5 December, 2025
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Nel 1998 in occasione delle celebrazioni del sessantesimo anniversario della nascita della Città di Carbonia d’intesa con la Giunta e con i gruppi consiliari, mettemmo in cantiere diverse iniziative, tra le quali un convegno dal titolo “Dalla città di fondazione alla rifondazione sostenibile della città“ con sottotitolo dall’autarchia alla sostenibilità.
Costruimmo un programma, d’intesa con l’arch. Natasha Pulitzer (figlia di uno dei progettisti della città Gustavo Pulitzer Finali) ed il professor Ignazio Delogu coinvolgendo relatori e testimonianze di alto profilo, Giorgio Muratore storico dell’Architettura, Rossana Bossaglia storico dell’Arte, Francesca Segni Pulvirenti Soprintendente Regionale, Pasquale Mistretta Rettore Magnifico dell’Ateneo Cagliaritano e, infine, la Marchesa Etta Carignani Melzi (figlia di Guido Segre, Presidente dell’Aca.i.).
Il convegno era un’occasione per confrontare con una platea di specialisti, alcuni indirizzi programmatici dell’Amministrazione comunale, allora impegnata in un progetto di Recupero Urbano nell’area del Rio Cannas e in uno più complessivo di riqualificazione urbana dell’intera città.
A lavori inoltrati, giunto il momento di dare la parola al pubblico presente per domande o approfondimenti, chiese di intervenire, un signore con a noi tutti sconosciuto, con in testa un caratteristico cappellino, che iniziò la sua prolusione con toni per noi inediti.
Parlava il “ciociaro dei burini” come si dice a Roma e accompagnava le sue argomentazioni con una vis polemica che in seguito – divenuto famoso alle cronache – ci sarebbe apparsa estremamente familiare, era Antonio Pennacchi da Latina. La sua notorietà al grande pubblico si realizzò, infatti, diversi anni più tardi, nel 2010, con la vittoria del concorso letterario Premio Strega con il libro Canale Mussolini.
Le prime schermaglie riguardarono Muratore, reo di aver presentato Sabaudia come un modello, mentre per Antonio, Sabaudia era uno scenario di cartone, buono solo per Cinecittà, ma questo racconto lo troverete in un suo libro dal titolo “Fascio e martello-viaggio per le città del Duce” in un capitolo titolato “Carbonia Hag”.
Ci siamo chiesti: ma questo com’è che è arrivato a Carbonia?
Era l’inviato di una prestigiosa rivista italiana di Geopolitica, LIMES, tuttora diretta da Lucio Caracciolo e su suo impulso avrebbe visitato in lungo e in largo le Città di Fondazione e d’intesa con Carlo Fabrizio Carli, promosso un Inventario delle Nuove Fondazioni in Italia a cavallo degli anni Trenta.
Scoprii quasi subito l’arcano, aveva appreso dell’iniziativa da un comune amico di Latina, Carlo Santoro, che aveva in quegli anni un rapporto di collaborazione con il nostro Comune.
Nel citato articolo “Carbonia Hag”, Antonio Pennacchi racconta una disavventura accaduta in verità a Natasha Pulitzer e al sottoscritto, non a Giorgio Muratore (come Antonio si sarebbe augurato); io e la Pulitzer fummo investiti sulle strisce pedonali e la Natasha rimediò uno stivaletto di gesso con il quale sarebbe ritornata dalla sua famiglia a Bassano del Grappa.
Al rientro dall’Ospedale Sirai, ci recammo presso il Ristorante Bovo per la cena e lì trovai Antonio Pennacchi seduto ad un tavolo appartato, lo invitai a stare con noi e vi lascio immaginare l’incontro con Ignazio Delogu: due parlatori torrenziali, una sfida dai contorni divertentissimi, essendo ambedue dei narratori instancabili e formidabili.

Ebbe, sul piano politico, un percorso contraddittorio, prima militante del MSI, poi approdato all’Unione dei Marxisti Leninisti sotto l’emblema maoista, poi ai partiti più tradizionali della sinistra, sua sorella Laura, economista di vaglia, è stata parlamentare del PDS e dei DS e componente del primo governo Prodi, con l’incarico di sottosegretario di Stato al MEF.
Amava parlare di questo suo percorso politico, senza infingimenti e ipocrisie, era persona schietta e di valori profondi.
La sua scomparsa è una grande perdita per la cultura del nostro paese e questo mio ricordo personale, vuole essere una testimonianza sincera di affetto e di stima, per una persona genuina, irrequieta, ma mai banale.
Antonangelo Casula

Carbonia e il Sulcis piangono Renato Monticolo, uomo di grande cultura, professore e dirigente scolastico, molto stimato da studenti e colleghi, già consigliere comunale e provinciale, morto ieri all’età di 76 anni.

Di formazione socialista, sempre impegnato nel campo del centrosinistra, una volta arrivato alla pensione nella scuola, ha lasciato anche l’impegno politico che nel 1993 lo portò ad un passo dall’elezione a sindaco di Carbonia, battuto per soli 159  voti nel ballottaggio con Antonangelo Casula.

La cerimonia funebre si svolgerà questo pomeriggio, alle 16.00, nella chiesa Parrocchiale di San Giovanni Bosco, in via Piolanas, a Carbonia.

Ciao Renato

Giampaolo Cirronis

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Venerdì 25 settembre, presso la circoscrizione di Bacu Abis, si è svolta la commemorazione “In ricordo del Dottor Enrico Pasqui”, storico medico della città, giunto tra i primi per svolgere la sua professione presso l’ospedale Sirai (inaugurato nel 1956), scomparso il 16 maggio di quest’anno, all’età di 91 anni.

Nato il 28 luglio del 1928 da padre toscano e madre cagliaritana, Enrico Pasqui si laureò a soli 25 anni, diventando presto un eccellente medico, tra i fondatori del sistema sanitario pubblico territoriale del dopoguerra. Apparteneva ad una famiglia agiata ma, nonostante questo, visse con umiltà, nel rispetto di tutte le lotte portate avanti dai minatori.

La serata è stata organizzata dall’associazione culturale “Bacu Abis e Sulcis Iglesiente” col patrocinio del comune di Carbonia e i relatori che si sono susseguiti sono stati introdotti e coordinati dal presidente dell’associazione, Gianfranco Fantinel, che ha portato i saluti della Sindaca Paola Massidda e dell’assessora della Cultura del comune di Carbonia, Sabrina Sabiu, impossibilitate a presenziare.

Tra le personalità il primo a prendere la parola Antonangelo Casula, ex sottosegretario di Stato per l’economia e le finanze ed ex sindaco di Carbonia; a seguire la lettura da parte del presidente di due scritti inviati da Irma Cancedda, presidente dell’Avis Provinciale e del primario dell’ematologia del Sirai  Angelo Zuccarelli che non hanno potuto essere presenti.

A seguire l’intervento dell’ingegnere presidente dei Lions Mario Porcu, del dottor Cesare Saragat ex primario del reparto di medicina del Sirai, del dottor Giorgio Mirarchi primario del reparto di Nefrologia del Sirai, del dottor Pietro Chessa, ex primario del reparto di Chirurgia dell’ospedale Sirai ed ex direttore generale della Asl 7 e dell’ex manager della Usl 17 di Carbonia Tullio Pistis.

Tutte le testimonianze hanno raccontato di un medico professionalmente molto preparato, che contribuì sin dal suo arrivo al nosocomio, a curare terribili malattie con le sue brillanti intuizioni, dovute ad uno studio molto attento e preciso.

Enrico Pasqui è stato un grande maestro, rispettoso e riservato nel comunicare ai suoi collaboratori, ai quali ha insegnato tanto, un errore medico, facendolo sempre personalmente, in privato, senza mai mettere in difficoltà chi lo commetteva. Paziente e mai alterato, disponibile e cortese in ogni occasione, amato e rispettato da tutti.

L’impegno sociale di Enrico Pasqui andava anche oltre, occupato in associazioni a scopo filantropico e sempre supportato dalla sua famiglia.

Dopo le personalità ha preso la parola la signora Gabriella, vedova del dottor Enrico Pasqui che, commossa, ha ringraziato per le belle parole rivolte alla memoria di suo marito e ha raccontato alcuni aneddoti sul suo amato sposo, da giovane promettente calciatore che scelse la strada della medicina anziché inseguire la carriera sportiva che avrebbe potuto essere economicamente più conveniente, sposo che conobbe quando ancora era un bambino di 10 anni, già attento e studioso, ragazzino che crescendo, divenne poi marito e padre esemplare. Erano presenti anche la figlia e la nipote, orgogliose di tanto dir bene per questo pilastro importante della loro vita.

Al caro e indimenticabile dottor Enrico Pasqui vanno tanti ringraziamenti che potrebbero concretizzarsi con la riuscita di un’iniziativa, nata sin dai primi giorni della sua scomparsa, la raccolta delle firme promossa da Giorgio Melis su Change.org, la piattaforma di petizione online per cambiare nome all’ospedale Sirai e dedicarlo alla sua memoria.

La serata si è svolta nel totale rispetto delle norme anti-Covid che salvaguardano la salute e contribuiscono a non diffondere il virus che tanti problemi sta creando alla società.

Nadia Pische

 

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Carbonia ha dato il suo estremo saluto questo pomeriggio, a Michele Cancedda, morto alle 13.00 di ieri, 14 gennaio 2020, all’età di 85 anni. La chiesa della parrocchia di Cristo Re s’è riempita di parenti e amici, tra i quali molti ex amministratori del comune di Carbonia, con i quali ha condiviso una lunghissima esperienza da consigliere di minoranza, durata tre decenni, nelle file della Democrazia Cristiana, il partito nel quale ha sempre militato.

Eletto la prima volta nel lontano 1963, all’età di 28 anni, quando il sindaco era Antonio Saba, è stato sempre rieletto per complessive sei consiliature, con altri 4 sindaci: Aldo Lai (26 gennaio 1965 / 29 aprile 1967), Pietro Cocco 7 gennaio 1969 / febbraio 1983), Ugo Bruno Piano (14 marzo 1983 / 27 agosto 1990) ed Antonangelo Casula (27 agosto 1990 / 6 giugno 1993). Una sola breve interruzione, durata meno più di un anno, dal 22 novembre 1967 al 18 novembre 1968, quando il Comune, a seguito dello scioglimento anticipato del Consiglio comunale, venne guidato dal commissario prefettizio Salvatore Pandolfini. L’ultima consiliatura, iniziata nel 1988 e conclusa nel 1993, vide la città guidata da due sindaci: Ugo Bruno Piano ed Antonangelo Casula (era l’ultima consiliatura prima dell’entrata in vigore della legge 25 marzo 1993 n. 81 che disciplina l’elezione diretta del sindaco e del presidente della provincia, dei consigli comunali e provinciali).

Pur avendo occupato a lungo i banchi della minoranza, Michele Cancedda si è distinto per l’impegno che ha sempre profuso nell’attività consiliare, in particolare nelle Commissioni, con naturale predisposizione per quella del commercio, settore dal quale proveniva dal punto di vista professionale. Ha sempre tenuto un rapporto sincero e cordiale sia con i consiglieri di maggioranza sia con gli altri della minoranza, ricevendo sempre in cambio, il rispetto da parte di tutti.

Conclusa l’esperienza in Consiglio comunale, ha lasciato la politica attiva ma è rimasto sempre un attento osservatore delle vicende cittadine, politiche e non, sulle quali ho avuto modo di confrontarmi con lui anche recentemente. La sua scomparsa lascia un grande vuoto nella famiglia e tra i tanti amici, molti dei quali oggi gli hanno tributato l’ultimo saluto.

Giampaolo Cirronis

Michele Cancedda consigliere comunale della DC negli anni ’80 (al suo fianco Francesco Auteri).

Michele Cancedda in una fotografia scattata 4 anni fa, il 17 gennaio 2016.

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Tre incontri in 4 giorni, a Carbonia e Sant’Antioco. Si anima il dibattito sulla riforma degli Enti locali della Sardegna. Il primo si è svolto giovedì sera, a Carbonia organizzato dall’associazione Sinistra-Autonomia-Federalismo. Il tema in discussione è stato quello del commissariamento della provincia che si protrae ormai da oltre sette anni. Dopo il saluto di Andrea Corrias, rappresentante dell’associazione che cura l’attività del Circolo soci Euralcoop che ha sede in Piazza Marmilla ed ha ospitato l’incontro, sono stati numerosi gli interventi, nel corso dei quali sono state sviscerate tutte le conseguenze, negative per il territorio, scaturite dalla cancellazione della provincia di Carbonia Iglesias ed è stata sottolineata l’inadeguatezza della provincia del Sud Sardegna, che pure ha come capoluogo Carbonia, su una superficie complessiva abnorme di 6.530 kmq e ben 107 Comuni per 354.554 abitanti, priva, soprattutto, delle risorse necessarie per svolgere anche l’ordinaria amministrazione nei principali settori di intervento, strade, scuole ed ambiente…

La relazione introduttiva è stata svolta da Tore Cherchi, presidente della provincia di Carbonia Iglesias al momento dello svolgimento del referendum, che ha rimarcato il fatto che solo all’area di Cagliari è stato dato un assetto democratico, con la costituzione della Città metropolitana ed il Sulcis Iglesiente non ha una sua piena rappresentanza democratica, perché i Comuni hanno funzioni ed obiettivi distinti rispetto a quelli del governo complessivo di un territorio. Quando una comunità territoriale è impedita per così lungo tempo di scegliere autonomamente la sua rappresentanza, si producono gravi danni sul piano della democrazia innanzitutto. E’ stata sottolineata, in particolare, la necessità di superare subito il commissariamento, anche con il ricorso alle elezioni di secondo livello, in attesa di poter tornare alle urne per eleggere democraticamente un presidente ed i consiglieri provinciali.

I lavori, coordinati da Mauro Esu ed Elio Sindaco, sindaco di Santadi ed ex presidente del Consiglio della provincia di Carbonia Iglesias, hanno visto poi gli interventi di Stefano Rombi, assessore del comune di Carloforte; Piero Comandini, vice presidente del Consiglio regionale; Ilaria Portas, assessore e vicesindaco del comune di Masainas; Gloria Dessì, dipendente della provincia del Sud Sardegna e sindacalista della Cisl funzione pubblica; Giacomo Guadagnini, consigliere di amministrazione del Consorzio industriale di Carbonia Iglesias; Laura Cicilloni, ex consigliere comunale di Iglesias; Antonangelo Casula, ex sindaco di Carbonia; Mauro Pistis; il professor Gianfranco Sabatini; il segretario regionale di Articolo Uno Luca Pizzuto; l’ex segretario della Camera del Lavoro del Sulcis Iglesiente, Roberto Puddu.

Tutti gli intervenuti hanno rimarcato l’importanza di sostenere la re-istituzione della provincia di Carbonia Iglesias, per contribuire concretamente all’avvio di una nuova stagione di sviluppo per un territorio in grande difficoltà, con una situazione acuitasi negli ultimi anni anche per la manca di uno strumento di governo qual era la provincia di Carbonia Iglesias, perché con la sua cancellazione, sono stati tagliati drasticamente anche i trasferimenti e quindi i servizi.

I lavori sono stati conclusi da Tore Cherchi.

   

                                   

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Venerdì 6 dicembre, dalle 16.30, il teatro comunale di Bacu Abis, in piazza Santa Barbara, ospiterà la presentazione della ristampa anastatica del libro “Bacu Abis”, pubblicato dalla Società Bacu Abis nel 1926. Coordinerà i lavori, Antonangelo Casula, già sindaco di Carbonia e sottosegretario dell’Economia.

Interverranno: Mario Zara, associazione Amini della Miniera; Mauro Villani, responsabile del Museo del Carbone CICC; Gianfranco Fantinel, presidente dell’associazione culturale “Bacu Abis”; Sandro Mereu, rappresentante delle associazioni di volontariato di Bacu Abis; Salvatore Caria, presidente del Circolo pensionati di Bacu Abis; Enea Casti, presidente dell’associazione “Storia e radici della Città di Carbonia”; Hansel Cabiddu, sindaco di Gonnesa; Paola Massidda, sindaco di Carbonia; Mari Giovanna Musa, archivista della Sezione di Storia locale di Carbonia; Raffaele Cotza, professore di Arte mineraria; e, infine, Paola Atzeni, docente di Scienze antropologiche.

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Carbonia ha dato l’estremo saluto, questa sera, a Sandro Cozzi, morto ieri all’età di 76 anni (avrebbe compiuto 77 anni il prossimo mese di maggio). Impegnato politicamente per alcuni decenni nel Partito Comunista, è stato consigliere comunale dal 1979 al 1993 e per due volte assessore: la prima nell’ultima Giunta guidata da Pietro Cocco, con delega all’Agricoltura; la seconda nella prima Giunta guidata da Ugo Piano, dal 1983 al 1985, con delega ai Lavori pubblici.
Da diversi anni aveva lasciato la politica attiva.
Lascia la moglie, Antonietta Cuccheddu, dirigente dell’Istituto di Istruzione Superiore G.M. Angioy di Carbonia e presidente del Rotary Club cittadino, e quattro figli.
Nella fotografia allegata, risalente al 1984, Sandro Cozzi, al centro con i baffi, si trovava a Bacu Abis, con il sindaco Ugo Piano, il collega assessore Antonangelo Casula e Costantino Mannu, per i festeggiamenti di un centenario.

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La Sezione di Storia Locale del Sistema Bibliotecario Interurbano del Sulcis (SBIS), di cui il comune di Carbonia è ente capofila, compie 30 anni. Domani, venerdì 1° marzo, alle ore 17.30, nella sede dell’ex Officina Meccanica, sita presso la Grande Miniera di Serbariu, verrà celebrata questa importante ricorrenza nel corso di un convegno intitolato “La Sezione di Storia Locale si racconta…”.

«Si tratta di una struttura che dal 1989 rappresenta un punto di riferimento per ricercatori e studiosi nell’ambito della raccolta, schedatura, catalogazione e gestione di materiale documentario locale di notevole interesse storico», ha detto il sindaco Paola Massidda.

Come ha precisato l’assessore della Cultura Sabrina Sabiu, «la funzione svolta da questa struttura è fondamentale, così come quella assolta da storici locali lungimiranti, senza il cui contributo sarebbero andate perdute testimonianze importanti che ci consentono di comprendere meglio il nostro passato recente».

I fondi documentari e fotografici, le tesi di laurea e tutti gli altri documenti conservati nella Sezione di Storia Locale riguardano aspetti importanti della vita sociale, economica e politica dei Comuni che fanno parte dello SBIS.
La documentazione conservata risale al 1695 ed arriva fino ai giorni nostri.

Al convegno di domani, “La Sezione di storia locale si racconta…”, parteciperanno il sindaco Paola Massidda e l’assessore della Cultura Sabrina Sabiu. Sono previsti anche gli interventi di Maria Giovanna Musa, archivista della Sezione di storia locale, di Luisa Anna Marras, già dirigente regionale, di Antonangelo Casula, già Sindaco di Carbonia, e di Paolo Costa, già assessore della Cultura del comune di Carbonia.

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Un gruppo di intellettuali ha proposto un appello alla mobilitazione per impedire la disgregazione dell’Unione europea. Noi condividiamo l’obiettivo di questo appello. Nel raccoglierlo abbiamo anche reso esplicite le motivazioni di chi, come noi, considera che i principi autonomistico e federalista debbano ispirare la costruzione dell’Unione europea e lo sviluppo della democrazia in Sardegna e in Europa.

La situazione dell’Italia si sta avvitando in una spirale distruttiva. L’alleanza di governo diffonde linguaggi e valori lontani dalla cultura europea e occidentale dell’Italia. Le politiche progettate sono lontane da qualsivoglia realismo e gravemente demagogiche. Nella mancanza di una seria opposizione, i linguaggi e le pratiche dei partiti di governo stanno configurando una sorta di pensiero unico, intriso di rancore e di risentimento. Il popolo è contrapposto alla casta, con un’apologia della rete e della democrazia diretta che si risolve, come è sempre accaduto, nel potere incontrollato dei pochi, dei capi. L’ossessione per il problema dei migranti, ingigantito oltre ogni limite, gestito con inaccettabile disumanità, acuisce in modi drammatici una crisi dell’Unione europea che potrebbe essere senza ritorno.

L’Europa è sull’orlo di una drammatica disgregazione, alla quale l’Italia sta dando un pesante contributo, contrario ai suoi stessi interessi. Visegrad nel cuore del Mediterraneo: ogni uomo è un’Isola, ed è ormai una drammatica prospettiva la fine della libera circolazione delle persone e la crisi del mercato comune.

È diventata perciò urgentissima e indispensabile un’iniziativa che contribuisca a una discussione su questi nodi strategici. In Italia esiste ancora un ampio spettro di opinione pubblica, di interessi sociali, di aree culturali, disponibile a discutere questi problemi e a prendere iniziative ormai necessarie. Perché ciò accada è indispensabile individuare, tempestivamente, nuovi strumenti in grado di ridare la parola ai cittadini che la crisi dei partiti e la virulenza del nuovo discorso pubblico ha confinato nella zona grigia del disincanto e della sfiducia, ammutolendoli.

Per avviare questo lavoro – né semplice né breve – è indispensabile chiudere con il passato e aprire nuove strade all’altezza della situazione, con una netta ed evidente discontinuità, rovesciando l’idea della società liquida, ponendo al centro la necessità di una nuova strategia per l’Europa, denunciando il pericolo mortale per tutti i paesi di una deriva sovranista, che in parte è anche il risultato delle politiche europee fin qui condotte.

C’è una prossima scadenza, estremamente importante, che spinge a mettersi subito in cammino: sono ormai alle porte le elezioni europee. C’è il rischio che si formi il più vasto schieramento di destra dalla fine della seconda guerra mondiale. La responsabilità di chi ha un’altra idea di Europa è assai grande. Non c’è un momento da perdere. Tutti coloro che intendono contribuire all’apertura di una discussione pubblica su questi temi, attraverso iniziative e confronti in tutte le sedi possibili, sono invitati ad aderire.

A questo appello, proposto da Massimo Cacciari, Enrico Berti, Michele Ciliberto, Biagio de Giovanni, Vittorio Gregotti, Paolo Macrì, Giacomo Manzoni, Giacomo Marramao, Mimmo Paladino, Maurizio Pollini, Salvatore Sciarrino, apportiamo le nostre ragioni di autonomisti e federalisti.

L’Unione Europea è una costruzione ancora imperfetta, che attraversa un momento di seria difficoltà, ma non dobbiamo dimenticare il ruolo fondamentale che essa ha svolto nel promuovere la preservazione della pace e l’affermazione dei diritti di cittadinanza, lo sviluppo economico e la stabilità monetaria. La crisi attuale può essere superata soltanto con il suo rafforzamento politico, nella prospettiva di una costituzione federale, capace non solo di contemperare gli interessi dei diversi stati e nazioni, ma di porre al centro dell’azione di governo i diritti civili e sociali di tutte le popolazioni, portando inoltre a Bruxelles e Strasburgo la voce delle autonomie regionali e locali.

Delle conquiste e valori dell’Unione Europea sono buoni testimoni, anche in Sardegna, i nostri giovani, quando sono coinvolti nei programmi europei di mobilità studentesca, quando prestano servizio in Università e centri di ricerca, enti ed imprese dei Paesi dell’Unione, o quando sono comunque costretti a emigrare e si trovano a progettare il loro futuro in un orizzonte di promesse e aspettative che per loro è ormai soltanto europeo, senza che per questo debbano rinunciare a coltivare la propria identità di sardi e di italiani.

La Sardegna ha peraltro largamente beneficiato e continua a beneficiare, in molteplici forme, di finanziamenti europei erogati alle regioni più svantaggiate sulla base del meccanismo redistributivo delle risorse comunitarie previsto da quel medesimo trattato d Maastricht che ha introdotto l’euro come moneta unica dell’Unione. La battaglia da fare in Sardegna non è contro l’Unione, ma per una maggiore integrazione europea, con il riconoscimento della condizione di insularità, una più equa rappresentanza nel Parlamento europeo, e una partecipazione più diretta – nel quadro di una evoluzione in senso federale – alle varie istanze del governo comunitario.

Le prossime elezioni europee sono imminenti e decisive per il futuro dell’Unione, che può essere messo a rischio dalla saldatura che sembra profilarsi tra tutte le componenti di una destra sciovinista, xenofoba e retrograda. Noi siamo per un’Europa riformata, ispirata dai principi dell’autonomismo e del federalismo, della solidarietà e dell’equità sociale.

Paola Atzeni, Salvatore Cherchi, Giovanna Medau, Gian Giacomo Ortu, Gianmario Demuro, Cristina Deidda, Ivana Russu, Antonangelo Casula, Antonello Pirotto, Mario Pinna, Benedetto Barranu, Vasco Decet, Carlo Prevosto, Carlo Marras, Paolo Russu, Roberto Murgia, Paolo Toxiri, Francesco Carboni, Daniela Piras

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Sabato 3 novembre, alle ore 16.00, nella sede dell’ex circoscrizione di Bacu Abis si terrà un importante appuntamento con la storia. L’Associazione Culturale Bacu Abis e Sulcis Iglesiente ha organizzato, con il patrocinio del comune di Carbonia, un incontro che prende spunto dalla presentazione del libro di Giorgio Madeddu, dal titolo: “La damnatio ad metalla. Storie di prigionieri dell’Impero Austro-Ungarico nella Sardegna della Prima Guerra Mondiale”.

L’iniziativa si inserisce nel solco delle manifestazioni previste in occasione del centenario della conclusione – 1918 – della Grande Guerra e si colloca inoltre nell’ambito dei festeggiamenti per l’80° compleanno della città di Carbonia e per i 164 anni di Bacu Abis.

Nel corso del dibattito, moderato dal presidente dell’associazione culturale Bacu Abis e Sulcis Iglesiente Gianfranco Fantinel, si farà luce sulla vicenda dei prigionieri di guerra dell’Impero Austro-Ungarico che furono impiegati a lavorare nelle miniere sarde, segnatamente nell’estrazione del carbone nei cantieri delle miniere di Bacu Abis e di Terras Collu.

Alla presentazione-convegno interverranno: Antonangelo Casula, già sindaco di Carbonia; Antonio De Rubeis, presidente del Comitato Iglesiente Centenario Grande Guerra; Giorgio Madeddu, autore del libro; Aldo Accardo, presidente del Comitato Regionale Sardo Grande Guerra.