19 April, 2024
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Il Consiglio regionale della Sardegna si è riunito negli uffici della Regione sarda a Roma, alla presenza Gianfranco Ganau e dei consiglieri Anna Maria Busia, Roberto Desini, Piermario Manca, Augusto Cherchi, Gianfranco Congiu e Alessandro Unali (Sovranità, democrazia e lavoro); Pierluigi Rubiu, Giorgio Oppi, Luigi Tatti e Giuseppino Pinna (Udc); Alessandra Zedda e Alberto Randazzo (Fi); Attilio Dedoni (Riformatori); Pietro Cocco, Gavino Manca, Luigi Lotto e Salvatore Demontis (Pd); Luca Pizzuto (Sel); Gaetano Ledda (Misto-La Base) e Raimondo Perra (Upc-Socialisti) – la riunione a sostegno della vertenza energetica della Sardegna.

Una vertenza storica aggravata dalla recente decisione assunta da Terna che nega il riconoscimento della “super interrompibilità” e della “essenzialità” per le centrali del Sulcis, di Porto Torres e di Ottana e che potrebbe comportare la chiusura dei tre impianti isolani, con drammatiche conseguenze per il futuro delle residue attività industriali che operano in Sardegna e con ovvie conseguenza per l’occupazione e lo sviluppo.

«L’energia – ha dichiarato il presidente Ganau – resta un tema centrale per la Sardegna e la mobilitazione del Consiglio regionale punta al riconoscimento, da parte del Governo, delle specificità della nostra Regione che sconta un troppo elevato gap infrastrutturale, derivante dalla condizione di insularità e che continua a sostenere un più alto costo dell’energia, a causa della mancanza di approvvigionamento del metano.»

La delegazione del Consiglio regionale si è quindi recata nella sede del ministero dello Sviluppo economico per esprimere massima solidarietà ai lavoratori e pieno sostegno all’azione della Giunta e alle rappresentanze sindacali, impegnate in queste ore in nuovo vertice al Mise per difendere il futuro e i posti di lavori nell’industria sarda.

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Con una proposta di legge La Base vuole dare una svolta nella gestione delle mense pubbliche della Sardegna. La Proposta di Legge a firma del consigliere Gaetano Ledda è lo strumento attraverso il quale la Regione può costruire un’alleanza vitale tra consumatori, produttori, famiglie, enti pubblici ed esercenti attività di somministrazione di pasti nelle mense pubbliche. Un’alleanza propedeutica per promuovere la sana alimentazione con l’utilizzo di prodotti tipici, tradizionali, a filiera corta nelle mense pubbliche della Sardegna. Una proposta che rappresenta una delle bandiere della politica concreta e popolare del movimento La Base.

In Sardegna, soprattutto nell’ultimo decennio, sono stati avviati importanti progetti volti a riavvicinare le nuove generazioni al mondo rurale e ai suoi prodotti tipici, nell’ottica di “contaminare” in senso positivo, la formazione culturale dei nostri figli, a partire proprio dalla cultura alimentare. Per i risultati raggiunti assume particolare rilievo il progetto “Satu po imparai”, nato nell’anno scolastico 2009/2010, realizzato dalla collaborazione tra la Provincia del Medio Campidano (assessorato della Pubblica istruzione) e l’Agenzia Laore Sardegna, e che coinvolge le scuole dell’obbligo dell’intera provincia e le fattorie didattiche accreditate iscritte all’albo regionale (deliberazione della Giunta regionale n. 33/10 del 5 settembre 2007).

La Sardegna, peraltro, vanta una ricchissima ed universalmente riconosciuta e apprezzata, tradizione alimentare (sono noti numerosi studi a livello mondiale sui nostri centenari) e il connubio educazione alimentare – valorizzazione dei prodotti tipici e di qualità è indispensabile per il perseguimento di fondamentali obiettivi di natura igienico sanitaria, per preservare e migliorare la salute dei sardi e soprattutto delle nuove generazioni e di carattere economico sociale, nel dare nuovo impulso all’economia agroalimentare.

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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio  regionale oggi ha approvato un ordine del giorno unitario contro la chiusura della Prefettura di Oristano ed ha gettato le basi per un documento unitario anche per la situazione della Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con le mozione n.176 e 177 e interpellanza 95/A, tutte riguardanti la chiusura della Prefettura di Oristano. Il Presidente ha quindi dato la parola al consigliere del Pd Antonio Solinas, primo firmatario della mozione n.176 e dell’interpellanza 95/A.

Nel suo intervento, Antonio Solinas ha ricordato innanzitutto la sua interpellanza del dicembre scorso, immediatamente successiva al trasferimento del prefetto di Oristano, non nominato per un anno e mezzo mentre, «nel frattempo – ha aggiunto Solinas – il decreto del governo ha indicato Oristano fra le 23 Prefetture da sopprimere sul territorio nazionale, decreto che sta alla radice di una azione forte della Giunta, poi condivisa anche dalle opposizioni». Il tema di fondo, ha detto ancora il consigliere del Pd, «è quello della presenza dello Stato in Sardegna e non è un fatto localistico perché l’esperienza di questi anni alimenta le nostre preoccupazioni perché, in realtà, la razionalizzazione dei servizi pubblici ha coinvolto tutta la Sardegna e razionalizzazione ha significato spesso chiusura, dagli uffici della Banca d’Italia Bankitalia, alle caserme dei Carabinieri, dagli uffici postali ad altri presidi dello Stato». «Nell’Oristanese – ha affermato inoltre Solinas – tutto il territorio ha espresso una posizione molto ferma contro l’ulteriore ridimensionamento degli uffici statali in un contesto come quello della Sardegna mentre lo Stato mantiene le Prefetture in territori molto meno estesi e a piccola distanza dai capoluoghi; l’accorpamento con Nuoro è fatto sulla carta dove tutto è possibile però non si conosce la realtà, dato che Oristano dista da Nuoro 90 chilometri ed altri comuni fino a 140 chilometri, distanze enormi che significano costi e disagi per i cittadini». «Per questo – ha concluso – non chiediamo un ufficio distaccato ma il mantenimento della Prefettura, chiediamo che Giunta chieda a Renzi e ad Alfano di revocare il provvedimento ed aprire un negoziato di merito, a combattere una battaglia di civiltà che va fatta da tutto il Consiglio perché è una battaglia di tutta la Sardegna».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha ricordato che il 2 luglio del ’74 la Camera approvò l’istituzione della provincia di Oristano ed uno dei proponenti, l’on. Pietro Riccio, sostenne fra l’altro che l’accoglimento delle istanze della popolazione «dovevano rappresentare sono solo una tappa di un autentico sviluppo del territorio provinciale che merita l’amministrazione periferica dei suoi interessi». «Oggi nel 2015 – ha lamentato Cherchi – siamo tornati indietro, siamo all’ultima mannaia che cade su Oristano ma deve essere respinta da tutta la Sardegna perché delle due l’una: o le Prefetture si cancellano tutte e ragioniamo in modo differente o quella Prefettura non può essere chiusa perché svolge funzioni pubbliche fondamentali, dall’immigrazione alla protezione civile, dall’ordine pubblico alla sicurezza, per cui la preoccupazione è fortissima innanzitutto per l’immigrazione e non meno per la protezione civile e per essa parlano i fatti della settimana scorsa; sono funzioni non possono essere cancellate o decentrate e anche per questo l’accorpamento con Nuoro deve essere respinto e quanto all’ordine pubblico va sottolineato che nell’Oristanese c’è una struttura penitenziaria come Massama con una altissima presenza di boss della malavita organizzata, e non va tralasciata nemmeno la questione delle scorie nucleari con Oristano che potrebbe essere una delle destinazioni possibili». «Non basta dire – ha protestato il consigliere – che l’importante è il mantenimento dei servizi, devono essere gli stessi servizi senza se e senza ma e ciò vale per tutti gli uffici statali; si è commesso un errore firmare la delega al Governo Renzi e un parlamentare sardo non avrebbe dovuto votarla, resta il fatto che se cancelliamo Prefettura e Questura i servizi non potranno mai rimanere identici così come il personale». «Ora il Consiglio – ha concluso – deve mostrare il massimo dell’unità con l’obiettivo chiaro di dire no all’accorpamento della Prefettura di Oristano con quella di Nuoro, recuperando anche i ritardi della Giunta nei confronti del territorio, dall’aeroporto  a all’ospedale S. Maria Bambina, ora tutti siamo chiamati a cambiare passo».

Il consigliere Franco Sabatini (Pd) ha condiviso le argomentazioni del collega Cherchi, sottolineando che «in questione non c’è solo Oristano ma tutta la Sardegna, come dimostra la presenza dei sindaci a difesa delle aree marginali della Regione; l’arretramento dello Stato va fermato col messaggio che sottende, con cui cioè si invitano i cittadini a trasferirsi nelle grandi città dove ci sono salute servizi ed opportunità, andando in controtendenza rispetto alla proclamata attenzione verso le zone interne ed alle pari opportunità per tutti». «Lo stesso Governo – ha affermato poi Sabatini – parla di questione meridionale e sembra consapevole del fatto che se non si recupera in Mezzogiorno l’Italia non riparte ma ciò vale anche per la Sardegna ed i suoi territori ed questa è la questione vera, senza dimenticare che in Sardegna non è che sia mancato il tentativo di decentrare i servizi; anzi si voleva trasferire, ad esempio, la formazione professionale ma non si è riusciti a farlo e in fondo anche le quattro province regionali erano il tentativo di decentrare la presenza pubblica verso le aree marginali». «Cosa ci fanno – si è chiesto Sabatini – l’Ente foreste, il Corpo forestale e la Protezione civile a Cagliari; la verità è che c’è una resistenza fortissima, che ho denunciato già dal dibattito sul programma della Giunta Pigliaru, portata avanti da poteri politici, burocratici ed economici; il Consiglio deve dare una risposta forte e sostenere l’impegno straordinario della Giunta nei confronti del Governo centrale».

Il consigliere Gianni Tatti (Aps) ha detto in apertura che «il provvedimento del Governo ha una portata devastante e forse non c’è più tempo per tornare indietro, ma ci sono responsabilità politiche a monte e comportamenti che hanno favorito certe decisioni». «Quella della Prefettura di Oristano, ha continuato, «è una struttura di eccellenza che va mantenuta come baluardo di legalità che svolge un ruolo essenziale per la comunità e per le amministrazioni locali del territorio, dalla sicurezza al raffreddamento dei conflitti sociali; sono dati che non possono essere disconosciuti e dimostrano che la Prefettura di Oristano deve continuare ad esistere, soprattutto nel momento di grande difficoltà che la Sardegna attraversa, un momento  che rende la decisione del Governo ancora più sbagliata e intempestiva, contro gli interessi dei lavoratori e dei cittadini». «Non si capisce che senso abbia – ha concluso – la strategia nazionale per le zone interne condivisa dalla Giunta se poi concretamente si traduce in decisioni come questa».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha messo l’accento sul fatto che sull’argomento in discussione «ci sono valutazioni comuni e lo dico da consigliere eletto da Nuoro; qui nessuno guadagna ma tutti perdono e soprattutto perde la Sardegna che ha un grande territorio». Lo stesso governo Monti, ha ricordato, «sosteneva che la province sarde dovevano essere 9 o 5 ed anche in un’ottica di razionalizzazione questo dato emerge nella sua oggettività perché la nostra Regione resta dunque un territorio da presidiare». «Ecco perché non possiamo accettare – ha dichiarato Deriu – la diminuzione della presenza dello Stato, in un momento in cui della Sardegna si parla di meno e non si percepisce la specialità secondo una certa tesi che spesso si accetta anche in Sardegna per una sorta di complesso di inferiorità; dobbiamo invece difendere la nostra autonomia e in questo contesto lo Stato deve fare la sua parte, anche perché la storia non si cancella, Arborea è stata in epoca storica uno Stato sovrano che ha dato molto al diritto europeo, mentre l’Oristano di oggi simboleggia il degrado di una cultura amministrativa e giuridica cui ci si deve opporre, per questo il presidente della Regione deve essere fortissimo nei confronto del Governo dicendo tutta la verità».

Il consigliere Marco Tedde (FI) ha riaffermato che il problema contingente è rappresentato dalla soppressione della prefettura di Oristano ma che il vero tema è però “la desertificazione istituzionale della Sardegna”. «Siamo la vera e unica isola isolata – ha dichiarato il consigliere della minoranza – e viviamo un momento e una situazione terribile per quanto attiene i trasporti mentre lo Stato arretra con la cancellazione di motorizzazione, camere di commercio, prefetture etc.».

Tedde ha criticato inoltre i rappresentanti in Parlamento del territorio di Oristano che «hanno votato la delega al Governo per sopprimere le prefetture». L’esponente di Forza Italia ha parlato di un “atteggiamento remissivo nei confronti di Renzi” da parte dei parlamentari del territorio e della Regione. A giudizio di Tedde, i servizi ai cittadini garantiti dagli uffici della prefettura di Oristano non potranno essere conservati ed ha sottolineato le caratteristica peculiari della Sardegna ad incominciare dal basso indice di densità demografica a fronte di un territorio assai vasto.

«Lo Stato – ha insistito il consigliere di Fi – lo vediamo da lontano mentre come sardi ci paghiamo la Sanità e la Continuità territoriale ed è anche per questa ragione affermo che Oristano non può tollerare cancellazione di ulteriori servizi essenziali e vedere a rischio la sicurezza». Tedde ha concluso con l’auspicio di una forte presa di posizione unitaria del Consiglio regionale per contrastare l’avanzata di un “impoverimento istituzionale che non riguarda solo Oristano ma l’intera comunità sarda».

Il consigliere Gianmario Tendas (Pd), ha ringraziato in apertura del suo intervento il presidente del Consiglio e la conferenza capigruppo per la tempestività con la quale è stato portato all’attenzione dell’Aula il tema della soppressione della prefettura di Oristano. Il consigliere della maggioranza ha sottolineato come la “vertenza” sia particolarmente  avvertita nel territorio dell’oristanese che unitariamente e con forza “esprime forte contrarietà per l’arretramento dello Stato nel territorio”. Tendas ha ricordato quindi i tagli programmati con la spending review ed ha affermato che tra i criteri utilizzati per individuare le prefetture da sopprimere deve essere tenuta in considerazione anche l’estensione territoriale dell’oristanese. «Un conto – ha dichiarato Tendas – è accorpare la prefettura di Chieti con Pescara che dista 20 chilometri, così come Prato da Pistoia, ma Oristano dista da Nuoro oltre novanta chilometri ed è carente la viabilità e il servizio offerto dal trasporto pubblico è disastroso». Tendas ha quindi auspicato “l’apertura di un tavolo per scongiurare la soppressione della prefettura di Oristano”.

Il consigliere, Augusto Cherchi (Sovranità, democrazia e lavoro) ha affermato che è in corso ormai da tempo, un piano di dimagrimento della pubblica amministrazione, da parte dello Stato italiano ed ha citato, a titolo d’esempio, la cancellazione delle province. «Un intento nobile quello della razionalizzazione dei costi – ha detto il consigliere di maggioranza – ma che si sta traducendo in un nuovo tentativo accentratore da parte dello Stato, come dimostra l’intervento inopportuno fatto con la soppressione della prefettura di Oristano». Cherchi ha quindi ribadito la distanza tra Oristano e Nuoro per evidenziare il livello dei disagi cui andranno incontro i cittadini e i lavoratori ed ha insistito: «Se si vuole abolire la prefettura, allora si aboliscano tutte». Augusto Cherchi ha quindi citato il modello della regione Valle d’Aosta («non ha né prefetture e né province») ed ha auspicato «un ridisegno di funzioni e servizi per governare da noi il nostro territorio come dobbiamo fare su trasporti, sanità e scuola e riscossione tributi».

Il consigliere, Gianni Lampis (Misto-Fd’I) ha espresso solidarietà ai sindaci del’oristanese perché – così ha detto – vedranno i loro uffici pieni di cittadini che lamentano ulteriori disagi e nuove penalizzazioni. «E’ facile – ha aggiunto – abolire la prefettura di Monza ma in Sardegna il ragionamento che vale in Lombardia non si può fare per via dei trasporti e della viabilità». Il consigliere della minoranza ha quindi citato il caso di San Nicolò d’Arcidano: un cittadino che vi risiede per arrivare a Nuoro con i mezzi pubblici dovrebbe partire il giorno precedente». Lampis ha definito i cittadini e i lavoratori della prefettura “vittime di tagli fatti senza raziocinio”. L’esponente di Fratelli d’Italia ha inoltre sottolineato le difficoltà del Medio Campidano: «E’ una sorta di terra di mezzo che vede aumentare i reati e la fuga dello Stato allarga i confini della terra di mezzo aggregando oggi Oristano».

«Non è questo il futuro che vogliamo per la Sardegna – ha concluso Lampis – e oggi dobbiamo dare prova di unità per difendere la prefettura perché presidio dello Stato nell’Isola».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az), ha ricordato la storica contrarietà dei sardisti alla presenza delle prefetture nell’Isola ed ha precisato: «Non siamo per la desertificazione della presenza pubblica nell’Isola ma vogliamo essere noi lo Stato in Sardegna». «C’è un rigurgito centralista che taglia le periferie e porta verso Roma servizi e funzioni», ha proseguito il consigliere della minoranza, «ed è questa una precisa idea di paese che questo governo sta portando avanti». Christian Solinas ha quindi invitato la Regione a “dare il buon esempio” per non allontanare i servizi dai cittadini e censurando i tagli dello Stato. Il rappresentante del Psd’Az ha sottolineato l’esigenza di una rivisitazione della Regione («perché non portare gli enti agricoli a Oristano?») e dimostrare che «quest’Aula davanti allo Stato ha un’idea di presenza delle istituzioni e dei servizi che non penalizza e marginalizza nessuno».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni ha rivolto apprezzamento per gli interventi dei consiglieri delle altre province, diverse da quelle di Oristano, «perché dimostrano di aver colto il senso “vero” della discussione». Il consigliere della minoranza ha quindi domandato “Qual è la logica che ha spinto lo Stato a sopprimere la prefettura di Oristano?”. Dedoni ha ricordato quindi l’esigenza di garantire i servizi ai cittadini  e le necessarie tutele per i lavoratori della prefettura. Il consigliere dei Riformatori ha insistito sulle difficoltà nei collegamenti e sulla distanza che corre tra Oristano e Nuoro: «L’Italia non è il Lombardo-Veneto e non può essere quella la misura con cui si decidono i taglia in Sardegna».  Dedoni ha concluso con una critica: «I rappresentanti del popolo sardo non sono stati all’altezza per reggere un confronto alto e aspro con il governo e rivendicare tutto ciò che il governo toglie alla Sardegna, ad incominciare dai presidi di cultura e civiltà».  

Ha quindi preso la parola il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, che ha ricordato la visita del ministro dell’Interno Alfano in Sardegna in occasione della mobilitazione contro gli attentati agli amministratori locali. «Alfano, allora, prese l’impegno di un rafforzamento dei presidi dello Stato nell’Isola – ha detto Cocco – il risultato è stato la chiusura di caserme, la scomparsa della scuola di polizia di Foresta Burgos, la soppressione di alcune Camere di Commercio e uffici postali. Ancora una volta le zone interne vengono penalizzate. In nome della spending review si fanno tagli lineari. Questo Governo non è padre né patrigno ma solo carnefice».

Cocco si è detto molto pessimista sulla possibilità di ottenere qualcosa da Roma. «Noi 60 consiglieri abbiamo il dovere di riaffermare i valori dell’autonomia e della specificità sarda. I sindaci non se ne fanno niente della nostra solidarietà. Servono atti che si traducono in fatti concreti».

Dello stesso tenore l’intervento del capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, secondo il quale “lo Stato farà quello che ha deciso di fare disconoscendo i diritti dei sardi”.

Carta ha ricordato le visite in Sardegna dei ministri dell’Interno Maroni e Alfano e il mancato rispetto degli impegni assunti: «E’ il segno che la politica sarda ha fallito – ha affermato Carta – ciò che farà oggi il Consiglio non porterà a nessun risultato. Dobbiamo rivendicare responsabilità per noi stessi occupando gli spazi vuoti». Il capogruppo sardista ha invocato un processo di decentramento della Regione: «Alla chiusura della Prefettura di Oristano la Regione risponda spostando l’assessorato dell’agricoltura in quella provincia o l’assessorato dell’Ambente a Nuoro. Il Cagliari-centrismo spinto toglie velleità alle zone interne. Lo Stato abbandona le aree marginali, la Regione vada ad occuparle».

Carta, infine, ha sottolineato la necessità di portare avanti una trattativa complessiva con lo Stato e non più su singoli argomenti. «Occorre definire un rapporto diverso con lo Stato – ha concluso l’esponente dei Quattro Mori – apriamo una battaglia per ottenere maggiori spazi e responsabilità».

Gianluigi Rubiu, capogruppo di Aps, ha annunciato l’uscita del suo gruppo dal partito nazionale “Area Popolare Sarda”: «Vogliamo dare un segnale forte – ha detto Rubiu – Alfano ha tradito la Sardegna e noi non vogliamo fare più parte del suo partito. Da domani verrà ricostituito il gruppo “UDC Sardegna”, forza autonoma dai partiti romani. Non possiamo essere succubi di nessuno. L’abbandono di Aps è un segno di protesta verso il ministro che non ha mantenuto le promesse. Il partito non ci rappresenta più. Invito ai colleghi di maggioranza e opposizione a fare lo stesso con i loro partiti di riferimento».

Rubiu ha poi contestato la decisione di tagliare la prefettura di Oristano: «E’ il segnale della decadenza economica e sociale di un intero territorio. Occorre salvaguardare la storia. La Regione utilizzi tutto il suo peso politico per scongiurare la chiusura».

Il capogruppo del PD Pietro Cocco (Pd) ha convenuto sulla necessita di maggiore prudenza nel processo riformatore avviato dal Governo. «Si tratta di riforme necessarie – ha detto Cocco – ma quando si interviene in aree che soffrono lo spopolamento e si chiudono i servizi le battaglie vanno fatte».

Il capogruppo del Pd ha poi ricordato gli sforzi fatti dalla Regione per mandare avanti la riforma degli Enti locali: «Una riforma – ha sottolineato – che dovrà prevedere la città metropolitana di Cagliari ma allo stesso tempo dovrà tutelare le zone marginali.

Le prefetture sono presidi che devono essere mantenuti. Quella di Oristano è storica, non può essere messa nello stesso calderone delle altre province. Significherebbe dire che in un territorio lo Stato sta smantellando. Per questa ragione abbiamo presentato la mozione che spero si traduca in un ordine del giorno unitario».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha esordito citando la vertenza Saremar «L’accoglienza riservata all’assessore ai trasporti Massimo Deiana a Carloforte è un fatto emblematico che dimostra come reagisce la gente quando non si sente tutelata – ha detto l’esponente azzurro – che credibilità abbiamo nel confronto con lo Stato quando non siamo capaci di tutelare al nostro interno gli interessi dei sardi? La pongo come riflessione, non per farne motivo di polemica, ma per evidenziare quel silenzio assordante che caratterizza l’azione della Giunta rispetto all’arbitrio del Governo nazionale che fa tutto ciò che vuole».

Pittalis ha poi ricordato la chiusura di importanti presidi istituzionali, il rischio della realizzazione del deposito delle scorie radioattive in Sardegna, il pericolo che si consumino ulteriori pasticci sulla scuola. «Una situazione che dà l’idea di uno Stato lontano dagli interessi della Sardegna. Questo Governo ha un’idea egoista, centralista che è tarda a morire. Doveva rappresentare la modernizzazione ma usa invece solo la scure».

Secondo Pittalis, il Consiglio deve fare sentire la sua voce e dare un mandato forte alla Giunta. Il capogruppo di Forza Italia, dopo aver auspicato un ordine del giorno unitario contro la chiusura della prefettura di Oristano, ha infine criticato l’atteggiamento di alcuni parlamentari sardi «che in Sardegna dicono una cosa e a Roma si comportano diversamente. Se non si è d’accordo – ha concluso Pittalis – si deve avere il coraggio di dire no. Non basta qualche incontro estemporaneo».

A nome della Giunta, il presidente Pigliaru ha detto in apertura, polemizzando con il capogruppo di Forza Italia Pittalis, che «il riferimento alla vicenda della Saremar è del tutto gratuito e bisogna essere sereni e leali». Sul piano politico, il presi9dente ha affermato che l’Esecutivo è impegnato «in un dialogo costante col Governo e guardamo con fiducia alla possibilità di avere risultati e risposte su alcuni nodi centrali del più ampio problema dell’insularità: istruzione, infrastrutture, viabilità, mobilità interna ed esterna, energia; siamo certi di essere ascoltati e confidiamo che il Governo saprà cogliere l’occasione storica di cambiare la condizione della Sardegna».

Ho sostenuto in molte occasioni, ha ricordato Pigliaru, che «senza il Mezzogiorno l’Italia non riparte e non esce dalla grave situazione di squilibrio con la parte più ricca del Paese come è riuscita a fare la Germania includendo il suo territorio ad est, ed ho anche contribuito al dibattito, all’interno ed all’esterno del partito per cui voto, sul come arrivare a questa inversione di tendenza». Istruzione, legalità e infrastrutture, ha proseguito, «sono fondamentali per generare attività economiche ed investimenti, ma fondamentali anche per convincere le popolazione che il clima è cambiato, che le Istituzioni difendono i cittadini per bene e che i cittadini possono tornare a fidarsi delle Istituzioni; senza questo non c’è crescita non c’è speranza per il Mezzogiorno». Così come, ha concluso il presidente, «in Italia (e parlo al Governo nazionale) non si può usare nessuno schema lineare ed intervenire sul sistema usando gli stessi parametri in Emilia e in Calabria, allo stesso modo sarebbe un errore grave ridurre i presidi di legalità nella nostra Regione».

Successivamente il Consiglio è passato alla fase delle dichiarazioni di voto « per impedire la chiusura della Prefettura di Oristano» e l’attivazione «di un tavolo di confronto con il Governo al fine di ridiscutere l’assetto organizzativo dell’amministrazione periferica pubblica, mantenendo e potenziando il miglioramento dei servizi ai cittadini, tenuto conto delle condizioni d’insularità della Regione».

Il consigliere Mario Floris (Misto), ha annunciato il suo voto a favore precisando però che «queste cose non servono a nulla, serve piuttosto una grande vertenza fra Regione e Stato, applicando lo Statuto che prevede presenza del Presidente della Regione in Consiglio dei Ministri ogni qualvolta sia in discussione un tema che riguarda la Sardegna». La realtà, ha proseguito Floris, è che «abbiamo svenduto per quattro lire continuità territoriale, trasporto pubblico locale e sanità, mentre della copertura di queste risorse deve farsi carico lo Stato che poi deve sostenerci in Europa; non turberò il clima unitario del Consiglio ma va ricordato che con gli ordini del giorno non abbiamo prodotto niente».

Il consigliere Pierfranco Zanchetta (Cps) ha voluto affermare in primo luogo di non aver mai sentito la mancanza delle Prefetture «ma sindaci hanno ragione nel chiedere il mantenimento della presenza delle Istituzioni sul territorio, anche se in realtà chi garantisce la presenza dello Stato è la Regione autonoma; se dimentichiamo questo concetto stiamo dimenticando il nostro ruolo e perfino la nostra Costituzione». Zanchetta ha comunque annunciato il voto favorevole del suo gruppo, lamentato però che nessuno abbia parlato della Sardegna dopo il referendum della Catalogna: «è sbagliato perché qui si sta riaprendo una stagione di un autonomismo vero che sa farsi valere garantendo in primis i cittadini».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco si è espresso in modo critico sugli interventi di alcuni colleghi «distanti dall’oggetto dell’ordine del giorno come Pittalis e Floris, che hanno dimenticato come sulla continuità si stia cercando di superare difficoltà ereditate». Soru non ha svenduto nulla, ha risposto ancora Cocco, «ma ha ottenuto 1600 milioni di euro per la Sardegna, mentre Floris non ha mai fatto vertenze con lo Stato e nemmeno Pittalis è intervenuto su problemi concreti della nostra Isola». La situazione complicata, ha concluso, «ma è opportuno che ognuno operi nel suo ambito con senso di responsabilità senza strumentalizzare un problema serio come quello della Prefettura di Oristano».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha affermato che voterà SI all’ordine del giorno con grandissima convinzione «nonostante il capogruppo Cocco abbia in effetti depotenziato l’intervento del presidente Pigliaru; l’obiettivo comune è quello dell’unità del Consiglio, ci interessa che il Presidente difenda la Sardegna con il massimo della forza e della convinzione senza casacche politiche, e senza rivolgersi continuamente al passato, forse altre battaglie le abbiamo perdute perché non eravamo uniti».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha preannunciato il voto favorevole sull’ordine del giorno «di cui però è difficile prevedere la concretezza, nonostante il mandato al Presidente per far valere tutta la forza della Regione». Ho apprezzato il riferimento del presidente al per Mezzogiorno e la sua opposizione alla logica dei tagli lineari: «su questo la sosterremo liberandoci dalle appartenenze politiche». Al capogruppo del Pd Pietro Cocco, Pittalis ha però ricordato «i 29 ricorsi alla Corte costituzionale, strumenti della democrazia che voi avete ritirato; avevamo ed abbiamo idee diverse e su questo il confronto resta aperto».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco si è rammaricato del fatto che il Consiglio abbia perso una occasione per mostrarsi unito; «siamo preoccupati per l’arretramento dello Stato, è la stessa preoccupazione della Giunta, cosa che non avevo visto nella legislatura precedente».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha dichiarato che il suo gruppo non romperà l’unità del Consiglio ma ha precisato che «è necessario riaprire una vertenza con lo Stato chiedendo una delega piena per la Regione, non ho sentito dal presidente una posizione specifica sul punto specifico della Prefettura di Oristano». Quanto alla continuità territoriale, ha concluso, «ricordo che primi biglietti dei sardi sono stati emessi con Giunta Floris, esprimo solidarietà all’assessore Deiana ma senza dimenticare che la privatizzazione era un obbligo di legge e non la causa della crisi della compagnia».

Il presidente Francesco Pigliaru ha poi preso nuovamente la parole per un chiarimento sulle sue precedenti dichiarazioni. Ribadisco, ha detto, «che istruzione, legalità, infrastrutture sono il cardine della nostra azione di governo: ho detto NO ai tagli lineari in una Italia che lineare non è perché il Mezzogiorno ed anche Sardegna sono parti di un Paese che ha bisogno di fiducia e fiducia vuol dire nessun passo indietro sulla legalità; Oristano è parte di questo ragionamento».

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi) ha affermato che voterà a favore in modo convinto «ma con qualche dubbio dopo intervento del Presidente che forse non coglie il nocciolo della questione perchè Oristano è il simbolo dell’arretramento dello Stato dalla Sardegna, il rapporto con lo Stato va ricostruito e ripensato ed allora bisogna cercare di aver un rapporto diverso». Su istruzione, infrastrutture e legalità siamo d’accordo, ha osservato Truzzu, «però è sbagliato continuare sulla logica della leale collaborazione che finora non ha prodotto nulla; per leale collaborazione bisogna essere in due, mentre la Sardegna mette soldi propri per le infrastrutture cui invece deve pensare lo Stato».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha annunciato voto favorevole convinto, sottolineando tuttavia che «non siamo uniti, siamo un’unica cosa, concentrati su un obiettivo comune, un clima interrotto da un intervento stizzito che rischia di compromettere tutto; speriamo che non accada perchè non si può scherzare col fuoco». L’unità va ricercata, secondo Tedde, «ma anche difesa e tutelata; ricordiamo che il campanello d’allarme è suonato a dicembre e non è stato ascoltato da chi doveva farlo, la leale collaborazione non può essere a senso unico e non c’è da parte del governo Renzi e dello Stato come dimostrano molte vicende, dalle trivelle alla buona scuola».

Il consigliere Augusto Cherchi (Sdl) si è detto a favore «purchè l’unità non sia solo di facciata per tutelare servizi essenziali per la comunità».

Il consigliere Gianni Tatti (Aps), anch’egli a favore, ha ringraziato il suo gruppo «per il segnale forte inviato al Ministro dell’Interno di rompere con il partito».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha ricordato che «Pigliaru ha in mano uno strumento, è stata approvata recentemente dalla Camera una mozione sulla vertenza Sardegna dove c’è anche la Prefettura di Oristano; il Governo centrale dunque deve essere richiamato a comportamenti coerenti, senza dimenticare che ad Oristano e a Nuoro chiuderanno le Camere di commercio ed altri presidi dello Stato, facendo emergere la mancanza di un corrispettivo in termini di servizi ed è su questo che bisogna puntare».

Il consigliere Alessandro Collu (Soberania-Indipendentzia) ha parlato di un voto favorevole «che segna un cambio di mentalità rispetto al passato; ben venga, anche se nel 2012, quando si chiusero molti tribunali (e non si tratta di un servizio privo di incidenza) non si mosse niente».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), a favore, ha ringraziato tutto il Consiglio perché «si è riusciti ad andare al di là del proprio territorio, fatto senza precedenti anche se con fatica; bene Pigliaru che ha evitato il ricorso alla polemica politica, la posizione della Giunta è chiara e non si possono mischiare temi diversi tornando ad un passato in cui molti hanno peraltro scheletri nell’armadio». La cosa essenziale, ha concluso, «è che il presidente abbia un mandato forte per rappresentare tutta la Sardegna».

Il consigliere Paolo Zedda (Rossomori) voterà a favore ma senza entusiasmo «perché riteniamo che le Prefetture siano importanti solo come servizi per il cittadino ma le carenze dello Stato sono enormi e non possono essere dimenticate; noi preferiamo che la Sardegna segua il modello della Val d’Aosta e del Trentino Alto Adige».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione l’ordine del giorno che il Consiglio ha approvato all’unanimità, con 53 voti.

Il presidente del Consiglio ha quindi comunicato l’inversione nell’ordine del giorno dei lavori dell’Aula ed ha annunciato la discussione della mozione e delle interpellanze (n.112, 125 e 126) inerenti le problematiche e la gestione della fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe.

Il primo firmatario della mozione n. 107, il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha ricordato sinteticamente le caratteristiche della struttura socio sanitaria di Ploaghe che offre servizi di sostegno alla persona e conta 165 dipendenti. Il consigliere della minoranza ha evidenziato che la fondazione è in regime commissariale dal 2007 e che nell’arco di otto anni si sono succeduti cinque commissari che avrebbero dovuto risanare l’azienda e ridurre l’indebitamento. Tedde ha quindi ricordato lo stanziamento della Regione del 2012, pari a 25 milioni di euro, con lo scopo di  ripianare debiti e risanare la gestione. «E’ ora indispensabile – ha proseguito Marco Tedde – trasformare la fondazione in “Azienda per servizi alla persona” tenendo conto del debole equilibrio finanziario, del costo del personale (incide per l’80% sui costi complessivi) e della necessità di incrementare la produzione dei servizi e dunque i ricavi».

Tedde ha poi spiegato che le perdite, quantificate in circa centomila euro\mese, derivano anche dal ridotto utilizzo dei posti letto e dalla mancata introduzione di nuovi servizi. L’esponete di Fi ha quindi auspicato la riorganizzazione della Fondazione ed ha affermato che servirebbe renderla “il primo fornitore delle Asl sarde”. Il consigliere del centrodestra non ha quindi nascosto la preoccupazione per l’incremento del debito ed ha paventato un possibile rischio di insolvenza. «Chiediamo l’impegno della giunta per chiudere la lunga riflessione sul futuro della fondazione», ha spiegato Tedde, «e ci auguriamo che si decida in tempi rapidi quale debba essere il futuro per la struttura di Ploaghe e i suoi lavoratori».

Il consigliere, Gaetano Ledda  (Misto – la Base), presentatore dell’interpellanza n. 125 ha rivolto un saluto alla delegazione dei lavoratori della fondazione presenti nelle tribune riservate al pubblico ed ha sommariamente esposto i contenuti del documento a suo tempo presentato dal gruppo “Sardegna Vera”. L’esponente della maggioranza ha ricordato il dettato della legge 23 del 2015 per quanto attiene la trasformazione della fondazione in azienda per i servizi alla persona ed il vincolo del pareggio di bilancio. Ledda ha concluso con l’auspicio di una rapida soluzione del problema ed ha invitato la commissione Sanità a prendere in esame il progetto che era stato predisposto dall’ex commissario Foddai.

Il consigliere Roberto Desini (Sovranità, democrazia e lavoro) presentatore dell’interpellanza n. 126, datata luglio 2014, ha evidenziato in apertura del suo intervento il lungo periodo di commissariamento della fondazione di Ploaghe. «Se c’è il commissario dal 2007 – ha affermato Desini – è evidente la situazione di precarietà che caratterizza la gestione e soprattutto il rapporto con i lavoratori». L’esponete della maggioranza ha quindi affermato che un tempo così lungo di commissariamento «fa comodo solo alla politica, a tutta la politica». «Pretendiamo chiarezza e correttezza – ha proseguito il capogruppo di Sdl – perché con la precarietà si tengono al guinzaglio le persone e non possiamo più accettare una situazione incerta e poco chiara che continua a produrre debiti».

La consigliere del Pd, Rossella Pinna, ha ricordato la vicenda che nella scorsa legislatura ha portato alla cessazione dei servizi della “fondazione Guspini per la vita” («un centro di riabilitazione che dava risposte dare risposte ai cittadini sardi che cercavano cure e speranza al di fuori della Sardegna»). «Nel 2012 – ha affermato l’esponente della maggioranza – ero tra il pubblico quando in finanziaria il centrodestra propose il salvataggio della fondazione di Ploaghe e stanziò 25 milioni di euro». Rossella Pinna ha definito la decisione assunta allora “irresponsabile” perché – a suo giudizio – “non si potevano mettere risorse pubbliche in un pozzo senza fondo”.  La consigliere del Pd, pur riconoscendo la necessità di tutelare i posti di lavoro della fondazione di Ploaghe,  ha sottolineato i ritardi accumulati nella precedente legislatura per un’efficace azione di ristrutturazione della struttura e della gestione. Rossella Pinna ha quindi proposto la commissione Sanità come sede idonea per compiere le opportune valutazioni sul caso.

Il vice presidente del Consiglio, Antonello Peru (Fi), ha evidenziato la drammatica situazione in cui versa la fondazione d ha posto l’accento sul mancato pagamento delle ultime quattro mensilità ai 160 lavoratori. «Serve una soluzione chiara e coraggiosa – ha dichiarato l’esponente della minoranza – e la fondazione può crescere e svilupparsi se si superano i problemi logistico strutturali, lo scarso utilizzo di posti letto e si garantisce maggiore autonomia alla struttura di Ploaghe».

Peru ha ricordato il favore che assessore, amministrazione comunale e sindacati hanno mostrato per la trasformazione della fondazione in “Asp” ed ha sottolineato che tale ipotesi non può concretizzarsi in un semplice cambio della ragione sociale ma deve tradursi in una profonda riorganizzazione che abbia al centro l’incremento della produzione dei servizi.

A giudizio di Antonello Peru la trasformazione in “Asp” è un obiettivo di difficile realizzazione e richiederebbe l’impiego di ulteriori risorse quantificabili in circa 10 milioni di euro. «E’ difficile ad esempio – ha insistito il consigliere di Fi – garantire  le commesse di tutte le Asl, i finanziamenti diretti della regione in luogo delle fatture ed un pareggio di bilancio a 14 milioni di euro».

Peru ha quindi concluso con l’invito all’assessore a rendere i noti i percorsi amministrativi e politici posti in essere per dare un futuro alla struttura di Ploaghe.

Il consigliere del Pd, Gianni Ruggeri si è detto “spaventato” dalla situazione creatasi alla fondazione San Giovanni Battista e l’ha definita “paradigmatica” «per come si muovono le questioni intono alla sanità in Sardegna». «Si produce la spesa – ha spiegato il consigliere della maggioranza – si genera un servizio senza attenzione tra costi e ricavi e poi si propone alla mano pubblica il compito di riparare le storture insite nel meccanismo di produzione del servizio».

«Parliamo di cifre pazzesche – ha incalzato l’ex sindaco di Quartu – parliamo di 25 milioni buttati in un pozzo senza fondo e se ne ipotizzano altri 7 o 8 milioni per far quadrare i conti». Ruggeri ha proposto la discussione dell’annoso tema in commissione Sanità ed ha così concluso: «Serve mettere la parola fine ai carrozzoni».

E’ quindi intervenuto il consigliere di Area Popolare Sarda, Giorgio Oppi, che ha fornito alcuni dati sulla struttura sanitaria di Ploaghe. «Il personale incide per il 90% sui costi di gestione della SGB – ha detto Oppi – i posti letto coperti sono il 70% di quelli disponibili, il fatto che gli altri non vengano occupati spiega il deficit».

Il consigliere di minoranza ha poi ricordato i ritardi nel pagamento delle prestazioni da parte della Asl e le voci principali che incidono sul debito della Fondazione San Giovanni Battista: le sanzioni amministrative, gli interessi da pagare all’INPS e un  mutuo contratto 20 anni fa.

Oppi ha poi ricordato che la struttura non è a norma e per questo non si sono potuti portare a termine alcune interventi. L’ex assessore alla Sanità ha poi invitato ad evitare scambi di accuse e a pensare a una soluzione per i lavoratori.

Secondo Salvatore Demontis (Pd), la strada da seguire è quella indicata dall’assessore:  la trasformazione da Ipab ( Istituti pubblico di assistenza e beneficenza)   in Asp (Azienda di servizi alla persona). «C’è da chiedersi perché non si è riusciti a farlo fino ad ora pur avendo stanziato 25 milioni di euro – ha sottolineato Demontis – è un problema di governance, è evidente che tutti i commissari hanno fallito l’obiettivo».  Demontis ha infine difeso l’operato dell’assessore Arru e indicato la strada per il futuro: «Prima di pensare a nuovi servizi, l’azienda va risanata».

Anche Luigi Lotto (Pd) ha auspicato una soluzione definitiva: «E’ impensabile chiamare il Consiglio a ripianare i buchi a distanza di 5-6 anni – ha detto Lotto – il problema va risolto guardando all’interesse dei lavoratori ma cercando di individuare un percorso che dia alla struttura una prospettiva futura».

Lotto ha poi invitato l’assessore Arru ad andare avanti nella strada individuata che prevede il ricorso a risorse nazionali per il rilancio della SGB.

Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda) ha concordato sul fatto che vadano prioritariamente difesi i diritti dei lavoratori ma ha anche espresso qualche perplessità sulla situazione della struttura sanitaria del Nord Sardegna: «Ho l’impressione che si parli di un contenitore vuoto che non crea utili e non dà servizi ai cittadini».

Attilio Dedoni (Riformatori) ha sottolineato la necessità di avere a disposizione i bilanci degli ultimi anni per capire come sono stati utilizzati i soldi: «Si tratta di trovare soluzioni adeguate per tranquillizzare i lavoratori e fare in modo che le istituzioni regionali siano maggiormente coinvolte. In passato il Santa Maria Bambina di Oristano ha avuto problemi che la Regione non ha sanato, lo stesso è avvenuto per il Santa Maria Assunta di Guspini che è stato costretto a chiudere o per il centro di Villamar che non è mai decollato. Non si possono sanare tutte le situazioni, occorre pensare di inserire le strutture in una rete che faccia parte del servizio sanitario regionale».

Annamaria Busia (Sovranità, Democrazia e Lavoro) ha puntato l’indice contro la precedente Giunta regionale che aveva deciso di trasformare la SGB in una residenza dei dismessi dagli Opg. «Il fatto che non sia stata realizzata la Rems non è stato un capriccio – ha detto Busia – non poteva essere realizzata perché la struttura era fatiscente e il personale non adeguato. Il San Giovanni Battista non era idoneo eppure è stato individuato come potenziale Rems. Quel progetto è fallito».

Busia ha poi ricordato il percorso individuato dal precedente commissario della SGB  Costantino Foddai.  «Era una soluzione che imponeva scelte coraggiose – ha rimarcato Busia – metteva in evidenza una struttura superiore agli standard attuali con 32 unità in eccesso, un surplus di personale che causava un buco di un milione di euro in bilancio».

Secondo Daniele Cocco (Sel) i 25 milioni erogati nel 2010 alla Sgb di Ploaghe hanno impedito di trovare una soluzione definitiva. «Oggi c’è la necessità di dare una risposta ai 200 lavoratori – ha detto Cocco – la proposta fatta da Ganau è quella in questo momento più praticabile. Occorre trovare le risorse per pagare subito gli stipendi ai lavoratori, poi la Giunta cercherà di risolvere definitivamente il problema».

Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, ha espresso preoccupazione per le posizioni di alcuni esponenti del PD che in aula hanno parlato di “carrozzoni” e di “scelte irresponsabili”.

«La questione non può essere liquidata in questo modo – ha detto Pittalis – la Sgb è una struttura unica in Sardegna, per questo ha la sua ragion d’essere. Noi riteniamo che quando si è deciso di dare 25 milioni per la Fondazione è stata una scelta responsabile».

Pittalis ha poi manifestato apprezzamento per la decisione del presidente del Consiglio di convocare una conferenza dei capigruppo ad hoc con gli amministratori locali e i sindacati.  «Siamo pronti a risolvere subito la questione anche con un provvedimento urgente, preoccupiamoci di mettere a disposizione le risorse da qui a un paio di mesi per i lavoratori. Se si è sbagliato prima non possiamo continuare a sbagliare – ha concluso Pittalis – si  pensi a un programma serio ma intanto si dia la certezza degli stipendi arretrati ai dipendenti».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha invitato i colleghi alla calma. «Le posizioni assunte in conferenza dei capigruppo non sono cambiate – ha detto Cocco –  nessuno vuole speculare sulla vicenda,  non ci sono buoni e cattivi, nel 2010 ho presentato una mozione per la trasformazione della SGB da Ipab a Asp. Io ero firmatario del documento,  non ricordo che Pittalis abbia sostenuto un’idea di questo tipo».

Sui 25 milioni erogati alla Sgb, il capogruppo del Partito Democratico ha ricordato  la convergenza di tutte le forze politiche. «Credo però che i lavoratori abbiano bisogno adesso di certezze e prospettive  –  ha concluso Cocco – si pensi a pagare gli arretrati e si dia alla Giunta e al Consiglio il tempo di ragionare sulle questioni che riguardano la struttura di Ploaghe».

Intervenendo a nome della Giunta, l’assessore della sanità Luigi Arru ha voluto rassicurare in primo luogo i lavoratori sull’impegno per una soluzione positiva della situazione del San Giovanni Battista che, ha precisato, «deve rientrare nella riorganizzazione della rete sanitaria regionale, mentre la soluzione di ospitare in quel sito pazienti ex Opg non era percorribile». I margini ci sono, ha proseguito Arru, «anche perché nella stessa Asl di Sassari ci sono cinquanta persone nelle barelle che hanno superato la fase acuta e devono poter essere collocate altrove per poter seguire un percorso di riabilitazione presso le strutture pubbliche; non solo quindi c’è la massima attenzione dell’assessorato ma c’è anche l’impegno a verificare tutte le ipotesi possibili per accedere, in tempi brevi, a 16 milioni di fondi nazionali, a partire dalla trasformazione del San Giovanni in Asp, senza riduzioni di personale ma anzi potenziando le risorse umane e restando all’interno degli standard previsti dalla legge». Nessuno vuole chiudere il San Giovanni Battista, ha ribadito l’assessore della Sanità, «ma inquadrare quella struttura in una visione complessiva mentre, nell’immediato, occorre che i Comuni sistemino le loro esposizioni nei confronti del San Giovanni come ha fatto la Regione accelerando le procedure per il pagamento delle prestazioni». Ribadisco inoltre, ha concluso l’assessore, «l’impegno per la soluzione del problema degli arretrati maturati dai lavoratori lavorando, nello stesso tempo, per una assetto stabile della struttura in un quadro di razionalizzazione della nostra rete sanitaria che rappresenti un beneficio concreto anche per alcune tipologie di pazienti come gli autistici ed i malati di Alzheimer e le loro famiglie; stiamo lavorando a questo obiettivo per il quale abbiamo necessità di un certo periodo di tempo per definire compiutamente il percorso giuridico della trasformazione dell’ex Ipab in Azienda di servizi alla persona».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha chiesto una breve sospensione della seduta in modo da concordare le modalità di prosecuzione dei lavori.

Il presidente Ganau ha accolto la richiesta.

Alla ripresa dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha affermato che «la vertenza in discussione non può vedere la politica divisa e per questo abbiamo cercato di fare un discorso di sintesi, senza nascondere le criticità esistenti e quelle in prospettiva; ragioni che portano il Consiglio ad esaminare, già nella prossima riunione, un provvedimento per mettere in sicurezza le retribuzioni dei lavoratori e dare alla Giunta il tempo necessario, due-tre mesi, per individuare una soluzione strutturale».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha ribadito che «è necessario mettere in sicurezza gli stipendi dei lavoratori con l’impegno, nei prossimi mesi, di valutare la situazione con attenzione la situazione del San Giovanni Battista e di altre strutture presenti in Sardegna».

Il presidente Ganau ha preso atto della volontà comune di predisporre un ordine del giorno unitario ed ha sospeso la seduta, riconvocando il Consiglio per domattina alle 10.00.

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Dopo l’ingresso in Consiglio regionale di quattro nuovi componenti, è stato costituito il nuovo gruppo dei “Cristiano Popolari Socialisti” al quale, oltre ai consiglieri Pierfranco Zanchetta e Antonio Gaia dell’Upc, hanno aderito anche Raimondo Perra del Psi e, per scelta “tecnica”, Walter Piscedda proveniente dal Pd. Il nuovo gruppo sarà presieduto dall’on. Pierfranco Zanchetta.

Questa la composizione aggiornata dei gruppi consiliari:

Area Popolare Sarda: Giorgio Oppi, Giuseppino Pinna, Ignazio Tatti, Gianluigi Rubiu (Presidente)

Cristiano Popolari Socialisti: Antonio Gaia, Raimondo Perra, Walter Piscedda, Pierfranco Zanchetta (Presidente)

Forza Italia Sardegna: Ugo Cappellacci, Oscar Cherchi, Giuseppe Fasolino, Ignazio Locci, Antonello Peru, Alberto Randazzo, Marco Tedde, Edoardo Tocco, Stefano Tunis, Alessandra Zedda, Pietro Pittalis (Presidente)

Misto: Mario Floris, Gianni Lampis, Paolo Truzzu, Gaetano Ledda, Fabrizio Anedda (Presidente)

Partito Democratico: Piero Comandini, Lorenzo Cozzolino, Salvatore Demontis, Roberto Deriu, Daniela Forma, Gianfranco Ganau, Luigi Lotto, Gavino Manca, Giuseppe Meloni, Cesare Moriconi, Francesco Pigliaru, Rosella Pinna, Luigi Ruggeri, Franco Sabatini, Antonio Solinas, Gian Mario Tendas, Pietro Cocco (Presidente)

Partito Sardo d’Azione: Marcello Orrù, Christian Solinas, Angelo Carta (Presidente)

Riformatori Sardi-Liberaldemocratici: Michele Cossa, Luigi Crisponi, Attilio Dedoni (Presidente)

SEL Sardegna: Francesco Agus, Luca Pizzuto, Daniele Cocco (Presidente)

Soberania-Indipendentzia: Alessandro Collu, Eugenio Lai, Paolo Zedda, Emilio Usula (Presidente)

Sovranità, Democrazia e Lavoro: Anna Maria Busia, Augusto Cherchi, Gianfranco Congiu, Piermario Manca, Alessandro Unali, Roberto Desini (Presidente).

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La sentenza del Consiglio di Stato (n. 3612/2015) che ha dichiarato decaduti i consiglieri regionali Gavino Sale, Efisio Arbau, Michele Azara e Modesto Fenu, ai sensi dell’articolo 20 del regolamento interno del Consiglio regionale, a partire dal 23 luglio scorso ha fatto venire meno i gruppi consiliari “Sardegna” e “Sardegna Vera”.

I consiglieri regionali Gaetano Ledda e Raimondo Perra (già “Sardegna Vera”) hanno comunicato l’adesione al gruppo consiliare “Misto”. I consiglieri regionali Mario Floris, Edoardo Tocco e Paolo Truzzu (già gruppo “Sardegna”) sono confluiti al gruppo “Misto” ai sensi dell’articolo 20 comma 5 del regolamento interno mentre il consigliere Alessandro Collu (Pd) ha comunicato l’adesione al gruppo consiliare “Soberania e Indipendentzia”.

Alla luce delle modifiche, dal 23 luglio scorso, la nuova composizione del gruppo “Misto” è la seguente: Fabrizio Anedda (presidente), Mario Floris, Gaetano Ledda, Raimondo Perra, Edoardo Tocco e Paolo Truzzu. Il gruppo “Soberania e Indipendentzia” è invece formato da Emilio Usula (presidente), Paolo Flavio Zedda, Eugenio Lai e Alessandro Collu.

Resta grande l’incertezza, intanto, sulla nomina del quarto nuovo consigliere che dovrà il posto lasciato vacante dalla decadenza di Modesto Fenu, dopo che la sentenza del Consiglio di Stato ha stabilito che i seggi di Gavino Sale, Efisio Arbau, Michele Azara verranno occupati dai tre consiglieri che avevano presentato il ricorso, Antonio Gaia, Pier Franco Zanchetta e Gianfranco Congiu.

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Divampano le polemiche sulla sentenza del Consiglio di Stato che ha escluso quattro consiglieri regionali.

«La vicenda processuale delle presunte decadenze (da accertare prossimamente nei Tribunali della Repubblica per legittimità e tempestività) – secondo Gaetano Ledda, consigliere regionale de La Base -, certifica che il Consiglio regionale è diventato come un’assemblea di condominio rissosa ed inconcludente dove l’unico interesse è quello di fare del male al proprio vicino di casa. La sentenza del Consiglio di Stato è (riconosciuto da tutti) una cosa abnorme che porterebbe in consiglio persino qualche passante che ha l’unico “merito” di aver proposto un ricorso magari su consiglio di un vecchio marpione asserragliato in un qualche municipio gallurese, espulso dalla politica ma voglioso di tornarci per mano giudiziaria. La verità, per il momento, è che in Consiglio regionale c’è La Base e che tutto il resto sono reminiscenze di un potere che non c’è più.»

«Bene farebbe il Consiglio regionale – sottolinea ancora Gaetano Ledda – a chiedere la sospensione immediata della sentenza e la revoca di un provvedimento palesemente illegittimo e persino inapplicabile. Così si potrebbe riprendere immediatamente l’attività. Le sentenze si applicano sempre, ma attraverso gli istituti giuridici che nell’ordinamento italiano ne garantiscono l’effettiva e legittima applicazione (correzioni errori materiali, incidenti di esecuzione e, nel caso in questione, giudizio in ottemperanza).»

«Le responsabilità del presidente Ganau sono evidenti in questa vicenda – dice Modesto Fenu, del Movimento Popolare Sardo Zona Franca, uno dei quattro consiglieri regionali dichiarati decaduti dalla sentenza del Consiglio di Stato -. Ormai appare chiaro che si rischia la paralisi dei lavori del Consiglio Regionale con grave danno per l’Isola e tutti i sardi. Il Presidente è anche il garante di tutto il Consiglio regionale, eletto da sardi e, pertanto, dal popolo sardo. E’ impensabile che un Presidente, nella sua posizione, preferisca rischiare di tenere l’assemblea bloccata ed ingessata per tentare di dare attuazione ad una sentenza che oramai, a furor di popolo, sa di “golpe” e nomina consiglieri regionali due persone che non hanno avuto i voti democraticamente per essere eletti, ma che si sono candidati e hanno semplicemente fatto ricorso.»

«Appare ormai evidente – aggiunge Fenu – che dei tre nominati dal Consiglio di Stato (due dell’Upc e uno del Partito dei Sardi), dai riconteggi che si stanno facendo in queste ore, solo uno risulterebbe avere diritto ad entrare nell’aula ma gli altri due verrebbero nominati consiglieri regionali per effetto di una sentenza del Consiglio di Stato e non per meriti elettorali. Infatti, nel caso, questi verrebbero sostituiti da uno di Sel e uno in quota Pd. Di fronte a questa situazione, palesemente ingiusta che sta paralizzando il Consiglio regionale e rischia di annullare tutto il processo democratico delle elezioni, non si comprende per quale motivo il presidente Ganau e il Consiglio, a tutela dei sardi, si assumano la responsabilità di non chiedere la sospensiva e l’annullamento della sentenza, o quantomeno l’immediato ricorso per ottemperanza onde evitare il blocco dei lavori dell’aula e l’ingiusta attribuzione di seggi, in disprezzo alla legge elettorale sarda e senza che siano stati proclamati eletti dalla Corte d’appello di Cagliari, così come è stato per tutti gli altri Consiglieri Regionali Sardi. E’ assurdo essere vittima di decisioni che vanno contro la volontà espressa democraticamente dai sardi. Appare poi ormai chiara, in tutta questa vicenda, l’inserimento di altre logiche di riflessione.»

«Concludo col rinnovare la richiesta al presidente Ganau, a tutela del Consiglio che rappresenta il Popolo Sardo e la sua specificità anche in materia elettorale, a non limitarsi a dar seguito passivamente alla sentenza del Consiglio di Stato, di fatto inapplicabile e a richiedere immediatamente almeno il ricorso per ottemperanza, nonché la sospensiva e l’annullamento della sentenza. Inoltre, considerato lo scalpitio che qualcuno sta già manifestando nel volermi frettolosamente sostituire in Consiglio Regionale, pur nel rispetto del ruolo oltreché delle persone, nella figura del presidente Ganau e della Giunta per le elezioni, per il delicato lavoro che stanno svolgendo, mio malgrado mi trovo costretto a diffidarle dal sostituirmi in Consiglio Regionale con qualsiasi persona che di diritto non sia stata proclamata eletta dalla Corte d’appello di Cagliari.»

In serata Modesto Fenu ha diffuso una seconda nota, con la quale commenta la presa di posizione di Gianni Lampis (FdI), invitandolo ad evitare facili illusioni e a leggere molto attentamente l’articolo 12 della Legge Statutaria Elettorale n. 1/2013 che, testualmente, stabilisce che «sono esclusi esclusivamente dall’attribuzione i gruppi di cui all’articolo 1, comma 7”, che si traduce nel fatto che tutti gli altri gruppi sono inclusi e nessuno sbarramento va ad essi applicato da chiunque. Questa è la legge, di una chiarezza unica. Capisco che Fratelli d’Italia possa essere poco identitaria, ma mi permetto di ricordare che in materia elettorale la Regione Sardegna ha competenza primaria».

«Il presidente Francesco Pigliaru – dice Ignazio Locci, consigliere regionale di Forza Italia – è preoccupato per la paralisi del Consiglio regionale, la cui responsabilità, è chiaro a tutti, è del centrosinistra? Teme che l’impasse amministrativa possa bloccare le diverse riforme, come la legge urbanistica e quella degli Enti locali? Allora colga l’occasione per mettere finalmente al lavoro il Governo della Regione, in ritardo su molteplici temi, dagli assegni di merito per gli studenti allo sblocco dei Bandi PIA, dalle opere pubbliche al Fondo unico per i Comuni. Il Governatore non sventoli il blocco della massima assemblea dei sardi per giustificare il ritardo inammissibile della Giunta.»

«Lavoro per gli assessori, al di là dello stallo del Consiglio regionale, ce n’è abbastanza. Si tratta semplicemente di dare concretezza agli impegni già presi e non ancora rispettati. Basta con le solite scuse e con la prassi ormai consolidata di questo governo di attribuire le colpe agli altri. E stia tranquillo, Francesco Pigliaru, perché appena il Consiglio potrà nuovamente lavorare non mancherà l’apporto delle opposizioni che da un anno e mezzo cercano (purtroppo invano, vista la presunzione della Giunta) di portare in aula le proprie proposte. E se necessario – conclude Ignazio Locci – non ci tireremo indietro neanche se fossimo chiamati a lavorare il giorno di Ferragosto.»

Una legge per la montagna da inserire all’interno della riforma degli Enti locali in Sardegna. E’ la proposta presentata questa mattina dai consiglieri di “Sardegna Vera” che, con in testa il capogruppo, Efisio Arbau, hanno illustrato ai giornalisti le norme rivolte alle comunità che vivono e operano nelle zone montane dell’Isola. Una realtà fatta di 215 Comuni,  la gran parte dei quali a rischio spopolamento, e che conta circa 800mila abitanti ma dove è in atto, ormai da tempo, un costante ridimensionamento dei servizi, frutto delle politiche incentrate sui tagli. «Sono territori e comunità – ha spiegato Arbau – che tutelano l’identità della Sardegna, ad iniziare dalla salvaguardia della lingua, e che custodiscono i più estesi polmoni verdi d’Europa nonché le fonti da dove sgorga l’acqua che viene utilizzata in tutta la Regione». «Tra le aree metropolitane di Cagliari e Sassari – ha insistito il capogruppo della maggioranza – ci deve essere posto, dunque, per la “grande città di campagna” dove vivono i sardi delle aree montane».

Tra le principali misure proposte: i Comuni a burocrazia zero; la costituzione degli albi locali delle imprese montane per gli appalti pubblici; esercizi commerciali polifunzionali; specifiche classificazioni per le strutture di ospitalità diffusa del comparto turistico; il recupero dei terreni incolti, abbandonati e inutilizzati; un piano di gestione per il pastoralismo e una serie di premialità per chi sceglie di vivere e lavorare in uno dei paesi montani dell’Isola.

«Il tutto con una programmazione – ha concluso Efisio Arbau – fatta con i territori, come stabilito dall’articolo 3 della proposta di legge, e con l’impiego di risorse stimate in meno di 50 milioni di euro.»

Il consigliere Raimondo Perra ha sottolineato l’importanza di misure che incentivino i cittadini a scegliere i paesi della montagna ed ha ipotizzato l’istituzione di un apposito albo per la valorizzazione dei prodotti tipici.

«Una legge vicina ai problemi e alle questioni dei territori e delle nostre comunità – ha dichiarato Michele Azara – una proposta che affronta un tema centrale per l’Isola, quale è quello dello spopolamento, un argomento che merita almeno la stessa attenzione che si riserva alla questione delle aree metropolitane.»

Il consigliere Gaetano Ledda ha ricordato l’esempio del Goceano («vent’anni fa si contavano 25mila residenti, oggi a male pena si raggiungono i 9mila») per auspicare l’approvazione della legge sulla montagna, colmando così il vuoto che sul tema si registra nella legislazione regionale.   

Efisio Arbau 1 copia

Efisio Arbau 1 copia

Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau ha presentato, nel corso di una conferenza stampa, l’emendamento al disegno di legge n° 130, all’esame del Consiglio regionale, finalizzato ad incentivare il recupero di larga parte del tessuto urbano della Sardegna ora abbandonato, degradato o in condizioni tali da non poter rendere economicamente sostenibile un recupero a solo carico dei privati.

«Si tratta di un’iniziativa concreta e pratica che può rappresentare una soluzione importante per il recupero di molte aree urbane, soprattutto dei centri storici – spiega Efisio Arbau -. Il meccanismo è abbastanza semplice e poggia su alcune leggi regionali vigenti come la n. 16/94 (programmi integrati di riqualificazione urbanistica) e la n. 29/98 (recupero dei centri storici) il cui impatto, anche per le risorse disponibili, può essere amplificato attraverso un accordo di programma che, con la regia regionale e l’attuazione delegata ai comuni, consente ai privati di vendere immobili ad un prezzo simbolico (1 euro) ad una società esistente o di nuova costituzione, eventualmente con capitale pubblico-privato, che si occuperà sia del recupero del fabbricato che del contesto urbano”.»

«Nel Nord Europa – ha aggiunto Arbau – questo tipo di operazioni sono particolarmente apprezzate ed anche in Italia ci sono esperienze interessanti; in Sardegna può avere altrettanto successo, perché in molti nostri paesi come nelle città ci sono tanti stabili abbandonati che oggi non hanno futuro ma possono trovarlo attraverso questo nuovo modo di far incontrare domanda e offerta. Il dibattito sul disegno di legge n. 130 – ha concluso il capogruppo di Sardegna Vera – può essere letto come il solito muro contro muro ma non è così perché non tutto il bene o il male stanno dalla stessa parte ed è obiettivo comune fare una buona legge sul governo del territorio che garantisca lavoro, profitto e riqualificazione del nostro patrimonio edilizio ed urbanistico.»

«Abbiamo preparato una proposta semplice – ha dichiarato il consigliere regionale di Sardegna Vera Gaetano Ledda – che ha due obiettivi molto chiari: mettere in movimento l’economia attraverso i comuni e migliorare il tessuto urbanistico dei nostri centri, soprattutto nelle zone interne, recuperando non solo gli immobili ma anche l’ambiente urbano.»

«A prima vista – ha osservato Raimondo Perra, anch’egli del gruppo di Sardegna Vera – quella di proporre la vendita di case ad un euro può sembrare una operazione di marketing, invece è una cosa molto seria: in Sardegna ci sono moltissimi immobili degradati (a volte intere porzioni di un centro abitato) e si tratta magari di eredità molto frazionate o proprietà di persone che da tempo vivono altrove, di fabbricati realizzati cinquant’anni fa e oltre in pessimo stato di conservazione, che producono solo costi per chi li possiede. Crediamo – ha concluso Perra – che con la nostra proposta ci sia la possibilità di creare attorno a queste situazioni un circuito nuovo e virtuoso sia per le persone che per il nostro tessuto edilizio.»

Saras di notte copia

«Anche in materia di zona franca e di entrate, Sardegna Vera sceglie la strada della concretezza e indica un percorso in grado di produrre risultati reali: inserire la Saras nella perimetrazione del punto franco di Cagliari, già istituito dalla legge 75 del ’98, consentirebbe alla Regione di incassare circa 1 miliardo di nuove entrate.»

Lo ha dichiarato in una conferenza stampa il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau, secondo il quale «con un accordo fra Regione e Saras, una delle più grandi aziende della Sardegna che produce da sola circa un terzo del Pil regionale, è possibile portare 1 miliardo di risorse fresche nelle casse regionali, superando i rilievi della Corte Costituzionale in materia di accise, esigibili dalla Regioni (come ha stabilito la Corte in due sentenze nei confronti del Friuli e della Sicilia) non per il fatto che siano relative a produzioni realizzate sul territorio ma legate a prodotti effettivamente commercializzati a partire dal territorio regionale».

Proprio per attivare questo meccanismo, ha proseguito Arbau, «l’accordo fra Regione Sarda e Saras dovrebbe prevedere anche il trasferimento dei depositi costieri dell’azienda petrolifera in Sardegna, presso siti portuali attrezzati, potrebbero essere Oristano, Porto Torres ed Arbatax) in grado di garantire collegamenti efficienti con i mercati nazionali ed internazionali».

Cosa fare con le risorse aggiuntive? «Intanto adoperiamoci per ottenerle – ha concluso il capogruppo di Sardegna Vera – noi, comunque, abbiamo le nostre proposte: ridurre la pressione fiscale per le piccole e medie imprese e predisporre interventi di riequilibrio a favore della zone interne, sempre finalizzati a sostenere le realtà produttive.»

Per il consigliere di Sardegna Vera Raimondo Perra, la proposta del gruppo, al di là della propaganda del centro-destra che spesso ha caratterizzato il dibattito sulla Zona franca, farebbe della Sardegna una sorta di «Zona franca del lavoro, dove le imprese potrebbero contare su un autentico taglio del costo del lavoro, capace di farle crescere e di intercettare positivamente la sia pur debole ripresa economica che sembra manifestarsi a livello nazionale».

A giudizio di Gaetano Ledda, anch’egli componente del gruppo di Sardegna Vera, «la pressione fiscale sulle imprese è ormai arrivata ad un livello intollerabile; servono soluzioni nuove e quella che proponiamo, fra gli altri, ha anche il pregio di poter essere realizzata in tempi rapidi».

Secondo Modesto Fenu, consigliere regionale del Movimento Sardegna Zona Franca, «si aprono nuovi spiragli di confronto nel panorama politico regionale in merito all’istituzione della zona franca nell’Isola».

«Ovviamente – rimarca Fenu – attendiamo di conoscere il progetto con le tappe per dare vita allo strumento che aprirebbe nuovi orizzonti economici per la Sardegna. Prendiamo atto, comunque, che segmenti sempre più vasti del centrosinistra valutano di dare concreta attuazione alla zona franca. Un passo in avanti di grande rilievo, considerata la bocciatura della mozione risalente ad alcuni mesi fa». Ora la situazione è diversa, però. E i giochi si riaprono. «E’ indicativo il fatto che la posizione venga assunta dalla galassia autonomista presente nella maggioranza – aggiunge Fenu -. Questo segnala la grande determinazione  portata avanti dalle forze identitarie e nazionalitarie per arrivare all’affermazione di una delle battaglie storiche per la Sardegna. Ora la Giunta non può restare insensibile su un tema che potrebbe consentire di ridare speranze all’Isola, con parecchie aziende che attendono le agevolazioni finanziarie ed economiche derivanti dalla Zona franca».

Consiglio regionale 3 copia

Sono state presentate questa mattina, in Consiglio regionale, le relazioni di maggioranza e minoranza della proposta di riforma del sistema sanitario regionale, la cui discussione generale inizierà martedì 28 ottobre, alle 10.30. Dopo la presentazione delle relazioni, inoltre, l’Assemblea ha esaminato le mozioni e gli altri argomenti all’ordine del giorno.

La proposta, ha iniziato Gigi Ruggeri (Pd), relatore di maggioranza «corrisponde all’esigenza di inserire un argine alla deriva finanziaria della spesa sanitaria, da sempre al centro del dibattito sui sistemi di tipo universalistico, senza diminuire qualità dei servizi e dell’assistenza». «Negli ultimi cinque anni in Italia – ha aggiunto Ruggeri – la spesa è cresciuta di crescita di 2 miliardi l’anno ed in Sardegna, rispetto tetto definito dalla conferenza Stato-Regioni, ha superato nel 2013 i 3 miliardi al netto di Irap mentre modello di assistenza non ha fatto significativi passi avanti rispetto logica ospedalocentrica. Problema vero è rinuncia a governare questi processi, se non attraverso nuove regole sulle procedure di acquisizione di beni e servizi e sui protocolli diagnostico-terapeutici che non hanno funzionato, ed anche alcune nuove leggi hanno lasciato intatto l’enorme spazio di potere riservato ai direttori generali». Così, secondo il consigliere del Pd, «il sistema non può reggere perché mancano una centralizzazione del governo clinico e della committenza, un ragionamento complessivo che va esteso alla ristrutturazione della rete ospedaliera perché siamo al di sopra della media nazionale, una offerta articolata in modo diverso». E’necessario poi «mettere in rete i sistemi ospedalieri – ha osservato Ruggeri – dato Sardegna terza in Italia per ipodensità dopo la Val d’Aosta e la Basilicata, una bassissima densità di popolazione del tutto peculiare di cui si deve tener conto nella programmazione di un sistema di emergenza-urgenza di migliore qualità». «Altro obiettivo qualificante della proposta – ha concluso il consigliere del Pd – quello di ridisegnare il sistema dell’assistenza territoriale, una realtà nella quale oggi esistono ampie quote di domanda di salute che restano senza risposta; una realtà che possiamo cambiare realizzando nuove case salute e ospedali comunità, questa legge è solo il punto iniziale di un processo di riforma molto articolato».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), relatore di minoranza, ha affermato che, da un lato, «c’è l’esigenza condivisa di un processo radicale di riforma come dimostra la presentazione di diverse proposte di legge; dall’altro una proposta che viene portata all’attenzione dell’Aula senza una attenta analisi attività della realtà esistente ed una valutazione dell’impatto delle diverse misure sul sistema». «Sarebbe imperdonabile – ha avvertito Cossa – pensare che i problemi reali siano quelli delle persone che governano la sanità sarda e non bastano piccoli aggiustamenti ma servono interventi strutturali per dare vita ad un nuovo sistema adatto alla nostra specificità». In altre parole, secondo il consigliere, «la sanità sarda ha bisogno di meno aziende, meno spazi di potere, meno politica, più attenzione all’assistenza ed alla salute dei cittadini, ma di tutto questo non c’è traccia in un provvedimento insufficiente e forse dannoso». «Il sistema attuale – ha poi ricordato l’esponente dei Riformatori – risale agli anni ’70 e consisteva nel curare le persone nel momento del bisogno acuto; adesso è ora di cambiare passando dal curare al prendersi cura, con l’ospedale che deve diventare un incidente nella vita di persona mentre il servizio pubblico deve garantire altro, seguire la persone nelle diverse fasi della sua vita». «Inoltre – ha continuato il relatore di minoranza – serve un modello sardo della sanità che magari prende spunto da altri ma poi sa adattarsi alla nostre peculiarità insulari e geomorfologiche; questa è strada per ritrovare efficienza ed efficacia, prima un quadro chiaro, poi tutto il resto». Avviandosi alla conclusione, Cossa ha detto che «da questa legge non uscirà nulla di buono, perché cambiano i direttori ma resta uguale tutto il resto, fra qualche mese dovremo tornare sull’argomento, senza dimenticare che tutte le audizioni della Commissione sanità hanno dato un parere negativo su questa proposta, che di fatto blocca una riforma solo per cambiare i direttori».

L’Assemblea ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con l’illustrazione della mozione 79 (Truzzu e più) sulla mobilità giovanile. Il presidente Ganau ha dato, quindi, la parola al consigliere di Fratelli d’Italia, Paolo Truzzu, il quale ha spiegato l’importanza di dare ai giovani la possibilità di fare esperienze all’estero con il progetto Erasmus. Ma il consigliere Truzzu non si è fermato all’Erasmus nel suo intervento, ha infatti parlato di un progetto complessivo che dovrebbe avere la Regione per contribuire a formare i nostri giovani e dare loro la possibilità di acquisire nuove competenze e l’apertura mentale verso ciò che è diverso. Truzzu si è detto convinto europeista, ma di un’Europa di popoli e non di un’Europa delle banche.

Truzzu ha citato alcuni dati: un terzo dei giovani che hanno usufruito del progetto Erasmus hanno incontrato il proprio partner durante questa esperienza. «La Commissione europea ha anche evidenziato – ha continuato Truzzu – che la capacità occupazionale dei ragazzi che hanno fatto l’Erasmus è superiore del 50 per cento rispetto agli altri studenti». Dati importanti che, secondo il proponente della mozione, evidenziano l’impatto sull’economia, sul turismo, sulla cultura e sull’occupazione offerto dai progetti di mobilità europea. Per questi motivi ha chiesto alla Giunta di istituire un «tavolo di lavoro (a cui saranno invitati a partecipare gli assessori competenti per materia, il presidente della Commissione competente, i Magnifici Rettori dell’università di Cagliari e Sassari, i presidenti dell’ERSU di Cagliari e Sassari, il presidente dell’ANCI e dell’ASEL Sardegna, i sindaci dei Comuni di Cagliari e Sassari e i rappresentanti delle associazioni di mobilità studentesca internazionale di maggiore rappresentatività) che per oggetto avrà l’individuazione degli interventi strutturali e finanziari per far crescere il numero dei giovani che potenzialmente potrebbero arrivare nella nostra Isola tra il 2014 e il 2020 per effetto dei programmi e dei fondi per la crescita inclusiva istituiti dall’Unione europea o dagli strumenti regionali derivanti da fondi indiretti«.

Truzzu ha anche ricordato che la Comunità europea ha finanziato un progetto Erasmus anche per gli imprenditori e ha ricordato l’importante evento che si terrà a Cagliari, il meeting internazionale Agora, a cui parteciperanno 800 giovani provenienti da tutta Europa, grazie all’associazione Aegee, voluta dallo scomparso Paolo Carta e da Stefano Tunis.

Il presidente ha dato, quindi la parola a Stefano Tunis, consigliere di Forza Italia, il quale ha condiviso l’assoluta importanza del progetto Erasmus, ma anche di tutti i progetti di mobilità europea non soltanto finalizzati all’istruzione. Tunis ha ricordato i notevoli risultati avuti grazie al programma Move (mobilità opportunità e volontariato in Europa). L’obiettivo, secondo l’esponente della minoranza che ha proposto di trasformare la mozione in un ordine del giorno unitario, è di «accompagnare e agevolare la crescita delle risorse umane, con un bagaglio di competenze certificato e spendibile».

Ignazio Locci (Forza Italia), d’accordo con il collega di partito, ha ricordato di essere stato uno di quei ragazzi sardi «ad aver avuto la fortuna di fare questa esperienza e di avere acquisito un patrimonio culturale di cui mi sento arricchito, grazie all’opportunità che mi è stata data dall’Università». E ha aggiunto che «dovrebbe essere obbligatorio per i giovani partecipare alla mobilità europea». Locci ha apprezzato anche l’iniziativa di sostegno messa in campo dal sindaco di Elmas, il quale sta aiutando i residenti a formarsi all’estero e cercare nuove opportunità. Da questi viaggi i nostri giovani rientrano in Sardegna più arricchiti, ha affermato Locci, ma è necessario che la Regione Sardegna sostenga il diritto allo studio, le Università, il volontariato e l’associazionismo sardo che si occupa di fare l’accoglienza dei giovani europei che vengono a fare esperienza nell’Isola.

Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha dichiarato condivisione per i temi trattati nella mozione 79 ed ha sottolineato come il testo all’esame dell’Aula abbia il pregio di introdurre, all’attenzione del Consiglio, uno dei pochi strumenti che mira alla costruzione degli europei prima ancora dell’Europa. L’esponente della minoranza ha dichiarato apprezzamento per i progetti Erasmus e verso tutte le iniziative che favoriscono la mobilità giovanile ed in particolare gli scambi tra gli studenti delle Università. «Sono scambi fondamentali – ha insistito il capogruppo dei Quattro Mori – per costruire una vera integrazione tra i popoli europei attraverso un percorso che parte dal basso con i giovani». Christian Solinas ha concluso il suo intervento con l’invito all’Aula perché proceda con l’approvazione della mozione 79 (Truzzu e più).

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola all’assessore degli Affari Generali, Gianmario Demuro, per l’intervento riservato alla Giunta. Demuro ha riaffermato l’importanza del tema trattato dalla mozione in discussione ed ha espresso apprezzamento per le attività e le azioni dei progetti Erasmus. L’assessore ha quindi riconosciuto la validità della richiesta di interventi di supporto da parte della Regione sarda e ha preannunciato una particolare attenzione in sede di Piano regionale di sviluppo. Il delegato agli Affari Generali della giunta presieduta da Francesco Pigliaru ha quindi ribadito l’importanza della nuova programmazione europea per offrire prospettive ancor più concrete ai progetti Erasmus ed ha quindi dichiarato il favore dell’esecutivo regionale per i programmi inerenti la mobilità giovanile. «Mobilità a tutto tondo – ha concluso l’assessore Demuro – che riguarda cioè gli studenti ma anche artigiani, professionisti e più in generale lavoratori».

Il consigliere Paolo Truzzu (gruppo “Sardegna”) nello spazio al dibattito riservato alla replica del presentatore della mozione ha ringraziato l’assessore Demuro per il favore espresso verso i contenuti del documento all’esame dell’Aula ed ha precisato che la mozione tratta il tema dell’Erasmus e anche quello della mobilità giovanile in termini più ampi e generali.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, sull’ordine dei lavori, ha chiesto un minuto di sospensione per verificare la possibilità di un ordine del giorno unitario.

Alla ripresa dei lavori è stata data lettura dell’ordine del giorno in cui, fra l‘ altro, si impegna il presidente della Regione ad attivare un tavolo di lavoro formato dagli assessori competenti e dai presidenti di commissione interessati, insieme ai rappresentanti del mondo universitario, per l’individuazione di interventi strutturali e finanziari in grado di accrescere il numero dei giovani che potranno partecipare a programmi di mobilità internazionale in diversi settori.

A nome della Giunta, l’Assessore degli Affari generali Gianmario Demuro ha espresso favorevole.

Non essendosi altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’ordine del giorno che è stato approvato all’unanimità. Il documento, sottoscritto da tutti i capigruppo del Consiglio, impegna il presidente della Regione «a convocare un tavolo di lavoro per l’individuazione degli interventi strutturali e infrastrutturali finanziari per far crescere il numero dei giovani che potenzialmente potrebbero partecipare in entrata e in uscita a tutti i programmi di mobilità internazionale, non più e non solo rivolti all’istruzione, ma alla crescita complessiva dell’individuo, attraverso esperienze di studio, lavoro e volontariato».

Proseguendo nell’ordine del giorno l’Aula ha poi iniziato l’esame della Mozione n. 59 (Tatti e più) “Sull’attuazione dell’articolo 4 della Legge regionale 21 gennaio 2014 n. 7, in materia di stabilizzazione del personale precario dell’Ente foreste della Sardegna”. Il presidente ha quindi dato la parola al primo firmatario Ignazio Tatti.

Il consigliere Tatti (Udc), illustrando il documento, ha dichiarato che «la Sardegna non è solo coste ma anche zone interne anzi il patrimonio ambientale della nostra Regione deve tornare al centro della nostra politica; questo è il questo contesto opera l’Ente Foreste». «Però, a causa dell’invecchiamento del personale e del blocco del turn-over – ha lamentato Tatti – dal 2007 c’è un momento di grande difficoltà, nonostante un numero sempre crescente di Comuni abbia concesso terreni all’Ente». «Il sistema insomma – secondo Tatti – sta scricchiolando, il problema della stabilizzazione non deve essere visto come esercizio di clientelismo: la crisi è stata violenta soprattutto nelle fasce più deboli della comunità sarda ed è necessario dare certezza ai nostri cittadini, agendo secondo coscienza e secondo i nostri doveri morali». La scelta di oggi, ha precisato il consigliere Tatti, «deriva dalla concreta possibilità di trasformare la mozione in atti concreti, infatti nella finanziaria 2014 all’art 4 con un provvedimento bipartisan è stato individuato un fondo di 6 milioni per stabilizzazione». E’vero, ha riconosciuto l’esponente dell’Udc, «che questo tipo di interventi è sempre sotto osservazione ma la norma regionale non è stata impugnata e i termini sono scaduti; ora servono procedure di attuazione precise, dall’ aggiornamento degli organici all’esame di  situazioni territoriali ora piuttosto squilibrate, inquadrando questa azione in quella più generale di prevenzione delle calamità naturali e contrasto del rischio idrogeologico». «La norma della scorsa finanziaria – ha concluso Tatti – prevede la stabilizzazione con graduatorie triennali per un massimo di 500 unità per anno, da 2014 fino al 2016, si tratta di un primo intervento per dare alla Sardegna un Ente foreste nuovo, giovane e dinamico per difendere il nostro ambiente e farne un fattore di sviluppo per tutta la Sardegna».

Il presidente ha dato la parola al consigliere di Forza Italia, Edoardo Tocco, il quale ha ricordato di aver presentato un’interpellanza sullo stesso argomento. L’esponente della minoranza ha chiesto all’assessore quali siano le sue vere intenzioni: «E’ fondamentale dare risposte celeri alle tante persone che vivono in una situazione di precarietà». D’accordo anche Oscar Cherchi, consigliere di Forza Italia: «I colleghi hanno sollevato un problema che chiede di essere risolto, anche per una questione di giustizia». Per Cherchi si tratta di una realtà fondamentale per il nostro territorio e che, dall’istituzione dell’Ente foreste, ha dato importanti risultati. Il consigliere azzurro ha ribadito che non si sta parlando di stabilizzazioni per accontentare qualche amico ma per risolvere un problema che esiste da troppi anni. Ci interessa che la Giunta e l’assessore, ha proseguito, preveda che i lavoratori a tempo determinato, in base alle regole, abbiano risposte nel più breve tempo possibile per la stabilizzazione.

E’ poi intervenuto il leader dell’Udc, Giorgio Oppi, ex assessore dell’Ambiente, il quale ha ripercorso le varie fasi che hanno attraversato le iniziative di stabilizzazione degli operai. Oppi ha spiegato all’Aula che l’Ente foreste assorbe il 70-75 per cento dei fondi dell’assessorato dell’Ambiente, circa 180 milioni di euro, con un avanzo di esercizio annuale di circa 20-30 milioni. Le stabilizzazioni, ha continuato, vanno affrontate all’interno di un quadro generale che comprenda anche i 400 amministrativi. Allo stato attuale le stabilizzazioni riguardano circa 1600 addetti, principalmente distribuiti nei territori dell’Ogliastra, Nuoro, Oristano e Cagliari, mentre in altri territori, il Sassarese e la Gallura, ci sono soltanto una ventina di addetti ancora con contratto a tempo determinato. L’ex assessore ha anche spiegato che fu avviata una procedura di  stabilizzazione, ma con difficoltà, in parte perché l’Ente non aveva i fondi necessari e in parte, ha spiegato, perché molti non avevano voluto essere stabilizzati perché avrebbero avuto una perdita economica. Oppi ha anche esortato la Giunta ha intervenire con Roma affinché il Corpo forestale, che costa alla Sardegna circa 25 milioni, sia a carico dello Stato come avviene nelle altre regioni.

Il consigliere del gruppo Pd, Antonio Solinas, ha invitato il Consiglio a “fare il punto” sulla situazione in cui versa il personale (e non soltanto) dell’Ente foreste. L’esponente della maggioranza ha ricordato l’importanza del ruolo e dei compiti propri dell’ente strumentale della Regione ed ha invitato i presentatori a valutare che il percorso della stabilizzazione degli operatori è stato avviato con le norme del 2007 e che nel 2008 si è dato corso ai bandi di stabilizzazione per circa 800 lavoratori precari. «Significa – ha precisato il presidente della Quarta commissione – che nella legislatura che va dal 2009 al 2014 non si è fatto molto per proseguire nel percorso intrapreso a suo tempo dal centrosinistra». Antonio Solinas ha quindi ricordato la partecipazione del consigliere Tatti (primo firmatario della mozione) al consiglio di amministrazione dell’ente foreste ed ha evidenziato che «forse qualcosa in più anche quel Cda poteva fare». Solinas ha fatto riferimento alle diverse iniziative consiliari intraprese nella scorsa legislatura dalle opposizioni per sollecitare la ripresa del percorso di stabilizzazione. Il consigliere dei democratici ha ricordato la scarsa efficacia e la difficile situazione organizzativa dell’Ente foreste ed ha dichiarato di condividere le ipotesi di commissariamento. Antonio Solinas ha quindi affermato di valutare positivamente la possibilità di redigere un ordine del giorno unitario a conclusione della discussione della mozione 59.

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha ricordato i diversi incontri e le numerose iniziative intraprese nella scorsa legislatura per favorire la stabilizzazione dei circa 1.200 operai semestrali che prestano servizio all’Ente Foreste. L’esponente della maggioranza ha quindi evidenziato le difficoltà incontrate, ad incominciare da quelle inerenti la complicata individuazione della tipologia contrattuale che regola il rapporto di lavoro dei “semestrali” con l’ente regionale che si occupa anche dell’anticendio. Il consigliere di Sel ha quindi ricordato la presenza del consigliere Tatti nel Cda dell’Ente foreste ed ha evidenziato come «le volontà allora espresse dall’assessorato all’Ambiente guidato dall’onorevole Oppi (compagno di partito di Tatti) non siano state recepite dai vertici dell’Ente Foreste». Daniele Cocco ha auspicato “un cambio di marcia” ed ha espresso favore per le ipotesi di commissariamento dell’Ente foreste, nonché favore per la predisposizione di un ordine del giorno unitario a conclusione della discussione della mozione 59.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha sottolineato come la Sardegna sia la Regione con la più vasta superficie forestale con 221.000 ettari. A giudizio dell’esponente della minoranza è forte il rischio di una generale sottovalutazione del ruolo dell’Ente foreste e dell’urgenza di procedere con le stabilizzazioni degli operai semestrali. «L’Ente foreste – ha spiegato Rubiu – deve tutelare il patrimonio boschivo più importante del Mediterraneo». Il consigliere dell’Udc ha quindi evidenziato le gravi carenze organizzative dell’ente e ha denunciato il rischio di pesanti contenziosi legali. Rubiu ha concluso con l’auspicio che sia data rapida applicazione alle norme del 2007 e che gli operai in servizio all’Ente foreste possano essere stabilizzati.

L’Assessore dell’Ambiente Donatella Spano, esprimendo il parere della Giunta sulla mozione, ha apprezzato i riferimenti del Consiglio al nuovo ruolo dell’Ente Foreste. Il problema della stabilizzazione, ha spiegato, «è legato, infatti, alla riforma dell’Ente, che è un obiettivo strategico del Governo regionale». «E’già stato individuato – ha aggiunto – un percorso di riordino complessivo della materia forestale, attraverso un disegno di legge che punta sul potenziamento delle politiche del comparto boschivo in Sardegna e introduce significativi elementi di modernizzazione e attualizzazione dei compiti istituzionali, inquadrando le politiche forestali nella più vasta tematica ambientale». «L’Ente deve essere valorizzato dal punto di vista economico e sociale – ha proseguito l’assessore – per gestire il patrimonio boschivo secondo principi di qualità e fruizione delle risorse, ma per fare questo servono rinnovamento tecnologico, la ridefinizione dei compiti istituzionali, la razionalizzazione delle attività, degli obiettivi, delle strutture, della governance, la distribuzione del personale con flessibilità superando logica dei cantieri». In poco meno di 6 mesi la Giunta ha lavorato con grande impegno su questi problemi, ha detto ancora l’esponente della Giunta, «anche grazie al fondamentale supporto di un tavolo interassessoriale di tutti i settori della Regione a vario titolo interessati». Si tratta di un percorso virtuoso, secondo l’assessore, «che in breve tempo porterà alla riorganizzazione dell’Ente, alla revisione della contrattualistica ed alle stabilizzazioni, per le quali però manca ancora una definizione esatta dei numeri e delle sedi, dei livelli retributivi, situazione di incertezza che in questa fase richiede il commissariamento dell’Ente».

In sede di replica, il consigliere Tatti (Udc) ha affermato di aver sollevato il problema solo per assicurare la corretta destinazione dei fondi assegnati all’Ente foreste, aggiungendo che il consiglio di amministrazione dell’Ente ha sempre rispettato gli indirizzi della Giunta in materia, «attivandosi anche per chiedere alla Giunta quello stanziamento che poi è stato inserito nella finanziaria del 2014». I sindacati, ha sostenuto ancora Tatti, «dicono che le stabilizzazioni possono essere fatte in breve tempo ed occorre chiedersi perché si vuole parlare prima della riforma ed esaminare il problema a più lunga scadenza». Oggi, ha concluso il consigliere dell’Udc, «ci sono necessità reali ed occorre soprattutto superare la logica del passato in cui si sono fatte stabilizzazioni in Comuni dove non c’era un metro di terreno dell’Ente foreste».

Il consigliere Antonio Solinas, del Pd, ha chiesto una sospensione per verificare la possibilità di predisporre un ordine del giorno unitario.

Il presidente Ganau ha accolto la richiesta, sospendendo i lavori.

Alla ripresa della seduta, il presidente ha dato lettura dell’ordine del giorno in cui, richiamato l’art 4 della legge finanziaria 2014, si riconosce la rilevanza dell’Ente foreste nelle attività di prevenzione delle calamità naturali e del dissesto idrogeologico ed inoltre, dopo aver ricordato il disegno di legge di riforma che a breve arriverà in Consiglio, impegna il presidente della Giunta a ricomprendere nella riforma anche la prosecuzione del processo di stabilizzazione iniziato nel 2007.

La Giunta, attraverso l’assessore Spano, ha espresso parere favorevole.

Per dichiarazione di voto, il consigliere Franco Sabatini ha manifestato apprezzamento per presenza degli Assessori dell’Ambiente e degli Affari generali, «metodo giusto perché tema va affrontato di concerto per arrivare a soluzioni positive». Dopo aver ricordato la volontà unanime della commissione Bilancio «di superare con la stabilizzazione un passato di lavori semestrali che nascondevano spesso un secondo lavoro e addirittura un lavoro  in nero», ha invitato l’Aula a «tenere presenti le osservazioni del consigliere Oppi; le stabilizzazioni, cioè, vanno fatte con criterio per renderle sostenibili, anche per sconfiggere “la macchina della disinformazione”, che distorce sistematicamente la verità».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha annunciato il suo voto contrario, ricordando che l’interruzione delle stabilizzazione è stata provocata prima dai decreti Brunetta e Tremonti, poi  per il rapporto sbilanciato fra spese personale e correnti, problema superato con l’inquadramento di tale rapporto nell’intero comparto regionale». Poi, ha continuato, «bisognava intervenire sul Governo per assegnare alla Regione i fondi della disoccupazione finora erogati dallo Stato». Quanto alla riforma, ha detto Floris concludendo, «Non ha niente a che vedere con la mozione e con il problema delle stabilizzazioni: basta verificare anzianità, stato familiare e situazioni economiche».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha condiviso gli argomenti Sabatini, sostenendo che «ci sono sciacalli in giro che rendono la situazione ancora più pesante; abbiamo due problemi, l’organizzazione della macchina pubblica ed il trattamento lavoratori, bisogna vederli insieme con una nuova legge ma anche con la ridefinizione complessiva del lavoro pubblico».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha detto che «è risaputo che le nostre campagne sono teatro di chiacchiere da bar che spesso esulano dalla verità, ma il Consiglio regionale non può essere accostato a Pinocchio, non si può procrastinare tutto dopo il voto unanime della scorsa legislatura, non si può giocare sulla pelle delle persone, ricordando anche la fragilità Sardegna sul piano forestale e ambientale». Abbiamo votato proprio ieri due nuovi parchi, ha aggiunto Crisponi, «ed è un discorso che non possiamo interrompere».

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) ha ribadito il suo voto a favore ma ha invitato l’Assemblea a considerare con molta attenzione le situazioni dell’Ogliastra, Nuoro ed Oristano «che hanno molti terreni e poco personale: serve un riequilibrio, una  razionalizzazione seria perché l’Ente non ha dirigenti e questo vuoto ne compromette la funzionalità, e servono persone che si impegnino a fondo in un percorso di stabilizzazioni difficile che però va fatto».

Il presidente Ganau ha dato, poi, la parola al presidente della Quarta commissione, Antonio Solinas, il quale ha annunciato il suo voto favorevole, ma ha anche condiviso alcune perplessità sollevate dai consiglieri e ha esortato l’assessore a tenerne conto. Solinas ha rilevato che, di fatto, chi non ha ancora fatto il bando è stato il consiglio amministrazione dell’ente. «Oggi l’Ente foreste è nel caos più totale, non c’è il direttore regionale e ci sono problemi – ha concluso – anche per i responsabili di servizi che svolgono mansioni superiori ma non vengono loro riconosciute».

Per il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, è necessario  fare un «quadro complessivo degli enti regionali e liquidare quelli inutili».  Per il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, questo ordine del giorno ha accolto al suo interno il merito della mozione. «È inutile guardare indietro – ha detto – qui c’è l’impegno a riorganizzare un ente: abbiamo un ente con 6.500 dipendenti e soli 5 dirigenti e questo non può andare bene». Per Cocco si tratta di un ente gestito in maniera maldestra a livello dirigenziale e di consigli di amministrazione. Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha ricordato che il processo di stabilizzazioni ha preso il via nel 2007 e che per diverse vicende non è stato possibile avviarle. «Oggi – ha affermato – al 22 ottobre ancora quel processo non si è concluso ed è stagnante». Pittalis ha ricordato che i ritardi sono stati dovuti anche alla politica.

Il presidente Ganau ha messo in votazione l’ordine del giorno che è stato approvato con 48 voti favorevoli, 2 contrari e 1 astenuto. Il documento sottoscritto da tutti i capigruppo impegna il presidente della Regione «a far sì che la riforma di riorganizzazione e rilancio dell’Ente foreste comprenda, in attuazione dell’articolo 4 della legge 7|2014, la prosecuzione del processo di stabilizzazione iniziato nel 2007». 

L’assemblea ha quindi proseguito nell’esame della mozione n. 66 (Ledda e più) ed il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha concesso la parola al consigliere, Gaetano Ledda (gruppo “Sardegna Vera”) per l’illustrazione.

L’esponente della maggioranza ha quindi proceduto ad illustrare il documento sottoscritto da 58 consiglieri regionali (sia del centrosinistra che della minoranza) e che impegna il presidente della Giunta a ricondurre in ambito regionale la gestione del libro genealogico del cavallo anglo arabo sardo. Ledda ha ripercorso il testo della mozione nel quale si evidenzia l’importanza del cavallo anglo arabo sardo nella produzione zootecnica, nello sport e la sua rilevanza culturale e identitaria. Il consigliere di “Sardegna Vera” ha quindi rimarcato il ruolo dell’associazione nazionale allevatori del cavallo anglo arabo (Anacaad) e ricordato che la stessa è in possesso di tutti i requisiti previsti dalle norme nazionali e comunitarie per la tenuta del libro genealogico. «Ma – ha proseguito Ledda – nonostante le opportune istanze e le migliaia di firme raccolte, è stato negato all’Anacaad la tenuta del libro genealogico».

Il presidente della commissione Agricoltura, Luigi Lotto, ha dichiarato di condividere il testo della mozione illustrata dal consigliere Ledda e ne ha auspicato l’approvazione. «Serve che la Regione si riappropri del tema – ha spiegato Lotto – e così l’interlocuzione col ministero avrà un maggiore grado di autorevolezza, evitando così che sia solo l’associazione Anacaad ad occuparsi del problema della tenuta del libro genealogico del cavallo anglo arabo sardo».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha dichiarato pieno sostegno alla mozione ed ha ribadito l’urgenza di iniziative adeguate per la risoluzione del problema inerente la tenuta del libro genealogico del cavallo anglo arabo sardo. L’esponente della minoranza si è quindi detto fiducioso nell’operato del neo commissario Agris ed ha concluso evidenziando la rilevanza economica del settore.

Il consigliere del gruppo “Soberania e Indipendentzia”, Pier Mario Manca, ha evidenziato come il problema della tenuta dei libri genealogici riguardi anche il settore delle razze ovine in Sardegna. «I libri genealogici dei cavalli come delle pecore e delle capre sono tenuti a Roma – ha dichiarato Piermario Manca – ed è necessario riportarli in Sardegna».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza italia) ha affermato di condividere la mozione, avvertendo però «che non sarà semplice arrivare a risultati concreti, ma ci dobbiamo impegnare, come ha ricordato il consigliere Manca, anche per ricoscere in modo tangibile il grandissimo lavoro fatto in questi anni dall’Istituto di incremento ippico per rilanciare la filiera».

Il consigliere Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, ha detto che la mozione è legata ad un progetto di riordino del settore predisposta anch’essa dal consigliere Ledda e «riguarda da vicino l’economia reale della Sardegna, per la capacità del settore di creare effetti moltiplicatori su un vasto indotto; l’iniziativa è poi molto tempestiva perché proposta ad inizio mandato».

Il consigliere Pietro Pittalis, capogruppo di Forza italia, ha osservato che, ove fosse necessario un approfondimento, sarebbe opportuno rinviare ad un’altra seduta.

A nome della Giunta l’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Falchi si è dichiarata favorevole alla mozione, «in linea con gli indirizzi del Governo regionale che ha individuato da tempo le grandissime potenzialità del comparto, in grande crescita sia nella disciplina dell’endurance che nell’equitazione, ma ancora privo di una programmazione incisiva».

In sede di replica, il consigliere Ledda (Sardegna Vera) ha espresso soddisfazione per l’andamento del dibattito ed ha sollecitato tutto il Consiglio ad impegnarsi per il raggiungimento di risultati concreti.

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione la mozione che è stata approvata all’unanimità e, successivamente, ha dichiarato chiusa la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno martedi 28 ottobre alle 10.30 con la discussione generale della proposta di legge 71/A (misure urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale) e proseguiranno nei giorni successivi.