiesta ufficiale nella prossima seduta della Conferenza dei capigruppo convocata per martedì 15 luglio.

Ha quindi preso la parola il presidente della Commissione “Bilancio” Franco Sabatini per illustrare la risoluzione sugli indirizzi di programmazione. «La Commissione – ha esordito Sabatini – ha fatto un lavoro attento e meticoloso grazie anche al lavoro degli uffici. Uno dei punti emersi dalla discussione è la necessità di procedere a una verifica puntuale dell’impatto avuto dalla precedente programmazione nel tessuto economico e sociale dell’Isola per evitare di replicare errori e storture». Sabatini ha ricordato che nel prossimo settennio la Sardegna avrà a disposizione circa 5 miliardi e mezzo di euro «risorse importanti da utilizzare per il rilancio dell’Isola». «La Commissione Bilancio – ha proseguito il presidente – dopo aver sentito gli assessori, le autorità di gestione e tutto il partenariato sociale “ritiene per questo urgente  verificare i piani operativi e la loro applicazione, dalla spendita dei fondi alla pubblicazione dei bandi. Oggi andiamo a pianificare un nuovo settennio, occorre avere un quadro preciso dell’impatto avuto in passato dalla programmazione dei fondi». Sabatini ha ricordato le criticità del passato: «Dei fondi del Fesr – ha sottolineato Sabatini – molti sono stati destinati ad altro: 243 milioni di euro per il Fondo di garanzia a favore delle imprese, 70 al Fondi Jessica, 30 per la reindustrializzazione delle aree in crisi. Ciò ha consentito la rendicontazione immediata delle risorse all’Unione europea, scongiurando la perdita dei finanziamenti, ma, allo stesso tempo, ha distolto un grande quantitativo di denaro per gli altri interventi dei Programmi operativi. Solo 139 milioni sono stati realmente impegnati. Divisi per un settennio il budget è di 27 milioni annui. Tolta la quota di finanziamento a carico della Regione arriviamo a 14 milioni all’anno. Un risultato negativo che mette in risalto una incapacità di spendita delle risorse». Secondo Sabatini, per rimediare a queste criticità serve un miglior coordinamento dei soggetti interessati. «Il rallentamento nella programmazione è dipeso anche dagli enti locali spesso non attrezzati per la predisposizione dei documenti. Ai comuni, ai Gal e alle province, la Regione deve mettere a disposizione l’assistenza tecnica. Si deve agire tutti insieme per riuscire a ottenere i risultati sperati. Nel prossimo settennio  – ha concluso il presidente della commissione Bilancio – i 5 miliardi e mezzo devono farci fare un salto di qualità».

Il presidente del Consiglio ha dato la parola al consigliere di Forza Italia, Alessandra Zedda, la quale ha riconosciuto il lavoro fatto in Commissione con un confronto aperto e leale tra maggioranza e opposizione. L’esponente della minoranza ha garantito che la volontà del partito è di schierarsi unito per il bene della Sardegna per dare il proprio contributo a una programmazione efficace che consenta di spendere i 5 miliardi e mezzo nei prossimi 7 anni. «Ricordo – ha poi affermato – che grazie all’azione della Giunta Cappellacci la nostra regione è stata ammessa tra le regioni di transizione e questo ha fatto sì che avessimo questi fondi in più da spendere per il rilancio del territorio che vive una terribile crisi». Zedda ha ricordato che la commissione, con la risoluzione, ha voluto dare delle indicazioni e aprire una nuova era della programmazione dei fondi europei: «Avremmo anche il piacere di partecipare attivamente alla programmazione come Consiglio regionale». E ha aggiunto: «È una materia che non ha un colore politico, è una materia della Sardegna». Zedda ha spiegato che, per essere in linea con le indicazioni dell’Unione europea, bisogna puntare su progetti specifici e mirati e non su una programmazione generale.  Il vice capogruppo di Forza Italia ha proposto ai colleghi di monitorare con più frequenza l’andamento dei programmi e di avere il coraggio di sospendere quegli obiettivi che non danno risultati.

Il presidente ha, poi, dato la parola al capogruppo di Sel, Daniele Secondo Cocco: «In commissione sono state recepite le modifiche e le proposte di tutte le parti politiche ed è tutto presente nella risoluzione. Più di cinque miliardi da spendere che dobbiamo mettere a frutto per la Sardegna». Cocco ha poi concluso: «E’ un momento importante per il Consiglio regionale che deve lavorare bene anche facendo tesoro degli errori fatti precedentemente. Ringrazio i colleghi dell’opposizione che hanno dimostrato un grande senso di responsabilità e hanno consentito di arrivare in aula in tempi brevissimi».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha invitato l’Aula a non minimizzare la portata dell’argomento in discussione che, anzi, va esaltato. Ha poi sottolineato l’atteggiamento costruttivo e propositivo dell’opposizione aggiungendo che, con l’approvazione unanime del documento, «abbiamo voluto lasciare un segnale molto preciso: il blocco della programmazione regionale, intendendo con questo una pluralità di soggetti anche amministrativi e tecnici, deve cambiare passo». Va chiarito inoltre, ha proseguito Dedoni, «che il Consiglio non accetterà mai di essere un semplice passacarte; ha espresso piuttosto la volontà comune di essere un soggetto veramente attivo della nuova programmazione regionale». Bisogna poi avere le idee molto chiare, ha concluso il capogruppo dei Riformatori, «sulla Sardegna che vogliamo per il domani e in questo senso va ribadita l’importanza di alcuni passaggi cruciali della programmazione regionale nei quali il Consiglio deve essere sempre coinvolto».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha sottolineato positivamente la condivisione dei contenuti del documento. Le politiche di sviluppo, ha poi osservato, «non hanno dimostrato sempre di essere efficaci, per responsabilità per certi aspetti di tipo generale; le risorse disponibili, pari a circa 5 miliardi di euro, devono essere un punto di partenza per cambiare il volto della Sardegna, evitando di ripetere gli errori del passato». Come quelli compiuti in materia di sostegno al lavoro, ha citato Cocco a titolo di esempio, «che, nonostante una dotazione complessiva di 1 miliardo e mezzo di euro, non hanno prodotto i risultati sperati come hanno certificato tutte le analisi di settore: ci sono state dispersioni, non si è inciso in profondità». Adesso, ha sottolineato il capogruppo del Pd, «abbiamo l’occasione di fare un salto di qualità, non giocando al ribasso ma al rialzo, per spendere queste risorse elaborando progetti di qualità». Fra questi, ha concluso, «va dedicata una particolare attenzione al nuovo assetto istituzionale della Sardegna, dove probabilmente nasceranno due grandi aree metropolitane, ma dobbiamo darci un indirizzo preciso su tutti i territori utilizzando le esperienze migliori, a cominciare dalla fiscalità di sviluppo sulla base del modello Sulcis».

Ha quindi preso la parola l’assessore alla Programmazione Raffaele Paci. «Le osservazioni e i suggerimenti della Commissione sono condivisi dalla Giunta – ha detto l’assessore -. La risoluzione approvata mette in luce le stesse criticità che noi abbiamo individuato nella precedente programmazione:  dispersione, mancanza di coordinamento, difficoltà di spendita dei fondi, incapacità istituzionale di Regione ed enti locali. Tutti questi elementi ci devono servire per migliorare nell’attuale fase di programmazione».

Raffaele Paci ha poi sottolineato la difficoltà a cui devono far fronte gli uffici: «Non è facile predisporre i documenti nei tempi dovuti. A tutt’oggi l’Italia non ha ancora ricevuto dall’Unione Europea l’accordo di partenariato con le osservazioni fatte. Nonostante manchi il documento dell’Ue siamo obbligati ad andare avanti nella programmazione senza sapere che cosa contengono i Piani operativi nazionali». Secondo l’assessore, però, non bisogna scoraggiarsi:  una volta licenziata la proposta della Regione (entro il 22 luglio) nei sei mesi successivi si aprirà una fase di concertazione nella quale saranno definiti i POR.

«Durante i prossimi mesi l’interlocuzione con il Consiglio sarà continua – ha assicurato Paci – vogliamo arrivare a una programmazione degli interventi quanto più condivisa. Sui temi strategici non esistono distinzioni tra maggioranza e opposizione. Le ricadute vanno in tutti i territori. Auspico per questo un ampio coinvolgimento del partenariato e dei portatori di interesse. La partita vera si gioca quando vengono scritti i bandi: da questi dipenderà l’effettiva efficacia degli interventi. Sono risorse importanti: faremo lo sforzo per mettere a sistema tutte le risorse in modo che siano un’occasione di crescita per tutta la Sardegna. Lo vogliamo fare in piena sintonia con il Consiglio.»

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il documento che è stato approvato all’unanimità dall’Aula.

Teatro lirico di Cagliari copia

Il Consiglio regionale ha respinto (consiglieri presenti 40, votanti 39, favorevoli 19, contrari 20), la mozione n. 45 presentata dal consigliere regionale Alessandra Zedda (Forza Italia), sul #Teatro lirico di Cagliari.

«L’iniziativa – ha detto Alessandra Zedda in apertura del suo intervento – nasce da una volontà propositiva e ha come obiettivo la valorizzazione e la promozione del Teatro ». Zedda ha proseguito ricordando che la Regione, unitamente al comune di Cagliari e al ministero dei beni Culturali, è socio della Fondazione Teatro Lirico che ha come obiettivo la promozione ai massimi livelli della cultura musicale.

«La Regione – ha spiegato Alessandra Zedda – ha sempre rispettato gli impegni erogando i finanziamenti alla Fondazione, altrettanto non si può dire per il Comune di Cagliari». Il consigliere di Forza Italia ha ricordato che l’amministrazione del capoluogo non ha ancora trasferito al Teatro il contributo obbligatorio del 2013 e l’acconto del 2014 nonostante abbia già approvato il bilancio di previsione. «In assenza di contributi – ha proseguito Alessandra Zedda – la Fondazione potrebbe essere costretta a chiedere un’anticipazione bancaria che potrebbe delineare un danno erariale». Alessandra Zedda ha poi rimarcato l’importanza del Teatro Lirico anche dal punto di vista occupazionale («in questa struttura lavorano centinaia di persone per le produzioni e gli allestimenti degli spettacoli, un’industria soft che deve essere valorizzata») e le polemiche relative al contratto di direttore artistico sottoscritto dal Cda della Fondazione con il nuovo sovrintendente Mauro Meli. «Le polemiche sollevate dal sindaco di Cagliari sono di natura ideologica e non tengono conto dei risultati raggiunti – ha detto Zedda – l’accordo è perfettamente in linea con le nuove disposizioni varate dal governo per i compensi dei manager pubblici e i numeri dicono che gli abbonamenti per la stagione in corso sono cresciuti del 38%».

Al termine del suo intervento, Zedda ha chiesto alla Giunta di riferire in Aula sulla situazione dell’Ente Lirico, di dare corso all’attuazione del Por Sardegna che a seguito della sentenza del Tar mette a disposizione del Teatro 2 milioni e 350mila euro e di completare l’erogazione del finanziamento destinato al risanamento dei debiti pregressi del Teatro, circa 4 milioni di euro.

Il consigliere della minoranza Edoardo Tocco ha ricordato il ruolo e la tradizione del Teatro Lirico di Cagliari ma ha dichiarato che è ancora più importante sottolineare le carenze. Da qui l’invito all’amministrazione regionale ad assicurare una strategia efficace per l’aspetto artistico e, soprattutto, per gli aspetti gestionali, «perché – ha dichiarato Tocco – il teatro è anche un’azienda». L’esponente di Fi del gruppo “Sardegna” ha poi polemicamente invitato l’assessore alla Cultura a verificare le recenti assunzioni al Teatro Lirico e ha ricordato la «cattiva immagine» procurata con il “caso” Crivellenti. Edoardo Tocco ha concluso con l’invito all’assessore Firino perché presti attenzione al Teatro di Cagliari e a tutti i teatri della Sardegna, ad incominciare dal Verdi di Sassari e dal teatro di Paulilatino.

Il consigliere del gruppo Sel, Francesco Agus, ha puntualizzato i recenti fatti accaduti al Teatro Lirico. In particolare ha indicato le date della nomina del sovrintendente Meli e gli importi devoluti per gli incarichi. Agus ha affermato che a Mauro Meli è stato riconosciuto un compenso di 120 mila euro\anno per ricoprire l’incarico di sovrintendente. Successivamente, nel mese di marzo, ha proseguito Agus, il sovrintendente ha avuto l’incarico dal Cda di direttore artistico con un compenso aggiuntivo di 60mila euro. «Il tutto – ha dichiarato Agus – con la contrarietà del presidente della Fondazione e nonostante fosse stata stipulato un contratto di consulenza con un altro soggetto per svolgere le medesime mansioni». L’esponente della maggioranza ha poi evidenziato come soltanto il 20 giugno scorso, il sovrintendete abbia firmato il contratto, con l’aggiunta dell’incarico da direttore artistico. Francesco Agus ha dunque sottolineato il generale scenario che caratterizza le attività artistiche e dello spettacolo e ha ricordato come i soli tagli statali alle fondazioni lirico sinfoniche sia stato di circa 10 milioni di euro. Agus è poi ritornato sui compensi del sovrintendente e ha affermato che «il dottor Meli percepisce un compenso di 111mila euro l’anno che significano – così ha dichiarato il consigliere di Sel – diecimila euro l’anno in più, rispetto ai compensi riservati al presidente della Regione Sardegna». Francesco Agus ha concluso ricordando che tutto il personale del Lirico ha avuto riduzioni negli stipendi e ha affermato che nei tre anni in cui al Teatro Lirico il sovrintendente era Crivellenti, i bilanci sono stati chiusi con un attivo.

Il consigliere del gruppo “Sardegna”, Paolo Truzzu, ha replicato al consigliere Agus ed ha ricordato che il tema all’ordine del giorno non è il sovrintendente del Lirico ma la situazione complessiva del Teatro di Cagliari. Il Lirico – a giudizio di Truzzu – rappresenta l’esempio di ciò che la politica non deve fare, cioè partecipare alle fasi gestionali della fondazione. «Le responsabilità di quanto accade al teatro – ha dichiarato l’esponente della minoranza – è chiara ed è in capo a chi tre anni fa ha scelto un sovrintendente al di fuori delle norme e delle logiche ma che continua a generare conflitti con il sovrintendente e il Cda dell’Ente, nonostante la sua linea sia stata sconfitta». A giudizio di Paolo Truzzu i litigi tra le istituzioni individuino chi certamente sarà sconfitto: i cittadini e gli operatori culturali e dello spettacolo. Il consigliere del gruppo “Sardegna” ha concluso con l’invito all’assessore Claudia Firino «perché esca dalle logiche di parte e affronti la situazione e il dibattito con il ruolo che gli compete in qualità di assessore regionale della Sardegna».

E’ quindi intervenuto il consigliere dei Rossomori Paolo Zedda che dopo aver ricordato le ultime vicende del Teatro Lirico ha sottolineato l’importanza della legge n. 112 del 2013 che ha come finalità il riordino e il risanamento finanziario delle Fondazioni lirico-sinfoniche. «La questione vera – ha sostenuto Zedda – è la spesa  fuori controllo. L’indirizzo del sindaco di Cagliari va nella giusta direzione: riportare dentro i binari la spendita di risorse pubbliche». L’esponente dei Rossomori ha poi parlato dell’attuale gestione del Teatro affidata al Sovraintendente Mauro Meli. «Occorre verificare come si stanno spendendo le risorse e se gli impegni finanziari in linea con le previsioni di bilancio». Zedda ha poi ricordato all’Aula che il prossimo 30 giugno scadranno i termini per la riscrittura dello Statuto della Fondazione. «La Regione – ha concluso – ha il dovere di verificare che i tempi vengano rispettati».
Da Paolo Zedda, infine, un auspicio: «Il teatro deve essere più aperto e puntare non solo agli spettacoli di musica lirica e sinfonica ma aprirsi anche al jazz, alla pop music e alla musica etnica».

Il consigliere Piero Comandini (Pd) ha detto di aver notato nel dibattito la presenza «di ottimi suonatori ma anche di qualche pifferaio e, non sempre, di buona musica». Al di là delle cronache di questi mesi, Comandini ha invitato l’Aula a riflettere «su quello che è successo negli ultimi vent’anni in Italia, dove molte fondazioni avrebbero chiuso se non fosse intervenuto il governo nel 2013». I valori culturali espressi dalle fondazioni sono stati giustamente considerati più importanti dei buchi di bilancio ma in cambio, ha sottolineato il consigliere del Pd, «è stato tracciato un nuovo quadro di regole: gestione aziendale e manageriale, conti in ordine». Il problema non è nel nostro cortile di casa, ha aggiunto, «dato che, come prevede il  decreto valore cultura, il nuovo sovrintendente sarà nominato dal ministero così come il presidente del collegio dei revisori dei conti che sarà un magistrato della Corte dei conti, mentre entro il 2016 le fondazioni dovranno arrivare all’equilibrio strutturale di bilancio, altrimenti c’è il rischio di chiusura». «Un quadro – ha concluso Piero Comandini – che impone a tutti di guardare al futuro».

L’assessore della Cultura Claudia Firino, esprimendo il parere della Giunta, si è soffermata, dettagliatamente, sul quadro che regola l’attività delle fondazioni e sulle sue trasformazioni. «Fra l’altro – ha osservato – occorre approvare il nuovo statuto dell’ente, come hanno sollecitato i rappresentanti della stessa Regione, anche perchè  a novembre scadrà il mandato del consiglio di amministrazione». Per quanto riguarda i finanziamenti, l’assessore ha affermato che «nel 2014 si è operato con continuità liquidando complessivamente circa 4 milioni più della prima rata del prestito straordinario pari a circa 4 milioni, mentre la seconda non è stata erogata a causa dei vincoli patto stabilità». «L’intervento finanziario della Regione – ha detto inoltre l’assessore Firino – è stato possibile solo a fronte della presentazione di un piano di risanamento presentato ad agosto  in cui la fondazione si impegnava a ridurre le spese di gestione, operando attraverso una nuova progettualità per intercettare fondi Ue». «Alcune parti del piano sono state realizzate, altre ancora no – ha concluso l’assessore – ma la Giunta è intenzionata a esercitare fino in fondo il suo ruolo di controllo ed indirizzo».

Il consigliere Alessandra Zedda (FI) ha dichiarato che «fermarsi ad una rassegna della normativa vigente non risolve i problemi sollevati dalla mozione, a cominciare dal comportamento del sindaco di Cagliari che per noi resta censurabile». Nessuno vuole mettere in dubbio che fondazioni debbano essere gestite col massimo dell’efficienza e con la capacità di competere sul mercato, ha continuato Zedda, «ma i soci, regione Sardegna e comune di Cagliari, devono fare la loro parte». Dopo aver sollecitato chiarezza sull’utilizzo dei fondi europei, il vice capogruppo di FI ha auspicato il potenziamento dei progetti di rilancio che tutti, a cominciare dalle istituzioni, devono perseguire.

La mozione, come riportato in apertura, è stata respinta con 19 voti favorevoli e 20 contrari sui 39 consiglieri votanti (40 i presenti).

Consiglio regionale 42 copia

Il Consiglio regionale ha approvato ieri sera, con i voti favorevoli dei 28 consiglieri della maggioranza presenti in Aula e l’astensione dei consiglieri di minoranza, il disegno di legge n. 9/A sull’edilizia scolastica che stanzia 30 milioni di euro per gli interventi urgenti, impiegando le risorse stanziate, nel 2014, sul #Fondo per lo sviluppo e la competitività per la realizzazione di opere cantierabili, Programmi integrati d’area e a interventi di fiscalità di sviluppo.

Ad aprire il dibattito è stato il relatore di maggioranza, il capogruppo del Pd Pietro Cocco, il quale ha sostenuto l’importanza del Dl 9 in sintonia con quanto annunciato in campagna elettorale. «L’esecutivo persegue un obiettivo strategicamente primario nelle politiche tese ad arginare i preoccupanti segnali di debolezza del sistema di istruzione anche attraverso il miglioramento delle strutture scolastiche. In un territorio come il nostro – ha affermato Cocco – dove il fenomeno della dispersione scolastica ha raggiunto livelli preoccupanti, è urgente attuare provvedimenti volti a diminuirne la portata cercando di arginarlo». Per questo motivo il capogruppo del Pd ha detto di non condividere la posizione assunta in Commissione dalla minoranza sull’utilizzo del capitolo di spesa in questione. Un intervento che vede i giovani e la scuola in primo piano, ma anche di rendere immediatamente cantierabili le opere dando così anche un po’ di ossigeno al settore dell’edilizia. «L’immediata cantierabilità, contribuisce, come effetto indotto, a creare un minimo di ristoro al settore dell’edilizia duramente colpito dalla crisi economica – ha affermato – un settore che in Sardegna rappresenta uno dei volani di sviluppo che può contribuire a creare nuove e durature opportunità per soddisfare la richiesta di lavoro che proviene dalla società». Pietro Cocco ha rassicurato la minoranza sulla possibilità di recuperare alcuni progetti approvati precedentemente. Non tutti, ma probabilmente alcuni potranno essere confermati.

Il presidente Ganau ha dato quindi la parola al relatore di minoranza, Alessandra Zedda (Forza Italia), la quale ha evidenziato la mancanza di notizie certe in merito al patto di stabilità, in particolare alla possibilità  di escludere dal patto le spese per l’edilizia scolastica. Il consigliere di Forza Italia ha anticipato la contrarietà della minoranza verso questo disegno di legge, un’azione di governo «che va a discapito dello sviluppo della Sardegna». La Zedda ha poi continuato: «Pur rilevando la fondamentale importanza dell’edilizia scolastica, sottolineiamo che l’idea di sviluppo per la Sardegna e dei suoi territori non può essere monotematica ed abbraccia un ventaglio di temi più ampi. Prendiamo atto che si vorrebbe destinare 30 dei 40 milioni stanziati per le opere cantierabili e Piani integrati d’area che la precedente Giunta ed il Consiglio regionale avevano destinato a progetti per lo sviluppo inteso nel suo complesso e destinarli quasi interamente all’edilizia scolastica».

Per il relatore di minoranza l’opposizione «non può né vuole sostenere atti che, anziché partire da una verifica di quanto è stato programmato, dello stato di attuazione dei lavori in corso e di quanto realizzato, partono invece da uno stanziamento aggiuntivo di 30 milioni, anzi potrebbero ridursi sino a 24 perché destinati anche a nuovi progetti. Mi chiedo se sia stato fatto un puntuale monitoraggio dei progetti relativi almeno agli anni 2011, 2012 e 2013 cioè quelli già programmati e finanziati anche per vostra ammissione con le risorse: 35 milioni FSC 2007/2013, i 28 milioni della delibera CIPE 79/2012 di cui 3,444.000 mila destinati dai Fondi obiettivi di sviluppo per le strutture della prima infanzia. Ancora i 5 milioni della legge n. 98 del 2013 per il rilancio dell’economia a favore della riqualificazione e messa in sicurezza delle istituzioni scolastiche di cui al decreto 15 ottobre 2013, n. 12 dell’assessore della pubblica istruzione, di cui non fate nessun cenno. Questi progetti come stanno procedendo? Che fine faranno?». E ha poi chiesto all’assessore Claudia Firino: «Leggiamo fra le righe che proprio i 35 milioni del fondo FSC sono in fase di ridefinizione programmatica e strategica. L’assessore ci spiegherà cosa vuole fare?». Zedda ha confermato il pieno sostegno alla scuola, «e in particolare riteniamo che gli investimenti sull’edilizia scolastica siano importanti, anzi determinanti per il recupero edilizio e la messa in sicurezza delle strutture destinate proprio ai nostri studenti, soprattutto nei comuni, specificatamente quelli più piccoli e quelli colpiti dagli eventi accidentali e naturali, che hanno drammaticamente compromesso il funzionamento e l’esistenza della stessa istruzione che oggi resta insieme alla famiglia e alla chiesa uno dei fondamentali pilastri della società». Il consigliere di Forza Italia ha infine ricordato che la legge finanziaria 2014 era incentrata sugli investimenti per lo sviluppo, attraverso disegni di legge in materia di opere cantierabili, piani integrati d’area e interventi sulla fiscalità di sviluppo: «Di tutto questo nulla si potrà fare se tutte le risorse saranno destinate all’edilizia scolastica. Ricordo che solo con le opere cantierabili sono stati approvati 98 progetti per 45.493.463,84 euro, più il cofinanziamento enti locali si arriva ad un totale di 63 milioni di euro circa ed ad oggi sono stati comunque erogati 34.500.000 euro per gli anni 2011 e 2012 e con la deliberazione n. 38/20 si arriva a 197 opere; infatti è stato disposto lo scorrimento di altri 99 progetti da aggiungere ai 98 del 2012. Ma ad oggi non risultano esserci spazi finanziari per i provvedimenti di delega.  Mi è d’obbligo far notare  – ha concluso il consigliere Zedda – che dei 93 milioni a cui si fa riferimento, 63 milioni sono già stati destinati alla Sardegna e programmati dalla precedente amministrazione e per ora, quello che si fatto è stato sottrarne 30 aggiuntivi già indirizzati per lo sviluppo delle attività produttive e progetti di riqualificazioni delle amministrazioni locali. Ecco perché i capigruppo della minoranza propongono un emendamento sulla differente copertura finanziaria».

Il consigliere del Pd, Gavino Manca, in apertura del suo intervento, ha definito il disegno di legge in discussione in Aula «importante anche se non esaustivo ma utile per segnare la strada della giunta e della maggioranza su un obiettivo strategico, quale è l’istruzione». Il presidente della Seconda commissione ha sottolineato il suo favore per procedere con l’applicazione del programma di governo, perché significa, ha spiegato Manca, dimostrare di mantenere gli impegni assunti con i cittadini sardi. A questo proposito l’esponente del centrosinistra ha ricordato i dati dell’affluenza delle recenti consultazioni elettorali per evidenziare quanto sia elevato il numero dei “disillusi” e degli “sconfortati” che si allontanano dalle urne e dalla “politica”. «Quindi – è l’invito di Gavino Manca – serve mantenere gli impegni assunti sul tema dell’istruzione, sul recupero della dispersione scolastica e anche per migliorare le strutture, dalle aule, ai laboratori alle mense scolastiche».

Il disegno di legge 9/A, a giudizio del consigliere Manca, è dunque «un primo passo, sicuramente perfettibile, sicuramente non risolutivo di un tema difficile e complicato da risolvere». Per l’esponente dei democratici sono chiari «i numeri del disastro e l’assoluta inderogabilità di interventi immediati» ma è altrettanto evidente come «negli ultimi decenni non vi sia stata né attenzione e tantomeno una programmazione concreta per mettere freno al disastro e favorire un’inversione di marcia per avvicinarsi ai parametri europei». Gavino Manca ha rimarcato come «a livello nazionale la consapevolezza di questa urgenza è stata fatta propria dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nel suo intervento programmatico per la fiducia alla Camera ed ha trovato piena corrispondenza nell’azione politico-amministrativa di questi mesi». «Non esistono più scuse – ha ammonito il presidente della Seconda commissione consiliare – in Sardegna bisogna affrontare senza indugi il tema dell’istruzione».  A questo proposito, il consigliere del Pd, ha auspicato l’approvazione di una nuova legge sull’istruzione che superi la legge 31, a trent’anni esatti dalla sua prima approvazione.

Gavino Manca ha concluso affermando che con l’approvazione del disegno di legge «la Sardegna segue l’esempio indicato in campo nazionale dal premier, Matteo Renzi, per quanto attiene celerità, tempistica e rispetto degli impegni programmatici». «Dal prossimo primo luglio – ha infatti dichiarato il consigliere regionale del Pd – il governo Renzi parte con un programma che prevede un miliardo di euro per le scuole e circa ventimila cantieri in tutta Italia». Gavino Manca ha anche sottolineato le ulteriori opportunità offerte dal decreto del presidente del Consiglio dei ministri, approvato lo scorso venerdì, che esclude dal patto di stabilità interno i Comuni che hanno in progetto di costruire nuove scuole o che hanno in programma interventi di abbellimento e di messa in sicurezza degli edifici scolastici.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha dunque concesso la parola al consigliere del gruppo Forza Italia, Ignazio Locci, che ha espresso perplessità sulla discussione del provvedimento in materia di edilizia scolastica e ha definito l’iniziativa dell’esecutivo e della maggioranza consiliare «il pagamento di una cambiale elettorale». Locci ha proseguito avanzando ulteriori critiche facendo esplicito riferimento alle strumentalizzazioni che, a suo giudizio, sono state fatte all’indomani «del crollo di una pignata al Liceo Dettori di Cagliari». «Un vero e proprio spot elettorale – lo ha definito Locci – che è servito a rappresentare una situazione di decadenza delle scuole che non corrisponde alla realtà dei fatti». Il consigliere della minoranza ha quindi espresso contrarietà per la sottrazione dei circa 35 milioni di euro dal capitolo per le opere immediatamente cantierabili, per finanziare gli interventi stabiliti in legge.

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha affermato che in realtà, con la legge in discussione, «si affronta uno dei nodi strategici del programma della coalizione, non ci sono cambiali da pagare ma interventi sull’istruzione nel suo complesso e non solo sull’edilizia scolastica». Quanto ai rilievi dell’opposizione sulle copertura, per Demontis sono infondati: «Abbiamo ritenuto di individuare le coperture dal fondo per la competitività perché era quello che garantiva una disponibilità immediata, significa che riteniamo altri interventi li riteniamo meno importanti dell’istruzione, la politica ha il dovere di scegliere ed è dovere della politica farlo quando le risorse sono scarse». Non pensiamo, ha concluso il consigliere del Pd, «di risolvere tutti i problemi dell’edilizia, ma questi interventi daranno una mano a rimettere in moto l’economia nelle piccole realtà ed anche a frenare lo spopolamento dei piccoli comuni».

Il consigliere Stefano Tunis (FI)  ha intravisto nel provvedimento della maggioranza «il germe di una iniziativa politica frettolosa che vuole personalizzare un percorso che nei fatti non era di questa maggioranza e di questa Giunta». E’ difficile pensare, ha sostenuto, «che in pochi mesi siano emerse dai contatti col sistema delle autonomie misure di così grande qualità rispetto a quelle messe in campo sulla stessa materia nella scorsa legislatura». Secondo Tunis, al contrario, «il lavoro buono che è stato fatto va salvato perché è il fulcro dell’interesse comune che dobbiamo perseguire ed è quindi un errore trascurare progettualità di ottimo livello sviluppata nel corso degli anni». Dopo aver auspicato un confronto più «virtuoso fra maggioranza e minoranza», il consigliere Tunis ha invitato tutti a riflettere su una scelta che ha sottratto risorse preziose «ad innovazione e sviluppo che meritavano ben altra attenzione, temi di respiro strategico che non possono essere sacrificati in nome della volontà di mettere il capello su cose di altri».

Ha quindi preso la parola Francesco Agus (Sel). «La morte di una comunità – ha detto in apertura del suo intervento – si verifica quando chiude una scuola, fino a quando c’è un bambino che frequenta un’aula la comunità continua ad esistere». Agus ha ricordato le problematiche che affliggono il sistema dell’istruzione in Sardegna, soprattutto nei piccoli centri e nelle periferie: edifici fatiscenti, strutture non a norma, crollo degli iscritti e decisioni ragionieristiche prese altrove. «In guerra – ha affermato Agus – la scuola è l’ultima cosa che chiude e la prima che si riapre quando torna la pace. Se si lasciano cadere a pezzi gli edifici si manda un messaggio chiaro: studiare non è più un diritto ma un privilegio». L’esponente della maggioranza, nel ribadire l’importanza del disegno di legge in discussione, ha sottolineato l’esigenza di un provvedimento organico sull’istruzione. «Oggi è un buon inizio – ha concluso Agus – l’edilizia scolastica ha bisogno di interventi urgenti ma occorre mettere mano anche al dimensionamento scolastico, alla didattica e al grave problema della dispersione scolastica. Solo così potremo coltivare la speranza di avere in futuro un’Isola più colta e una classe dirigente all’altezza dei tempi».

Gianni Tatti (Udc), consigliere dell’Udc e sindaco di Ruinas, ha espresso forti dubbi sulla necessità di intervenire con una legge specifica per l’edilizia scolastica. «Nei comuni sardi – ha spiegato Tatti – molti interventi di ristrutturazione e messa a norma delle scuole sono stati inseriti nel piano delle opere cantierabili. Il mio comune ha investito importanti risorse in questa direzione, mi spaventa oggi lo stravolgimento dello scenario con lo spostamento di ingenti risorse da un capitolo all’altro del bilancio regionale». Tatti ha quindi segnalato all’Aula le enormi difficoltà che si trovano ad affrontare i piccoli centri della Sardegna. «E’ vero – ha concluso il consigliere dell’Udc – che la scuola è una priorità, ma è altrettanto vero che nei paesi si muore di fame. Come responsabili delle nostre comunità abbiamo il dovere di metterci una mano sulla coscienza per capire se abbiamo fatto fino in fondo il nostro dovere».

Il presidente Ganau ha dato poi la parola al consigliere di Forza Italia Oscar Cherchi, il quale ha concordato sul fatto che si tratti di un disegno di legge sicuramente urgente, visto tutto quello che accade nelle scuole italiane e sarde. Secondo Cherchi però è un testo «molto controverso soprattutto nella parte economica», perché le risorse, circa 30 milioni di euro, verrebbero sottratte «con giochi di prestigio ad altri settori altrettanto importanti», come le opere cantierabili e i Pia. «Questo disegno di legge – ha proseguito Cherchi – non propone una soluzione, ma demolisce altre iniziative altrettanto fondamentali per la Sardegna». Secondo il consigliere azzurro non si può fare una programmazione di spesa esclusivamente a vantaggio di un settore, seppur molto importante, lasciando indietro gli altri. Cherchi ha chiesto alla Giunta di riferire a che punto siano le trattative con il Governo Renzi sul patto di stabilità, in particolare sull’eliminazione dei fondi sull’edilizia scolastica dal patto. Cherchi ha anche esortato la maggioranza a valutare a che punto siano i diversi piani avviati negli ultimi tre anni per la messa in sicurezza degli istituti scolastici. «Meglio – secondo il consigliere di Forza Italia – concludere i progetti già in corso piuttosto che iniziarne altri. Cosa accadrebbe diversamente ai progetti già finanziati?».

Favorevole alla legge il consigliere del Pd, Piero Comandini, il quale ha affermato che «mandiamo i nostri ragazzi a studiare in impianti fuori norma, in ambienti inadatti per apprendere, e la qualità degli ambiente è anche alla base della dispersione scolastica». Comandini ha ricordato il crollo del soffitto del Liceo classico “Dettori” di Cagliari, dove si è rischiata la tragedia. «Investire sulla scuola e sul sapere è il miglior investimento economico che si possa fare. È questa la scelta strategica della Giunta e i 93 milioni non sono ancora sufficienti».

Il presidente Ganau ha dato, quindi, la parola al capogruppo di “Soberania e Indipendentzia”, Emilio Usula, il quale ha condiviso il disegno di legge presentato dalla Giunta Pigliaru: «È una norma urgente, opportuna e condivisibile. Un modo nuovo di intendere un progetto di sviluppo che si basa sull’istruzione, puntando sui nostri ragazzi». Per Usula occuparsi di scuola e istruzione non significa disimpegnarsi verso altri settori, ma ha anche chiesto alla Giunta di chiarire il significato della frase, scritta nel comma 1 dell’articolo 1, che prevede di «garantire la ripartizione territoriale delle risorse». Per Usula bisogna «potenziare le aree dove è più forte l’abbandono scolastico».

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha riconosciuto l’importanza del tema oggetto del dibattito consiliare ma ha evidenziato che con l’esame del disegno di legge n. 9/A si «affronta il tema dell’edilizia scolastica ma non quello dell’istruzione». L’esponente della minoranza si è dichiarato d’accordo sulla necessità degli interventi nelle strutture che da tempo non hanno registrato attenzioni e risorse. «Infatti – ha spiegato il consigliere Dedoni – nelle commissioni abbiamo tenuto atteggiamenti e condotta politica conseguenti». Il capogruppo della minoranza ha quindi dichiarato di non condividere, invece, le affermazioni rese dal capogruppo del Partito Democratico, quando, in sede di svolgimento della relazione di maggioranza ha confermato, a giudizio di Dedoni, che «il disegno di legge è il saldo di quanto promesso in campagna elettorale». Il consigliere dell’opposizione ha dunque espresso critiche per la copertura finanziaria del provvedimento («si tolgono risorse ai capitoli che danno respiro alle imprese e un po’ di lavoro»). Attilio Dedoni ha poi evidenziato le difficoltà cui vanno incontro gli Enti Locali e ricordato come di recente, un Comune che aveva avanzato richiesta per realizzare una nuova aula della scuola media del paese, abbia ottenuto le risorse per realizzare l’opera soltanto dopo che l’intera scuola è stata chiusa.

L’esponente dei Riformatori nella parte conclusiva del suo intervento si è detto pronto ad affrontare non solo gli aspetti riguardanti l’edilizia scolastica ma soprattutto quelli inerenti l’istruzione, ricordando le ingenti risorse, destinate nel corso degli ultimi anni, per combattere la dispersione scolastica. «Serve capire come sono state utilizzati i denari», è l’invito del consigliere Dedoni che ha ricordato il basso numero di laureati sardi per affermare che «è necessario anche predisporre approfondimenti su come le Università di Cagliari e Sassari utilizzino le risorse che la Regione stanzia per gli Atenei».

Il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, ha definito il disegno di legge in discussione «importante» e ha ricordato come il tema sia tra gli impegni assunti dal centrosinistra in campagna elettorale. «E’ il secondo impegno che manteniamo – ha aggiunto Arbau – dopo quello che riconosce gli indennizzi agli allevatori per la Blue Tongue». I due risultati sono citati dal consigliere eletto nelle liste de “La Base” per contrapporli alla mancata attuazione del primo impegno assunto nella campagna elettorale del 2009 dall’allora candidato Cappellacci, per quanto riguarda la riscrittura del Piano regionale paesaggistico. L’esponente della maggioranza ha sottolineato che il provvedimento all’esame dell’Aula contiene una importante novità perché prevede un unico centro amministrativo con effetti positivi sulla spendita delle risorse.

Il capogruppo Arbau ha dunque sottolineato il favore per gli interventi in materia di edilizia scolastica ed ha auspicato che da subito si affronti il tema della scuola e dell’offerta scolastica. «Serve una scuola del territorio – ha dichiarato Arbau – una scuola di qualità, senza le pluriclassi, al passo con i tempi e in linea con i bisogni delle nuove generazioni». Il capogruppo di “Sardegna Vera” ha concluso il suo intervento sottolineando la necessità «di ripartire dagli istituti agrari» in considerazione dell’importanza e del ruolo del comparto agricolo in Sardegna.

Il capogruppo dell’Udc, Luigi Rubiu, ha rivolto critiche alla maggioranza «per la scelta di utilizzare il tema importante dell’edilizia scolastica per proseguire nella campagna elettorale». L’esponente della minoranza ha definito il provvedimento «fantasioso e privo di credibilità, visti i vincoli del patto di stabilità». Il capogruppo Rubiu ha criticato la copertura finanziaria della legge e ha denunciato una sproporzione nella quota percentuale di risorse destinate alla progettazione. «Il 20% dei 30 milioni complessivi destinati alla progettazione – ha concluso Rubiu – è una cifra troppo elevata e che non è in linea con quanto la Regione destini alle progettazioni per opere finanziate: al massimo il 6% per i progetti e il 3% per la direzione lavori».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha ribadito la posizione favorevole del partito e del gruppo, «perché è parte del programma ma soprattutto perché quello dell’istruzione è un problema centrale della società sarda, una priorità, un argomento non ordinario, una delle linee guida della nostra politica». Soffermandosi poi sul rapporto con le scuole e gli enti locali, Deriu ha sostenuto che «sono dettagli dei quali si occuperà la giunta, il punto centrale restano la forza e l’impatto dell’intervento, l’investimento sui giovani e sul futuro, su uno sviluppo economico che può ripartire proprio dall’istruzione». La politica scolastica, ha infine affermato l’esponente del Pd, «ha bisogno anche di altro e ne siamo consapevoli ma stiano iniziando un percorso che meriterebbe, anzi, una sessione speciale del Consiglio; ci interessano le mura ma ancora di pi le intelligenze migliori della nostra società».

Il consigliere Alessandra Zedda (FI) ha manifestato invece preoccupazione per l’andamento del dibattito. «Siamo tutti per l’istruzione, la sicurezza e l’efficienza – ha detto – il problema è che state dicendo no all’individuazione di diverse coperture che non impatterebbero su attività produttive, una chiusura incomprensibile». L’esponente dell’opposizione ha espresso inoltre forti perplessità sulla possibilità di avviare nuove progettazioni e chiuderle in soli sei mesi. Spero di sbagliarmi, ha commentato, «ma qui si sta ragionando senza tener conto della realtà, così come con tutta probabilità si sta lavorando senza manca una analisi compiuta della situazione esistente, a cominciare dalle risorse disponibili e non ancora spese».

Per la Giunta, e in sostituzione dell’assessore Claudia Firino, assente per una indisposizione, l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha affermato: «E’ vero, siamo qui per pagare una cambiale elettorale e spero che lo faremo molto spesso, è un impegno preso con gli elettori ma si deve fare così, non ci trovo niente di strano». «La Giunta – ha poi spiegato l’assessore – vuole avviare con questo provvedimento un programma complessivo che vuole puntare sull’istruzione e sulla formazione, fermo restando che i problemi dell’istruzione e della dispersione scolastico sono ben altri, in una Regione come la nostra che ha la performance peggiore d’Italia e situazione peggiore anche in termini di edilizia». Citando la massima keynesiana «affrontiamo l’emergenza pensando al futuro», Paci ha aggiunto che «si apriranno cantieri guardando al futuro in un settore considerato strategico, poi si andrà avanti con riforma di legge regionale di settore e molto altro». Nell’azione dell’esecutivo, ha proseguito, «c’è continuità con quanto fatto precedentemente, progetti e risorse non li cancelliamo, mettiamo solo i fondi a sistema, col supporto di un nuovo progetto di sistema informativo già buon punto che ci ha fornito molti dati: su 330 comuni sono pervenute 230 domande più quelle delle province e delle unioni dei comuni e progetti per un controvalore di 457 milioni». Ovviamente, ha chiarito l’Assessore Paci, «non si realizzerà tutto, si tratta sempre di opere pubbliche che hanno bisogno di tempi, ma il quadro del fabbisogno c’è; su questo spero ci sia coinvolgimento di tutto il Consiglio». Dopo aver espresso forti perplessità su una copertura alternativa del piano proveniente dalla sanità, «già sottofinanziata», l’assessore ha concluso sottolineando il dato strutturale dell’integrazione fra il piano della Regione e quello del Governo nazionale «sblocca Italia» orientato alla realizzazione di scuole migliori e più efficienti, primo tassello di nuova visione dell’istruzione.

Chiusa la discussione generale, il presidente Garau ha messo ai voti  il passaggio agli articoli. Quattro gli emendamenti presentati all’art. 1, tre della maggioranza ed uno dell’opposizione che chiedeva di spostare la copertura finanziaria dai fondi per le attività produttive a quello sulla sanità.

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha suggerito alla Giunta di rimandare a fine anno il quantum da destinare alla legge. «Non facciamo l’errore di buttare il bambino insieme all’acqua sporca – ha detto Zedda – togliere i 30 milioni dalle attività produttive e dalle opere cantierabili in corso e quello già programmate sarebbe un errore oltre che un danno per le amministrazioni».

Efisio Arbau, capogruppo di “Sardegna Vera” ha voluto rassicurare nel suo intervento il consigliere Zedda: «Non c’è alcune intenzione – ha detto – di abbandonare le cose fatte precedentemente, il progetto per l’ospedale San Raffaele ne è l’esempio più evidente».

Per Salvatore Demontis (Pd) «dallo scorrimento della graduatoria si evince che le opere cantierabili si basano su priorità diverse. Erano infatti orientate sullo sviluppo delle attività produttive, obiettivo differente da quello individuato dalla giunta che vuole intervenire sul primo tassello dell’istruzione, primo punto del mandato affidato dagli elettori questa maggioranza». Improponibile per Demontis pensare di utilizzare per la copertura finanziaria le risorse della sanità.

Mario Floris (Uds) ha sottolineato la mancanza di qualsiasi riferimento all’edilizia scolastica nel programma elettorale del centrosinistra. «Sono andato a rivedere il programma – ha detto Floris – si parla di tutto ma non di questo. Se volete scopiazzare Renzi avete il diritto di farlo, ma non dite di dover pagare una cambiale elettorale».

Chiusa la discussione sugli emendamenti il presidente Ganau ha chiesto il parere della Giunta e del relatore di maggioranza sugli emendamenti presentati. L’assessore Raffaele Paci e il relatore Pietro Cocco hanno espresso parere negativo sull’emendamento dell’opposizione con il quale si individuava una diversa copertura finanziaria per la legge.

Il presidente Ganau ha dato, poi, la parola per dichiarazione di voto al consigliere dei Riformatori sardi Luigi Crisponi, il quale ha ricordato la ratio degli interventi previsti nella legge finanziaria 2014. L’obiettivo era di tenere insieme i progetti  delle opere cantierabili, Pia e per gli interventi di sviluppo attraverso una maglia, una impalcatura  che tutelasse le imprese. Con questo intervento, secondo Crisponi, si sottraggono fondi alla filiera produttiva. Critico anche il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, il quale ha affermato che «questo provvedimento non darà nulla nell’immediato, state inficiando un provvedimento previsto dalla Giunta Cappellacci per opere di sviluppo per la Sardegna».

Secondo il presidente della Commissione Cultura, Gavino Manca (Pd) «C’è una incomprensione di fondo: i 30 milioni dei 40 milioni fanno parte del Fondo per lo sviluppo e la competitività del 2014, non sono fondi del 2013». Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha esortato, infine, la maggioranza a tornare sui suoi passi, visto che questo intervento sta generando malumori anche tra i sindaci del Pd. Critico nei confronti della maggioranza anche il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis. Il presidente ha dato, poi, la parola al consigliere del Pd, Piero Comandini, il quale ha ribadito che questa legge mette in campo milioni di euro che andranno a dare respiro al settore produttivo, in particolare a quello edile.

Il presidente del Consiglio ha dunque concesso la parola al capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis per la dichiarazione di voto sull’emendamento. L’esponente della minoranza ha affermato che le dichiarazioni dell’assessore alla Programmazione, per esprimere il parere contrario al suo accoglimento, dimostrano come sia ancora lontana l’intesa, solo annunciata, col governo nazionale sul patto di stabilità. «Penso – ha proseguito Pittalis – che tra ciò che si spera di realizzare e ciò che si è concretamente realizzato ci sia il Mar Tirreno di mezzo». Il capogruppo di Fi ha concluso rimarcando «che il centrosinistra si assume la responsabilità politica di togliere risorse al sistema produttivo sardo, mentre il centrodestra censura questo modo di operare»

Il presidente Ganau ha dunque posto in votazione con procedimento elettronico l’emendamento n.1 (Pittalis). Terminate le operazioni di voto, il presidente del Consiglio ha proclamato l’esito della votazione: presenti, 58 consiglieri; votanti, 55, favorevoli, 21, contrari, 34. «Il Consiglio non approva».

Il presidente del Consiglio ha posto in votazione l’emendamento sostitutivo parziale n. 3 (Pietro Cocco) e ha ricordato il parere favorevole espresso dalla Giunta e dal relatore di maggioranza per l’emendamento che riduce dal 20% al 10% la percentuale riservata alla progettazione. Il presidente ha concesso la parola al capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, che ha polemicamente espresso apprezzamento per la decisione della maggioranza di ridurre la percentuale di risorse destinate alle progettazione ed ha affermato che serve destinare le risorse agli interventi urgenti e portare all’1% la quota riservata alle progettazioni.

La consigliera Alessandra Zedda (Fi) ha denunciato che «non c’è unità di vedute tra maggioranza e Giunta». A giudizio dell’esponente della minoranza la correzione avanzata dall’emendamento presentato dal capogruppo del Pd dimostra che «ci sono errori di valutazione e si è seguita un’impostazione non corretta».

Il capogruppo di “Sardegna Vera” ha espresso parere favorevole all’emendamento n. 3 e sottolineato che il comma 2 dell’articolo 1 garantisce a tutti gli Enti Locali la possibilità di progettare.

Il consigliere Ignazio Locci (Fi) ha ribadito che l’emendamento n. 3 dimostra che «la Giunta non ha compiuto le opportune valutazioni delle esigenze effettivamente in campo».

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha “giustificato” il suo voto di astensione sull’emendamento n. 1 e ha dichiarato che, a suo giudizio, l’assessore della Programmazione «dimostra di avere idee un po’ confuse quando cita i dati del bilancio della Sanità». L’esponente della minoranza ha ricordato che nessuna delle Regioni italiane “copre” per intero la spesa sanitaria e ha affermato che «non è ipotizzabile immaginare un qualche taglio alla Sanità». L’onorevole Oppi, in riferimento a quanto stabilito nell’emendamento n. 3  ha dunque sottolineato che nel corso dei lavori della Terza commissione, il competente assessore, in sede di esame del provvedimento in discussione in Aula, ha sempre dichiarato che la quota del 20% per la progettazione era una quota che non poteva essere ridotta. «Il tutto – ha concluso Oppi – dimostra che c’è confusione nel centrosinistra e anche nel centrodestra».

La consigliera del Pd, Rossella Pinna, ha replicato alle critiche della minoranza e ha dichiarato la sua personale soddisfazione nel procedere con il primo intervento in materia di edilizia scolastica.«Questa legge – ha affermato Rossella Pinna – dimostra che abbiamo le idee molto chiare, al contrario di quanto affermano alcuni colleghi della opposizione». L’esponente del centrosinistra ha ricordato i dati diffusi dai sindacati all’indomani dei crolli che hanno interessato il Liceo Dettori («la metà delle scuole non è a norma») e la protesta degli amministratori provinciali con la consegna delle chiavi degli oltre duecento istituti di competenza. A giudizio di Pinna, l’approvazione del provvedimento all’esame dell’Aula, è una risposta alla domanda di sicurezza e ai bisogni di insegnati, genitori e sindaci.

Il capigruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha richiamato l’attenzione del Consiglio sulla concretezza, «che non è compatibile con la scelta di affidare nuove progettazioni, con le quali si arriverebbe alla fine dell’anno senza aprire i cantieri». «Al contrario – ha aggiunto – molte progettazioni sono già completate e su queste, semmai, occorreva concentrare gli interventi, si è parlato di scuole senza abitabilità, sappiamo davvero quali sono e dove sono?»

Il consigliere Ignazio Tatti (Udc), rispetto all’intervento dell’assessore Paci, ha lamentato di «non avere la disponibilità del dato relativo al numero dei comuni hanno che hanno presentato progetti cantierabili». Questo dato, ha sostenuto, «avrebbe avuto una importanza decisiva per valutare le priorità dell’intervento, meglio destinare le risorse sul fondo unico comuni».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) si è limitato a puntualizzare che l’emendamento prevede il dimezzamento dei fondi per le nuove progettazioni.

Il consigliere Giuseppe Fasolino (FI) , preannunciando l’astensione, ha ricordato la sua esperienza da sindaco «che non dorme se in una scuola manca l’agibilità, ma non si dorme nemmeno pensando ad un padre di famiglia senza stipendio». Con i bandi sulle opere cantierabili, ha continuato, «abbiamo realizzato un nuovo lungomare a Golfo Aranci, con 6 pontili realizzati da cooperative locali con maestranze del posto, più le attività indotte, in conclusione 400 posti barca e 40 posti di lavoro diretti più l’indotto: la scelta non è fra istruzione e occupazione, si deve dare il massimo per entrambe le cose».

Il consigliere Alessandro Collu (Pd), ha ribadito con forza che «la situazione delle scuole sarde, dove nella metà degli edifici mancano le certificazioni di agibilità, richiede interventi di grande urgenza, è vero che i problemi sono anche altri come mancanza di palestre e di impianti efficienti; casomai sarebbe stato giusto lamentarsi per la scarsità dei fondi». Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente del Consiglio ha messo in votazione l’emendamento, che è stato approvato.

Subito dopo, Ganau ha sottoposto al vaglio dell’Aula l’articolo 1, approvato per alzata di mano, e l’emendamento aggiuntivo  n.4 sul quale il capogruppo Pittalis ha richiamato l’articolo del Regolamento che richiede il parere delle commissioni di merito entro termini perentori . «Non capisco – ha detto Pittalis – perché si deroghi al Regolamento». Il presidente Ganau ha chiarito il senso dell’emendamento aggiuntivo e rassicurato «Non c’è alcun contrasto con il Regolamento». L’emendamento è stato quindi votato e approvato dall’Aula.

Si è aperta in seguito la discussione sull’articolo 2 del disegno di legge della Giunta che istituisce un unico centro di responsabilità amministrativa per accelerare i programmi di spesa. Alessandra Zedda (Forza Italia) ha contestato la norma ritenendola inutile e contraria al principio di semplificazione amministrativa. Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori, ha chiesto «più umiltà e maggiore capacità di ascolto al centrosinistra» mentre il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha evidenziato il rischio che l’articolo in discussione non faccia altro che creare confusione: «Mettere in capo a diversi assessorati, a diverse direzioni politiche, le competenze in materia di edilizia scolastica – ha detto Pittalis – significa complicarsi la vita. Non ne comprendiamo la ragione, l’assessore alla pubblica istruzione viene esautorato e non se ne capisce il perché».

Marco Tedde (Forza Italia) ha parlato di “bizantinismo amministrativo”. «Oggi – ha detto – si inventa un appesantimento burocratico che non si capisce a cosa è dovuto. Di fatto si notifica un provvedimento di sfratto per assessore alla pubblica istruzione». L’Aula ha approvato a maggioranza l’articolo e gli emendamenti aggiuntivi.

Il presidente Ganau ha messo in votazione il testo finale del disegno di legge e ha dato la parola al capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, per dichiarazioni di voto. L’esponente della minoranza, annunciando il voto di astensione, ha affermato che «sul problema siamo sensibili, non perché fosse iscritto nel vostro programma di governo, ma perché il governo precedente si è già cimentato. Resta ferma la nostra critica sulla copertura finanziaria». Pittalis si è poi rivolto all’assessore della Programmazione: «Se l’assessore Paci avesse voluto collaborare con noi per trovare la dotazione finanziaria necessaria, noi non avremmo avuto problemi ad approvare la legge».

Voto favorevole è stato annunciato dal capogruppo di Sel, Daniele Secondo Cocco, il quale ha dichiarato il sostegno del suo gruppo all’attività della Giunta che ha voluto investire sull’istruzione e l’edilizia scolastica. Il voto di astensione del gruppo dei Riformatori sardi è stato annunciato dal capogruppo Attilio Dedoni, il quale si è detto rammaricato per «non essere riusciti a convincere la maggioranza a fare una legge migliore». Voto di astensione anche per il gruppo del Psd’Az è stato annunciato dal consigliere Angelo Carta: «E’ ovvio che siamo a favore degli interventi in materia di edilizia scolastica, ma anche le nostre imprese hanno bisogno di un po’ di ossigeno». Il problema per Carta è da dove vengono recuperati i fondi.

Voto favorevole del Centro Democratico è stato annunciato dal capogruppo Roberto Desini: «Con questo intervento siamo conseguenti alle promesse fatte in campagna elettorale». Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha affermato: «Non vi stiamo criticando per il tipo d’iniziativa che state facendo, vi stiamo criticando perché avete tolto fondi allo sviluppo. Non voteremo contro, ma ci asterremo, perché siamo d’accordo che siano entrambi interventi positivi, state sbagliando però a interrompere la strada delle opere cantierabili». Voto di astensione è stato confermato anche dal relatore di minoranza, Alessandra Zedda (FI).

Per Modesto Fenu (capogruppo di Sardegna), rispetto all’avvio di questa legislatura questa maggioranza ha perso l’occasione di condividere con il Consiglio gli interventi di programmazione. «Invece ci rendiamo conto, che l’unica volontà di condivisione – ha affermato Fenu, annunciando il voto di astensione del suo gruppo – è di volere che il nostro pensiero si uniformi al vostro». Anche il gruppo dell’Udc ha dichiarato il suo voto di astensione attraverso il suo capogruppo, Gianluigi Rubiu: «Siamo favorevoli al principio, ma contrari nel metodo. Spero che a breve si parli anche del problema della dispersione scolastica». Voto favorevole è stato poi annunciato dal capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau. Mentre il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha confermato il voto di astensione e ha sottolineato «che abbiamo la medesima sensibilità della maggioranza per quanto riguarda l’edilizia scolastica e la tutela dei nostri ragazzi, ma si tratta di una copertura finanziaria impertinente». «Stiamo per approvare un intervento importante – ha affermato Pietro Cocco, capogruppo del Pd – e lo facciamo per le tante ragioni enunciate nella presentazione del disegno di legge». Cocco ha dichiarato di apprezzare il voto di astensione della minoranza, ma ha ribadito che per alcune questioni c’è stata un po’ di confusione: «Non c’è la volontà di bloccare i cantieri. Le opere cantierabili vanno avanti. Nessuno ha intenzione di bloccare interventi già avviati e che hanno già ottenuto il decreto». Pier Mario Manca ha annunciato il voto favorevole del gruppo Soberania e Indipendentzia, dichiarando di essere orgoglioso di questo provvedimento: «La maggioranza sta rispettando il suo programma elettorale».

Concluse le dichiarazioni di voto, il presidente Ganau ha messo in votazione il disegno di legge n. 9/A che è stato approvato con 28 voti favorevoli e l’astensione della minoranza.

Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale ha bocciato (presenti 50, votanti 49, sì 20, no 29, 1 astenuto) la mozione n. 40 (Fenu e più) «sull’attuazione immediata della zona franca integrale in Sardegna, in ottemperanza e nel rispetto dello Statuto sardo, delle leggi regionali e dello Stato italiano». 

 La seduta pomeridiana del Consiglio regionale si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente ha comunicato di aver accolto la richiesta di rinviare a domani la discussione della mozione n. 26 (Cappellacci e più) «sulla continuità territoriale marittima della Sardegna». L’Aula ha quindi proseguito nell’ordine del giorno, con l’esame della mozione n. 40 (Fenu e più) «sull’attuazione immediata della zona franca integrale in Sardegna, in ottemperanza e nel rispetto dello Statuto sardo, delle leggi regionali e dello Stato italiano». Il presidente ha dato la parola al primo firmatario, il consigliere Modesto Fenu (Sardegna – Zona Franca).

Il consigliere Modesto Fenu (Sardegna – Zona Franca), dopo aver precisato che la mozione è stata presentata prima dell’incontro promosso dalla Prefettura di Cagliari con le istituzioni interessate per verificare lo stato di attuazione delle leggi che disciplinano la materia, ha dato lettura del testo della mozione, illustrando i vantaggi concreti della zona franca integrale e invitando le forze politiche presenti in Consiglio ad abbandonare pregiudizi e a superare steccati ideologici.

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha espresso in apertura la sua contrarietà alla zona franca integrale. «Responsabilità e coscienza su entrate e spese – ha affermato – sono concetti alla base della vertenza fiscale fra la Sardegna e lo Stato ma la zona franca integrale, grazie alla quale non si pagano iva e accise, comporta necessariamente la rinuncia alle entrate provenienti da queste fonti, entrate che non potrebbero essere compensate nemmeno da una forte crescita dell’economia». Non esistono studi scientifici né una programmazione strategica, ha aggiunto Demontis, «che dimostrino che quella della zona franca è una ipotesi praticabile e concreta, anche perché l’assenza di entrate imporrebbe alla Regione l’individuazione di nuove coperture, ipotesi anche questa non realistica».

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha ricordato la gravità della crisi economica in atto e ha sottolineato la condizione di insularità che caratterizza l’economia della Sardegna «che si traduce in maggiori costi per l’energia, i trasporti e un eccessivo carico fiscale per le imprese che nell’Isola operano». Per l’esponente della minoranza sono queste, in sintesi, le condizioni di svantaggio che oggi si traducono in un aumento della disoccupazione  a livelli tali da poterla definire un’autentica emergenza sociale. «E’ ineludibile – ha dichiarato Cherchi – porre in essere misure e interventi adeguati per assicurare crescita e sviluppo alla nostra Isola». Il consigliere di Fi ha ricordato, dunque, i numerosi dibattiti e gli approfondimenti che in questi ultimi anni si sono succeduti in Consiglio regionale, e non soltanto, in materia di zona franca.

Oscar Cherchi ha elencato, quindi, le diverse norme che regolano la materia e rimarcato come il codice doganale comunitario rappresenti «la fonte normativa in materia di zone e aree franche». L’esponente dell’opposizione, a questo proposito, ha rimarcato che sono «gli Stati membri a chiedere all’Ue l’istituzione del regime franco in particolari porzioni del loro territorio, su proposta della Regione». Il consigliere Cherchi ha quindi spiegato che nella scorsa legislatura, con la delibera 39/30 del 26 settembre 2013, la giunta ha deliberato la richiesta al governo italiano perché procedesse con l’Ue per l’istituzione della zona franca in tutto il territorio regionale. L’onorevole Cherchi ha concluso affermando che la zona franca integrale e la fiscalità di vantaggio rappresentano lo strumento per offrire sostegno all’economia sarda e all’intera Isola.

Il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, ha dichiarato che negli ultimi due anni sulla materia della zona franca si sono dette «tante e tante cose e anche informazioni e comunicazioni non sempre rispondenti alla realtà dei fatti». «Ma è innegabile – ha spiegato Carta – che la zona franca, in questi ultimi anni, sia stata vista da molti come «una soluzione possibile per risolvere tutti i mali» e ha ricordato come però ben trecento Comuni in Sardegna abbiano deliberato per l’istituzione della zona franca in Sardegna. «Queste iniziative – ha proseguito l’esponente della minoranza – hanno spinto anche il Consiglio regionale a ritornare sul tema ed in particolare sui provvedimenti che prevedono l’istituzione dei sei punti franchi nell’Isola. Serve dare immediata attuazione ai decreti attuativi del 1998 – ha affermato Carta – e procedere con l’istituzione dei sei punti franchi». A giudizio di Carta su questo aspetto non si registrano divisioni politiche mentre le differenziazioni emergono sulla cosiddetta zona franca integrale. «Pertanto – ha insistito Carta – procediamo per la parte in cui tutti siamo d’accordo, i punti franchi, e insieme con l’esenzione doganale si inseriscano anche quelle fiscali». Per il rappresentante del Psd’Az in Consiglio sarebbe questa una sperimentazione utile a valutare l’eventuale estensione del regime franco a tutto il territorio regionale.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, in apertura del suo intervento, ha sottolineato la mancanza di interesse per l’argomento da parte della maggioranza: «Il fatto che non si intervenga in Aula è significativo – ha detto Pittalis – non ci siamo fatti un’illusione di un cambio di rotta. La posizione di Pigliaru e del centrosinistra e la loro netta contrarietà alla zona franca integrale è chiara fin dalla campagna elettorale. Non ci hanno convinto le motivazioni, per questo abbiamo proposto la mozione». La Sardegna, secondo il capogruppo “azzurro”, assume una posizione rinunciataria. «Comprendiamo le difficoltà – ha proseguito Pittalis – però guardando ai paesi che hanno sperimentato questo strumento di politica economica sarebbe opportuna una riflessione sulla possibilità di utilizzarlo nel confronto con il Governo nazionale e con l’Unione Europea».

Per il consigliere di Forza Italia, non si può ignorare il pronunciamento favorevole di 300 consigli comunali a favore della zona franca. «Questa è una battaglia storica sulla quale purtroppo la Sardegna si divide. «Il centrosinistra – ha concluso Pittalis – oggi si assume la responsabilità di non portarla avanti».

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola all’assessore regionale alla Programmazione Raffaele Paci. «E’ un tema importante largamente dibattuto in campagna elettorale – ha esordito Paci – la maggioranza non è silenziosa, la nostra posizione deriva da un programma elettorale chiaro: portiamo avanti ciò che abbiamo scritto». L’assessore ha poi ribadito la posizione della Giunta: «La zona franca integrale è un inganno. Abbiamo spiegato perché non era realizzabile e gli scompensi economici e sociali che avrebbe potuto generare. Siamo invece favorevoli all’istituzione di porti franchi o di aree economiche  speciali così come previsto DL 75/98 rimasto finora inattuato».

Raffaele Paci ha illustrato in Aula i passi fatti dalla Giunta in questa direzione: «Abbiamo preso contatto con la società Cagliari Free Zone per la creazione di una zona franca nell’area doganale del porto. Siamo pronti a fare altrettanto nelle altre 5 aree indicate dal DL 75/98». L’assessore ha poi informato il Consiglio delle interlocuzioni con le Capitanerie di Porto e i responsabili delle dogane. «La Regione – ha annunciato l’assessore – non entrerà nelle compagini sociali, ma offrirà tutto il supporto per implementare le aree doganali. L’obiettivo è l’attrazione di nuove imprese e l’aumento dell’occupazione». Per l’assessore è necessario adesso fare chiarezza con semplificazioni amministrative che creino le condizioni per catturare possibili investitori. «Basta però insistere sulla zona franca integrale – ha concluso Paci – concentriamoci su elementi condivisi e realizzabili in tempi rapidi».

Il presidente Ganau ha dato la parola per la replica al consigliere Modesto Fenu (Sardegna – Zona franca), il quale ha sottolineato la complessità della materia. Il primo firmatario della mozione ha però apprezzato l’intervento dell’assessore Paci che «sembra aver lasciato un piccolo spiraglio per il futuro». Rispondendo poi al consigliere Demontis, Fenu ha affermato che «è vero che la Sardegna avrà in un primo momento meno entrate, ma bisogna rendersi conto della condizione di disperazione delle imprese e famiglie sarde, che non potranno comunque pagare questi tributi. Bisogna affrontare la situazione e trovare le soluzioni per fare fronte al primo periodo tenendo conto che non c’è un’unica zona franca, sta a noi scegliere quella che va bene per la Sardegna e io sono disponibile a dimostrarvi che nelle altre parti del mondo la zona franca funziona».

Il presidente Ganau ha chiuso la discussione generale e ha dato la parola al consigliere Augusto Cherchi (Soberania e Indipendentzia) per dichiarazione di voto, il quale ha dichiarato di apprezzare l’iniziativa di parlare di questo importante argomento e ha annunciato un voto favorevole. Cherchi ha sottolineato che la Sardegna ha bisogno di una fiscalità diversa, «perché la pressione fiscale è eccessiva e schiaccia le nostre famiglie e imprese». Cherchi ha anche ribadito la necessità di istituire l’agenzia regionale delle entrate.

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha ribadito che sul problema della zona franca integrale «non si può andare al buio, senza una programmazione strategica». «Sulla sperimentazione suggerita dall’assessore e in parte anche dal consigliere Carta – ha osservato Demontis – ho visto un approccio condivisibile al problema ma è cosa diversa dalla zona franca integrale». Il consigliere ha confermato in conclusione il voto contrario alla mozione.

Il consigliere Mario Floris (Misto – Sardegna) ha ricordato che lo Stato deve concorrere allo sviluppo della Sardegna ma ha smesso da tempo di farlo e non lo ha fatto nemmeno dopo l’uscita della Regione dall’obiettivo 1. «Rischiamo – ha affermato – di fare la fine della continuità territoriale, ottenuta dallo Stato e poi mandata per aria da Soru che la riportò a totale carico della Regione». «E così accadde – ha aggiunto – quando Soru non rinnovò il comitato dei punti franchi. Esercitiamo i poteri che abbiamo, ha detto Floris rivolgendosi a tutto il Consiglio, e cominciamo con i punti franchi, andiamo avanti con prudenza ma andiamo avanti, senza riprendere argomenti da campagna elettorale».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha annunciato il voto favorevole del suo gruppo perché, ha spiegato, «la zona franca fuori dalla cinta doganale, in realtà, significa che la Regione può esercitare i poteri dello Stato nella materia che da sempre le è riservata, quella fiscale, e quindi esercizio di vera sovranità. Utilizzare la leva fiscale significa decidere se certe tasse si devono pagare e quanto si deve pagare; la vera differenza è che con la zona franca decidono i sardi». 

Il capogruppo di “Sardegna”, Modesto Fenu, ha ricordato che lo Statuto speciale del ‘48 prevede l’istituzione della zona franca e fa riferimento al codice doganale del 1940 che prevede l’istituzione di zone franche extradoganali. «Quindi – ha spiegato il consigliere della minoranza – l’articolo 12 dello Statuto sardo fa riferimento alla zona franca integrale, quella extradoganale, come tutte quelle istituite in base a quelle norme». Il consigliere Fenu ha dichiarato di attendere gli atti annunciati dalla Giunta per l’istituzione dei sei punti franchi in Sardegna ma ha ritenuto opportuno evidenziare che «nel resto d’Italia si sta procedendo con l’istituzione di punti franchi non interclusi».

Il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, ha dichiarato di condividere grande parte dell’intervento del consigliere Carta e ha lamentato come il dibattito si sia svolto senza  tenere conto di quanto accaduto nella parte conclusiva dell’ultima legislatura in Consiglio regionale. L’esponente della maggioranza ha ricordato, dunque, la proposta di legge nazionale approvata nell’Assemblea sarda per la modifica del Titolo terzo dello Statuto di Autonomia che prevede: l’agenzia delle entrate sarda, la fiscalità di vantaggio e la modifica dell’articolo 12 dello Statuto speciale. «La legge varata dal Consiglio – ha annunciato Arbau – è incardinata al Senato».  Il capogruppo Arbau ha proseguito ricordando il confronto in atto per il patto di stabilità e definito maturi i tempi per l’istituzione dell’agenzia delle entrate. Efisio Arbau ha quindi concluso preannunciando il voto contrario alla mozione n. 40.

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha ribadito il favore per la zona franca e ha denunciato come la Regione sembra non voler «andare contro il governo italiano». «E’ stato così anche per la vicenda delle accise», ha dichiarato l’esponente della minoranza che ha concluso definendo la zona franca «uno dei principali strumenti a cui far ricorso per garantire il benessere del popolo sardo».

Per il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, «quella sulla zona franca è un’operazione di facciata più che di sostanza. Se n’è parlato anche nella scorsa legislatura – ha ricordato – noi non sottovalutiamo il tema, siamo però alla ricerca di strumenti utili». Cocco ha citato, come esempio virtuoso, «la zona franca urbana del Sulcis che ha consentito esenzioni fiscali importanti per le imprese. Un’altra opportunità potrebbe arrivare dall’istituzione della zona franca nel porto di Cagliari e nelle altre aree previste dal DL 75/98».

Secondo Giuseppe Fasolino (Forza Italia), il Consiglio con il voto contrario alla mozione perde un’opportunità. «La speranza – ha detto Fasolino – è che, considerato anche il livello degli interventi in Aula, si possa ragionare in futuro dell’argomento per individuare un percorso che dia risposte ai sardi».

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, annunciando il voto favorevole alla mozione, ha sottolineato il rischio della rinuncia alla zona franca. «Stiamo  perdendo una grande occasione per provare a uscire dalla crisi – ha detto Rubiu – i problemi economici non si risolvono con nuove tasse, occorre trovare nuovi strumenti, la zona franca poteva dare nuovo impulso alle imprese». L’esponente dell’Udc ha ricordato all’Aula i benefici della fiscalità di vantaggio che si sta sperimentando nel Sulcis-Iglesiente dove, in pochi mesi, sono stati creati 250 nuovi posti di lavoro.

Il presidente Ganau ha dato quindi la parola al consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, il quale, annunciando il voto favorevole, ha esortato la maggioranza a rivedere le proprie posizioni e a ribellarsi alle logiche di partito. Tunis ha chiesto alla maggioranza di combattere per un sogno per la Sardegna.

Pietro Pittalis (capogruppo di Forza Italia) ha affermato di non avere sentito alcuna argomentazione giuridica ostativa al progetto della zona franca, né ha sentito da parte dell’assessore una proposta alternativa per rendere la Sardegna competitiva. «Per ora – ha detto – avete fatto soltanto annunci». Pittalis, annunciando il voto favorevole del suo gruppo, ha confermato che quello della zona franca è uno strumento anche a portata di mano viste le pregresse interlocuzioni positive con il governo e con l’Unione europea. Piermario Manca (Soberania e Indipendentzia) ha affermato, come sovranista, di essere convinto sostenitore delle tesi di Fenu, ma bisogna decidere come procedere. Manca ha sottolineato che non c’è alcuna volontà di rinunciar alla zona franca, ma bisogna decidere in che modo procedere. L’esponente della maggioranza ha condiviso la proposta dell’assessore Paci.

Il consigliere Alessandra Zedda (FI) ha dichiarato che, al d là delle accuse reciproche, «è giunto il momento di andare a fondo su questa materia». La zona franca integrale, come dicono autorevoli studiosi a cominciare dal professor Victor Uckmar, «viene applicata in tutto il mondo e dalla stessa Unione europea in presenza di una serie parametri identici a quelli che possiede la Sardegna, a partire dall’insularità». A parere del consigliere Zedda, in definitiva, «si può e si deve buttare il cuore oltre l’ostacolo, e possiamo ritrovarci se ci sediamo ad un tavolo senza perdere neanche un minuto, non per coltivare sogni ma per lavorare sui contenuti».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha affermato che «nonostante i ripetuti richiami alla concretezza nella proposta della minoranza di concretezza non se ne vede molta». Se c’è volontà di discutere, ha aggiunto, «ognuno deve portare idee e proposte, ma senza dimenticare, come ci ha indicato l’assessore Paci, il duro impatto con la realtà».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente Ganau ha messo in votazione la mozione che l’Aula ha respinto con 29 voti contrari, 20 favorevoli ed 1 astenuto.

I lavori del Consiglio regionale riprenderanno domani alle 10.00. In apertura sono previste le comunicazioni del presidente della Regione sul problema delle servitù militari, cui seguirà il dibattito. Successivamente sarà esaminata la mozione n. 26 (Cappellacci e più) “sulla continuità territoriale marittima della Sardegna”.

ConfStampaZonaFranca30052014 002

Il prossimo 10 giugno alle 10.00, negli uffici di piazza Palazzo, si terrà un’apposita riunione, convocata dal prefetto di Cagliari, Alessio Giuffrida, sull’attuazione delle zone franche istituite nella Regione Autonoma della Sardegna. All’incontro sono chiamati a partecipare, per «fornire le proprie valutazioni», il presidente della Giunta regionale, gli assessori dell’Industria, degli Enti locali, della Programmazione, i rappresentanti della capitaneria di porto, dell’agenzia delle dogane e dell’agenzia delle entrate.

Lo ha reso noto il consigliere regionale, Modesto Fenu (capogruppo “Sardegna”) nel corso della conferenza stampa tenutasi in Consiglio, alla presenza del capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas e dell’ex assessore alla Programmazione della Giunta Cappellacci, Alessandra Zedda (Fi). La convocazione del prefetto di Cagliari fa seguito alla richiesta formulata in tal senso dal consigliere Modesto Fenu, dalla dottoressa Maria Rosa Randaccio e dall’avvocato Francesco Scifo, in rappresentanza del “Movimento Sardegna zona franca”, che ha sollecitato l’intervento del prefetto ai sensi della legge 20\2013, essendo scaduti i termini stabiliti in legge per la perimetrazione della zona franca e l’estensione del relativo regime doganale a tutta l’isola in base alla richiesta delle popolazioni.

«E’ tempo di porre fine all’inerzia -ha dichiarato Modesto Fenu – e di dare seguito alle norme che consentono l’istituzione della zona franca in Sardegna, il cui iter normativo e amministrativo è già concluso e ci auguriamo che la convocazione del prefetto possa essere decisiva per procedere con tempestività e efficacia». Il capogruppo di “Sardegna” nel sottolineare come di recente siano state istituite nuove zone franche anche in Italia (Nola e Gioia Tauro) ha ribadito i vantaggi che deriverebbero alle famiglie e alle imprese dall’istituzione del regime franco nell’Isola.

«Abbiamo quantificato con appositi studi – ha spiegato Fenu – un risparmio di oltre 260 euro al mese per una famiglia con due figli a carico, mentre nei prossimi giorni renderemo noti i dati sui benefici per le imprese e quantificheremo quelli che derivano ai Comuni per effetto dei maggiori consumi e dell’aumento delle produzioni».

«La zona franca è un tema attuale e necessario – ha aggiunto Alessandra Zedda – e la Giunta Cappellacci ha posto in essere tutte le azioni e i provvedimenti che consentono allo Stato di procedere con la richiesta formale all’Unione Europea, perché nel pieno rispetto di norme e regolamenti, sia istituita la zona franca integrale in Sardegna». Alessandra Zedda ha rivolto, inoltre, l’invito al presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, perché si faccia promotore col governo italiano di un’iniziativa tesa a favorire un rapida discussione in Parlamento della proposta di legge nazionale approvata la scorsa legislatura in Consiglio regionale per la zona franca sarda.

«La Sardegna zona franca per il Mediterraneo», è l’obiettivo dichiarato dal capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas che ha ricordato le positive esperienza delle isole Canarie e della Azzorre per ribadire che solo «la zona franca potrà disegnare un nuovo modello di sviluppo per l’Isola, tale da far dimenticare i fallimenti di quello attuale: incentrato su una crescita senza sviluppo e con i consumi alimentati dalle risorse pubbliche senza aver favorito sviluppo endogeno».

Ugo Cappellacci e Francesco Pigliaru 1 copiaConsiglio regionale 3 copia

«La delibera adottata il 29 aprile scorso dalla Giunta regionale sul patto di stabilità certifica l’atteggiamento rinunciatario della Sardegna nei confronti di Roma.»

Il centrodestra contesta nel metodo (per il mancato coinvolgimento degli organismi consiliari) e nel merito (per l’assenza di una indicazione di priorità e azioni di contrasto delle emergenze) il provvedimento approvato dall’esecutivo.

Secondo il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, «il tetto di 2,4 miliardi di euro fissato dal patto di stabilità, a fronte di un fabbisogno di oltre 4 miliardi, rischia di mettere in ginocchio la Sardegna». Per l’opposizione è dunque necessario «un cambio di rotta nel confronto con il Governo nazionale. La Giunta Pigliaru continua a subire i diktat romani in una situazione in cui servirebbero, invece, azioni forti in difesa dei diritti dei sardi». 

Per Ugo Cappellacci (FI), sulla revisione del patto di stabilità si gioca il futuro dell’Isola. «O si vince questa battaglia – ha detto l’ex presidente della Regione – o la Giunta dovrà svolgere esclusivamente il ruolo di commissario liquidatore della Sardegna». Ugo Cappellacci ha invitato il presidente Francesco Pigliaru a proseguire nell’azione contro il Governo portata avanti nella precedente legislatura dichiarata vincente dalla Corte Costituzionale. «Noi – ha detto – siamo pronti a sostenerla ma l’esecutivo deve smetterla di dare patenti di credibilità e affidabilità».

Critico nei confronti dell’esecutivo anche il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, secondo il quale «la rinuncia alla battaglia sulle accise impedirà alla Sardegna di incamerare un miliardo di euro di risorse aggiuntive». Giudizio condiviso dal capogruppo dell’UDC, Gianluigi Rubiu: «Questa Giunta – ha detto – sta dimostrando tutta la sua incapacità. La delibera approvata non indica nessuna soluzione per le emergenze dell’Isola».

Preoccupazione per il “livello di interlocuzione Governo-Regione” ha invece espresso il capogruppo del PSd’Az Christian Solinas. La Giunta, ha detto Solinas, deve alzare il tiro: «Basta trattare con i funzionari della Ragioneria dello Stato, occorre rivolgersi ai ministri competenti o direttamente al premier Matteo Renzi». Di “situazione kafkiana” ha parlato Paolo Truzzu (FdI). «Oggi ci si lamenta della mancanza di risorse ma non si fa niente per individuarne delle altre. Limitarsi a condurre una battaglia per l’allentamento dei vincoli del Patto senza portare avanti le altre vertenze con lo Stato è una strategia perdente».

L’ex assessore alla programmazione Alessandra Zedda ha contestato la decisione di inserire nel patto di stabilità anche le risorse del Fondo unico per gli enti locali «contravvenendo a una legge regionale in ossequio alle indicazioni della Ragioneria dello Stato. Rispetto al 2013 la Sardegna potrà spendere 900 milioni di euro in meno – ha ricordato Zedda – senza un allentamento dei vincoli si rischia il tracollo dell’intero sistema socio-economico».

Per Antonello Peru (FI) «la Giunta finora si è caratterizzata più per le rinunce che per le proposte. La sudditanza nei confronti del Governo centrale è chiara: questo esecutivo ha accettato le indicazioni romane evitando di sostenere le battaglie su credito, zona franca, accise e Galsi». Stesso giudizio da parte di Marco Tedde(FI) che ha parlato di “piglio grillino” nel descrivere l’azione di governo portata avanti in questi mesi da Pigliaru. «Questa Giunta – ha detto Tedde – critica le cose fatte ma non indica soluzioni per il futuro.»

«Il centrodestra – ha annunciato il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis – chiederà nei prossimi giorni ai singoli assessorati l’indicazione delle singole voci di spesa in cui andranno a confluire le risorse assegnate dalla delibera dello scorso 29 aprile.»

Paci-Pigliaru-Mura 2 copia

«La situazione è difficile e ribadisco la volontà alla collaborazione con la commissione e il Consiglio perché c’è bisogno di trovare condivisione nella visione del bilancio regionale e nelle politiche da attuare», L’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, ha raccolto con queste parole l’invito formulato in proposito, dal presidente della Terza commissione, Franco Sabatini, in apertura della seduta dedicata alle audizioni dei componenti l’esecutivo regionale con delega al Bilancio e al Lavoro.

L’intervento dell’assessore Paci si è incentrato sull’illustrazione della delibera n. 15 del 29 aprile scorso, avente per oggetto il patto di stabilità 2014, su cui la commissione è chiamata ad esprimere il parere ma il cui testo non è stato ancora preso in carico dal preposto organismo consiliare.

Il documento nella sua tabella riepilogativa indica il cosiddetto plafond di spese prioritarie il cui ammontare è pari a 2.406.860.000 di euro, una cifra inferiore rispetto allo scorso anno, quando il plafond era di 3.373.000.000 di euro. L’assessore Paci ha quindi sottolineato come per il 2014 ci sia stata una riduzione degli “spazi finanziari” di circa 900 milioni di euro e come le richieste di spesa degli assessorati, per l’anno in corso, superano i 4 miliardi di euro.

«Con questi limiti di spesa non si può andare avanti», ha ammesso il delegato alla Programmazione, nell’introdurre il tema del confronto aperto con lo Stato per la modifica dei tetti di spesa del patto di stabilità. Il 10 aprile – ha riferito Paci – si è aperto il tavolo della trattativa con il governo alla presenza anche del presidente della giunta, Francesco Pigliaru, e in un successivo incontro la ragioneria dello Stato ha quantificato delle ipotesi (definite “interessanti” dall’assessore) a cui la Regione ha già risposto con ulteriori indicazioni. Oggi e domani sono in programma a Roma altri incontri per “chiudere” entro la prossima settimana il tavolo politico Regione-Governo sul tema del “patto”. L’assessore, pur mostrandosi fiducioso per gli esiti della vertenza aperta con lo Stato, ha ribadito il concetto espresso in Aula dal presidente Pigliaru: «Se non riusciamo ad ottenere risultati positivi, dovremo decidere insieme come contrapporci duramente allo Stato». «Non abbiamo spazi finanziari – ha proseguito Paci – e teoricamente dovremo spendere oltre 4 miliardi di euro ma ne possiamo spendere appena 2.4 miliardi».

L’assessore ha dunque ricordato il lavoro fatto con la revisione della spesa regionale e la volontà di procedere speditamente con le “riforme a costo zero” ad incominciare da quella per la semplificazione burocratica. «Ma – ha aggiunto il responsabile della Programmazione – ogni giorno che passa la situazione peggiora». L’esempio è il recente decreto del governo sul cuneo fiscale che ha comportato per la Sardegna una riduzione del “patto” di 34 milioni di euro con un accantonamento di pari importo. Dal 2012 le somme accantonante (cifre che lo Stato congela alle regioni a Statuto speciale) sono di circa un miliardo di euro e per il 2014 la cifra stimata è di circa 600 milioni.

In riferimento al 2014 le entrate della Regione registreranno una riduzione del gettito per effetto della “manovra” sull’Irap e per le riduzioni effetto della crisi economica, ad iniziare dalla quota di compartecipazione sui giochi.

L’assessore ha annunciato una manovra di assestamento di bilancio tra giugno e luglio, quando cioè dovrebbe essere conclusa la trattativa con lo Stato per la modifica dei tetti di spesa del patto di stabilità.

Sono intervenuti nel dibattito Pietro Pittalis -Fi (ha chiesto l’attenzione della giunta per i settori strategici e sensibili a incominciare dal lavoro e dal disagio sociale); Giorgio Oppi – Udc (ha invitato l’assessore a procedere con la riforma dei consorzi industriali, con l’azzeramento delle Zir e la cancellazione dei Cda); Alessandra Zedda – Fi (ha sottolineato come l’interlocutore della giunta nel confronto con lo Stato debba essere principalmente la parte politica e si è detta preoccupata per il taglio del fondo per gli Enti Locali); Christian Solinas – Psd’Az (ha invitato la giunta ad “inchiodare” lo Stato alle proprie responsabilità e ricordato che la Sardegna è l’unica Regione che paga i servizi del trasporto pubblico locale); Gavino Sale – Irs (ha chiesto quale sia lo strumento della Regione per quantificare il gettito fiscale); Valter Piscedda – Pd (ha invitato la giunta a dotarsi di strumenti idonei per conoscere le dinamiche della spesa negli Enti locali).

Il presidente della commissione, Franco Sabatini (Pd) ha sottolineato come il plafond di spesa si sia abbassato dai 3.100.000.000 del 2009 ai 2.400.000.000 del 2014 e denunciato come la differenza in danno della Sardegna tra il cosiddetto “accertato e riscosso” sia di 2.800.000.000 di euro. Sabatini ha invitato inoltre l’assessore Paci a non “cedere di un millimetro” nel confronto con lo Stato per il fondo unico degli Enti Locali che (come ha dichiarato l’assessore) è a rischio impugnazione da parte del governo. L’ulteriore invito formulato dal presidente della commissione alla giunta ha riguardato «la certezza e la puntualità del trasferimento delle risorse ai Comuni che rappresentano il primo argine contro la crisi per le famiglie e le imprese sarde».

Nell’intervento di replica l’assessore Paci ha dichiarato di considerare come temporaneo il vincolo di spesa del patto di stabilità («perché con l’attuale tetto di spesa non si può governare») e non ha escluso, in caso di mancata conclusione positiva del confronto con lo Stato, lo sforamento dei tetti di spesa del patto di stabilità, davanti ad un pronunciamento unanime del Consiglio in tal senso. L’assessore, a questo proposito, ha evidenziato come l’ostacolo principale non sia quello rappresentato dalle sanzioni previste, quanto dalle disposizioni della legge regionale n. 31/98 che obbliga la Regione al rispetto del patto. Norma che potrebbe essere modificata dal Consiglio regionale già in sede di approvazione dell’assestamento del bilancio.

L’assessore Paci e il presidente Sabatini hanno, dunque, concordato l’audizione sullo stato di attuazione dei fondi europei ad una successiva riunione della commissione.

I lavori sono proseguiti con l’audizione dell’assessore del Lavoro, Virginia Mura, che su invito del presidente della commissione, ha proceduto con l’illustrazione del documento relativo allo stato di attuazione del piano operativo “Fondo sociale europeo 2007-2013”.

Nel corso del 2013 e dei primi mesi del 2014 sono stati pubblicati 24 bandi pubblici per un importo di circa 125 milioni di euro, alcuni dei progetti a valere sul Fse sono in corso e altri sono nella fase conclusiva dell’intervento. Il piano in sette anni ha coinvolto 135.177 destinatari e 128.491 hanno concluso le attività, il 53.66% dei destinatari degli interventi sono donne. A fronte di una media nazionale di spesa del 52.7% delle risorse, il piano operativo Fse della Regione sarda ha certificato a Bruxelles il 69.4% delle risorse. Al 31 dicembre 2013 sono stati certificati oltre 468 milioni di euro su 675.053.206 di dotazione complessiva e il piano Fse regionale ha raggiunto anche per il 2013 tutti gli obiettivi fissati dall’Ue.

Il focus riguarda gli interventi sul microcredito, il cui fondo, l’assessore ha dichiarato di voler incrementare, visto l’apprezzamento degli amministratori e delle imprese e il successo dell’iniziativa. L’ulteriore approfondimento ha riguardato il programma “Master and Back” (dotazione di 137 milioni, di cui 117.8 milioni spesi al 31.12.2013) con 4.070 destinatari dei quali 2.443 destinati ai percorsi di alta formazione e dei tirocini mentre 1.627 sono i destinatari dei percorsi di rientro. L’assessore nell’occasione ha annunciato la volontà di voler introdurre per il Master and Back la formula del prestito d’onore con la restituzione qualora chi beneficia del sostegno regionale non rientri nell’Isola dopo il periodo di formazione all’estero.

L’assessore Mura ha dunque illustrato la deliberazione n.13 dell’8 aprile scorso relativa alla cosiddetta “Garanzia giovani”: nove le misure previste per un importo complessivo di 54.181.253 euro.

Nel corso del dibattito (sono intervenuti i consiglieri Pietro Pittalis, Attilio Dedoni, Alessandra Zedda, Pietro Cocco, Daniele Cocco, Alessandro Paolo Collu, Truzzu, Gavino Sale) sono state sollecitate risposte e chiarimenti in ordine alla cassa integrazione in deroga, ai centro servizi per l’impiego, alla formazione professionale  e approfondimenti per il master and back e la Garanzia giovani.

L’assessore nel suo intervento di replica ha annunciato che nei prossimi giorni «i lavoratori in mobilità in deroga riceveranno parte delle competenze relative al 2013. Somme “coperte” dai 52 milioni di euro di stanziamento regionale in anticipazione sulle somme statali». Il responsabile del lavoro della giunta Pigliaru ha sottolineato come dallo Stato servano 170 milioni per fare fronte alla cassa integrazione in deroga e che il ministro del Lavoro ha avanzato la proposta di uno stanziamento di un miliardo di euro da ripartire tra tutte le regioni.

L’assessore Mura ha illustrato nel dettaglio il progetto “Garanzia giovani” e rimarcato la centralità dei centri servizi per l’impiego, per i quali sono già incominciate le azioni formative rivolte al personale. «Vogliamo far funzionare i Csl», ha dichiarato Virginia Mura, che ha concluso annunciando «una profonda rivisitazione della formazione professionale non appena saranno varate le nuove norme nazionali sull’apprendistato».

Il presidente della commissione, Franco Sabatini, nel suo intervento di chiusura lavori ha sottolineato come a fronte dei positivi risultati sui livelli di spesa del Fse – in Sardegna – la disoccupazione sia cresciuta e come siano carenti in materia di lavoro la programmazione, denunciando l’assenza di una vero piano per il lavoro. Il presidente Sabatini ha inoltre chiesto informazioni sullo stato di elaborazione del programma operativo 2014-2020 e invitato l’assessore Mura a far pervenire la relativa documentazione e ogni utile comunicazione alla commissione, non appena il programma sarà definito con maggiore dettaglio.

Il presidente Sabatini ha concluso i lavori annunciando che l’audizione dell’assessore all’Agricoltura, Elisabetta Falchi (in programma oggi alle 10.00) è rinviata ad una prossima seduta.

Consiglio regionale 2 copia

L’on. Michele Cossa, nel corso del suo intervento pomeridiano, ha ribadito il favore per le riforme («ci sono pochi dubbi circa la loro necessità per riammodernare le nostre istituzioni») sottolineando però come il presidente del consiglio dei ministri «proceda a farle anche con l’uso dell’accetta».

Il consigliere dei Riformatori sardi ha ricordato i provvedimenti in discussione nel Parlamento e ha dichiarato di condividere la proposta del Senato delle Regioni. Soluzione contestata però dalle stesse Regioni che sembrano preferire un Senato composto su base proporzionale.

L’on. Cossa ha spiegato come sia in atto un vero e proprio rovesciamento della piramide che si era edificata nel 2001, quando con una serie di importanti provvedimenti legislativi ai vertici della piramide dell’organizzazione dello Stato erano stati messi i Comuni, mentre oggi si assiste ad un ritorno delle logiche centraliste, quelle cioè che riportano in cima lo Stato.

«Oggi – ha precisato l’on. Cossa – c’è in discussione una norma che giustifica qualunque intervento senza che sia presente alcun bilanciamento e senza che sia garantita la nostra specialità autonomistica.»

L’esponente dell’opposizione ha quindi ribadito il suo convinto favore per l’abolizione delle province, ma ha sottolineato il rischio che con l’introduzione delle città metropolitane, definite enti intermedi, si possa ricreare un momento istituzionale, invece di riconfermare le città metropolitane soltanto come enti di coordinamento.

L’on. Cossa ha concluso con l’invito al Consiglio perché si proceda con la riforma degli Enti Locali e con una dura critica, rivolta in particolare al Pd («ha blindato al legge che ieri si discuteva alla Camera») per la bocciatura del collegio unico sardo per l’elezione del Parlamento europeo.

Il presidente del Consiglio ha dunque concesso la parola al capogruppo del gruppo “Sardegna Vera”, Efisio Arbau.

L’esponente del movimento “La Base” ha affermato in apertura del suo intervento come, perché si possano ribadire le ragioni della sua specialità e possa essere affrontato il nodo centrale delle riforme istituzionali. L’on. Arbau ha rivolto apprezzamento per la posizione espressa dal presidente della giunta, on. Francesco Pigliaru, nel corso delle sue comunicazioni all’Aula, quando ha affermato che «la giunta e la maggioranza non arretreranno di un millimetro nel confronto con lo Stato».

Il consigliere Arbau ha ricordato come in Sardegna, insieme con i temi delle riforme in discussione nel Parlamento, «resta aperto il grande problema dell’abrogazione delle province». Il Consiglio regionale – a giudizio del consigliere della maggioranza – non ha infatti proceduto nell’approvazione di un vero e proprio codice delle autonomie per disciplinare correttamente funzioni, compiti e ruoli degli Enti Locali. L’on. Arbau ha, dunque, preannunciato la presentazione a breve di una bozza del codice delle autonomie da sottoporre anche al confronto dell’opposizione, per passare, sul delicato tema degli Enti Locali, «dalle parole ai fatti».

In riferimento alla modifica del Titolo V della Costituzione il capogruppo di “Sardegna Vera” ha espresso favore per l’eliminazione della “competenza concorrente” e ha definito “centralista” il disegno “renziano” che ha l’obiettivo di garantire «più potere legislativo allo Stato e meno alle Regioni».

L’on Arbau ha concluso auspicando una evoluzione dell’Autonomia sarda all’interno di un’Italia federale e ha invitato il Consiglio regionale all’impegno: «Renzi lavora, dimostriamo di saperlo fare anche noi».

Il presidente Ganau ha dato poi la parola al capogruppo dell’Udc, on. Gianluigi Rubiu, il quale ha evidenziato come il premier Renzi stia apparentemente alleggerendo la macchina amministrativa, ma di fatto indebolisce le province senza però eliminarle e, in più, stia istituendo le città metropolitane. Va difeso, ha affermato, quanto previsto nell’articolo 116 della Costituzione, articolo compreso nel Titolo V, che nella modifica costituzionale del 2001 ha scritto che le  Regioni “dispongono di Statuti” e non come era scritto prima alle Regioni “sono attribuiti” Statuti. Una modifica significativa che ha riconosciuto lo Statuto come un diritto acquisito e non concesso.

Ha poi preso la parola l’on. Angelo Carta (Psd’Az), il quale ha elencato le tante volte che la Sardegna è stata beffata dal Governo di turno in materia di trasporti, della tutela della lingua sarda, in materia paesaggistica e culturale.

«Siamo spettatori e stiamo finendo sotto il rullo compressore Renzi», ha affermato l’on. Carta.

«Presidente Pigliaru le domani deve andare a Roma sapendo di rappresentare un’intera regione, una popolazione intera, una nazione».

Per il consigliere del Psd’Az quello di oggi deve essere un punto di partenza per rivedere il modo in cui la Sardegna sta in Italia e in Europa, non avendo paura di parlare di sovranità.

L’on. Pier Mario Manca ha espresso soddisfazione per i «numerosi e positivi spunti emersi nel corso del dibattito» e ha affermato: «Ben vengano le riforme, ma tuteliamo la nostra specificità costituzionale». L’esponente del Partito dei sardi ha più volte declinato il concetto della salvaguardia delle prerogative autonomistiche e ha denunciato come: «Il venir meno della specialità riporterebbe la Sardegna indietro di quarant’anni».

«Non vogliamo entrare in conflitto con lo Stato – ha concluso l’on. Manca – sulla riforma dello Stato italiano, sono pronto a entrare in conflitto con lo Stato italiano per difendere l’Autonomia della Sardegna.» 

L’on. Marco Tedde (FI) si è soffermato sul cambiamento del lessico politico regionale. «Siamo passati – ha detto – da una fase in cui si parlava di autonomismo e specialità al discorso sull’indipendenza e, ora, ad un salto all’indietro in cui il principio stesso di autonomia viene messo in discussione». Abbiamo vissuto in un’altra epoca? Si è chiesto l’on. Tedde: «Ora c’è una smania di sforbiciare che rischia di mandare all’aria decenni di battaglie, per un furto che lo Stato sta tentando di compiere, con una certa destrezza». Siamo, secondo l’esponente di FI, di fronte ad un attacco inaccettabile, perché rivolto anche all’identità; la nostra specialità non è regalia né privilegio, è un piccolo tentativo di riequilibrare una situazione difficile ed un pesante handicap.

Un attacco dello Stato, ha continuato Tedde, che «si esprime in molte forme, compresi i vincoli del patto di stabilità».

«Presidente – ha concluso Tedde rivolgendo un appello all’on. Pigliaru – difenda l’autonomia anche contro il suo partito e convochi gli stati generali della Sardegna, per far sentire forte la sua voce e le sue proposte.»

L’on. Stefano Tunis (FI) ha affermato di apprezzare «il metodo del Presidente della Regione, che ha voluto ricevere dall’Aula il più ampio mandato politico per affrontare un dibattito di grande importanza per la Sardegna, sotto ogni profilo». Tuttavia, l’on. Tunis si è detto pessimista sull’esito del confronto: «Difficilmente saranno ascoltate le ragioni dell’autonomia sarda: dalla riforma del 2001 in poi, passando per il federalismo, c’era un treno in corsa che nessuno riusciva a fermare, ma ora si è arrivati a un nuovo centralismo.»

Il legislatore, secondo Tunis, «ha ancora la febbre alta, il problema della spesa delle Regioni è appesantito da inchieste di grande impatto mediatico e tutto questo fa male all’autonomia regionale». Condividendo alcuni passaggi dell’intervento dell’on. Busia, Tunis ha proseguito affermando che «non si tratta di concordare, si tratta di fermare lo Stato che vuole di nuovo la supremazia nazionale praticamente su tutte le materie. Invece dobbiamo dimostrare che le regioni sanno amministrare bene e sconfiggere l’opinione che qui si annida la corruzione: dobbiamo scrivere una pagina di verità per arrivare alla devoluzione e autonomia».

L’on. Daniele Cocco (Sel) ha condiviso e sottolineato positivamente che il Presidente ha voluto il confronto con l’Assemblea in vista dell’incontro di Roma.

«Le ultime notizie – ha avvertito – purtroppo sono cattive: fra tutte la riduzione delle cattedre e la mancata approvazione della riforma della legge elettorale per le europee. Ma noi vogliamo disturbare il manovratore e contrastare con forza ogni tentativo di comprimere i nostri spazi di autonomia e assumerci le nostre responsabilità, perché i Sardi devono essere protagonisti di tutti i passaggi che li riguardano.»

L’on. Cocco ha poi affermato di condividere la mozione del Pd, che il suo gruppo ha sottoscritto, «ma questo non ci impedisce di criticare la scelta del governo centrale, è vero che non ci sono governi amici o nemici, ma essendo questo governo omologo ad una parte politica dobbiamo porci il problema». Non c’è alternativa, ha concluso il consigliere di Sel: «Lo Stato deve riconoscere i nostri diritti, vogliamo le riforme ma la Sardegna deve accrescere i suoi spazi di autonomia, senza destrutturare il sistema democratico solo per un presunto motivo di taglio di spesa».

Ha preso dunque la parola l’on Alessandra Zedda (Forza Italia). «Dietro la spending review si nasconde la volontà di ledere l’autonomia delle Regioni – ha detto – la Sardegna deve difendere la sue prerogative. In passato abbiamo difeso con forza l’articolo 10 dello Statuto (che assicura alla Regione la possibilità di disporre esenzioni e agevolazioni fiscali nei limiti della propria competenza tributaria). Mi auguro che anche lei sappia interpretare la volontà del popolo sardo. E’ giusto che lei vada domani a Roma alla Conferenza Stato-Regioni portandosi il consenso di tutti i sardi perché questa è la nostra vera battaglia. In questi anni ci si è spostati dai dettami dello Statuto. Se dobbiamo rivedere i contenuti della specialità è per ampliarli non per cancellarli o restringerli. Noi – ha concluso l’on Zedda – le affidiamo un ampio mandato, ma sappia che dietro la disponibilità apparente dei governanti di turno si nasconde la volontà di penalizzare le Regioni autonome».

Subito dopo è intervenuto l’on. Luigi Crisponi. «Lei, ha detto rivolgendosi al presidente Pigliaru richiamando l’antica lotta sarda, si appresta domani ad affrontare un’istrumpa istituzionale. Un’istrumpa che la vedrà accompagnata da tutto il popolo sardo. Si ricordi che all’origine dell’antica lotta sarda c’è il valore dell’appartenenzaIl Governo nazionale ha un atteggiamento invasivo, ha aggiunto l’ex assessore al turismo. Quando è intervenuto in materia di trasporti, fisco, paesaggio, beni culturali ha ritardato lo sviluppo della nostra isola. In Sardegna c’è la volonta di combattere il tentativo di un governo “illusionista” che cerca di dimostrare l’indimostrabile. Se andasse avanti quel progetto – ha concluso l’esponente dei Riformatori – un settore come il turismo, per fare un esempio, tornerebbe nelle competenze statali e le conseguenze sarebbero nefaste».

«La sorte ci offre oggi l’occasione di passare dalle parole ai fatti. C’è la possibilità di mettersi tutti a disposizione quando si trattano argomenti decisivi per il futuro dell’Isola.» Lo ha affermato in apertura del suo intervento l’ex presidente della Regione Ugo Cappellacci. «Apprezzo la sua decisione di arrivare in Aula per proporre un dibattito su un argomento così importante – ha detto rivolgendosi al presidente Pigliaru – la situazione è difficilissima: la questione sarda è una questione ancora aperta a oltre 150 anni dall’unità d’Italia. Energia, trasporti, infrastrutture sono nodi irrisolti: la Sardegna continua a scontare forti ritardi rispetto ad altre regioni d’Italia e d’Europa».

«Dal rapporto con lo Stato dipende molta parte dei nostri impegni finanziari – ha ricordato l’on. Cappellacci -. Lo Stato non ha tenuto un atteggiamento leale con la Regione. Lo ricordo perché lei sappia che lo Stato non fa concessioni. Chi difende i diritti della Sardegna dovrà affrontare queste difficoltà.»

L’on. Cappellacci ha poi parlato di “centralismo irresponsabile” riferendosi al disegno di riforma costituzionale.

«Da una parte lo Stato avoca a se poteri, funzioni e risorse ma dall’altra non assolve ai propri doveri, scappa dalle sue responsabilità e non rispetta gli accordi sottoscritti solennemente. Siamo dovuti ricorrere alla Corte Costituzionale per veder rispettata l’intesa sulle entrate fiscali.»

«Ci deve essere un riequilibrio dei poteri – ha concluso l’ex governatore – per metterci alla pari delle altre Regioni.»

Il presidente ha dato la parola al capogruppo di Soberania e Indipendentzia, Emilio Usula, il quale si è detto soddisfatto del clima di condivisione che si è creato in Aula in un momento «in cui in qualche modo sono sotto attacco i nostri programmi e le nostre prerogative». L’on. Usula ha affermato che questo attacco debba essere respinto con forza e fermezza.

«Nessuna crisi economica – ha detto – può negare spazi di democrazia. Vogliamo essere un popolo sovrano e contrastrare la deriva centralistica e ridare il suo ruolo alla Regione, magari aumentandone le prerogative.»

Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha espresso  apprezzamento per il metodo utilizzato dal presidente Pigliaru nel voler riferire all’Aula quanto stava accadendo a Roma. «Presidente vada a Roma domani con un ampio mandato di quest’Aula a tutela dell’autonomismo». Secondo l’on. Solinas l’azione dello Stato sembra voler scaricare le responsabilità della crisi sulle Regioni.

 

Il presidente del Consiglio, on. Ganau, ha quindi invitato l’ultimo iscritto nel dibattito, l’on. Pietro Pittalis, a prendere la parola per il suo intervento.

Il capogruppo di Forza Italia ha dichiarato fin nelle premesse il proprio favore per un ordine del giorno unitario «è la risposta più eloquente ai signori tribunalizi d’oltre Tirreno che pretendono di cancellare la nostra Autonomia, in ossequio alla tendenza allo statalismo e al culto dell’uniformità». L’on. Pittalis ha ribadito le distanze politiche verso tali tendenze e ha ribadito di riconoscersi, invece, nei principi del liberalismo e di sentirsi convinto nell’appartenere «ad una nazione sovrana con una sua lingua e un suo popolo».

Il capogruppo di Fi ha invitato il Consiglio a non limitarsi al dibattito in Aula ma a promuovere e favorire azioni e iniziative con il coinvolgimento dell’intero sistema sociale e culturale sardo

L’on. Pittalis ha invitato alla prudenza sugli esiti dell’incontro del presidente della Giunta, in programma per domani a Roma, in ordine ai risultati circa gli interessi della Sardegna e ha denunciato come «le grandi burocrazie ministeriali continuino a lavorare contro l’Isola» e il tutto si aggiunge all’assenza di una autentica cultura federalista.

«Con la democrazia e la dialettica – ha concluso il capogruppo di Forza Italia – dobbiamo contrastare il disegno centralista dello Stato italiano e in questa battaglia il presidente Pigliaru può contare anche sul nostro convinto sostegno.»

Dopo un breve sospensione dei lavori, il presidente Ganau ha comunicato che la conferenza dei capigruppo ha predisposto un ordine del giorno unitario di cui dà lettura all’Assemblea. Nel documento, diviso in 4 punti, si impegna la Giunta «a ricercare ogni sede di confronto con il Governo perché venga salvaguardata la specialità autonomistica della Sardegna, sollecitando nel contempo tutte le rappresentanze sarde nel Parlamento italiano affinché si battano nel modo più efficace possibile contro la cancellazione dell’autonomia regionale».

La Giunta ha espresso parere favorevole sul documento. Il presidente ha dato quindi la parola ai consiglieri per le dichiarazioni di voto.

L’on. Mariolino Floris (Sardegna) ha annunciato la sua astensione ritenendo il documento “inutile” nell’attuale contesto politico nazionale e istituzionale. Non è la prima volta, ha ricordato, «che bocciano la proposta di riforma della legge elettorale per le europee che garantirebbe rappresentanza alla Sardegna». Qui, ha aggiunto Floris, «servono risposte chiare perché ci stiamo gicando il futuro della Sardegna e quella di non votare non può essere una soluzione: facciamo invece una lista di sardi e votiamo i sardi».

Esaminando il contenuto dell’ordine del giorno unitario, l’on. Floris ha detto che, più che un confronto col Governo «dobbiamo chiedere un incontro col Presidente della Repubblica che, proprio qui in Sardegna, si era speso a favore dell’autonomia regionale». Semmai, ha concluso, «serve la nostra presenza fisica a Roma, non solo della classe politica ma anche del mondo produttivo e sindacale, degli amministratori locali: non possiamo mandare il presidente da solo».

L’on. Gavino Sale (Misto) ha sostenuto che «dal dibattito in Aula si rafforza l’impressione che in Sardegna c’è davvero un aria nuova». La fusione delle due mozioni, a suo avviso, è indice di maturazione di una certa coscienza, che qui c’è un popolo e una nazione viva. Dopo essersi detto d’accordo con l’on. Floris sul fatto che il confronto non sortirà grossi effetti, l’on. Sale ha aggiunto che «i nodi di tanti anni stanno arrivando al pettine, la coscienza di nazione e di popolo sta superando la capacità di risposta della classe politica». Il punto, secondo Sale, «non è quanto ci possono concedere o quanto possiamo chiedere ma quanto la Sardegna saprà essere protagonista del proprio destino e lo stesso referendum sulle province parla, al punto di 6, di costituente e di riforma dello Statuto». Per l’esponente del gruppo Misto, dunque, bisogna partire da questo: «Il presidente non è più un banale governatore ma il presidente della nazione sarda, questo processo è più ampio della destra e della sinistra, a questo processo dobbiamo dare una accelerata, mettendo in moto una forza che il popolo sardo ha espresso dall’interno e passando da una identità depressiva alla consapevolezza dei valori che rappresentiamo».

L’on. Pizzuto, citando il giurista Piero Calamandrei che parlava della Costituzione, ha ricordato che «quando la nave va in fiamme non ci si può fermare sulle appartenenze». E qui, ha proseguito Pizzuto, «c’è il pericolo che la nostra autonomia sia travolta da spinte disgregatrici che mettono in pericolo la democrazia nel nostro Paese».

Conclusi gli interventi e non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione l’ordine del giorno, che è stato approvato con una sola astensione.

Successivamente ha chiuso la seduta, comunicando l’organizzazione dei lavori per la prossima settimana. Mercoledì, 16 aprile, alle 10.30, si riuniranno tutte le Commissioni per l’elezione dei presidenti. Il Consiglio riprenderà i suoi lavori nella stessa giornata di mercoledì 16 alle 16.00.

dichiarazioni_program_presidente_pigliaru_02042014

L’ex presidente della provincia di Nuoro, Roberto Deriu (Pd), è stato il primo ad intervenire dai banchi della maggioranza nel dibattito sulle dichiarazioni programmatiche del presidente della Giunta, Francesco Pigliaru.

«Si rivolga con fiducia all’assemblea», è stato l’invito rivolto da Roberto Deriu a Francesco Pigliaru, a conclusione del suo intervento a sostegno al presidente della Giunta.

Il consigliere del gruppo del Psd’Az, Marcello Orrù, dai banchi dell’opposizione, ha chiesto al presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, interventi urgenti per contrastare la crisi in atto in Sardegna e indicato nell’edilizia il settore da rilanciare per assicurare sviluppo ed occupazione.

Il consigliere Paolo Zedda dei Rossomori (centrosinistra) ha scelto di svolgere il suo intervento nel dibattito sulle dichiarazioni programmatiche del presidente della Giunta, integralmente in sardo. Paolo Zedda ha incentrato grande parte del suo intervento sul multilinguismo, sulle politiche linguistiche e contro le penalizzazioni per i sardi che vogliono parlare e difendere la loro lingua.

«Con la lingua rischiamo di perdere il nostro più grande patrimonio immateriale» ha denunciato il consigliere Zedda a conclusione del suo intervento a sostegno del presidente Pigliaru.

Il neo consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, nel suo intervento in Aula nel corso delle dichiarazioni programmatiche del presidente della giunta, Francesco Pigliaru, ha ribadito la volontà di volersi confrontare con la maggioranza solo sui temi concreti. Tunis ha sottolineato come dalla militanza possano arrivare risposte efficaci ai problemi della Sardegna mentre, ha affermato con tono critico il consigliere Tunis riferendosi al ruolo e alle risorse destinate agli Atenei sardi, il presidente, per formare la sua Giunta, è sembrato rivolgersi laddove i problemi in molti casi sono stati creati.

Il neo consigliere regionale del Pd, Salvatore Demontis, si è detto “emozionato” dall’intervento svolto dal presidente della Giunta in occasione della presentazione delle dichiarazioni programmatiche in Consiglio regionale. Demontis, nel corso del suo intervento di sostegno a Pugliaru, ha ribadito la necessità di ricostruire il rapporto tra politica e cittadini, fondandola su quattro azioni: rendicontazione, trasparenza, open data, politiche del buon esempio e un modello di governance orizzontale.

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha ribadito l’impegno dell’opposizione per far uscire la Sardegna dalla crisi. Tedde ha espresso un giudizio critico sulle dichiarazioni programmatiche del presidente della Giunta, Francesco Pigliaru: «Sono intrise di luoghi comuni e dense di analisi ma prive di tesi». Marco Tedde ha rimproverato al presidente «un approccio quasi grillino ai problemi della Sardegna» e lamentato l’assenza di proposte per il settore del turismo e l’agricoltura.

Il consigliere del Partito Democratico, Franco Sabatini, ha replicato alle accuse mosse dai banchi dell’opposizione al presidente della Giunta e ha ribadito come le dichiarazioni programmatiche «spiegano bene l’idea del centrosinistra, il nostro progetto e il nostro programma che sarà tradotto nel piano regionale di sviluppo». Sabatini ha auspicato «una Regione riformata a vantaggio dei cittadini e dei territori che combatta le diseguaglianze»«Solo con le riforme si potrà rilanciare l’economia sarda» ha concluso Sabatini nel dichiararsi «pronto ad accettare la grande sfida riformista che attende la Sardegna».

L’ex assessore alla Programmazione, Alessandra Zedda (Fi), è la prima consigliera ad intervenire nel dibattito sulle dichiarazioni programmatiche del presidente della Giunta, Francesco Pugliaru. L’esponente di Forza Italia, dai banchi dell’opposizione, non ha nascosto le difficoltà che attendono presidente, Giunta e Consiglio («ci aspetta una legislatura tra le più difficili del dopoguerra») ed ha rilanciato su Zona Franca e fiscalità di vantaggio. Alessandra Zedda ha chiesto al presidente della Giunta di scongiurare il pericolo che l’annuncio di nuovi sacrifici si traduca nell’imposizione di nuove tasse come è stato fatto a suo tempo per quelle sul lusso. L’esponente della minoranza ha ricordato l’impegno del governo Cappellacci nella vertenza aperta con lo Stato sull’adeguamento dei vincoli di spesa derivanti dal patto di stabilità e ha auspicato una legislatura costituente con il varo del nuovo Statuto sardo.

Il consigliere della maggioranza, Giuseppe Meloni (Pd) ha espresso apprezzamento per i contenuti delle dichiarazioni programmatiche del presidente della Giunta e ha invitato il governo regionale ad affrontare con «misure straordinarie la straordinaria crisi occupazionale della Sardegna». Meloni ha ricordato la vertenza dei lavoratori della compagnia aerea Meridiana auspicando attenzione e interventi da parte della Giunta. Meloni ha ribadito le critiche alla legge elettorale e rimarcato le penalizzazione per la Gallura che è rappresentata in Consiglio con soli due eletti.

Il coordinatore regionale dei Riformatori, Michele Cossa, nell’apprezzare la scelta del presidente Pigliaru per la nomina di una Giunta composta interamente da tecnici, ha ribadito le dure critiche per la condotta politica tenuta dall’esecutivo regionale in occasione dell’impugnazione da parte del Governo della norma sul taglio delle accise. «E’ stato un grave errore politico», ha incalzato Cossa riferendosi all’atteggiamento mostrato dalla Giunta, ricordando come la norma che puntava a ridurre il costo del carburante nell’Isola aveva avuto l’unanime via libera del Consiglio regionale. Michele Cossa ha invitato il presidente a procedere prioritariamente nelle riforme istituzionali con il completo superamento delle Province che, ha ricordato Cossa, in Sardegna sono tutte in liquidazione.

Il neo consigliere regionale del Partito democratico, Luigi Ruggeri, ex sindaco di Quartu Sant’Elena, lancia la sfida per «diminuire il numero dei dirigenti regionali e fissare un tetto ai loro stipendi». Ruggeri ha sottolineato come serva «un’azione di disboscamento» in una Regione che conta troppi dipendenti. Ruggeri ha affermato la sua ferma contrarietà al «precariato ed alle successive stabilizzazioni» nell’amministrazione pubblica, nelle Asl e nelle società regionali.

L’ex assessore regionale del Turismo, Luigi Crisponi, ha chiesto dai banchi dell’opposizione «attenzione e risorse per la filiera del turismo sardo» che – ha ricordato l’esponente dei Riformatori – è il settore strategico per lo sviluppo dell’Isola con i suoi 50mila occupati. Il consigliere Crisponi ha chiesto attenzione ed azioni concrete per dare competitività alle imprese sarde, alcune delle quali continuano a subire penalizzazioni e condizioni di svantaggio che ne penalizzano la permanenza sui mercati. Crisponi ha ricordato in conclusione le “positive” eredità che la giunta Cappellacci lascia al nuovo esecutivo, ad incominciare da una più efficace continuità aerea con la novità della tariffa unica.

Il neo consigliere del Psi, Raimondo Perra, ha assicurato piena collaborazione e sostegno al presidente ed alla Giunta regionale. Perra ha denunciato come resti il lavoro il principale e più urgente problema da affrontare in Sardegna. L’esponente della maggioranza ha auspicato interventi sul costo del lavoro nell’ottica di una sua riduzione anche per un tempo limitato.

Il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, ex assessore dei Lavori pubblici, si è complimentato con Paolo Zedda (Rossomori) per l’aver svolto il suo intervento in Aula integralmente in sardo. Il sindaco di Dorgali ha sottolineato l’importanza dell’introduzione del sardo in tutte le scuole. L’esponente dell’opposizione ha ribadito la battaglia per la zona franca sarda invitando l’esecutivo a partire dalla perimetrazione dei sei punti franchi sardi, a suo tempo istituiti con l’apposito decreto legislativo.

 

La seduta d’insediamento del nuovo Consiglio regionale era iniziata sotto la presidenza del consigliere anziano, Mario Floris, classe 1937, all’ottava legislatura regionale. A svolgere le funzioni di segretario sono stati chiamati i quattro consiglieri più giovani, tre di Sel: Eugenio Lai (28 anni), Luca Pizzuto (30) e Francesco Agus (31); uno del PD, Giuseppe Meloni (34). Costituito l’Ufficio di presidenza provvisorio, i consiglieri eletti, il presidente della Regione e gli assessori regionali hanno giurato fedeltà ai principi della Costituzione e dello Statuto Speciale della Sardegna.

Subito dopo il giuramento l’on Mario Floris ha tenuto un breve discorso in aula, ricordando le emergenze dell’isola sul fronte della disoccupazione e le difficoltà delle famiglie. «Servono risposte tempestive dalle istituzioni per contrastare la crisi – ha detto l’on. Floris -. C’è bisogno di leggi semplici, provvedimenti veloci per affrontare le sfide dell’oggi e interpretare con orgoglio le prerogative della massima Assemblea della Sardegna». Floris ha ricordato nel suo discorso Anselmo Contu, primo presidente del Consiglio Regionale, esponente di spicco del Partito Sardo d’Azione, che incarnava al meglio i valori dell’autonomismo e del sardismo nazionalitario. «Valori da recuperare – ha aggiunto Floris -. Solo così si potrà contrastare il neocentralismo rappresentato dal premier Matteo Renzi che nei giorni scorsi ha auspicato una riforma del Titolo V della Costituzioni limitando i poteri delle Regioni. Occorre evitare che venga calpestato lo Statuto Sardo e l’Autonomia della Sardegna. Sarebbe un rischio altissimo per la Regione Sarda – ha aggiunto l’on. Floris che ha rivolto un appello al presidente della Giunta Francesco Pigliaru perché venga contrastato ogni tentativo di limitare le prerogative della Sardegna -. La nostra è una nazione incompiuta con un popolo, una lingua, una storia e una cultura alla quale occorre dare maggiori spazi di sovranità per garantirne il progresso economico e sociale.»

L’assemblea ha poi iniziato le operazioni di votazione per l’elezione del presidente. Questi i risultati della prima votazione: 60 votanti: 60; bianche: 51; nulle: 4. Hanno ottenuto voti Gianfranco Ganau (1), Piero Comandini (1), Gavino Sale (1), Pietro Pittalis (1), Edoardo Tocco (1). Alle 11.27 si è aperta la seconda votazione. Presenti: 60; votanti: 60; bianche: 47; nulle: 3. Hanno ottenuto voti: Giorgio Oppi (2), Piero Comandini (2), Roberto Cozzolino (1), Daniele Cocco (1), Roberto Deriu (1), Antonello Peru (1), Alberto Randazzo (1), Alessandra Zedda (1). Come previsto, anche nella seconda votazione non sono stati raggiunti i voti necessari per l’elezione del Presidente. L’Ufficio di Presidenza provvisorio ha quindi disposto una nuova chiamata. Dalla terza votazione in poi per l’elezione del Presidente del Consiglio è sufficiente la maggioranza assoluta dei votanti e si è giunti all’elezione di Gianfranco Ganau, con 34 voti, contro i 23 di Pietro Pittalis e 3 schede nulle.

Consiglio regionale 7 copia